venite e vedrete 2/06 cop - comunità...

40
129 III 2016 Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia Una copia 6,25 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia

Upload: vonhu

Post on 16-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

129•III •2016

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia

Una copia 6,25 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 com

ma 2 - D

CB Perugia

Page 2: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità,non vuol essere una rivista riservataad una cerchia ristretta di lettori,ma si propone di essere:

una voce profetica per annunciare ciò che il Signoresuggerisce alle Comunità del RnS,che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;

un servo fedele della specifica vocazionecomunitaria carismatica,attento ad approfondire i contenutispecifici del RnS;

un ricercatore scrupoloso delle ricchezzedella spiritualità della Chiesa:dai Padri al recente Magistero;

un agile mezzo spirituale di collegamentoed uno strumento di unità per presentarevita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnSal fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima;

una finestra perennemente apertasulle realtà comunitarie carismatichedi tutto il mondo per ammiraree far conoscere le meraviglie che il Signorecontinua a compiere in mezzo al suo popolo.

Direttore responsabileOreste Pesare

CaporedattoreDon Davide Maloberti

Collaboratori di redazioneElisabetta Canoro, Lorenzo Carloni,

Maria Rita Castellani, Valentina Mandoloni,Angela Passetti, Francesca Tura Menghini

Direzione Viale Molière 51P1 - 00142 Roma

Tel. e Fax 06.5042847e-mail: [email protected]

Segreteria e servizio diffusionec/o Comunità MagnificatComplesso “San Manno”

Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 6306127 Perugia

tel. e fax 075.5057190e-mail: [email protected]

Responsabile AmministrativoSegreteria generale

della Comunità Magnificat

FotografieArchivio Venite e VedreteArchivio Il Nuovo Giornale

StampaTipografia Corradi - Marsciano (PG)

ProprietàRivista trimestrale di proprietà

dell’Associazione Venite e VedreteAut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998

QUOTE ABBONAMENTO 2016(diritto a quattro numeri)

Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25,00Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . 100,00Europa e bacino Mediterraneo . . 35,00America. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45,00Altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. . . 45,00Oceania. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00

Inviare a:

C/C postale 16925711 intestato a:Associazione “Venite e Vedrete”

Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine 63 - (PG)

Page 3: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

1Venite e Vedrete 129 - III - 2016

34 7

1210

SOMMARIO

2733

24

18

30

1520

36

21

EDITORIALEIL PERDONARE TI FA SIMILE A DIO

Oreste Pesare

“IL PERDONO PERMANENTE, SEGRETO PER COSTRUIRE LA COMUNITÀ”LA PROMESSA DEL PERDONO PERMANENTE

Francesco Fressoia

IMPARARE A PERDONARE SULLE ORME DEL MAESTROEnrico Versino

I CINQUE PASSI DEL PERDONOFrancesca Tura Menghini

IL PERDONO RISTRUTTURA LA VITA Francesco Calemi

NEWSIL NOSTRO GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Oreste Pesare e Francesca Acito

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

RINNOVAMENTO E POTENZE DELLE TENEBREdi Matteo Calisi

PREGHIAMO PER...

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

DIVINA MISERICORDIA, UN’ESPERIENZA NATA A TRENTOa cura di don Davide Maloberti

A TU PER TU CON IL CARD. MAURO PIACENZA

IL MEA CULPA DEI CRISTIANIa cura di don Davide Maloberti

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

LA COMUNITÀ DI GENOVAFrancesca Buono

TESTIMONIANZE

NELLA VITA ETERNA

COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA

Page 4: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

O Signore concedici di non conformarci al mondo,

ma di amarlo e servirlo.

Fa’ che non rifuggiamo mai dall’essere strumento della tua pace

per timore del giudizio del mondo.

Fa’ che possiamo amarti senza paura del mondo

e che non siamo mai indotti a credere

che la Tua maestà inesprimibile possa risiedere in alcuna potenza terrena.

Fa’ che amiamo prima di tutto Te

e il nostro prossimo come noi stessi,

che ci ricordiamo dei poveri, dei prigionieri, dei malati e di chi è solo,

dei giovani che sono in ricerca

e dei vagabondi e dei mendicanti,

di chi si è smarrito ed è restato solo,

così come ci ricordiamo di Cristo, che è in ognuno di loro.

E fa’ che in questo giorno

possiamo compiere un gesto di pace per Te.

Amen

Alain Paton

2

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

PREGHIAMO

Page 5: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Il perdonareTI FA SIMILE A DIO

ccomi qui ad introdurvi un numero di Venitee Vedrete davvero speciale, tutto dedicato alperdono. Senza dubbio, giunti al termine diquesto speciale Anno giubilare dedicato daPapa Francesco alla “misericordia”, siamo

tutti in grado di riconoscere che il perdono non è soloqualcosa che Dio ci indica di fare, un dovere morale dacompiere, l’espressione di un’ascesi da perseguire, penala condanna eterna. Per grazia di Dio abbiamo finalmentecompreso che il perdono è la manifestazione dell’intimaessenza misericordiosa di Dio, che il Padre celeste ci hamostrato fattivamente nell’inviarci il suo figlio Gesù adespiare e sanare tutto ciò che nel nostro cuore ci avrebbeallontanato da lui per l’eternità.

Il Padre ha il profondo desiderio di tenerci sempre consé, di far brillare in noi sempre più la sua immagine e so-miglianza e poter ricostruire in noi pienamente il progetto“uomo” che sin dall’inizio dei tempi ha serbato nel suocuore divino: il condividere con l’umanità intera la sua re-galità e il gioire insieme a noi di tutta la rinnovata crea-zione per l’eternità.

Il perdono secondo il cuore di Dio, dunque, non è soloil risanare situazioni e relazioni rotte. Non è solo cercaredi far riappacificare due o più nemici tra di loro. Non èneanche il toccasana per un vivere pacifico su questa terra,ma è qualcosa di molto più profondo… È assumere sem-pre più il cuore stesso di Dio per divenire come lui; è ac-coglienza assoluta di ciò che è fuori di noi e contrario allaparte più profonda di noi stessi; è passare così da una vitalimitata e dalla nostra incapacità di aprirci al mondo aduna esistenza eterna che abbraccia l’universo... Ecco per-ché noi parliamo esplicitamente di perdono permanente.

Con il perdono entriamo fin da ora nell’eternità di Dio.In questo consiste infatti la vita eterna… in un dono “su-per” di se stessi all’altro (per-dono in latino significa lette-ralmente un dono “super”) che si rinnova momento per

momento per tutta l’eternità, in una festa continua e tra-boccante che con la nostra intelligenza possiamo solo in-travedere senza contenerne la pienezza. E qui per “su-per” intendo dire “come Dio”. Il perdonare, dunque, ci fasimili a Dio e ci proietta sin da ora nell’eternità.

Parliamo innanzitutto di un dono “super” verso noistessi… il primo “altro” o “diverso dai nostri sogni” da ac-cogliere, perdonare ed accettare nelle nostre proprie im-perfezioni e debolezze.

Chiaramente parliamo di un dono “super” da donarecontinuamente al nostro prossimo, fino ad includere edaccogliere il nostro nemico, il diverso, ciò che “non com-prendiamo” nei nostri schemi e nel nostro cuore… perfi-no il peccato altrui, dunque.

Ma parliamo anche di un dono “super” che consistenell’accogliere Dio stesso, colui che il maligno ci presentasempre come il nostro vero nemico, abbandonando la no-stra atavica paura di lui e accettando il suo amore totalee liberante.

Gli articoli che vi accingete a leggere in questo nume-ro della nostra rivista sono particolarmente puntuali, chia-ri ed ispirati. E vi saranno di sicuro aiuto per una rifles-sione profonda e matura su questo aspetto essenziale del-la nostra vita umana e spirituale.

Un cenno speciale va fatto all’articolo “news” a firmamia e di Francesca Acito, con il quale testimoniamo la ce-lebrazione del Giubileo della misericordia vissuta lo scor-so settembre a Roma congiuntamente da Comunità Ma-gnificat e Comunità Magnificat Dominum, le quali hannocosì sancito reciprocamente un dono “super” ed una rin-novata accoglienza dopo anni di peccato, sospetti e divi-sioni. E per questo dobbiamo dare a Dio una lode spe-ciale per la sua opera silenziosa e potente in mezzo a noi.Buona lettura.

Dio vi benedica, Oreste Pesare

3

EDITORIALE

Venite e Vedrete 129 - III - 2016

E

Page 6: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

La promessa

a promessa di perdonopermanente insieme allacostruzione dell’amore ciconsente di regolare lanostra vita di relazione in

ottica evangelica.In quest’anno dedicato alla Mise-

ricordia ci vengono incontro le paro-le che papa Francesco spesso ripetecome fosse uno slogan: “Costruireponti ed abbattere muri”.

Se la costruzione dell’amore èl’impegno a tessere legami di bontà(cfr. Osea), il perdono permanente ètensione e lavoro costanti per abbat-tere i muri che la vita quotidiana ciporta ad erigere in tutte le occasionidi lotta dove è necessario per noi di-fendere ed affermare i nostri confini.

È nella nostra natura di figli diDio, fatti a Sua immagine e somi-glianza, avere dei confini nella no-stra identità. L’antropologia cristianaci ricorda che siamo creature unicheed irripetibili, quindi esemplari unicie, per questo, di valore inestimabile,chiamati (come è nella specificachiamata della Comunità Magnificat)a sviluppare la capacità di tessere re-lazioni di comunione con il prossi-mo. Avere un cuore solo ed un’ani-ma sola non significa fonderci inun’unica persona, ma, sul modellodella SS. Trinità, essere Uno nel pie-no riconoscimento di ogni specifico

soggetto: Il Padre è il Padre, il Figlioè il Figlio, lo Spirito Santo è lo SpiritoSanto.

In ciò sta il bisogno più profondodi ciascuno: essere riconosciuti, esse-re visti, considerati, apprezzati, valo-rizzati per quello che siamo e siamochiamati ad essere. Quando questobisogno viene soddisfatto, ci sentia-mo amati, capiti, non ci sentiamo piùsoli, ma appartenenti ad un sistemadi vita che nutre la nostra affettività:questo ci sostiene e ci motiva a gode-re del dono della vita.

È questa l’esperienza magnificadel nostro incontro con Gesù Cristovivo: la certezza di essere conosciutie riconosciuti da Lui, inseriti e appar-

4

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

DEL PERDONO PERMANENTE

> Francesco Fressoia*

Per l’antropologiacristiana

siamo creatureuniche ed irripetibili,esemplari unici

di valore inestimabile

L

Page 7: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

5

IN COPERTINA

tenenti al Suo Corpo, che è la Chiesa,e quindi la Comunità Magnificat.

È vero anche che siamo tutti natidopo Genesi 3, ovvero siamo tutticolpiti dal peccato e dalle sue conse-guenze: il male si è insinuato nellanostra vita, nel nostro cuore e, quin-di, nelle nostre relazioni, per cui è as-solutamente inevitabile che nel no-stro stare insieme si vengano inflitte,al prossimo come a noi stessi, dellesofferenze.

Nella vita comunitaria

La vita comunitaria ce ne dà con-tinuamente la dimostrazione: ad ogniservizio che una persona svolge, cisono altri fratelli che possono soffrireperché avrebbero avuto il desideriodi poterlo svolgere loro, magari rite-nendo di essere più idonei; ad ogniincontro ci sono fratelli che si sento-no feriti perché non salutati, o salutatifrettolosamente; altri fratelli avrebbe-ro desiderato stare vicino a quellapersona, che invece si è adoperataper stare con altri; ci sono frasi uscitedalla bocca di qualcuno che urtano lasuscettibilità di qualcun altro, facen-

dolo sentire vittima di giudizi; un fra-tello chiede un favore ad un’altra per-sona piuttosto che a ….

Sono tutti esempi che ci coinvol-gono sia nel ruolo di vittima che dicarnefice, e ciascuno ha un elenco dianeddoti che può ritrovare in memo-ria. Va sottolineato che questi esempinon rientrano nella categoria dei pec-cati contro la comunità, quali la mor-morazione, la maldicenza o la calun-nia e via dicendo, che pure conoscia-mo benissimo e sui quali siamo sem-pre chiamati a vigilare.

Quello che si vuole portare a con-siderare è l’amor proprio, e comequesto sia continuamente ed inevita-bilmente sollecitato.

L’amor proprio, o amore per sestessi, è parte integrante della nostrapersonalità e va conosciuto, coltivatoe nutrito, quindi anche difeso in mol-te circostanze, proprio per poter ri-spettare il comandamento dell’amoreche Gesù ci ha consegnato, chieden-doci di amare il nostro prossimo co-me noi stessi.

Siamo altresì chiamati a discerne-re il confine tra un amore di sé checi dà vita, e quell’amore di sé che èinvece superbia, orgoglio, permalo-sità esagerata, vizi e reazioni collega-ti ad un’immagine di noi stessi trop-po alta o troppo bassa, connessa conle inclinazioni malvage del nostrocuore corrotto dal peccato (Mc 7, 21-22): ”Abbiate la giusta considerazio-ne di voi stessi” - ci raccomanda SanPaolo.

Ecco, dunque, la grazia di Dio cheviene in nostro aiuto nella promessadi perdono permanente!

Questa regola di vita che ci diamoquasi “dogmaticamente”, quando as-sumiamo l’impegno di Alleanza, èuna via privilegiata per costruire l’a-more verso noi stessi e verso il nostroprossimo: in primo luogo, verso noi

C’è un amore di sé che dà la vita

e un amore di sé

che è superbia e orgoglio

Page 8: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

stessi, perché siamo chiamati ad in-vocare la luce dello Spirito Santo aconvincerci quanto al nostro peccato,riconoscendo onestamente quantosiamo o ci sentiamo feriti, trascurati,mortificati dalle parole, opere edomissioni dei nostri fratelli, quantosiamo arrabbiati, gelosi, invidiosi,malpensanti e maldicenti nei loroconfronti.

Fare verità in noi

Dobbiamo fare verità sulla nostracondizione di peccatori e di vittimedelle conseguenze del peccato, perchiamare per nome le nostre debo-lezze e rinunciare davvero al malignoe a tutte le sue opere.

Dobbiamo fare verità per distin-guere il fatto di essere peccatori dallanatura che è stata condizionata daipeccati nostri e soprattutto altrui. Peresempio, quando ci sentiamo inde-gni dell’amore di Dio, è necessariodistinguere quanto questo sentimen-to venga dal giudizio personale suinostri errori, piuttosto che da unaconvinzione di “non valere”, origina-ta dal fatto di essere stati sempre de-nigrati dai genitori.

Bisogna, quindi, rivolgerci fidu-ciosi allo sguardo misericordioso delnostro Signore e Salvatore Gesù Cri-sto, inviato dal Padre proprio perrendere candida qualsiasi anima,qualunque sia la sua storia e la suacolpa.

È necessario fare verità per chie-dere ed ottenere la liberazione; da

qui scaturisce il passo successivo,che è l’amore per gli altri.

L’esperienza della misericordia diDio apre alla possibilità di vedere ilnostro prossimo con uno sguardonuovo: non più nemici, ma fratelliimpigliati anch’essi, ciascuno a suomodo, nella rete del peccato e dellesue conseguenze. Essi sono tutti de-stinatari della preghiera di Gesù sullacroce, in cui è racchiusa la più altaespressione della misericordia:”Pa-dre, perdona loro, perché non sannoquello che fanno!”.

Il perdono ricevuto ci apre al per-dono verso i fratelli, perché siamochiamati a dare gratuitamente quelloche gratuitamente abbiamo ricevuto.Gesù rafforza questo invito nella pre-ghiera del Padre nostro, insegnando-ci a chiedere a Dio di perdonare lenostre colpe nella misura in cui noiperdoniamo chi ci ha offeso.

In Lc 6, 36-38 troviamo ancorauna parola di Gesù che con forza ciinvita ad essere misericordiosi comeil Padre, a non giudicare e a non con-dannare, ma perdonando per essereperdonati; esorta, poi, a chiedere coninsistenza, perché ci sarà data una

misura pigiata, scossa e traboccantedi Spirito Santo.

Sì, la misericordia e il perdono ciaprono ai fiumi di acqua viva, donodi Dio che può sgorgare dal nostroseno.

