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Una vita per la letteraturaA Mario Marti

Colleghi ed amici per i suoi cento anni

a cura diMARIO SPEDICATO e MARCO LEONE

Edizioni Grifo

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Variazioni sul testo della «Commedia»*

Emilio Pasquini

A Mario Martiper i suoi cento anni

In questo mio modesto omaggio al Maestro felicemente approdato al traguardo dei cento anni, vorrei muovere da alcune premesse che almeno da una ventina d’anni, e cioè a partire dai saggi che hanno dato vita tredici anni fa al volume !"#$%&%&'%&()*+%&del vero. La fabbrica della «Commedia»1, rappresentano ormai le idee-guida del mio approccio al poema dantesco. In quel libro io sviluppavo soprattutto la tesi di una gra-!"#$%&'()*"+,-#&!%$$#&.%/+-0&1%&!+&")&-%,-(&2!%3)+-+.(45&#--/#.%/,(&")#&,%/+%&!+&-/#6"#/!+&+)-%/7%!+8&#99")-(&$%&236"/%4&(&6$+&umbriferi prefazi (per dirla con Par. XXX 78) del vero. Ancor più familiare mi è ormai da tempo l’immagine della Commedia come di un cantiere aperto per almeno un quindicennio, dal 1306 al 1321: un work in progress noto soltanto ai vicini del poeta (i quali assistevano alla lenta disseminazione dei canti e potevano quindi fruire di certe anticipazioni), ma ricostruibile in base a una serie !+&+)!+:+&#,,#+&9/(;#)-+&1+)&#,,%):#&!+&*"#$,+#,+&#"-(6/#<(&(&!+&#9(6/#3&!+/%--+8&'(7%&si ha invece per un Petrarca)2. In questa direzione ha aperto la strada un libro dovuto alla penna di un provetto dantista prematuramente scomparso, Giorgio Padoan3, con la puntuale dimostrazione della “pubblicazione” del poema per canti isolati o per

*Queste pagine corrispondono, nella sostanza, a una prolusione da me pronunciata, il 30 marzo 2010, all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna: rimaste inedite, hanno fornito il materiale alle le-zioni da me tenute, fra il 2010 e il 2013, alle Università di Lecce (dove fra gli uditori c’era proprio Mario Marti, partecipe alla discussione), di Milano (Statale) e di San Marino, oltre che al Liceo Minghetti di Bologna. Esse sono così passate attraverso varie fasi, condivise a volte con contributi paralleli, anch’essi rimasti inediti: per esempio una conferenza tenuta (il 16 dicembre del 2010) presso la Scuola superiore di studi umanistici diretta da Umberto Eco (L’edizione nazionale di Dante e i nuovi cantieri, con riferimento anche alle edizioni Lanza e Sanguineti, oltre che al laboratorio di Trovato). Ma esse hanno lasciato traccia anche in brevi interventi usciti a stampa: così, Una variazione antica sul 38&#<3!#-#&#$$#&Festschrift in onore del matematico Bruno D’Amore (Bologna, Pitagora, 2011, pp. 165-168): o Fra polisemia e ambi-guità nella “Commedia”, apparsa nella Festschrift per Romano Luperini (Palermo, Palumbo, 2010, pp. 101-112), dopo essersi sviluppata, tra il 2007 e il 2009, in diverse lezioni (presso il Dottorato di Bologna, poi a Ravenna, Venezia e Vignola).

1 Milano, B. Mondadori, 2001.2 Cfr. ora gli accenni di M. SANTAGATA, Dante. Il romanzo della sua vita, Milano, Mondadori, 2012,

passim, specie pp. 210 ss. sulla «scrittura dell’attualità». Ma su questa linea si muovono anche gli studi di U. Carpi, volti a contestualizzare le vicende dell’esilio di Dante in una chiave coerentemente politica, dunque legata al contingente, almeno a partire dal fondamentale La nobiltà di Dante, Firenze, Polistampa, =>>?&9%/&3)+/%&'($&/%'%)-+,,+7(&,-.#/%+#0&1%2&)*%'(&%&2&3+2#4232&1%'&5*+)"$0+20, Milano, Franco Angeli, 2013, con cui egli si è eroicamente congedato dalla vita e dagli studi.

3 Il lungo cammino del poema sacro, Firenze, Olschki, 1993.

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Variazioni sul testo della «Commedia»

blocchi di canti, la quale non esclude una diffusione anche orale4.Fra le tracce più sicure di questa diffusione per segmenti va anche inclusa la

leggenda boccacciana dei primi sette canti dell’Inferno composti a Firenze prima dell’esilio e degli ultimi tredici canti del Paradiso /+-/(.#-+&!#$&36$+(&@#'(9(&!(9(&$#&morte, grazie ad un sogno, murati in una parete della casa ravegnana5. Aggiungiamo il dono offerto a Cangrande della Scala del I canto del Paradiso accompagnato da una lunga epistola, con auto-commento dei primi versi6; la promessa di dieci canti del Paradiso (i decem vascula) formulata nella seconda egloga a Giovanni del Virgilio; i molti echi di canti dell’Inferno percepibili in poeti attivi nei due primi decenni del Trecento (Cino da Pistoia, Matteo Frescobaldi, ecc.); le varie citazioni nei Memoriali bolognesi7A&+)3)%&$#&-%,-+7()+#):#&!+&B+$+99(&C+$$#)+8. In altre parole, io professo un totale scetticismo sull’ipotesi di Giorgio Petrocchi9, che le prime due cantiche siano state pubblicate in blocco fra il 1314 e il 1315, revisionate negli anni successivi, e che il Paradiso sia uscito in luce soltanto dopo la morte del poeta. D’altra parte, è impos-sibile allo stato attuale dire qualcosa di preciso sull’origine della terzina, che Dante ha usato solo a partire dal canto I dell’Inferno: sicuramente posteriore, se non al 1302, certo al 1305-1306, quando vengono abbandonati alla loro incompiutezza i due trattati, Convivio e De vulgari eloquentia. Di questo metro straordinario non vi è alcuna traccia in tutta la sua opera anteriore, come non vi è traccia nella poesia precedente, in Italia e nella Romania: la sua invenzione resta dunque un mistero, che in ogni caso si lega all’origine della Commedia10. Non è invece misteriosa l’interruzione della stesura del poema in concomitanza con la drammatica passione per la “montanina”, verso il 1307, testimoniata dall’omonima canzone e dall’epistola a Moroello Malaspina11.

