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Il Realismo Il romanzo viene sentito come il genere letterario più adatto alla trattazione dei temi sociali che rispecchiano la realtà di quel tempo, denunciandone le ingiustizie, storture. Il romanzo ha una grande diffusione, viene prediletto alle forme letterarie, e di conseguenza aumenta il numero dei lettori e vogliono una letteratura più semplice, immediata e diretta: il romanzo di stampo realistico, romanzo da appendice (proposto a puntate) come romanzi polizieschi (storie di detective), romanzi sentimentali e la narrativa per l'infanzia basata sulla fantasia. Il realismo abbraccia essenzialmente due accezioni, da un lato s'intende in un senso più ampio e si riferisce a tutti quei fenomeni artistici in cui è presente una marcata tendenza a rappresentare la realtà in modo oggettivo (senso trasversale) rispetto al periodo storico. Da un altro lato il Realismo e' visto come una corrente artistica letteraria in Francia e si diffusasi dalla seconda metà dell'Ottocento. Nell'esposizione del 1855 al Salon parigino, Courbet espone quadri che descrivono gli aspetti più naturali e concreti della vita contemporanea. Nel 1857 viene pubblicata la celebre opera di Champfleury "Le Realisme" nel quale l'autore sostiene che la narrativa francese si debba svecchiare e rivolgere l'attenzione alla vita contemporanea, ovvero allo studio degli aspetti più sociali e quotidiani. La vera espressione della poetica realista e' incarnata nell'opera di Flaubert "Madame Bovary" (1857), dove vengono espressi appieno i tratti del realismo che chiude la prima stagione post-romantica per preparare la seconda. L'autore si propone di descrivere in maniera oggettiva e impersonale uno spaccato di vita provinciale attraverso un narratore oggettivo, impersonale, e distaccato. Il narratore secondo Flaubert, deve essere come uno scienziato che analizza la realtà senza alcun coinvolgimento lirico ed emotivo, senza cedere al sentimentalismo, rimanendo impassibile: l'autore non si deve far scorgere mentre il narratore interviene solo per descrivere. In questo romanzo viene usata la tecnica del discorso indiretto libero. Il precursore di tale corrente letteraria e' Stendhal con l'opera "Il rosso e il nero", anche se il suo è' un Realismo intriso di romanticismo, patriottismo, di un notevole amore per la figura di Napoleone, dove i motori della storia sono l'ambizione, la ricerca della gloria e della fortuna, l'amore e la ribellione del protagonista nei confronti della società. Con Balzac e il progetto della Comedie humaine (89 romanzi), finiscono le disillusioni: Honore' de Balzac esprime la realtà rappresentando in particolare modo il mondo borghese con le sue svariate Specie umane, dove gli uomini sono visti nei loro rapporti sociali, con la ricerca del benessere basato essenzialmente sul denaro, vero motore della società, dove il piano sentimentale viene messo da parte sempre per il denaro. In Balzac è' presente il determinismo ambientale per cui l'ambiente come il sesso, l'educazione, le condizioni economiche determinano le caratteristiche dell'individuo all'interno del romanzo sociale. Dall'evoluzione del Realismo deriva il Naturalismo che porta all'estremo le caratteristiche del Realismo, di cui fungono da esempio Zola’ e Maupassant. In Italia il Realismo si evolve in Verismo caratterizzato da località chiuse per il contesto sociale dove si collocano. In Russia con Gogol', Turgenev, Tolstoj, e Dostoevskij si sviluppa un realismo "analitico" concentrato nella rappresentazione dell'individuo. In Inghilterra invece con Jane Austen, George Eliot e Dickens il realismo si sofferma sui cambiamenti sociali (classe borghese, l'avvento dell'industrializzazione, le condizioni umane) e sui conflitti nelle relazioni umane. Realismo - borghesia. Fase realista (1830-40) con Stendhal e Balzac L'autore pretende di estendere il metodo scientifico anche all'arte, indagando con grande distacco tipico dello scienziato in cui opera il saggio sperimentale Zola' romanziere contemporaneo è' un osservatore e sperimentatore. Credere che l'ambiente plasmi l'individuo. Naturalismo - ceto popolare, classe operaia. Fase naturalista (1860-1880) con Maupassant e Zola.Es. Germinal: realtà dei minatori -principio di impersonalità ancora più marcato -il naturalista si ritiene uno scienziato che si basa sul l'osservazione della realtà, non fa altro che rappresentarla riproducendola nel romanzo anche nei suoi aspetti più nudi e crudi, dolorosi. Romanzi di denuncia sociale ciò che deve essere cambiato. Avvio al Verismo 1870 Dopo l'unificazione italiana non era nata una nazione unica, bensì una realtà completamente diversa. Il contesto che vive l'Italia è' uno tra i più arretrati sia economicamente che socialmente, una situazione regionalistica dove si apre il divario tra un Sud incentrato sull'agricoltura e un Nord industrializzato.

