uno sguardo sul mediterraneo

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Uno sguardo sul Mediterraneo... Rivoluzioni rubate, Diritti confliggenti e la Sindrome della rana bollita Summer school “Migranti, Diritti Umani e Democrazia” Favignana (TP) settembre 2013 Natale Giordano [email protected] Floriana Coppoletta [email protected] , [email protected] venerdì 13 settembre 2013

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Intervento di Natale GIordano e Floriana Coppoletta. VII edizione Summer School Migrants, Human Right and Demo-cracy.

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Page 1: Uno sguardo sul mediterraneo

Uno sguardo sul Mediterraneo...Rivoluzioni rubate, Diritti confliggenti e la Sindrome della rana bollita

Summer school “Migranti, Diritti Umani e Democrazia” Favignana (TP) settembre 2013

Natale Giordano [email protected] Floriana Coppoletta [email protected],[email protected]

venerdì 13 settembre 2013

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Nel corso del 2013 alcuni fatti, anche all'apparenza irrilevanti, hanno inciso in questa istantanea scattata sul Mediterraneo nel 2013

28 maggio JP Morgan pubblica un rapporto sulla crisi dell'euro

Nel mese di giugno scoppia il DatagateNegli stessi giorni scoppia la protesta di

Gezi Park ad Istanbul e migliaia di Turchi occupano Piazza Taksim

A fine di luglio I militari fanno il colpo di Stato in Egitto e imprigionano il premier Morsi mentre a settembre la Fratellanza è messa fuori legge dal nuovo Governo Egiziano guidato dai militari

Sempre a luglio viene arrestata a Roma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov e la sua figlioletta di pochi anni e deportata in Kazakistan

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l tempo storico ha degli scatti, e ogni tanto gli scenari mutano improvvisamente: un tabù civilizzatore cade; avanza un n u o v o c h e s c a r d i n a l a convivenza cittadina regolata. Gli Stati di diritto d'un colpo son traversati da crepe, come il Titanic quando urtò l'iceberg e in principio parve un nonnulla.

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Oggi, è "l'idea d'uno Stato dove i poteri legislativo, esecut ivo, g iud iz ia r io appartengano a organi diversi e siamo tutti eguali davanti alla legge" a esser ma l v i s t a d a l l a p a r t e dominante nel XXI secolo. Soprattutto, sono malviste le Costituzioni nate dalla Resistenza. Specie quelle del Sud Europa: in Italia, Grecia, Spagna, Portogallo.

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Nessuno Stato lo proclamerebbe a voce alta. Ma lo dice con grande sicurezza, perché fiuta larghi consensi, una delle più potenti banche d ' a f fa r i de l mondo , JPMorgan, in un rapporto sulla crisi dell'euro pubblicato il 28 maggio. È un testo da leggere, perché in quelle righe soffia lo Spirito del Tempo. Il proposito di chi l'ha redatto è narrare la crisi (narrazione è termine ricorrente) e la morale è chiara: se l'Europa patisce recessioni senza tregua, significa che le sue radici sono marce, e vanno divelte.

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La radice europea è il delicato equilibrio tra poteri fissato nelle Carte postbelliche. È il bene pubblico e l'uguaglianza. C'è un problema di retaggio, pontif ica i l rapporto: un'eredità di cui urge sbarazzarsi, in un'Unione dei rischi condivisi. Troppi diritti, troppe proteste. Troppe elezioni, foriere di populismi (è il nome dato alle proteste). All'inizio si pensò che il male fosse economico. Era politico invece: altro che colpa dei mercati. Unico grande colpevole: "Il sistema politico nelle periferie Sud, definito dalle esperienze dittatoriali" e da Costituzioni colme di diritti fabbricate da forze socialiste.

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Le patologie europee sono così elencate: "Esecutivi deboli; Stati centrali deboli verso le regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione d e l c o n s e n s o s f o c i a n t i i n clientelismo; diritto di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo". Di qui i successi solo parziali, in Sud Europa, nell'attuare l'austerità: "Abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle Costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)".

