venite, gentes, et adorate dominum

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66 A Sua Immagine Itinerari LUOGHI DI GESÙ A Betlemme il Natale non sem- bra finire. Sì, perché i diversi calendari scelti nei secoli dalle Chiese Occidentali e Orientali hanno fatto della piccola città l’unica a fe- steggiare tre natali consecutivi: quel- lo Latino il 25 dicembre, quello delle Chiese greco ortodosse e orientali il 7 Veníte, gentes, et adoráte Dóminum Un giubilo crescente il 6 gennaio a Betlemme, giorno che chiude le cerimonie natalizie della comunità Latina e apre quelle della comunità Greco Ortodossa e Armena di Emanuela Compri gennaio e quello della Chiesa armena il 19. Fedeli del mondo gremiscono le vie della cittadina che quest’anno vive di una speciale grazia: il ritorno di pellegrini che aiutano l’economia dei cristiani palestinesi e portano la capacità di seminare la speranza nella pace, affinché non venga meno. Due calendari e tre Natali Già al tempo di Gesù i tre grandi gruppi ebraici dei sadducei, farisei ed esseni avevano ciascuno un pro- prio calendario, tanto che c’erano almeno due diverse feste di Pasqua e tre successive feste della Pentecoste. Niente di strano, dunque, se nei secoli In processione Il custode di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa, all’altare della Grotta dei Magi, accanto alla mangiatoia

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di Emanuela Compri in "A Sua Immagine", rubrica "Itinerari: Luoghi di Gesù" N°52 - 2013

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Page 1: Venite, gentes, et adorate Dominum

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

A Betlemme il Natale non sem-bra finire. Sì, perché i diversi calendari scelti nei secoli dalle

Chiese Occidentali e Orientali hanno fatto della piccola città l’unica a fe-steggiare tre natali consecutivi: quel-lo Latino il 25 dicembre, quello delle Chiese greco ortodosse e orientali il 7

Veníte, gentes, et adoráte Dóminum

Un giubilo crescente il 6 gennaio a Betlemme, giorno che chiude le cerimonie natalizie della comunità Latina e apre quelle

della comunità Greco Ortodossa e Armenadi Emanuela Compri

gennaio e quello della Chiesa armena il 19. Fedeli del mondo gremiscono le vie della cittadina che quest’anno vive di una speciale grazia: il ritorno di pellegrini che aiutano l’economia dei cristiani palestinesi e portano la capacità di seminare la speranza nella pace, affinché non venga meno.

Due calendari e tre NataliGià al tempo di Gesù i tre grandi gruppi ebraici dei sadducei, farisei ed esseni avevano ciascuno un pro-prio calendario, tanto che c’erano almeno due diverse feste di Pasqua e tre successive feste della Pentecoste. Niente di strano, dunque, se nei secoli

In processione

Il custode

di Terra Santa,

Pierbattista

Pizzaballa,

all’altare della

Grotta dei Magi,

accanto alla

mangiatoia

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

il nostro calendario gregoriano. Che per gli armeni cade, invece, il 19 gen-naio. Se, dunque, il calendario civile è lo stesso in gran parte del mondo, le festività cristiane dipendono dai differenti calendari liturgici.

Nei luoghi del BambinoUna rosa d’oro, uno scrigno con in-censo e un’ampolla di mirra. Ecco i doni che i frati francescani, come i Magi venuti da lontano, fanno al piccolo Gesù Bambino che nel giorno dell’Epifania viene vestito con veste regale e portato in corteo alla man-giatoia nella Grotta della Natività. La suggestiva processione del pomerig-gio del 6 gennaio chiude una celebra-zione che si apre il giorno precedente, quando il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, attraver-sa il muro che separa Gerusalemme da Betlemme e, accompagnato dal-le autorità civili locali e circondato dall’affetto dei cristiani del luogo,

ogni Chiesa cristiana ha conservato tenacemente le proprie antiche tra-dizioni. E così, oggi, animano con le loro solenni celebrazioni i momenti più importanti dell’anno liturgico. I cattolici e le altre Chiese occidentali (protestanti ed evangelici) seguono il calendario definito nel 1582 da Papa Gregorio XIII, che cercò di correggere gli errori presenti nel ca-lendario Giuliano fino ad allora in uso e d’interpretare e integrare in un modello Tolemaico i dati delle ricer-che di Copernico e poi di Galilei. Le Chiese Orientali ortodosse (greca, siriana, copta ed etiope) continuaro-no a seguire il calendario Giuliano per la scansione dell’anno liturgico, secondo il quale il 25 dicembre ricorre 13 giorni più tardi e perciò cade il 7 gennaio. I cristiani armeni, invece, se-condo un’antica tradizione orientale, celebrano il Natale il 6 gennaio del calendario Giuliano, festa della Ma-nifestazione di Gesù (Epifania) per