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Appunti sul Verismo

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Page 1: Verga, Verismo

Il Realismo Il romanzo viene sentito come il genere letterario più adatto alla trattazione dei temi sociali che rispecchiano la realtà di quel tempo, denunciandone le ingiustizie, storture. Il romanzo ha una grande diffusione, viene prediletto alle forme letterarie, e di conseguenza aumenta il numero dei lettori e vogliono una letteratura più semplice, immediata e diretta: il romanzo di stampo realistico, romanzo da appendice (proposto a puntate) come romanzi polizieschi (storie di detective), romanzi sentimentali e la narrativa per l'infanzia basata sulla fantasia. Il realismo abbraccia essenzialmente due accezioni, da un lato s'intende in un senso più ampio e si riferisce a tutti quei fenomeni artistici in cui è presente una marcata tendenza a rappresentare la realtà in modo oggettivo (senso trasversale) rispetto al periodo storico. Da un altro lato il Realismo e' visto come una corrente artistica letteraria in Francia e si diffusasi dalla seconda metà dell'Ottocento. Nell'esposizione del 1855 al Salon parigino, Courbet espone quadri che descrivono gli aspetti più naturali e concreti della vita contemporanea. Nel 1857 viene pubblicata la celebre opera di Champfleury "Le Realisme" nel quale l'autore sostiene che la narrativa francese si debba svecchiare e rivolgere l'attenzione alla vita contemporanea, ovvero allo studio degli aspetti più sociali e quotidiani. La vera espressione della poetica realista e' incarnata nell'opera di Flaubert "Madame Bovary" (1857), dove vengono espressi appieno i tratti del realismo che chiude la prima stagione post-romantica per preparare la seconda. L'autore si propone di descrivere in maniera oggettiva e impersonale uno spaccato di vita provinciale attraverso un narratore oggettivo, impersonale, e distaccato. Il narratore secondo Flaubert, deve essere come uno scienziato che analizza la realtà senza alcun coinvolgimento lirico ed emotivo, senza cedere al sentimentalismo, rimanendo impassibile: l'autore non si deve far scorgere mentre il narratore interviene solo per descrivere. In questo romanzo viene usata la tecnica del discorso indiretto libero. Il precursore di tale corrente letteraria e' Stendhal con l'opera "Il rosso e il nero", anche se il suo è' un Realismo intriso di romanticismo, patriottismo, di un notevole amore per la figura di Napoleone, dove i motori della storia sono l'ambizione, la ricerca della gloria e della fortuna, l'amore e la ribellione del protagonista nei confronti della società. Con Balzac e il progetto della Comedie humaine (89 romanzi), finiscono le disillusioni: Honore' de Balzac esprime la realtà rappresentando in particolare modo il mondo borghese con le sue svariate Specie umane, dove gli uomini sono visti nei loro rapporti sociali, con la ricerca del benessere basato essenzialmente sul denaro, vero motore della società, dove il piano sentimentale viene messo da parte sempre per il denaro. In Balzac è' presente il determinismo ambientale per cui l'ambiente come il sesso, l'educazione, le condizioni economiche determinano le caratteristiche dell'individuo all'interno del romanzo sociale. Dall'evoluzione del Realismo deriva il Naturalismo che porta all'estremo le caratteristiche del Realismo, di cui fungono da esempio Zola’ e Maupassant. In Italia il Realismo si evolve in Verismo caratterizzato da località chiuse per il contesto sociale dove si collocano. In Russia con Gogol', Turgenev, Tolstoj, e Dostoevskij si sviluppa un realismo "analitico" concentrato nella rappresentazione dell'individuo. In Inghilterra invece con Jane Austen, George Eliot e Dickens il realismo si sofferma sui cambiamenti sociali (classe borghese, l'avvento dell'industrializzazione, le condizioni umane) e sui conflitti nelle relazioni umane.