Preghiamo, quindi, con le paroledi San Paolo che ci esorta ad avere,per quanto ci è possibile, buoni rap-porti con tutti. Chiediamo a Dio lagrazia di poter essere persone one-ste, che, guidate dallo Spirito Santo,sono capaci di fare sempre più veritàdentro di sé e di costruire relazionidove pensieri, parole ed azioni non sicontraddicono mai fra loro.

Lo Spirito Santo di verità ci tengasempre lontani da ogni male e non ciaccada di adeguarci alla mentalità delmondo, racchiusa nel ben noto dettopopolare secondo il quale abbiamotante parole da usare per nascondereciò che pensiamo veramente.

O Signore, facci sperimentareogni giorno la potenza della tua pa-rola quando proclama che lo Spiritoguida alla verità e la verità rende libe-ri. Amen.

* Anziano della Comunità Magnificat

6

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

L’esperienza della misericordiaapre alla possibilitàdi vedere il prossimocon uno sguardo

nuovo

Page 9: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Imparare a perdonare

esperienza del perdo-no è vissuta dal popo-lo d’Israele fin dai pri-mi tempi della sua sto-ria, anche se il Signore

ha agito con paterna gradualità nell’e-ducare i suoi figli a superare i limitidella giustizia umana.

Nell’Antico Testamento

In una prima fase, riconducibile al-le origini del popolo eletto, Dio pro-pone norme intese a frenare la ven-detta e renderla commisurabile all’of-fesa: Chi percuote a morte un uomodovrà essere messo a morte. Chi per-cuote a morte un capo di bestiame lopagherà: vita per vita. Se uno faràuna lesione al suo prossimo, si farà alui come egli ha fatto all’altro: fratturaper frattura, occhio per occhio, denteper dente; gli si farà la stessa lesioneche egli ha fatta all’altro. Chi uccideun capo di bestiame lo pagherà; machi uccide un uomo sarà messo amorte. Ci sarà per voi una sola leggeper il forestiero e per il cittadino delpaese; poiché io sono il Signore vostroDio (Lv 24, 17-22).

Il concetto di perdono non è anco-ra presente, ma si nota già l’intenzionedi evitare faide sanguinose, imponen-do all’offensore l’obbligo di un risarci-mento adeguato.

Riferimenti al perdono come sceltache va oltre l’equa compensazionedell’offesa, e specificatamente a Dioche perdona il suo popolo, appaionoin epoca posteriore, legati ad eventidell’epoca del re Davide (X sec. a.C.):Se il mio popolo, sul quale è stato invo-cato il mio nome, si umilierà, pre-gherà e ricercherà il mio volto, perdo-nerò il suo peccato e risanerò il suopaese (II Cr 7,14).

L’amore di Dio misericordioso ècelebrato in seguito dal profeta Osea(VIII sec. a.C.): Io li guarirò dalla loroinfedeltà, li amerò di vero cuore, poiché la mia ira si è allontanata daloro (Os 14, 5).

In entrambi i casi, comunque, si at-testa la misericordia di Dio più che ri-ferirsi al rapporto tra le persone; tutta-via, anche se la necessità del perdono,almeno tra i fratelli nella fede, si sen-tirà solo più tardi, si tratta di un passoavanti, per iniziativa del Signore cheeduca il suo popolo secondo la peda-gogia del suo cuore, perdonando perdimostrare che solo il suo amore puòcompensare le offese rivolte a Lui e aisuoi figli.

Si coglie già un elemento essenzia-le del processo del perdono che, co-me noi sappiamo molto bene, a chinon crede sembra implicare una situa-zione di disparità a vantaggio dell’of-fensore: ebbene, Dio riconosce questadisparità ed interviene, pagando il de-bito in prima persona. L’idea di DioPadre e Conciliatore, prima che giustolegislatore1, è rivoluzionaria, anche sesolo con Gesù perdonare significheràsperimentare l’amore di Dio per ognisua creatura.

All’epoca di composizione dellaGenesi, l’abbraccio di Esaù a Giacob-be (Gen 33,3-4) e la generosa acco-glienza di Giuseppe ai fratelli, emi-grati in Egitto per la carestia (Gen

7

IN COPERTINA

SULLE ORME DEL MAESTRO

> Enrico Versino

Venite e Vedrete 129 - III - 2016

L’

FRANCESCO HAYEZ, “Incontro tra Esaù eGiacobbe” (particolare) (Brescia, Museodi Santa Giulia).

Page 10: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

45,1-8), indicano la necessità e lapossibilità della riconciliazione trafratelli.

Nel primo caso, i due fratelli sonocorresponsabili dell’evento che li hadivisi (Gen 25,29-34), ma l’iniziativadel perdono è di Giacobbe; nel se-condo, invece, a Giuseppe che per-dona i fratelli gravemente colpevoli,si rivela il volto sorprendente di Dioche realizza il suo progetto d’amorevolgendo al bene anche la malvagitàdi alcuni suoi figli.

Il libro dei Proverbi (IV secoloa.C.) attesta che confessare la propriacolpa e perdonare sono ormai atteg-giamenti diffusi fra il popolo eletto, enon più scelte individuali: Chi na-sconde le proprie colpe non avrà suc-cesso; chi le confessa e cessa di farletroverà indulgenza (Pr 28,13).

È avvedutezza per l’uomo riman-dare lo sdegno ed è sua gloria passarsopra alle offese (Pr 19,11).

Nel libro di Giona, il profeta vivel’esperienza del perdono concesso daDio alla corrotta Ninive in modo deci-samente inconsueto:dopo un duropercorso penitenziale, indetto dallostesso re dopo la predicazione di Gio-na, il Signore si impietosisce, ma ilprofeta “ne provò grande dispiacere ene fu indispettito” (Gio 3,4-10 / 4,1).

Oramai è evidente che il perdononon ha limiti di applicabilità, e forseil motivo del dispiacere di Giona staproprio nello scoprire di non essereun privilegiato, degno di perdono inquanto membro del popolo eletto,perché Dio ama e perdona ognicreatura.

Con questa scoperta il percorsosembrerebbe completo: cosa potreb-be aggiungervi Gesù?

Nel Nuovo Testamento

I primi riferimenti evangelici alperdono sembrano, infatti, semplici ri-chiami all’Antico Testamento (Lc 6,36-37; Mc 11,25), ma nel V capitolo delVangelo secondo Matteo si prospettauna novità assoluta: Avete inteso chefu detto: Amerai il tuo prossimo e odie-rai il tuo nemico; ma io vi dico: amatei vostri nemici e pregate per i vostripersecutori (Mt 5,43-44).

Gesù fa due affermazioni rivolu-zionarie: per la prima volta perdonaresignifica amare, e, inoltre, si enuncia ilprincipio che il perdono è indipen-dente dall’ammissione della propriacolpa, posizione ben diversa da quan-to si legge nel libro dei Proverbi: Chinasconde le proprie colpe non avràsuccesso; chi le confessa e cessa di farletroverà indulgenza (Pr 28,13).

Dio ci chiede di perdonare anchechi non ha nessuna intenzione dichiedere un perdono che, a questopunto, non implica più una relazionea tre tra offeso, offensore e Dio, ma unconfronto diretto tra l’offeso e il Signo-

re che gli sussurra: “Per perdonarenon hai bisogno di chi ti ha offeso! Tibasto Io...”.

Nei tre anni del suo ministero pa-storale, Gesù dichiara e testimonia chequesta azione “a due” non è una ec-cezione negoziata tra Dio ed un suo fi-glio particolarmente sensibile, ma èuna regola di vita applicabile a chiun-que, come dimostra l’episodio dell’a-dultera: E siccome insistevano nell’in-terrogarlo, alzò il capo e disse loro:“Chi di voi è senza peccato, scagli perprimo la pietra contro di lei”. Alzatosiallora Gesù le disse: “Donna, dove so-no? Nessuno ti ha condannata?”. Edessa rispose: “Nessuno, Signore”. E Ge-sù le disse: “Neanche io ti condanno;va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv8,7; 8,10-11).

Perdonare, ci dice Gesù, è la sem-plice e diretta conseguenza del perdo-no che Dio ci dona continuamente:noi dobbiamo perdonare perché sia-mo perdonati, e non perché qualcunoci chiede indulgenza.

Il comandamento dell’amore di-venta norma esplicita quando Pietroriprende l’argomento: Allora Pietro glisi avvicinò e gli disse: “Signore, quantevolte dovrò perdonare al mio fratello,se pecca contro di me? Fino a sette vol-

8

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

Il profeta Giona, nella sua missione a Ninive, scopre di non essere un privilegiato

Page 11: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

9

IN COPERTINA

te?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fi-no a sette, ma fino a settanta volte set-te” (Mt 18,21-22).

È interessante, a questo punto,confrontare l’idea di Dio sul perdonoe il livello della comprensione degliisraeliti riguardo al rapporto fra amoree perdono al tempo di Gesù. Uno scri-ba, interrogato da Gesù sul valore del-la Legge mosaica, risponde così: Haidetto bene, Maestro, e secondo veritàche Egli è unico e non v’è altri all’in-fuori di lui; amarlo con tutto il cuore,con tutta la mente e con tutta la forzae amare il prossimo come se stesso valpiù di tutti gli olocausti e i sacrifici (Mc12, 32-33). È evidente che il “parame-tro dell’amore”, ritenuto sufficientedagli israeliti, era quello dell’amoreper se stessi, ma secondo Gesù questoè solo un buon inizio: non basta ama-re il prossimo come se stessi, ma biso-gna amarlo come lo ama Dio.

Ripercorrendo il cammino di sal-vezza che, partendo dall’Esodo, si èrealizzato in Lui, Gesù afferma di dareai discepoli “un comandamento nuo-vo”, molto più esigente: Vi do un co-mandamento nuovo: che vi amiate gliuni gli altri; come Io vi ho amato, cosìamatevi anche voi gli uni gli altri (Gv13,34).

Nella nostra vita

Di fronte all’altezza e alla comples-sità di tale obiettivo, è facile compren-dere che il concetto di perdono giun-ge alla sua pienezza, ma, nello stessoistante scompare, riassorbito dalla po-tente ed inarrestabile totalità dell’A-more: Dio ci dice che l’amore deve ar-dere nel nostro cuore fino al punto dacancellare anche il ricordo delle offeseperdonate, annientate prima di arriva-re a toccarci. Questo è l’obiettivo ulti-mo proposto da Gesù, il punto di ar-rivo con il quale, d’ora in poi, ciascu-no dovrà confrontarsi per tutta la vita,nel suo percorso di fede.

Ma come dobbiamo comportarciogni giorno, quando le offese arriva-no a ferire la nostra innegabile fragi-lità? Nel tempo che Dio ci dona suquesta terra, è necessario l’eserciziodel perdono “permanente”, perchémisura la distanza ancora presente tranoi ed il comandamento di Dio.

Abbiamo ora una chiara definizio-ne di “chi”, “come”, “quando”, “quan-te volte” perdonare: a questo punto,rimane solo da chiedersi “perché” per-donare.

Sembra una domanda superflua,ma non lo è, in quanto Gesù ha voluto

riservarne la risposta al momento fon-damentale della sua esistenza terrena:Quando giunsero al luogo detto Cra-nio, là crocifissero lui e i due malfat-tori, uno a destra e l’altro a sinistra.Gesù diceva: “Padre, perdonali, per-ché non sanno quello che fanno” (Lc23,33-34).

“Perdonali, perché non sannoquello che fanno” è la testimonianzachiara di come Dio opera e di cosa cichiede di fare: non dobbiamo diven-tare controparte, ma guardare con losguardo del Signore chi ci offende,comprenderne i limiti e amarlo comeGesù ha amato e continua ad amareciascuno di noi.

È ora evidente quanto sia necessa-ria una risposta personale e comunita-ria all’imperativo biblico del perdono:chi è alla sequela di Gesù, è chiamatoad adottare la Sua considerazionedell’offensore, radicalmente diversadalla nostra.

Il martirio di Stefano dimostra co-me la Chiesa nascente abbia compre-so immediatamente il valore dell’inse-gnamento di Gesù: E così lapidavanoStefano mentre pregava e diceva: “Si-gnore Gesù, accogli il mio spirito”. Poipiegò le ginocchia e gridò forte: “Si-gnore, non imputar loro questo pecca-to” (At 7,59-60).

1 D’altronde il concetto di giusta compensazione si rintraccia anche nel codice di Hammurabi, datato XVIII sec. a.C.

È necessaria una rispostapersonale

e comunitariaall’imperativo biblico

del perdono

L’Ultima Cena dipinta da Giotto. Nella pagina a fianco, Gesù e l’adultera in un mo-saico di Marko Ivan Rupnik.

Page 12: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

I cinque passi

gni essere umano, cre-dente o non, speri-menta nella propriaesistenza i morsi terri-bili della rabbia, del ri-

sentimento e spesso dell’odio e deldesiderio di vendetta in seguito ad of-fese ricevute, a ferite che di norma dif-ficilmente si rimarginano, mentrespesso vengono sepolte sotto unaspessa coltre di oblio, ma si risveglia-no dolorosamente appena qualchefatto analogo, anche molto meno gra-ve le sollecita. Spesso dunque anchesul semplice piano della logica razio-nale comprendiamo che il perdono èin effetti l’unica soluzione vera delproblema, ma altrettanto razional-mente ci si rende conto che tutti siamodisposti ad archiviare, seppellire i fattidolorosi, ma non siamo poi veramen-te disposti o capaci naturalmente diperdonare, scopriamo che non è sullenostre forze che possiamo contare,ma che abbiamo bisogno di un aiutostraordinario, che solo Dio, con la suagrazia può dare e che spesso è perfinonecessario un percorso graduale perottenerlo.

La nascitadei Terapisti cristiani

Per questo motivo nel mondo Cat-tolico nell’ambito del Rinnovamentocarismatico nei primi anni ’80 nacque

a Perugia ACT, Associazione TerapistiCattolici fondata da Tarcisio Mezzetti,padre Fernando Sulpizi, AlessandroBeccarini, Giovanni Ciribifera, MarcoDottorini, riconosciuta, da ACT USAdopo formale richiesta.

Lo scopo primario di questa realtàfu quello di impegnare preghiera edazione per permettere alla grazia diDio di guarire le numerose e gravi fe-rite della vita, specialmente sul pianopsichico ed emozionale attraversomomenti di incontro diretto con lepersone, di ascolto, di catechesi e dipreghiera. Il denominatore comune ditante profonde ferite aveva un solonome, una sola realtà: mancanza o im-possibilità di perdono.

In questa direzione Tarcisio Mez-zetti ed altri nell’ambito della Comu-nità Magnificat nonché del RnS, diede-ro vita ad una serie di seminari di spi-ritualità, finalizzati alla guarigione inte-riore ed imperniati fondamentalmentesul perdono, attraverso la Parola diDio accolta ed elaborata già dai padrigesuiti statunitensi Matt e Dennis Linn.

Non pensiamo di poter trattare afondo il percorso del perdono per sot-tolinearne i passi, ma proveremo a da-re a grandi linee uno schizzo, di questocammino così vitale ed impegnativo ecome in questi seminari le persone vi-vono il problema ed affrontano le variefasi. Già nell’ambito scientifico gli psi-cologi individuano una progressionedi stadi che possono anche sovrappor-si in un percorso costellato di difficoltà;possiamo sintetizzare cinque passaggifondamentali della psiche per arrivareal perdono, cioè alla libertà ritrovatasecondo la filosofa Hanna Arendt.

Negazione: in questa fase si nega ase stessi la gravità del fatto e il doloree la frustrazione sono la reazione spes-so inconscia di difesa, per anestetiz-zarsene si tenta di chiudere sotto chia-ve una scena, un evento dicendo a sestessi che non è importante, che nonha peso…

Rabbia: si reagisce all’offesa, allaferita, proiettandosi coll’immaginazio-ne in risposte violente verbali o fisichedando sfogo al proprio malessere conodio e desideri di vendetta, può diven-tare il modo illusorio e ricorrente di ri-solvere qualsiasi conflitto, capovol-gendo la condizione delle parti, inrealtà diventa una tremenda catena diviolenza, nonché di aggressività.

