università popolare polesana degli adulti ed anziani · tende a formare delle formazioni pure ......

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Marco Boscaro Email: [email protected] Cell: 3471715448 Università Popolare Polesana degli Adulti ed Anziani Il nostro territorio I boschi del Polesine

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Marco Boscaro

Email: [email protected]

Cell: 3471715448

Università Popolare Polesana degli Adulti ed Anziani

Il nostro territorio

I boschi del Polesine

I boschi del Polesine

Taglio di Po (RO)

22 gennaio 2019

«Qualsiasi sistema di classificazione, se ben

formulato, è certamente un progresso nella nostra

comprensione del mondo.

Ma il mondo è molto più complesso di quanto

qualsiasi formula ci possa dire.

Non esistono formule che possano spiegare la verità,

l’armonia, la semplicità del mondo.

Nessuna descrizione non poetica della realtà potrà

mai essere completa»

Cit. John D. Barrow

Indice

Introduzione

Il querco-carpineto planiziale

▷ La farnia

▷ Il carpino bianco

Il bosco igrofilo

▷ L’ontano nero

▷ L’olmo

Il pruneto

I sistemi agroforestali

Il pioppeto

Le Piantagioni 3P

Bibliografia e sitografia

Introduzione

Stato dell’arte

PH Marco Boscaro

“Il passato ci appartiene,

ma noi non apparteniamo al passato,

noi siamo del presente.

Costruiamo il futuro,

ma non siamo del futuro”

Cit. Mahatma Gandhi

Inquadramento - Italia

Inquadramento - Polesine

Inquadramento - Polesine

Senza le bonifiche, le rettifiche dei fiumi e l'agricoltura, la provincia

di Rovigo potrebbe essere all'incirca così. La mappa considera i vari

dislivelli e tipi di suolo, che decidono dove l'acqua può ristagnare di

più o di meno: i tipi di bosco si distribuivano proprio secondo la

capacità degli alberi di sopportare la sommersione

(M. Barbujani, 2018)

Storia della Pianura Padana

Epoca pre romana

Epoca Romana

Alto Medioevo

Basso Medioevo

Rinascimento

Rivoluzione Industriale

1° riforestazione

1° deforestazione

2° riforestazione

2° deforestazione

3° riforestazione

3° deforestazione

Il querco-carpineto planiziale

Il bosco che non c’è…

Composizione Principalmente farnia e carpino bianco

Secondariamente olmo campestre

Sporadicamente pioppo nero e bianco

Avvicinandosi al fiume prevalgono

la farnia e i pioppi, allontanandosi

da esso il carpino bianco mentre in

condizioni intermedie si trova il

querco-carpineto tipico con

presenza sporadica dell’olmo

Pioppo bianco Pioppo nero Olmo campestre

La farnia

La regina della pianura

Botanica Farnia (Quercus robur)

Quercia caducifolia

Altezza: 30-40 (50) m

Tronco: ramoso con grosse branche laterali

Corteccia: liscia e grigia da giovane screpolata

longitudinalmente, e bruna da adulta

Portamento: simpodiale

Apparato radicale: superficiale

Botanica Fogliame: deciduo

Foglie: semplici, leggermente

picciolate, con due orecchiette

alla base, massima larghezza ai

2/3 e di colore verde chiaro

Chioma: molto ampia e

irregolarmente ovale

Frutto: ghianda portata da un

lungo peduncolo

Disseminazione: barocora

Curiosità: un tempo la farnia era

chiamata Quercus peduncolata

in funzione del lungo peduncolo

sul quale sono portate le ghiande

Ecologia Come quasi tutte le querce è una specie

pioniera ed eliofila

Tollera molto bene il ristagno idrico

Ha una crescita inizialmente rapida

ma poi molto lenta

Longevità elevata potendo vivere

tranquillamente fino a 200-400 anni

Buona capacità pollonifera caulinare

Sopporta molto bene il freddo infatti ha una

fogliazione molto tardiva (giugno)

rispetto alle altre querce

Necessita di temperature estive piuttosto elevate

Clima

continentale

Curiosità: in francese la farnia si chiama Chêne de juin ovvero

letteralmente quercia di giugno a causa della sua fogliazione tardiva

Localizzazione Falda idrica superficiale

Su depositi alluvionali fini

Zone di parziale ristagno idrico

Lungo le aste fluviali non confinate

Costituiscono un ecotono storico

tra l’ecosistema planiziale e

quello fluviale

Curiosità: in inglese la farnia si

chiama English oak proprio

perché la famosa foresta di

Sherwood, come molte foreste

inglesi, era costituita

principalmente da farnie

Utilizzi Ghiande usate un tempo per l’alimentazione

dei bovini (ancora oggi solo in Toscana)