Realismo - borghesia. Fase realista (1830-40) con Stendhal e Balzac L'autore pretende di estendere il metodo scientifico anche all'arte, indagando con grande distacco tipico dello scienziato in cui opera il saggio sperimentale Zola' romanziere contemporaneo è' un osservatore e sperimentatore. Credere che l'ambiente plasmi l'individuo.

Naturalismo - ceto popolare, classe operaia. Fase naturalista (1860-1880) con Maupassant e Zola.Es. Germinal: realtà dei minatori -principio di impersonalità ancora più marcato -il naturalista si ritiene uno scienziato che si basa sul l'osservazione della realtà, non fa altro che rappresentarla riproducendola nel romanzo anche nei suoi aspetti più nudi e crudi, dolorosi. Romanzi di denuncia sociale ciò che deve essere cambiato.

Avvio al Verismo 1870 Dopo l'unificazione italiana non era nata una nazione unica, bensì una realtà completamente diversa. Il contesto che vive l'Italia è' uno tra i più arretrati sia economicamente che socialmente, una situazione regionalistica dove si apre il divario tra un Sud incentrato sull'agricoltura e un Nord industrializzato.

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Reazioni di stampo artistico-culturale al Romanticismo: Scapigliatura, Carducci, e Verga.

La Scapigliatura La cultura italiano del 1870 si presenta come la reazione di stampo italiano detto "il Secondo romanticismo" (definito da Benedetto Croce) inteso in senso dispregiativo, che assume i tratti di una letteratura lirica di tipo sentimentale e languida, che consiste in una estremizzazione della poetica romantica del primo Romanticismo incarnato da Leopardi. Tra i suoi esponenti ritroviamo Giovanni Prati, Grossi, e Leardi, i quali avrebbero ripreso l'espressione del sentimento per renderla languida, melensa, con solo e sari e niente sostanza, qualcosa di blando e pedante. Al centro di questa corrente si affronta il tema dell'io in conflitto con la società, ridotto a un pretesto per un isolamento fittizio, dove i drammi appaiono più descrittivi che realmente vissuti, stucchevoli, privi di sostanza e superficiali. Gli appartenenti alla Scapigliatura vengono soprannominati "Eredi decaduti del primo romanticismo" , giudizio negativo, dato per l'incomprensione. Questo movimento è' tipicamente lombardo e piemontese, sviluppatosi tra il 1860 e il 1880 che raggruppa sia poeti che musicisti (artisti) che si identificano in una posizione di avversione, opposizione nei confronti del Romanticismo e dei grandi autori del primo Romanticismo come Manzoni con il suo moralismo e la sua educazione cattolica. Il titolo della corrente Scapigliatura deriva dal titolo di un romanzo di Cletto Arrighi (Carlo Righetti): " La Scapigliatura e il 6 febbraio". L'aggettivo scapigliato indica "arruffato, relativo al disordine" abituato ad una vita sregolata, è propriamente la traduzione del bohémien francese, artista vagabondo che vive senza principi morali. Il romanzo di Arrighi s'incentra sulla storia di sette giovani che danno vita ad un gruppo "Compagnia brusca", una sorta di setta a sfondo patriottico che si prefiggeva due obiettivi, il primo era di organizzare una rivolta lombarda contro gli austriaci e il secondo era di vivere una vita sregolata. È' un testo emblematico (significativo) da cui emerge la necessità o meglio l'esigenza di attuare rinnovamenti culturali con l'apertura all'avanguardia europea. L'importanza letteraria è' irrilevante. Gli scapigliati appartengono alla borghesia, ma si ribellano agli ideali borghesi ovvero all'idea di uno stato unitario. Essi rappresentano lo sbandamento della cultura italiana, l'incertezza, il deragliamento, l'indecisione, l'ambiguità dia nel senso politico tra l'unità e gli ideali risorgimentali e romantici. Gli scapigliati apprezzano molto il romanzo naturalista e con la visione della realtà a 360* con tematiche che mai avrebbero avuto accesso nella letteratura come il tema del brutto, del deforme, anormale e demoniaco.