Contrattazione: “perdonerò se michiederà scusa, se farà il primo passo,se lo vedrò cambiare…” Il soggetto si

10

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

DEL PERDONO

> Francesca Tura Menghini

Il dolore e la pauradella morte sono

la ferita più profonda per le persone

O

Page 13: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

11

IN COPERTINA

dispone al perdono sotto condizione,viene a patti con se stesso e con l’altroresponsabile dell’offesa, pur nonavendo capacità di operare nei con-fronti di nessuno dei due.

Depressione: in questa fase la per-sona scarica su se stessa la responsa-bilità dell’accaduto, per non aver sa-puto evitare, reagire o addirittura peraver offerto occasione a che il fatto siverificasse; uno smisurato senso dicolpa la fa precipitare in stati di ansia,scoraggiamento alternati con apatia epensieri di morte.

Accettazione: si può vivere solo sesi arriva a fare pace con se stessi e conla propria storia accettando l’evento ecominciando a vivere il perdono realedella persona responsabile del malesubìto, nonché perdonando se stessi.

La dottoressa Kubler Ross nel suostudio su malati terminali di tumore ri-levò in essi questi stessi 5 stati d’animoben precisi, infatti il dolore e la pauradella morte sono la più profonda feritache mai possiamo sperimentare; ellapotè osservare che coloro che aveva-no accanto una persona amata con cuicondividere i propri sentimenti, riusci-vano a passare da uno stadio all’altrofino ad arrivare alla accettazione.

Lo scopo primario e fondamentalesu cui si lavora in questi seminari èdunque portare ogni persona a viverela propria storia di dolore e di mortifi-cazione insieme a Gesù, l’unica perso-na veramente capace di farci superarela barriera del perdono. Dunque siprocede attraverso un ascolto guidatodella parola di Dio sul perdono con ri-ferimenti di passi del catechismo dellaChiesa Cattolica a sostegno dell’argo-mento. Chi spezza la Parola, la cala nelproprio vissuto corredandola a tratticon la propria testimonianza, ogni ses-sione si conclude con momenti di pre-ghiera impostati sui propri ricordi edemozioni presenti; si cerca così di per-mettere a Dio attraverso la grazia delloSpirito Santo di penetrare le nostre esi-stenze e condurci al perdono, che co-me dice Daniel Ange è la medicina diDio per i nostri mali.

I Seminari della Comunità Magnificat

Nei seminari condotti dalla Comu-nità Magnificat ogni persona vive que-sto percorso con un fratello o sorella,che le siede accanto e con cui condi-vide con libera decisione le proprieimpressioni su ciò che ha ascoltato oricordato, concludendo con un brevemomento di preghiera l’uno sull’altroper chiedere l’aiuto di Dio e per rin-graziarlo della luce che sta facendosulla propria vita.

Più profonda o vecchia è la ferita,più tempo probabilmente sarà neces-sario per perdonare e quindi sentirsiguariti, ma anche il perdono sarà piùprofondo; certo il passo fondamenta-le, illuminato dalla grazia di Dio, èquello di riconoscere la propria impo-

tenza o difficoltà a perdonare, maavendone scoperto la necessità ancheper il proprio bene, decidere di com-piere il passo consegnando al Signorela propria volontà e la richiesta di mo-menti concreti per attuarlo.

Il progresso non si troverà nell’an-dare rapidamente da uno stadio all’al-tro, ma nel conoscere la profondità diciò che sentiamo consegnandola a Ge-sù per assorbire in noi i suoi atteggia-menti e i suoi sentimenti, il che non siraggiunge coi nostri sforzi volitivi, macon la Grazia di Dio a cui permettiamodi operare affidandoci a Lui.

Il passo senza dubbio più significa-tivo avviene nella sessione della lavan-da dei piedi, in cui attraverso la medi-tazione sul passo di Giovanni 13, 1- 17si procede ad un passo concreto, lava-re fisicamente i piedi alla persona cheha provocato la ferita, il dolore o, senon è presente, a qualcuno che la rap-presenta.

In questa situazione avvengonodecisioni sofferte, ma salutari e sisbloccano spesso barriere di odio re-presso o di frustrazione che schiaccia-vano la persona sotto una coltre dirabbia e di impotenza. Certamente ilpercorso spirituale dei vari stadi delperdono vive fasi alterne e spesso èsolo un inizio, una presa di coscienza,ma vorrebbe altresì fornire attraversola preghiera imperniata sulla Parola diDio un valido strumento per affronta-re, nella vita di tutti i giorni il problemadel perdono, vivendo soprattutto nellaChiesa i sacramenti con cui il Signoreci offre la sua Grazia. Il sacramentodella Riconciliazione e dell’Eucarestiavissuti in modo profondo e ragionatonella Santa Messa in ogni giornata,danno attraverso questi seminari,mezzi efficaci per affrontare la vita,nella quale c’è sempre bisogno di per-donare e chiedere perdono. Un tale hadetto “Quando si perdona non si cam-bia il passato, si cambia il futuro”.Niente di più vero, ci può essere unbuon futuro in un cuore che conoscela strada per perdonare e la percorrecon l’aiuto di Dio.

Nell’esperienza della lavanda

dei piedi avvengono decisioni sofferte

ma salutari

Page 14: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

12

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

Il perdono

Dopo aver affrontato neiprecedenti articoli dal puntodi vista spirituale ed esisten-ziale l’esperienza del perdono,ora ne offriamo una riletturapsicologica e sociologica.

cchio per oc-chio o porgerel’altra guancia?

Alle volte èsufficiente una

parola fuori posto, ma altreancora accade qualcosa di più:uno sgarbo da un conoscente,un’ingiustizia subita, l’offesa di unamico, il tradimento di un amore. Labruciante sensazione della violazioneintenzionale di un equilibrio attiva innoi comportamenti di difesa che, nel-la loro forma riflessa, ci pongono di-nanzi a un dilemma che ha segnatoda sempre la storia umana: cercare divendicarci o renderci disponibili aperdonare? In questo breve interven-to proporrò alcune considerazioniche iniziano a “grattare” la superficiedel concetto di perdono alla luce del-le suggestioni fornite dalla ricca pro-duzione letteraria contemporanea ri-guardante il tema.

La genesi del perdono

Il binomio perdono-vendetta rap-presenta non solo uno dei cardini

della nostra condotta individuale, maè anche fulcro di strategie evolutiveche abbiamo ereditato dai nostri an-tenati e che hanno consentito la con-servazione della nostra specie. Da unpunto di vista evolutivo, infatti, lavendetta non è solo una risposta im-mediata volta ad appagare un’impel-lente necessità di giustizia, ma costi-

tuisce soprattutto uno stru-mento sanzionatorio che fun-ge da deterrente sociale con-tro soprusi e offese. D’altraparte non sempre la vendettaè un comportamento perse-guibile e socialmente utile: an-zi, troppo spesso il desideriodi vendetta causa disagi e di-sordini non accettabili, tantoche, nella nostra storia evolu-tiva, l’insorgere del sentimentodel perdono ha rappresentatouna misura contenitiva, volta adisinnescare la catena di vio-

lenze che il desiderio di vendettacauserebbe se non fosse spento, oquantomeno mitigato.

È in questo senso che il perdono,più che un atteggiamento naturale, siconfigura come una risposta cultura-le ad un problema evolutivo determi-nato dal desiderio ancestrale di ripa-rare, attraverso la vendetta, ad unaviolazione di un equilibrio relaziona-le. Il perdono non è, quindi, sponta-neità, e questo spiega come mai per-donare possa risultare spesso unascelta ostica o un’insormontabile dif-ficoltà. Perdonando combattiamocontro la nostra inclinazione naturalevendicativa. Ma è sempre bene per-donare? Prima di rispondere a tale in-terrogativo, occorre chiarire cosa siain effetti il perdono e quali siano lesue funzioni.

RISTRUTTURA LA VITA

> Francesco Calemi*

Il binomio perdono-vendettaaccompagna da sempre la storia

degli uomini

O

Page 15: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

13

IN COPERTINA

La natura del perdono

Il perdono è uno stato di coseche coinvolge almeno quattro ele-menti: un offeso, un offensore, l’of-fesa subìta e l’atto del perdono che ilprimo concede al secondo. La vastaproduzione letteraria riguardante ilperdono implica almeno due nozio-ni fondamentali del perdono intesocome atto. Nelle lingue an-glosassoni perdonare è “toforgive”, termine che è se-manticamente legato a “togrant” e a “to give up”, chevuol dire lasciar perdere, la-sciar andare. Il perdonare èun lasciar perdere qualcosa.Naturalmente vi possono es-sere atti di offesa oggettivi eatti di offesa presunti tali, maquando è in gioco un’offesaoggettiva, il perdono manife-sta la volontà dell’offeso a ri-nunciare liberamente al suodiritto inalienabile alla ven-detta contro il suo offensore.

In altre lingue, come pa-radigmaticamente avvienenell’italiano, il termine “per-dono” è caratterizzato dall’u-so della particella intensifi-cante “per” con la funzionedi indicare che il perdono èun hyper-donum, qualcosache è al di là di ogni dono esupera per eminenza qualsia-si altra donazione. In questo secon-do senso del termine, l’offeso non ri-nuncia semplicemente a qualcosa,ma entra nella situazione paradossa-le dell’essere egli stesso a donarequalcosa al suo offensore: chi offen-de non è meritevole di nulla in quan-to offensore, ma proprio per questo,col perdono, gli si concede un donoche è al di là di ogni misura, una gra-zia smisurata che non ha alcun con-traccambio.

Un altro elemento che occorreconsiderare per apprezzare la porta-ta dell’atto del perdonare è che, in

senso proprio, si perdona solo l’ine-scusabile. Se una colpa è interamen-te scusabile, allora la stessa non rap-presenta qualcosa da perdonare: chioffendesse il prossimo per puro sadi-smo, commetterebbe un atto ingiu-stificabile e ciò lo metterebbe nellacondizione di poter essere perdona-to. Ma chi offendesse il prossimo peruna forma di sadismo legata a squi-libri psicologici, commetterebbequalcosa di scusabile, nel senso cheil suo stesso stato di infermità sareb-be sufficiente a giustificare il suocomportamento. Solo chi commette

colpe inescusabili almeno in parte, èpassibile di vero perdono. Ciò impli-ca che il perdono inizia là dove legiustificazioni vengono meno e iltorto subìto si rivela nella sua nudagratuità: la “banalità del male” ha ache fare con la radice di cruda gra-tuità e ingiustificabilità con cui lostesso è compiuto.

Tuttavia ci sono anche colpe im-perdonabili date dall’assolutaimpossibilità da parte dellavittima di perdonare il suooffensore. Lo sterminio degliebrei è un evento di questotipo: gli unici aventi diritto al-l’esercizio del perdono sonole vittime che tuttavia nonpossono perdonare, perchénon più tra noi. Ciò rimandaal fatto che, in senso proprio,nessuno può perdonare perconto d’altri. Può accadereche terzi possano dispensareforme di perdono comequando, per citare un esem-pio, il Presidente della Re-pubblica concede la graziaad un condannato, ma il per-dono che in questi casi siconcede al colpevole, non èil perdono della vittima neiconfronti del colpevole. È di-ritto inalienabile della vittimaesercitare quest’ultimo tipodi perdono.

Si può perdonare se stessi?

Da quanto detto fin qui, è emersoche il perdono è tipicamente una re-lazione che si instaura tra vittima eoffensore, tuttavia è possibile pensa-re anche a situazioni in cui vittima eoffensore si identifichino. Casi comequesto inducono a sollevare il se-guente interrogativo: ci si può perdo-nare da sé? Si può essere destinataridel proprio perdono?

Per rispondere alla domanda im-maginiamo una persona, Aldo, che

Perdonando,combattiamo

contro la nostrainclinazione naturale

vendicativa

Page 16: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

abbia passato parte della sua vita adanneggiare se stesso con condottelesive della propria dignità e che adun certo punto, ritornato in sé, diven-tasse una persona nuova, pentendosidi tutto. È chiaro che il vecchio Aldonon è identico al nuovo Aldo: il primoè un dissoluto, mentre il secondo nonlo è; il primo è vizioso, mentre il se-condo è virtuoso, e così via. In gene-rale ci sono molteplici caratteristicheche sono possedute dal “vecchio” Al-do, ma non dal “nuovo” Aldo. Ma dalmomento che si tratta di due “Aldo”differenti, egli non potrebbe pertantoperdonare l’uomo “vecchio” alla lucedella condizione esistenziale rinnova-ta in cui adesso si ritrova? Se il perdo-no fosse un atto essenzialmente socia-le, richiederebbe almeno due personeper potersi realizzare. Il che portereb-be a negare la possibilità dell’auto-perdono, dato che la condizione ne-cessaria al perdono sarebbe l’averedue persone differenti, e non due sta-di esistenziali differenti di una stessapersona. In tale prospettiva il perdononon sarebbe un atto che ci si possaconferire da soli, nell’intimo della pro-pria coscienza, ma dovrebbe avere –per esser tale – una portata e un signi-ficato sociali. Tuttavia il perdonarsisembra una tipologia di perdono chepresenta aspetti non riducibili al casoparadigmatico dell’etero-perdono;perciò imporre al primo il requisitodella socialità sembra snaturarne laforma, peraltro rendendo impossibileil suo stesso realizzarsi. Il perdonarese stessi, in effetti, richiede che gliagenti morali in gioco siano due, manon che vi siano anche due o più per-sone. In altri termini, è sufficiente chevi sia (e che sia riconosciuta) un’alte-rità che non è necessariamente unadualità, affinché lo stesso possa darsi.

Nel perdono vi èuna profonda guarigione

Come abbiamo inizialmente det-to, il perdono svolge una vitale fun-

zione di regolazione sociale che offrebenefici sia a chi lo concede che a chilo riceve. Ma la portata del perdonosembra travalicare i meri confini dellasocialità, estendendo i suoi effetti an-che alla storia. Dato che la finalità in-trinseca dell’atto del perdonare è il ri-pristinare una relazione che è statacompromessa o interrotta, conferen-do il perdono la vittima può superareemozioni fortemente negative, legatead un vissuto doloroso che, senza ilperdono, potrebbe causare malesserisia psicologici che fisici.

Nel perdono v’è profonda guari-gione: la vittima non semplicementerivive il proprio passato con una to-nalità emotiva differente, ma lo ri-struttura, conferendo ad esso un si-gnificato ed una valenza tali da rinno-varne completamente l’intima trama.Ma i benefici del perdono investonoanche l’offensore, agevolando il su-peramento delle difficoltà legate alsenso di colpa e al rimorso per il ma-le commesso: egli, restaurato nel suopieno stato di agente morale, verràcosì aiutato a non sentirsi schiacciatodal proprio passato e ad aprirsi, nellasperanza, al futuro.

Ritorniamo ora alla domanda conla quale abbiamo aperto questo inter-vento, ossia: è sempre bene perdona-re? Ebbene, pur tenendo conto di tuttii suoi benefici, vi sono evidenti situa-zioni in cui il perdono appare alquan-

to problematico. Basti pensare al per-dono reiterato delle vittime di violen-ze domestiche (psichiche o fisiche)nei confronti dei propri offensori: incasi come questo il perdono sfumanella connivenza o nella collusione edalimenta una spirale crescente di vio-lenze che, invece, dovrebbe esserefermata con l’interruzione del rappor-to anziché con il suo ciclico ripristino.Inoltre è stato spesso notato che unafacile disposizione al perdono è indi-ce di servilismo e di mancanza di au-tostima, e, più che indicare un tempe-

ramento virtuoso, è sintomo di debo-lezza morale. Questo non vuol dire néche solo i deboli perdonano, né chenei casi come quello sopra considera-to non sia consigliabile o possibile ri-pristinare un rapporto tra offeso e of-fensore. Le osservazioni fatte indicanopiuttosto l’intima correlazione tra per-dono e storia: il perdono richiede nonsolo del tempo, ma del giusto tempo.

Intimamente legato alla storicità eagli aspetti più dolorosi e drammaticidella vita umana, il perdono si pre-senta come un atto di autentica li-bertà che necessita di un radicamen-to nel presente e che, nella sua sanarealizzazione, salva al contempo daun “sovraccarico di passato” e da una“assenza di futuro”.