Tannini usati un tempo per la

concia delle pelli

Legno (chiamato erroneamente di «rovere»)

duro, durevole, elastico, di colore chiaro e di

buona qualità usato per:

▷ Legna da ardere

▷ Mobili, pavimenti, travi, infissi, porte,

doghe per botti

La rovra di San Basilio Altezza 26 m

Circonferenza 6,30 m

Età presunta 500 anni

Allargamento dell’argine del Po di

Goro dal 1950 al 1980

Nel 1976 durante un temporale fu

colpita da un fulmine provocò una

lunga lesione e l’ingresso di funghi

agenti di carie e insetti xilematici

Data di morte 25 giugno 2013

Curiosità: una leggenda locale, cronologicamente infondata, riporta che

Dante andando verso Ravenna smarrì la strada e, circondato da un

paesaggio piano e senza punti di riferimento come il Polesine, salì

sulla quercia proprio per ritrovare la via

«Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e conoscenza»

Dante Alighieri, Divina commedia, 1314

Il carpino bianco

Colui che non teme l’ombra

Botanica Carpino bianco (Carpinus betulus)

Latifoglia caducifolia

Altezza: 20-25 m

Tronco: solcato e sinuoso

Corteccia: grigio-argentata e liscia

Portamento: simpodiale

Botanica Fogliame: deciduo ma che spesso in

inverso rimane sull’albero secco

Foglie: semplici, ovali, acuminate e

seghettate di colore verde scuro

Chioma: irregolare ovale

Frutto: infruttescenze peduncolate di formate

da acheni rivestiti da una brattea trilobata

Disseminazione: anemofila

Ecologia e Localizzazione È una specie sciafila

Cresce molto lentamente

Tende a formare delle formazioni pure

Capacità pollonifera caulinare elevata

Suoli freschi, ricchi, sciolti, e fertili

Evita le bassure con ristagno d’acqua

Curiosità: la corteccia del

carpino bianco è tanto liscia che

assomigliando a quella del faggio,

infatti, faggio in tedesco si dice

Buche mentre carpino bianco

Hainbuche ovvero piccolo faggio

Utilizzi Legno indifferenziato, bianco, molto duro, compatto

con un ottima resistenza meccanica, ma che si torce

facilmente, non è adatto alla pialla e al tornio

perché tende a scheggiarsi essendo inoltre molto

costoluto oggi si presta solo a:

▷ Legna da ardere

Curiosità: un tempo era usato per fabbricare le assi delle ruote del carro

agricolo, navette per la tessitura, ruote dentate in genere e soprattutto i

gioghi per i buoi, da cui il nome, dal celtico car, legno, e pin, testa

Il querco-carpineto planiziale

Il bosco che non c’è…

Localizzazione nel Delta del Po 220 ha: Riserva Naturale Bosco Mesola

27 ha: Bosco Nichetti di Ariano nel Polesine

7 ha: a nord della pineta di Porto Viro

3 ha: dune fossili del Volto di Rosolina

Porto Viro Volto Bosco Nichetti

Localizzazione nel Polesine 11 ha: zona golenale di Villa d’Adige a Badia Pol.

3 ha: Cavanella Po di Adria

1 ha: Castelnovo Bariano

1 ha : Grignano Polesine

Villa d’Adige Cavanella Po

Grignano Polesine

Castelnovo Bariano

Dinamica Inizialmente si insedia la farnia la quale si

sviluppa velocemente in altezza raggiungendo

il piano dominante abbastanza rapidamente

Successivamente il carpino bianco inizia a

rinnovarsi sotto la copertura delle farnie

raggiungendo progressivamente il piano

dominante

A questo puto la farnia non riesce più a

rinnovarsi ma permangono ancora alcuni grossi

esemplari che continuano a produrre seme

Pascione della farnia frequenti (ogni 3-4 anni)

e abbondanti

Viene cosi permesso l’insediamento della rinnovazione di

farnia nello spazio lasciato libero dal vecchio albero

sradicato

Quando si verificano i temporali estivi questi sradicano facilmente i

grossi alberi di farnia

Criticità e soluzioni Boschi molto rari e frammentati

Presenti in contesti altamente urbanizzati e antropizzati

Complicazione nella rinnovazione della farnia dovuta a fattori:

Spaziali → superfici delle tagliate troppo ridotte

Sociali → divieto di taglio

Patologici → deperimento delle querce

Genetici → coetaneità

L’unica soluzione per avere altri querco-carpineti è quello di realizzare

fuori da essi (terreni agricoli) altri querco-carpineti e lasciare alla libera

evoluzione verso i puri carpineti i vecchi querco-carpineti degradati

Curiosità: il bosco di Carpenedo (VE) è stato

per parecchi anni «tagliato» con le granate

residue della 2° guerra mondiale poiché la

motosega non era ancora stata inventata

Utilizzi e Gestione A causa della loro localizzazione in zone molto urbanizzate,

rivestono un’importantissima funzione turistico-ricreativa-

paesaggistica-naturalistica poiché risultano essere delle

«cattedrali verdi in mezzo al deserto di asfalto»

Sono uno scrigno di biodiversità e un’area di svago/divertimento

importantissima

Nel caso di popolamenti forestali in buone condizioni (raro) il

querco carpineto si rinnoverà naturalmente con più o meno farnia

Nel caso di popolamenti forestali degradati il querco-carpineto

evolverò verso il carpineto puro

Utilizzi e Gestione Funzione produttiva legnosa

In Italia in passato si gestivano tali formazioni a

ceduo composto dove la farnia veniva gestita a

fustaia e il carpino bianco a ceduo (fig. sotto)

In Francia i querco-carpineti sono attualmente

governati a fustaia e trattati con i tagli

successivi (fig. DX)

Il bosco igrofilo

Memoria vivente di un passato ancestrale

PH Marco Boscaro

«Core le nuvole e le par cavai

rossi e grisi che scapa in barafusa;

da l’òro mi le vardo de ‘sta busa

dove che vita e sol no’ bate mai.

L’è questo el gorgo indove s’indormensa

la testa dei remenghi che lo varda,

un gran sprofondo che nessun se ‘zarda

de stussegar col remo o con la lensa.

Un vecio gorgo sconto da le cane,

da fiori d’acqua co’ le foie larghe

che fin al fondo se voria vardarghe

quando ch’al vespro sona le campane.

Campane, vespro e fiori d’amaranto

se nega in gorgo quando more el sole

e morti se fa vèdar, non l’è fole,

che gà trovà nel gorgo un Camposanto»

Gino Piva, Cante d’Àdese e Po – Poesie del Polesine, 1931

«Corrono le nuvole e sembrano cavalli

rossi e grigi che scapano tumultuosamente;

le osservo dal bordo di questa buca

dove vita e sole non arrivano mai.

È questo il gorgo dove s’addormenta

la mente di raminghi che lo osservano,

una grande voragine che nessuno si azzarda

a disturbare con un remo o con una lenza.

Un vecchio gorgo nascosto dalle canne,

da fiori d’acqua con le foglie larghe

che fino al fondo si vorrebbe guardare

quando all’ora del vespro suonano le campane.

Campane, vespro e fiori d’amaranto

s’annegano nel gorgo quando muore il sole

e si fanno vedere i morti, non è uno scherzo,

che hanno trovato nel gorgo un Camposanto.»

Gino Piva, Cante d’Àdese e Po – Poesie del Polesine, 1931

Composizione Principalmente ontano nero e olmo campestre

Secondariamente pioppo nero, bianco e salici

Sporadicamente frangula

L’ontano nero

L’albero palustre per eccellenza

Botanica Ontano nero (Alnus glutinosa)

Latifoglia caducifolia

Altezza: 20 (30) m ma spesso arbustivo

Tronco: diritto ma spesso diviso

già dalla base in più fusti

Corteccia: bruno-scura a solchi

Portamento: monopodiale

Apparato radicale: piramidale come la

chioma e munito di batteri azotofissatori

Botanica Fogliame: deciduo

Foglie: semplici, a base cuneata, ad apice

ottuso e di un colore verde scuro lucido

Chioma: piramidale e densa

Frutto: derivano da strobili ovali legnosi

contenenti acheni strettamente alati

Disseminazione: anemofila

Ecologia e Localizzazione Come tutti gli ontani è una specie azonale

Cresce molto velocemente ed è quindi poco longevo

Tende a formare delle formazioni pure

Capacità pollonifera caulinare molto elevata

Terreni argillosi, sabbiosi, poveri

Zone periodicamente inondate oppure zone palustri

Curiosità: il nome del genere Alnus deriva dal celtico ovvero «presso le rive»

