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provincia di cagliari assessorato programmazione e pianificazione territoriale piano urbanistico provinciale - territoriale di coordinamento variante in adeguamento al PPR - primo ambito omogeneo: fascia costiera graziano milia presidente franco marras assessore g. michele camoglio dirigente Relazione illustrativa numero codice scala data marzo 2010 fase elaborato da ufficio del piano percorso file aggiornamenti

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provincia di

cagliari assessorato programmazione e pianificazione territoriale

piano urbanistico provinciale - territoriale di coordinamento

variante in adeguamento al PPR - primo ambito omogeneo: fascia costiera

graziano milia presidente

franco marras assessore g. michele camoglio dirigente

Relazione illustrativa

numero

codice

scala

data marzo 2010

fase

elaborato da ufficio del piano

percorso file

aggiornamenti

Provincia di Cagliari

graziano milia presidente

Assessorato alla Programmazione e Pianificazione Territoriale

franco marras assessore

g. michele camoglio dirigente

giuseppina carta

emanuela murroni

Ufficio del Piano Urbanistico Provinciale

Fase di adozione

paolo bagliani

maurizio costa

paolo demuro

mauro erriu

paolo falqui

roberto ledda

fernando manca

margherita monni

guido sbandi

patrizia sechi

andrea soriga

ilene steingut

valentina vargiu

laura zanini

Fase di approvazione

massimo argiolas

simona argiolas

massimo carboni

criteria s.r.l.

roberto ledda

barbara mura

marcella sodde

andrea soriga

valentina vargiu

INDICE 1. Revisione e adeguamento del Piano Urbanistico Provi nciale ............................................. ....... 1 La strategia generale per la revisione e l’aggiornamento del PUP/PTC................................................. 2 2. Gli strumenti di pianificazione provinciale........ ............................................................................ 4 Il Piano Urbanistico Provinciale................... ........................................................................................ 4 Iter organizzativo e amministrativo.......................................................................................................... 4 Struttura e contenuti del piano ................................................................................................................ 5 Il modello di cooperazione per lo sviluppo del piano............................................................................... 8 Obiettivi e direttrici di politica territoriale del PUP/PTC ........................................................................... 9 Ruolo del piano...................................................................................................................................... 10 Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali - PA OL ...................................................................... 11 Iter di elaborazione e approvazione ...................................................................................................... 11 Contenuti, obiettivi e strategie del PAOL............................................................................................... 11 Articolazione e struttura del piano ......................................................................................................... 14 Strumenti di pianificazione di settore ............. .................................................................................. 17 Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti ...................................................................................................... 17 Il Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale................................................................................... 19 3. Il quadro di riferimento della proposta di variante ..................................................................... 22 Il Piano Paesaggistico Regionale ................... ................................................................................... 22 Finalità e principi del PPR ..................................................................................................................... 22 Efficacia e ambito di applicazione ......................................................................................................... 23 Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale..................................................................................... 24 Adeguamento della disciplina urbanistica provinciale (art. 106, NTA del PPR).................................... 25 La nuova provincia di Cagliari ..................... ...................................................................................... 26 I nuovi territori: Sarcidano - Barbagia di Seulo...................................................................................... 27 La Legge Regionale 9/2006.......................... ....................................................................................... 28 Principi per il conferimento .................................................................................................................... 28 Funzioni delle Province ......................................................................................................................... 28 Interpretazioni e considerazioni sulle competenze ............................................................................... 30 4. La proposta di variante al PUP/PTC................. ............................................................................ 34 I contenuti paesaggistici del PUP/PTC: l’art. 106 d ella normativa paesaggistica ....................... . 34 L’Intesa istituzionale e il procedimento di campo .. ......................................................................... 40 La procedura di intesa ........................................................................................................................... 40 Il ruolo della provincia nella procedura di Intesa ................................................................................... 40 Lo sviluppo del PUP/PTC nei nuovi territori della P rovincia di Cagliari............................... ......... 42 Coerenze e criticità tra PUP/PTC di Cagliari e PUP/PTC di Nuoro ...................................................... 42 I nuovi dispositivi del Piano (le nuove ecologie, i sistemi, i campi) ....................................................... 42 Il confronto con i nuovi territori .............................................................................................................. 42 Le attività già avviate ............................................................................................................................. 43 L’adeguamento del PUP/PTC alle nuove competenze del la LR 9/2006 ....................................... .. 44 5. Oggetto e contenuti della prima variante al PUP/PTC ............................................................... 45 Ambito territoriale della variante ................. ...................................................................................... 45 La proposta di variante al PUP/PTC: primo stralcio . ....................................................................... 47 La Conoscenza di sfondo...................................................................................................................... 47 La revisione della normativa di attuazione del Piano Urbanistico Provinciale ...................................... 47 Contenuti della variante in riferimento all’art. 106 della normativa paesaggistica ................................ 64 Struttura e contenuti della variante in adeguamento al PPR ................................................................ 70

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PROPOSTA DI VARIANTE IN ADEGUAMENTO AL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

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1. REVISIONE E ADEGUAMENTO DEL PIANO URBANISTICO PR OVINCIALE

Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento, redatto fra il 1999 e il 2002, ha avviato l’iter di approvazione con la delibera del Consiglio Provinciale n. 55 del 31 luglio 2002, “Adozione del Piano Urbanistico Provinciale”. Il piano è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Provinciale nel dicembre del 2002 ed è entrato in vigore con la pubblicazione nel BURAS, avvenuta il 19 febbraio 2004, a seguito della verifica di coerenza svolta dal Comitato Tecnico Regionale per l’Urbanistica.

Le ragioni che a pochi anni dall’approvazione definitiva del PUP/PTC richiamano oggi la necessità di un sua revisione e aggiornamento generale risiedono in tre principali questioni emerse negli ultimi anni.

L’approvazione da parte della Regione Sardegna del Piano Paesaggistico Regionale , redatto in riferimento alla nuova disciplina paesaggistica introdotta dal Codice Urbani (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e ss.mm.ii.), che avvia un complesso sistema di adeguamento degli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale.

La nuova configurazione dell’ambito amministrativo della provincia di Cagliari, così come ridefinito dalla Legge Regionale n. 9/2001 “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio-Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Temp io”, che ha significativamente mutato il disegno delle circoscrizioni provinciali del territorio regionale ed in particolare della Provincia di Cagliari.

Il conferimento di nuove funzioni e compiti amministrativi agli enti locali, avvenuto con l’approvazione della Legge Regionale 12 giugno 2006, n. 9 “Conferimento di funzioni e compiti agli Enti Locali ”, in attuazione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna, che ha precisato e ampliato la sfera di competenze ed il ruolo di coordinamento territoriale delle province.

L’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, avvenuta il 5 settembre 2006 con DGR n. 36/7, ha segnato l’avvio di un nuovo e lungo processo di pianificazione del territorio regionale che coinvolgerà una pluralità di attori e soggetti territoriali, in primis i comuni e le province. Il PPR è stato redatto e approvato dalla Regione Sardegna, in recepimento di quanto stabilito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 22 gennaio 2004 n°42 e ss.mm.ii.), che introduce il Piano Paesaggistico Regionale quale “principale strumento della pianificazione territoriale regionale“. La Legge Regionale n. 8, la cosiddetta “legge salvacoste”, ha stabilito la procedura di approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.

Le Linee Guida per la redazione del PPR, approvate nel febbraio del 2005, hanno assunto “…la centralità del paesaggio della Sardegna come ispiratrice del processo di governance del territorio regionale, provinciale e locale (…) di conseguenza, il paesaggio costituisce il principale riferimento strategico per definire gli obiettivi, i metodi e i contenuti non solo del PPR, ma anche degli strumenti generali della programmazione e della gestione del territorio regionale, indirizzati verso una politica di sviluppo sostenibile”.

L’obiettivo di tutela e valorizzazione del territorio è perseguibile soltanto come “risultato di un processo nel quale lo strumento della pianificazione paesaggistica e la responsabilità istituzionale della Regione costituiscono solo il momento iniziale. È necessario il lavoro concorde di una pluralità di soggetti istituzionali, i cui ruoli, competenze, responsabilità devono confluire in una serie di azioni protratte nel tempo”.

Il Piano Paesaggistico Regionale si propone quindi come “riferimento fondamentale di un nuovo modello di sviluppo della comunità della Sardegna, rilancia e potenzia un grande programma di riforma della pianificazione del quale sono destinati a diventare protagonisti proprio gli enti locali. Infatti, il PPR fornisce (…) la cornice delle regole generali, prende

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posizione netta sui valori fondamentali e definisce lo sfondo di conoscenza che consente di riconoscere i beni e le risorse del territorio e del paesaggio regionale”.

Il PPR deve “prolungare e aumentare la sua efficacia nella pianificazione provinciale e comunale, nella quale le scelte di livello regionale devono trovare la loro specificazione e verifica, quelle relative al paesaggio devono trovare la loro integrazione con quelle relative alle altre esigenze e agli altri settori. La responsabilità della Regione deve saldarsi con quelle della Provincia e del Comune, promuovendo un’azione coordinata di tutti i livelli di rappresentanza dei cittadini”.

Il PPR, assicurando la tutela e la valorizzazione del paesaggio del territorio regionale, si pone quindi come quadro di riferimento e di coordinamento degli atti di programmazione e pianificazione regionale, provinciale e locale, per lo sviluppo sostenibile del territorio, fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente, perseguibile mediante l’applicazione dei principi della sostenibilità.

Il PPR interessa l’intero territorio regionale e, mediante il suo contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo, persegue le seguenti finalità:

- preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;

- proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;

- assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità.

Le Norme di Attuazione del PPR ribadiscono la necessità per i Comuni e per le Province di adeguare i propri strumenti di pianificazione alla normativa paesaggistica introdotta dal PPR. In particolare l’art. 106 delle NTA stabilisce che “entro sei mesi dalla pubblicazione nel BURAS del PPR, le Province adeguano i propri piani urbanistici alle sue disposizioni, previsioni, e prescrizioni, al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale”. L’obbligo di adeguamento riguarda in questa fase unicamente il primo ambito omogeneo del PPR, l’area costiera.

L’art. 107 delle NTA dispone invece che “i Comuni il cui territorio ricade interamente negli ambiti di paesaggio costieri (…) adeguano i propri Piani urbanistici alle disposizioni del PPR, entro dodici mesi” dalla erogazione delle risorse finanziarie necessarie al sostegno del processo di pianificazione avviato con l’approvazione del PPR.

In sintesi entro il mese di marzo del 2007 le amministrazioni provinciali avrebbero dovuto adottare la variante di adeguamento dei piani provinciali alla nuova disciplina paesaggistica riguardante i territori compresi all’interno degli Ambiti di paesaggio costieri, mentre i comuni avrebbero dovuto adottare i nuovi PUC presumibilmente entro il primo semestre del 2008.

La strategia generale per la revisione e l’aggiorna mento del PUP/PTC

Il processo di pianificazione avviato con l’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, la scansione delle fasi di redazione del PPR per ambiti omogenei e di adeguamento dei piani comunali e provinciali, la precisazione di nuovi ambiti di competenza per la pianificazione provinciale introdotti dall’art. 106 delle NTA e dalla LR 9/2006, suggerisce la necessità di adottare una strategia di aggiornamento e revisione del PUP/PTC capace di:

− definire una scansione temporale coerente con il processo di revisione generale degli strumenti urbanistici comunali

− selezionare i campi di azione privilegiata per l’azione di pianificazione provinciale, secondo un ordine di priorità ed in riferimento alla capacità istituzionale;

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− rafforzare il ruolo di coordinamento territoriale e di valenza intercomunale della pianificazione provinciale;

− consolidare il ruolo del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento quale strumento di pianificazione a supporto, orientamento e di indirizzo per la redazione di piani di settore e quale cornice di coerenza generale.

La strategia proposta per la revisione e l’aggiornamento del Piano Urbanistico Provinciale prevede due distinte fasi temporali a cui corrispondono due distinte varianti al piano.

Una prima variante parziale, estesa unicamente al territorio costiero così come individuato dal primo ambito omogeneo del PPR, ha il compito di selezionare gli aspetti tematici e i contenuti della variante in riferimento alla priorità che questi assumono rispetto al processo di pianificazione urbanistica comunale avviato dai comuni costieri a seguito della approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.

I contenuti della variante saranno orientati principalmente a introdurre quegli elementi utili a rafforzare il ruolo di coordinamento territoriale e intercomunale del PUP/PTC proprio nel momento di revisione generale degli strumenti urbanistici dei comuni costieri. Questo primo passaggio sarà inoltre l’occasione per abrogare quei dispositivi di piano, ecologie o campi del progetto ambientale, resi obsoleti per la modifica dell’ambito amministrato dalla nuova Provincia di Cagliari nonché introdurre elementi più generali di aggiornamento del piano.

La seconda variante , estesa all’intero territorio della provincia e da realizzarsi a seguito dell’approvazione del PPR anche per il settore interno del territorio regionale, ha il compito di introdurre una revisione generale e un aggiornamento complessivo dei dispositivi conoscitivi, normativi e procedurali del Piano Urbanistico Provinciale, anche in riferimento ad una maggiore consapevolezza maturata in ordine al ruolo strategico che può assumere il piano nei processi di pianificazione territoriale e d’area vasta.

La seconda variante integra la conoscenza di sfondo ed i dispositivi di piano per i nuovi territori del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, introduce nuovi contenuti paesaggistici anche per i settori interni della provincia e rappresenta inoltre l’occasione per un aggiornamento generale negli strumenti procedurali e normativi del piano anche al fine di rafforzarne la sua efficacia.

L’acquisizione in capo alle province di nuove competenze previste dalla LR 9/2006 e dall’art. 106 della normativa del PPR, rappresenta una opportunità per definire una strategia strutturata di coordinamento interassessoriale e per rafforzare i contenuti del PUP/PTC, quale strumento di coordinamento territoriale e di riferimento per l’elaborazione dei piani di settore di competenza provinciale.

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2. GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE PROVINCIALE

IL PIANO URBANISTICO PROVINCIALE

Iter organizzativo e amministrativo

Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento, definito dall’art. 15 della L.142/90 (e successivi aggiornamenti) e dall’art. 16 della L.R. 45/89 “Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale”, ha iniziato il suo iter con la stipula del Protocollo d’Intesa (6 novembre 1996) tra R.A.S e Province che stabiliva contenuti, obiettivi e fasi (cinque) in cui doveva articolarsi l’attività di predisposizione del PUP/PTC, e la ripartizione delle risorse previste dall’art. 72 della L.R. 9/96, che per la Provincia di Cagliari ammontavano a L. 3.920.000.000, suddivise in tre anni.

Come indicato nel Protocollo d’intesa (Fase 1) la Provincia di Cagliari, dopo aver affidato il coordinamento scientifico al prof. Giovanni Maciocco e il coordinamento tecnico-amministrativo al Dirigente del Settore Pianificazione Territoriale, pubblicò un Bando di selezione per titoli e colloquio per le figure professionali da inserire nella struttura multidisciplinare, denominata Ufficio del Piano, materialmente preposta alla predisposizione del Piano stesso, secondo l’articolazione prevista nel Piano Metodologico-operativo curato dal prof. Maciocco.

Vennero esaminate 816 richieste di partecipazione suddivise nelle varie aree disciplinari (ambientale, insediativa, storica, demografica, economica, giuridica, cartografica, del sistema informativo e informatica) con diverse figure professionali; vennero ammessi al colloquio 120 partecipanti per 20 posti. Gli incarichi vennero affidati con Deliberazione G.P. n. 32 del 19.02.99.

L’Ufficio del Piano, affiancato dal Comitato Scientifico, divenne operativo a partire dal febbraio ’99, e, durante i primi due anni di attività, fu integrato da numerosi contratti di “service” che, di fatto, portarono il numero di componenti a circa 30 persone.

L’attività dell’Ufficio del Piano è proseguita in maniera continuativa, per quanto con un organico ridotto, ed ha concluso le proprie attività nel mese di marzo del 2007 in attesa di una sua riorganizzazione.

L’approvazione del piano

Il Consiglio Provinciale è stato chiamato a discutere ed approvare le varie fasi del percorso di elaborazione del piano individuate nel protocollo stipulato fra la Regione Sardegna e le Province:

− deliberazione C. P. n. 12 del 03.02.2000 - “Approvazione analisi del territorio e linee guida del procedimento di formazione, approvazione e attuazione del piano” - relativa alla seconda e terza fase del Protocollo;

− deliberazione C. P. n. 10 del 13.02.2001 - “Approvazione Bozza di Piano” - relativa alla quarta e quinta fase del Protocollo, con la quale, in particolare, veniva approvata la Normativa del Piano;

− deliberazione C.P. n. 55 del 31.07.2002 - “Adozione del Piano Urbanistico Provinciale”;

− deliberazione C.P. n. 133 del 19.12.2002 - “Approvazione del Piano Urbanistico Provinciale”.

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Le ultime due deliberazioni sono relative alle procedure, ai sensi dell’art. 17 della L.R. 45/89, di adozione e, successivamente alla pubblicazione e alla raccolta delle osservazioni, di approvazione del Piano Urbanistico Provinciale.

L’entrata in vigore definitiva del Piano si è avuta con la sua pubblicazione sul BURAS, avvenuta il 19 febbraio 2004.

Parallelamente alla discussione in Consiglio delle varie fasi del Piano, la Provincia ha promosso degli incontri sul territorio con gli Amministratori dei quattro sub-ambiti provinciali individuati (Medio Campidano, Sarrabus-Gerrei, Sulcis-Iglesiente e Area di Cagliari), durante i quali contenuti e metodi del lavoro sono stati progressivamente oggetto di confronto e discussione pubblica per coinvolgere in senso cooperativo i diversi attori, in primis i Comuni della provincia.

Sullo sfondo dell’attività di pianificazione vi era la prospettiva dell’articolazione istituzionale del territorio in tre ambiti, cosa che, con l’istituzione delle nuove province del Sulcis e del Medio Campidano, è effettivamente avvenuta.

Struttura e contenuti del piano

Il principale riferimento normativo del Piano Urbanistico Provinciale è stata la Legge Regionale 22 dicembre 1989, n. 45 “Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale” e ss. mm. e ii., che all’art.16 prevede che la Provincia, con “il Piano Urbanistico Provinciale, redatto anche per settori di intervento e nel rispetto della pianificazione regionale, individui specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei:

− per l’uso del territorio agricolo e costiero;

− per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali;

− per l’individuazione e la regolamentazione dell’uso delle zone destinate ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale;

− per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento sovracomunale;

− per la viabilità di interesse provinciale;

− per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio”.

Il ruolo e competenze del PUP/PTC, comprendono i diversi livelli di competenze, di adempimenti e di interessi a cui la Provincia può e deve assolvere in tema di pianificazione provinciale.

Se la L.R. 45/89 ha definito la sfera della competenza del Piano Urbanistico Provinciale, la sfera di interesse attiene i processi territoriali, individuati attraverso il processo di pianificazione, sui quali la Provincia non ha specifiche competenze, ma i cui riflessi interessano le attività di pianificazione e gestione.

Conoscenza di sfondo

Il riferimento conoscitivo del PUP/PTC è la conoscenza di sfondo, costituita dall’insieme dei dati conoscitivi relativi all’intero territorio provinciale. È articolata per geografie:

Geografia delle immagini spaziali delle società locali, che rappresenta le aspirazioni e la progettualità espressa dalle società locali;

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Geografia della popolazione e dell’economia delle attività, che riporta le dimensioni principali della popolazione e delle sue dinamiche e le dimensioni dell’economia delle attività con particolare attenzione ai modelli di diffusione spaziale e alle dimensioni locali dello sviluppo;

Geografia ambientale, che comprende il sistema di informazioni sulle risorse e i processi del geo-ambiente, del manto vegetale e sulla qualità delle risorse idriche;

Geografia storica, che definisce attraverso il suo sistema di informazioni i requisiti dei modelli interpretativi e gestionali del patrimonio culturale della Provincia;

Geografia dell’organizzazione dello spazio, che articola la conoscenza di sfondo dei processi di organizzazione dello spazio secondo un ordine di geografie componenti:

− la Geografia delle forme urbane

− la Geografia dei servizi sociali e superiori;

− la Geografia dei servizi di trasporto

− la Geografia dei servizi di energia

− la Geografia dei servizi idrici

− la Geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi

− la Geografia dei servizi di telecomunicazione

La conoscenza di sfondo serve come base per la costruzione degli strumenti e dispositivi del piano (normativi e spaziali): le ecologie, i sistemi di organizzazione dello spazio e i campi del progetto ambientale.

Le ecologie

L’ecologia è una porzione del territorio che individua un sistema complesso di relazioni tra processi ambientali, insediativi, agrario-forestali e del patrimonio culturale. I processi sono individuati nelle componenti elementari che costituiscono l’ecologia stessa. Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi progettuali sul territorio coerentemente con i processi ambientali ed insediativi in atto. Questo avviene attraverso una descrizione normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle azioni di trasformazione senza la prescrizione di usi consentiti o di destinazioni funzionali. Le ecologie, da un lato descrivono l’ambito territoriale e le sue relazioni più significative, dall’altro evidenziano le criticità che possono derivare dalla assenza di specifiche attenzioni ai processi (ambientali, insediativi, ecc.) su cui si regge il funzionamento di un dato ambito territoriale.

Le ecologie sono articolate in:

− Ecologie geo-ambientali

− Ecologie insediative

− Ecologie agrario-forestali

− Ecologie del patrimonio culturale.

Le ecologie e le componenti elementari fanno parte della Normativa di Coordinamento degli Usi.

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I sistemi dell’organizzazione dello spazio

I sistemi dell’organizzazione dello spazio descrivono le linee guida per la gestione dei servizi pubblici, coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC, e comprendono i sistemi dei servizi urbani ed i sistemi infrastrutturali. Rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio provinciale e servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali e sono così articolati:

− Sistema della metodologia e della comunicazione;

− Sistema dei servizi sociali;

− Sistema dei servizi superiori

− Sistema della mobilità e dei trasporti

− Sistema dei servizi di telecomunicazioni

− Sistema dei servizi energetici

− Sistema di gestione dei rifiuti

− Sistema delle grandi strutture di vendita

− Sistema delle risorse idriche: qualità e depurazione

− Sistema dell’approvvigionamento idrico

− Sistema dei beni e delle attività culturali

− Sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione

I sistemi dell’organizzazione dello spazio fanno parte della Normativa di Coordinamento degli Usi.

I campi del progetto ambientale

I campi del progetto ambientale indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. Essi sono individuati tramite una prima rappresentazione spaziale di problemi comuni. Il processo progettuale necessario per affrontarli è un orientato da una serie di linee guida che emergono dalle geografie, ma che devono essere approfonditi e precisati per i singoli campi. Hanno come finalità la conclusione di accordi di campo su specifici ambiti o campi problematici che coinvolgono i Comuni o altri Enti territoriali interessati.

Il piano ha individuato una prima famiglia di campi del progetto, che vengono qui di seguito elencati:

− Campi della mobilità e dei trasporti

− Campi delle risorse energetiche

− Campi delle telecomunicazioni

− Campi dell'approvvigionamento idrico

− Campi delle risorse idriche

− Campi dei servizi sociali

− Campi della agricoltura e della zootecnia

− Campi dell’economia

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− Campi dei beni culturali

− Campi del sistema di gestione dei rifiuti

I campi fanno parte della Normativa di Coordinamento delle Procedure.

La normativa del piano

La Normativa del Piano è articolata secondo la seguente struttura:

Titolo I - Finalità e natura del piano

Contiene le finalità e la natura del piano e le direttrici di politica territoriale e gli obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di programmazione, progettazione e pianificazione.

Titolo II - Normativa di coordinamento degli usi

Il Titolo secondo si suddivide in due Capi:

– Capo I - Ecologie;

– Capo II - Sistemi di organizzazione dello spazio;

Titolo III - Normativa di Coordinamento delle Procedure

Il titolo terzo si suddivide anch’essa in due Capi:

– Capo I - Campi del progetto ambientale;

– Capo II - Modelli procedimentali di cooperazione;

Comprende i manuali per l’utilizzo tecnico del piano, per esempio, le norme tecniche del Sistema Informativo, la descrizione del procedimento utilizzato per l’individuazione e la delimitazione delle ecologie, la descrizione di modelli statistici utilizzati per le previsioni della popolazione etc, nonché il Modello di cooperazione per lo sviluppo del piano che propone una ipotesi di procedura utile per affrontare, in modo cooperativo, la pianificazione, la programmazione e la progettazione territoriale.