* Fraternità di Elce, Perugia

14

Il perdono permanente, segreto per costruire la comunità

Page 17: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

15

News

Venite e Vedrete 129 - III - 2016

Il nostro Giubileo della Misericordia

La Comunità Magnificat e la Co-munità Magnificat Dominum hannovissuto insieme il passaggio dellaPorta Santa della basilica di San Pie-tro a Roma. Uno straordinario eventonel Giubileo straordinario della Mi-sericordia. Chi conosce un po’ la sto-ria della Comunità Magnificat, si ren-de conto perfettamente dell’eccezio-nalità di un incontro che solo la mi-sericordia di Dio avrebbe potutopreparare nella sua bontà.

Un’unica famiglia fino al 2003, laComunità Magnificat è passata attra-verso il crogiuolo delle incompren-sioni interne, delle liti ed infine delladivisione. Una esperienza che nessu-no prima avrebbe mai pensato po-tesse accadere, tanto erano forti isentimenti di appartenenza al pro-getto di Dio e di affetto reciproco tratutti coloro che si avvicendavano allaguida della comunità. A causa diquesto peccato comunitario e indivi-duale di tanti di noi, varie relazionipersonali tra fratelli nella fede si so-no incrinate, se non spezzate brusca-mente; vari “piccoli” si sono scanda-lizzati attorno a noi e la quasi totalitàdei fratelli della zona della comunitàdi Foggia hanno conseguentementeformato un’altra comunità, la Comu-nità Magnificat Dominum, pur rima-nendo sostanzialmente fedeli allachiamata del Signore a vivere come“popolo del Magnificat” la propriavocazione alla lode, all’adorazione eall’annuncio gioioso del Vangelo del-

la salvezza. E l’intento del serpenteantico sembrava aver prevalso…

Poi, come accade dopo un gran-de incendio che sembra distruggeretutto, a questo tempo di grande sof-ferenza è succeduto il tempo bene-detto della ricostruzione… in segre-to. La forza prorompente di questarinascita è stata la fervente e costantepreghiera di intercessione che alme-no alcuni dei protagonisti di questastoria di morte e resurrezione hanno

continuato a vivere nel silenzio da-vanti al Signore lungo gli anni chepassavano. Alla preghiera è seguito ilperdono arduo e profondo dei tortisubiti e gesti di riconciliazione si so-no moltiplicati come d’incanto nel si-lenzio, dando vita ad un nuovo ini-zio. Proprio come piccoli e delicatisteli d’erba verde rispuntano dal ter-reno bruciato ridandogli a poco apoco il colore della vita, così questigesti di ‘costruzione dell’amore’ han-

News dalla Comunità

Un momento del pellegrinaggio verso la Porta Santa in San Pietro.

Page 18: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

News

16

no pian piano ricolorato di vita loscenario di una forte esperienza spi-rituale che il nostro peccato avevacolorato di morte e distrutto nel cuo-re di tanti: telefonate, riapertura direlazioni personali e sorrisi, inviti apranzo e a cena, inviti a predicarenell’altrui comunità… piccole-grandicose che hanno spazzato via i muridi sospetto e paura che si erano al-zati - anche con non cristiana durez-za - tra le due comunità.

Tutto questo costruire l’amorenelle piccole cose ha finalmente por-tato i responsabili e vari anziani delledue comunità a scambiarsi delle visi-te fraterne di preghiera e di dialogocomune: il 25 aprile 2015 a Perugia,il 20 settembre 2015 a Foggia e l’8maggio 2016 a Perugia. Poi, il desi-derio di qualcosa di più … e la vogliadi coinvolgere anche tanti altri fratel-li in questo bel cammino di comu-nione. Il demonio ed il nostro pecca-to erano riusciti a rovinare e ferire ilprogetto di Dio… la misericordia e laforza dello Spirito Santo ora sonostato capaci di ripristi-nare il sogno di Diodell’amore tra fratelliattraverso un perdonovicendevole esplicito,una comunione deicuori ritrovata. E nascel’umile progetto del“nostro Giubileo dellamisericordia”.

Così, una rappre-sentanza di oltre sei-cento persone prove-nienti da tutta Italia, inparte della ComunitàMagnificat Dominum,in parte maggiore dellaComunità Magnificat,si sono ritrovate sabato3 settembre 2016 nellacittà eterna per riceve-re insieme la graziadell’Anno Santo.

Il programma si èsvolto nel corso della

giornata con una ricchezza di mo-menti che sono andati dalla preghie-ra comunitaria di lode all’ascolto del-la Parola, dall’adorazione eucaristi-ca alla celebrazione della Messa nel-la basilica, dopo il passaggio dellaPorta Santa.

L’idea del pellegrinaggio comuneè nata senza pretese, ma la rispostadi fratelli e sorelle singoli e di fami-glie intere è stata eccezionale! Sipensava di organizzare per dei nu-meri, e se ne sono radunati ben altri!

L’accoglienza dei partecipanti, ar-rivati tra le 8 e le 9.30, si è svolta nel-la chiesa parrocchiale di San Grego-rio VII, dove i Frati Minori ci hannoospitato aprendoci tutte le porte pos-sibili. Alle 10 l’inizio del programmacon la preghiera comunitaria cari-smatica guidata insieme dagli anima-tori del canto e della preghiera delledue comunità. La chiesa si è riempitaall’inverosimile e il clima si è subitoriscaldato. Entrare nella preghieracomune è stato così molto facile: lalode ha aperto i cuori e lo Spirito

Santo ha fatto tutto il resto.È stato quindi mons. Giuseppe

Mani, vescovo emerito di Cagliari,amico della Comunità MagnificatDominum, ma conosciuto anche dal-la Magnificat, a farci entrare con unameditazione nel tema del nostro pel-legrinaggio: “l’amore e la misericor-dia del Signore”. Una parola trasmes-sa con semplicità ma anche congrande decisione e sicurezza, da unpastore conosciuto per il suo amoreper la Parola e la preghiera.

Il pranzo è stato condiviso in un’a-rea all’aperto che la parrocchia di SanGregorio VII ci ha messo a disposizio-ne, e tutto si è svolto con ordine, su-perando le difficoltà logistiche chesempre si incontrano in queste situa-zioni.

Nemmeno il caldo della giornataha scoraggiato i par te ci pan ti, che sisono mossi ben presto dopo il pran-zo per raggiungere i giardini di Ca-stel Sant’Angelo, da dove haavuto inizio il percorso giubilare ver-so la Porta Santa della basilica.

L’incontro nella chiesa di San Gregorio al mattino del 3 settembre durante l’intervento del moderatoregenerale della Comunità Magnificat Daniele Mezzetti.

Page 19: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

È stato forse il momento più sug-gestivo: in gruppi più o meno picco-li, le fraternità dell’una e dell’altra co-munità si sono mosse autonoma-mente per via della Conciliazione,seguendo le tappe e le preghiereproposte dal sussidio della Segreteriaorganizzativa del Giubileo della Mi-sericordia. I canti hanno accompa-gnato i fratelli e le sorelle in cammi-no, fino all’ingresso dalla Porta Santadella basilica.

Tante le emozioni registrate tra ipartecipanti.

Infine, la celebrazione eucaristicapresieduta da Sua Eminenza il cardi-nale Paul Joseph Cordes, presidenteemerito del Pontificio Consiglio CorUnum, già vicepresidente del Pontifi-cio Consiglio per i Laici, che le duecomunità hanno incontrato in passa-to in varie occasioni. Le sue parole al-l’omelia hanno esortato le due comu-nità a perseverare nella via della mis-sione, a non esitare a portare la gioia

del Vangelo dovunque il Signorechiama. Capita – ha detto il cardinaleCordes – che dopo l’entusiasmo ini-ziale, entrando nella routine della vi-ta cristiana, si ceda e “lo spirito bor-ghese ci vince, arriva la stanchezza”.Ma “la nuova evangelizzazione rima-ne un compito urgente – ha esortatoil presule – e Dio ha dato al vostro ca-risma, con la sua grazia specifica, ungrande capitale che si deve sfruttare”.

Al termine della messa, un picco-lo segno da parte della Fraternità diRoma della Comunità Magnificat havoluto suggellare la giornata e l’e-vento vissuto insieme: il “testimo-nium” del Giubileo, l’attestato uffi-ciale del passaggio della Porta Santa,è stato consegnato in dono ai mode-ratori delle due comunità, Daniele eCorrado, uno per ciascuna comunità.

Ora, dopo questa memorabileesperienza comune, non abbiamoancora chiari i passi da fare nel pros-

simo futuro. Ma ciò che è certo è cheil nostro peccato è stato sconfittodalla misericordia del nostro SignoreGesù Cristo e la luce ha ripreso il po-sto delle tenebre… E per questo dia-mo gloria e onore al nostro Dio!

Che gioia poter testimoniare tuttoquesto, fratelli e sorelle! Le meravi-glie del Signore non sono finite… emano nella mano riprendiamo a can-tare insieme il nostro “Magnificat”davanti a questo mondo assetato diperdono dei fratelli e dell’amore delPadre celeste.

Coraggio, allora, Comunità Magni-ficat e Comunità Magnificat Domi-num, il cammino non è terminato. Re-stiamo tutti all’ascolto del Signore.Egli continuerà certamente a condurcialla realizzazione piena del suo pro-getto: un popolo che canti incessan-temente le sue lodi… oggi qui sullaterra e domani in eterno nel cielo.

Oreste Pesare e Francesca Acito

17

News

La messa con il card. Paul Joseph Cordes nella basilica di San Pietro.

Page 20: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

18

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

Rinnovamento

roseguiamo la presen-tazione dei Documentidi Malines, indicati dapapa Francesco comeuno strumento-chiave

per delineare l’identità del movi-mento carismatico. In questo nume-ro puntiamo l’attenzione sul IV Do-cumento grazie a questo contributodi Matteo Calisi scritto negli scorsianni per la rivista dell’ICCRS.

di MATTEO CALISI

Ho ancora un vivo ricordo perso-nale del mio incontro col cardinalSuenens, quando nel 1982 fu ospitealla Conferenza Carismatica tenutasinella mia città di Bari. All’epoca ioero uno degli organizzatori dellaConferenza ed egli fu molto gentile adonarmi in ricordo della sua visita lapregevole opera di Malines con unasua dedica autografa.

Al primo impatto il titolo dell’o-pera mi sembrava incutere una certainquietudine: perché mai il CardinaleSuenens avrebbe dedicato un suoscritto ad un tema che riguarda leforze del male? È così centrale taleargomento alla vita del Rinnovamen-to Carismatico e della Chiesa?

Ma la risposta mi venne dalla pre-fazione dell’opera in lingua italiana acura dell’allora cardinale Joseph Rat-zinger, Prefetto della Congregazione

Vaticana per la Dottrina della Fede:“Mentre una teologia razionalista eriduzionista riduce il demonio e ilmondo degli spiriti cattivi a una sem-plice etichetta che copre tutto ciò

che minaccia l’uomo nella sua sub-biettività, si avverte lo spuntare, nelcontesto del Rinnovamento, di unarinnovata, concreta presa di coscien-za delle Potenze del male e delle lo-ro astuzie che incombono pericolo-samente sull’uomo”1.

Il Cardinale belga era conscio cheuna tale presa di coscienza aveva da-to origine nel Rinnovamento ad unapreghiera di liberazione dal Demo-nio che si è sviluppata nei gruppi ca-rismatici fino a divenirne parte inte-grante. Già in precedenza il Cardina-le era intervenuto con una anticipa-zione del tema nel secondo docu-mento di Malines2.

E POTENZE DELLE TENEBRE

P

Si deve credereall’esistenza e

all’azione degli spiriticattivi nella storia

e nei cuori degli uomini

Page 21: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

19

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

Con questo nuovo documento ilcardinal Suenens si assunse con au-dacia il compito di suggerire il Di-scernimento degli spiriti e di tracciareuna condotta alla luce e alle mozionidello Spirito.

Questo lavoro è dunque impor-tante sia per il Rinnovamento Cari-smatico che per tutta la Chiesa.

Per quanto concerne la “Preghie-ra di guarigione” l’Autore ne ritienenecessaria una “rivalorizzazione”,che già si è in parte operata col sacra-mento dei malati, ma che può ancheriprendere il suo posto “nella pasto-rale ordinaria”. Egli è dell’opinioneche bisognerebbe favorire il carismadelle guarigioni, specie della guari-gione interiore che ha molto valorecome accompagnamento spirituale ea complemento del sacramento dellariconciliazione.

Trattando il carisma delle guari-gioni, il presule tocca anche il pro-blema quanto mai delicato, quello ri-guardante la preghiera di “liberazio-ne” e l’esorcismo, che reputa talmen-te importante da approfondirne latrattazione.

Anzitutto egli chiarisce una fron-tiera mal definita dei termini spessoconfusi del linguaggio comune, di-stinguendo tra “oppressione, osses-sione, vessazione, tentazione e pos-sessione”. Il termine “liberazione”, insenso tecnico, si riferisce a quel tipodi preghiera destinato per i casi mi-nori. Mentre, il termine “esorcismo”dev’essere usato solo per indicare laguarigione dalla “possessione”, inquanto implica una diretta interpella-zione dello spirito cattivo per cacciar-lo dalle persone da esso possedute.In realtà, nel Rinnovamento Carisma-tico le preghiere di liberazione moltoraramente implicano casi di “posses-sione” diabolica, mentre il più dellevolte riguardano casi di “ossessione”o azioni meno violente degli spiriticattivi (cap.9).

Il vero problema è di sapere checosa pensare di queste forme di mi-

nistero, come le vediamo praticarenel Rinnovamento Carismatico Catto-lico. In risposta a questa domanda ilcardinale Suenens ritiene che, primadi ogni altra cosa, si deve credereall’esistenza e all’azione degli spiriticattivi nella storia e nei cuori degliuomini, secondo il noto insegnamen-to di Paolo VI sul “misterium iniqui-tatis” (cap.1).

Accanto a questa verità si deveproclamare, e con maggior forza,quella della vittoria di Cristo sullamorte e sul male. Questa vittoria con-tinua nella Chiesa mediante i sacra-menti, specialmente nell’Eucaristia, epoi della riconciliazione e dell’unzio-ne degli infermi, esercitati dal sacer-dote con l’attiva partecipazione deifedeli, i quali con le loro preghiereaiutano a renderli più vivi ed efficaci.

Come conseguenza nella vita del-la Chiesa c’è posto importante per l’e-sercizio del carisma della guarigionenon sacramentale. Queste preghiereper la guarigione non sostituiscono i

sacramenti, ma aiutano a valorizzarli.Questo riferimento permanente alruolo sacramentale della Chiesa èmolto importante quando si affrontail delicato problema della preghieradi liberazione (cap.3).

Che cosa bisogna fare in concreto?Bisogna, dice il Cardinale, evitare ognidemonomania, l’inclinazione cioè avedere il diavolo dovunque (cap.8).Quando poi c’è un caso di possessio-ne diabolica accertata, i leaders delRinnovamento debbono sapere cheun “esorcismo formale” può essereautorizzato solo dal Vescovo locale adun suo delegato (cap. 12,2d)3.

In quanto poi ad altre forme nonufficiali di preghiera di liberazione,nelle quali il demonio o i demoni so-no nominati direttamente, a causadella loro difficoltà, non dovrebberoessere lasciate all’iniziativa privata dichiunque. A praticarle dovrebberoessere uomini di maturità spirituale,esperienza pastorale e adeguata for-mazione, e sempre sotto l’autorità deiVescovi (cap.12,3).

Non si dovrebbe poi parlare conleggerezza di “spiriti cattivi” come senon esistessero problemi di ordinementale, psicologico e medico e te-ner presente l’importanza di fattoripsicologici e mentali in casi che po-trebbero sembrare materia di esorci-smo o di liberazione (cap.11). Biso-gna attentamente evitare una psicosidella presenza degli spiriti cattivi e diun clima di paura, e sottolineare al

Bisogna sottolineare che Gesù ci ha salvati dal potere

delle tenebre

Page 22: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

20

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

contrario che Gesù ci ha salvati dalpotere delle tenebre (cap.13,3-4).