Il Verismo I presupposti teorici si riallacciano al naturalismo francese. Solitamente si stabilisce la data dell'avvio della corrente verista al 1866, anno della scrittura del saggio "La filosofia positiva" dello storico Villari e il metodo storico che segna l'inizio ufficiale. Sulla scia di questo saggio vengono pubblicati alcuni scritti teorici che contengono gli elementi cardine del verismo italiano di Luigi Capuana, amico e contemporaneo di Verga; il quale aveva ripreso e tradotto in italiano con alcune correzioni della teoria naturalista, con correzioni riguardanti il canone dell'impersonalità. Tra le sue affermazioni più importanti afferma che l'arte verista debba ridurre a materia d'arte la materia italiana, il contesto italiano, ritraendolo dal vero, riproducendolo per ciò che veramente e'. Il romanzo verista deve creare storie e personaggi in cui si senta la vita morale, sentimentale ed affettiva dei ceti più bassi nella sua verità: la ricerca del vero di eredità manzoniana, la verità cruda e nuda della realtà, divenendo un potente strumento di osservazione della realtà in grado di restituire il meccanismo delle passioni nel loro sorgere e tramontare, rinunciando al tempo stesso ad ogni forma di giudizio.

Accanto ad egli c'è Verga che concretizza queste idee, esprimendole in arte, in particolare la novella parte di "Vite dei campi" (raccolta di novelle) , "L'amante di Gramigna", preceduta da una lettera che rappresenta la prefazione in cui Verga esprime alcuni concetti che rappresentano il manifesto dell'arte verista: il canone dell'impersonalità dell'opera d'arte, ovvero che il romanzo deve sembrare essersi fatto da se' senza che la mano dell'artista venga colta. In modo tale che il processo debba rimanere misterioso. Il romanzo è' l'impronta del reale, senza punto di contatto con il suo autore. Verga si rivolge a Farina. Bisogna fotografe la realtà, esprimendola nuda e schietta, la vera protagonista del romanzo, espressa con scrupolo scientifico, realtà interiore analizzata con obiettivo, scrupolo scientifico. La fotografia è' soggettiva e non oggettiva, perché si sceglie l'obiettivo quella realtà da fotografare, e non esiste un pieno oggettivismo (adesione sincera e totale all'oggetto della narrazione).

Alle radici del Verismo c'è la realtà italiana post unità, particolare con tutte le sue problematiche. Vi è la presa di coscienza per cui il risorgimento appare come una rivoluzione mancata, che non ha portato agli obiettivi

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prefissati, anzi ha portato forti squilibri tra il Nord e il Sud (brigantaggio) . Tutte determinazioni un riflesso nel romanzo, una situazione tipica a seconda delle regioni: ambientazione agricola, cittadina, il problema del proletariato urbano, la questione sociale, l'ambientazione propria. Il romanzo deve essere una "ricostruzione intellettuale", che deve registrare i dati materiali, la mentalità e la psicologia, di fatto Verga prima di descrivere le realtà nei suoi romanzi la fotografa, studia gli usi, i costumi locali, recupera le raccolte di proverbi, ricostruisce abitudini e mentalità, adottando l'artificio della regressione (Baldi), ovvero l'arretrare dalla propria visione intellettuale del mondo, per assumere per calarsi nell'ottica, nel sistema di valori e modi esprimersi della comunità popolare protagoniste delle sue vicende.

