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Questa è una delle tantissime lettere che i ragazzi delle scuole hanno scritto, in tanti anni, a Pino Galbani dopo averlo ascoltato mentre racconta la sua storia di operaio e deportato in un campo di concentramento. Queste lettere, una parte di quelle più belle, le abbiamo raccolte in un libro, presentato nel 2011 alla presenza di Pino Galbani, libro che abbiamo intitolato “Non c’è futuro senza memoria”. Sta in questa affermazione il senso più profondo dell’insegnamento che ha rappresentato Pino Galbani per tanti di noi, per la CGIL, per i suoi militanti. Pino è stato per noi un punto di riferimento costante, a partire dalle piccole cose. L’incontro quotidiano presso la nostra sede (che recentemente si era, per i suoi motivi di salute, rarefatto) Si presentava la mattina presto, quando veniva a trovarci e prima di passare per un breve incontro e qualche consiglio con il segretario generale, passava a salutare le compagne e i compagni del patronato e degli altri servizi della CGIL, ai quali chiedeva la soluzione dei problemi che Pino raccoglieva nel quartiere e per i quali si faceva da tramite con il sindacato. Ma soprattutto è stato per noi un punto di riferimento importante per i valori che ci ha insegnato e ci ha trasmesso. Innanzitutto per l’affermazione di quei diritti e di quella dignità sul lavoro che sono stati all’origine, anche a Lecco, della straordinaria stagione di scioperi operai negli anni 43 e 44, “per il pane e per la pace”. E’ da quegli scioperi che è partita la mobilitazione diffusa e generale per la democrazia e la lotta al fascismo. Ed è per aver partecipato a quegli scioperi che Pino ha pagato un prezzo enorme. Ce lo ha raccontato tante volte, in particolare in occasione della manifestazione del 7 marzo: la sua prigionia, i rapporti umani che si sono instaurati anche in quelle drammatiche condizioni, il ritorno a casa, il silenzio per tanti anni e poi il racconto di ciò che è avvenuto. E ogni volta concludeva con un invito ed una sollecitazione a non farsi prendere mai da spiriti di

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  • Questa è una delle tantissime lettere che i ragazzi delle scuole hanno scritto, in tanti anni, a Pino

    Galbani dopo averlo ascoltato mentre racconta la sua storia di operaio e deportato in un campo di

    concentramento.

    Queste lettere, una parte di quelle più belle, le abbiamo raccolte in un libro, presentato nel 2011

    alla presenza di Pino Galbani, libro che abbiamo intitolato “Non c’è futuro senza memoria”.

    Sta in questa affermazione il senso più profondo dell’insegnamento che ha rappresentato Pino

    Galbani per tanti di noi, per la CGIL, per i suoi militanti.

    Pino è stato per noi un punto di riferimento costante, a partire dalle piccole cose.

    L’incontro quotidiano presso la nostra sede (che recentemente si era, per i suoi motivi di salute,

    rarefatto) Si presentava la mattina presto, quando veniva a trovarci e prima di passare per un

    breve incontro e qualche consiglio con il segretario generale, passava a salutare le compagne e i

    compagni del patronato e degli altri servizi della CGIL, ai quali chiedeva la soluzione dei problemi

    che Pino raccoglieva nel quartiere e per i quali si faceva da tramite con il sindacato.

    Ma soprattutto è stato per noi un punto di riferimento importante per i valori che ci ha insegnato e

    ci ha trasmesso.

    Innanzitutto per l’affermazione di quei diritti e di quella dignità sul lavoro che sono stati all’origine,

    anche a Lecco, della straordinaria stagione di scioperi operai negli anni 43 e 44, “per il pane e per

    la pace”.

    E’ da quegli scioperi che è partita la mobilitazione diffusa e generale per la democrazia e la lotta al

    fascismo.

    Ed è per aver partecipato a quegli scioperi che Pino ha pagato un prezzo enorme.

    Ce lo ha raccontato tante volte, in particolare in occasione della manifestazione del 7 marzo: la sua

    prigionia, i rapporti umani che si sono instaurati anche in quelle drammatiche condizioni, il ritorno

    a casa, il silenzio per tanti anni e poi il racconto di ciò che è avvenuto.

    E ogni volta concludeva con un invito ed una sollecitazione a non farsi prendere mai da spiriti di

  • vendetta, al contrario la risposta non poteva che essere collettiva e politica, la difesa dei valori

    della pace e della libertà, da trasmettere alle nuove generazioni, perché ciò che è successo non

    debba più ripetersi.

    E lui parlava con i ragazzi, soprattutto con loro.

    E i ragazzi lo ascoltavano, sempre, con attenzione e rispetto, presi da quel racconto e da quella

    testimonianza che veniva dal cuore e dalla passione di Pino.

    Per questo Pino ci lascia un grande vuoto. Ma il nostro compito è quello di trasferire a quelli più

    giovani di noi la stessa passione e lo stesso impegno per la pace e la libertà che Pino Galbani tante

    volte ci ha raccontato.

    Grazie Pino per quello che ci hai insegnato.

    Lecco 28 dicembre 2016