Da questo documento si evincechiaramente ciò che nella pratica del“ministero della liberazione” nel Rin-novamento Carismatico è fedele allaTradizione da ciò che non lo è. La Dot-trina cattolica è lontana tanto dal razio-nalismo, che nega l’esistenza degli spi-riti cattivi, quanto da un’interpretazio-ne fondamentalistica della scrittura,che esagera l’importanza del diavolo.

Verso la conclusione del Docu-mento il Cardinale belga offre un uti-le suggerimento: “A mio parere, è dicapitale importanza che in questocampo sia riservata al Vescovo e alsuo delegato ogni forma di esorcismoche cerchi di identificare il Demonioo i demoni, di entrare in dialogo conloro mediante apostrofi dirette, scon-giuri, intimazioni allo scopo di otte-nere l’espulsione… Questa riserva èin linea con la Tradizione, anche nei

confronti dei sacerdoti. Quando unaspirante al sacerdozio era ordinato“esorcista” al tempo in cui l’esorcista-to era un ordine minore si diceva chericeveva il potere di esorcizzare, mache l’esercizio di tale potere rimane-va riservato. Osserverò anche che l’e-sorcistato è scomparso come un ordi-ne minore, niente impedisce che unaconferenza episcopale chieda a Ro-ma di ripristinarlo. Non so se la cosasia auspicabile, ma è almeno unapossibilità da prendere in considera-zione. Se si concludesse in senso af-fermativo, potrebbero esserne candi-dati anche certi laici qualificati”4.

Concludo con le ultime parole delcardinale Ratzinger nella prefazione:“Non possiamo non raccomandare e,per giunta, in maniera insistente lalettura, anzi lo studio attento di que-sto libro per trarne, cominciando dal-le aperte prospettive fondamentali, ledirettive pratiche che ne conseguono

perché vengano applicate nei gruppidi Rinnovamento e, in particolare,nell’esercizio della preghiera di libe-razione”.

1 L.J.CARDINAL SUENENS: Renewal andPowers of Darkness, Fiat Association,Belgium. Tradotto in italiano “Rinnovamento e Potenze delle tenebre”, Edizioni Paoline 1982.

2 L.J.CARDINAL SUENENS: Ecumenism and Charismatic Renewal: Thelogicaland Pastoral Orientations, Ann Arbor Mich., Servant Books, 1978.Precedentemente lo stesso card. Suenensaveva pubblicato l’edizione francese dal titolo: Oecumenisme et renouveau charismatique, Paris, Le Centurion,1978. Noi però citiamo l’edizione inglese.

3 Codice di Diritto Canonico Can. 1172.Libreria Editrice Vaticana 1983.

4 Rito d’iniziazione cristiana degli adulti(RICA) Conferenza Episcopale Italiana1978, Libreria Editrice Vaticana.

Padre Santo, con gli stessi sentimenti del Cuore di Gesù, ti chiediamo di consacrare la tua Chiesa nella Verità e nell’Unità; in modo particolare desideriamo presentarti i Sacerdoti, i Seminaristi, i Consacrati e le Consacrate e tutti coloro che hanno fatto della loro esistenza un dono speciale per servire la Chiesa: sostienili sempre nelle prove e nelle persecuzioni a causa del Vangelo, custodiscili dal Maligno, confermali nella vocazione Santa che hanno ricevuto e concedi loro di vederne i frutti benedetti! Abbà Padre!

Signore Gesù, nostro Potente Redentore, Parola Viva del Padre, affretta, ti preghiamo, la conversione di tutti i nostri figli, delle nostre famiglie, così esposte alle tentazioni del mondo che assediano, che alzano la voce, che si mascherano di “bene”; Tu che sei Via e Verità, e sei l’unico che può dare senso ad ogni esistenza umana, fatti incontrare presto e conduci i tuoi figli alla gioia della Vita che non muore, al Tesoro Prezioso,all’Amore senza fine. Maranathà! Vieni Signore Gesù!

Santo Spirito, ti invochiamo: riempi della tua Grazia tutti coloro che il Padre ha chiamato a fare parte della Comunità Magnificat, dei Gruppi e di ogni realtà ecclesiale nella quale possiamo sperimentare la Grandezza e la Potenza risanatrice del Battesimo: fa che, nell’unità con la Chiesa, ognuno si senta spinto con forza da te, che sei Carità Ardente, alla testimonianza, alla Missione, a proclamare con la propria

vita e con la Parola le meraviglie del tuo Amore! Ruah!

Vergine Santa, Madre di Misericordia, affidiamo alla tua preghiera, onnipotente per Grazia,al tuo Cuore Immacolato che ci ha accolto come figli ai piedi della Santa Croce, tutti i malati, tutti coloro chepapa Francesco ha definito: “Le piaghe di Gesù che sono qui sulla Terra, ma anche nei Cieli con Cristo”:intercedi, ti preghiamo, per la loro guarigione e perché sempre ricevano da Dio la forza di portare la loro “unzione” con amore affinché la loro offerta sia ricca di frutti di Grazia per tutta l’umanità. O clemente o pia, o dolce Vergine Maria!

Preghiamo per...

Page 23: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

21

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Venite e Vedrete 129 - III - 2016

Divina Misericordiaa realtà “Alleanza Dives inMisericordia”, in breveA.D.I.M., è� nata a Trentoda un gruppo di preghieramariano e carismatico sor-

to nel 1976 (era il gruppo “Maria”). Adare sviluppo a questa realtà sono statidue sacerdoti, don Carlo Vivaldelli edon Renato Tisot, appassionati studio-si e promotori del messaggio della Di-vina Misericordia come indicato neiprimi decenni del ‘900 dalla religiosapolacca suor Faustina Kowalska.

Nella linea tracciata da Giovanni Paolo II

A dare man forte alla spiritualitàavviata dai “pionieri” fu senza dubbiola seconda enciclica di Giovanni PaoloII nel 1980, la “Dives in misericordia”.“In nessun momento – scriveva PapaWoytjla – e in nessun periodo storico,specialmente in un’epoca così criticacome la nostra, la Chiesa può dimen-ticare la preghiera che è grido alla mi-sericordia di Dio dinanzi alle moltepli-ci forme di male che gravano sull’u-manità e la minacciano”.

Il 2 gennaio 1994 arriva il ricono-scimento diocesano della neonatarealtà: l’arcivescovo di Trento Giovan-ni Maria Sartori ne approvava lo Sta-tuto e affidava in uso alla nuova comu-nità la chiesa “Dives in Misericordia

dell’Immacolata”, che era stata la chie-sa del Seminario minore della diocesitrentina. L’edificio era stato chiuso do-

po la contestazione del ‘68 ed era di-ventato un magazzino. Ora, la sua ria-pertura aveva il sapore di una rinasci-ta: diventava in diocesi il Centro dellaDivina Misericordia.

L’anno precedente, il 1993, era sta-to un anno fondamentale perché ave-va visto la beatificazione di suor Fau-stina, canonizzata poi nel 2000. La Di-vina Misericordia veniva così cono-sciuta da tutta la Chiesa, e non solo. Algruppo di Trento si unirono altri grup-pi di preghiera, in tutta Italia, fino ai 30di oggi; nasceva l’associazione “Al-leanza Dives in Misericordia”(A.D.I.M.), che nel 2002 è� stata accolta

UN’ESPERIENZA NATA A TRENTO> a cura di don Davide Maloberti

L’esperienza nacqueda due sacerdotiappassionatipromotori

del messaggio della DivinaMisericordia

L

Una celebrazione nella chiesa dell’Immacolata a Trento.

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Page 24: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

22

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

nella Catholic Fraternity Communities.Dall’aprile 2016 è guidata da MarianoBenzi che, nel ruolo di presidente, èsubentrato a Mario Bugoloni; assisten-te spirituale è don Giampaolo Tomasi.

“I gruppi e le associazioni aderentiad A.D.I.M. - spiegava Bugoloni nellarivista di settembre realizzata dalla Co-munità - hanno un comune denomi-natore che li unisce, li fa crescere, li faoperare: la Divina Misericordia. Sento-no, cioè, pressante il compito, sia co-me persone che come gruppi, di fareesperienza profonda della Divina Mi-sericordia, cercando di viverla nella lo-ro vita, per poi fare in modo che anchealtri possano conoscere e sperimenta-re quanto sia grande, bella e dolce, lamisericordia di Dio. E questo, perchénon si può parlare di misericordia seprima non la si è sperimentata”.

Il Pontificato di papa Francesco,dal 2013 a oggi, nel solco tracciato daisuoi predecessori, ha portato ancoradi più al centro del cammino dellaChiesa e del mondo l’esperienza dellamisericordia.

“Misericordia - scrive il Ponteficenella «Misericordiae vultus», la bollad’indizione del Giubileo - è la via cheunisce Dio e l’uomo, perché apre ilcuore alla speranza di essere amati persempre nonostante il limite del nostropeccato”.

Su questa linea si muove la realtàtrentina. “Anni orsono - sottolineavaancora Bugoloni -, un anziano sacer-dote, mi dava una bellissima definizio-ne della misericordia di Dio. Mi diceva:«la misericordia è l’amore di Dio in at-to», un amore che opera continuamen-te, gratuitamente, instancabilmente,malgrado le debolezze umane. È ne-cessario lasciarsi contagiare dalla Mise-ricordia di Dio per poi poterne esten-dere quel «contagio». Quando sarà ter-minato l’Anno giubilare, e inevitabil-mente si smorzeranno le luci su questotema, anche noi che siamo della «Divesin Misericordia» abbiamo una respon-sabilità: dobbiamo metterci a disposi-zione dello Spirito Santo per far cono-

scere e incrementare nelle persone lapercezione della misericordia di Dioaiutandole ad accoglierla e a donarla”.

“Che cos’è l’Alleanza per me?”

Il timone della guida della Comu-nità, come dicevamo, è stato raccoltoda Mariano Benzi, eletto dal Consigliodirettivo dell’Associazione.

Ogni nuovo incarico nella Chiesa èsempre un invito a servire, non a eser-citare un potere. “La prima domandache mi sono posto - confessa infatti il

neopresidente - è stata: cos’èl’A.D.I.M. per me? Sembrerà ai più unadomanda quasi scontata, ma puravendo trascorso molto tempo vicinoa don Renato Tisot e avendo condivi-so molti momenti con i fratelli delgruppo di Trento, sento dentro di mela necessità di ritornare a decifrarequelli che sono i pilastri fondanti diquesta nostra Alleanza”.

“Alleanza - prosegue - è il primotermine che mi dà la dimensione delrapporto che intercorre tra ognuno dinoi e il nostro Signore. Dio ha strettoun’alleanza con il suo popolo. Nellasacra Scrittura l’alleanza è il legameche unisce Dio al suo popolo e che ilpopolo è chiamato a rinnovare ogniqualvolta ritorna a lui dopo essersismarrito. Gesù ha rinnovato con il suosacrificio questo legame con noi, suopopolo, donando dal suo cuore trafittoil sangue della nuova Alleanza, la suamisericordia e l’acqua dello Spirito”.

“La vita sacramentale con la ricon-ciliazione e l’eucaristia, il culto alla Di-vina Misericordia, l’effusione delloSpirito Santo - spiega Mariano Benzi -sono i cardini nei quali siamo ancorati,e ci aiutano ad essere «pellegrini e an-nunciatori del Vangelo sul versante at-tuale dell’ora della Misericordia e dellanuova Pentecoste» nel «compito dicontribuire al risveglio spirituale dellerealtà ecclesiali», come espresso all’ar-ticolo 2 del nostro Statuto”. E parafra-sando le parole del Papa, indica a tuttil’orizzonte del cammino: “che tutti sia-mo «misericordiati» e che tutti accoglia-mo la chiamata a «misericordiare»”.

Lo Statuto aiuta anche a mettere afuoco il concetto di “alleanza”. “Il ter-mine biblico Alleanza - sottolinea - de-finisce il profondo rapporto d’amoreche gli aderenti sentono nei confrontidi Dio e di tutto il Suo popolo. Il nu-cleo di tale rapporto sta nella granderivelazione che Dio è Misericordia (1Gv 4, 8): «Siate misericordiosi come èmisericordioso il Padre vostro». Il se-gno emblematico di questo messag-gio-programma è il cuore trafitto di

Mariano Benzi: eletto presidentemi sono chiesto: ma che cos’è

la Divina Misericordiaper me?

Page 25: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

23

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Gesù con il grande dono del sangue edell’acqua (Gv 19, 34)”.

Lo Statuto precisa anche gli impe-gni prioritari dell’Associazione: “l’assi-milazione e la diffusione del culto del-la Divina Misericordia tramite i se-guenti canali: lo studio biblico teologi-co; l’energica affermazione dei mezzispirituali: preghiera, vita liturgico-sa-cramentale soprattutto attorno ai car-dini della riconciliazione e dell’eucari-stia, con uno speciale rilievo ancheall’adorazione eucaristica; la riscopertacostante degli impegni battesimali e lastretta comunione d’intenti e d’azionecon la Chiesa universale e locale per ladiffusione del Regno di Dio; lo sbloc-co effettivo nei ministeri di misericor-dia ovunque si presentino nella Chiesae nella società; il tenero affidamento aMaria e il ricorso al Suo aiuto comeMater Misericordiae”.

Lo Statuto prevede anche la con-vocazione, almeno una volta l’anno,dell’assemblea degli aderenti. A guida-re l’Associazione è un Consiglio diret-tivo composto dall’assistente ecclesia-stico e da almeno cinque persone (fi-no a un massimo di dodici) eletti dal-l’assemblea ordinaria. Il Consiglio, alsuo interno, elegge il presidente, il vi-

cepresidente, il segretario e il tesorie-re. Questi incarichi durano cinque an-ni e sono rinnovabili per un altro man-dato. Il Consiglio direttivo nomina an-che un Comitato nazionale in base anominativi proposti dal Presidente escelti fra i responsabili dei gruppi perarea geografica. Al Comitato, in caricaper cinque anni, spetta il compito diorganizzare soprattutto le iniziative dicarattere nazionale.

Fra le diverse iniziative, spicca l’a-dorazione eucaristica anche notturnadel primo sabato del mese. Le inten-zioni di preghiera vengono raccolteanche via telefono o via posta elettro-nica, trascritte nel “Libro rosso” e affi-date all’intercessione di tutta la Co-munità.

Sono tante le meraviglie operatedal Signore lungo il cammino diA.D.I.M.. Non si può dimenticare lagurarigione di Ugo Festa, di PioveneRocchette, ex operaio della Lanerossi,sposato e padre di due figli, malato disclerosi a placche. Dopo aver peregri-nato da un ospedale all’altro, di ritor-no da un pellegrinaggio a Lourdes, haincontrato Giovanni Paolo II a cui hachiesto di benedire cinque icone diGesù Misericordioso. La risposta delPapa non si è fatta attendere: “vai aVillazzano, nella diocesi di Trento, a«Villa O Santissima» dove ha sede l’Al-leanza Dives in Misericordia”. Così hafatto Ugo, ma gli era sembrato di essercapitato in un luogo di esaltati. Duran-te una preghiera, però, si sentì invitatoa perdonare sua madre e a ringraziarladi avergli dato la vita. Avvertì anchel’invito di Gesù ad alzarsi dalla carroz-zina. Ugo si è così ritrovato in piedicon le braccia alzate davanti all’imma-gine di Gesù. Era il 2 agosto 1990. Il 29agosto successivo l’allora 39enne Ugoera di nuovo dal Papa a raccontarglil’accaduto. Davvero la Misericordia diDio non si stanca di operare cose nuo-ve nella storia dell’uomo.

“È stato sicuramente un donogrande per chi come me ha potuto vi-vere molti momenti e conoscere UgoFesta e quanto il Signore ha compiutonella sua vita - commenta MarianoBenzi -, tuttavia il fine ultimo di tuttoè che ciascuno scopra di essere chia-mato a lodare la Misericordia del Si-gnore donata ad ogni uomo. Il miraco-lo più grande, testimoniato propriodalla guarigione di Ugo, non è tantol’alzarsi dalla carrozzina ed essere gua-rito, ma il dono grande del perdono.Ugo è guarito nel momento in cui èriuscito a perdonare. Proprio comeGesù quando, guarendo, diceva: «va’.ti sono rimessi i tuoi peccati». ComeA.D.I.M. siamo chiamati a testimoniarel’amore infinito che il Signore ha perogni uomo, ed in particolare per i pec-catori, come ricorda nel suo Diariosanta Faustina Kowalska”.