4 Si pensi a un paio di novelle del Sacchetti, la 114 e la 115 del Trecentonovelle, col fabbro e l’asinaio che storpiano i versi della Commedia; oppure alla citazione reperita in un documento primo-trecentesco dell’Archivio di Stato di Bologna (cfr. A. ANTONELLI e R. PEDRINI, Appunti sulla più antica attestazione dell’«Inferno», in “Studi e problemi di critica testuale”, 63, ottobre 2001, pp. 29-39), dove la terzina «Amor ch’a nullo amato amar perdona…», con un ritocco faciliore («mi prese di costei piacer sì forte…»), viene at--/+;"+-#&#$$#&.('%&!+&D#($(E&F+&/+G%--#&+)($-/%&#$&<#--(&'H%&")&'%/-(&+)!";+-#;+$%&/+-#/!(&)%$$#&!+<<",+()%&!%$&9(%-ma (dai centri di Verona, Ravenna e Bologna) può essere dovuto alla necessità di ricomporre i frammenti del tutto. Del resto, sembriamo ormai tutti d’accordo nell’ipotizzare una diffusione separata delle tre cantiche.

5 Vedi per tutti l’ed. del Trattatello in laude di Dante a cura di P. G. Ricci, in G. BOCCACCIO, Tutte le opere, a cura di V. Branca, III, Milano, Mondadori, 1974, pp. 482-486 e 525-528.

6 Crediamo ovviamente all’autenticità dell’Epistola XIII, almeno nella sua parte essenziale: del resto, la ripubblica integralmente la recente ediziome delle Opere di Dante, con testi (per le Epistole, a cura di F. Mazzoni ed E. Pistelli) riveduti da D. De Robertis e G. Breschi, Firenze, Polistampa, 2012, pp. 595-605.

7 Cfr. PADOAN, Il lungo cammino..., pp. 36-47 e l’edizione critica delle Rime due e trecentesche tratte dall’Archivio di Stato di Bologna, a cura di S. Orlando. con la consulenza archivistica di G. Marcon, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 2005, passim.

8 PADOAN, Il lungo cammino..., p. 41.9 Cfr. la Nota introduttiva sul testo della Commedia, Torino, Einaudi, 1975, pp. VII ss.10 Cfr. PASQUINI, 627%8820#2&8*''"&)%#%82&1%''"&9:0;;%12"<, in Dante e la fabbrica della «Comme-

dia», a cura di A. Cottignoli, D. Domini, G. Gruppioni, Ravenna, Longo, 2008, pp. 15-18; e P. VECCHI, La fabbrica della terzina, ivi, pp. 43-64.

11 Cfr. PASQUINI, Un crocevia dell’esilio ecc., in Studi dedicati a Gennaro Barbarisi, a cura di C. Berra e M. Mari, Milano, Cuem, 2007, pp. 13-29.

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Emilio Pasquini

Ora, a conferma di questa “edizione a puntate”, esistono dati obiettivi all’interno del poema stesso: contraddizioni non sanate, a volte davvero clamorose. Un esempio per tutti, in aggiunta a quelli individuati da Padoan12: la profezia conclusiva sull’esi-lio. All’altezza dell’Inferno, in particolare dei canti X (vv. 127 ss.) e XV (vv. 88-90), essa viene assegnata a Beatrice; viceversa, quando arriviamo al XVII del Paradiso (vv. 37-142), vediamo che non è Beatrice (la quale resta del tutto estranea a questa tematica), ma il trisavolo Cacciaguida, a pronunciare l’ultima parola, le chiose de-3)+-+.%8&,"$$I%,+$+(13. Se Dante, come Manzoni o Tolstoj, avesse potuto tenere sullo ,'/+--(+(&+$&9/(9/+(&2/(7#):(4&3)(&#$$#&'()'$",+()%8&'()-/#!!+:+()+&!+&*"%,-(&6%)%/%&non le avrebbe lasciate sopravvivere. In altre parole, il X e il XV dell’Inferno era-no già diffusi quando egli, che nel frattempo ha mutato parere, scrive il XVII del Paradiso. Tante palinodie del poema si spiegano proprio col fatto che, in rapporto #$$(&,.+$"99(&!%$&,"(&9%),+%/(&%&!%$&,"(&9/(6%--(&'/%#-+.(8&%6$+&J&'(,-/%--(&#&7(!+3-care o a ritrattare le sue opinioni precedenti. E questo avviene soprattutto nei nessi istituibili con le cosiddette “opere minori”14. Non a caso, in un suo celebre saggio, Contini sentenziava15: «la Commedia è tutta una grande palinodia»; anche se forse occorrerebbe precisare che è nel Paradiso che avviene la resa dei conti16. Qui Dante parla della vera natura degli angeli, passando dalle posizioni di Gregorio Magno (com’è nel Convivio) a quelle dello pseudo-Dionigi l’Areopagita; qui Adamo rivela a Dante-personaggio che la lingua parlata nel Paradiso terrestre non è immutabile, come Dante-autore aveva scritto nel De vulgari eloquentia, ma si trasforma anch’es-sa, non diversamente da tutte le altre. Si potrebbe così continuare con l’esordio di Par. XXV, palinodia dei cedimenti (o dei momenti di debolezza) di Dante di fronte al trauma dell’esilio17; ma ci fermiamo.

Quello che appare prodigioso nel nostro autore è che, nonostante questa com-posizione e trasmissione del testo per segmenti o grappoli di canti, si sia mantenuta un’unità miracolosa, in cui tout se tient: una reductio ad unum di disiecta membra ottenuta anche al prezzo di queste correzioni di rotta. S’aggiunga che non possiamo immaginare Dante, come un Petrarca, sempre tranquillo nel suo studio, che scrive i suoi canti e ci ritorna sopra a tutt’agio per correggerli e migliorarli18. Egli era co-stretto anche dalle necessità della vita a farsi presente con la propria opera: i suoi canti, cioè, circolavano appena licenziati. Bastava che l’autore li desse a copiare a

12 Il lungo cammino…, pp. 40, 43, 47.13 Di questo snodo ho a lungo discorso in !"#$%&%&'%&()*+%&1%'&=%+0…, passim, specie pp. 13-14.14 Un esempio per tutti, il trattamento riservato a Guido da Montefeltro nel XXVII dell’Inferno rispet-

to a quanto si dice della sua provvidenziale conversione nel IV libro del Convivio: cfr. PASQUINI, Dante e '%&()*+%&1%'&=%+0…, pp. 15-18.