Il modello di cooperazione per lo sviluppo del pian o

Il piano è stato concepito come un processo di servizio, il che comporta sia la costruzione di strumenti procedurali che permettano concretamente la condivisione e la concertazione delle scelte territoriali tra soggetti pubblici e privati diversi, che la definizione di linee di azione per affrontare in modo coerente e cooperativo, nel quadro provinciale, le tematiche di competenza.

Per avviare il dialogo e l’instaurazione di effettive forme di collaborazione fra le diverse autorità di governo del territorio, in primis i comuni, e i soggetti privati portatori di interessi diffusi (i cosiddetti stakeholders), è previsto il processo di campo - ossia il processo di pianificazione cooperativo per l’implementazione del piano – per garantire un’adeguata partecipazione insieme alla trasparenza del relativo procedimento.

Il processo di campo viene svolto secondo il modello di cooperazione per lo sviluppo del piano che individua una ipotesi di procedura utile per affrontare, in modo cooperativo, la pianificazione, la programmazione, e la progettazione territoriale al fine di consentire una coerenza di fondo con gli indirizzi e i requisiti definiti dal PUP/PTC, nonché con le sue basi conoscitive. Il modello suggerisce quindi i materiali da utilizzare e le procedure necessari per portare avanti un processo progettuale cooperativo finalizzato alla sottoscrizione di accordi di campo (accordi di programma), nei quali i differenti soggetti territoriali concordano le regole per la risoluzione di specifiche problematiche o per portare avanti specifici programmi, piani e progetti territoriali.

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Obiettivi e direttrici di politica territoriale del PUP/PTC

Il piano e propone alcune direttrici di politica territoriale, che investono in misura rilevante la dimensione etica e culturale della pianificazione, e obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di programmazione, progettazione e pianificazione.

Tali direttrici sono:

– la costruzione della “città provinciale”;

– la promozione di un’organizzazione “orizzontale” dei rapporti tra i centri urbani;

– la costruzione della forma della città territoriale come città di città, una “rete di opportunità urbane alternative o complementari”;

– la scoperta della città territoriale provinciale come luogo riconoscibile delle specificità ambientali legate alla natura e alla storia dell’uomo.

– l’orientamento dell’attività di pianificazione come “progetto ambientale” della città provinciale che assume l’ambiente - non solo come entità fisica, ma come unicum di natura e storia - come nucleo strategico per la costruzione di economie strettamente legate al territorio;

– l’individuazione dei requisiti di coerenza tra sistema paesaggistico-ambientale e organizzazione dello spazio urbano e territoriale;

– la costruzione di una “dimensione metropolitana” dell’organizzazione dello spazio fondata su condizioni insediative e infrastrutturali adeguate per promuovere e sostenere l’attitudine cooperativa dei centri dell’area vasta.

Gli obiettivi si identificano con alcuni requisiti alla base del progetto ambientale del Piano Urbanistico Provinciale, che si configurano sia come riferimenti per la progettazione che come criteri per la valutazione dei nuovi progetti che dovranno essere calibrati in relazione al progetto stesso e al contesto territoriale. Tali requisiti sono:

– Contestualizzazione. Si definisce come capacità del progetto di collocarsi in un contesto territoriale e di definirsi in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche della situazione ambientale, culturale, sociale ed economica locale.

– Cooperazione. Si definisce come capacità del progetto di introdurre ed attivare processi sociali di comunicazione e di interazione fra soggetti sociali ed economici per la soluzione di problemi comuni al fine del miglioramento delle condizioni locali, anche nell’ottica di un processo di “apprendimento e miglioramento collettivo continuo”.

– Equità Territoriale. Si definisce come la capacità del progetto di formulare azioni permeate di un’etica che mira ad un equo accesso alle risorse territoriali (fisiche, economiche, sociali) sia nel breve ma anche, e soprattutto, nel lungo periodo.

– Innovazione. Si definisce come capacità del progetto di introdurre elementi di cambiamento elaborando culture, saperi, forme, e risorse in modo inedito.

– Integrazione. Si definisce come la capacità del progetto di costruire relazioni fra soggetti, settori tematici, o ambiti territoriali in modo da garantire adeguata gestione delle risorse secondo condizioni di efficienza ed equità territoriale.

– Processualità. Si definisce come la capacità del progetto di porsi in modo dinamico, tale da attivare o favorire i processi e le potenzialità del territorio e non produrre sul territorio alterazioni non reversibili dei valori di lunga durata o come capacità di un sistema ambientale di ritornare in uno stato tale da aprire nuove possibilità rispetto a quelle che, praticate nel passato, hanno prodotto stasi territoriale o involuzione di processi ambientali significativi.

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– Realizzabilità. Si definisce come capacità del nuovo progetto - sia fisica che gestionale - di essere, oltrechè innovativo, coerente, equo ed ambientalmente compatibile, anche fattibile economicamente, tecnologicamente e sotto l’aspetto operativo-gestionale.

– Sostenibilità. Il concetto della sostenibilità come definito nei trattati europei ed internazionali (Rapporto Bruntland, UNCED, Dichiarazione di RIO etc) sottende principi generali che possono essere esplicitati attraverso i requisiti di: Contestualizzazione, Cooperazione, Equità Territoriale, Innovazione, Integrazione, Processualità, Realizzabilità.

Ruolo del piano

Il Piano Urbanistico Provinciale costituisce la cornice di riferimento per la Programmazione e Pianificazione Provinciale. Nel campo della Programmazione economica il PUP/PTC è stato utilizzato come strumento di verifica di attività di programmazione economica e di ottimizzazione delle risorse progettuali e finanziarie (QCS, Bandi PIT), nella elaborazione di documenti di indirizzo coerenti con i processi territoriali in atto e con il quadro delle aspettative locali (Bando PIT 2001), nella costruzione di quadri conoscitivi (Rapporto d’area Progettazione Integrata, PLUS)

Nel campo della Pianificazione Territoriale ha rappresentato lo sfondo conoscitivo, metodologico, concettuale e normativo di alcuni piani di settore provinciali:

− Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali ai sensi dell’art. 16 L.R. n° 45/89 e della L.R. n° 28/93, approvato con Deliberazione C.P. n. 38/2006;

− Piano Provinciale di gestione dei rifiuti - Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee e relative procedure per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti ai sensi dell’art. 20 D.Lgs. n° 22/97 (“Attuazione delle direttive CEE 91/56 sui rifiuti, 91/689 sui rifiuti pericolosi e 94/62 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”) e s.m.;

− Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale, in adempimento alla deliberazione G.R. 29 dicembre 2000, n. 55/108 in attuazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 ottobre 2000 (“Intervento sostitutivo nei confronti della Regione Sardegna, per il mancato esercizio delle funzioni amministrative conferite dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n°114, art. 3 1, comma 1”).

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IL PIANO DI ASSETTO ORGANIZZATIVO DEI LITORALI - PA OL

In base all'art.4 della L.R. n° 28/93 la Provincia è stata delegata ad espletare le funzioni di cui all'art. 16 della L.R. 22/12/89 n° 45 "in parti colare per la predisposizione di strumenti di coordinamento cui dovranno fare riferimento gli Enti locali nella Pianificazione dell'Assetto Organizzativo dei Litorali ai fini della più ampia e corretta fruibilità degli stessi".

Le relazioni tra Piano Urbanistico Provinciale ed il PAOL, quale piano di settore, possono essere ricondotte a due principali aspetti:

- l’approccio dato all’impostazione del PUP/PTC e la sua struttura organizzativa e metodologica sono orientati ad affrontare problemi di pianificazione complessi;

- la complessità dei processi in ambito costiero ha necessità di essere affrontata attraverso dispositivi che comprendono e rappresentano processi ambientali e socio-territoriali secondo prospettive non esclusivamente settoriali.

In questo senso il PAOL fa ricorso agli strumenti e alle procedure definite dal PUP/PTC, il quale, configurandosi come strumento di pianificazione di supporto e di indirizzo alla redazione di piani di settore, fornisce elementi procedurali e tecnico-informativi che, rielaborati e opportunamente integrati, costituiscono lo scenario di riferimento.

Le opzioni culturali del PUP/PTC costituiscono, inoltre, le scelte di fondo del PAOL e richiamano in maniera sostanziale i principi fondamentali espressi dalla Comunità Europea in merito alla Gestione Integrata delle Zone Costiere.

Iter di elaborazione e approvazione

Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali - PAOL ha preso l’avvio nel 1996 con l’incarico al Coordinatore Scientifico e con la selezione per il personale (due figure professionali) incaricate di predisporre il piano. Questo gruppo di lavoro, supportato da un comitato scientifico, produsse gli elaborati previsti nel piano metodologico per la prima fase di lavoro, ovvero una analisi del territorio provinciale in relazione all’ambito costiero.

In seguito, con Deliberazione G.P. n. 167 del 12.06.2003 si stabilì di portare a compimento il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali avvalendosi di metodologie, procedure, dati, sistema informativo, prodotti nell’ambito del Piano Urbanistico Provinciale. Il gruppo di lavoro, costituito da personale dipendente e dall’Ufficio del Piano, dopo aver prodotto un Piano Metodologico–operativo, predispose una prima Bozza di Piano che venne sottoposta all’esame della Commissione Consiliare competente e che divenne oggetto di una serie di incontri con i Comuni costieri al fine di avviare una procedura di partecipazione e condivisione delle scelte metodologiche e delle priorità del piano, già nella fase di costruzione ed elaborazione del piano.

Il PAOL è stato adottato con Deliberazione C.P. n.16 del 15.03.2005 e successivamente approvato, ai sensi del l’art. 17 della L.R. 45/89, con Deliberazione C.P. n. 38 del 26.06.2006. L’ambito di efficacia del Piano, adottato per il territorio costiero dell’ex Provincia, è stato limitato ai soli comuni costieri dell’attuale Provincia di Cagliari.

Contenuti, obiettivi e strategie del PAOL

L’obiettivo generale del PAOL consiste nella attivazione del processo di Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) nel rispetto degli indirizzi e dei principi contenuti nel Piano Urbanistico Provinciale e nella Raccomandazione del Parlamento Europeo in merito all’attuazione della GIZC/ICZM (n. 2002/413/CE del 30 maggio 2002). La Gestione Integrata del sistema costiero è inteso come un processo dinamico e continuo che unisce le istituzioni e le popolazione, la comunità scientifica e imprenditoriale, gli interessi pubblici e privati

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nell’organizzare e implementare un processo di integrazione equilibrato tra protezione e sviluppo del sistema costiero e delle sue risorse.

La Gestione Integrata riconosce, quindi, un approccio alla programmazione e alla pianificazione integrata delle risorse ambientali, socio-culturali e territoriali in genere, in rapporto ai loro differenti usi, in quanto il sistema costiero è considerato un ambito unitario in cui i processi di funzionamento e le tendenze evolutive delle singole risorse, i problemi, le potenzialità, gli usi e le attività della popolazione risultano interdipendenti. L’obiettivo sostanziale consiste, con termini abusati, nello sviluppo sostenibile del territorio costiero.

Le scelte di fondo del Piano Urbanistico Provinciale espresse attraverso le sue opzioni culturali, esprimono una sostanziale aderenza allo sfondo concettuale espresso dalla Comunità Europea nelle raccomandazioni sulla gestione integrata.

Le opzioni culturali del PUP/PTC investono in misura rilevante la dimensione etica della pianificazione (in ordine a problemi come l’equità territoriale, la sostenibilità ambientale, il ruolo delle aree marginali, la parità di accesso alle risorse, ecc.) e richiamano i requisiti del progetto ambientale che sta alla base del Piano Urbanistico Provinciale, tramite l’individuazione di obiettivi di indirizzo ed orientamento delle pratiche progettuali, dei processi di pianificazione e di gestione del territorio, delle attività di programmazione, progettazione e pianificazione.

Il ruolo rivestito dal PAOL è contemporaneamente di coordinamento orizzontale e sostegno delle scelte di pianificazione di competenza comunale e di strumento di connessione e coordinamento verticale, in relazione alle competenze dei diversi livelli istituzionali. È da ricordare come, nell’ambito del settore costiero, esercitano la propria competenza numerosi soggetti istituzionali: Stato, Regione con diversi Assessorati, Province, Comuni.

Il processo di gestione integrata adottato dal PAOL si basa su tre differenti approcci strettamente interconnessi tra loro:

– approccio strategico: finalizzato ad interpretare le tendenze dei processi territoriali, costruire visioni strategiche condivise circa l’evoluzione del territorio, coordinare le azioni sulla base di obiettivi specifici condivisi, utilizzare metodi orientati a migliorare l’efficacia delle azioni;

– approccio cooperativo: finalizzato alla definizione di obiettivi e azioni di progetto tramite forme di coinvolgimento e confronto tra gli attori locali;

– approccio integrato: integrazione tra ambiti territoriali, tra politiche, tra ambiti giuridici e decisionali, tra ambiti disciplinari, tra attori e reti decisionali.

Percorso di elaborazione del piano

Per l’attivazione concreta di un metodo di lavoro impostato secondo un approccio cooperativo, ma coerente con i principi generali della Gestione Integrata delle Zone Costiere, si è adottata una procedura operativa che progressivamente costruisse quadri di coerenza generale a partire dalle indicazioni provenienti dai contesti territoriali locali.

A tale scopo sono state convocate una prima serie di riunioni sul territorio (una per ogni ambito costiero individuato dal PAOL), tenutesi fra il mese di luglio ed il mese di settembre 2004, finalizzate a:

- riconoscimento della visione strategica proposta dalla Provincia per ogni ambito individuato (Sarrabus, Golfo degli Angeli, Costa sud, Sulcis, Arburese);

- prima individuazione di obiettivi e azioni di progetto aderenti alle esigenze locali.

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Il quadro delle esigenze emerse durante le riunioni sul territorio e lo schema metodologico assunto dal piano ha definito alcune linee operative e degli obiettivi strategici specifici, sui quali impostare le azioni, per rendere efficace il processo della gestione integrata scandito nel breve, medio e lungo termine.

Le azioni individuate possono essere articolate secondo due categorie:

– azioni relative ai tematismi di carattere generale che riguardano la gestione integrata del territorio costiero, specialmente in relazione alla necessità di individuare e progettare strumenti di cooperazione e di coordinamento fra soggetti quali:

- costruzione di accordi interistituzionali per la redazione dei Piani di Utilizzazione dei Litorali (PUL)

- costruzione di elementi di raccordo tra PUC e Piani sovralocali in ambito costiero (PUL, PAOL)

- coordinamento dei progetti a livello comunale e sovracomunale con la progettualità in atto e con le azioni del Sistema Turistico Locale

– azioni relative ai tematismi di natura specifica emergenti come problemi prioritari, considerati propedeutici alle azioni di pianificazione del litorale, quali:

- gestione dei servizi (rifiuti urbani, “salvamento a mare”, ciclo integrato dell’acqua, approvvigionamento idrico);

- accessibilità e mobilità (collegamenti fra gli ambiti di spiaggia, adeguamento della viabilità e della mobilità interne all’ambito, in particolare nei periodi di massima pressione turistica, accessibilità all’ambito territoriale dal resto del territorio provinciale);

- turismo e risorse territoriali (integrazione del sistema dei beni culturali, realizzazione di una cartellonistica di informazione turistica, valorizzazione delle risorse in grado di legare il patrimonio costiero con quello delle aree interne, messa in rete dei servizi informativi turistici);

- monitoraggio ambientale (rischio ambientale per il transito delle petroliere e navi merci pericolose, inquinamento marino-costiero, incendi etc)

Inoltre, la Provincia ha inteso promuovere:

- iniziative volte a sensibilizzare i diversi attori e soggetti territoriali competenti in materia di gestione integrata;

- il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati al processo di gestione;

- attività di ricerca e sperimentazione di forme innovative di gestione e pianificazione.

In relazione al quadro delle azioni sopra indicate, sono state attivate le seguenti due iniziative:

- nell’ambito delle azioni di sensibilizzazione e di formazione sulla GIZC, ha avuto luogo un percorso formativo, organizzato in collaborazione con il Formez, costituito da:

a) una giornata informativa sulla GIZC destinata a Comuni (Amministratori, Dirigenti, Tecnici), Consorzi, Associazioni ambientali, Enti parco, Operatori turistici, Gruppi, Enti o Associazioni che gestiscono corsi di educazione ambientale, in cui sono stati illustrati i principi e metodi della Gestione Integrata delle Zone Costiere, la necessità di una visione e un linguaggio condiviso e, nell’ambito dell’innovazione all’interno

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della Pubblica Amministrazione, le possibili ricadute economiche della gestione integrata;

b) un percorso, articolato in 5 moduli seminariali, rivolto a Dirigenti e tecnici delle amministrazioni comunali, Associazioni e imprese con interesse nella gestione delle zone costiere, finalizzato allo sviluppo delle competenze necessarie per attuare iniziative di gestione integrata e all’individuazione di temi significativi a livello provinciale. L’attività ha coinvolto 43 partecipanti ed è stata condotta in stretta collaborazione con i tecnici consulenti ed i funzionari dell’Ufficio del Piano della Provincia, avvalendosi del supporto specialistico (fornito dal Formez) di alcuni esperti esterni operanti in ambito nazionale e internazionale. Per svolgere le diverse giornate formative sono state utilizzate varie strategie didattiche, fondate su metodologie di comunicazione frontale e sul metodo dell’Action Learning, integrate con un project work realizzato con la tecnica dell’Open Space Technology (OST).

- Progetto di segnaletica turistica di supporto alla realizzazione di reti integrate fra risorse ambientali, paesaggistiche e culturali degli ambiti territoriali costieri e interni: si sono svolti, preceduti da una serie di incontri preparatori, cinque laboratori di progettazione partecipata. I workshop hanno utilizzato la metodologia EASW e sono stati condotti dai tecnici dell’Ufficio del Piano e dell’Assessorato, opportunamente formati, con il supporto di due National Monitor, (autorizzati dalla Comunità Europea). I laboratori, uno per ogni ambito, hanno visto la partecipazione di circa 30 persone per laboratorio, suddivise, secondo il metodo EASW, in quattro categorie: amministratori, tecnici, imprenditori (o comunque operatori del settore turistico/culturale) e cittadini (attraverso le associazioni, ambientaliste, di volontariato etc.). I workshop hanno permesso di definire i requisiti per il bando di progettazione.

Articolazione e struttura del piano

Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali della Provincia di Cagliari comprende al suo interno dispositivi strumentali, i Dossier d’Ambito, utili nelle attività di gestione dei processi territoriali, sia alla scala locale che sovralocale, rilevanti per il sistema costiero provinciale, e procedurali, la Procedura di cooperazione, che definisce un percorso per l’attivazione di processi cooperativi per la definizione e attuazione degli obiettivi generali e specifici del Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali.

I dossier d’ambito rappresentano uno strumento interpretativo del territorio in esame che contiene una preliminare individuazione degli orientamenti progettuali e degli obiettivi socioeconomici e territoriali attesi, in relazione alla prefigurazione di scenari e degli effetti territoriali che tali scenari possono produrre.

I dossier contengono inoltre gli orientamenti ed indirizzi progettuali funzionali al perseguimento degli scenari di progetto individuati per singolo ambito territoriale, da sottoporre, mediante la procedura di cooperazione tra tutti i soggetti territoriali coinvolti, ad un processo di valutazione, verifica e condivisione.

Il dossier d’ambito si articola al suo interno nelle seguenti sezioni:

– Sintesi descrittiva contenente elaborazioni e rappresentazioni analitico-descrittive e cartografiche relative ai principali processi territoriali che interessano la dimensione territoriale dell’ambito in esame, attraverso le seguenti sezioni:

- Demografia;

- Economia delle attività;

- Quadro ambientale;

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- Dimensione insediativa.

– Analisi SWOT: consiste in una sintetica descrizione e diagnosi delle principali problematiche del territorio, strutturata in modo tale da mettere in evidenza i punti

– Scenari di progetto: lo scenario intende prefigurare una ipotesi di sviluppo economico e territoriale che potrebbe realizzarsi in un determinato ambito territoriale in relazione alle scelte strategiche effettuate;

– Schede di Campo: consistono nell’analisi dei processi riguardanti alcune tematiche specifiche del territorio in relazione all’organizzazione e gestione dei servizi e delle attività;

Le Schede comunali costituiscono uno strumento di rappresentazione delle conoscenze alla scala comunale, potenzialmente utili nelle attività di gestione dei processi territoriali.

La Procedura di cooperazione è strutturata sulla base del modello di cooperazione proposto nell’ambito del dal PUP/PTC come strumento per l’attuazione di piani, programmi e progetti per la Provincia di Cagliari di rilevanza sovralocale.

La procedura di cooperazione trova applicazione in tutte le situazioni caratterizzate da presenza di conflitti e mancanza di consenso sugli obiettivi e sulle strategie proposte e dalla necessità di individuare procedure condivise per la gestione integrata dei processi territoriali.

La procedura si sviluppa in una serie di fasi ripercorribili durante l’intero processo decisionale, in cui il grado di partecipazione, inteso come capacità di influire attivamente nelle decisioni, si accresce, assumendo modalità di coinvolgimento differenti: dalla semplice informazione, componente fondamentale e basilare di qualsiasi approccio inclusivo, alla collaborazione e coinvolgimento attivo, attraverso il quale assumono un peso rilevante gli interessi di ciascun attore partecipante. In realtà più che gradi distinti nella progressione della partecipazione vanno intese come un continuum, dove mutano la modalità di interazione e l’equilibrio dei ruoli fra i diversi attori.

In prima ipotesi il modello è articolato in cinque fasi strettamente connesse. Ogni fase è sub-articolata in attività progettuali e attività di verifica e valutazione. Le fasi sono concepite in modo tale da consentire una loro costante riconsiderazione alla luce di nuove conoscenze, o di nuovi aspetti problematici, in un percorso di apprendimento generativo incrementale in cui i soggetti possano rivalutare e ripercorrere le decisioni prese in precedenza. La loro articolazione è la seguente:

1. Inquadramento del problema, in cui si ipotizza, come premessa di lavoro, una prima definizione del problema, una articolazione della strategia di lavoro, l’individuazione degli attori direttamente interessati, una prima ipotesi di altri soggetti da coinvolgere e una prima definizione dei requisiti da perseguire.

2. Costruzione del quadro territoriale delle conoscenze e degli obiettivi, in cui si definisce il fabbisogno informativo in relazione agli ambiti territoriali generali di progetto, si selezionano e strutturano i materiali (PUP/PTC e piani di settore), si definiscono e condividono le procedure di cooperazione. I materiali in questa fase fanno riferimento principalmente ai dispositivi spaziali del Piano, alle regole di settore sia tecniche che normative, agli indirizzi ed i principi della GIZC.

3. Definizione degli scenari alternativi di progetto e costruzione del quadro delle relazioni territoriali, in cui vengono individuati gli scenari progettuali (le alternative strategiche e progettuali) e le relazioni tra scenari di progetto e il contesto territoriale di riferimento nonché gli obiettivi specifici e le ipotesi di azioni e strategie da perseguire.

4. Valutazione degli scenari progettuali in cui si rappresentano gli scenari come supporto alla decisione per la definizione degli obiettivi.

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5. Elaborazione del programma degli interventi in cui si definiscono i contenuti specifici dell’accordo di campo / accordo di pianificazione, gli impegni reciproci assunti dai diversi attori coinvolti, gli obiettivi a breve, medio e lungo termine, le attività di monitoraggio, ecc..

Il PAOL contiene inoltre una Normativa di Piano, comprendente:

1) Finalità e obiettivi del Piano;

2) Gli ambiti territoriale costieri di riferimento;

3) I riferimenti alla Normativa di coordinamento degli usi e delle procedure del PUP/PTC;

4) I campi del progetto ambientale individuati dal PAOL;

5) I modelli procedimentali e i manuali tecnici e metodologici.

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STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DI SETTORE

La Provincia di Cagliari ha elaborato strumenti di pianificazione di settore, quali il Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee e relative procedure per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti e il Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale, redatti in riferimento ai dispositivi conoscitivi, spaziali e procedurali del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento, il quale si configura come strumento di pianificazione di supporto e di indirizzo alla redazione di piani di settore.

Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti

Iter di elaborazione e approvazione

All’interno della Provincia, la competenza in merito alla gestione rifiuti è assegnata all’Assessorato Tutela Ambiente e, più precisamente, al Settore Ecologia. Con Deliberazione G.P. 410/2000 si stabilì, considerate le attinenze con il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento, allora in corso di predisposizione, che dell’elaborazione del Piano venisse incaricato l’Ufficio del Piano, opportunamente integrato con alcune figure professionali (geomorfologo, ingegnere esperto in infrastrutture, etc.).

Il Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee e relative procedure per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti venne approvato con Deliberazione C.P. n. 50/2004.

Struttura del piano

Il Decreto Legislativo 22/97 (e s.m.i.) all’art. 20 definisce le competenze della Provincia in materia di gestione dei rifiuti sulla base di quanto indicato nella L. 142/90. In particolare nella lettera e) dello stesso articolo alla Provincia compete “l’individuazione, sulla base delle previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento ove già adottato e delle previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, sentiti i comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti”.

Il tema della localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti viene affrontato quindi attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, il quale, configurandosi come strumento di pianificazione di supporto e di indirizzo alla redazione di piani di settore, fornisce elementi procedurali e tecnico-informativi che, rielaborati e opportunamente interpretati, costituiscono lo scenario di riferimento per il progetto cooperativo.

In particolare le possibili relazioni tra Piano Territoriale di Coordinamento e Piano di Settore possono essere ricondotte a due aspetti:

- da una parte, sebbene il decreto Ronchi richiami la gerarchia, non sempre scontata, degli strumenti di pianificazione, l’approccio dato all’impostazione del PUP/PTC e la sua struttura organizzativa e metodologica è orientata ad affrontare problemi di pianificazione complessi;

- d’altra parte la dimensione operativa del problema settoriale della localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti ha necessità di essere dilatata verso una dimensione più ampia, che si apra quindi verso dispositivi che comprendono e rappresentano processi socio-territoriali non limitati al solo problema dello smaltimento dei rifiuti.

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La localizzazione di impianti di smaltimento e recupero deve passare per un’attività progettuale che non può essere esclusivamente il risultato di analisi territoriali che sottintendono rimozioni del rifiuto dal nostro habitat. Il processo di localizzazione deve essere caratterizzato dalla volontà di costruire una forma coerente con il territorio, la ricerca quindi di un’integrazione con la dimensione fisica, storica e socio-economica propria dell’ambito territoriale considerato. L’obiettivo del piano consiste nella definizione di procedure finalizzate all’individuazione di aree idonee e non idonee per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti.

I dispositivi procedurali definiti dal piano permettono di perseguire alcuni sotto-obiettivi che possono essere così schematizzati.

Da una parte la necessità di rendere trasparente il processo decisionale per la formulazione del parere di idoneità/non idoneità in merito ad una proposta di localizzazione, richiede la definizione a priori dei materiali e delle prassi utilizzate per la valutazione, dall’altra la necessità di gestire l’intero processo (basato su un orientamento delle analisi di riferimento alle proposte di localizzazione finalizzate all’integrazione degli impianti con i contesti territoriali di riferimento) richiama la progettazione e l’adozione di strumenti procedurali.

A tal fine è stata costruita una direttiva per la presentazione delle proposte di localizzazione.

La direttiva contiene l’esplicitazione di campi problematici (individuati come potenziali campi di problemi che possono entrare in relazione con la possibile localizzazione di un impianto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti in un contesto territoriale) in grado di evidenziare le possibili interazioni tra i processi ambientali e insediativi osservati in specifici ambiti territoriali (le Componenti Geoambientali e Insediative) e la tipologia di impianto che deve essere localizzato. Tale direttiva costituisce inoltre le basi per la definizione degli elementi che potranno essere presi in considerazione nelle eventuali valutazioni di impatto ambientale.

È stata inoltre definita una procedura che mira da una parte a richiamare una presa di responsabilità di tutti i produttori di rifiuto verso il tema dell’ineluttabilità del processo di trattamento e smaltimento dei rifiuti, dall’altra a innescare processi cooperativi per l’individuazione di siti idonei attraverso il confronto tra i diversi attori, finalizzato alla definizione di alternative di localizzazione e di criteri per la valutazione delle stesse.

Il piano si compone di materiali che fanno riferimento a modelli territoriali e dispositivi procedurali così articolati:

I modelli territoriali e gli strumenti di indirizzo:

1. Le aree soggette a vincolo escludente o limitante

Allegati:

− Schede di classificazione dei vincoli escludenti e limitanti;

− Cartografia su supporto cartaceo e digitale dei vincoli escludenti e limitanti.

2. Le aree potenzialmente non idonee per caratteri ambientali

Allegati:

− Carta delle aree potenzialmente non idonee per caratteri ambientali su supporto cartaceo e digitale (scala 1: 50.000).

3. Le aree potenzialmente idonee per caratteri ambientali e per caratteri insediativi corredate da schede di indirizzo per la valutazione dei processi significativi - ambientali e insediativi - in relazione alla localizzazione degli impianti

Allegati:

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− Carta delle aree potenzialmente idonee relative agli ambiti territoriali di riferimento per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani per sub-ato (CASIC, Villasimius, Iglesias, Villacidro);

− Materiali di indirizzo per la valutazione (processi ambientali ed insediativi).

I dispositivi procedurali:

− La procedura per l’applicazione della direttiva di indirizzo alla presentazione delle proposte di localizzazione (procedura di verifica).

− La procedura per l’avviamento e gestione di processi cooperativi per la localizzazione in presenza di più alternative (procedura di cooperazione).

Il Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale

Iter di elaborazione e approvazione

Le competenze della Provincia in materia di programmazione e pianificazione delle Grandi Strutture di Vendita derivano dal punto 5.2 della Deliberazione G.R. n. 55/108, successivamente modificato con la Deliberazione G.R. 6 febbraio 2004, n. 4/1, “La Provincia pianifica la rete commerciale con il PUP/PTC [Piano Urbanistico Provinciale], ovvero ha facoltà di predisporre il Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale [convenzionalmente definito PPUC] inteso come piano stralcio del PUP/PTC.

La Provincia di Cagliari, con Deliberazione G.P. n. 107 del 03/04/2001 (“D.P.C.M. 06/10/2000 - Riforma settore commercio - Deliberazione Giunta Regionale 29/12/2001 (55/108) - Compiti delle Province”), nel recepire la Deliberazione della Giunta Regionale ha stabilito che ”.... questa Provincia provvederà ai sensi del punto 5.2 della predetta Deliberazione, a redigere un Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale inteso come Piano stralcio del PUP/PTC.... ”.

In seguito è stato individuato il gruppo di lavoro per la predisposizione del PPUC, costituito da personale dipendente, Co.Co.Co. e professionisti dell’Ufficio del Piano.

Il Consiglio Provinciale ha prima approvato (Deliberazione C.P. n. 30/ 2003) le “Linee guida del PPUC”, contenenti obiettivi, metodologia, fasi e iniziative da attivare nel processo di predisposizione del Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale, in coerenza con la Normativa delle Procedure e il Modello di Cooperazione del Piano Urbanistico Provinciale. In seguito (Deliberazione C.P n.9/2005) ha approvato le “Procedure di Attuazione del Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale”.

Struttura del piano

Le Linee guida del PPUC individuavano, sulla base dei requisiti prioritari del Piano Urbanistico Provinciale (principi di equità territoriale, contestualizzazione, integrazione, cooperazione, innovazione) i seguenti obiettivi:

- equità territoriale ovvero opportunità di accesso ai servizi commerciali estesa sul territorio provinciale. I servizi commerciali costituiscono, in quest’ottica, una offerta di servizi per le società che abitano un territorio, in cui la piccola e media distribuzione rappresenta i servizi alla persona diffusi capillarmente sul territorio e la grande distribuzione rappresenta i servizi superiori. Il considerare le attività commerciali come servizi mette in discussione il principio per cui i criteri di organizzazione dei sistemi di grande distribuzione sono dettati da ragioni meramente di mercato;

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- integrazione dei servizi commerciali con i servizi alla persona ovvero opportunità per la localizzazione di altre tipologie di servizi all’interno dell’urbanistica commerciale;

- concertazione con i comuni e gli altri soggetti interessati dalle scelte sulle aree da destinarsi alle attività commerciali di rilevanza sovralocale anche attraverso la promozione di accordi intercomunali per l’identificazione delle aree da destinare a servizi commerciali. Da questo punto di vista il PPUC si inquadra nell’ambito delle attività di pianificazione cooperativa e partecipativa perseguita dal PUP/PTC e assume una rilevanza di strumento sovraordinato rispetto alla pianificazione comunale: nel determinare possibilità di localizzazione per GSV nell’ambito dei singoli territori comunali, il PPUC agisce direttamente sulla pianificazione degli usi possibili del suolo;

- riqualificazione complessiva della rete e della urbanistica commerciale nella Provincia di Cagliari ovvero opportunità di ampliare la varietà dei servizi commerciali accessibili nell’ambito di soluzioni urbanistiche che favoriscano l’articolazione e la diversificazione dell’offerta di tipologie commerciali all’interno della distribuzione organizzata anche con riferimento alle realtà produttive locali.

A partire dalle Linee guida e dalle indicazioni emerse dai numerosi incontri con Amministratori, tecnici e operatori sia nella sede della Provincia che sul territorio sono state elaborate le Procedure di Attuazione comprendenti:

1) i quadri territoriali di riferimento in cui tenere le conferenze di pianificazione determinanti per la programmazione e localizzazione, condivisa, delle GSV. Gli ambiti individuati, a partire dai tre macroambiti costituiti dalla proposta di nuove province (Cagliari, Medio-Campidano, Carbonia-Iglesias) sono stati i seguenti:

- Cagliari – Conurbazione, comprendente i comuni di Cagliari, Monserrato, Quartu, Quartucciu, Selargius;

- Cagliari – Area vasta Nord Ovest, comprendente i comuni di Assemini, Decimomannu, Decimoputzu, Elmas, Siliqua, Vallermosa, Villasor, Villaspeciosa, Uta;

- Cagliari – Area vasta Sud Ovest, comprendente i comuni di Capoterra, Domus de Maria, Pula, Sarroch, Teulada, Villa San Pietro;

- Cagliari – Basso Campidano, comprendente i comuni di Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Sestu, Ussana;

- Cagliari – Parteolla e Basso Campidano, comprendente i comuni di Barrali, Burcei, Dolianova, Donori, Maracalagonis, Serdiana, Settimo san Pietro, Sinnai, Soleminis;

- Cagliari – Sarrabus Gerrei e Trexenta comprendente i comuni di Armungia, Ballao, Castiadas, Goni, Guamaggiore, Gesico, Guasila, Mandas, Muravera, Pimentel, Ortacesus, San Nicolò Gerrei, San Basilio, Sant’Andrea Frius, San Vito, Selegas, Senorbì, Silius, Siurgus Donigala, Suelli, Villaputzu, Villasalto, Villasimius;

- Medio-Campidano, comprendente i comuni di Arbus, Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, Gonnosfanadiga, Guspini, Las Plassas, Lunamatrona, Pabillonis, Pauli Arbarei, Samassi, San Gavino, Sanluri, Sardara, Segariu, Serramanna, Serrenti, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villacidro, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca;

- Carbonia-Iglesias, comprendente i comuni di Buggerru, Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Tratalias, Villamassargia, Villaperuccio.

2) la normativa di attuazione del PPUC costituita da:

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- i Principi informativi ovvero i riferimenti di legge e le competenze specifiche della Provincia;

- le Definizioni dei termini contenuti nel testo della normativa;

- Criteri strategici di attuazione in cui vengono definiti i criteri generali che l’Amministrazione Provinciale si propone nell’ambito del PPUC;

- le Finalità del PPUC, ovvero l’obiettivo di riequilibrare, attraverso criteri di programmazione intercomunale delle aree commerciali e di perequazione territoriale, i disequilibri (socioeconomici, ambientali e territoriali) esistenti all’interno di ambiti territoriali omogenei e derivanti dalla localizzazione delle GSV;

- Criteri di perequazione territoriale attraverso cui attuare la compensazione di cui sopra;

- le Procedure che definivano le modalità di concertazione tra gli Enti, suddivise in:

a) procedura di distribuzione territoriale delle Superfici di Vendita (SV) programmate dalla RAS per la Provincia di Cagliari in cui veniva definita, sulla base delle tabelle di perequazione territoriale contenute nel PPUC, l’attribuzione, a ciascun comune della Provincia, di una quota delle SV programmate, da utilizzare ai fini degli accordi attuativi previsti dal PPUC;

b) procedura di individuazione degli ambiti territoriali omogenei;

c) procedura per la localizzazione delle aree commerciali, mediante cui, di concerto con le amministrazioni comunali interessate, la Provincia poteva individuare le aree commerciali idonee alla localizzazione delle GSV alimentari e non alimentari;

- i Modelli di Accordo, sulla base degli Accordi di Programma ai sensi del Dlgs. 267/2000;

3) definizione dei dispositivi spaziali di base per la selezione delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione;

4) il Modello di Cooperazione per lo sviluppo del PPUC con i manuali tecnici relativi alle varie procedure: di distribuzione territoriale delle superfici di vendita, di individuazione degli ambiti, di selezione delle aree, di monitoraggio e aggiornamento del piano;

In seguito alla modifica della normativa con le LL.RR. n.5/2005 “Disposizioni urgenti in materia di commercio” e n. 5/2006 “Disciplina generale delle attività commerciali” la competenza in materia di Grandi Strutture di vendita è passata alla RAS e il PPUC non ha trovato concreta attuazione.

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3. IL QUADRO DI RIFERIMENTO DELLA PROPOSTA DI VARIA NTE

IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

La Legge Regionale n. 8 del 2004 "Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale", recependo quanto stabilito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 22 gennaio 2004 n°42), introduce il Piano Paesaggistico Regionale quale “principale strumento della pianificazione territoriale regionale“ che assume i contenuti di cui all’art. 143 del D.Lgs. 42/2004. La stessa Legge Regionale n. 8, la cosiddetta “legge salvacoste”, stabilisce la procedura di approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.

Il 20 novembre 2005 la Regione Sardegna ha approvato la proposta di Piano Paesaggistico Regionale ai sensi dell'articolo 135 del D.Lgs 22 gennaio 2004 n°42, nei termini previsti dalla LR n°8/2004.

Con Delibera della Giunta Regionale n. 22/3 del 24 maggio 2006, in riferimento all’art. 2, comma 1 della stessa L.R. n. 8/2004, il Piano Paesaggistico Regionale è stato adottato per il primo ambito omogeneo, l’area costiera.

La Giunta Regionale, a seguito delle osservazioni espresse dalla quarta Commissione consiliare competente in materia di urbanistica, ha approvato in via definitiva il primo ambito omogeneo del Piano Paesaggistico Regionale con Delibera n. 36/7 del 5 settembre 2006.

Il Piano Paesaggistico Regionale è entrato in vigore con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna avvenuta l’8 settembre 2006.

Il PPR è stato redatto e approvato per il primo ambito omogeneo, l’area costiera, ed attualmente interessa circa il 40% del territorio regionale e le otto province sarde.

Le province devono adeguare i propri Piani Urbanistici Provinciali alle disposizioni del Piano Paesaggistico Regionale, limitatamente al territorio interessato dagli ambiti di paesaggio costiero, entro sei mesi dalla sua pubblicazione nel BURAS; i comuni compresi all’interno degli ambito costiero dovranno invece adottare i nuovi PUC in adeguamento al PPR entro dodici mesi dalla erogazione delle risorse finanziarie necessarie per sostenere il processo di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali.

Finalità e principi del PPR

La RAS con il Piano Paesaggistico Regionale “riconosce i caratteri, le tipologie, le forme e gli innumerevoli punti di vista del paesaggio sardo, costituito dalle interazioni della naturalità, della storia e della cultura delle popolazioni locali, intesi come elementi fondamentali per lo sviluppo, ne disciplina la tutela e ne promuove la valorizzazione”.

Il PPR assicura la tutela e la valorizzazione del paesaggio del territorio regionale e si pone come quadro di riferimento e di coordinamento degli atti di programmazione e pianificazione regionale, provinciale e locale, per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Il PPR interessa l’intero territorio regionale e, mediante il suo contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo, persegue le seguenti finalità:

− preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;

− proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;

− assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità.

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I principi contenuti nel PPR, assunti a base delle azioni da attuare per il perseguimento dei fini di tutela paesaggistica, costituiscono il quadro di riferimento e coordinamento per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale.

Efficacia e ambito di applicazione

Le disposizioni del PPR sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei Comuni e delle Province e sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici. L’ambito di applicazione del PPR riguarda l’intero territorio regionale sebbene l’attuale livello di elaborazione del PPR riguardi il primo ambito territoriale omogeneo, l’area costiera, così come individuata dagli Ambiti di paesaggio costieri identificati dal piano stesso.

Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni del PPR sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli altri atti di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalle normative di settore, comprese quelle degli enti gestori delle aree protette, qualora siano meno restrittive.

Gli enti locali e gli enti gestori delle aree protette hanno l’obbligo di adeguare i rispettivi strumenti di pianificazione e programmazione alle previsioni del PPR, specificandone ed integrandone i contenuti.

Il Piano Paesaggistico Regionale ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo ed articola due principali dispositivi di piano. Gli Ambiti di Paesaggio , in cui convergono fattori strutturali naturali e antropici, contenuti nella Parte I, Titolo secondo, relativo alla disciplina generale del PPR; l’Assetto territoriale , articolato in ambientale, insediativo e storico-culturale, contenuto nella Parte II delle norme del piano.

Ambiti di paesaggio

Gli Ambiti di paesaggio costituiscono grandi settori in cui è suddiviso il territorio regionale.

Il Piano Paesaggistico Regionale individua nel primo ambito territoriale omogeneo, l’area costiera, 27 ambiti di paesaggio, di cui 9 interessano direttamente la Provincia di Cagliari.

Gli ambiti di paesaggio sono individuati, sia in virtù della loro struttura territoriale, “forma” che si sostanzia in una certa coerenza interna, sia come luoghi entro cui si riconosce una particolare modalità di interazione fra risorse del patrimonio ambientale, naturale, storico-culturale e insediativo, sia come luoghi del progetto del territorio. Sono caratterizzati dalla presenza di specifici beni paesaggistici individui e d'insieme. Al loro interno è compresa la fascia costiera, considerata bene paesaggistico strategico per lo sviluppo della Sardegna.

L'ambito di paesaggio è un dispositivo spaziale di pianificazione del paesaggio attraverso il quale la Regione indirizza, sulla base di un’idea strategica di progetto generale, le azioni di conservazione, recupero o trasformazione.

Agli ambiti di paesaggio sono associati soprattutto contenuti descrittivi, procedurali, propositivi e di indirizzo generale per la pianificazione locale.

Gli indirizzi e le strategie progettuali individuate e selezionate all’interno delle schede d’ambito richiamano aspetti di valenza sovralocale per i quali si richiede l’avviamento di azioni e strategie di valenza intercomunale.

In questo quadro il PPR delinea nuove prospettive di pianificazione e di coordinamento intercomunale per l’Amministrazione Provinciale.

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Assetto Territoriale

L’analisi territoriale concerne la ricognizione dell’intero territorio regionale e costituisce la base della rilevazione e della conoscenza per il riconoscimento delle sue caratteristiche naturali, storiche e insediative. La disciplina degli Assetti esprime gli aspetti descrittivi, normativi, prescrittivi e di indirizzo del PPR a differenza dei contenuti riportati nella disciplina degli Ambiti, avente significato essenzialmente propositivo e di indirizzo.

Il PPR articola i seguenti assetti territoriali:

− Assetto Ambientale

− Assetto Storico Culturale

− Assetto Insediativo

Sulla base della ricognizione dei caratteri significativi del paesaggio, per ogni assetto vengono individuati i beni paesaggistici , i beni identitari e le componenti di paesaggio e la relativa disciplina generale costituita da indirizzi e prescrizioni. Gli indirizzi e le prescrizioni, da recepire nella pianificazione sottordinata, regolamentano le azioni di conservazione e recupero e disciplinano le trasformazioni territoriali, compatibili con la tutela paesaggistica e ambientale.

Assetto Ambientale

L’assetto ambientale è costituito dall’insieme degli elementi territoriali di carattere biotico (flora, fauna ed habitat) e abiotico (geologico e geomorfologico), con particolare riferimento alle aree naturali e seminaturali, alle emergenze geologiche di pregio e al paesaggio forestale e agrario, considerati in una visione ecosistemica correlata agli elementi dell’antropizzazione. Gli indirizzi e le prescrizioni, relativi all’assetto ambientale disciplinano le opere e gli interventi che possono determinare alterazioni territoriali sotto il profilo morfologico, idraulico, dello sfruttamento agricolo – economico, nonché riguardare la gestione delle aree ad elevata e media naturalità.

Assetto Storico Culturale

L’assetto storico culturale è costituito dalle aree, dagli immobili siano essi edifici o manufatti che caratterizzano l’antropizzazione del territorio a seguito di processi storici di lunga durata. Gli indirizzi e le prescrizioni, relativi all’assetto storico culturale disciplinano le azioni di conservazione, valorizzazione e gestione degli immobili ed aree riconosciuti caratteristici dell’antropizzazione avvenuta in Sardegna dalla preistoria ai nostri giorni.

Assetto Insediativo

L’assetto insediativo rappresenta l’insieme degli elementi risultanti dai processi di organizzazione del territorio funzionali all’insediamento degli uomini e delle attività. Gli indirizzi e le prescrizioni relative all’assetto insediativo disciplinano gli interventi edilizi e assimilabili, manufatti e impianti, infrastrutture e opere connesse alle attività abitative, sociali ed economiche, complementari a quelle di cui all’assetto ambientale.

Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale

Le previsioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale si attuano attraverso:

− la pianificazione provinciale e comunale;

− i Piani delle aree protette di cui all’articolo 145, comma 4, del D. Lgs. 157/2006;

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− le intese tra Regione, Province e Comuni interessati.

Le intese tra Regione, Province e Comuni sono orientate alla definizione di azioni strategiche preordinate a disciplinare le trasformazioni ed il recupero urbanistico del territorio e ad indirizzare gli interventi ammissibili verso obiettivi di qualità paesaggistica basati sul riconoscimento delle valenze storico culturali, ambientali e percettive dei luoghi.

Gli obiettivi di tutela paesaggistica, a cui è diretta l’azione dei poteri pubblici per la conservazione, tutela, mantenimento, miglioramento o ripristino dei valori riconosciuti all’interno degli ambiti di paesaggio, sono perseguiti attraverso la definizione di un “Quadro delle azioni strategiche”, di cui all’art. 7, delle Norme di Attuazione del PPR.

Adeguamento della disciplina urbanistica provincial e (art. 106, NTA del PPR)

L’art. 106 della normativa paesaggistica delinea le modalità di adeguamento dei piani urbanistici provinciali, definendo i contenuti necessari per l’adeguamento al PPR e precisando alcune competenze già previste dalla L.R. n. 9/2006 “Conferimento di funzioni ed obblighi agli Enti Locali”. Il Piano Paesaggistico Regionale, ponendo in primo piano il tema della tutela e valorizzazione del paesaggio, contribuisce a modificare contenuti e prospettive della pianificazione urbanistica e territoriale.

Le Province devono adeguare i propri Piani Urbanistici Provinciali alle disposizioni, previsioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, entro sei mesi dalla sua pubblicazione nel BURAS, al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale.

Le norme del PPR definiscono nuove competenze per la pianificazione provinciale in materia di difesa del suolo e sicurezza degli insediamenti, prevenzione dei rischi, prevenzione e difesa dall'inquinamento, tutela e valorizzazione del patrimonio agroforestale e dell’agricoltura specializzata, formazione di parchi e riserve naturali, tutela e valorizzazione delle zone umide, biotopi e corridoi ecologici, riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi, coordinamento intercomunale in materia di distretti produttivi, nuovi insediamenti industriali, artigianali, turistico-ricettivi e delle grandi strutture di vendita.