Era il 1990 e Giovanni Paolo IIinvitò Ugo Festa

ad andare a Trentoall’Alleanza “DivinaMisericordia”

Ugo Festa incontraGiovanni Paolo II nel 1990. Nella pagina accanto, l’immagine della Divina Misericordia.

Page 26: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

24

A TU PER TU CON...

Il mea culpa dei cristianil card. Mauro Piacenza, ge-novese, classe 1944, è Peni-tenziere Maggiore dellaSanta Sede, alla guida delpiù antico dicastero della

Curia romana, incaricato di seguiretutto ciò che riguarda il sacramentodella confessione e la disciplina delleindulgenze. In Vaticano il card. Pia-cenza ha ricoperto vari incarichi, fra iquali la guida della Pontificia Commis-sione di archeologia sacra e della Con-gregazione per il Clero.

— Eminenza, papa Francesco haposto la Misericordia al centro delsuo Magistero. Cosa è la Misericor-dia e cosa, invece, non è?

La Misericordia, la divina Miseri-cordia, è anzitutto una realtà viva e ve-ra, immutabile e per sempre (“quo-niam in aeternum misericordia eius”),che viene incontro all’umana miseria,per un mistero di assoluta libertà e“salva” questa umana miseria, noncancellandola o ignorandola e nem-meno dimenticandola, ma facendose-ne “personalmente” carico.

Nelle splendide celebrazioni dellaSettimana Santa, che si svolgono an-nualmente nel sud della Spagna, co-me anche in tanti altri luoghi dove èfervente la pietà popolare, quando ilCristo morto viene recato processio-nalmente fuori della chiesa, dal popo-

lo adunato in preghiera si leva soven-te una voce commossa che grida: “LaMisericordia!”. Ecco, la Misericordia èuna Persona, è Cristo! Egli vuole intes-sere con ciascun uomo un personalerapporto di verità e di amore, e tuttoquesto, dalla nostra prospettiva di po-veri peccatori, stupiti e meravigliati, sichiama: “Misericordia”.

E cosa non è Misericordia? Non ècieca tolleranza, non è giustificazionedel peccato e non è un diritto. Non ètolleranza perché non si limita a “sop-portare” il peccatore, lasciando checontinui a peccare, ma denuncia consincerità il peccato, e proprio così di-mostra di amare il peccatore: ricono-sce che egli non consiste del suo pec-cato, ma è ben di più; porta le sueazioni alla luce della verità e gli offrecosì la salvezza.

La Misericordia del Padre è atto in-stancabile di amore per tutti gli uomi-ni senza distinzione, nonostante l’in-degnità della loro condotta; ma non èassolutamente connivenza con alcunodei loro errori. Alla misericordia delPadre non sono mai di ostacolo i pec-cati commessi, anche i più gravi; ma èdi ostacolo insormontabile la volontàdi continuare a commetterli, di rima-nere in una condizione peccaminosa,di non cambiare vita. Dio innanzi alleaberrazioni umane non “lascia corre-re” perché “lasciar correre” non signi-fica salvare, non è espressione diamore bensì di disinteresse. Il nostroDio si dà da fare fino ad arrivare aldramma del Calvario!

— Dove possono trovare oggi la Mi-sericordia gli uomini? C’è un limitealla Misericordia di Dio?

Questa Misericordia si trova concertezza laddove Cristo stesso ha vo-luto dare appuntamento all’uomo:nella propria Carne! Questa Carne diCristo, risorta e viva, è misteriosa-mente prolungata, per la potenzadello Spirito Santo, dalla Chiesa, cheè il suo Mistico Corpo. Nella Chiesa,attraverso quegli uomini che Cristostesso ha scelto, ha chiamato (voca-zione) e costituito ministri, la divinaMisericordia attende tutti i peccatori eva loro personalmente incontro nei

La Misericordia è una persona,

è Cristo che vuoleintessere

con ciascuno un rapporto di verità

e di amore

INTERVISTA AL CARD. MAURO PIACENZA

> di don Davide Maloberti

I

Page 27: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

25

A TU PER TU CON...

sacramenti, specialmente quelli dellaRiconciliazione e dell’Eucarestia.Questa divina Misericordia è sconfi-nata quanto sconfinato è l’amore diDio. Eppure nonostante questo un li-mite c’è, uno solo e coincide con lostesso limite che Dio ha voluto porrealla sua stessa onnipotenza: la libertàdell’uomo. Se l’uomo non si apre allaMisericordia che Dio gli of-fre, ma con le proprie sceltee i propri atti concreti la rifiu-ta, Dio non la impone. Eglituttavia, con divina pazienza,senza mai stancarsi – ci ripe-te papa Francesco – attendeche l’uomo si converta lungoil tempo del pellegrinaggioterreno e, fino all’ultimoistante, offre tutte le grazienecessarie affinché la con-versione avvenga.

— Talvolta anche nella pre-dicazione emerge più o me-no chiaramente quasiun’antinomia fra Misericor-dia e Verità: si tratta di unareale tensione o si tratta diun fraintendimento?

Il salmo 85 dice: “Miseri-cordia e verità si incontreran-no”. Si allude ad una realtànuova, non costruita da manidi uomo, desiderabile,profondamente attesa, marealizzata soltanto dal dono diDio. Solo la misericordia e laverità bastano al cuore del-l’uomo, ben sapendo che esse non so-no altro che nomi di quell’unico Amo-re, che si è manifestato, si è fatto carneed ha offerto Se stesso per noi.

Come i grandi mistici ci insegnano,guardando al Crocifisso, è possibilecogliere qualcosa dell’infinito Amoredi cui siamo stati fatti oggetto, dell’a-more al quale siamo chiamati, dellasperanza, che attraverso il Crocifisso,si dilata per ciascuno di noi: una spe-ranza eterna, carica di misericordia,che ci dona certezza sul futuro in forza

del fatto che la misericordia è “oggi”una Persona presente. Inoltre però ilcuore dell’uomo è fatto per la verità.Per la verità fuori di sé e per la veritàin sé e di sé. Al riguardo S. Agostinosi chiede: “Cosa l’animo umano desi-dera più fortemente della verità?” (S.Ag. Com in Ioan., XXVI,5). Non è uncaso che lo stesso Gesù abbia procla-

mato il valore liberante della verità“Conoscerete la verità e la verità vifarà liberi” (Gv 8,32); Egli stesso si èidentificato con la Verità. La Verità nonè una idea astratta. Dobbiamo parlaredi una misericordia vera e di una ve-rità misericordiosa.

La contrapposizione tra Verità eMisericordia dimostra una dannosa vi-sione del cristianesimo, una visioneparziale. Si determina allora una con-seguente contrapposizione tra dottri-na e pastorale. Si dimentica che la pa-

storale autentica è la conseguenzadella dottrina, è la sua traduzione a li-vello operativo, diversamente si ca-drebbe nel soggettivismo più esaspe-rato, si cadrebbe in una sorta di mon-danizzazione dalla quale ci allerta pa-pa Francesco. Si agirebbe quasi da no-tai dell’esistente e si perderebbe ogniprofeticità. Si cadrebbe nella prigionia

di uno schema precristianoed anche postcristiano nelquale la verità e la radicalenovità del Verbo fatto uomonon sono sufficientemente edadeguatamente assimilati.

Nel cristianesimo Miseri-cordia e verità sono coessen-ziali, inseparabili e perfinonon adeguatamente distingui-bili. Dobbiamo ricordare chela Chiesa annuncia tutto ciòche essa “è” (dimensione del-la misericordia) e tutto ciòche essa “crede” (dimensioneveritativa) in maniera assolu-tamente inseparabile. Abbia-mo visto con il Salmo 85 che“misericordia e verità si in-contreranno”, ora ci chiedia-mo “dove” si incontreranno ein quale modo. Misericordia everità si incontrano in GesùCristo e la modalità è l’Incar-nazione e la Pasqua.

— Perché la confessione èun sacramento fondamen-tale per la nuova evangeliz-zazione?

Questa affermazione, postami co-me domanda, mette sapientementein luce la profonda unità tra il cammi-no dell’Anno Giubilare e la missionedella Chiesa. Non sarà mai un “Van-gelo-diverso” ad essere percepito co-me nuovo, né un Vangelo che, invecedi sollevare l’uomo dalla polvere econdurlo alla meta, si “sieda” con luisulla polvere in mezzo alla strada.L’uomo contemporaneo potrà perce-pire come nuovo, solo il “Vangelo-vero”, il Vangelo di sempre, il Vange-

Page 28: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

lo vissuto ed annunciato da duemilaanni, l’unico capace di illuminare leprofondità del suo cuore e di salvar-lo. Il Vangelo testimoniato fino almartirio. Alla luce della situazionecontemporanea e gettando unosguardo all’orizzonte che ci attende,appare chiaro il ruolo determinantedel sacramento della Riconciliazione.La Confessione è sacramento fonda-mentale per la Nuova Evangelizza-zione in quanto porta con sé propriola pretesa della verità di Cristo, chevive ed opera nella Chiesa, che illu-mina l’intera esistenza dell’uomo eche la trasforma dal di dentro.

Anzitutto la Confessione porta consé la pretesa che la Chiesa ha di essereil prolungamento, il Corpo di Cristovivente nel mondo. La fedeltà a ciòpermetterà alla Chiesa di sottrarsi aquella “competizione morale” nellaquale il mondo tenta di attirarla, met-tendo a nudo i peccati dei suoi mem-bri e tacendo scrupolosamente i pro-pri. È così profonda la comunioned’essere tra Cristo e la sua Chiesa danon poter essere interrotta, né resa va-na da alcun peccato. L’ultima parolasul peccato dell’uomo, infatti, spettasempre e solo a Cristo Signore e que-sto sacramento lo testimonia. La veritàdel Vangelo è una Persona, è Cristo-Dio, che di Sé ha detto: “Io sono la Ve-rità” (Gv 14,6).

Questa Verità si apre ad ogni uo-mo, per mezzo del ministero dellaChiesa, lo accoglie e lo trasforma inte-riormente, rendendolo partecipe dellavita del suo Signore. Ciò che è avve-nuto nel Battesimo si rinnova nel sa-cramento della Confessione. Ogni vol-ta che un sacerdote accoglie un peni-tente in confessionale, permette a Cri-sto di lavare con il suo sangue i pec-cati commessi dopo il Battesimo, ditrasformare interiormente il cuorepentito con la grazia del suo SantoSpirito e di riportarlo così, davvero li-bero, alla sorgente della vita. Non po-trà esserci Nuova Evangelizzazionesenza l’annuncio franco, puro ed inte-

gro della Verità di Cristo, di cui ogniverità è segno e riflesso. Non vi saràpoi annuncio realmente efficace di ta-le Verità se non permettendole di rag-giungere personalmente e di trasfor-mare intimamente il cuore dell’uomo,per mezzo del sacramento della Ri-conciliazione. Laddove la Chiesa sof-fre perché anemica di tutto ciò, noinon possiamo non sentirci interpellatiin prima persona.

Il sacramento della Penitenza èuno dei più preziosi tesori della Chie-sa proprio perché soltanto nel perdo-no si compie il vero rinnovamentodella società. Nulla può migliorare nelmondo se il male non è superato e ilmale può essere superato solo con ilperdono e deve trattarsi di un perdo-no efficace. Ma per avere tali caratte-ristiche il perdono può elargircelo sol-tanto il Signore. Un perdono che nonallontana il male soltanto a parole,con belle espressioni da persone edu-cate; deve essere un perdono che di-strugge il male. Ciò può avvenire sol-tanto con il sacrificio ed è ciò che real-mente è avvenuto con la Passione eMorte di Nostro Signore Gesù Cristo.Da quel santo Sacrificio si attinge ilpotere del perdono.

— Dal Giubileo del 2000 in poi laChiesa vive l’esperienza di chiedereperdono per gli errori del passato.Che significato ha? Qualcuno si èanche scandalizzato. Si è forse esa-gerato con il chiedere perdono?

Noi siamo immersi in una culturaglobalizzata ed ossessivamente domi-nante, che come tale occupa tutti glispazi e per la quale la “Chiesa pecca-trice” è praticamente un dato di fatto.Questa “cultura” la si respira fin dal-l’età scolare, per cui si capisce la sen-sibilità al tema. La Chiesa nata sul Cal-vario dal Cuore squarciato di GesùCrocifisso, in sé è una realtà santa,benché sia composta da peccatori. LaChiesa in sé è opera divina, attuazionenella storia dell’eterno progetto delPadre. Gli uomini e le donne membridella Chiesa peccano ma peccano inquanto tradiscono la Chiesa: la Chiesanon è senza peccatori ma è senza pec-cato. La Chiesa come persona prendela responsabilità del peccato. Quandosi chiede alla Chiesa come realtà di ri-conoscere e di proclamare i propripeccati si dimentica che la Chiesa è lasposa di Cristo ed Egli l’ha acquistatacon il proprio sangue e l’ha purificataperché fosse davanti a Lui tutta splen-dente, senza ruga e senza macchia.

Comprendiamo allora che ognicolpa dei singoli cristiani oltre ad esse-re peccato, infedeltà all’amore di Dio,è pure sofferenza inflitta alla Chiesa.Insomma la Chiesa è santa anche se hanel proprio seno dei figli peccatori.Noi uomini e donne di Chiesa, nel“mea culpa”, dobbiamo battere il “no-stro” petto per le “nostre” colpe e nonil petto degli altri. Ciò non toglie chetalvolta, innanzi a situazioni particola-ri, per quella solidarietà tipica di unCorpo, si ritenga anche pastoralmentesignificativo esprimersi penitenzial-mente in senso corale. In tutto ciò laChiesa offre un esempio, invero nonapparentemente molto seguito, aquanti nei secoli, ed anche fino al pre-sente, hanno sferrato e sferrano attac-chi e violenze di tutti i tipi, alla Chiesa:costoro non solo non chiedono perdo-no ma pretendono il riconoscimentodell’intera società. La Chiesa però deveagire e operare le proprie scelte aven-do sempre presente il giudizio di Dioe non quello degli uomini.

26

A TU PER TU CON...

“Nel cristianesimomisericordia e verità sono coessenziali e inseparabili,

perfino non adeguatamente

distinguibili”

Page 29: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

27

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Venite e Vedrete 129 - III - 2016

La Comunità

er noi raccontare l’ope-ra che Dio ha compiutoe sta compiendo nellanostra piccola frater-nità è una grande emo-

zione. Non mi aspettavo di farlo, mafa bene ricordare, perché con gli an-ni si rischia di perdere di vista quan-to sia stato bello ed entusiasmantescoprire di essere amati da Dio, de-siderati e cercati, tanto da non poterfare a meno di rispondere alla suachiamata.

Tutto è cominciato nel ’97 conl’invito a un seminario organizzatodalla Comunità Magnificat da parte diGino Di Donato, fratello di Rosaria,che aveva insistito perché facessimol’esperienza della guarigione del cuo-re attraverso la grazia dello Spirito ela preghiera. Questo avveniva in unmomento in cui sia a livello persona-le che familiare stavamo attraversan-do gravi difficoltà.

Il seminario, guidato da TarcisioMezzetti, aprì la nostra vita all’amoredi Dio, cambiando per sempre le no-stre storie.

Inizialmente non comprendeva-mo chiaramente quale chiamata eprogetto ci fossero per noi; ricordosolo che dal momento in cui sentim-mo Dio parlare al nostro cuore, nonfacevamo altro che stare in ascolto,riunendoci, appena potevamo, nellacasa della mia famiglia. Proprio quel-

la casa che aveva visto solo tempestee problemi insormontabili, aggravatida relazioni quasi totalmente dete-riorate, era il luogo dove il Signoredella vita e della pace aveva scelto diabitare. Noi quattro, Rosaria, Danie-la, Valeria ed io, abbiamo cominciatoproprio così: ricevevamo l’eucaristiainsieme, se possibile quotidiana-mente, poi andavamo a casa per rac-coglierci in preghiera e sentire le pa-role d’amore di Dio risuonare nei no-stri cuori all’unisono. Certo, non era

DI GENOVA

> Francesca Buono

“Proprio quella casache aveva visto solo tempeste era il luogo dove il Signore della vita e della pace avevascelto di abitare”

P

Page 30: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

28

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

facile vincere i nostri conflitti perso-nali, ma in quei momenti accadevaun vero miracolo e i nostri cuori siriempivano dell’amore di Dio, nellasemplicità della vita quotidiana. Il Si-gnore spesso ci donava parole degliAtti che descrivevano lo stile di vitadella prima comunità cristiana di Ge-rusalemme, ci chiedeva di vivere co-me in un cenacolo e infiammava ilnostro cuore.