15 Un’interpretazione di Dante (1965), in Un’idea di Dante ecc., Torino, Einaudi, 1976, pp. 107 ss.16 PASQUINI, !"#$%&%&'%&()*+%&1%'&=%+0…, pp. 126-147.17 Cfr. PASQUINI, La terzultima palinodia dantesca…, in “Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Isti-

tuto di Bologna”, Rendiconti, LXXII (1983-84), pp. 73-82.18 Se ne era già accorto Boccaccio in una sua pungente ma sommessa polemica, che chiamava in

causa proprio Petrarca: cfr. Trattatello, ed. Ricci cit., pp. 509-510 ed E. PASQUINI, Il Dante del Petrarca e quello del Boccaccio, in “Ravenna studi e ricerche”, XII, 1-2 (2005), pp. 72-74.

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un amico o a un protettore perché costui li passasse ad altri: così frammenti della Commedia trasmigravano di città in città o di corte in corte.

Conseguenza fatale di questo tipo di diffusione non è solo la perdita di tanti fram-menti una volta che si resero disponibili le cantiche nella loro integrità19, ma anche e soprattutto che il rovello del correggersi non poteva toccare il nostro autore. Così, le varianti di sostanza al testo della Commedia presenti nella tradizione si riducono a ben poco, specie se si guarda alla mole dell’opera. Diamo la parola a Giorgio Pe-trocchi, al cui testo ancora necessariamente ci rifacciamo20: «la storia di una variante è sovente storia del delinearsi ed espandersi di un errore o di un arbitrio, specie in un’opera come la Commedia mal sospettabile di varianti d’autore, nostro malgrado, in nessun suo luogo o parte».

Pur aderendo alla proposta di Petrocchi, non possiamo non tener conto degli eventuali suggerimenti che vengono dal poderoso volume di Nuove prospettive sulla $+"12>20#%&1%''"&?:0;;%12"-@&A#"&)*21"&('0'0)240B'2#)*28$24"&"'&30%;"&1"#$%840, a cura di Paolo Trovato (Firenze, Cesati, 2007)21. In particolare sono da vedere i

19&K"#$'(,#&9"/&,+6)+3'#&$#&9#",#&!+&($-/%&!+%'+&#))+&</#&$#&7(/-%&!%$&9(%-#&%&$%&!#-%&!%+&'(!+'+&9+L&antichi (cfr. nota 4 supra58&#&9#/-+/%&!#$$I%,%79$#/%&3(/%)-+)(&!+&")&'%/-(&B(/%,%&M()#-+& 1'%/-(&)()&!#&+!%)-+3'#/%&'($&9%/,()#66+(&7%,,(&+)&,'%)#&#&Purg. XXIII-XXIV), collazionato da Luca Martini (1548) su una Aldina del 1515.

20 Come si è fatto anche, di recente, nella riproposta delle Opere di Dante, testi critici riveduti da D. De Robertis e G. Breschi, cit., che comprende appunto la Commedia secondo l’edizione Petrocchi dell’antica vulgata, cioè i ventisette manoscritti superstiti anteriori al 1353, data dell’edizione boccacciana. La citazione qui sopra è tratta però dall’Introduzione all’edizione nazionale (Milano, Mondadori, 1966, pp. 113-114), sul-la quale si veda almeno la recensione di E. Melli (nel “Giornale storico della letteratura italiana”, 1970), con le prime aperture in senso bédieriano, alla ricerca del codex optimus. Ma occorrerò ancora tener conto di G. Folena (La tradizione delle opere di D. Alighieri, in “Atti del Congresso internazionale di studi danteschi” ecc., Firenze, Sansoni, 1965, pp. 1-78), importante per lo spazio concesso alla contaminazione per trasmis-sione orizzontale anche ai piani alti dello stemma; A. E. QUAGLIO, Sulla cronologia e il testo della “Divina Commedia”, in “Cultura e Scuola”, 1965 e voce Commedia nell’Enciclopedia dantesca; M. VEGLIA, Sul te-sto della “Commedia” (da Casella a Sanguineti), in “Studi e problemi di critica testuale”, 66 (aprile 2003), pp. 66-219. Veglia, fra l’altro, scettico sulle potenzialità del metodo lachmanniano per la tradizione del poema, mostra di aderire alla linea Padoan-Pasquini quanto alla diffusione di segmenti isolati, su cui è bene non dimenticare una lungimirante intuizione del Vandelli: «è mera ipotesi che avesse pubblicato una cantica +)-%/#&9%/&.($-#E&NEEEO&)()&'IJ&!+<3'($-0&#&'/%!%/%&'H%&$#&9";;$+'#:+()%&#..%)+,,%&#)'H%&9%/&,%:+()+&7+)(/+&!+&una cantica […] qui [nel racconto del Boccaccio] senza dubbio ci è attestata viva la tradizionale credenza in una pubblicazione spezzata e graduale, altrimenti fatta che con una cantica per volta» (pp. 80-81) .

21 Su cui si veda l’amplissima recensione di E. Malato, in “Rivista di studi danteschi”, VII, 2 (luglio-dicem-bre 2007, pp. 284-405, importante soprattutto per il suo appello (pp. 396-398) alla forza della contaminazione %&9%/&$#&!+<%,#&!+&D%-/(''H+&/+,9%--(&#$$%&/+,%/.%&!+&P/(.#-(A&7%)(&'().+)'%)-%&)%$&/+;#!+/%&+$&<%/7(&/+3"-(&!+&")#&diffusione per gruppi di canti: ammissibile per lui solo la pubblicazione separata delle tre cantiche, con tre pos-sibili (ma a suo dire non probabili) archetipi. Una vera stroncatura si deve a M. Seriacopi, in “Rassegna della letteratura italiana, 112, 2008, pp. 190-103; più circoscritto l’intervento di F. della Corte, in “Studi e problemi di critica testuale”, 79 (ottobre 2009), pp. 229-240. Al suo esito maggiore Trovato era giunto attraverso una serie di lavori preparatorii (Per il testo della “Commedia”. Varianti poziori di tradizione, 2007; Postille sulla tradizione della “Commedia”, in “Filologia italiana”, 4, 2007-2008, pp. 73 ss.), anche di carattere metodolo-gico (Sugli stemmi bipartiti. Decimazione, asimmetria e calcolo delle probabilità, 2004; Archetipo, stemma codicum e albero reale, in “Filologia italiana”, 2, 2005, pp. 9-18). Sviluppi ulteriori si sono poi avuti con le Postille a una postilla. Il sub archetipo beta della “Commedia”, i luoghi barbiani e la contaminazione extra-