Grotta della NativitàFedeli rendono omaggio

al Salvatore nel luogoin cui è venuto al mondo

Auguri ecumenici

In fila e preceduti dai rispettivi Kawas, i battitori in abiti tradizionali turchi che aprono la strada ai cortei dei religiosi, i componenti delle diverse Chiese della Terra Santa attraversano le vie della città vecchia per raggiungere le rispettive sedi patriarcali e porgere gli auguri in occasione del Natale. Un momento festoso durante il quale le comunità si scambiano fraterne parole di auguri. Un piccolo gesto di ecumenismo che in Terra Santa ha il sapore delle cose concrete e che lascia alle sedi teologiche le rielaborazioni dogmatiche. Qui, infatti, la maggior parte delle famiglie cristiane possiede componenti di riti diversi: melchiti, maroniti, greci ortodossi, latini... Per i giovani arabi cristiani non sussiste problema nell’unirsi con un cristiano di rito diverso: moglie o marito sceglieranno, per comodità, a quale chiesa fare riferimento, ma questo non comporta un rinnegamento delle proprie origini di fede.

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e Belgio. Ma è nel pomeriggio che si svolge il momento più solenne e festo-so, a chiusura delle festività natalizie: la processione conclusiva alla Grot-ta della Natività, durante la quale la comunità francescana ripete il gesto dei Re Magi, presentando a Gesù deposto nella mangiatoia i doni che avevano portato con sé nel viaggio, ossia oro, incenso e mirra.I doni per Gesù divengono, poi, re-gali per tutta la comunità che, con le mani tese, attende di ricevere un gra-nello d’incenso e un po’ di profumata mirra. Ciascuno, successivamente, fa ritorno alla propria casa per condi-videre con i familiari gli umili ma preziosi doni dell’Epifania.

giunge all’ingresso della Basilica della Natività. Nel pomeriggio del 5 gen-naio sono due le processioni rituali, nei Primi Vespri solenni e all’Ufficio delle Letture. Partono dalla Chiesa di Santa Caterina e giungono alla Grotta della Natività per incensare e rendere omaggio all’altare della Grot-ta dei Magi, accanto alla Mangiatoia, che si trova entrando sulla sinistra, a poca distanza dalla Stella d’argen-to, e che appartiene ai francescani, i quali possono qui celebrare le loro funzioni.

Abbiamo visto sorgere la sua stellaPartiti dall’Oriente per seguire un astro luminoso che avevano visto sor-gere, i Magi del racconto di Matteo giungono finalmente a Betlemme ed “entrati nella casa videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono” (Mt 2, 11).Come i Magi venuti da lontano, sono tanti i fedeli e i piccoli gruppi di re-ligiosi che nella notte che precede l’Epifania si raccolgono in un’intima celebrazione, a partire dalla mezza-notte, per partecipare alle messe che si susseguono nella Grotta fino all’alba. Il mattino del 6 gennaio con la nume-rosa comunità cristiana di Betlemme è tradizione che siano tra i presenti anche i consoli generali delle quattro nazioni latine, Italia, Francia, Spagna

I doni dei MagiOro, il più nobile e prezioso, per il “Re dei Giudei che è nato”. Incenso, una miscela profumata di resine di alberi riservata alle persone ricche, il cui fumo rappresenta la presenza san-tificante di Dio. Mirra, una gommo-resina profumata, usata come aroma per l’olio dell’unzione, offerta all’unto di Dio. Questi preziosi doni, giunti su carovane attraverso il deserto, confe-rirono a un piccolo bambino, nato da Maria, una semplice donna ebrea, il riconoscimento più atteso: quello di Messia. E gli esotici sovrani che, prostrandosi riconobbero la grandezza del bam-bino, non solo protessero il neonato quando, avvisati in sogno di non tor-nare da Erode, se ne andarono per un’altra strada, ma in un qual modo furono protettori, a loro insaputa, dello stesso luogo santo della nascita di Gesù. Grazie alla loro raffigurazio-ne nel mosaico variopinto, che in età bizantina decorava la facciata della Basilica della Natività, la chiesa non fu distrutta, come accadde alla maggior parte delle altre, durante l’invasione dei persiani nel 614 dopo Cristo. I persiani rimasero colpiti nel vedere una raffigurazione dei Re Magi in ti-piche vesti persiane: così, per rispetto ai loro avi, la lasciarono intatta, più o meno così come ancora oggi la ve-diamo.

Chiese Orientali – Il patriarca ortodosso di Gerusalemme nella Basilica della Natività

Il Redentore – La statua

nella Chiesa di Santa Caterina,

accanto alla Basilica