Spinti dal desiderio di vivere l’e-sperienza comunitaria, abbiamo co-minciato a frequentare le giornate co-munitarie a Vercelli, sentendo sem-pre più forte l’esigenza di una vitadedicata a Dio e al prossimo. In quelperiodo abbiamo conosciuto alcunepersone che sono state per noi dellevere guide con il loro esempio e ser-vizio: le famiglie Versino e Capezzali,Silvia ed Enrico, Manuela e Nancy,Franco e Graziella. Fu importante an-

che la partecipazione al campeggioestivo della Comunità.

Ricordo quegli anni inondati dauna luce bellissima, perché le perso-ne con cui abbiamo condiviso quel-l’incredibile esperienza sono state te-stimoni della presenza reale di Diofra gli uomini. Quasi subito abbiamosentito la necessità di portare il lieto

messaggio e la nuova speranza chestavamo vivendo al prossimo, ai piùbisognosi e afflitti nello spirito. Così,pian piano, si sono aggiunti altri fra-telli, soprattutto giovani, che comin-ciavano a partecipare alle giornatecomunitarie a Torino e Vercelli. Nonavendo una fraternità vicina, fre-quentavamo i gruppi di preghiera delRinnovamento nello Spirito nella no-stra città, esperienza che è stata for-mativa per l’impegno nell’animazio-ne della preghiera,nella musica e nelcanto. Lì ricevemmo la preghiera dieffusione.

Nel 2002 iniziò a Vercelli la tantoattesa scuola di Comunità, seguita dalNoviziato: Enrico Versino era il no-stro maestro e la fraternità di Torinoil riferimento.

Proprio durante il Noviziato, il Si-gnore, tramite Enrico, ci chiese di da-re inizio a incontri di preghiera: era-

Nelle foto di queste pagine, i fratelli della Comunità di Genova al Convegno generale di Montesilvano del gennaio 2016.

“Le persone con cuiabbiamo condivisoquell’incredibileesperienza

sono state testimonidella presenza realedi Dio fra gli uomini”

Page 31: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

29

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

vamo affascinati e insie-me spaventati, maprendemmo coraggioe, verso la fine della pri-mavera, decidemmo diincontrarci in chiesa emetterci al servizio deifratelli e delle sorelleche il Signore ci avreb-be inviato e che, infatti,arrivarono da varie par-ti della città.

Il nostro Noviziato,durato circa sette annisotto la guida di maestridiversi, torinesi e mila-nesi, non è stato privodi prove. Fino all’ultimoeravamo convinte chesaremmo entrate comeAlleate nel cenacolo diTorino, ma i Responsa-bili generali, nel 2010, ci comunicaro-no che volevano verificare se una fra-ternità a Genova era davvero un pro-getto di Dio.

Con i nuovi “missionari”, Giusep-pe e Alessio, iniziammo a rifletteresulle relazioni tra noi quattro: duran-te il noviziato ciascuna aveva lavora-to su se stessa, ma mai sulle relazionipiuttosto complicate all’interno dellanostra realtà familiare: mamma, duefiglie, una cara amica.

A tutte le fatiche e croci che in-contravamo, ci veniva risposto: “Vuoifare la Comunità?”. Per grazia di Dio,abbiamo sempre risposto di sì, ini-ziando a vivere giornate comunitariecon i fratelli che venivano all’incon-tro di preghiera.

A settembre ci fu il primo Semina-rio di Vita Nuova organizzato per noidalla Fraternità di Cortona. Quandopregammo per il seminario, il Signo-re ci disse: “Da lui uscirà la pietra an-golare, da lui il piolo, da lui l’arco dibattaglia, da lui usciranno tutti i capiassieme” (Zaccaria 10,4). Infatti, do-po il Seminario divenimmo a tutti glieffetti una Fraternità in formazione:cinque dei 12 fratelli che parteciparo-

no al seminario, adesso sono al se-condo anno di Noviziato; nell’ottobre2011 abbiamo preso per la prima vol-ta l’impegno di Amici e nel gennaio2013 quello di Alleanza. Dal primoseminario è nato l’attuale Noviziato,dai successivi seminari di Vita Nuovache il Signore ha benedetto genero-samente, sono nati 3 discepolati euna Scuola di Comunità.

Ci incontriamo lunedì sera per ilCenacolo, martedì sera per la pre-ghiera comunitaria. Il noviziato èmercoledì sera, i discepolati giovedì

e venerdì. Il giovedì, prima di cena,viviamo l’adorazione eucaristica.

Trova tu una conclusione

Ricordo in particolare un’esperien-za durante il convegno a Montesilva-no del 2007, periodo in cui avevo ap-pena cominciato il Noviziato. Durantela preghiera per il rinnovo dell’Allean-za, ebbi una visione interiore: vidi lastanza attigua alla sala e, fuori dallaporta, le persone in attesa di entrareimprovvisamente avvolte da una lucedorata. Io ero un poco indietro, inbraccio a Gesù. La stessa luce dorataci illuminò, diventando un arcobale-no. A quel punto Gesù mi disse: “Di-venta santa!”. Era un comando che miturbò, perché io ho avuto tante diffi-coltà legate al mio carattere, alla miastoria personale e a tanti eventi che mihanno spinto più di una volta a met-tere in discussione la mia chiamata.Non so che cosa significherà per mecamminare con la Comunità, ma di si-curo nella nostra realtà ha operato laGrazia di Dio, perché nonostante lenostre povertà questa Fraternità stacrescendo.

“Di sicuro nella nostra realtà

ha operato la Grazia di Dio,

perché nonostantele nostre povertàquesta Fraternitàsta crescendo”

Page 32: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Testimonianze

30

Testimonianze dalla Comunità“Il Signore ha ricostruito il nostromatrimonio”

Rita e Mario raccontano il loroincontro con Dio che ha ridato vi-ta al loro matrimonio. Pubblichia-mo entrambe le loro testi-monianze che aiutano a ca-pire quanto accadde, rilettooggi dal punto di vista di cia-scuno di loro due.

Sono Rita, ho 54 anni, sonosposata con Mario da 27. Dal no-stro amore sono nati due figli,Roberto, di 25 anni, e Michela, di20. Sono alleata da un anno nellaComunità Magnificat e da diecisono in cammino.

Sono nata a Trani e sono l’ul-tima di 6 figli. Quando avevo 9anni, ci siamo trasferiti in Lombardia, aMonza: è stato il primo dolore della miavita. Dopo tanto disordine nella miaesistenza, ho conosciuto Mario che eraun carabiniere. Mi è sempre piaciutamolto la sua sicurezza, il senso di pro-tezione che ha nei miei confronti; da luimi sento amata, accolta, coccolata, tuttecose che mi mancavano moltissimo.

Eravamo molto innamorati. Dopomeno di due anni di fidanzamento, ab-biamo preso la decisione di sposarci.Ma sono iniziati subito i problemi: miamadre si ammala gravemente e Mario,per starmi vicino, lascia l’Arma e si tra-sferisce a Monza. Intanto organizziamoil matrimonio frequentando il corso peri fidanzati. Decidiamo anche di suben-trare nell’attività dei miei genitori. Ilmatrimonio è stato bellissimo. La Paro-la che ci venne donata quel giorno era

“la casa sulla roccia” tratta dal Vangelosecondo Matteo.

Dopo 6 mesi, abbiamo deciso insie-me di trasferirci a Perugia, forti dell’aiu-to di mia suocera, una donna molto for-te, vedova da 26 anni e madre di ottofigli. Siamo rimasti con lei per tre anni.

Durante la prima gravidanza, sonostata ricoverata quasi sette mesi ad Um-bertide per una minaccia di aborto.Spaventata, sola, ho affrontato tutto.Osservavo le altre donne coccolate,

amate, consolate. E io no!!! Mario, alloraguardia giurata, poteva venirmi a trova-re raramente.

Seconda gravidanza, nel 1996: na-sce Michela e noi eravamo al settimocielo per il dono di questa figlia desi-derata e amata. In questo tempo inizia-no per noi le varie crisi. Accusavo Ma-rio della sua poca presenza a casa per-ché non c’era quasi mai e lo rimprove-ravo di non occuparsi dei figli. A pocoa poco tutta la passione stava svanen-do: ci stavamo allontanando. Mi vergo-gnavo di parlare dei miei problemi conaltre persone, figurarsi con le mie so-relle. Non volevo confrontarmi connessuno. “Io pugliese, Mario sardo:due caratteri focosi ma soprattutto or-gogliosi”, con tanto di egoismo radica-to in noi. Ovviamente per noi era unvanto, una qualità. Sono arrivata anche

a tradirlo e a confessarglielo: credo diaverlo fatto per scuoterlo. In tutto que-sto non abbiamo minimamente inter-pellato Dio. Io ero la vittima, secondoquanto mi suggeriva il mio orgoglio,perciò dovevo fargliela pagare per tut-te le sue mancanze. Pensando che miavesse capito e perdonato, siamo arri-vati al 2006 fra alti e bassi. Lui mi davasempre meno risposte, io lo assillavocon sempre più domande.

Erano trascorsi 18 anni di matrimo-nio, era primavera e ci prepara-vamo alla prima Comunione diMichela. Uscivamo spesso tutti etre. Mario aveva un atteggia-mento strano, come mi facevanotare Michela: a casa era dolce,organizzava le uscite in base aisuoi orari, ma, quando eravamofuori, era distaccato, assumevaun’aria indifferente. Diventavafurioso, c’erano litigi in macchi-na, nei negozi.

Due giorni prima della Co-munione, dopo un’ennesima liti-gata, mi urla tutta la sua rabbia:

tra noi era finita, non sentiva più nien-te, non sopportava la mia voce, il miomodo di fare. Non era più lui. Il mondomi è crollato addosso. Mi sentivo cosìsvuotata, frastornata da non riusciremettere a fuoco i fatti. Mario, semprepiù freddo, mi convinse ad allontanar-mi per un periodo da Perugia, propo-nendomi di andare a Fossombrone, illuogo dove ci eravamo conosciuti. Ov-viamente partii con figli e cane al segui-to. Per 15 giorni lui non si fece sentire,non rispondeva al telefono. Ero dispe-rata. L’unica persona che riusciva a cal-marmi era Claudia, un’amica di vecchiadata, un angelo custode, che mi chia-mava 3-4 volte al giorno, ascoltava ilmio dolore e mi diceva: “Rita, prega an-che solo un Padre nostro, un’Ave Ma-ria, un Gloria!”. Avevo grosse difficoltànella preghiera, non avevo più nulla,

Page 33: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

31

Testimonianze

non ero a casa mia, mi isolavo semprepiù dai miei figli che erano disperati,ma, chissà perché, all’alba di ogni gior-no mi ritrovavo a pregare rivolgendomial Signore così: “Se proprio vuoi che cisepariamo, sia fatta la tua volontà, madammi modo di trovare un equilibrioper me e per i miei figli”.

Intanto mi ero fatta aiutare da unopsicologo, perché non dormivo, nonmangiavo e avevo perso più di 10 chiliin poco tempo. Il dottor Fabio mi ascol-tava, non mi prescriveva farmaci, mi di-ceva di sforzarmi a trovare un equili-brio, ma soprattutto di avere rispettoverso me stessa. Mario ogni tanto ve-niva a trovare i ragazzi. Poi, ho deci-so di rientrare da sola a Perugia doveavevo lasciato momentaneamente illavoro. Mario, con una reazione esa-gerata nei miei confronti, mi chiesecosa mai mi aspettassi, mentre in medi me si agitava un tumulto di senti-menti: rabbia, dolore, gelosia... Erocosì arrabbiata da poterlo ucciderecon uno sguardo e cercavo di allon-tanare questi pensieri. Con Claudia cirisentivamo e lei un giorno mi invitòad una preghiera di giubilo, espe-rienza per me sconosciuta.

Mario non dormiva a casa, maogni tanto tornava per lavarsi e cam-biarsi. Un giorno mi consegnò una let-tera con cui mi chiedeva la separazio-ne. Disperata, chiamai Claudia e le rac-contai tutto. Lei mi tranquillizzò e mifissò un incontro a casa sua con Anna,un avvocato della Comunità Magnifi-cat. Anna mi ascoltò, lesse la lettera diMario e mi disse di aspettare senza fareniente. Parlammo molto, anche delpassato: poi, ad un certo punto, mi dis-se che avrei dovuto accoglierlo. Iosgranai gli occhi dalla meraviglia, e leimi suggerì di provarci con piccoli gestidi attenzione... Intanto Claudia mi ac-compagnò da un sacerdote, poi, unmercoledì, alla preghiera comunitaria:io non alzavo lo sguardo, piangevo, ebasta. Mi fissò un incontro con MarisaCastellani, perché avevo bisogno dielaborare il mio lutto. A casa mantene-vo una falsa calma, andavo e venivo da

Fossombrone, pregavo sempre di più eandavo a messa tutti i giorni.

A settembre rientrammo tutti a casa:i miei figli dormivano con me, pregava-mo insieme, affidando tutto al Signore.Avevo ripreso la mia vita, svolgevo tuttii miei compiti, lavavo, stiravo, cucinavocome sempre anche per Mario. Lui en-trava e usciva di casa, io non chiedevonulla: mi avevano consigliato di fare si-lenzio. In seguito mi hanno proposto dipartecipare ad un Seminario di VitaNuova: lì ho fatto esperienza dell’amo-re di Dio.

I mesi passavano ed eravamo pros-simi al Natale, quando Mario mi annun-ciò che non era giusto continuare inquesto modo, e perciò voleva trovarsiuna casa e andar via. Io mi sono limi-tata a rispondergli: “Mario, dal tuo sti-pendio escono 800 euro per noi, inol-tre paghi il mutuo! Non credo che tupossa farcela. Questa è anche casa tua:se non vuoi dormire in questo letto, cisono altre camere... Decidi tu!!!”.

Raccontai tutto a Claudia. In queigiorni, in un colloquio con FrancescaMenghini per una delle tante preghieredi guarigione, le dissi che Mario avevadeciso di restare a casa e dormire conme, per non stravolgere troppo la vitadei ragazzi. Lei mi disse che, se avessiavuto un rapporto coniugale con lui,avrei dovuto offrire questo atto di amo-re al Signore. Sentivo di dover farequalcosa per il nostro matrimonio, den-

tro di me risuonava la parola del Van-gelo: “L’uomo non separi mai ciò cheDio ha unito”. Se davo ascolto al miocuore, urlavo e mi disperavo, ma unavoce mi diceva di provare.

Nel giorno in cui ho fatto benedirela casa, ho aperto la Bibbia per la primavolta in vita mia e il Signore mi ha do-nato questa parola: “Tu Signore che dinulla hai bisogno, ti sei compiaciuto diporre il tempio della tua abitazione inmezzo a noi. E ora tu, santo e Signoredi ogni santità, custodisci questa casa,appena purificata, per sempre libera da

contaminazioni” (Maccabei 2, 14.35-36). Quante lacrime! Il Signore abita-va nella nostra casa!!! Ho creduto for-temente in questa Parola e, dopo unanno e mezzo abbiamo rinnovato lenostre promesse matrimoniali, a 20anni dalle nozze. Io intanto continua-vo il mio cammino e andavo a messacome sempre. Un pomeriggio di lu-glio, pioveva a dirotto; poiché a S. Si-sto non celebravano, ho chiesto aMario se poteva darmi un passaggioper andare a S. Barnaba. Qui hannoinvitato Mario al Seminario di VitaNuova e lui ha accettato. Sono passa-ti 8 anni, e oggi Mario è nel camminodei novizi della Comunità Magnificat. Il nostro “sì” è stato accolto dal Si-

gnore, anche se abbiamo dovuto rico-struire tutto, ma questa volta sulla roc-cia. Dopo un percorso di perdono hoimparato a chiedere scusa, mi sonoperdonata per gli errori commessi, pertutte le volte che, presa dai lavori dasvolgere, non dedicavo un minuto delmio tempo all’uomo che avevo sposatoe ai figli, pensando che tutto mi fossedovuto. Ho imparato a dire grazie aDio anche per la mia storia, per Marioe a far diventare straordinario ciò che èordinario. Lode e gloria a Dio!