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Emilio Pasquini

due fondamentali contributi del curatore Trovato. Nel primo22, egli affronta anche il tema delle «tracce della diffusione della Commedia per gruppi di canti o di eventuali varianti d’autore» e quello dell’archetipo del testo del poema, cui sarebbero più vi-cini – rispetto a tutti i manoscritti della tradizione toscana – il genovese Madrileno, il bolognese Riccardiano-Braidense e i romagnoli Urbinate e Phillips23. Il secondo !%3)+,'%&7%6$+(&$I#/'H%-+9(&,%--%)-/+()#$%8&+)&9($%7+'#&'()&D%-/(''H+&%&'()&,(,-#)-ziale adesione ai risultati conseguiti da Federico Sanguineti24 e prelude a una nuova edizione, integralmente lachmanniana, della Commedia, ma non molto diversa nella sostanza dalla lezione dell’Urbinate, già rispecchiata nell’edizione di Sanguineti.P"--(&*"%,-(&J&+79(/-#)-%8&7#&)()&+)!+,9%),#;+$%&#+&)(,-/+&3)+E&@)&'()'$",+()%8&)(+&

qui ci proponiamo di porci di fronte alle varianti di maggior spicco che si presentano studiando la tradizione più autorevole del testo della Commedia, nella sostanza l’antica vulgataE&F+&-/#--#&!+&.#/+#)-+&'H%&+)&3$($(6+#&!%3)+#7(&2#!+#<(/%48&'+(J&+)!+<<%/%)-+Q&+)&apparenza tali da non consentire una facile scelta fra l’una e l’altra e da dare quindi l’im-pressione che dietro si nasconda qualche variante d’autore25. Partiamo da Inf. I 46-48:

Questi parea che contra me venissecon la testa alta e con rabbiosa fame,sì che parea che l’aere ne tremesse temesse.

Qui si deve scegliere fra un leone che con la sua apparizione fa tremare l’a-ria, o l’aria che teme per la vicinanza rabbiosa del leone26. Petrocchi preferisce tre-messe perché ha in mente a un bell’esempio cavalcantiano, «Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira, / che fa tremar di chiaritate l’aere?»27. Io opterei invece per temesse, che solo apparentemente è lectio facilior, pensando non tanto al modello

stemmatica (in “Studi danteschi”, 74, 2009, pp. 307-315) e con i Primi appunti sulla veste linguistica della “Commedia” (in “Medioevo romanzo”, XXXIII, 2009, pp. 29-48), fortemente polemici con l’edizione Lanza.

22 Intorno agli stemmi della ‘Commedia’ (1924-2001), ivi, pp . 611-649, in particolare 631 e 639-641.23 Fuori dall’antica vulgata. Nuove prospettive sulla tradizione della ‘Commedia’, ivi, pp. 669-715.24 Con la sua edizione del poema (2001), nella quale culminava l’opzione bédieriana per il bon ma-

nuscript, in questo caso l’Urbinate (già esperita nell’ed. di A. Lanza (1995) sul fondamento però del Trivulziano). Sull’ed. Sanguineti si vedano almeno le recensioni di C. Segre (in “Strumenti critici”, n.s., XVII, 2002, pp. 312-314), G. Inglese (nella “Cultura”, 2002) ed E. Fenzi (in “Studi danteschi”, LXVIII, 2003). Di Sanguineti è da consultare anche il contributo sui mss. Estense it. 474, Florio, Urbinate latino 365 e Urbinate latino 366, in Nuove prospettive…, pp. 651-667.

25 Abbiamo in proposito misurato lo scetticismo di Petrocchi, mentre non ignoriamo che Domenico De Robertis, studiando la tradizione della Vita nova e quella delle Rime, ha potuto individuare delle va-/+#)-+&,+6)+3'#-+.%&-/#&$%&'#):()+&%&+&,()%--+&'H%&9/+7#&'+/'($#.#)(&#"-()(7+&%&6$+&,-%,,+&")#&.($-#&+)'$",+&nel prosimetro. Per tutti gli esempi che seguono facciamo riferimento all’Introduzione cit. di Petrocchi, pp. 165 ss. Non ci nascondiamo tuttavia la necessità di integrare il nostro esame sull’antica vulgata di Petrocchi estendendolo agli 85 manoscritti primo-trecenteschi recuperati da M. Boschi Rotiroti (Codico-logia trecentesca della “Commedia”. Entro e oltre l’antica vulgata, Roma, Viella, 2004).

26 La lezione tremesse si legge nello Hamilton, nell’Urbinate (famiglia ß) e nel codice del Seminario di Belluno; temesse in tutti gli altri.

27 Rime, ed. Rea-Inglese, Roma, Carocci, 2011, pp. 56-59.

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Variazioni sul testo della «Commedia»

ovidiano28, quanto piuttosto alla necessità, per Dante, di discostarsi dal modello ca-valcantiano in una situazione lontanissima dall’epifania della bella donna.

Infatti il criterio della '%4$20&12/(42'20+ non è sempre facile da instaurare, tanto più in un caso come Inf. II 58-60:

«O anima cortese mantovana,di cui la fama ancor nel mondo dura,e durerà quanto ‘l mondo lontana…» moto

Sono le parole rivolte da Beatrice a Virgilio, da lei raggiunto nel Limbo. L’equi-valenza fra mondo e moto è assicurata dal fatto che moto, in quanto riferibile al Primo Mobile, include anche la nozione di mondoQ&3)'HR&,+&7"(.%&+$&D/+7(&S(;+$%8&%&-/#-smette l’impulso divino ai cieli sottostanti, la nostra terra sopravvive. Quindi le due lezioni hanno lo stesso peso29&%&)()&'(),%)-()(&")#&,'%$-#&/#:+()#$7%)-%&6+",-+3'#;+$%E

Ugualmente accreditata da manoscritti autorevoli30, con esiti contrastanti nelle edizioni moderne della Commedia) è l’alternativa proposta da Inf. III 31-33 per la presentazione degli ignavi:

E io ch’avea d’error la testa cinta, orrordissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?e che gent’è che par nel duol sì vinta?».