La poetica verghiana si basa sui canoni dell'oggettività e dell'impersonalità, eredi del Naturalismo Originalità nel canone dell'impersonalità (il rifiuto di lasciar trapelare la riflessione ed il commento dell'autore), seppur non messo in pratica in modo rigoroso, perché c'è sempre la partecipazione dell'autore, connesso alle vicende narrate, dove si coglie il pathos dell'autore dalla mano. È' presente una consapevolezza ideologica nuova rispetto al naturalismo francese. Gli autori naturalisti mostrano nei loro romanzi un impegno sociale di matrice politica, cosa assente nel Verismo, perché l'autore è meno preparato da un punto di vista politico e sociale, mentre è così chiaro, e solido il suo intervento si esaurisce in quello letterario. Zola denuncia le ingiustizie sociali, le condizioni prive di diritti dei minatori, e crede in un miglioramento. Verga è' conservatore, nutre sfiducia nei confronti del progresso della scienza, e lo critica poiché esclude qualsiasi trasformazione in positivo nella società. Se Zola romanziere-scienziato descrive il mondo patologico della metropoli parigina, Verga è si concentra sullo studio dei meccanismi che condizionano le vicende di singoli e di comunità arcaico-culturali, una volta esterne alle nuove ideologie dell'utilitarismo e del profitto, ora si vedono costrette ad entrare in contatto con esse, rischiando di perdere i propri tratti, i valori originali del mondo rurale, sano. Verga si concentra sulla dimensione antropologica, esplorando temi sulla famiglia, sulla vita nei piccoli borghi, depositari di valori tradizionali tematiche che vanno a confluire in un'opera letteraria che cerca di oltrepassare il puro documento restituendo un quadro antropologico-sociale della vita umana, con sue passioni umane questa ricerca del vero poetico di Manzoni. Altra funzione del romanzo verghiano e' l'indiretta funzione di denuncia sociale, indagine indirizzata sulle particolarità regionali e locali, in particolare modo della Sicilia.

Il linguaggio Nonostante la ricerca del vero della realtà, Verga rifiuta l'assunzione diretta del dialetto, plasmando una sintassi artificiale e originale, che comprende nelle strutture linguistiche le cadenze e i ritmi del dialetto siciliano. Inoltre la forma, affermerà Verga nella prefazione dei Malavoglia, deve essere inerente al soggetto della narrazione, adottando il linguaggio del personaggio con le sue espressioni, modi di dire, gergo e stereotipi: per cui non deve essere percepito il distacco tra la voce narrante e quella dei personaggi.

Il narratore Verga predilige un narratore anonimo corale popolare che sfrutta il discorso indiretto libero, e racconta i fatti dall'interno di una comunità di cui condì deve la mentalità, i valori, e i modi linguistici, una sorta di impersonificazione della comunità da cui prenderà le distanze per denunciare indirettamente le incomprensioni nei confronti dei suoi protagonisti dello stesso paese. Di fatto la distanza tra il punto di vista del narratore e della comunità a cui da voce (quello dell'autore), si manifesta per via indiretta dando una precisa visione ideologica della società e sul suo sistema di valori, attraverso l'artificio dello straniamento. Questa tecnica si basa sul far apparire al lettore "strano" ciò che è' normale e viceversa ( lat. extraneare, allontanare). L'apparente giudizio della comunità non è' altro che il pregiudizio che il lettore non condivide, ed è' in questo modo che avverte il distacco tra il punto di vista del narratore e dell'autore, in questo silenzio si percepisce la posizione dell'autore, la sua critica e la sua vera visione del mondo. La gerarchia dei valori all'interno dei romanzi verghiani va rovesciata e vista come una gerarchia improntata ai principi economicistici.

Studioso Alberto Asor Rosa Il carattere di Verga e' la regressione, ovvero il distacco dalle fonti dell'esistenza, processo che si innesca quando la nostalgia delle proprie radici prevale sulla vita metropolitana, chiusa nelle mura di città, di provincia, di regione. La città diviene un centro della modernità chiuso verso l'esterno, dove tutto orbita al suo interno con i suoi meccanismi oppressivi basati su contatti domarli, su una cultura artificiale, sul disingannano artificiale, sulla prevalenza del singolo sull'altro attraverso la spietata concorrenza. Il nucleo della poetica verghiana si basa sulla distanza che prende l'autore dal soggetto narrato e al tempo stesso la sua immedesimazione che ci fa comprendere la tragicità dei personaggi delle sue opere.