I nuovi contenuti della pianificazione provinciale richiamano la necessità di precisare, in accordo con la Regione, le modalità tecniche e operative in cui queste possono essere esercitate, anche in funzione del ruolo di coordinamento sovracomunale. A questo proposito la RAS - Direzione Generale Urbanistica e le Province sarde hanno stipulato un primo Protocollo d’intesa finalizzato a regolare le attività necessarie per l’adeguamento dei PUP/PTC, un secondo protocollo, sottoscritto insieme ad alcuni Comuni pilota della Provincia, finalizzato a sperimentare modelli e procedure per l’adeguamento della pianificazione comunale ai nuovi contenuti paesaggistici definiti dal PPR.

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LA NUOVA PROVINCIA DI CAGLIARI

La L.R. n. 9/2001 “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio-Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio” ha significativamente mutato il disegno delle circoscrizioni provinciali del territorio regionale, modificando sostanzialmente l’ambito territoriale cui il PUP/PTC della provincia di Cagliari si riferisce: da un lato sono venuti meno i comuni delle Province del Sulcis e del Medio Campidano, dall’altro si sono aggiunti i comuni del Sarcidano e della Barbagia di Seulo che originariamente facevano capo alla Provincia di Nuoro.

L’attuale configurazione provinciale, che conta oggi 71 comuni contro i 109 della vecchia provincia, ha acquisito 13 comuni dalla vecchia Provincia di Nuoro, appartenenti al Sarcidano ed alla Barbagia di Seulo, mentre ha ceduto alle nuove province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano rispettivamente 23 e 28 comuni.

s.vito

uta

sinnai

teulada

pula

siliqua

isili

villaputzu

nurri

burcei

villasalto

orroli

esterzili

villasor

cagliari

seulo

castiadas

muravera

sarroch

sestu

dolianova

sadali

escalaplano

ballao

assemini

silius

capoterra

maracalagonis

quartu s.elena

serdiana

domusdemaria

guasila

gergei

armungia

vallermosa

donori

assemini

villasimius

mandas

s.basilio

siurgusdonigala

nuraminis

ussana

sinnai

goni

s.nicolo'gerrei

senorbi'

nurallao

serri

gesico

suelli

monastir

decimoputzu

samatzai

villa s.pietro

villanovatulo

selargius

s.sperate

s.andrea frius

selegas

nuragus

ortacesus

elmas

villaspeciosa

barrali

pimentel

quartucciu

settimo s.pietro

escolca

soleminis

guamaggiore

decimomannu

quartucciudecimomannu

monserrato

domusdemaria

Legenda

I nuovi comuni della Provincia di Cagliari

I vecchi comuni della Provincia di Cagliari

Nuova Provincia di Cagliari

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I nuovi territori: Sarcidano - Barbagia di Seulo

Il territorio del Sarcidano e della Barbagia di Seulo occupa il settore settentrionale dell’ambito provinciale di Cagliari e si estende lungo il vasto sistema orografico interno che dalle pendici meridionali del massiccio del Gennargentu si sviluppa verso sud, giungendo fino ai rilevi del Gerrei e all’innesto del sistema vallivo del basso Flumendosa. L’ambito comprende l’ampio bacino idrografico del medio corso del Flumendosa che incide con una profonda valle in direzione nord-sud l’intero territorio definendone la struttura geografica. L’ambito interessa i territori dei Comuni di Escalaplano, Escolca, Esterzili, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seulo e Villanovatulo.

La popolazione residente è pari a 19.523 abitanti (al 31/12/2004) su una superficie territoriale pari a 685,76 Kmq.

Comune Popolazione 31/12/2005

Densità (ab/Kmq)

Superficie (Kmq)

Escalaplano 2.385 27 93,88

Escolca 646 47 14,72

Esterzili 818 8 100,78

Gergei 1.396 40 36,07

Isili 3.020 45 67,93

Nuragus 994 52 19,87

Nurallao 1.401 41 34,76

Nurri 2.367 33 73,9

Orroli 2.639 36 75,67

Sadali 990 21 49,88

Serri 732 40 19,13

Seulo 952 17 58,86

Villanovatulo 1.183 30 40,31

TOTALE 19.523 28 685,76

Il territorio dei comuni del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, entrati a far parte della Provincia di Cagliari, non ricadono all’interno del primo ambito omogeneo del PPR, l’area costiera. La redazione del PUP/PTC in adeguamento al PPR per il settore interno e per i nuovi comuni della provincia, potrà avvenire successivamente all’approvazione del secondo ambito omogeneo del PPR, che ha il compito di individuare e descrivere gli Ambiti di paesaggio delle aree interne della regione ed delineare gli indirizzi di progetto e di riqualificazione e valorizzazione del paesaggio.

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LA LEGGE REGIONALE 9/2006

L’evoluzione del quadro normativo di riferimento riguardante le funzioni e le competenze conferite ai Comuni ed alla Provincia, ed in particolare nell’ambito della pianificazione territoriale, suggerisce alcune riflessioni sulle modalità di aggiornamento e adeguamento del Piano Urbanistico Provinciale (PUP/PTC).

La Regione Autonoma della Sardegna con l’approvazione della Legge Regionale 12 giugno 2006, n. 9, recante il “Conferimento di funzioni e compiti agli Enti Locali”, ha disciplinato, nell'esercizio della propria potestà legislativa in materia di "Ordinamento degli enti locali e relative circoscrizioni", il conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi agli enti locali, in attuazione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna e in coerenza con i principi della Costituzione nonché con le Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione.

Il conferimento riguarda i seguenti settori organici di materie :

a) sviluppo economico e attività produttive;

b) territorio, ambiente e infrastrutture;

c) servizi alla persona e alla comunità.

La Legge Regionale 9/2006 dispone ulteriori conferimenti di funzioni e competenze specificando gli enti locali competenti, individuando altresì quelli che, richiedendo un esercizio unitario, restano di competenza regionale.

Principi per il conferimento

I principi assunti dalla Regione per il conferimento delle funzioni e dei compiti agli enti locali sono:

a) sussidiarietà;

b) idoneità dell'amministrazione destinataria a garantire l'effettivo esercizio delle funzioni;

c) ricomposizione unitaria delle funzioni tra loro omogenee e concentrazione organizzativa, gestionale e finanziaria in capo ad un medesimo livello istituzionale;

d) differenziazione rispetto alle caratteristiche demografiche, territoriali e strutturali degli enti destinatari delle funzioni e dei compiti;

e) attribuzione al comune, in base al principio di completezza, della generalità delle funzioni e dei compiti amministrativi non riservati alla Regione e non conferiti espressamente agli altri enti locali;

f) trasferimento delle risorse finanziarie, patrimoniali e umane per l'esercizio delle funzioni amministrative;

g) autonomia organizzativa e regolamentare e responsabilità degli enti locali nell'esercizio delle funzioni e dei compiti ad essi conferiti.

Funzioni delle Province

L’art. 5, comma 1 della Legge Regionale stabilisce le funzioni conferite alla Provincia, la quale:

a) raccoglie e coordina le proposte avanzate dai Comuni, ai fini della programmazione economica, territoriale ed ambientale della Regione;

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b) concorre alla determinazione degli atti della programmazione regionale secondo norme dettate dalla legge regionale;

c) formula e adotta, con riferimento alle previsioni e agli obiettivi degli atti della programmazione regionale, propri programmi pluriennali, sia di carattere generale che settoriale, e promuove il coordinamento dell'attività programmatoria dei Comuni.

Il comma 2 dello stesso articolo 5 stabilisce, ferme restando le competenze dei Comuni, che la Provincia predispone ed adotta gli atti di pianificazione territoriale di livello provinciale ai sensi della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45 (Norme per l'uso e la tutela del territorio), e successive modificazioni.

Le Province assumono funzioni e compiti che riguardano vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nell'ambito delle seguenti materie:

a) difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità;

b) tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;

c) valorizzazione dei beni culturali;

d) viabilità e trasporti;

e) protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali;

f) caccia e pesca nelle acque interne;

g) organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;

h) rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore;

i) servizi sanitari, d'igiene e profilassi pubblica;

a) l) compiti connessi all'istruzione secondaria di secondo grado ed artistica e alla formazione professionale, compresa l'edilizia scolastica;

b) m) raccolta ed elaborazione di dati ed assistenza tecnico-amministrativa e, ove necessario, economica e finanziaria, agli enti locali.

Il trasferimento delle funzioni e competenze conferite alla Provincia richiamano la necessità di un adeguamento della legislazione regionale a quanto previsto dall’art. 5 della LR 9/2006, qualora non precisate nella stessa legge, in assenza restano ferme le competenze attribuite dalle vigenti disposizioni (art. 5, comma 4).

Ulteriori competenze sono precisate nei titoli successivi della stessa legge, in particolare quelle che rilevano una attinenza con le tematiche connesse alla pianificazione riguardano:

- funzioni di programmazione e di pianificazione per gli ambiti sovracomunali in materia di aree industriali;

- le Province concorrono alla determinazione degli atti di programmazione regionale in materia di energia;

- compiti e funzioni connesse alla individuazione del fabbisogno abitativo in ambito provinciale;

- protezione e osservazione delle zone costiere nell'ambito del territorio provinciale;

- funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale, in materia di aree naturali protette, definite dall'articolo 2

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della Legge n. 394 del 1991, e specificate, per quanto concerne le funzioni amministrative nelle aree naturali protette regionali, dall'articolo 22 della stessa legge;

- qualora gli ambiti territoriali ottimali coincidano con il territorio provinciale, la Provincia assicura la gestione unitaria dei rifiuti urbani e, sentiti i Comuni interessati, predispone i relativi piani di gestione;

- gli interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di frana e/o idrogeologico, ivi compresa la pulizia e la manutenzione dei corsi d'acqua naturali o inalveati ricadenti nel territorio provinciale;

- le funzioni concernenti le determinazioni sul vincolo idrogeologico di cui al regio decreto n. 3267 del 1923 (precedentemente esercitate dalle CCIAA), ai sensi del comma 17 dell'articolo 14 della legge regionale 22 aprile 2002, n. 7 (legge finanziaria 2002);

- le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardano vaste zone sovracomunali o l'intero territorio provinciale in materia di prevenzione delle calamità;

compiti e funzioni in ambito provinciale dell'attività di:

- previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi;

- predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali;

- vigilanza sulla predisposizione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 2 della Legge n. 225 del 1992.

- le Province e i Comuni, singoli o associati, concorrono alla programmazione regionale e all'organizzazione e allo sviluppo del sistema regionale dei beni culturali e degli istituti e luoghi della cultura.

Interpretazioni e considerazioni sulle competenze

Diverse delle competenze assegnate alla Provincia sono svolte dall’Assessorato Ambiente e Difesa del Territorio attraverso i seguenti settori ed uffici operativi:

- Il Settore Ambiente

- Il Settore Ecologia

- L’Ufficio Protezione Civile

- Il Centro Antisetti

Difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità.

In riferimento alle competenze e funzioni attribuite alla Provincia in materia di difesa del suolo si richiama il ruolo del Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico del bacino unico della Regione Sardegna (PAI), che ha valore di piano territoriale di settore e, in quanto dispone con finalità di salvaguardia di persone, beni, ed attività dai pericoli e dai rischi idrogeologici, prevale sui piani e programmi di settore di livello regionale e locale.

Infatti, in applicazione dell’articolo 17, comma 4, della legge n. 183/1989 le previsioni del PAI prevalgono sulla pianificazione urbanistica provinciale, comunale, delle Comunità montane, anche di livello attuativo, nonché su qualsiasi pianificazione e programmazione territoriale insistente sulle aree di pericolosità idrogeologica.

il PAI approvato prevale di conseguenza:

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- sui contenuti degli strumenti attuativi dei piani urbanistici provinciali;

- sui piani di assetto organizzativo dei litorali previsti dall’articolo 4 della legge della Regione Sardegna 8.7.1993, n. 28, “Interventi in materia urbanistica”, quali strumenti di coordinamento delle relative previsioni degli enti locali.

In questa direzione, il Titolo II delle Norme di Attuazione del PAI, in merito ad aspetti di “prevenzione dei pericoli e dei rischi idrogeologici nel bacino idrografico unico regionale”, all’art. 8, definisce gli “indirizzi per la pianificazione urbanistica provinciale e per l’uso delle aree di costa”. Infatti, al comma 1, si stabilisce che nel quadro di una attività continua di verifica, già all’avvio degli studi o delle istruttorie preliminari, devono essere resi compatibili con il PAI, con le sue varianti adottate e con le sue norme di attuazione tutti gli atti di pianificazione, di concessione, autorizzazione, nulla osta ed equivalenti di competenza di Province.

Al successivo comma 6, si prescrive che in sede di adozione di piani di settore e di piani territoriali di livello superiore a quello comunale vengano stabiliti, coerentemente con le competenze istituzionali, interventi, azioni e prescrizioni allo scopo di:

- rallentare i deflussi delle acque;

- incrementare la permeabilità dei suoli;

- sistemare e riqualificare le reti di drenaggio artificiali e naturali;

- mantenere il regime idraulico;

- mantenere la qualità ambientale delle spiagge, degli stagni e delle aree lagunari;

- accrescere il numero e l’ampiezza delle aree libere naturalmente o artificialmente inondabili anche attraverso intese e misure compensative rivolte a soggetti titolari di attività economiche o proprietari e utenti di aree;

- ridurre i fenomeni di erosione, di arretramento e di crollo delle pareti rocciose che costituiscono la linea di costa attraverso la regimazione delle acque di deflusso, naturale e non, che afferiscono nelle aree pericolose, attraverso il consolidamento delle pareti pericolanti e il mantenimento della funzione protettiva e stabilizzante della vegetazione naturale.

In particolare, i Piani Urbanistici Provinciali, di cui al successivo comma 7 delle medesime NTA, approvano norme di relazione e di compatibilità tra le aree di pericolosità idrogeologica perimetrate dal PAI, le scelte generali di assetto del territorio e le condizioni di vulnerabilità valutate con riferimento agli elementi insediativi, territoriali, ambientali e culturali, alle infrastrutture, agli impianti tecnologici, energetici e produttivi esistenti o programmati al fine di:

- incrementare i livelli di prevenzione stabiliti dal PAI;

- specificare localmente a scala di dettaglio le Norme di Attuazione del PAI.

Infine, secondo quanto riportato nel comma 8, nelle aree perimetrate dal PAI come aree di pericolosità idraulica di qualunque classe, gli strumenti di pianificazione provinciale regolano e istituiscono:

- fasce di tutela dei corpi idrici superficiali:

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- lungo il corso dei fiumi, dei torrenti non arginati, degli stagni e delle aree lagunari per una profondità di cinquanta metri dalle rive o, se esistente, dal limite esterno dell’area golenale;

- lungo il corso dei canali artificiali e dei torrenti arginati, per una profondità di venticinque metri dagli argini;

- lungo i corsi d’acqua all’interno dei centri edificati, per una profondità di dieci metri dagli argini dei corsi d’acqua o per una profondità di venticinque metri in mancanza di argini.

Nell'ambito dell'Assessorato Ambiente e Difesa del Territorio della Provincia di Cagliari opera da anni l'Ufficio Protezione Civile.

La Protezione Civile è riconducibile a quattro attività: previsione, prevenzione, soccorso/emergenza, superamento dell'emergenza. Uno degli strumenti attraverso il quale svolgere questa attività è rappresentato dal Piano di Emergenza (o di Protezione Civile) a scala provinciale e comunale. Il Piano di emergenza provinciale è lo strumento di coordinamento delle azioni che le componenti istituzionali e le strutture operative devono porre in essere per fronteggiare situazioni di crisi.

Relativamente agli aspetti sopra riportati l’Ufficio Protezione Civile è impegnato su diversi fronti che riguardano:

- la Realizzazione del Sistema Informativo Territoriale finalizzato alla predisposizione ed alla gestione del Piano di Emergenza;

- predisposizione dei Piani di emergenza comunali per alcuni Comuni della Provincia, al fine di costruire uno strumento coerente e condiviso tra la Provincia e i Comuni;

- Sostegno organizzativo, strumentale ed economico alle organizzazioni di volontariato di protezione civile

- Sicurezza mare e montagna per la tutela dell’incolumità delle persone durante i periodi di maggiore fruizione;

- Organizzazione di corsi di formazione a favore di quanti operano nel campo della protezione civile.

Inoltre, secondo la normativa nazionale (Art. 13 della L. 225/92) l’Amministrazione Provinciale ha il compito di raccogliere, elaborare ed aggiornare i dati che riguardano la Protezione Civile ed elaborare i Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione dei Rischi (o di Protezione Civile). Appare importante evidenziare il rapporto esistente tra l’adeguamento del PUP/PTC, per quanto concerne la prevenzione dei rischi, e il Programma di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile. Il Programma, pur non assumendo valenza di piano, potrebbe comunque essere considerato uno strumento conoscitivo e programmatico di settore nell’ambito del PUP/PTC, quale documento di riferimento principale a scala provinciale ai fini della conoscenza e dell’analisi dei rischi naturali ed antropici, funzionali alla previsione e prevenzione delle calamità pubbliche, in particolare quelle naturali e industriali.

Sempre in riferimento all’Assessorato Ambiente e Difesa del Territorio, presso il Centro Antisetti, opera il Servizio Bonifiche e Sistemazioni Idrauliche che si occupa della ripulitura e risanamento di corsi d'acqua (fiumi, canali, rii) invasi da rifiuti e detriti, al fine di ridurre, tra l’altro, il pericolo per il rischio alluvioni causato dell'occlusione stessa dei canali.

Infine, il Settore Viabilità dell’Assessorato Viabilità, Lavori Pubblici e Sicurezza, ha compiti specifici, tra l’altro, di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture viarie provinciali, e costituisce il referente provinciale privilegiato per gli aspetti che riguardano la

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valutazione e l’individuazione delle opportune misure di mitigazione connesse a fenomeni di rischio idrogeologico che coinvolgono la rete stradale provinciale.

Tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali.

Nell’ambito delle attività dell’Assessorato Ambiente e Difesa del Territorio della Provincia di Cagliari, il Settore Ambiente svolge un ampio spettro di attività attraverso i suoi quattro uffici operativi:

- Ufficio Acque, con specifica competenza per il rilascio delle autorizzazione allo scarico di reflui in ambiente;

- Ufficio Abilitazioni Venatorie per quanto concerne l’istruttoria ai fini dell’esercizio dell’attività venatoria;

- Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia con compiti di pianificazione e tutela in materia di fauna selvatica;

- Ufficio Sviluppo Sostenibile, che si occupa principalmente della promozione e coordinamento di attività mirate allo studio e alla conoscenza del territorio e di attività volte allo sviluppo di strumenti per la gestione locale sostenibile, quali Agenda 21, Registrazione EMAS dell’Ente ecc..

Il Settore Ecologia, rappresenta uno specifico campo operativo in materia di qualità dell’aria e di inquinamento acustico, operando direttamente attraverso il rilevamento, il controllo e la verifica continua dei parametri di qualità dell’atmosfera e di livello acustico, sia attraverso stazioni fisse nelle località ritenute maggiormente a rischio, sia attraverso centraline mobili. Gli esiti del monitoraggio vengono pubblicati periodicamente attraverso rapporti annuali sulla qualità dell’aria.

Si sottolinea come tra le nuove competenze assegnate alla Provincia dalla L.R. 9/2006 vi sia la “protezione e osservazione delle zone costiere nell’ambito del territorio provinciale”, che, per quanto possa avere significatività relativamente alla tutela e valorizzazione delle risorse naturalistico-ambientali del sistema costiero, rileva una certa attinenza con le tematiche connesse alla pianificazione, in particolare per quanto attiene le finalità espresse dal Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali, approvato dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n° 38 del 26/06/2006.

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4. LA PROPOSTA DI VARIANTE AL PUP/PTC

Come già delineato la strategia proposta per la revisione e l’aggiornamento del Piano Urbanistico Provinciale prevede l’approvazione di due distinte varianti al piano.

Una prima variante , estesa al territorio costiero così come individuato dal primo ambito omogeneo del PPR, ha il principale compito di introdurre nel Piano Urbanistico Provinciale gli orientamenti e gli strumenti di coordinamento provinciale utili al processo di pianificazione urbanistica comunale avviato dai comuni costieri a seguito della approvazione del Piano Paesaggistico Regionale. La variante propone un ruolo attivo della Provincia rafforzando il ruolo di coordinamento territoriale e intercomunale al PUP/PTC proprio nel momento di revisione generale degli strumenti urbanistici dei comuni costieri.

La seconda variante , estesa all’intero territorio della provincia, potrà essere proposta a seguito dell’approvazione del PPR anche per il settore interno del territorio regionale ed ha il compito di introdurre una revisione generale e un aggiornamento complessivo dei dispositivi conoscitivi, normativi e procedurali del Piano Urbanistico Provinciale. La seconda variante, estesa anche ai nuovi territori del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, rappresenta inoltre l’occasione per un aggiornamento generale negli strumenti procedurali e normativi del piano anche al fine di rafforzarne la sua efficacia.

L’acquisizione in capo alle province di nuove competenze previste dalla LR 9/2006 e dall’art. 106 della normativa del PPR, rappresenta una opportunità per definire strategie di coordinamento interassessoriale e per rafforzare il PUP/PTC, quale strumento di coordinamento territoriale e di riferimento per l’elaborazione dei piani di settore di competenza provinciale.

I CONTENUTI PAESAGGISTICI DEL PUP/PTC: L’ART. 106 D ELLA NORMATIVA PAESAGGISTICA

Le Province devono adeguare i propri Piani Urbanistici Provinciali alle disposizioni, previsioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, entro sei mesi dalla sua pubblicazione nel BURAS, al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale.

Il Piano Paesaggistico Regionale, ponendo in primo piano il tema della tutela e valorizzazione del paesaggio, contribuisce a modificare contenuti e prospettive della pianificazione urbanistica e territoriale.

L’art. 106 delle Norme di Attuazione del PPR delinea le modalità di adeguamento dei Piani Urbanistici Provinciali, al fine di conferire contenuti paesaggistici pianificazione provinciale.

A seguito dell’approvazione definitiva del PPR l’Assessorato alla Programmazione Pianificazione Territoriale ha avviato nel corso degli ultimi mesi una serie di incontri tecnici con l’Assessorato regionale competente, finalizzati alla definizione di una metodologia condivisa per l’aggiornamento del PUP/PTC della Provincia di Cagliari ai nuovi contenuti e orientamenti paesaggistici.

Contenuti e interpretazione operativa dell’art. 106

Al fine di conferire contenuti paesaggistici ai Piani Urbanistici Provinciali le province provvedono a:

1. acquisire previa verifica i dati e le informazioni necessarie alla costituzione del quadro conoscitivo territoriale provinciale integrandosi a tale scopo con quelli della pianificazione regionale;

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Ai fini dell’adeguamento del PUP/PTC al PPR la provincia acquisisce le basi dati disponibili presso la RAS in particolare quelle riguardanti gli elaborati del PPR e gli aggiornamenti cartografici, tematici nonché le immagini fotografiche e satellitari (Ortofoto digitali 2006, Immagine satellitare IKONOS, Geo database 10K, le coperture GIS del PPR - Assetti territoriali, ambiti di paesaggio, DTM, uso del suolo, ecc. )

L’acquisizione dei dati ha come esito l’aggiornamento del Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Cagliari.

2. recepire i siti interessati da habitat naturali e da specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario e le relative tutele;

L’attività consiste nella acquisizione delle basi dati disponibili presso la RAS in particolare quelle riguardanti le delimitazioni e le schede degli habitat e delle specie, mentre a seguito della approvazione dei piani di gestione delle aree pSIC e ZPS si potrà procedere alla acquisizione degli eventuali aggiornamenti proposti, delle basi dati tematiche, dei contenuti gestionali dei piani.