Qui Petrocchi opta per error, quantunque orror&.#)-+8&#&,"(&'/%!+-(8&")#&-/#3$#&cospicua di esempi classici, in cui l’horror era il brivido sacro31. La situazione – il primo impatto col mondo infernale, fra «sospiri, pianti e alti guai», che poi si preci-sano in «diverse lingue, orribili favelle, / parole di dolore, accenti d’ira, / voci alte %&3('H%8&%&,"()&!+&7#)&'()&%$$%T8&,%7;/#&<#.(/+/%&*"%,-#&,%'()!#&+)-%/9/%-#:+()%8&ancora una volta senza che si possa ipotizzare una variante d’autore.

Più ardua l’opzione sollecitata da Purg. XXV 52-56, anche per la presenza di varianti parassitarie:

Anima fatta la virtute attivaqual d’una pianta […]tanto ovra poi, che già si move e sente,come spungo marino… fungo

28 Metam. XIII 406.29 Petrocchi opta per mondo, (sulla scorta di Hamilton, Urbinate e altri mss.), che sembra lezione

più immediata; ma moto, che è variatio rispetto al mondo del verso precedente, è ben attestato grazie a Landiano, Martini, Trivulziano e altri.

30 La prima lezione da Hamilton, Martini, Trivulziano, Urbinate e altri; la seconda dal Landiano, dal Vaticano latino 3199 e da altri.

31 Un collega illustre, proprio a Lecce, mi faceva notare che qui Dante non è dubbioso ma sconvolto, come a Inf. XIII 24, dove infatti usa un sinonimo («tutto smarrito»).

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Emilio Pasquini

Siamo nel pieno della digressione di Stazio sulla generazione dell’uomo e sul graduale sviluppo dell’anima attraverso i suoi tre stadi, il sensitivo, l’animale e il razionale: l’alternativa di lezione si riferisce al passaggio fra la prima e la seconda fase. Nella lingua dell’epoca fungo poteva alludere anche a un essere spongiforme, con attenuazione della distanza semantica dal termine spungo (“spugna”), promosso a testo da Petrocchi sulla scorta del solo manoscritto Cortonese32. Anni fa credo di aver portato una conferma di questa scelta ritrovando in Guittone d’Arezzo degli esempi che la corroborano33. Così, nella ballata-lauda a Gesù l’espressione «com’ai-gua in ispongia» (“come l’acqua nella spugna”); o nella Lettera XX: «il cuore ap-prende virtute com’aigua a spongia» (cioè “l’animo viene assorbito dalla virtù come $I#'*"#&)%$$#& ,9"6)#45E&P#$+& +79+%6H+&7%-#<(/+'+& %/#)(&6+0& /+G"+-+& +)&Purg. XX 3, «trassi de l’acqua non sazia la spugna», ancor più vicino al modello guittoniano: cioè il suo desiderio di conoscenza non si era appagato delle poche parole scambiate '()&9#9#&U!/+#)(&C&1#&9#/-%&,#)&D+%-/(8&$I")+'(&9()-%3'%&6+"!+'#-(&7%/+-%.($%&!%$$#&salvezza), in quanto la sua mente non aveva assorbito tutto il possibile come fa la spugna.

Più agevole la scelta fra le due lezioni concorrenti a Purg. XXXI 58-60, entro i rimproveri più cocenti rivolti da Beatrice a Dante per il suo traviamento:

Non ti dovea gravar le penne in giuso,ad aspettar più colpo, o pargolettao altra novità con sì breve uso. vanità

Petrocchi preferisce novità34; io invece propenderei per vanità, come si legge del resto in Vita nova 26, luogo confermato da 28, 535. Di fatto, la requisitoria di Beatrice è proprio fondata sopra l’accusa di aver smarrito la strada del cielo, nella scia del suo esempio, per correre dietro alle «cose fallaci» (v. 56), gli inganni del mondo.

Ben più discutibile, invece, la scelta di Petrocchi nel preferire raggeran a rugge-ran in Par. XXVII 144-14636:

32 Lezione peraltro confermata da spongo (Lanciano, Parmense, Riccardiano-Braidense, Urbinate 366, Vaticano latino 3199) e sfogo (Martini, Trivulziano), di contro a fongo (Egerton 943, Napoli Girola-mini, Laurenziano XL.22) e fungo (tutti gli altri).

33 Cfr. PASQUINI, Intersezioni fra prosa e poesia nelle ‘Lettere’ di Guittone, in Guittone d’Arezzo nel settimo centenario della morte, a c. di M. Picone, Firenze, Cesati, 1995, pp. 177-204.

34 Così si legge in Hamilton, Madrileno, Trivulziano, Urbinate e altri; vanità è nei restanti.35 Il rinvio è di G. Gorni, nell’ed. della Vita nova (Torino, Einaudi, 1996, pp. 204 e 207), il quale

però, a differenza di S. Carrai (nell’ed. della stessa opera, Milano, Rizzoli, 2009, p. 157) non chiama in causa questo luogo del Purgatorio. Io farei entrare in gioco anche la canzone Io sento sì da’amor la gran possanza, oggetto di un mio recente intervento al ludo-convegno di Averlengo (luglio 2013), Abbozzi embrionali e residuati arcaici un una risposta a Guido, che uscirà prossimamente in un quaderno di “Tenzone”.

36&V#&9/+7#&$%:+()%&J&#--%,-#-#&!#$&D#/7%),%&%&!#$&D#$#-+)(&3(/%)-+)(&WXWA&$#&,%'()!#&!#&-"--+&+&7+6$+(/+&(Hamilton, Lanciano, Trivulziano, Vaticano latino 3199), confermati da rughieran del Cortonese, rugiran di Venturi Ginori Lisci e Urbinate, ruggiran di Laur. XL. 22.

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Variazioni sul testo della «Commedia»

raggeran sì questi cerchi superni,ruggeranche la fortuna che tanto s’aspettale poppe volgerà u’ son le prore…

All’interno della predizione di Beatrice circa la punizione che incombe sull’u-manità corrotta, la lezione ruggeran è infatti molto più vicina alla cultura di Dante, il quale desumeva la metafora del “ruggito dei cieli”, l’ira divina, da vari esempi dell’Antico Testamento. Si tratta infatti di un luogo comune nella letteratura biblico-profetica37; quindi era normale per Dante, dovendo egli rappresentare la collera di Dio di fronte alla cupidigia dei mortali (v. 121), parlare del suo “ruggito”.