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Il neo-liberismo s'irrigidisce in credo, come intuì nel 1921 Walter Benjamin nel frammento Capitalismo come religione. Invece di una svolta, di un rinnovamento, abbiamo una sorta di anticipato Giudizio Universale al cui centro c'è il binomio punitivo colpa/debito. In tedesco Schuld significa le due cose ed è parola "diabolicamente ambigua", ricorda Benjamin. Non prefigura redenzioni, ma trasforma l'economia in divina legge di natura, e v o l u t a m e n t e p e r p e t u a "un'inquietudine senza via d'uscita". Siamo prede del Destino, fatto di sventura e colpa: "una malattia dello spirito propria del capitalismo".

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Chi la pensa così ha un credo, per di più autoassolutorio. La storia delle nazioni, quel che hanno costruito imparando dagli errori: non è che un incomodo, ribattezzato status quo. In un libro appena uscito, Roberta De Monticel l i par la di catarsi mancata dall'Italia, di una speranza "non aperta al vero se non ha memoria" (Sull'idea di r i n n o va m e n t o , R a f f a e l l o Cortina). Il rapporto di JPMorgan non ha contezza di tragedie e catarsi

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È vero, le Costituzioni sono la risposta data ai totalitarismi. I cittadini devono poter protestare, se dissentono dai governi. Quando l'articolo 1 della nostra Carta scrive che la Repubblica è fondata sul lavoro, afferma che economia e finanza vengono dopo, non prima della dignità della persona.

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La Resistenza ci ha affidato questo retaggio. Ha generato, contemporaneamente, sia l'unità europea, sia la lotta alla povertà e il Welfare. Sfrattare le Costituzioni vuol dire che l'Europa sarà autoritaria, e decerebrata perché senza memoria di sé. Per altro è nata, conclude De Monticell i: "Perché le leggi di natura scendessero giù, nel fondamento muto delle nostre vite, e in alto invece - al posto del cielo e delle stelle - fossero poste leggi fatte da noi, fatte per porre un limite a ciò che c'è in noi di violento e di rapace (...) Fatte soprattutto perché la giustizia cosmica non c'è, perché l'ordine del cosmo è per noi umani cosmica ingiustizia". Demolire le Costituzioni in nome della cosmica giustizia dei mercati: questo sì sarebbe colpa-debito, e inquietudine senza via d'uscita.

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Diritti e libertà versus sicurezza e prosperità economica

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D a t a g a t e : E r i c Snowden , t e cn i c o informatico del NSA, la N a t i o n a l S e c u r i t y Agency statunitense, rivela al Mondo che l’America spia tutte le f o r m e d i comunicazione.

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Ad Istanbul, il progetto di edificare un centro commerciale a Gezi Park, uno dei luoghi più amati e frequentati dagl i abi tant i del la capi ta le fa scoppiare la protesta turca. Sopratutto giovani e studenti si riversano per le strade mentre il governo reagisce con forza e p r e p o t e n z a s c h i e r a n d o l’esercito. Per giorni la Città del Bosforo viene paralizzata dagli scontri che provocano anche decine di morti e centinaia di feriti. venerdì 13 settembre 2013

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Dopo settimane di scontri il Governo non recede dalla sua decisione la tensione rimane alta e nei primi giorni di settembre riprendono gli scontri in tutto il Paese, e, oltre ad Istanbul la situazione prec ip i ta ad Anta lya, a Smirne, con l’uccisione di uno studente ad Ankara.

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A luglio il Cairo torna ad incendiarsi. Le proteste a Piazza Tahrir riprendono con le opposiz ioni che chiedono le d im i s s i on i de l p rem ie r Mo r s i , espressioni dei Fratelli Musulmani. Alcuni giorni dopo l’inizio delle proteste l’esercito egiziano arresta Morsi e instaura un governo retto dai militari. Ad agosto viene liberato l’ex premier Mubarak, che anche se malato, era stato arrestato dopo la Rivoluzione del 2011.

A settembre la Fratellanza viene u f f i c i a lmen t e s c i o l t a e t o r n a nell’illegalità, dove era stata confinata da Sadat negli anni ’70.

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A luglio viene arrestata a Roma, dalla Polizia italiana Irina Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov e la sua figlioletta di pochi anni e deportata in Kazakistan. La donna viene accusata di immigrazione clandestina ma in realtà è in possesso di ben due passaporti validi di cui uno come corpo diplomatico essendo console onorario della Costa d’Avorio. La reddiction viene praticata nottetempo e senza alcun rispetto dei diritti umani. Rimpatriata ad Astana adesso si trova in carcere per volontà della dittatura Kazaka.