3. definire gli interventi di prevenzione dei rischi secondo gli indirizzi stabiliti da piani e programmi regionali adottando discipline finalizzate, quali parti integranti dei propri piani urbanistici:

a) alla difesa del suolo e alla sicurezza degli insediamenti, determinando, con particolare riferimento al rischio geologico, idraulico e idrogeologico e alla salvaguardia delle risorse del territorio, le condizioni di fragilità ambientale;

Il compito del PUP/PTC consiste nel definire obiettivi, azioni strategiche, interventi e prescrizioni a scala di bacino idrografico che considera, attraverso un approccio sistemico, i parametri spontanei e indotti che predispongono il territorio a fenomeni di dissesto nell’ambito dello stesso bacino, coerentemente con le disposizioni normative del PAI. La metodologia operativa, fondata sulla individuazione dei Distretti Idrografici Provinciali e sul principio della loro gestione integrata, si fonda sulla consapevolezza che il “distretto idrografico provinciale” è un ambito unitario e multidimensionale in cui i processi di funzionamento, le tendenze evolutive dei sistemi ambientali continentali e marino-costieri, dei sistemi insediativi, i problemi ambientali, gli usi e le attività della popolazione risultano fra loro interdipendenti. Il “Distretto idrografico provinciale” costituisce il quadro territoriale di riferimento per l’integrazione tra piani generali e di settore operanti a diverso livello ai fini della gestione unitaria preventiva delle problematiche connesse ai fenomeni alluvionali, all’instabilità dei versanti e all’erosione del suolo e delle coste.

b) alla prevenzione e difesa dall'inquinamento atmosferico, acustico e di corpi idrici, prescrivendo gli usi espressamente vietati in quanto incompatibili con le esigenze di tutela;

Inquinamento atmosferico

Sarà compito del PUP/PTC acquisire tutti i dati relativi alla qualità dell’aria per quanto attiene le località di Sarroch e di Macchiareddu A tal riguardo la Provincia di Cagliari da un decennio effettua adeguati e puntuali rilevamenti giornalieri secondo le indicazioni delle normative vigenti. Devono comunque essere considerati anche i piani di emergenza esterna per gli impianti industriali a rischio di incidente rilevante le cui informazioni possono risultare importanti soprattutto per una adeguata pianificazione di area vasta.

Inquinamento acustico

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La legge quadro nazionale 26 ottobre 1995 n° 447, r ecepita dalla Regione Autonoma della Sardegna con deliberazione n. 34/71 del 29 ottobre 2002, definisce le competenze sia degli enti pubblici in materia di regolamentazione, pianificazione e controllo, sia dei soggetti pubblici e privati che possono essere causa di inquinamento acustico. In materia di prevenzione e difesa dall’inquinamento acustico è competente il settore ecologia dell’Assessorato Ambiente e difesa del territorio della Provincia

Il “Piano di classificazione acustica del territorio comunale” fa parte degli adempimenti previsti in materia di inquinamento acustico dalla legge quadro. L’obiettivo del piano è quello di prevenire il deterioramento delle zone del territorio non interessate da inquinamento acustico e di fornire uno strumento di pianificazione, di prevenzione e di risanamento dello sviluppo urbanistico, commerciale, artigianale ed industriale.

La Provincia di Cagliari con il progetto DISIA ha in corso la redazione del Piano di Zonizzazione Acustica per i comuni dell’area vasta di Cagliari e ha finanziato la redazione dei piani per diversi comuni della provincia.

Al fine di evitare esternalità negative in materia di inquinamento acustico per i comuni contermini, le procedure per l’approvazione dei piani prevedono una fase di concertazione con i comuni limitrofi al fine di raccogliere, attraverso apposito verbale, eventuali osservazioni; inoltre in sede di esame della bozza definitiva del piano di classificazione acustica, la provincia ha il compito di verificare la coerenza della proposta con i vigenti strumenti di pianificazione sovraordinati al livello comunale.

Il PUP/PTC può rappresentare uno strumento utile per definire linee guida per la pianificazione urbanistica e territoriali finalizzate alla prevenzione e difesa dall'inquinamento acustico.

Inquinamento dei corpi idrici

Per quanto attiene la prevenzione e difesa dall’inquinamento dei corpi idrici, la Provincia sulla base della normativa vigente ha il compito di rilasciare le autorizzazioni allo scarico in qualunque corpo ricettore. La strategia deve necessariamente contribuire al raggiungimento degli obiettivi di qualità per i singoli corpi idrici, e le azioni e gli interventi saranno finalizzate al raggiungimento di tali obiettivi, cioè all’attuazione delle misure, secondo quanto esplicitamente indicato nel programma del Piano di Tutela delle Acque.

c) alla prevenzione degli incendi, con particolare riferimento alle aree boschive urbane e periurbane;

Il Piano Regionale Antincendi (P.R.A.I.) programma e coordina l’attività antincendio di tutti i soggetti componenti il sistema regionale antincendio. Inoltre il P.R.A.I. rappresenta uno strumento di pianificazione settoriale che prevede la realizzazione di interventi strutturali per la difesa e prevenzione nelle aree a maggior rischio di incendio. Tali interventi hanno trovato sostegno finanziario specifico da parte della Misura 1.9 “prevenzione e sorveglianza degli incendi e ricostituzione boschiva” del POR Sardegna 2000-2006. All’interno degli risorse previste particolare rilevanza in relazione alla prevenzione degli incendi, con particolare riferimento alle aree boschive urbane e periurbane, hanno assunto i finanziamenti delle operazioni selvicolturali e di manutenzione delle aree boscate a maggiore rischio di incendio. Parte integrante del PRAI è la carta del Rischio di Incendi, sulla base della quale è possibile orientare più miratamene la pianificazione dell’organizzazione antincendio.

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d) alla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334;

I piani di emergenza consentono di pianificare adeguatamente e di fronteggiare le conseguenze che possono verificarsi nelle aree esterne agli stabilimenti a seguito di incidente rilevante considerando l’eventuale coinvolgimento di stabilimenti contigui e/o la minaccia ad insediamenti civili.

4. indicare gli obiettivi generali, la strategia di tutela e di valorizzazione del patrimonio agroforestale e dell’agricoltura specializzata, in coerenza con gli strumenti di programmazione del settore agricolo e forestale;

La recente proposta di Piano Forestale Ambientale Regionale delinea specificamente obiettivi generali, strategie di tutela e di valorizzazione del patrimonio agroforestale regionale, proponendo una articolazione della pianificazione territoriale secondo tre differenti gradi di dettaglio con un livello regionale, uno territoriale o di "distretto" e uno particolareggiato su scala aziendale. Tale impostazione, sebbene strettamente riconducibile ad uno schema di pianificazione coordinato univocamente a regia regionale, viene proposta come funzionale alla esigenza di garantire il rispetto del principio di sussidiarità, rispondendo alla crescente richiesta di sinergia tra le istituzioni, di partecipazione pubblica ai processi decisionali, di coinvolgimento delle comunità locali nella condivisione di obiettivi e responsabilità.

Per quanto attiene alla gestione del settore agricolo l’orientamento provinciale deve tenere conto della necessità di raccordarsi alla programmazione regionale per affrontare in modo conveniente i cambiamenti della politica agricola comunitaria e dell’organizzazione dei mercati. La formulazione di linee guida deve servire a individuare quelle azioni che favoriscono lo sviluppo del settore con interventi rivolti a migliorarne da un lato le sue capacità concorrenziali per mantenere o acquisire nuovi spazi di mercato e, dall’altro, a definire azioni di sviluppo rurale sempre più efficaci e sostenibili che portino a una crescita più equilibrata dell’intero territorio provinciale.

5. riportare sulla cartografia i vincoli territoriali previsti da disposizioni di legge;

In base alla normativa vigente, la certificazione della rappresentazione dei vincoli è di competenza regionale e/o di altri enti preposti (Ministero ecc.), mentre la Provincia ha recentemente acquisito le competenze riguardanti il solo vincolo idrogeologico (L.R. 9 del 12 giugno 2006, art 61, comma 2); allo stato attuale non esistono rappresentazioni certificate da parte della Regione e/o da altri Enti competenti, inoltre la stessa Regione disincentiva la produzione di rappresentazioni cartografiche da parte di soggetti non direttamente competenti delle rappresentazioni stesse, al fine di evitare la produzione e l’utilizzo di cartografie non ufficiali e non certificate.

Per l’adeguamento del PUP/PTC al PPR il rispetto del comma 1 punto 5 si traduce nella:

- acquisizione e rappresentazione dei vincoli disponibili presso la RAS in attesa di una certificazione e ufficializzazione da parte degli enti responsabili;

- acquisizione e rappresentazione del vincolo idrogeologico (R.D 3267 del 1923) e definizione e avvio, in accordo con l’assessorato provinciale competente, del procedimento di certificazione del vincolo idrogeologico di competenza provinciale.

6. individuare e precisare gli ambiti di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di competenza provinciale nonché le zone umide, i biotopi e le altre aree naturali, le principali aree di risorgiva, da destinare a particolare disciplina ai fini della tutela delle risorse naturali e della salvaguardia del paesaggio;

Per l’adeguamento del PUP/PTC al PPR il rispetto del comma 1 punto 6 si traduce nella:

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Individuazione spaziale e caratterizzazione di ambiti territoriali di riferimento da utilizzarsi ai fini della definizione di aree naturali protette di rilevanza provinciale, da assoggettare a particolare disciplina da parte dell’Ente provinciale.

7. individuare e disciplinare i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra le aree protette, i biotopi e le aree naturali, i fiumi e le risorgive;

Il concetto di “rete ecologica” ha all’interno del PPR spiccati caratteri di trasversalità tra l’Assetto ambientale, insediativo e storico-culturale, assumendo propriamente una connotazione di tipo paesaggistico. In particolare la definizione di un modello di Rete Ecologica alla scala provinciale può assumere una specifica rilevanza in funzione di obiettivi di coordinamento provinciale dei processi di pianificazione alla scala comunale, risultando leggibili e interpretabili in relazione a processi di analisi condotti a livello di sovralocale e di area vasta.

8. collaborare con i Comuni alla perimetrazione dei centri storici e degli immobili di notevole interesse pubblico di valenza sovracomunale, alla individuazione di ville, complessi ed edifici di pregio architettonico con le relative pertinenze e i contesti figurativi;

In assenza di una specifica competenza della provincia in materia di perimetrazione dei centri storici e degli immobili di interesse pubblico di valenza sovracomunale, l’attività della provincia può consistere nella selezione di campi del progetto ambientale di interesse provinciale (quali reti delle torri costiere, scali portuali, città fenicio-puniche, percorsi storici, reti insediative, centri della terra cruda, ecc.), nella definizione degli obiettivi generali e delle strategie di coordinamento volte alla tutela ed alla valorizzazione delle reti e dei circuiti di beni individuati e di coordinamento ai differenti attori.

9. coordinare le iniziative comunali finalizzate alla localizzazione dei distretti produttivi;

Il termine “distretto” riportato nel comma in oggetto, diversamente da come definito dalla normativa vigente, è da intendersi come area territoriale nella quale è possibile individuare vocazioni specifiche di tipo produttivo, veri e propri sistemi territoriali, limitati geograficamente e costituiti da aree contigue, in cui si verifica una concentrazione di piccole imprese, caratterizzate da una stessa specializzazione produttiva per i quali l’Ammnistrazione provinciale è priva di specifiche competenze.

L’adeguamento del PUP/PTC al PPR potrà pertanto consistere nella costruzione di quadri di conoscenza delle vocazioni produttive di alcuni ambiti provinciali, coerentemente con quanto già evidenziato nei rapporti redatti all’interno dei laboratori territoriali della progettazione integrata e sulla base di quanto è emerso dai tavoli di parternariato che entro il 20 dicembre 2006 hanno presentato i Progetti Integrati di Sviluppo Territoriale.

10. individuare gli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti industriali, artigianali, turistico-ricettivi e delle grandi strutture di vendita;

Insediamenti industriali e artigianali

Relativamente agli insediamenti industriali e artigianali il PUP/PTC riconosce ambiti territoriali sovracomunali, entro cui il dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione di tali insediamenti dovrà avvenire in forma coordinata fra più comuni, con il supporto o il coordinamento della Provincia. L’attuazione del procedimento di campo del PUP/PTC deve definire le procedure di attuazione, i criteri di localizzazione nonché i requisiti progettuali di massima, le modalità di compensazione territoriale da adottare.

Insediamenti turistico-ricettivi

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Relativamente agli insediamenti turistico-ricettivi il PUP/PTC riconosce ambiti territoriali entro cui delineare strategie di sviluppo turistico sostenibile e programmare l’eventuale localizzazione di nuovi insediamenti turistico ricettivi coerentemente con i caratteri caratteri fisico ambientali dell’ambito di riferimento. Nell’ambito della procedura di cooperazione intercomunale e interistituzionale dovranno essere considerate e delineate le procedure ed i metodi di compensazione urbanistica territoriale fra i comuni appartenenti allo stesso ambito.

Grandi strutture di vendita

In considerazione del fatto che nella nuova riforma del Commercio regionale le funzioni attribuite alla Provincia sono di mera consultazione per la realizzazione di nuove iniziative in conferenza di servizi con la Regione ed i Comuni il PUP/PTC potrà svolgere una attività di ricognizione e restituzione al fine di verificare la dotazione provinciale di GSV esistenti e delineare orientamenti e indirizzi generali di pianificazione e programmazione.

11. precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale e promuovere la riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi;

Il termine “ambiti” si riferisce all’accezione specifica assunta all’interno del PPR e che il termine “precisare” può essere inteso come:

- sottoarticolazione spaziale degli ambiti del PPR, mediante selezione di porzioni di territorio (sub-ambiti) entro cui si riconoscono caratteri paesaggistici specifici;

- approfondimento descrittivo delle schede PPR e sviluppo degli indirizzi progettuali degli ambiti del PPR in base a criteri di coerenza con i processi ambientali e insediativi descritti nei dispositivi del PUP/PTC.

Tale precisazione è orientata selettivamente in funzione del riconoscimento di requisiti di valore paesaggistico di interesse per la scala provinciale e intercomunale

Relativamente al termine “promuovere”, le NTA del piano paesaggistico alludono ad una generica competenza della Provincia nel coordinare interventi che coinvolgono diversi soggetti istituzionali nella riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi.

12. individuare gli eventuali ambiti per la pianificazione coordinata tra più Comuni;

Il PUP/PTC in adeguamento al PPR deve individuare particolari ambiti spaziali omogenei di interesse intercomunale (sistemi di spiaggia, piane agricole, bonifiche, infrastrutture, ecc.), che richiamano la necessità di essere pianificati in modo coordinato fra più comuni.

13. armonizzare i criteri di utilizzo e destinazione d’uso dei territori limitrofi di Comuni confinanti;

Il PUP/PTC in adeguamento al PPR considera diversi aspetti o ambiti “sensibili” di interesse intercomunale per la pianificazione; diversi punti dell’articolo 106 definiscono le modalità con cui il PUP/PTC individua e seleziona ambiti definendone le modalità di coordinamento intercomunale: ambiti di riqualificazione e valorizzazione paesaggistica, ambiti di pianificazione degli insediamenti produttivi o turistico ricettivi, unità marino litorali per gli aspetti riguardanti i servizi di spiaggia, ambiti di interesse per la prevenzione dei rischi geologici, per la prevenzione e difesa dall’inquinamento acustico, atmosferico, idrico, ecc.. Altri ambiti spaziali o problematici, non riconducibili ai casi precedenti, che potenzialmente potrebbero produrre esternalità negative o positive nei confronti dei comuni limitrofi, potranno essere considerate mediante la definizione di ulteriori procedure di valutazione e coordinamento.

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L’INTESA ISTITUZIONALE E IL PROCEDIMENTO DI CAMPO

La procedura di intesa

La normativa del Piano Paesaggistico Regionale introduce all’art. 11 l’istituto dell’intesa quale strumento di attuazione del piano, orientato alla definizione di azioni strategiche preordinate a disciplinare le trasformazioni ed il recupero urbanistico del territorio in attuazione delle previsioni del PPR. Le intese orientano gli interventi ammissibili verso obiettivi di qualità paesaggistica basati sul riconoscimento delle valenze storico culturali, ambientali e percettive dei luoghi.

La Circolare dell’Assessorato degli Enti Locali, Finanze ed Urbanistica, del 23 novembre 2006, esplicativa del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) precisa: “L’Intesa è una modalità di attuazione del PPR attraverso la quale la Regione, la Provincia, il Comune ed i privati concorrono, di comune accordo, alla valutazione delle iniziative proposte dai soggetti interessati in relazione al complessivo rispetto dei valori paesaggistici contenuti nel PPR ed alle regole generali e particolari in materia di urbanistica e di paesaggio, in ossequio ai principi di partecipazione democratica e di leale cooperazione tra i diversi livelli di governo del territorio e nell’ambito delle specifiche attribuzioni di competenza istituzionale degli Enti Locali”.

Gli “Indirizzi applicativi del Piano Paesaggistico Regionale” (Allegato Delib. G.R. n. 11/17 del 20.3.2007, punto 10 - l’Intesa) sottolineano il ruolo della procedura di Intesa nella fase transitoria prevista nel PPR, che trova la sua applicazione in particolare:

1) per gli interventi prescritti nell’articolo 15 delle NTA;

2) per ogni intervento di ristrutturazione urbanistica nella fascia costiera;

3) per ogni intervento extraurbano entro l’ambito e al di fuori della fascia costiera;

4) per residenze agricole in fascia costiera (art. 83 comma 1 lett. a, delle NTA).

L’Intesa viene attivata dalla Regione che, su richiesta del Comune interessato, convoca una Conferenza di Servizi ex artt. 20, 21 e 22 della L.R. n.40/90 e L. n.241/90.

Il raggiungimento dell’Intesa in relazione alle iniziative ad essa sottoposte è condizione per l’adeguamento degli strumenti urbanistici alle prescrizioni che in tale sede vengono concordate, nel senso che i risultati dell’Intesa saranno recepiti dal PUC ed inseriti nella programmazione comunale. L’Intesa, per la quale deve essere raggiunta l’unanimità nell’accordo, viene sottoscritta dai Presidenti di Regione e Provincia e dal Sindaco mentre alla Conferenza di Servizi partecipano tutte le Amministrazioni che hanno titolo in merito ad eventuali autorizzazioni. La Conferenza di Servizi è vista pertanto come un tavolo tecnico con valore “esplorativo” e non “autorizzativo”, che non rilascia “pareri” ma “valutazioni” che devono essere di supporto alla decisione dei tre firmatari.

Il ruolo richiesto alla Provincia nella procedura d’Intesa è duplice:

− la sottoscrizione dell’Intesa quale atto di contenuto politico

− una valutazione di carattere tecnico, in riferimento agli strumenti di programmazione e pianificazione provinciale vigenti, all’interno della Conferenza.

Il ruolo della provincia nella procedura di Intesa

Nel Piano Urbanistico Provinciale i Campi del progetto ambientale indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. L’Accordo di Campo è il modello giuridico

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proposto dal PUP/PTC attraverso il quale diversi soggetti territoriali concordano le regole di gestione di campi problematici, individuano le finalità e l’oggetto, definiscono gli impegni e gli obblighi reciproci.

La partecipazione di diversi soggetti al governo del territorio è uno dei fondamenti del PUP/PTC della provincia di Cagliari, la quale si organizza sulla base del Modello di cooperazione del PUP/PTC, strumento di co-pianificazione che definisce le varie fasi e articolazioni del processo al fine di favorire concretamente la condivisione delle scelte territoriali e la definizione delle priorità degli interventi e dei contenuti specifici delle azioni.

Alla luce dell’introduzione dell’istituto dell’Intesa, quale strumento di attuazione del PPR, il ruolo della Provincia e del Modello di cooperazione, fermo restando l’atto politico conclusivo, può assumere ben altra rilevanza qualora l’amministrazione provinciale svolgesse un ruolo di coordinamento territoriale nel procedimento di Intesa, considerato come un processo di cooperazione tra diversi soggetti territoriali e di condivisione di scelte riguardanti il governo del territorio.

La Provincia potrà utilizzare i dispositivi normativi del PUP/PTC (in particolare l’Accordo di campo e il Modello di cooperazione), quali strumenti utili alla gestione del percorso di costruzione dell’Intesa, visto come momento conclusivo di un processo nel corso del quale vengono individuati gli attori, le finalità e l’oggetto dell’Intesa e vengono definiti gli impegni e gli obblighi reciproci.

L’Accordo di campo può assumere la forma giuridica del Protocollo d’intesa fra i diversi attori territoriali a vario titolo coinvolti, che risulterebbe preliminare alla condivisione e sottoscrizione dell’Intesa ex art.11 delle NTA tra Regione, Provincia/e e Comune/i.

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LO SVILUPPO DEL PUP/PTC NEI NUOVI TERRITORI DELLA P ROVINCIA DI CAGLIARI

Coerenze e criticità tra PUP/PTC di Cagliari e PUP/ PTC di Nuoro

Le attività di confronto tra i Piani Urbanistici Provinciali di Cagliari e Nuoro mirano a individuare criticità e elementi di coerenza tra gli apparati conoscitivi, i dispositivi normativi di Piano e procedure di attuazione e coordinamento interistituzionale dei singoli strumenti di pianificazione.

Con riferimento agli obiettivi enunciati nelle norme di attuazione del PUP/PTC della Provincia di Nuoro ed in relazione a quanto previsto nell’art. 16 della L.R. 45/89, i contenuti tematici del Piano sono strutturati in Piani di settore, all’interno dei quali si individuano normative di coordinamento riferite ad ambiti territoriali omogenei. Ulteriori strumenti d’attuazione sono gli strumenti della programmazione negoziata, quali accordi di programma, convenzioni, protocolli di intesa, la forma della gestione dei servizi, nonché altre forme di collaborazione tra Enti pubblici e tra Enti pubblici e privati previste dalla normativa nazionale e regionale vigente.

I nuovi dispositivi del Piano (le nuove ecologie, i sistemi, i campi)

L’aggiornamento del Piano prevede la costruzione dei dispositivi di Piano già presenti per gli altri territori della vecchia Provincia di Cagliari. Il confronto tra i due Piani Urbanistici Provinciali mette in evidenza, a fronte delle rilevanti differenze di struttura, la disponibilità di un significativo patrimonio di conoscenze e di analisi territoriali.

Per quanto riguarda i dispositivi di Piano di Cagliari riportati nella Normativa delle Procedure (Ecologie e Sistemi) e nella Normativa degli Usi (Campi), il processo di definizione di questi ultimi per i nuovi ambiti ricompresi all’interno della Provincia, può procedere proprio partendo dall’impalcato conoscitivo di base e interpretativo dei caratteri descrittori del territorio sviluppato all’interno del Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro. La strutturazione di tali contenuti all’interno di un Sistema Informativo Geografico nonché la compatibilità di formato e di sistema di coordinate cartografiche delle rappresentazioni spaziali tra i due strumenti di pianificazione, rappresenta un rilevante vantaggio in termini operativi. Per quanto attiene al dispositivo delle Ecologie e delle Componenti sarà necessario procedere all’interpretazione integrata dei principali livelli conoscitivi di base dei caratteri ambientali e insediativi di riferimento. Nello specifico, la rappresentazione areale delle componenti sarà definita attraverso ambiti di riferimento, riconosciuti e individuati per le loro rispettive specificità strutturali e funzionali, relativamente alle differenti prospettive di lettura assunte, i cui contenuti tecnici verranno espressi mediante legende analitico-descrittive, i cui requisiti riguardano i criteri di delimitazione, gli elementi di specificità locale, le caratteristiche strutturali e funzionali del sistema, le dinamiche portanti, le risorse territoriali e le criticità emergenti. I prodotti dell’analisi integrata e i relativi elementi conoscitivi di base saranno organizzati e strutturati nell’ambito del sistema informativo del Piano.

Dal punto di vista operativo le procedure di aggiornamento seguiranno le indicazioni descritte nel capitolo 2 e vedranno il territorio del Sarcidano come area pilota per l’aggiornamento delle ecologie, contemporaneamente alle azioni di revisione ed integrazione degli altri dispositivi di piano quali i Sistemi e i Campi.

Il confronto con i nuovi territori

Il confronto con i nuovi territori provinciali sarà condotto attraverso incontri strutturati finalizzati da una parte a presentare il piano e le sue regole alla luce delle recenti normative, dall’altra a costruire un percorso partecipativo per la condivisione delle basi conoscitive e per

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l’individuazione di criticità e opportunità presenti nel territorio, la cui individuazione è finalizzata all’identificazione dei Campi di progetto sui quali costruire prospettive di collaborazione interistituzionale.

In particolare la condivisione della conoscenza di sfondo, con specifico riferimento alle relazioni che governano i processi ambientali e insediativi portanti, e le procedure di Cooperazione tra istituzioni, costituiscono il momento iniziale e necessario per il successivo lavoro di identificazione dei Campi di progetto e di costruzione di dispositivi conoscitivi e procedurali di supporto allo sviluppo di idee progettuali specifiche sia da un punto di vista strettamente tecnico che in termini di interazioni tra i vari soggetti locali e sovralocali coinvolti a vario titolo nell’attuazione. In questo senso anche le procedure specifiche per singolo Campo (in questo momento richiamate per grandi linee nel modello di cooperazione proposto nel PUP/PTC) dovranno contenere regole contestuali per il coinvolgimento e la partecipazione degli attori territoriali.