Altro luogo in cui mi discosterei da Petrocchi, sia pure questa volta in presenza di un’alternativa sostanzialmente adiafora, Par. XXXI 19-21:

YR&$I+)-%/9(/,+&-/#&Z$&!+,(9/#&%&Z$&3(/%di tanta moltitudine volante plenitudine impediva la vista e lo splendore.

Si sta parlando degli angeli che volano su e giù nel cuore della «candida rosa»; e Petrocchi, pensando al loro numero, opta per moltitudine; ma è forse preferibile la lezione plenitudine, nella scia della puntuale glossa del Tommaseo («non è solo 3--(&7#&9+%)(T5&%&!%$$#&9/%.#$%)-%&-%,-+7()+#):#&!%+&'(!+'+38. A mio parere e tenendo conto della similitudine con lo sciame delle api (vv. 7-9), Dante vuole alludere alla 7#,,#&!%6$+&#)6%$+&'H%&/+%79+()(&+$&[6/#)&3(/T8&$(&,9#:+(&,7+,"/#-(&!%$$I\79+/%(E&Qui Petrocchi, che era uno studioso profondamente onesto, annota non senza una salutare perplessità: «] certo questo uno dei luoghi dove si potrebbe sospettare, ma non più che sospettare, assai vagamente, l’esistenza di una variante d’autore, pro-blema – come sappiamo – che non può mai porsi in maniera decisiva per tutto il poema»39. Egli cioè intuisce che quel plenitudine, anche in quanto hàpax legòmenon, (sul latino plenitudo, attestato in Columella, Plinio, vulgata di S. Girolamo, Macro-;+(&%''E58&9(-/%;;%&%,,%/%&.#/+#)-%&!I#"-(/%8&7#&9/%<%/+,'%&#<3!#/,+&#&moltitudine per la maggiore autorevolezza dei codici che la recano.

Qui si collocano un paio di proposte che mi sembrano più innovative delle pre-cedenti. Quanto alla prima, riferita a Capaneo in un luogo (Inf. XIV 48), dove i manoscritti si dividono fra due lezioni40:

sì che la pioggia non par che ‘l marturi maturi

37 Così in Geremia (XXV 30), Osea (XI 10), Gioele (III 16), Amos (III 4).38 In netta minoranza moltitudine, che si trova soltanto in cinque testimoni, sia pure di peso: Hamil-

ton, Madrileno, Martini, Trivulziano e Urbinate.39 Introduzione…, p. 252.40 Rispettivamente, marturi nei soli Landiano, Riccardiano-Braidense e Laur. XL.22, confermati dal

martiri&!+&U,H;"/)H#78&S#!/+$%)(&%&D#$#-+)(&3(/%)-+)(A&$I#$-/#&+)&-"--+&+&/%,-#)-+&!%$$I#)-+'#&."$6#-#E

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Emilio Pasquini

9(,,(&,;/+6#/7%)%&+)&9('H%&;#--"-%8&9(-%)!(&/+).+#/%&#&")&7+(&+)-%/.%)-(&,9%'+3'(41. Che infatti maturi rappresenti l’unica lezione legittima, è dimostrato dal termine acerbo riferito dal centauro Caco a Vanni Fucci: metafora analoga a quella adibita per Capaneo, unico personaggio dell’Inferno, col solo ladro pistoiese, ad essere bol-$#-(&'()&$#&*"#$+3'#&!+&2,"9%/;(4E

Diverso il caso delle due lezioni che si oppongono in Purg. XX 67-68: Carlo venne in Italia e, per ammenda, vicendavittima fé di Curradino…

Siamo nel pieno dell’atto d’accusa contro la monarchia francese, pronunciato dallo stesso progenitore della terza dinastia, Ugo Capeto, con un’incalzante sequenza di due terzine (vv. 64-69) in cui la rima coincide per tre volte (per due, se invece si accetta la va-riante per vicenda) col sarcastico sintagma per ammenda. Tale lezione risulta poziore per Petrocchi, anche se non mancano codici autorevoli dell’antica vulgata42 i quali riportano per vicenda nella seconda terzina, che potrebbe sembrare un’elegante variatio rispetto al triplicato per ammenda. Interrogando però il sistema espressivo di Dante, come occorre-rebbe fare sempre in casi di incertezza ecdotica, incontriamo altre triplicazioni, dotate di una loro carica allusiva o che possiedono una indubbia valenza simbolica. ] questo il caso della disperazione di Dante per l’improvvisa scomparsa di Vir-

gilio, il cui nome risuona per ben tre volte (Purg. XXX 49-51), affannosamente ma con apparente pleonasmo:

Ma Virgilio n’avea lasciati scemidi sé, Virgilio dolcissimo patre,Virgilio a cui per mia salute die’mi…

], ancora, il caso di san Pietro che per tre volte ripete il sintagma il luogo mio, 9#/$#)!(&!%$$#&,%!%&!%$&9/(9/+(&7#/-+/+(&+),(::#-#&!#$$#&'(//":+()%&!+&")&9()-%3'%&indegno (Par. XXVII 22 ss.):

Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,il luogo mio, il luogo mio, che vacane la presenza del Figliuol di Dio,fatt’ha del cimitero mio cloacadel sangue e de la puzza…

41 Una postilla per “maturi”-“acerbo” (Inf. XIV 48 e XXV 18), in L’entusiasmo delle opere. Studi in memoria di Domenico De Robertis, a c. di I. Becherucci, S. Giusti, N. Tonelli, redazione di F. Latini, Lecce, Pensa Multimedia, 2012, pp. 521-526. Che, stranamente, la mia proposta non sia scontata nell’esegesi seco-lare, è confermato dalla più recente indagine sull’acerbo di Inf. XXV 18, dovuta a G. Casagrande (Tessere dantesche ecc., negli “Studi danteschi”, 73 [2008], pp. 45-48), dove si propone di intendere quell’appella--+.(&!+&C#))+&B"''+&'(7%&2$#&;%,-+#4Q&</#&$I#$-/(8&#"-(^!%3)+:+()%&!%$&7%!%,+7(&$#!/(&#&Inf. XXIV 125-126.

42 Così Cortonese, Bellunese, Madrileno, Martini, Riccardiano e Trivulziano; per ammenda tutti gli altri. Cfr. anche l’edizione Petrocchi del Purgatorio, Milano, Mondadori, 1967, pp. 338-339.