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Le fasi della produzione letteraria

Fase catanese 1856-1865 Da inizio alla letteratura siciliana, è' la fase di formazione dove Verga si avvicina alla cultura scientifica e positivista, e materialista. Scrive i suoi primi romanzi di stampo storico e patriottico, poiché leggeva storie di stampo romantico risorgimentale. Si ispira ai romanzi francesi e scrive a sedici anni il suo primo romanzo "Amore e patria" sul contesto della rivoluzione americana, che decide di non pubblicare. Nel 1857 intraprende gli studi giuridici a Catania, ma presto decide di abbandonarli per dedicarsi alla pubblicazione del romanzo "I carbonari della montagna" (1861-62) una storia sul l'opposizione della carboneria calabrese a Giacchino Murat. In seguito decide di dedicarsi alla letteratura e al giornalismo. Nel 1863 pubblica sulla rivista "La nuova Europa" di Firenze il romanzo "Sulle lagune" ambientato a Venezia, narra la storia amorosa tra una ragazza italiana e un giovane ungherese, due innamorati che annegano nel Veneto, incapaci di colmare la distanzia politica con la loro passione amorosa. Dal 1860 al 1864 vive l'esperienza della spedizione garibaldina dei Mille arruolandosi nella Guardia Nazionale.

Seconda fase 1865-1872 Da Sicilia a Firenze (dove incontra Luigi Capuana), si stabilisce a Firenze centro della cultura italiana e capitale d'Italia, dove frequenta salotti letterari, e conosce diversi intellettuali del tempo, tra cui il patriota e scrittore Francesco Dall'Ongaro, esponente del Secondo Romanticismo. Entra in contatto con la letteratura rusticana che viene rivalutata dalla critica, è' un tipo di letteratura di ambientazione popolare, molto legata alla vita di campagna, ed ai valori agresti: essa funge da modello per le prove narrative di Verga in questa fase, e scrive "Una peccatrice" (1866) narra la storia di una passione tragica tra un giovane aspirante scrittore e una contessa con la tematica della crisi del giovane che cerca di dominare l'infatuazione amorosa e e la sua ricerca del successo, e "Storia di una capinera"(1871). In particolare quest'ultimo romanzo riscuote un grande successo, poiché grazie anche agli scrittori precedente come Diderot "Storia di una monaca" e la microstoria della monaca di Monza manzoniana, Verga riprende il tema della monacazione forzata di una fanciulla Maria, inserita all'interno di un romanzo epistolare dal tono patetico-sentimentale. In "Storia di una capinera" la storia si sviluppa attorno alla figura di Maria giovane destinata alla vita monastica di Napoli che a seguito del colera si trasferisce per un certo periodo presso la sua famiglia, dove conosce un giovane di cui si innamora, ma ben presto ritorna al convento luogo che segna la sua fine, "gabbia della capinera" che tronca le sue illusioni giovanili e la avvicina alla morte.

Terza fase, la fase milanese 1872-1874 Nel 1872 Verga si trasferisce a Milano, centro culturale ed editoriale d'Italia ed è qui che ha inizio la fase decisiva per la successiva produzione letteraria. Nei salotti e nei caffè letterari conosce gli esponenti della Scapigliatura, quali i fratelli Boito ed Emilio Praga, conosce il Positivismo, ha modo di ampliare la sua cultura letteraria con i romanzi francesi di Balzac, Flaubert e Zolá e con i romanzi russi di Tolstoj, Dostoevskij e Turgenev. In quegli anni entrano in crisi i valori risorgimentali romantici, e si sviluppano i primi elementi di un critica sociale anti borghese sempre in chiave moralistica e pessimistica. Conosce il suo futuro editore Treves. Scrive tre romanzi Eva (1873) romanzo nel quale si affronta il conflitto tra la purezza dell'artista e la mercificazione dell'arte, Tigre reale (1873-75) e Eros (1874) romanzo incentrato su un eroe della società aristocratica incapace di cambiar vita finisce per essere consumato dalle passioni fittizie per cui si uccide Verga in esso condanna il conformismo borghese, collocati nell'ambito sentimentale-romantico sono segnati dalle tonalità tragiche, politiche, collegati ad ideali romantici. In Tigre reale il personaggio principale Giorgio La Ferlita uomo sposato, s'invaghisce di una giovane contessa russa Nata in cura a Firenze, per cui abbandona tutto. Nata e' una dama passionale, donna fatale ed esotica destinata ad una breve esistenza in solitudine, che vive una forte gelosia amorosa contrastante, ovvero fatti contrasti, allontanamenti ed avvicinamenti. Eros invece conclude la fase di questi romanzi sentimentali-romantici, poiché il 1874 e' l'anno della conversione verista di romanzi dall'ambientazione borghese, dove appare la tematica del "Ciclo dei vinti", già manifesto in Eros in cui il protagonista si configura come un uomo vinto, sopraffatto.