Le attività già avviate

Allo stato attuale sono state avviate da parte dell’Amministrazione Provinciale di Cagliari, diverse attività di programmazione e progettazione che vedono coinvolti i territori comunali entrati a far parte della nuova Provincia di Cagliari. Tali attività rappresentano un primo punto di partenza per strutturare un quadro conoscitivo e di progetto utile per le fasi di elaborazione del PUP/PTC in adeguamento alla pianificazione paesaggistica.

Tra le più significative è opportuno ricordare le attività connesse ai laboratori territoriali della progettazione integrata sia nella fase di costruzione del “Rapporto d’Area” sia nella fase di costituzione dei tavoli di paternariato e di sviluppo delle proposte di progettazione integrata. Parallelamente sono stati avviati i tavoli di programmazione riguardanti i Piani Locali Unitari dei Servizi alla persona e un progetto di valenza europea (MACIMED – Interreg IIIB Medocc) inerente la mobilità alternativa e l’adeguamento della sede ferroviaria dismessa attraverso la realizzazione di un percorso ciclopedonale.

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L’ADEGUAMENTO DEL PUP/PTC ALLE NUOVE COMPETENZE DEL LA LR 9/2006

Dallo Statuto della Provincia di Cagliari si evince che l'ordinamento generale degli uffici e dei servizi è disciplinato da apposito regolamento di organizzazione, approvato dalla Giunta Provinciale nel rispetto dei criteri generali stabiliti dal Consiglio.

Attualmente è stato avviato il processo di riorganizzazione dell’Ente, che dovrebbe portare alla predisposizione della nuova pianta organica e al nuovo Regolamento di organizzazione che dovrebbe tener conto della modifica delle competenze dell’Ente.

Tuttavia, ai fini delle iniziative ritenute necessarie al processo di predisposizione e adeguamento del Piano Urbanistico Provinciale, come stabilito dall’Art. 106 delle NTA del PPR, e coerentemente con quanto stabilito dalle normative nazionali e regionali sulle funzioni esercitate dalla Provincia, emerge la necessità di affrontare il processo di pianificazione attraverso un “approccio integrato”, con l’obiettivo, tra l’altro, di superare la frammentazione delle attività che eventualmente verrebbero esercitate dai diversi assessorati, servizi, settori ed uffici operativi. Infatti, tale approccio deve necessariamente comprendere il coordinamento e il perseguimento della coerenza reciproca tra le attività e gli indirizzi programmatici dei diversi settori provinciali, al fine di ottenere una integrazione inter-assessoriale, ovvero di connessione tra attività assessoriali, fondata sulla cooperazione ed il perseguimento di obiettivi condivisi e complementari alla costruzione del PUP/PTC.

In questi termini il processo di adeguamento del PUP/PTC al PPR, vista l’ampia sfera di interessi e di attività che abbraccia, può essere affrontata attraverso il perseguimento di un coordinamento orizzontale, finalizzato all’integrazione delle azioni; ovvero integrazione settoriale delle attività e dei servizi relativamente agli aspetti di difesa del suolo (soprattutto con l’Ufficio Protezione Civile e il Settore Viabilità), di protezione e valorizzazione delle risorse naturali (con l’Assessorato Ambiente in genere), ecc., al fine di raggiungere una sinergia complessiva funzionale alla costruzione del Piano Urbanistico Provinciale.

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5. OGGETTO E CONTENUTI DELLA PRIMA VARIANTE AL PUP/ PTC

AMBITO TERRITORIALE DELLA VARIANTE

La proposta relativa alla prima variante al Piano Urbanistico Provinciale considera come priorità di intervento l’ambito territoriale definito dagli Ambiti di paesaggio costiero. Il PPR è stato approvato definitivamente per il primo ambito omogeneo, l’area costiera, così come individuata dagli Ambiti di paesaggio.

Gli Ambiti di paesaggio costituiscono grandi settori in cui è suddiviso il territorio regionale e rappresentano un dispositivo spaziale di pianificazione del paesaggio attraverso il quale s’intende indirizzare, sulla base di un’idea strategica di progetto generale, le azioni di conservazione, recupero o trasformazione. Il Piano Paesaggistico Regionale individua nel primo ambito territoriale omogeneo, 27 ambiti di paesaggio di cui 9 ricadono totalmente o parzialmente all’interno del territorio della Provincia di Cagliari:

- Ambito 24: Salto di Quirra (ambito di interesse interprovinciale)

Comuni interessati: Villaputzu e San Vito (comuni appartenenti alla Provincia dell’Ogliastra: Arzana, Ierzu, Lanusei, Loceri, Osini, Perdasdefogu, Tertenia, Ulassai)

- Ambito 25: Foce del Flumendosa

Comuni interessati: Muravera, San Vito, Villaputzu

- Ambito 26: Castiadas

Comuni interessati: Castiadas, Muravera, San Vito (San Priamo)

- Ambito 27: Golfo orientale di Cagliari

Comuni interessati: Maracalagonis, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Sinnai, Villasimius.

- Ambito 1: Golfo di Cagliari

Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Soleminis, Uta.

- Ambito 2: Nora

Comuni interessati: Assemini, Capoterra, Domus de Maria, Pula, Sarroch, Uta, Villa San Pietro.

- Ambito 3: Chia

Comuni interessati: Domus de Maria.

- Ambito 4: Golfo di Teulada

Comuni interessati: Domus de Maria e Teulada

- Ambito 5: Anfiteatro del Sulcis (ambito di interesse interprovinciale)

Comuni interessati: Teulada (comuni appartenenti alla Provincia dei Carbonia-Iglesias: Carbonia, Giba, Masainas, Piscinas, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Santadi, Tratalias, Villaperuccio)

L’Ambito del Salto di Quirra e l’Ambito dell’Anfiteatro del Sulcis interessano parzialmente il territorio della Provincia di Cagliari e, in parte, rispettivamente il territorio della Provincia dell’Ogliastra e il territorio della Provincia di Carbonia-Iglesias.

I territori dei comuni del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, entrati a far parte recentemente della nuova Provincia di Cagliari, non sono interessati dal primo ambito omogeneo del PPR,

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così come individuato dagli Ambiti di paesaggio costiero, per il quale la normativa del PPR prevede, al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale, che le Province adeguino i propri Piani Urbanistici Provinciali alle disposizioni, previsioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, entro sei mesi dalla sua pubblicazione nel BURAS.

s.vito

uta

sinnai

teulada

pula

siliqua

isili

villaputzu

nurri

burcei

villasalto

orroli

esterzili

villasor

cagliari

seulo

castiadas

muravera

sarroch

sestu

dolianova

sadali

escalaplano

ballao

assemini

silius

capoterra

maracalagonis

quartu s.elena

serdiana

domusdemaria

guasila

gergei

armungia

vallermosa

donori

assemini

villasimius

mandas

s.basilio

siurgusdonigala

nuraminis

ussana

sinnai

goni

s.nicolo'gerrei

senorbi'

nurallao

serri

gesico

suelli

monastir

decimoputzu

samatzai

villa s.pietro

villanovatulo

selargius

s.sperate

s.andrea frius

selegas

nuragus

ortacesus

elmas

villaspeciosa

barrali

pimentel

quartucciu

settimo s.pietro

escolca

soleminis

guamaggiore

decimomannu

quartucciudecimomannu

monserrato

domusdemaria

2

27

24

5

1

4

26

3

25

Legenda

Ambiti di Paesaggio del P.P.R.

Gli attuali comuni della Provincia di Cagliari

I vecchi comuni della Provincia di Cagliari

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LA PROPOSTA DI VARIANTE AL PUP/PTC: PRIMO STRALCIO

La Conoscenza di sfondo

La conoscenza di sfondo è la raccolta e l’organizzazione dei dati territoriali che stanno alla base del piano. Quest’attività è stata portata avanti dai gruppi di lavoro che si occupano delle geografie, come vengono definite i vari settori di studio. La conoscenza di sfondo serve come base conoscitiva per la costruzione dei 3 strumenti principali del piano: le ecologie, i sistemi di organizzazione dello spazio e i campi del progetto ambientale.

Nell’ambito della presente variante si assume la conoscenza di sfondo del PUP/PTC così come integrata e aggiornata nell’ambito del Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali, nonché il Rapporto d’area della progettazione integrata.

In riferimento a particolari esigenze riguardanti i contenuti specifici della variante al PUP/PTC, sono state prodotte integrazioni al quadro conoscitivo sia di natura cartografica che testuale.

La revisione della normativa di attuazione del Pian o Urbanistico Provinciale

La Normativa del Piano Urbanistico Provinciale è articolata secondo tre distinti titoli.

Il Titolo I – Finalità e natura del piano, contenente i riferimenti normativi e le finalità e gli obiettivi del piano: è stato oggetto di poche integrazioni necessarie per aggiornare i principali riferimenti normativi.

Il Titolo II - Normativa di coordinamento degli usi, contenente le Ecologie (Capo I) e i Sistemi di organizzazione dello spazio (Capo II); il Titolo III - Normativa di Coordinamento delle Procedure, si suddivide anch’essa in due Capi: i Campi del progetto ambientale (Capo I) e i Modelli procedimentali di cooperazione).

La Normativa di Coordinamento degli Usi: le Ecologi e

L’ecologia è una porzione del territorio che individua un sistema complesso di relazioni tra processi ambientali, insediativi, agrario-forestali e del patrimonio culturale.

Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi progettuali sul territorio coerentemente con i processi ambientali ed insediativi in atto. Questo avviene attraverso una descrizione normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle azioni di trasformazione senza la prescrizione di usi consentiti o di destinazioni funzionali.

Il Piano Urbanistico Provinciale articola le seguenti ecologie:

− Ecologie geo-ambientali

− Ecologie insediative

− Ecologie agrario-forestali

− Ecologie del patrimonio culturale.

Nel PUP/PTC vigente le ecologie interessano l’intero territorio della vecchia Provincia di Cagliari.

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Pertanto, a seguito della “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio-Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio” che ha modificato l’ambito territoriale cui il PUP/PTCP della provincia di Cagliari si riferisce, è necessario introdurre le seguenti modifiche al piano:

− estendere l’ambito delle ecologie al territorio dei nuovi comuni dell’attuale Provincia di Cagliari appartenenti al Sarcidano ed alla Barbagia di Seulo;

− abrogare le ecologie riguardanti ambiti territoriali appartenenti a comuni che ricadono oggi nelle nuove province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano.

L’attuale ipotesi di prima variante propone l’abrogazione di quelle ecologie totalmente esterne all’attuale configurazione provinciale rimandando la costruzione delle nuove ecologie per i comuni appartenenti al Sarcidano ed alla Barbagia di Seulo, esterni al primo ambito omogeneo del PPR, alla seconda variante che sarà estesa all’intero territorio dell’attuale Provincia di Cagliari.

La Normativa di Coordinamento degli Usi: i Sistemi di organizzazione dello spazio

I sistemi di organizzazione dello spazio, descrivono le linee guida per la gestione dei servizi e dei beni pubblici e rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio provinciale e servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali. Il PUP/PTC seleziona i seguenti sistemi:

- Sistema dei servizi sociali

- Sistema dei servizi superiori

- Sistema della mobilita’ e dei trasporti

- Sistema dei servizi di telecomunicazioni

- Sistema dei servizi energetici

- Sistema delle risorse idriche: qualità e depurazione

- Sistema di gestione dei rifiuti

- Sistema approvvigionamento idrico

- Sistema delle grandi strutture di vendita– ppuc

- Sistema dei beni e delle attività culturali

- Sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione

Sistema dei servizi sociali - Sistema dei servizi superiori

La normativa di coordinamento degli usi individua il Sistema dei servizi sociali ed il Sistema dei servizi superiori.

Il sistema dei servizi sociali, che comprende i servizi assistenziali, i servizi sanitari, i servizi educativi e culturali, è concepito come “rete infrastrutturale” a sostegno non solo di questo settore ma anche di tutte le attività umane che trovano nella qualità di tale rete primaria basilare la condizione costitutiva della vivibilità e della possibilità di lavorare e operare in un territorio.

La Legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 “Sistema integrato dei servizi alla persona” ha aggiornato il quadro normativo di riferimento ridefinendo il ruolo e le competenze degli enti locali e della provincia.

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La regione e gli enti locali hanno il compito di realizzare, con la partecipazione delle comunità locali e delle formazioni sociali, il sistema integrato dei servizi alla persona, volto a promuovere il libero sviluppo della persona umana e la sua partecipazione sociale, culturale, politica ed economica alla vita della comunità locale. Il sistema integrato dei servizi alla persona, comprendente l'insieme delle attività di programmazione, realizzazione e valutazione dei servizi e delle prestazioni volte a favorire il benessere delle persone e delle famiglie che si trovino in situazioni di bisogno sociale, esclusi gli interventi predisposti dal sistema sanitario, previdenziale e di amministrazione della giustizia.

La LR 23/2005 disciplina il Piano locale unitario dei servizi (PLUS) che ha il compito di mettere in rete e armonizzare gli interventi ed i servizi sociali, sociosanitari e sanitari. I comuni e l'azienda sanitaria locale elaborano la proposta di piano con la provincia e provvedono alla programmazione ed alla realizzazione del sistema integrato ed all'attuazione locale dei livelli essenziali sociali e sociosanitari attraverso il Piano Locale Unitario dei Servizi (PLUS).

L’Art. 7 della LR 23 del 2005 disciplina gli ambiti di competenza delle Province, le quali “concorrono alla programmazione locale e regionale del sistema integrato, (..) curando il coordinamento delle politiche di propria competenza con le politiche sociali, (...) partecipano alla realizzazione del sistema informativo dei servizi sociali, attraverso la raccolta dei dati sui bisogni e le risorse disponibili, l'analisi dell'offerta di servizi, delle strutture e dei soggetti accreditati e il supporto tecnico e formativo di operatori e attori del sistema”.

Inoltre spettano alle province le funzioni di elaborazione, in collaborazione con i comuni, di progetti relativi a problematiche sociali di interesse sovrazonale e collaborazione alla loro gestione sperimentale, il coordinamento delle politiche sociali con le politiche dell'istruzione e formazione e con le politiche attive del lavoro, il sostegno e l’assistenza tecnica agli enti locali impegnati nella realizzazione del sistema locale dei servizi.

Il sistema dei servizi sociali ha necessità di una aggiornamento generale in particolare in riferimento al processo di revisione del quadro normativo e dei nuovi strumenti di pianificazione e programmazione di competenza regionale e degli enti locali (Piano regionale dei servizi sociali e sanitari, Piano socio-assistenziale, PLUS, ecc.).

Sistema della mobilita’ e dei trasporti

Il Sistema tratta aspetti connessi alle reti di trasporto e aspetti connessi alla mobilità ed al trasporto pubblico locale. Il sistema necessita pertanto di un aggiornamento riguardante sia la nuova configurazione territoriale della provincia sia l’evoluzione e aggiornamento degli strumenti di pianificazione e gestione dei trasporti e della mobilità locale.

Il settore del trasporto pubblico locale (TPL) è stato oggetto di una profonda trasformazione a partire dall’emanazione del D. lgs n. 400 del 20 settembre 1999 (modificativo del D.lgs n. 422/1997), che concludeva il difficilissimo iter della riforma del settore. Con tale riforma lo Stato si è posto alcuni obiettivi di fondo, tra cui:

- il decentramento di tutte le competenze in materia, unificando così al livello regionale le responsabilità in termini di quantità e qualità dei servizi da offrire con le responsabilità finanziarie;

- la creazione, al livello locale, di soggetti pubblici forti nell’esercizio delle loro funzioni di programmazione, amministrazione e controllo;

- la riorganizzazione della gestione dei servizi, favorendo la nascita di un nuovo sistema di aziende del TPL che accedono al mercato secondo i meccanismi propri della concorrenza.

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La Legge Regionale 7 dicembre 2005, n. 21 stabilisce la nuova "Disciplina e organizzazione del trasporto pubblico locale in Sardegna". A questa nuova disciplina si da attuazione a partire dalla Delibera di Giunta Regionale del 28 febbraio 2007, n. 8/13 “attuazione le Direttive di applicazione e atto preliminare alla definizione e alla progettazione dei servizi minimi”.

Competono alle province in materia di trasporto pubblico locale in attuazione degli indirizzi contenuti nella programmazione regionale: la predisposizione e l’attuazione dei piani provinciali di trasporto pubblico locale e altri importanti compiti amministrativi, quali l’espletamento delle procedure di gara per l’affidamento dei servizi minimi ed aggiuntivi in riferimento ai bacini di mobilità ed alle unità di rete di livello provinciale e la stipula con l’aggiudicatario dei contratti di servizio, compresa l’attività di controllo e all’applicazione delle sanzioni.

Particolare rilievo assume, anche in considerazione della nuova configurazione territoriale della Provincia, la mobilità urbana, per la quale a livello nazionale e regionale viene proposto di lasciare ai Comuni o aggregati di Comuni totale libertà nella scelta degli interventi infrastrutturali, tecnologici, gestionali ed organizzativi volti al miglioramento dei livelli di servizio del sistema di trasporti nelle singole realtà locali e di riservare allo Stato e alla Regione il ruolo di cofinanziatore degli interventi. I Piani Urbani della Mobilità (PUM), istituiti dalla Legge n. 340 del 24 novembre 2000, sono lo strumento attraverso il quale le realtà locali definiscono l’insieme di interventi per la mobilità locale.

Completano il quadro di riferimento per il sistema del TPL e più in generale, dei trasporti regionali alcuni importanti riferimenti programmatici:

− il Nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGT gennaio 2001);

− l'Aggiornamento del Piano Regionale dei Trasporti (PRT - Dicembre 2001), che costituisce il riferimento strategico della politica dei trasporti della Regione Sardegna, che ha intanto avviato la redazione del nuovo Piano Regionale dei Trasporti che costituirà la cornice di riferimento per la programmazione provinciale;

− il Piano Regionale delle merci (Rapporto Finale - Dicembre 2001) che rappresenta uno strumento dinamico di ausilio alla pianificazione regionale dei trasporti, in grado di adattarsi ai mutamenti della realtà attraverso un continuo ed effettivo controllo del fenomeno e della sua evoluzione.

In considerazione della rilevanza che il tema della mobilità e dei trasporti riveste per l’intero territorio provinciale e della copertura geografica dell’attuale proposta di variante, riguardante unicamente l’ambito costiero, si suggerisce di rinviare l’aggiornamento del sistema alla variante generale al PUP/PTC da redigere con l’approvazione del PPR per l’intero territorio regionale.

L’attuale proposta di variante stralcia unicamente i contenuti di indirizzo normativo riguardanti i territori dei comuni appartenenti alle attuali province del Medio Campidano e di Carbonia-Iglesias.

Sistema dei servizi di telecomunicazioni

Il sistema è composto dai seguenti ambiti tematici, per ognuno dei quali sono state fornite delle linee guida:

1. formazione;

2. servizi di Telemedicina;

3. servizi di Telesoccorso;

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4. servizi di Teleamministrazione;

5. servizi di Telelavoro;

6. servizi alle PMI;

7. la rete fissa e mobile;

8. la compatibilità elettromagnetica e il territorio.

Il quadro normativo e programmatico nazionale e regionale del sistema ha subito in questi anni una profonda evoluzione in ognuno degli ambiti tematici elencati. Alla luce di questi cambiamenti ed in riferimento al ruolo centrale assunto dalla Regione nel settore come erogatore e coordinatore di servizi, è necessaria una significativa revisione ed aggiornamento del sistema, con l'eventuale stralcio di alcuni ambiti tematici, quali ad esempio la telemedicina e la rete fissa e mobile.

La LR 9/2006 - sulla base della Legge 22/02/2001, n. 36 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) - ha individuato i compiti e le funzioni della Regione e delle amministrazioni provinciali e locali in materia di inquinamento elettromagnetico (artt. 54 e 55)

Alle province sono attribuiti i seguenti compiti e funzioni:

- approvazione dei piani di risanamento degli impianti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica di tensione non superiore a 150 kilovolt;

- rilascio delle autorizzazioni inerenti alla costruzione e all'esercizio di elettrodotti con tensione non superiore a 150 kilovolt e relative varianti;

- controllo e vigilanza delle suddette reti circa l'osservanza dei limiti e dei parametri previsti in materia di tutela dall'inquinamento elettromagnetico;

- adozione dei provvedimenti per l'esecuzione delle azioni di risanamento degli impianti;

- approvazione dei piani di risanamento degli impianti per l'emittenza radiotelevisiva e degli impianti fissi per la telefonia mobile.

Sistema dei servizi energetici

Il quadro normativo in materia di energia è in continua evoluzione, in particolare negli ultimi anni le Regioni stanno assumendo un ruolo via via più importante in tutte le attività di pianificazione, così nel settore dell’Energia si è passati nell’ultimo decennio dal Piano Energetico Nazionale al Piano Energetico Ambientale Regionale.

La Regione Sardegna ha adottato nel corso del 2006 il proprio Piano Energetico Ambientale Regionale che persegue i seguenti obiettivi:

a) La stabilità e sicurezza della rete

b) Il Sistema Energetico funzionale all’apparato produttivo

c) La tutela ambientale

d) Le strutture delle reti dell’Energia

e) La diversificazione delle fonti energetiche

Inoltre la LR 9/2006 ha conferito alle province funzioni di tutela e valorizzazione delle risorse energetiche. In pArticolare l’Art. 21 prevede che le province concorrano alla determinazione

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degli atti di programmazione regionale in materia di energia ed esercitino le funzioni in materia di controllo sul risparmio energetico e sull'uso razionale dell'energia.

Sono inoltre attribuite alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, i seguenti compiti e funzioni:

a) redazione, adozione e attuazione dei piani di intervento per la promozione di fonti rinnovabili, del risparmio energetico e dell'uso razionale dell'energia;

b) rilascio, nel rispetto della programmazione regionale, di provvedimenti autorizzativi per l'installazione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica con potenza di targa uguale o inferiore a 300 MW termici;

c) controllo del rendimento energetico degli impianti termici nei comuni con popolazione inferiore ai quarantamila abitanti;

d) adozione degli atti riguardanti reti di interesse locale di oleodotti, gasdotti e stoccaggio di energia, escluso quello di metano in giacimento;

e) individuazione di aree finalizzate alla realizzazione di impianti e reti di teleriscaldamento;

f) provvedimenti che interessano una sola provincia relativi a:

1) gruppi elettrogeni;

2) realizzazione di linee elettriche con tensione uguale o inferiore a 150 kilovolt;

3) installazione ed esercizio di impianti e depositi di oli minerali e relativi oleodotti di interesse locale;

4) installazione ed esercizio di impianti e depositi di riempimento e travaso o depositi di gas combustibili;

5) attività di distribuzione e vendita di gas combustibili in bombole e attività di controllo connesse.

Alla luce dell’evoluzione normativa e di pianificazione settoriale, il sistema dei servizi energetici del PUP/PTC ha necessità di una revisione e aggiornamento generale anche in riferimento alle funzioni di tutela e valorizzazione delle risorse energetiche conferite alle amministrazioni provinciali con la LR 9/2006.

Sistema delle risorse idriche: qualita’ e depurazione

E’ stato aggiornato sulla base del D. Lgs 152/2006 e sono state rimodulate le linee guida in relazione alla situazione attuale. E’ auspicabile la fusione dei due sistemi relativi alla risorsa idrica in un unico sistema che tratti quest’ultima in un approccio integrato così come da tempo definito nella Legge Galli.

Sistema di gestione dei rifuti

Alla luce del mutato quadro normativo e di pianificazione di riferimento, sia a livello nazionale che regionale, il sistema di gestione dei rifiuti richiama la necessità di aggiornamenti in merito ai nuovi indirizzi e disposizioni in materia. Sono due i dispositivi più importanti che di fatto richiamano una revisione del sistema presente nel PUP/PTC: il D. Lgs 152 del 2006, che di fatto supera il “Decreto Ronchi”, e l’Aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti – Sezione Rifiuti Urbani.

In particolare la Deliberazione N. 51/15 DEL 12.12.2006 che adotta il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti – Sezione Rifiuti Urbani ai sensi dell’art. 199 del D. Lgs 152 del 2006.