Rita

L’esperienza del marito Mario

Mi chiamo Mario, ho 53 anni. Sonorimasto orfano di padre quando avevo

Page 34: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Testimonianze

32

5 mesi, perciò mi è mancata la sua gui-da. Ero l’ultimo di otto figli e per miamadre non è stato facile provvedere almantenimento di tutti. All’età di 8 anniha deciso di mettermi in collegio. Erauna madre forte, la sua parola era sem-pre l’ultima, ed io ero contento di starelontano da lei.

Finiti gli studi, mi sono arruolatonell’arma dei carabinieri proprio perfuggire dal dominio di mia madre. Co-nosciuta Rita, ci siamo sposati e ho de-ciso di lasciare il mio posto fra i carabi-nieri per stare vicino a lei. Abbiamo vis-suto a Milano, poi per motivi di lavoroci siamo trasferiti a Perugia, andando avivere in casa di mia madre per circa treanni, convivenza non facile. Trovai unlavoro, e successivamente riuscii a ven-dere una casa che avevo a Cagliari.

Rita, che in questo arco di tempoera incinta di Roberto, fu ricoverata inospedale per quasi sette mesi; io, senzarendermene conto, la trascuravo, per-ché il lavoro di guardia giurata mi co-stringeva a lavorare di notte. Nato Ro-berto, ero pieno di gioia, ma col passa-re degli anni mi rendevo conto che co-me padre ero assente. Mi sentivo sem-pre più pieno di paure mai confessatené a mia moglie né ad altri. Alternavomomenti di gioia a momenti di sconfor-to, ma ero molto bravo a mascheraretutto. Nel 1996 nacque Michela: io erofelicissimo, ma in breve il lavoro mi as-sorbì sempre di più, allontanandomidalla mia famiglia. Per anni ho conti-nuato ad accompagnare Rita dai suoiparenti a Fano, mentre io rientravo aPerugia per lavorare e non far mancareniente alla mia famiglia. Qualcosa sistava rompendo fra me e Rita. Ebbi an-che due incidenti, nel 1999 e nel 2000.Rita in quel periodo mi confessò di ave-re una relazione con un altro uomo. Lìper lì la compresi, quasi la giustificai,perché riconoscevo di non averle datola giusta attenzione, ma non la perdo-nai. Mi concentrai sempre di più sul la-voro, pensando solo ai soldi che nonbastavano mai, convinto di poter con-tare solo su me stesso. Ero in preda aduna confusione tale che ritenevo Rita

responsabile sia dei debiti sia del matri-monio che non andava. Misi in atto unavera tortura psicologica nei suoi con-fronti: lei cercava il dialogo, io mi allon-tanavo.

Nel 2006, a giugno, prima Comu-nione di Michela: doveva essere l’annopiù bello, invece si rivelò l’anno peg-giore per la mia famiglia. I litigi preseroil sopravvento, perché io feci di tuttoper fare vedere l’inferno a Rita. Manca-va poco alla prima comunione di Mi-chela e dissi a mia moglie che ormaisentivo più niente per lei. La convinsiad andarsene da sua sorella, a Fossom-brone. Finalmente potevo stare in pacee farmi i fatti miei. Come ebbi l’occasio-ne, la tradii. Dormivo fuori casa, stavoveramente bene. Ero convinto che leidovesse uscire dalla mia vita. Per nonperdere la casa e soldi, cercavo di por-tarla allo sfinimento psicologico conrisse verbali davanti ai ragazzi, terroriz-zati sempre di più. In questo arco ditempo andai a trovarli due volte, senzapreoccuparmi di chiedere se avesserobisogno di qualcosa. Rita rientrò conme a Perugia da sola, perché dovevatornare al lavoro; allora io presi la de-cisione di fare la mossa definitiva, fa-cendole trovare in cucina una letteracon cui le chiedevo la separazione.

Durante questo calvario Rita iniziòun cammino di fede nella ComunitàMagnificat. Seguendo i consigli di Clau-dia, una nostra amica, Rita continuò afare le sue solite cose: lavava, stirava,cucinava, non mi diceva niente. Io an-davo e venivo da casa dove ritornavoper mangiare, cambiarmi e basta. Era-vamo quasi a Natale, quando le dissi

che non era il caso di andare avanti co-sì, ma lei rispose che quella era anchecasa mia, dove potevo restare per il be-ne dei nostri figli, magari andando adormire da solo in un’altra camera. Fat-ti quattro conti, accettai; intanto “sbir-ciavo molto tra i quaderni di Rita percapire”.

Tutto questo è durato quasi due an-ni, periodo in cui Rita si era trasformatacompletamente. La vita di separati incasa non faceva bene a nessuno: a que-sto punto intervenne l’amore del Signo-re. Un pomeriggio di luglio, mentre mipreparavo per uscire, avvertii dentro dime una forte presenza, ebbi l’impres-sione che un bagliore avvolgesse la ca-mera e sentii una voce che mi diceva:“Cosa stai facendo? Non vedi quantodolore c’è nei cuori dei ragazzi e sulvolto di Rita?”. Tutto durò una frazionedi secondo, ma in quel preciso istante,sentii la necessità di amare in modo in-condizionato la mia famiglia. Quelgiorno, Rita entrò in camera chieden-domi di accompagnarla a San Barnaba,perché a San Sisto non avrebbero cele-brato la messa. Una volta entrato nellachiesa di San Barnaba, per me fu comeentrare nel Regno dei Cieli: feci espe-rienza dell’amore di Dio, accolto daMarisa Castellani, da Rita e da altri fra-telli della Comunità Magnificat con sor-risi meravigliosi.

Oggi sono in cammino sulla via cheil Signore mi ha indicato perché io pos-sa vivere sempre con maggiore ric-chezza interiore il mio amore per Ritae, come strumento nelle mani di Dio,testimoniare la Sua misericordia di ver-so di me e la mia famiglia. Dopo avereaperto le porte del mio cuore al Signo-re, ho visto la differenza tra il bene e ilmale. Oggi riesco a parlare con miamoglie e con chiunque non la pensi co-me me, con carità, amore e misericor-dia, perché vedo la sofferenza che an-che una sola parola può provocare, sedetta in modo diverso; ma soprattuttooggi sono in pace con me stesso solose chiedo scusa dopo ogni diverbio.Lode e grazie a Dio per il suo amore!

Mario

Page 35: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

33

“Ti vedo preoccupato, che cosasuccede?”. Vincenzo Auletta era ciecodall’età di dieci anni, ma con quella vi-sta speciale che ha il cuore ci vedevabenissimo. La malattia che lo avevacolpito da bambino si è ripresentatapiù volte nella sua vita e alla fine nongli ha dato tregua. Vincenzo è mortonel novembre 2013 a 51 anni, ancorapochi per morire ma non per gridare almondo, come lui ha fatto spesso, cheGesù è vivo, che Dio è amore.

DAL SUD A FIRENZE. Nato a Cal-ciano, 600 abitanti nel cuore della Ba-silicata, in provincia di Matera, dal suopaese, dopo la malattia, è partito pre-sto, prima verso Napoli in un collegioaperto ai non vedenti e poi a Firenzefino all’età di 23 anni. Nella città tosca-na ha frequentato la scuola di masso-fisioterapia. Qui viveva in un apparta-mento insieme ad altri ragazzi sco-prendo la bellezza di vivere autono-mamente, di muoversi da solo e di la-vorare. In lui matura un sogno - l’ami-cizia - al quale dedicherà tutta la vita.Voleva ricevere quello che ciascuno siattende dagli altri, l’amore, la stima re-ciproca. Nel cuore di Vincenzo non sispegne il desiderio di ritrovare la vistae di guarire - e chi non l’avrebbe! -, undesiderio che diventa gioia di vivere egenera pazienza e mitezza nei mesidella malattia.

A Napoli un insegnante gli consi-gliava di fare il centralinista, un’occu-pazione scelta da molti non vedenti,ma la “santa ostinazione” di Vincenzolo spinse a dire subito di no; avrebbefatto il massofisioterapista. Dopo lascuola il suo primo incarico è all’ospe-dale di Borgonovo in provincia di Pia-cenza. Tutta la famiglia decide così ditrasferirsi da Calciano a Piacenza, dovegià vivevano alcuni parenti. Il salto ègrande ma la voglia di farcela è enormee i sacrifici non pesano. Vincenzo non

si accontenta e decide negli anni diperfezionarsi sul piano professionale.

La sua convinzione era una sola: lapersona sta bene quando riesce a rea-lizzare un vero equilibrio psichico, fi-sico e spirituale. Ne era così convintoche quando trattava pazienti che sape-va lontani da una prospettiva di fede,subito gettava l’amo. Vincenzo era unautentico evangelizzatore. Non riuscivia non aprirti davanti a lui; sapevaascoltare, virtù rara ai nostri giorni. Sulpiano professionale aiutava le personead ascoltare il proprio corpo, a ritrova-re la postura giusta, a tenersi in forma.

L’INCONTRO CON IL RINNOVA-MENTO. Ai primi anni ’90 Vincenzo siavvicina all’esperienza del Rinnova-mento nello Spirito. Sono gli anni dellapresenza in Italia di padre EmilianoTardif, il sacerdote di Santo Domingoa cui Dio aveva affidato la missione dipredicare il Vangelo e di pregare pergli ammalati. Alle preghiere di inter-cessione di padre Tardif molti ritrova-no la salute e si convertono. Il clamoreanche in Italia è grande e Vincenzo,che è alla ricerca di Dio, ne è attratto.

Da cosa nasce cosa e come per i primidiscepoli, a un certo punto, scatta inlui la domanda: “Maestro, dove abiti?”.

Pochi anni dopo, infatti, nel 1997,Vincenzo insieme ad alcuni “fratelli”partecipa a Gaver sulle Prealpi brescia-ne a una settimana di spiritualità dedi-cata al tema “fare comunità”. A guidarela riflessione era Tarcisio Mezzetti.Rientrati a Piacenza, Vincenzo apre lasua casa per accogliere a Piacenza l’e-sperienza della Comunità Magnificat.Chi scrive ha imparato da Vincenzo acamminare, con mille difetti, su questastrada. Lui non nascondeva le sue ru-videzze, quelle che la vita gli avevaprocurato, ma con la stessa sinceritàcon cui si manifestava agli altri, cam-minava con convinzione sulla via dellafraternità. E nei tempi di crisi e di in-decisione era lui a spronare e a cercaredavanti al Signore una soluzione aiproblemi. Sono già in tanti oggi a pre-garlo, nel piccolo cimitero di S. Anto-nio alle porte di Piacenza, chiedendo-ne l’intercessione davanti alle difficoltàdella vita. A tutti ricorda che “chi credein Cristo non resterà deluso”.

Davide Maloberti

Nella vita eternaVincenzo Auletta

al campeggio della Comunità Magnificat.

Page 36: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

34

Comunità Magnificat, gli incontri di preghieraFraternità in formazione di AGRIGENTO:martedì ore 20,30 - Parrocchia di San Gregorio - Contrada Can-natello

Fraternità di BIBBIENA: giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuccini - Ponte aPoppi (AR)

Fraternità di CAMPOBASSO:lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo

Fraternità di CASSANO ALLO IONIO (CS): sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto

Fraternità di CORTONA: - lunedì ore 21,30 - Sala parrocchiale Chiesa di Cristo Re- lunedì ore 18,30 - Cappella del Sacro Cuore - Terontola (AR)

Fraternità in formazione di FOGGIA:lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria

Fraternità in formazione di GENOVA: martedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Caterina da Genova

Fraternità di MAGIONE/AGELLO (PG) “Santa Maria della Misericordia”: giovedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Magione(PG)

Fraternità di MAGUZZANO (BS):mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria Assunta

Fraternità di MARTI (PI):lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella

Fraternità di MILANO:martedì ore 21,00 - Cappella dell’Ospedale - Viale Matteotti, 83- Sesto San Giovanni (MI)

ZONA DI PERUGIA:- venerdì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Apiro (MC) -Chiesa di San Michele Arcangelo, accesso da Vicolo Catacomba

-mercoledì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Città dellaPieve (PG) - Duomo Santi Gervasio e Protasio

-mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Castello - ChiesaSan Giuseppe alle Graticole

-mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno - Chiesa di San Fe-liciano

-mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano - Oratorio San-ta Maria Assunta

-mercoledì ore 20,45 - Fraternità in formazione di Pila - Chie-sa parrocchiale di San Giovanni Battista

-mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felcino “Betania”- Chiesa di San Pietro (Lidarno, PG)

-mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba - Parrocchiadi San Barnaba (PG)

-mercoledì ore 20,45 - Fraternità di San Donato all’Elce - Par-rocchia di San Donato all’Elce (PG)

-mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Terni - Parrocchia di SanPaolo

Fraternità di PIACENZA:lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di Lourdes

Fraternità in formazionedi POMPEI-NAPOLI-SALERNO:- giovedì ore 19,30 invernale - 20,00 estiva - Parrocchia di S. Giu-seppe (Pompei)

-mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco d’Assisi, Vomero(Napoli)

-mercoledì ore 19,30 - Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata, piaz-za San Francesco, 33 (Salerno)

Fraternità di ROMA: martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - Basilica parrocchiale SanGiuseppe al Trionfale

Fraternità in formazione di SAN SEVERO (FG):lunedì ore 20,00 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano

Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia Madre di Dio - Via Santa Panagia

Fraternità di TORINO:-mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice-Ateneo Salesiano

-mercoledì ore 21,00 - Cappella del Santissimo Sacramento,Chiesa di S. Maria Assunta (ingresso porta laterale) - Montanaro(TO)

Fraternità di TREVISO: mercoledì ore 20,30 - Chiesa Beata Vergine Immacolata

TURCHIAFraternità di ISTANBUL: domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30) - Sent An-tuan Kilisesi

Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”: mercoledì e venerdì ore 18,30 (in lingua inglese)

ROMANIAFraternità di BUCAREST: mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cappella della Cat-tedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest)

Fraternità in formazione di BACAU: mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazione Shalom - Parroc-chia romano-cattolica S. Nicola (Bacau)

Fraternità in formazione di RAMNICU VALCEA: mercoledì ore 19,30 - Chiesa greco-cattolica, in chiesa (RamnicuValcea)

Gruppo di preghiera di ALBA IULIA: giovedì ore 19,00 - Chiesa romano-cattolica “Santa Croce” (AlbaIulia)

Fraternità in formazione di POPESTI LEORDENI: venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sala di catechesi(Popesti Leordeni)

ARGENTINAMissione di PARANÁ: venerdì ore 20,30 - Parrocchia Nuestra Señora de la Piedad, Italia370 - 3100 Paraná - Entre Ríos, Argentina

Page 37: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”
Page 38: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”
Page 39: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Per informazioni e ordini contattare la Segreteria e il servizio diffusione:Comunità Magnificat - Complesso “S. Manno”Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugiatel. e fax 075.5057190e-mail: [email protected]

Page 40: venite e vedrete 2/06 COP - Comunità Magnificatcomunitamagnificat.org/wp-content/uploads/large/veniteevedrete/... · come fosse uno slogan: “Costruire ponti ed abbattere muri”

Campagna Abbonamenti 2016Per ricevere a casa i quattro numeri tematici annuali della rivista occorre versare la somma di euro 25 sul c.c. postale n. 16925711intestato a:Associazione “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - Perugia

n. 127 - I - 2016Ladroni graziati.

Misericordia e verità si incontreranno Speciale Convegno Generale 2016

n. 128 - II - 2016Misericordia,

specchio della comunità cristiana

n. 129 - III - 2016Il perdono permanente,

segreto per costruire la comunità

n. 130 - IV - 2016Evangelizzatori dal cuore misericordioso

Puoi ricevere gratuitamente “Venite e Vedrete” via internet. Invia il tuo indirizzo di posta elettronica a: [email protected] in formato elettronico la rivistasenza costi e ritardi postali!