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Variazioni sul testo della «Commedia»

@)&%)-/#7;+&+&$"(6H+&,",,+,-%&")#&/#6+()%&9/%'+,#&9%/&6+",-+3'#/%&$#&-/+9$+'#:+()%43. Dante invoca Virgilio per tre volte, così come per tre volte, nelle Georgiche, Orfeo invoca Euridice quando gli viene sottratta per sempre: quindi la triplicazione segna il commiato doloroso da una persona che fatalmente non si rivedrà più. Quanto a san Pietro, è l’“uomo del tre” nei Vangeli; e questo, Dante non può ignorarlo. Per tre volte infatti egli tradisce Cristo spergiurando di non conoscerlo; per tre volte Cristo gli dice: «Pasci il mio gregge!»; per tre volte gli chiede: «Mi ami tu?» e per tre volte Pietro gli risponde: «Lo sai che io ti amo».

Se dunque per tre volte Dante ripete per ammenda, lo fa perché in un (apparen-temente lontano) sistema ternario, nella tenzone con Forese Donati, il nome Cristo 36"/#.#&+)&/+7#&'()&-%/7+)+&,'().%)+%)-+8&*"#$+&tristo e mal acquisto. Ma Dante non si è accontentato della triplicazione di per ammenda nel Purgatorio; nel Paradiso in-fatti per ben quattro volte fa rimare Cristo con se stesso (a XII 71-75, XIV 104-108, XIX 104-108, XXXII 83-87). Non si tratta dunque di giochi puramente numerici, ma di nessi carichi di forti valenze allusive e simboliche44.C%)+#7(&3)#$7%)-%&#$$I"$-+7(&%,%79+(8&+)&Par. XXX 61-63, che presenta questa

opposizione:

e vidi lume in forma di rivera,fulvido di fulgore, intra due rive7*=210&dipinte di mirabil primavera…

Petrocchi opta per fulvido (nel valore di “rosseggiante” piuttosto che di “ful-gido”); ma ci sono codici altrettanto autorevoli che riportano 7*=210&12G"%)-%4545. Secondo me, la prevalenza di 7*=210 rispetto a fulvido, in uno dei passi radicali del Paradiso (la prima immagine dell’Empireo), trova conferma nientemeno in quella bistrattata Epistola di frate Ilaro, dove si citano i versi dell’esordio di un poema pa-radisiaco in onore di Beatrice. Sarebbero, dunque, questi i soli versi latini che Dante dedica a Beatrice, se si crede (come io credo) a questo prezioso documento salvatoci dal Boccaccio, nel suo Zibaldone laurenziano: quel Boccaccio che non ha mai detto 7%):(6)%&,"&M#)-%&%&7%)(&'H%&7#+&H#&<#$,+3'#-(&$%&'#/-%&+)&-#.($#46. Questi versi re-

43 Cfr, PASQUINI, !"#$%&%&'%&()*+%&1%'&=%+0…, pp. 91-92 e 167.44 Per tutto questo ragionamento, rinvio a !"#$%&%&'%&()*+%&1%'&=%+0…, pp. 91-92, 166-167. Ma cfr.

già il D’Ovidio cit. da G. CONTINI, Dante come personaggio-poeta della “Commedia” (1957), in Un’idea di Dante, Torino, Einaudi, 1976, p. 52.

45 La tradizione infatti si divide tra il fulvido !+&Y#9($+&_+/($#7+)+8&S#/-+)+8&D#$#-+)(&3(/%)-+)(&WXW8&Parigino 539, Trivulziano, Urbinate e Vaticano latino 3199, confermato dal fulgido di Egerton 943 e Madrileno, e il 7*=210 degli altri, avallato dal 7*210 di Ashburnhamiano, Landiano, Laurenziano XL.22, Parigino 538 e Parmense 3285.

46 Nell’epistola, diretta a Uguccione della Faggiuola, si narra come Dante abbia visitato il convento di Santa Croce del Corvo in Lunigiana, presso la foce della Magra, e – con un manoscritto dell’Inferno in mano – abbia fatto a frate Ilaro, l’estensore dell’epistola, alcune importanti rivelazioni. Avrebbe cioè rivelato come il primo getto di una sua opera riguardante l’oltretomba fosse un poema paradisiaco in latino (da pre-

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Emilio Pasquini

sidui sono due esametri e mezzo, sicuramente anteriori al 1302, perché Dante scrive il primo verso dell’Inferno solo dopo la condanna all’esilio47:

`$-+7#&/%6)#&'#)#78&G".+!(&'()-%/7+)#&7")!(8spiritibus que lata patent, quae premia solvunt pro meritis cuicunque suis.

Chi dubitasse dell’autenticità di questa epistola, le accosti un testo sicuramente di Dante, l’Egloga II (vv. 48-50), in cui, l’Alighieri, rispondendo a Giovanni del Vir-gilio, il quale gli offriva l’incoronazione poetica all’Università di Bologna, scriveva:

Cum mundi 42+4*;7*"&corpora cantuastricoleque meo, velut infera regna patebunt,devincire caput hedera lauroque iuvabit…

Alla lettera: “mi piacerà essere incoronato (nel Battistero di San Giovanni) quan-do i corpi rotanti intorno al mondo e gli abitanti del cielo saranno chiari nel mio can-to, come i regni che stanno sotto (descritti nell’Inferno e nel Purgatorio)”; in breve, cioè: quando avrò terminato il Paradiso, sarò felice di essere incoronato poeta a Fi-renze. Ebbene, quel 42+4*;7*"&J8&,%'()!(&7%8&$#&'()<%/7#&!%3)+-+.#&!%$$#&9(:+(/+-a&di 7*=210 in Par. XXX 62, oltre che un’ulteriore pezza d’appoggio per confermare l’autenticità dell’Epistola di frate Ilaro48. E qui mi fermo, alle soglie dell’Empireo.

sumere in onore di Beatrice, alla luce della chiusa della Vita nova); egli avrebbe poi rinunciato a continuare l’abbozzo in quella lingua e a limitarsi al regno celeste non solo perché le prospettive si erano allargate, dopo l’esilio, ma per raggiungere attraverso il volgare un pubblico più vasto delle cerchie dei dotti.