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L’aggiornamento del Piano ha comportato, in sintesi, le seguenti scelte, le quali hanno evidenti ricadute sulle azioni di pianificazione e programmazione provinciali:

a) l’istituzione di un unico Ambito Territoriale Ottimale coincidente con l’intero territorio regionale, a fronte dei quattro attualmente esistenti, con conseguente individuazione di un’unica Autorità d’Ambito cui sarà affidato il servizio regionale integrato di gestione dei rifiuti urbani;

b) la presa in carico degli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti da parte della predetta Autorità d’Ambito e l’affidamento della gestione degli stessi mediante procedure ad evidenza pubblica;

c) l’individuazione, in base a criteri di efficacia ed economicità, di due livelli di gestione integrata, coordinati dall’Autorità d’Ambito regionale:

- il livello provinciale, per l’organizzazione della fase di raccolta e recupero dei materiali, in cui avranno un ruolo preponderante le Province e gli Enti Locali;

- il livello regionale, per la gestione della filiera del trattamento/smaltimento del rifiuto residuale, attraverso le fasi di termovalorizzazione e smaltimento in discarica, garantendo la determinazione di una tariffa unica per tutto l’ambito regionale e la minimizzazione del ricorso allo smaltimento in discarica;

d) l’individuazione di due soli termovalorizzatori, siti in Comune di Capoterra e Ottana;

e) l’attuazione di strategie operative che consentano prioritariamente la riduzione dei rifiuti prodotti nel territorio regionale;

f) la progettazione di raccolte differenziate ad alta efficienza, fissando obiettivi di raccolta differenziata pari alla soglia minima del 50% della produzione complessiva dei rifiuti, da raggiungersi nel quinquennio 2006-2010;

g) la promozione dell’utilizzo del compost di qualità mediante accordi di programma con l’Ente Foreste e con le associazioni degli agricoltori;

h) l’attuazione di interventi sulle piattaforme esistenti e su quelle in progetto, di prima valorizzazione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, per creare impresa e lavoro in Sardegna.

È da rimarcare che il Sistema attuale presente nel PUP/PTC, pur contenendo inesattezze ed informazioni non aggiornate, sia di tipo normativo e di programmazione locale, possiede al suo interno linee guida che conservano ancora validità strategica per le azioni provinciali, se opportunamente modificate e aggiornate.

Sistema approvvigionamento idrico

E’ stato aggiornato considerando l’attuale assetto normativo relativamente all’Autorità d’Ambito e all’affidamento della gestione del Servizio Idrico Integrato della Sardegna costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acque a usi civili di captazione, fognatura e di depurazione delle acque reflue, così come definito nella Legge Galli, e recepito dal Testo unico dell’ambiente (D.Lgs 152/2006).

Sistema delle grandi strutture di vendita– PPUC

Il sistema definisce il quadro di riferimento normativo per le questioni relative alla localizzazione di nuove grandi strutture di vendita (GSV).

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Il quadro normativo di riferimento per le attività e l’urbanistica commerciale è stato riformato con il Decreto Legislativo n. 114 del 31 marzo 1998, “Riforma della disciplina relativa al settore dei commercio, a norma dell’art.4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59”.

La Legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 Disciplina generale delle attività commerciali costituisce la legge di attuazione in Sardegna della riforma del settore introdotta dal D.Lgs. n. 114/1998. Tale legge conferisce specifiche competenze ai comuni e istituisce il Piano regionale per le grandi strutture di vendita quale principale riferimento programmatico per le strutture commerciali di grandi dimensioni.

La stessa legge introduce una nuova classificazione degli esercizi commerciali in rapporto alla consistenza demografica dei comuni, stabilendo nuove soglie dimensionali per gli esercizi di vicinato, le medie strutture di vendita e le grandi strutture di vendita.

Ai sensi dell’art. 20 comma 2 del D.L.vo n. 267 del 18.08.2000 e dell’art. 16 della legge regionale n. 45 del 22.12.1989, la Provincia di Cagliari, ferme restando le competenze dei comuni, e in attuazione della legislazione e dei programmi regionali, individua e regolamenta l’uso delle zone destinate ad attività commerciali di interesse sovra-comunale coerentemente con gli indirizzi contenuti nell’art. 106 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale.

La Provincia di Cagliari in riferimento alla normativa antecedente la LR 5/2006 e la redazione del PPR si era dotata di un proprio Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale (PPUC) come piano stralcio del PUP ai sensi della DGR 55/108 2000. Il PPUC definisce specifiche procedure per l’individuazione degli ambiti di pianificazione coordinata delle grandi strutture di vendita, che dovranno essere riviste alla luce della nuova disciplina regionale del settore e in coerenza con gli indirizzi del PPR.

In considerazione dell’evoluzione del quadro normativo di settore nell’ambito della presente proposta di variante al PUP/PTC è stato aggiornato il Sistema delle grandi strutture di vendita.

Sistema dei beni e delle attività culturali

Il sistema è invariato in quanto gli aspetti sostanziali che lo costituiscono risultano attuali. Per quanto concerne le analisi sugli elaborati di piani sovracomunali non più vigenti si è ritenuto utile mantenerle quali elementi del quadro evolutivo disciplinare.

Per quanto riguarda l’aggiornamento normativo il Sistema deve essere integrato con la L.R. 20 settembre 2006, n. 14, “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”. In particolare nel Punto 3 dell’articolo 3 di tale legge si specifica che la Regione riconosce agli enti locali funzioni di integrazione, coordinamento e gestione dei rapporti tra beni culturali e contesto paesaggistico e territoriale ed in questo senso la Provincia di Cagliari attiva:

- la sinergia interassessoriale, a livello provinciale, sui temi del patrimonio storico culturale;

- l’approfondimento delle specificità dei comuni per la migliore valorizzazione all’interno dei costituendi distretti culturali;

- l’implementazione del portale SardegnaCultura regionale e la verifica di coerenza delle banche dati sul patrimonio storico culturale per le tematiche di carattere sovracomunale;

- le attività di sensibilizzazione sul patrimonio edilizio tradizionale e sulla forma ed il carattere urbanistico dei centri storici.

L’attuazione ai sensi dell’art 106-punto 8 delle NTA del PPR ( “individuazione di ville, complessi ed edifici di pregio architettonico con le relative pertinenze e i contesti figurativi”).

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E’ stato inoltre coerentemente meglio specificato l’ultimo punto dell’articolo di norma relativo al Sistema.

Sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione

Il sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione è articolato al suo interno nei seguenti ambiti tematici:

− La filiera della selvicoltura e della sughericoltura

− Il comparto dell’allevamento bovino

− Il comparto lattiero caseario ovino

− L’Olivicoltura

− La Viticoltura

− L’agricoltura irrigua

L’Art. 106 della normativa tecnica di attuazione del PPR prevede che il PUP/PTC indichi “gli obiettivi generali, la strategia di tutela e di valorizzazione del patrimonio agroforestale e dell’agricoltura specializzata, in coerenza con gli strumenti di programmazione del settore agricolo e forestale”.

Il sistema necessita di una revisione generale ed un eventuale aggiornamento anche in riferimento al Piano di Sviluppo Rurale della Regione Sardegna, che delinea il quadro entro cui si applica il sostegno comunitario allo sviluppo rurale, ed il Piano di ristrutturazione e riconversione viticola della Sardegna che intende rilanciare il comparto vitivinicolo sardo.

Nell’ambito della presente variante si propone l’abrogazione del Sistema dell’agricoltura territoriale e della vegetazione e l’introduzione di due nuovi Sistemi di organizzazione dello spazio, denominati Sistema della gestione forestale e agroforestale e Sistema della trasformazione agraria, che anticipano i contenuti previsti dal punto 4 dell’art. 106.

I nuovi Sistemi di organizzazione dello spazio

L’attuale proposta di variante al Piano Urbanistico Provinciale introduce i seguenti nuovi sistemi di organizzazione dello spazio:

− Sistema della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici

− Sistema della trasformazione agraria

− Sistema della gestione forestale e agroforestale

− Sistema degli insediamenti turistico ricettivi

− Sistema degli insediamenti industriali e artigianali

I nuovi sistemi del PUP/PTC sono illustrati negli elaborati testuali allegati alla proposta di variante al piano, mentre le relative linee guida del sistema sono inserite all’interno della proposta di modifica alla Normativa di coordinamento degli usi (Titolo II, Capo II, Sistemi di organizzazione dello spazio).

La Normativa di Coordinamento delle Procedure: i Ca mpi del progetto ambientale

I campi del progetto ambientale stanno alla base del processo comunicativo del piano e indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. I campi hanno come

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finalità la conclusione di Accordi di Campo / pianificazione che si realizza attraverso un progetto unitario orientato da linee guida definite dal PUP/PTC.

L’Accordo di Campo è il modello giuridico proposto dal PUP/PTC attraverso il quale diversi soggetti territoriali concordano le regole di gestione di campi problematici, individuano le finalità e l’oggetto, definiscono gli impegni e gli obblighi reciproci, sia finanziari sia tecnici e i tempi per l’attuazione del programma, realizzando, in tal modo, le previsioni del PUP/PTC.

La partecipazione di diversi soggetti al governo del territorio è uno dei fondamenti del PUP/PTC della provincia di Cagliari. Il coinvolgimento e la partecipazione dei diversi soggetti si organizza sulla base del Modello Procedimentale del PUP/PTC, strumento di co-pianificazione che favorisce concretamente la condivisione delle scelte territoriali e la definizione delle priorità degli interventi e dei contenuti specifici delle azioni.

Campi della mobilita’ e dei trasporti

Il Campo della mobilità nel bacino del Sarrabus - Gerrei – Trexenta ed il Campo della mobilità di gravitazione del campo urbano di Cagliari hanno necessità di una revisione e aggiornamento in riferimento al processo di formazione dei piani dei servizi minimi in fase di elaborazione da parte della stessa Amministrazione provinciale di Cagliari.

Si propone invece di abrogare i campi del progetto ambientale riguardanti la mobilità nel territorio del Medio Campidano e di Carbonia-Iglesias in quanto ormai province autonome.

Campi servizi superiori trasporto persone e merci

Si propone di abrogare il Campo del sistema portuale di Portoscuso – Portovesme in quanto appartenenti all’ambito territoriale della nuova provincia di Carbonia-Iglesias.

Il Campo del sistema aeroportuale e portuale di Cagliari ha invece necessità di una revisione e aggiornamento in riferimento al nuovo quadro normativo e programmatico determinatosi in seguito all’attuazione della riforma del settore dei trasporti e delle conseguenti scelte strategiche infrastrutturali poste in atto al livello regionale e nazionale, anche in riferimento ai programmi operativi nazionali e regionali del settennio appena concluso 2000-2006.

Si propone pertanto di rinviare alla variante generale l’aggiornamento del Campo del sistema aeroportuale e portuale di Cagliari.

Campi delle risorse energetiche

I Campi delle risorse energetiche è articolato al suo interno nel Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti integrative (rinnovabili) e nel Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti tradizionali.

Il quadro normativo in materia di energia è in continua evoluzione, in particolare negli ultimi anni le Regioni stanno assumendo un ruolo via via più importante in tutte le attività di pianificazione. La Regione Sardegna ha adottato nel corso del 2006 il proprio Piano Energetico Ambientale Regionale mentre la Legge Regionale 9 del 2006 conferisce alle province nuove funzioni in materia di risorse energetiche.

Alla luce dell’evoluzione normativa e di pianificazione settoriale, i campi del progetto ambientale riguardanti il tema delle risorse energetiche richiamano la necessità di una revisione ed aggiornamento anche in riferimento alle funzioni di tutela e valorizzazione delle risorse energetiche conferite alle amministrazioni provinciali con la LR 9/2006.

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Campi delle telecomunicazioni

I campi delle telecomunicazioni sono articolati al loro interno nel Campo delle Telecomunicazioni e della Formazione e nel Campo delle Telecomunicazioni e dei Servizi.

Campo delle Telecomunicazioni e della Formazione. Il Progetto MARTE (Moduli di Apprendimento su Rete Tecno Educativa) - promosso dal MIUR e dalla Regione – aveva l'obiettivo di sperimentare una infrastruttura tecnologica e una serie di servizi per arricchire la formazione scolastica in Sardegna, mediante la costruzione di un sistema educativo che consenta alle scuole di lavorare in rete e di interagire in spazi di conoscenza e apprendimento comuni.

Il progetto CAMPUS è l'evoluzione del progetto MARTE e ne riprende le linee guida; ad oggi è stata realizzata una infrastruttura tecnologica che prevede l’attivazione nelle scuole medie e superiori della Sardegna di 611 aule informatiche dotate di 12 stazioni di lavoro, per un totale di 543 scuole di ogni ordine e grado collegate in rete.

Il progetto pilota per la sperimentazione delle multimedialità in classe, che coinvolge 28 scuole (12 medie inferiori, 8 superiori, 4 scuole elementari e 4 materne) per un totale di 100 classi.

E' attualmente in corso il progetto pilota “Spazio Web Scuole”, che fornisce alle scuole coinvolte nel progetto CAMPUS la possibilità di costruire e aggiornare il portale web dell'istituto e di inserirsi in un network di altre scuole, istituti e centri di ricerca regionali e nazionali.

ll progetto UniSofia è un progetto di “Università aperta” che nasce dalla collaborazione tra le Università di Cagliari e Sassari unite nel Consorzio UNITEL. Tra le componenti del sistema vi sono strumenti di accesso via web alle aree informative, risorse multimediali, fruizione dei servizi riservati agli studenti iscritti, piattaforma di E-learning attraverso la quale vengono erogati i corsi a distanza, strumenti di gestione on line dei contenuti nei formati audio, video, testo, rich media, ecc.

I sistemi telematici sopra descritti possono costituire uno strumento a supporto dell'amministrazione provinciale nell'espletamento delle funzioni di “istituzione, aggregazione, fusione e soppressione di scuole, sentite le istituzioni scolastiche” - conferite ai sensi dell'art. 73, comma 1, punto a della LR 9/2006.

Il Campo delle Telecomunicazioni e dei Servizi. Il campo riporta un quadro descrittivo dei servizi telematici citati nel Piano Telematico Regionale redatto alla fine degli anni '80, aggiornandolo sulla base della tecnologie disponibili al momento della redazione del PUP.

- Telemedicina;

- Telesoccorso;

- Teleamministrazione;

- Catasto elettronico;

- Telerilevamento;

- Beni Culturali;

- Agricoltura, Artigianato, Industria, Turismo;

- Trasporti e Commercio;

- Commercio Elettronico.

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Il mutato quadro normativo, pianificatorio e programmatico regionale nei settori sopraelencati (Piano dei Servizi Sanitari, Piano d'Azione per il Digital Divide, eGovernment Sardegna, E-Business, PPR, SITR, SIT2COM,, ecc.) richiede una profonda revisione e aggiornamento del campo, con l'eventuale stralcio di alcuni servizi (ad esempio la Telemedicina e il Commercio Elettronico) e la rimodulazione e il rafforzamento degli altri.

Il campo delle Telecomunicazioni e dei Servizi deve essere strutturato come un campo “trasversale” agli altri campi PUP ed alle funzioni attribuite all'amministrazione provinciale con la LR 9/2006, prevedendo una stretta integrazione a livello istituzionale, organizzativo e tecnologico con i progetti regionali previsti nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro “Società dell'Informazione”.

Campi dell'approvvigionamento idrico

L’attuazione della Legge Galli recepita con la Legge Regionale 29/97 sta finalmente applicando il concetto di sistema idrico integrato.intendendo in tal senso l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acque a usi civili di captazione, fognatura e di depurazione delle acque reflue. La nascita di un unico Ambito Territoriale Ottimale, di un unico soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato affidato definitivamente alla ABBANOA SpA., oltrechè i numerosi piani di settore che hanno trovato piena attuazione negli ultimi anni, stanno continuamente contribuendo a migliorare l’equilibrio tra fabbisogni idrici e disponibilità anche a favore dell’efficienza delle reti di distribuzione al fine di ridurre le perdite idriche.

Campo del sistema idropotabile provinciale. Questo campo si ritiene importante per le implicazioni che può presentare nella pianificazione territoriale. La disponibilità di risorsa idrica implica la necessità di una programmazione adeguata e di una gestione non solo di settore. I mutamenti che hanno interessato la normativa del settore idrico fanno si che tale campo debba essere oggetto di ulteriori approfondimenti

Campo dell'infrastrutturazione dell'alta Marmilla. Questo campo è abrogato poiché non ricade nei territori della nuova provincia. I Comuni dell’Alta Marmilla fanno attualmente parte delle province del Medio Campidano e di Oristano

Campi delle risorse idriche

La risorsa idrica ha necessità in maniera sempre più chiara e definita di un approccio integrato tra aspetti qualitativi e quantitativi. Con l’attuazione del D.Lgs 152/99 e s.m.i. la finalità è il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità per i diversi corpi idrici ed il raggiungimento dei livelli di quantità e di qualità delle risorse idriche compatibili con le differenti destinazioni d’uso.

Campo dello stato dei serbatoi del sistema Flumendosa - Campo della rete fluviale del territorio del basso Flumendosa. Sarebbe auspicabile la realizzazione di un unico campo proprio in considerazione del fatto che quantità e qualità della risorsa sono inscindibili. Inoltre la strategia provinciale è orientata ad affrontare, con un approccio sistemico, le diverse problematiche riguardanti anche il dissesto idrogeologico, in relazione ad un ambito territoriale unitario dei sistemi idrografici e marino-costieri, secondo un processo organico e multidimensionale dei fenomeni spontanei ambientali e indotti da interventi e attività umane.

Campo del recupero del Cixerri. Una parte dei territori non fanno più parte della provincia di Cagliari. Questo campo come il successivo dovranno considerare la risorsa idrica non solo in relazione agli obiettivi di qualità ambientale così come definiti nel D.lgs 152/99 e s.m.i., ma in funzione dell’intero bacino idrografico

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Campo dell'inquinamento del Fluminimannu. Una parte dei territori che gravitano in questo bacino non fanno parte della Provincia di Cagliari. Anche in questo caso è auspicabile un approccio integrato delle problematiche che emergono dalle analisi del territorio, possibilmente considerando sempre l’intero bacino idrografico con un’attenta analisi del sistema lagunare direttamente collegato alla parte a valle del bacino.

Campo dei fiumi dell'arburese e del Monte Linas. Questo campo è abrogato poiché non ricade nei territori della nuova provincia. I territori dell’arburese e del Monte Linas fanno parte della Provincia del Medio Campidano.

Campo della salvaguardia delle acque del territorio dei Sette Fratelli. Questo campo va revisionato e aggiornato in considerazione della normativa ambientale. Relativamente alla Rete Natura 2000 e al Piano di Gestione elaborato nel Sito di Importanza Comunitaria di riferimento dovranno essere recepiti nella pianificazione le opportunità del territorio anche in funzione delle esigenze del territorio.

Campo delle aree stagnali e lagunari. Per questo campo dovranno essere considerate le interazioni tra obiettivi di qualità delle acque di transizione e naturalità dei luoghi al fine di perseguire, salvaguardando la biodiversità, il mantenimento della fruibilità dei luoghi.

Campo dello stagno di Molentargius. Questo campo si ritiene abrogato perché questo territorio è interessato da importanti interventi gestionali, di salvaguardia e di valorizzazione del compendio naturalistico e ambientale dell’intero sistema umido.

Campo dello stagno di Santa Gilla. Questo campo dovrebbe essere ampliato in relazione ai cambiamenti che hanno interessato la laguna. La predisposizione di un Piano di Gestione relativamente al Sito di Importanza Comunitaria e alla Zona a Protezione Speciale ricadenti interamente all’interno di questo importante sistema lagunare, ha necessità di essere recepito all’interno delle attività di pianificazione provinciale.

Campo della depurazione delle acque. Anche per questo campo è auspicabile un accorpamento con gli altri campi che trattano tematiche inerenti la risorsa idrica in relazione al concetto di sistema idrico integrato e alle diverse esigenze del territorio.

Campo dell'informazione della risorsa idrica. Questo campo è abrogato, poiché l’attuazione dei diversi piani ha consentito di avere una conoscenza più chiara del territorio e delle sue necessità. L’osservatorio dei servizi idrici (art. 22 della Legge 36/94) è stato sostituito con l’osservatorio sulle risorse idriche e sui rifiuti (art. 161 del D.Lgs 152/2006) e con l’ articolo 22 comma 12 della Legge regionale n. 4.dell11 maggio 2006, è stato istituito l’Ufficio tecnico del piano di tutela delle acque.

Campi dei servizi sociali

I Campi dei servizi sociali sono articolati secondo la seguente struttura:

- Sistema informativo per i servizi sociali

- Campo dell’area del relativo benessere

- Campo delle aree di potenziale vitalità

- Campo delle aree gravitazionali di equilibrio instabile

- Campo delle aree di crisi

- Campo dei canili

La Legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 “Sistema integrato dei servizi alla persona” ha aggiornato il quadro normativo di riferimento ridefinendo il ruolo e le competenze degli enti locali e della provincia.

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La LR 23/2005 disciplina il Piano locale unitario dei servizi (PLUS) che ha il compito di mettere in rete e armonizzare gli interventi ed i servizi sociali, sociosanitari e sanitari. L’Assessorato Provinciale alle Politiche Sociali e della Famiglia ha promosso e avviato il processo di formazione dei Piani Locali Unitari dei Servizi.

I campi dei servizi sociali hanno necessità di una aggiornamento generale in particolare in riferimento al processo di revisione del quadro normativo e dei nuovi strumenti di pianificazione e programmazione di competenza regionale e degli enti locali (Piano regionale dei servizi sociali e sanitari, Piano socio-assistenziale, PLUS, ecc.).

In particolare i nuovi Campi del progetto ambientale dei servizi potrebbero essere gli ambiti di programmazione dei PLUS. Il ruolo del PUP/PTC, e dell’Ufficio del Piano, consiste quindi nel fornire un contributo all’assessorato competente nel processo di “territorializzazione” dei servizi e per l’integrazione degli aspetti insediativi ed ambientali all’interno della programmazione di settore e per gli aspetti connessi all’eventuale localizzazione di nuovi servizi socio sanitari.

Campi della agricoltura e la zootecnia

Il campo della agricoltura e la zootecnia include i seguenti campi: il Campo dei vigneti, il Campo dell’olivo, il Campo dell’irrigazione, il Campo dei bovini da carne, il Campo dell’allevamento ovino.

In considerazione della attuale configurazione territoriale della Provincia di Cagliari e delle competenze attribuite dall’Art. 106 della normativa paesaggistica risulta opportuno revisionare e aggiornare i campi della agricoltura e zootecnia ridefinendo le strategie di pianificazione e coordinamento dell’amministrazione provinciale.

Campi dell’economia

Il campi dell’economia, Campo delle filiere produttive, Campo della riconversione economica, Campo della innovazione, sono stati oggetto di verifica e aggiornamento.

In riferimento alle competenze attribuite dal PPR al Piano Urbanistico Provinciale in materia di pianificazione dei nuovi insediamenti turistico ricettivi il Campo del turismo/ambiente è stato integralmente sostituito dal Campo della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi introdotto nella normativa di piano.

In riferimento al campo della Specializzazione Produttiva si è ritenuto necessario abrogarlo in quanto il suo contenuto appare oggi marginale in riferimento a quanto sviluppato nell’ambito della progettazione integrata regionale. A tal fine si ribadisce che a seguito della valutazione dei Progetti Integrati presentati nel mese di dicembre 2006, a tutt’oggi ancora in fase di valutazione, il campo della Specializzazione Produttiva potrà essere ridefinito in ragione della progettualità espressa da questa particolare fase di programmazione.

Campi dei Beni Culturali

I campi dei Beni Culturali denominati “Pianificazione Sovracomunale: elaborati per il Patrimonio Culturale” e “Gestione delle aree e dei parchi archeologici, e delle aree comprendenti architetture storico-monumentali” sono stati eliminati in quanto la nuova stagione della pianificazione regionale, espressa dal Piano Paesaggistico Regionale e dalla Legge Regionale 20 settembre 2006, n. 14, “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”, di fatto rimette in discussione i termini fondanti i suddetti campi. Per valutare l’eventuale necessità di riformulare campi su temi analoghi è necessario attendere gli esiti e l’attuazione delle suddette norme.