Utilizzi Il legno appena tagliato è chiaro ma poi

dissecando diventa rosso

Molto resistente se immerso in acqua

all’aria, invece, è poco durevole

In passato era usato per le rute a pala dei

molini, per le suole degli zoccoli, tappi e

spine per botti

Dalla corteccia si ricavano un colorante grigio

Attualmente si presta bene ai seguenti usi:

▷ Legname da pizzeria → non scoppietta

▷ Taglieri → attutisce bene il colpo perché

è elastico

Curiosità: le fondamenta della Città di Venezia sono state costruite per la

maggiore con legno i ontano nero poiché in acqua non si degrada

L’olmo

Una presenza sempre più rara

Botanica Olmo campestre (Ulmus minor)

Latifoglia caducifolia

Altezza: 20-30 m

Tronco: dritto, molto ramoso in alto,

pollonifero e con rami giovani con creste

suberose

Corteccia: bruno-grigiastra con scanalature

sempre più profonde con l’età

Botanica Fogliame: deciduo

Foglie: semplici, alterne a base asimmetrica che

copre il picciolo e di colore verde chiaro

lucido nella pagina superiore

Chioma: allungata più in alto che in basso

(forma a ventaglio)

Frutto: samare di 1-2 cm con un seme rossastro

Disseminazione: anemofila abbondante e precoce

Ecologia e Localizzazione Era una specie longeva

Specie a rapido accrescimento

Elevata capacità pollonifera caulinare e radicale

Suoli freschi, fertili

Criticità Grafiosi dell’olmo (Ophiostoma ulmi) una malattia

fungina e che porta la pianta a disseccare

rapidamente fino alla morte

Sintomi: ingiallimenti delle foglie, piante secche

e morte in piedi, imbrunimenti dei vasi e gallerie

Il fungo uccide il cambio

Gli insetti ovidepongono nelle piante deperienti e le

larve una volta nate scavano delle gallerie mentre

poi gli adulti trasmettono il fungo a piante sane

Lotta preventiva, monitoraggio, cloni resistenti

Utilizzi Legno chiaro, duro, stabile molto resistente e durevole

Per la resistenza agli urti e l’elasticità era adoperato per

i fusti di cannone, tanto che spesso il taglio era riservato

agli arsenali militari

La Repubblica di Venezia gestiva i propri olmi (fig. DX in

basso) in modo tale che da essi potessero essere ottenute

le sagome per le gondole (fig. DX in alto)

Per la resistenza alle potature e alla capitozzatura, in

campagna era utilizzato come tutore vivo della vite e

per la realizzazione di attrezzi agricoli e parti del carro

La frasca veniva raccolta per l’alimentazione del bestiame

Curiosità: nell’antichità si riteneva che le foglie

facessero scomparire il cattivo umore infatti per i greci e

i romani era l’albero di Oneiros/Morfeo, figlio della

notte e dio dei sogni, legata al sonno, ai sogni e alle

chimere, la pianta acquisiva anche un potere oracolare.

Il bosco igrofilo

Memoria vivente di un passato ancestrale

PH Marco Boscaro

Ecologia e Localizzazione Formazioni tipiche delle zone umide e a frequenti, se non

permanente, presenza d’acqua

Tali boschi erano un tempo molto diffusi su tutta la Pianura

Padana ma oggi risultano ormai molto frammentati tra loro

ed estremamente rari a causa delle ingenti opere di bonifica

realizzate in passato

Localizzazione Gorghi di Trecenta, Grillara e Piano di Rivà di Ariano nel Polesine

7 ha: Rotta di Martino di Ariano nel Polesine

1 ha: ontaneto Valle Morosina di Rosolina

Rotta di MartinoValle Morosina

Valle Morosina

Utilizzi e Gestione Queste formazioni di ontano nero hanno un importante

funzione naturalistica in quanto ospitano la nidificazione di

varie specie ornitiche (garzaie) quali: gli aironi, le nitticore, le

garzette ecc. si consiglia quindi il mantenimento del ceduo per

poter usufruire di una maggiore diversificazione spaziale

Per espletare la funzione produttiva In Italia è gestito come ceduo

(lungo i fossi) con turno senza matricine con un turno di 20 anni

Per espletare la funzione produttiva In Europa centrale (Germania,

Slovacchia, Slovenia, Croazia) è molto coltivato lungo i delta dei

fiumi interni ove viene gestito e coltivato in maniera industriale e

quindi in piantagioni (fustaia) con sesti quadrati e distanze di 2x2 m

e con una rinnovazione artificiale posticipata

Turni di 40 anni e diametro obbiettivo di 30-35 cm

Curiosità: la tecnologia utilizzata all’estero per l’esbosco (gru a cavo

laterali) durante le utilizzazioni in ambito fluviale è completamente

italiana

Il pruneto

Un mantello a protezione del bosco

«Serit arbores,

quae alteri saeclo prosint»

«Piantate alberi,

che gioveranno in un altro tempo»

Marco Tulio Cicerone, De senectute, 44 a.C.