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Questi fatti, alcuni di grande rilievo e a l t r i a p p a r e n t e m e n t e m e n o significativi suggeriscono alcuni spunti e riflessioni sul tema dei diritti, che, come nel caso del datagate - diritto alla privacy versus diritto alla sicurezza - confliggono tra di loro. Inoltre si arriva a chiedersi se il multiculturalismo generato dalla globalizzazione sia compatibile con la società dei diritti umani, che per taluni studiosi coincide con la società occidentale.

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L'insieme dei discorsi, degli argomenti, delle perorazioni in termini di diritti umani - la 'retorica' dei diritti umani - non è espressione di un'ideologia unitaria, tutta d'un pezzo. In essa, piuttosto, si intrecciano una pluralità di fili, espressione di valori, fini, ideali diversi. Questi valori, fini, ideali - e, dunque, i diversi fili di questo intreccio - sono (come rilevano Ignatieff e Zolo (1); e come rilevato, in precedenza, da N. Bobbio) in tensione, spesso in conflitto, fra loro, e spingono sovente verso conclusioni normative diverse e confliggenti (2). La retorica dei diritti umani è più un linguaggio, che l'espressione di una teoria: un modo di concettualizzare e formulare rivendicazioni, alternative e disaccordi, e di argomentare circa le diverse ipotesi di risoluzione (come rilevato, nuovamente, da Ignat ieff e dai suoi commentatori) (3).

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Da c iò segue che i l p rob lema de l la compatibilità o meno fra retorica dei diritti umani e culture non occidentali si configuri in modo diverso relativamente a ciascuna di queste diverse componenti. E che un problema analogo si ponga riguardo alla compatibilità o meno fra (componenti diverse della) retorica dei diritti e componenti diverse della cosiddetta 'cultura occidentale'. La 'cultura occidentale' non è un blocco unitario. Anch'essa è, al proprio interno, conflittuale. Ritenere che il problema capitale sia quello del rapporto, o della compatibilità, fra retorica dei diritti, espress ione di una presunta 'cu l tura occidentale' in sé unitaria, da un lato, e culture non occidentali, d'altro lato, tende a occultare, ingannevolmente, questo punto

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Occorre chiedersi se, in quale misura , so t to qua l i aspet t i , limitatamente a quali segmenti, e così via, una cultura dei diritti umani, nel le sue diverse (e confliggenti) componenti, sia o no compatibile con la (con componenti particolari della) cultura occidentale. L a r i s p o s t a n o n è s e m p r e affermativa. E' segno di miopia ritenere che esista una 'cultura occidentale' che, a differenza delle a l t re, sarebbe integralmente compatibile con i diritti umani.

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Interrogativ i apert i , come quel lo definitivo che ci porta a chiederci come la democrazia e i diritti possano salvarsi dall’attacco concentrico delle forze esogene che ne intendono modificare la portata e l’efficacia e delle forze endogene come il proliferare delle Carte e dei diritti

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E’ dunque necessario ridurli - come sostiene Ignatieff - o impegnarsi nella via kantiana citata da Bobbio fiduciosi nella strada continua verso il progresso tesi al raggiungimento della “pace perpetua”?

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Spagna 2009 Indignados

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Spagna 2009 indignados

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Page 26: Uno sguardo sul mediterraneo

Atene Brucia 2011

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Page 27: Uno sguardo sul mediterraneo

Rivoluzione dei gelsomini 2010

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Page 28: Uno sguardo sul mediterraneo

Piazza Tahrir

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Page 29: Uno sguardo sul mediterraneo

Siria 2011

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Libia 2012

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E in italia?

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La sindrome della rana bollita

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La sindrome della rana bollita

Immaginate un pentolone pieno d'acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda. Un po' più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po', tuttavia non si spaventa. L'acqua adesso è davvero troppo calda.

La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce -semplicemente - morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

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La sindrome della rana bollita

Questa esperienza mostra che - quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta - sfugge alla coscienza e non suscita - per la maggior parte del tempo - nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.

Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo subiamo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e - oggi - ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone.

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