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Per quanto espresso nella L. R. 20 settembre 2006, n. 14, “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura” (in particolare il Punto 3 dell’articolo 3: La Regione riconosce agli enti locali funzioni di integrazione, coordinamento e gestione dei rapporti tra beni culturali e contesto paesaggistico e territoriale) e nel Documento Strategico Regionale 2007-2013 - 5.1.2. Beni e attività culturali - 5.1.2.3. Strategie e priorità di attuazione 2007 – 2013 ed in particolare con la linea orientata a “Promuovere e valorizzare i beni e le attività culturali” la Provincia di Cagliari attiva:

- il Campo della promozione e gestione delle Reti dei Beni Culturali provinciali individuate all’interno del Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento. Il Campo suddetto avvia tavoli di lavoro progettuale sulle reti individuate, in condivisione con Amministrazioni Comunali ed altri Enti competenti al fine di promuovere l’identità territoriale provinciale, tutelare e valorizzare le risorse paesaggistiche in un’ottica sistemica di servizi integrati che ottimizzano le risorse di scala sovracomunale;

Tale Campo è stato introdotto come evoluzione del Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale del PUP/PTC già presente e per le caratteristiche di coerenza con gli indirizzi del PPR e con le competenze provinciali in materia di coordinamento di linee tematiche sovracomunali relative ai beni paesaggistici.

Campi del sistema di gestione dei rifiuti

Per quanto riguarda i Campi presenti nel PUP/PTC, essi richiamano le problematiche riscontrate per il Sistema, legate all’aggiornamento del quadro normativo e di pianificazione nazionale e regionale. In particolare il campo riportato in normativa richiama la necessità di un aggiornamento in merito alle modalità di gestione dei rifiuti a livello locale e sovralocale e al ruolo che la Provincia può assumere in relazione alle competenze in materia. Nello specifico è opportuno sottolineare che il nuovo quadro normativo di riferimento evidenzia nuove prospettive per la azione provinciale in materia, richiamando la necessità di definire nuovi campi per la gestione dei rifiuti.

Si riporta a titolo di esempio la recente Deliberazione n. 14/12 del 4.4.2007 inerente la rimodulazione del programma di raccolta differenziata nel triennio 2007 – 2009. In tale contesto l’Amministrazione Provinciale è chiamata a certificare le percentuali di frazione organica trattate tramite compostiere domestiche, che potranno essere considerate per il raggiungimento del 10% di frazione umida differenziata a livello comunale. Tale percentuale costituisce il valore minimo per evitare, da parte delle Amministrazioni Comunali, il pagamento di penalità per lo smaltimento dei rifiuti urbani.

I nuovi campi del progetto ambientale

La proposta di variante al Piano Urbanistico Provinciale introduce i seguenti nuovi Campi del progetto ambientale:

− Campi della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici; sono stati individuati 11 Distretti Idrografici Provinciali:

- Distretto Idrografico del Flumini Durci

- Distretto Idrografico del Fiume Flumendosa

- Distretto Idrografico del Rio Picocca

- Distretto Idrografico del Rio di Foxi di Villassimius

- Distretto Idrografico di Capo Carbonara

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- Distretto Idrografico del Poetto

- Distretto Idrografico del Flumini Mannu – Cixerri

- Distretto Idrografico del Rio S. Lucia – Rio San Gerolamo

- Distretto Idrografico del Rio di Chia – Rio S. Margherita – Rio Mannu di Pula

- Distretto Idrografico di Teulada

- Distretto Idrografico del Rio Palmas ;

− Il campo della promozione della rete ecologica provinciale.

− Campi della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi; i campi sono articolati secondo i seguenti ambiti territoriali:

- Salto di Quirra (ambito di interesse interprovinciale);

- Foce del Flumendosa;

- Castiadas;

- Golfo orientale di Cagliari;

- Golfo di Cagliari;

- Nora;

- Chia;

- Golfo di Teulada;

- Anfiteatro del Sulcis (ambito di interesse interprovinciale)

− Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali; il campo è articolato nei seguenti ambiti territoriali:

- Sistema territoriale del Sarrabus

- Campo urbano di Cagliari

- Aree di sviluppo industriale

- Sistema insediativo della Costa del sud

− Il campo della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi;

La proposta di variante ha inoltre introdotto il Campo della promozione e gestione delle reti dei beni culturali della Provincia di Cagliari, ad integrale sostituzione dei precedenti Campi dei Beni Culturali.

I nuovi Campi del progetto ambientale sono illustrati all’interno della normativa del piano che descrive i singoli campi secondo la seguente struttura:

− Ambito sub-provinciale e comuni interessati: definisce l’ambito territoriale di riferimento per il campo specifico ed i comuni direttamente interessati;

− Popolazione: popolazione residente nell’ambito territoriale interessato dallo specifico campo;

− Competenze provinciali e altri enti interessati;

− Campi correlati: altri campi del progetto ambientale del PUP/PTC che presentano elementi di correlazione con il campo specifico;

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− Analisi dei processi: descrive i requisiti di individuazione del campo, la descrizione della forma-processo, le risorse coinvolte, le potenzialità;

− Problematiche dei processi: descrivono problemi di bilancio fra popolazione e risorse, problemi di fruizioni in rapporto ai settori chiave del piano;

− Proposte di linee guida e scenari possibili: proposte di linee guida da sottoporre ai processi di campo, una valutazione preliminare delle priorità, scenari possibili.

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Contenuti della variante in riferimento all’art. 10 6 della normativa paesaggistica

L’art. 106 della normativa del Piano Paesaggistico Regionale richiede che siano introdotti contenuti paesaggistici nei Piani Urbanistici Provinciali. L’attuale proposta di variante al PU/PTC risponde selettivamente ai contenuti paesaggistici introdotti dall’art. 106 delle NTA del PPR, secondo un ordine di priorità che risponde all’esigenza di rafforzare e consolidare il ruolo del piano provinciale nel coordinamento territoriale sovracomunale dei processi di pianificazione avviati con l’approvazione del PPR. I contenuti della variante introdotti in riferimento all’art. 106 della normativa paesaggistica sono di seguito illustratati brevemente:

1. acquisire previa verifica i dati e le informazioni necessarie alla costituzione del quadro conoscitivo territoriale provinciale integrandosi a tale scopo con quelli della pianificazione regionale;

Ai fini della elaborazione della prima proposta di variante del PUP/PTC in adeguamento al PPR sono state acquisite le basi dati disponibili presso la RAS in particolare quelle riguardanti gli elaborati del PPR e gli aggiornamenti cartografici, tematici nonché le immagini fotografiche e satellitari (Ortofoto digitali 2006, Immagine satellitare IKONOS, Geo database 10K, le coperture GIS del PPR - Assetti territoriali, ambiti di paesaggio, DTM, uso del suolo, ecc. ), che ha consentito un primo aggiornamento del Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Cagliari.

2. recepire i siti interessati da habitat naturali e da specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario e le relative tutele;

Ai fini della elaborazione della prima proposta di variante del PUP/PTC in adeguamento al PPR sono state acquisite le basi dati disponibili presso la RAS, in particolare quelle riguardanti le delimitazioni e le schede degli habitat e delle specie, che hanno consentito di integrare la conoscenza di sfondo del piano. A seguito della approvazione dei Piani di Gestione delle aree pSIC e ZPS si potrà procedere all’acquisizione degli eventuali aggiornamenti proposti, delle basi dati tematiche, dei contenuti gestionali dei piani al fine di aggiornare le basi conoscitive e i dispositivi del PUP/PTC.

3. definire gli interventi di prevenzione dei rischi secondo gli indirizzi stabiliti da piani e programmi regionali adottando discipline finalizzate, quali parti integranti dei propri piani urbanistici:

a) alla difesa del suolo e alla sicurezza degli insediamenti, determinando, con particolare riferimento al rischio geologico, idraulico e idrogeologico e alla salvaguardia delle risorse del territorio, le condizioni di fragilità ambientale;

Ai fini della elaborazione della prima proposta di variante del PUP/PTC in adeguamento al PPR è stata sviluppato un nuovo “Sistema di organizzazione dello spazio” sulla Difesa del Suolo e Prevenzione dei Dissesti Idrogeologici con relative schede di “Campo del progetto ambientale” riferite agli 11 Distretti idrografici Provinciali comprendenti l’intero territorio della Provincia. I Campi sono stati sviluppati sulla base di una metodologia operativa e sperimentale utile a alla definizione di obiettivi, strategie e azioni finalizzate alla prevenzione dei rischi geologici. L’individuazione dei Distretti Idrografici Provinciali e dei relativi Campi è fondata sul principio della gestione integrata del Distretto e del Subdistretto idrografico, inteso come sistema territoriale unitario di riferimento per la attuazione di interventi di rilievo sovracomunale nella difesa del suolo e nella prevenzione dei

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dissesti idrogeologici connessi a fenomeni di instabilità dei versanti, alluvioni ed erosione costiera.

b) alla prevenzione e difesa dall'inquinamento atmosferico, acustico e di corpi idrici, prescrivendo gli usi espressamente vietati in quanto incompatibili con le esigenze di tutela;

Aspetto non trattato nell’ambito della presente proposta di variante.

c) alla prevenzione degli incendi, con particolare riferimento alle aree boschive urbane e periurbane;

Aspetto non trattato nell’ambito della presente proposta di variante.

d) alla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334;

Aspetto non trattato nell’ambito della presente proposta di variante.

4. indicare gli obiettivi generali, la strategia di tutela e di valorizzazione del patrimonio agroforestale e dell’agricoltura specializzata, in coerenza con gli strumenti di programmazione del settore agricolo e forestale;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR introduce due nuovi Sistemi di organizzazione dello spazio, denominati “Sistema della gestione forestale e agroforestale” e “Sistema della trasformazione agraria”.

In linea con gli indirizzi definiti a scala europea con il piano d’azione dell’UE per le foreste, fatti propri e precisati come linee di azione a livello regionale nell’ambito della attuale proposta di Piano Forestale Ambientale Regionale, all’interno il Piano Urbanistico Provinciale, assume alla base dell’orientamento pianificatorio della Provincia e della azione sul territorio di quest’ultima, i principi di Gestione Forestale Sostenibile e di multifunzionalità delle foreste.

Per quanto riguarda il tema della agricoltura specializzata, al fine di garantire coerenza e complementarietà tra fondi strutturali e sviluppo rurale bisognerà fissare un principio di demarcazione che, in ciascun programma, consenta di definire a monte le azioni finanziate dal FESR, FSE e dal FEASR all’interno del quale è implicito il ruolo di coordinamento territoriale dell’Amministrazione provinciale.

I criteri operativi utilizzabili, coerentemente al Piano Strategico Nazionale, potranno essere i seguenti:

- la scala degli interventi;

- la tipologia di beneficiari e/o di area interessata;

- la tipologia di approccio adottato.

In ogni caso, la definizione dei criteri di demarcazione dovrà rispondere a due fondamentali requisiti:

- essere formulata in modo coordinato e congiunto dal Piano Strategico Regionale e dai programmi operativi FESR e FSE, in quanto non può esistere un criterio di demarcazione assunto in modo unilaterale;

- essere soggetta a revisione dopo l’implementazione dei programmi e dopo un’attenta verifica delle modalità di funzionamento.

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5. riportare sulla cartografia i vincoli territoriali previsti da disposizioni di legge;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha rappresentato nella cartografia allegata il vincolo idrogeologico (R.D 3267 del 1923) di competenza provinciale, acquisito presso la RAS - Ass.to della Difesa dell'Ambiente - Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale - Servizio di coordinamento e controllo degli interventi e dell'antincendio, in attesa di definire e avviare, in accordo con l’assessorato provinciale competente, il procedimento di certificazione e gestione amministrativa del vincolo stesso.

6. individuare e precisare gli ambiti di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di competenza provinciale nonché le zone umide, i biotopi e le altre aree naturali, le principali aree di risorgiva, da destinare a particolare disciplina ai fini della tutela delle risorse naturali e della salvaguardia del paesaggio;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR propone l’avvio di un processo di progressiva definizione e costruzione della Rete Ecologica su scala provinciale, indicando come strategia operativa l’adozione di una procedura incrementale che partendo da una prima prefigurazione preliminare di essenziali tratti ed elementi costituitivi portanti di tale schema reticolare, possa progressivamente integrare in particolare:

- le elaborazioni e le analisi sviluppate dalla Provincia di Cagliari nel corso delle attività di pianificazione, generali e di settore quali il Piano Faunistico Venatorio,

- le indagini e interpretazioni condotte alla scala locale dalle amministrazioni comunali , in particolare con la realizzazione dei Piani Urbanistici Comunali,

- singoli progetti di interesse, rilevanti per le finalità di definizione della rete o comunque capaci di incidere significativamente a livello di singoli elementi costituiti della stessa, anche connessi a processi di pianificazione attuativa e di settore, come quelli previsti dal Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) o legati alle esigenze di adeguamento a scala provinciale e comunale dello stesso.

Nell’ambito della attuale proposta di schema di Rete Ecologica Provinciale sono considerate tra le componenti nodali della rete ambiti di specifica rilevanza naturalistica e ambientale, che vengono indicate come settori di interesse provinciale ai fini della futura definizione e precisazione di possibili nuove aree di tutela ambientale .

Sono inoltre assunte nella interpretazione della rete le elaborazioni sviluppate nell’ambito del nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale, relativamente alla precisazione delle aree di tutela ambientale in funzione di loro peculiari caratteri di valenza naturalistica.

7. individuare e disciplinare i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra le aree protette, i biotopi e le aree naturali, i fiumi e le risorgive;

In funzione dei loro caratteri di particolare continuità, sviluppo lineari, pervasività e ramificazione territoriale, allo stato attuale vengono individuati come corridoi ecologici i principali corsi d’acqua della provincia mentre solo localmente vengono riconosciuti come tali, determinate relativamente strette fasce di territorio aventi caratteristiche ambientali naturali e seminaturali all’interno di un contesto di prevalente trasformazione agraria specializzata e insediativa (“corridoi verdi”).

La funzione essenziale delegata a tali elementi della rete risulta evidentemente quella di permettere e guidare il trasferimento e lo scambio di individui e specie animali e vegetali

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da un punto della rete all’altro, sebbene per determinate specie e/o in specifiche porzioni del corridoio ecologico possano essere soddisfatte condizioni tali da fare assumere al area funzioni di nodo o “core area”.

Ai fini della individuazione del corridoio ecologico fluviale, relativamente ai corsi d’acqua principali selezionati, si intendono inclusi oltre ai sistemi di alveo, sistemi ripariali e ai settori di pertinenza fluviale, anche ulteriori aree naturali e seminaturali contermini non aventi caratteri ambientali direttamente riferibili all’ecosistema fluviale, ma che possono partecipare all’obiettivo di garantire le funzioni fondamentali del corridoio ecologico di guidare i flussi di trasferimento di materia, energia, individui e specie vegetali e animali, integrando l’efficienza del sistema nei confronti di determinate specie ed inoltre assolvendo al ruolo di area “cuscinetto” rispetto al corridoio fluviale vero e proprio.

8. collaborare con i Comuni alla perimetrazione dei centri storici e degli immobili di notevole interesse pubblico di valenza sovracomunale, alla individuazione di ville, complessi ed edifici di pregio architettonico con le relative pertinenze e i contesti figurativi;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha introdotto delle modifiche al “Sistema dei beni e delle attività culturali” ed ha invece integralmente sostituito i “Campi dei Beni Culturali” introducendo il “Campo della promozione e gestione delle reti dei Beni Culturali della Provincia di Cagliari” che promuove la costruzione delle Reti dei Beni Culturali Territoriali Provinciali (quali reti delle torri costiere, scali portuali, città fenicio-puniche, reti insediative, centri della terra cruda, ecc.) mediante la definizione di obiettivi generali e strategie di coordinamento volte alla tutela ed alla valorizzazione delle reti e dei circuiti di beni individuati.

9. coordinare le iniziative comunali finalizzate alla localizzazione dei distretti produttivi;

In considerazione dell’assenza di specifiche competenze in materia da parte della Amministrazione provinciale, l’attuale formulazione della proposta di variante al PUP/PTC non ha trattato la tematica relativa al coordinamento delle iniziative comunali finalizzate alla localizzazione dei distretti produttivi, rimandando ad una fase successiva la definizione delle modalità tecnico-operative con cui affrontare la specifica tematica.

10. individuare gli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti industriali, artigianali, turistico-ricettivi e delle grandi strutture di vendita;

Insediamenti industriali e artigianali

Relativamente agli aspetti riguardanti la pianificazione dei nuovi insediamenti industriali e artigianali la proposta di variante introduce un nuovo Sistema di organizzazione dello spazio, denominato “Sistema degli insediamenti produttivi industriali e artigianali”, che descrive le linee guida per la pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali, coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC e i nuovi Campi del progetto ambientale, denominati “Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali”, che riconosce ambiti territoriali, aree caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni, entro cui il dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione di tali insediamenti dovrà avvenire in forma coordinata fra più comuni, con il supporto o il coordinamento della Provincia.

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Insediamenti turistico-ricettivi

Relativamente agli aspetti riguardanti la pianificazione dei nuovi insediamenti turistico ricettivi la proposta di variante introduce un nuovo Sistema di organizzazione dello spazio, denominato “Sistema degli insediamenti turistico-ricettivi”, e i nuovi Campi del progetto ambientale, denominati “Campi della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi”. Il Sistema descrive le linee guida per la definizione di scenari di sviluppo turistico sostenibile e per la pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi, coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC; i campi riconoscono differenti ambiti territoriali, aree caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni, entro cui delineare strategie di sviluppo turistico sostenibile e programmare l’eventuale localizzazione di nuovi insediamenti turistico ricettivi.

Grandi strutture di vendita

Relativamente agli aspetti riguardanti la pianificazione dei nuovi insediamenti commerciali di rilevanza sovralocale, la proposta di variante al PUP/PTC aggiorna, all’interno della normativa del piano, il Sistema delle grandi strutture di vendita in considerazione del nuovo quadro normativo di settore.

11. precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale e promuovere la riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha introdotto nella normativa di piano “Il campo della promozione della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi” ed ha prodotto degli apparati descrittivi e di orientamento progettuale (Schede dei subambiti) con i quali la Provincia intende promuovere una azione di cooperazione e integrazione territoriale.

Gli ambiti di paesaggio sono stati precisati attraverso il riconoscimento di una loro sottoarticolazione interna che è partita dai contenuti spaziali, descrittivi e normativi delle ecologie insediative ed ambientali del PUP/PTC. Queste ultime sono state reinterpretate, selezionate e integrate ai fini della costruzione di un insieme di unità spaziali definite subambiti provinciali. Per ciascuno dei subambiti che compongono l'Ambito di paesaggio del PPR è stata prodotta una scheda nella quale si trovano riferimenti descrittivi, che riguardano le principali relazioni e processi territoriali che caratterizzano i subambiti, ed indicazioni normative, che riguardano aspetti di pianificazione, gestione, valutazione dei processi in atto. In termini più specifici i contenuti normativi contengono indicazioni su possibili strategie di integrazione territoriale, sull'approccio da adottare per la gestione dei processi di trasformazione in ambienti sensibili, sulle attenzioni da riservare a particolari contesti territoriali.

12. individuare gli eventuali ambiti per la pianificazione coordinata tra più Comuni;

L’attuale proposta di variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR individua ambiti per la pianificazione coordinata fra più comuni sulla base di tematiche di competenza o interesse per il piano o ambiti spaziali che possono riguardare i diversi punti dell’art. 106: ambiti di riqualificazione e valorizzazione paesaggistica, ambiti di pianificazione degli insediamenti produttivi o turistico ricettivi, unità marino litorali per gli aspetti riguardanti i servizi di spiaggia, ambiti di interesse per la prevenzione dei rischi geologici, ecc..

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13. armonizzare i criteri di utilizzo e destinazione d’uso dei territori limitrofi di Comuni confinanti;

La proposta di variante del PUP/PTC in adeguamento al PPR considera diversi aspetti o ambiti “sensibili” di interesse per la pianificazione intercomunale riconducibili a differenti tematiche del piano ed a diversi punti dell’art. 106, che promuovono procedure di coordinamento in grado di orientare la definizione di criteri comuni e condivisi di utilizzo e destinazione d’uso dei territori limitrofi di Comuni confinanti. Ulteriori ambiti spaziali o problematici e le relative procedure di coordinamento potranno trovare una maggiore specificazione nelle fasi successive di revisione e aggiornamento del piano.

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Struttura e contenuti della variante in adeguamento al PPR

La variante al PUP/PTC si configura come una prima fase di aggiornamento e revisione dei principali dispositivi di piano. Rispettando l’approccio metodologico e la struttura dei dispostivi di piano, la variante propone alcune integrazioni e modifiche finalizzate a rafforzare i contenuti paesaggistici e consolidare il ruolo di coordinamento territoriale del piano con particolare riferimento al processo di pianificazione avviato con l’approvazione del PPR.

La proposta di variante è costituita dai seguenti elaborati:

− Relazione illustrativa , che descrive gli obiettivi e le finalità della variante, il quadro di riferimento normativo e di pianificazione, la strategia generale adottata, i contenuti specifici della variante. La relazione illustrativa integra gli elaborati testuali del piano vigente;

− Normativa del piano , che modifica, aggiorna e integra la normativa vigente sia nella parte riguardante la Normativa di coordinamento degli usi (ecologie e sistemi di organizzazione dello spazio) sia nella parte riguardante la Normativa di coordinamento delle procedure (campi del progetto ambientale ed i modelli e manuali del piano); le integrazioni alla normativa sono rappresentate in colore azzurro mentre le parti per la quale si propone l’abrogazione sono rappresentate con il testo barrato di colore rosso; i nuovi campi del progetto ambientale proposti nell’ambito della presente variante sono:

- Campi della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici, che, nella attuale stesura della variante riguarda unicamente il Campo della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici nel Distretto Idrografico Provinciale del Rio Mannu di Pula;

- Campo della promozione della rete ecologica provinciale

- Campi della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi

- Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali

- Campi della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi

− Sistemi di organizzazione dello spazio , che integrano, aggiornano o sostituiscono i sistemi già presenti nel PUP/PTC vigente; in particolare sono stati introdotti i seguenti nuovi sistemi:

- Sistema della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici

- Sistema della trasformazione agraria

- Sistema della gestione forestale e agroforestale

- Sistema degli insediamenti turistico-ricettivi

- Sistema degli insediamenti industriali e artigianali

− Manuali tecnici e metodologici , integrati per quanto riguarda il Manuale per la Valutazione Ambientale Strategica sia per la fase di approvazione della varante stessa sia per gli strumenti di attuazione del PUP/PTC;

− Conoscenza di sfondo , che acquisisce le elaborazioni e gli aggiornamenti sviluppati nell’ambito del PAOL e viene integrata in riferimento ai seguenti aspetti:

- Rete Natura 2000: mediante l’acquisizione e rappresentazione dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone a Protezione Speciale ricadenti nell’ambito costiero della Provincia di Cagliari organizzata in cartografia e schede descrittive degli habitat naturali e delle specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario;

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- Relativamente al Circuito del Patrimonio Culturale sono state aggiornate le informazioni sulle reti dei beni culturali in ambito costiero, organizzate in un data base e riportate negli elaborati grafici;

− Elaborati grafici :

- Ambito territoriale oggetto della variante

- Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle ecologie insediative (2 tavole)

- Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle ecologie geo-ambientali (2 tavole)

- Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle unità marino-litorali (2 tavole)

- Ambito di Paesaggio (PPR) - Sub Ambiti provinciali (9 tavole)

- Ambiti di pianificazione e gestione della risorsa forestale

- Aree di tutela naturalistica ed ambientale di interesse provinciale

- Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) della Rete Natura 2000

- Vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267 del 30/12/1923) (2 tavole)

- Campo del progetto ambientale della promozione della rete ecologica regionale (2 tavole)

- Esposizione delle risorse territoriali alla pericolosità idrogeologica

- Campo del progetto ambientale per la difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici del Distretto Idrografico del Rio Mannu di Pula (2 tavole: Esposizione delle risorse territoriali alla pericolosità idrogeologica; Valutazione del complesso delle relazioni tra aree a pericolosità idrogeologica e processi territoriali)

- Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale

- Sistema acquedottistico (aggiornamento elaborato PUP/PTC vigente)