Ecologia e Localizzazione Insieme di formazioni arbustive molto rare a seguito della

rimozione delle siepi e dell’agricoltura intensiva

Ecotono tra l’ecosistema forestale e quello agrario

I pruneti hanno un grande valore per la fauna, essendo

zone di rifugio, alimentazione e riproduzione per

invertebrati, rettili, anfibi, micro mammiferi e uccelli

Localizzazione In certe zone costituiscono il bordo del bosco:

▷ Orlo: parte più esterna a prevalenza di specie erbacee

▷ Mantello: parte più interna a prevalenza di specie arbustive

Composizione Le specie del pruneto costituiscono spesso pure le siepi campestri

Le specie arbustive più frequenti sono:

Nocciolo Biancospino Pallon di maggio

Evonimo Prugnolo spinoso Crespino

Composizione Le specie del pruneto costituiscono spesso pure le siepi campestri

Le specie arbustive più frequenti sono:

Corniolo Rosa canina Ligustro

Rovo Sanguinella Frangula

I sistemi agroforestali

Formazione tra passato presente e futuro

PH Marco Boscaro

«Strene de vegne longhe e ben tirà coi cai che se destira sui morari, cai longhi, driti, sani e ben folà de graspi d’ua.

Strene de piari vecioni più del cuco, grandi, sorti, carghi de fruti che le rame squasi se scavezza dal peso e che i me morti nel’Otocento gà

piantà.

Cariasi de fen che passa in fondo ai campi; i bo panteza come veci in agonia.

Rantane e piopi longo i fossi: zo ne l’acqua ghe xe tuta la poesia de Gino Piva: cane e lentarina.

Par el vilan le bestie col gujelo nel primo s-ciarezar de la matina; el fero lustro dal color del cielo el se sprofonda drento de la tera e se

spalanca par de drio la laga.

Dala matina e fin a che vien sera i contadini suda e se imbriaga de sol, de vento e de l’odor de stale.

Po co sbarbaja qualche lume perso in mezo al verde su l’oro del meale i se senta – la pipa ben cargà – a contarse le fole che so noni tanti ani

prima se gavea contà…»

Livio Rizzi, Poesia per la me Gente, 1949

«Filari di viti lunghi e ben tirati coi tralci che si distendono sui morari, tralci lunghi, dritti, sani e carichi di grappoli d’uva.

Filari di peri vecchi più del cuculo, grandi, storti, carichi di frutti che i rami quasi si rompono per il peso e che i miei progenitori hanno

piantato nell’Ottocento.

Carri di fieno che passano ai campi; i buoi ansimano come vecchi in agonia.

Rovi e pioppi lungo i fossi: giù nell’acqua c’è tutta la poesia di Gino Piva: canne e lenticchia d’acqua.

Il contadino sospinge i buoi col pungolo alle prime luci dell’alba; il vomere lucido del colore de cielo sprofonda dentro la terra e dietro si

apre il solco.

Dalla mattina alla sera i contadini sudano e s’ubriacano di sole, di vento e dell’odore delle stalle.

Poi quando s’accende qualche luce lontana in mezzo al verde, sulla soglia si siedono – la pipa ben carica – a raccontarsi le storie che i loro

noni tanti anni fa si erano tramandati …»

Livio Rizzi, Poesia per la me Gente, 1949

Definizioni L’ agroselvicoltura studia e promuove la deliberata

combinazione di colture agrarie e/o attività zootecniche

con piante legnose perenni (alberi, arbusti)

nella stessa unità di gestione

Branca della selvicoltura che si occupa delle tecniche di impianto

e della gestione delle formazioni arboree ed arbustive

complementari ai sistemi agrari ed estranee alle superfici forestali

Storia L’ agroselvicoltura era molto diffusa in Italia agli inizi del 1900

Con l’avvento dell’agricoltura meccanizzata, dei fertilizzanti chimici

ecc, ci fu una notevole rarefazione di questi sistemi

A cominciare il 1970 furono fatti da parte della comunità scientifica

internazionale diversi studi e sperimentazioni di sistemi agroforestali

che rispondessero alle esigenze socio-economiche dei paesi dell’area

temperata (Francia, Québec, Regno unito, Danimarca, Germania)

https://www.youtube.com/watch?v=qwVLqQ-zy0s (1:38)