Quarta fase 1974-1875 Fase dell'avvicinamento progressivo al verismo a Milano. Nel 1874 Verga pubblica la bozza di una novella "Nedda" definito "bozzetto siciliano" di genere rusticano, di ambiente contadino. Qualcuno ha definito questo bozzetto come prima opera verista di Verga, ovvero un approdo al Verismo per la prima volta, poiché l'ambientazione e' rusticana, contadina, con al centro le sue problematiche e i suoi personaggi umili. Purtroppo

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la critica attuale ha notevolmente ridimensionato il valore della novella, poiché l'approdo al Verismo sarà testimoniato dal cambiamento di tecnica narrativa più che di ambientazione. Nel 1875 Verga pubblica una lettera rivolta all'editore milanese Treves, nella quale afferma di lavorare ad un progetto in corso "bozzetto marinaresco" a cui ha dato il titolo di Padron N'toni (prima idea del romanzo "I Malavoglia"). Nedda e' l'infelice storia di una raccoglitrice di olive, la quale rassegnata dal proprio destino di povertà e di stenti, appare il tema del l'esclusione sociale e della logica economica che si traduce nella legge del più forte. Il narratore e' esterno e il linguaggio non si oggettiva alla protagonista.

Quinta fase, approdo al Verismo (1877-1878) Verga viene raggiunto da Capuana e va a Milano per ingaggiare una "battaglia letteraria" ritenuta importante per la messa in atto di uno svecchiamento o meglio rinnovamento letterario ed aprirsi al Naturalismo francese. Capuana delinea i capisaldi del nuovo modo di scrivere il romanzo con "Giacinta", dove intende mettere in pratica la teoria. Il confronto con le idee di Capuana per Verga risulta importante per l'avvicinamento al Verismo. Nel 1877 esce l'opera di Zolá "L'assomoire" ovvero l'ammazzatoio, romanzo che Verga legge e ne rimane entusiasta, e di fatto sia l'incontro con Capuana che la lettura di questo romanzo, diventano decisive per l'adozione di tecniche narrative diverse. La questione meridionale.. Ma il 1877 e' un anno importante anche sotto il profilo sociale, ovvero per la pubblicazione dello studio " La Sicilia nel 1876", noto come "Inchiesta in Sicilia" dei parlamentari Franchetti e Sonnino: studio che documenta le piaghe sociale nel Meridione ed insieme agli studi di Villari, questi materiali manifestano la delusione post unitaria e la crisi degli ideali risorgimentali.

Nel 1878 Verga abbraccia finalmente il Verismo Nello stesso anno scrive "Fantasticheria" una novella importante, secondo l'interpretazione di Sciascia e' il primo autentico prodotto dell'avvenuta adesione al Verismo. È' un novella che contiene novità tecniche, stilistiche che segnano un cambiamento rispetto al passato. Trama Una signora nobile, elegante che viaggia in treno in compagnia di Verga, durante il viaggio scorge il paesino di Aci Trezza ( paese dei pescatori, Malavoglia), ed esprime il desiderio di fermarsi e di sostarvici. Quando scende si accorge dell'ambiente si annoia, chiedendosi come si possa vivere una vita intera in una tale monotonia, accontentandosi di una vita del genere semplice, ed immediatamente sente il desiderio di allontanarsene. La novità di questa novella sta nella contrapposizione dei due punti di vista, ovvero del punto di vista esterno alla realtà urbana di Aci Trezza (la signora): focalizzazione esterna, l'impossibilità di cogliere quel mondo che non viene compreso e nel quale il personaggio non si vuole calare. A questo punto di vista si contrappone l'esigenza di una visione interna, per la quale è' necessario calarsi in quella realtà, per capirne i valori, e i modi di vivere: ed è' questa contrapposizione della focalizzazione tradizionale esterna del romanzo ad una focalizzazione interna, che rappresenta la base della tecnica narrativa del Verismo di Verga, della sua piena stagione.

Verga inizia a parlare di regredire all'interno di una realtà, di calarcisi dentro, spogliandosi della propria ideologia, dove il narratore deve "spersonalizzarsi" per assumere il punto di vista della realtà che vuole capire. Le tematiche fondamentali sono la religione, la famiglia, e il lavoro, temi approfonditi nei Malavoglia dove i valori di una civiltà contadina, arcaica stanno scomparendo. L'allontanamento rappresenta la rottura dell'unità della famiglia, in una società patriarcale che sta scomparendo e di cui si ha nostalgia o forse è solo una società in evoluzione?