47&P/#!"//%+Q& [b#)-%/a& +& /%6)+&9+L& $()-#)+8& '()3)#)-+& '($&7()!(& /(-#)-%& N+$&D/+7(&S(;+$%O8& 'H%& ,+&aprono larghi agli spiriti, che pagano i premi a ciascuno secondo i suoi meriti».

48 Autenticità che pare ormai indubitabile, specie dopo le ricerche di G. INDIZIO, L’epistola di Ilaro. Un contributo sistemico, in “Studi danteschi”, LXXI (2006), pp. 191-263.

INDICE

MARIO SPEDICATO, MARCO LEONE, Introduzione .............................................. p. 5

VINCENZO ZARA, Mario Marti protagonista e testimone di un’epoca ............ “ 11

PAOLO PERRONE, Per i cento anni di Mario Marti .......................................... “ 13

MARCELLO APRILE, “Imperitu si ttie”: una lezione di stile e di sapienza di Mario Marti a un giovane arrogante ................................................... “ 15

CARLO ALBERTO AUGIERI, Per una lettura integrale del testo: +27%8820#2&8*'&'2#)*"))20&4+2$240&12&C"+20&C"+$2 ..................................... “ 17

GIUSEPPE ANTONIO CAMERINO, Saggezza e straordinaria dottrina. Una testimonianza per Mario Marti e qualche incursione tra Dante e Leopardi ................................................................................ “ 37

SALVATORE CAPODIECI, Il mio Mario Marti ...................................................... “ 43

LORENZO CARLINO, Ricordi di un amico .......................................................... “ 55

MARIO CHIESA - MARIO POZZI, Mario Martie il «Giornale storico della letteratura italiana» ..................................... “ 59

DOMENICO COFANO, Per Mario Marti .............................................................. “ 71

ROSARIO COLUCCIA, Preistoria e storia di un rapporto ................................... “ 75

GIOVANNI COSI, Storie di donne nel Salento di antico regime ........................ “ 77

LUISA COSI, “Il cervello mi fa capitommola”. Satira sociale e paradossiestetici nella commedia in musica del Settecento napoletano ................. “ 85

p. ILARIO D’ANCONA, Mario Marti e i Cistercensi di Martano ....................... “ 109

FABIO D’ASTORE, Su un ‘Libretto rosso’ ......................................................... “ 115

SALVATORE DE MASI, Mi si permetta l’ardire sintattico: noterelle linguisticheintorno ad uno scritto di Mario Marti ...................................................... “ 125

WANDA DE NUNZIO SCHILARDI, Per Mario Marti ............................................ “ 135

LUIGI DE SANTIS, ofm, P. Bonaventura Sicara da Avetrana (1750-1830):('080/0&%&$%0'0)0&1%''"&D%+"(4"&62/0+;"&12&D@&E240'F&2#&5*)'2" .............. “ 137

PAOLO DE STEFANO, L.A. Muratori (1672-1750). Il trattato “Della perfetta poesia italiana” .............................................. “ 147

ARNALDO DI BENEDETTO, Su Leopardi e il Romanticismo ............................... p. 157

EMILIO FILIERI, Immagini femminili del Purgatorio dantesco. Matelda e l’ideologia dell’Eden ............................................................... “ 171

COSIMO DAMIANO FONSECA, Per Mario Marti: una testimonianza .................. “ 189

LUCIO GALANTE, Il Sant’Oronzo di Giovanni Andrea Coppola:)%#%82&12&*#-240#0)+"(" ........................................................................... “ 205

ANTONIO LUCIO GIANNONE, Il Novecento di Mario Marti ............................... “ 213

LUCIANO GRAZIUSO, Dal 1948... ...................................................................... “ 223

PASQUALE GUARAGNELLA, La malinconia e un sistema narrativo antifrastico.Osservazioni su Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile .................... “ 231

EUGENIO IMBRIANI, Leopardi e la vita selvaggia ............................................. “ 241

GIOVANNI INVITTO, Letteratura e/è vita ........................................................... “ 249

ROSARIO JURLARO, Il maggio brindisino di Isabella del Balzo d’Aragona e il “salvo condotto” di Re Carlo VIII ..................................................... “ 253

ALESSANDRO LAPORTA, Galateo Antonino Lenio e l’Antologia Palatina: un caso di convergenza ............................................................................ “ 261

MARCO LEONE, Il Leopardi napoletano nell’interpretazione di Mario Marti “ 267

ANTONIO MANGIONE, Un ricordo di Mario Marti (marzo-aprile 2013) .......... “ 277

VITILIO MASIELLO, Osservazioni sulla Ginestra .............................................. “ 279

GIGI MONTONATO, Perch’i’ no spero di tornar giammai. Cimenti allegorici per Guido Cavalcanti ................................................. “ 283

MARIAROSARIA STOJA MURATORE, Lettera a Mario Marti ................................ “ 295

MAURIZIO NOCERA, Mario Marti e il suo candido centenario natalizio ......... “ 297

PANTALEO PALMIERI, Magister in aeternum ..................................................... “ 307

EMILIO PASQUINI, Variazioni sul testo della «Commedia» .............................. “ 319

CARLACHIARA PERRONE, Mario Marti dantista ................................................ “ 331

LIVIO RUGGIERO, Un Amico, maestro di cultura e di vita ................................ “ 337

LUIGI SCORRANO, Nel dolce frui. (Il canto XIX del Paradiso) ......................... “ 341

MARIO SPEDICATO, Sigismondo Castromediano nella storia del Salento post-unitario .......................................................................... “ 357

MARIO SPEDICATO, Testimonianza ................................................................... “ 373

BEATRICE STASI, Una lunga fedeltà e lo sviluppo di un metodo: Marti tra Aspasia e Spitzer ....................................................................... p. 377

FRANCESCO TATEO, Il «Bembo» di Mario Marti .............................................. “ 389

DOMENICO URGESI, Il carteggio di Mario Marti nella Biblioteca Comunale di Mesagne: un primo elenco ....................... “ 395

DONATO VALLI, A Mario Marti per i suoi 100 anni (un ricordo) .................... “ 409

GIANLUCA VIRGILIO, Di Mario Marti, per Mario Marti .................................. “ 415

PAOLO VITI, «Libris satiari nequeo». Scheda su Petrarca e i libri ................. “ 419

VITTORIO ZACCHINO, Mario Marti mio Maestro e Donno ............................... “ 435

Ringraziamenti di Mario Marti ...................................................................... “ 449