«Le stesse cose necessarie alla vita,

se non distribuite in misura e

in proporzione al numero dè bisogni,

possono diventare estremamente dannose»

Girolamo Silvestrini, Gli estimi agrari e

l’agricoltura del Polesine di Rovigo, 1772

Classificazione

Sistemi agroforestali

Sistemi silvoarabili Sistemi silvopastorali Formazioni lineari

Funzioni Funzione produttiva:

▷ Produttività

complessiva superiore

rispetto alla somme delle

monocolture equivalenti

▷ Diversificano la

produzione agricola

▷ Conciliano la produzione

alimentare con quella

della biomassa

▷ Migliorano la fertilità

del suolo

▷ Diminuiscono gli apporti

di concimi, fitofarmaci,

ecc.

Funzioni Funzione protettiva:

▷ Proteggono il suolo

dall’inquinamento

▷ Proteggono le colture

agrari dal vento

(frangivento/

brise vent)

Funzioni Funzione protettiva:

▷ Proteggono il suolo dall’erosione

▷ Regolazione idraulica e ricarico

della falda

Funzioni Funzione biologico-naturalistica:

▷ Aumentano la biodiversità

direttamente e

indirettamente

Migliorano la qualità della vita:

▷ Miglioramento del paesaggio

▷ Regolazione climatica

▷ Aumentano il carbonio

stoccato nel sistema

Il pioppeto

Una risorsa inesorabile di legname

PH Marco Boscaro

Botanica ed ecologia Nella pioppicoltura Italiana sono attualmente usati in maniera

secondaria i seguenti 2 pioppi autoctoni:

Pioppo bianco (Populus alba)

▷ Foglia palmata, nella pagina inferiore ricoperta da una lanuggine bianca

▷ Sopporta bene la siccità ed e meno esigente di acqua

▷ Estremamente rustico

▷ Ha tendenzialmente delle cattive forme dei fusti

Pioppo nero (Populus nigra)

▷ Foglia a forma di picca, nella pagina superiore di un verde scuro lucido

▷ Abbastanza esigente in termini di acqua

▷ Meno rustico del P. bianco

▷ Ha forme migliori dei fusti del P. bianco

Botanica ed ecologia Nella pioppicoltura Italiana sono attualmente usati principalmente

i seguenti 2 pioppi alloctoni/ibridi:

Pioppo nero americano (Populus deltoides)

▷ Foglia molto grandi

▷ Originario dell'America del nord

▷ Sopporta bene la siccità ed e meno esigente di acqua

▷ Meno rustico del P. nero europeo

Pioppo ibrido canadese

(Populus x euroamericana)

▷ Ibrido ottenuto dall’incrocio

tra un pioppo nero europeo

e un pioppo nero americano

▷ Combina le caratteristiche

di rusticità ed esigenza di

acqua delle due specie

che le originano

Curiosità: il periodo migliore per distinguere un pioppo nero europeo

da uno americano o da un ibrido è la primavera perché il nero

europeo quando emette le foglie esse sono di un verde chiaro

mentre le foglie del deltoides e del x euroamericana sono foglie

rossastre e diventano verdi solo dopo 1-2 settimane

Storia e nascita dei cloni Pre 1935, ingenti importazione dall’estero di cellulosa per

la produzione della carta

Post 1935, embargo all’Italia a causa dell’invasione fascista

della Libia, Eritrea ed Etiopia

Necessità di incrementare la produzione interna di cellulosa

1938 nascita della pioppicoltura con la creazione

dell’Istituto Nazionale per la Pioppicoltura di Casale Monferrato (AL)

Numerose prove di ibridazione e creazione del i214

«E terra, e acqua, e vento

non c'era tempo per la paura,

nati sotto la stella,

quella più bella della pianura»

Modena City Ramlbers, Sette fratelli, 2005

Coltivazione Progettazione

▷ Analisi stazionale

▷ Scelta della specie

▷ Schema d’impianto

Realizzazione

▷ Preparazione del terreno

▷ Messa a dimora delle piante

Gestione (cure colturali)

▷ Risarcimenti

▷ Lotta vegetazione

▷ Irrigazioni

▷ potature

Utilizzazioni e vendita

Situazione in Veneto

Localizzazione in Polesine Principalmente i Comuni lungo l’asta del fiume Po:

Calto

Bergantino

Castelnovo Bariano

Salara

Ficarolo

Gaiba

Stienta

Occhiobello

Taglio di Po

Papozze

Guarda Veneta

Ariano nel Polesine

Utilizzi La destinazione di un pioppo di buona qualità può essere cosi suddivisa:

▷ Sfogliatura → multistrato, compensati, imballaggi ortofrutticoli

▷ Segagione → imballaggi industriali

▷ Triturazione → biomassa energetica, panelli di fibre e carta

Utilizzi Le fasi produttive di un multistrato

▷ Sfoglaitura

▷ Taglierinatura

▷ Essiccazione

▷ Classificazione

▷ Applicazione del adesivo

▷ Pressione a caldo

▷ Raffreddamento e stuccatura

▷ Squadratura e calibratura e

▷ Levigatura

https://www.youtube.co

m/watch?v=_Ni5qx_W-ok

Le Piantagioni 3P

La soluzione per una pianura più verde

«L' immensa pianura sembrava arrivare

fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare

e tutto d' intorno non c'era nessuno:

solo il tetro contorno di torri di fumo...

e in questa pianura, fin dove si perde,

crescevano gli alberi e tutto era verde,

cadeva la pioggia, segnavano i soli

il ritmo dell' uomo e delle stagioni...»

Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino, 1972

Definizione di Piantagione 3P Piantagioni Policicliche Potenzialmente Permanenti

▷ Piantagioni: impianto artificiale di alberi

(e/o arbusti) in un area non forestale

nell’ambito dell’arboricoltura da legno

(produzione di legno fuori foresta)

▷ Policicliche: impianti in cui sono presenti

contemporaneamente piante principali

con cicli produttivi di diversa lunghezza

▷ Potenzialmente Permanenti: sono costituite da

blocchi con piante principali che hanno cicli di

lunghezza diversa. Alla conclusione di ogni ciclo

è potenzialmente possibile introdurre un nuovo

ciclo produttivo, uguale o diverso dal

precedente, mentre le piante principali

degli altri cicli continuano a svilupparsi

https://www.youtube.com/watch?v=ZSAvWjDSCVA

Obbiettivi del progetto Ambiente

▷ Nelle piantagioni 3P, dopo l’utilizzazione delle piante

di un ciclo, lo spazio liberato può essere nuovamente

occupato da nuovi alberi e arbusti; la permanenza

dell’impianto può essere indefinita e avvicinarsi di

fatto ai medesimi effetti ambientali di un bosco

▷ Riduzione di inquinanti nei corsi d’acqua e

maggiore fissazione di CO2 atmosferica

Reddito

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=Q67TRU9t94Q

Struttura delle Piantagioni 3P Il concetto di «blocco»

Struttura delle Piantagioni 3P Pianta principale: quando da essa è possibile ottenere almeno

uno dei prodotti per cui è stata progettata la piantagione

Pianta accessoria: quando questa viene inserita in una

piantagione per agevolare la conduzione dell’impianto

Pianta “con Doppio

Ruolo”: oltre ad

influenzare la

struttura

architettonica delle

Piante Principali e a

fornire i servizi tipici

delle Piante

Accessorie, sono

anche in grado di

produrre assortimenti

di pregio e/o

biomassa legnosa

richiesta dal mercato

Replicabilità delle Piantagioni 3P Far conoscere le Piantagioni 3P e sensibilizzare i portatori

d’interesse sulle loro potenzialità

Fornire strumenti per la formazione di tecnici ed operatori

e permettere la replicabilità dell’esperienza progettuale

https://www.youtube.com/watch?v=MZvYyV6RhQc

Bibliografia e sitografia

Fonti usate per la presentazione

«Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare»

anche se…

«Chi molto legge prima di comporre, ruba senza avvedersene e perde

originalità, se ne avea»

infatti,

«Io sempre ho preferito originale anche tristo ad ottima copia»

Vittorio Alfieri, Vita scritta da esso, 1806

Bibliografia – libri e pubblicazioni Associazione Amici del Museo di San Vito di Leguzzano. 2011. Legni

dell’Alto Vicentino – Guida al loro utilizzo. Schio: Grafiche Marcolin.

Bernetti G., Del Favero R., Pividori M. 2012. Selvicoltura produttiva –Manuale pratico. Bologna: Edagricole.

Bonomi S., Accordi S. M., Rosestolato N., Tonello D. 2011. La quercia di San Basilio – Antiche tracce lungo l’isola d’Ariano. Ente Parco Regionale del Delta del Po Veneto. Rovigo: Alberto Brigo Editore.

Buresti L. E., Mori P. 2016. Progettazione, realizzazione e gestione delle Piantagioni da legno Policicliche di tipo Naturalistico (PPN). Progetto Life+ InBioWood (LIFE12 ENV/IT/000153), Arezzo: Compagnia delle Foreste.

Buresti L. E., Mori P. 2009. Pianificazione e arboricoltura da legno. Sherwood n°154, p. 31-37.

Buresti L. E., Mori P., Pelleri F. 2017. Cenni di progettazione e linee guida per il collaudo delle piantagioni policicliche. Rete Rurale Naturale. Arezzo: 3emmegrafica S.n.c. di Manetti S. e C.

Camerano P., Grieco C., Terzuolo P. 2010. I boschi planiziali –Conoscenza, conservazione e valorizzazione. Regione Piemonte, IPLA. Assessorato agricoltura, tutela della fauna e della flora, foreste. Torino: Vincenzo Bona S.p.a.

Dalla Valle C. 2011. Agroforestazione – Produrre con gli alberi per un’agricoltura differente. Veneto Agricoltura. S. Giovannni Lupatoto: Mediaprint S.r.l.

Bibliografia – libri e pubblicazioni Del Favero R. 2004. I boschi delle regioni alpine italiane. Padova: CLEUP.

Fiorentin R., Dalla Valle C. 2010. Arbusti di pianura. Veneto Agricoltura. Rubano: Chinchio Industria Grafiche S.p.A.

Goldstein M., Simonetti G.,Watschinger M. 2003. Alberi d’Europa. Toledo: Artes Graficas.

Mercurio R., Minotta G. 2000. Arboricoltura da legno. Bologna: CUEB.

Olivotto G. 2016. Studio sullo sviluppo della chioma di cloni di pioppo i214 inseriti in impianti policiclici. Relatore Pividori M., Correlatore Mori P. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

San-Miguel-Ayanz, J., de Rigo D., Caudullo G., Houston Durrant T., Mauri, A. (Eds.). 2016. European Atlas of Forest Tree Species. Publication Office of the European Union, Luxembourg.

Soltner D. 1998. L’arbre et la haie - Pour la production agricole, pour l'équilibre écologique et le cadre de vie rurale. France: Sciences Techniques Agricoles

Verza E. 2008. Quaderno faunistico della Provincia di Rovigo – Guida agli ambienti e alla fauna del Polesine. Provincia di Rovigo, Assessorato alle risorse faunistiche e Assessorato al turismo. Rovigo: Europrint S.r.l.

Zanon L. 2006. L’arte di far gondole. Venezia: Editoria Universitaria Venezia.

Bibliografia – slide UNIPD Appunti di lezione e slide Prof. Colpi C. A.A. 2015-2016. Selvicoltura

generale. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Appunti di lezione e slide Prof. Crivellaro A. A.A. 2017-2018. Tecnologia dei prodotti legnosi. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Appunti di lezione e slide Prof. De Mas G. A.A. 2017-2018. Produzione di biomasse legnose ad uso energetico. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Appunti di lezione e slide Prof. Linaldeddu B.T. A.A. 2016-2017. Epidemie endemie e monitoraggio fitosanitario. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Appunti di lezione e slide Prof. Pividori M. A.A. 2016-2017. Selvicoltura speciale. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Appunti di lezione e slide Prof. Urso T. A.A. 2016-2017. Xilologia e tecnologia del legno. Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.

Bibliografia - presentazioni Presentazione Berti S. 2018. IV Congresso Nazionale di Selvicoltura.

Accademia Italiana di Scienze Forestali. Torino.

Presentazione Pippa G. L. 2017. Convegno Nazionale Pioppicoltura in

Italia: prospettive future. Confagricoltura Veneto. Rovigo.

Sitografia idt.regione.veneto.it/

www.afvo.it/

www.agroforestry.it/

www.agforward.eu/

www.aziendacasaria.it/

www.inbiowood.eu/

www.efi.int/knowledge/maps/forest

www.eurafagroforestry.eu/afinet

www.sagittariarovigo.org/

www.venetoagricoltura.org/

«Professo con tutto ciò un grand’obbligo

a quelle prime lodi non vere,

e a chi cortesemente le mi donò,

poiché molto mi incoraggiarono

a cercarne di meritarne delle vere»

Vittorio Alfieri, Vita scritta da esso, 1806

Grazie per l’attenzione

Shomér ma mi-llailah?!(Reinterpretazione di Francesco

Guccini Isaia 21, 11-12)