Novità tecnica Nella lettera del maggio 1878 Verga confessa a Capuana di aver distrutto il bozzetto "Padron N'toni" e di aver deciso di intraprendere il progetto di un romanzo, "I Malavoglia" e di cui progetta la realizzazione.

Sesta fase della produzione verghiana e ultima 1880-1889 Fase matura del primo Verismo nella quale pubblica due raccolte di novelle "Vita dei campi" (1881) a Milano, "Novelle rusticane" (1883) dalla struttura centrale economico patriarcale e contadina del piccolo borgo, e i "Malavoglia" (1881) e infine "Mastro-don Gesualdo" (1889). Altre raccolte di novelle "Per le vie" e "Vagabondaggio" (1887), tentativo di narrativa veristica, ma di ambientazione cittadina a Milano, dove i protagonisti sono i miseri, gli emarginati, gli ultimi impegnati nella lotta quotidiana per la vita. In

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"Vagabondaggio" la dimensione di questa irrequietudine deriva da uno spregiudicato inseguimento del proprio interesse o da una disperata rassegnazione al bisogno che impone questo continuo errare. "Vita dei campi" e' una raccolta che comprende otto novelle, diviene per argomento in due gruppi: nel primo affronta l'omicidio d'amore, ovvero intesa come una passione divoratrice, causa scatenante attribuita della tragedia di cui fanno parte i racconti "Cavalleria rusticana", "La pentolaccia", "La lupa", e "Jeli il pastore". Al secondo gruppo appartengono quattro novelle, di tematica varia e sono: "Fantasticheria", "L'amante di Gramigna", "La guerra dei santi" (guerra sostenuta fra i devoti di due santi) e "Rosso Malpelo". Le novelle rusticane hanno un'ambientazione rusticana, contadina, agreste, sono incentrate su un protagonista caratterizzato da isolamento e marginalità rispetto all'ambiente circostante, nel quale Verga tratta la tematica della miseria umana totale (esteriore ed interiore) e della roba (ansia del possesso). Queste novelle rappresentano l'affresco della società siciliana del 1870, anno nel quale Verga registra il fallimento degli ideali risorgimentali, basati sul patriottismo eroico, e descrive la lotta dell'uomo impotente nei confronti della violenza della natura de ella prevalenza del potere religioso, economico e giudiziario. I protagonisti non sono tanto singoli quanto la massa, a parte Mazzaro'. Questa raccolta rappresenta un autentico laboratorio nel quale Verga sviluppa il componimento del Mastro-don Gesualdo. Dal punto di vista stilistico e' presente il discorso indiretto libero con descrizioni spesso grottesche (degli aspetti della vita tragici e drammatici), e con un certo distacco ironico. A “Novelle rusticane” appartengono le novelle: "La libertà", "La roba", e la composizione di Mastro-don Gesualdo.

Nel 1894 Verga decide di tornare in Sicilia e di rimanervici fino alla morte, vivendo una fase letteraria caratterizzata dall'assenza di opere.

Il pessimismo di Verga: determinismo, utilitarismo, l’uomo senza valori, soccombe Cultura meridionale Verga vive il fallimento dell'unità d'Italia ed è un intellettuale che comprende la perdita di questo ruolo nella società contemporanea, studia a conosce il Positivismo. Verga e' un ateo ed un materialista per cui concepisce l'esistenza come oggetto del dominio degli egoismi individuali e della logica del profitto economico. Infine Verga e' determinista, ovvero concepisce l'uomo come essere privo di arbitrio, per cui tutto ciò che caratterizza l'uomo è dovuto all'ambiente in cui vive, al periodo storico e all'ereditarietà biologica, caratteristiche che e' plasmano l'individuo, condizionando il suo destino e la sua storia. Inoltre è' presente il dominio della fatalità, un destino che pesa su tutti e costituisce il limite delle aspirazioni umane. Ed è' questa visione che comporta un profondo pessimismo di matrice filosofica, un pessimismo che abbraccia la realtà circostante. Pessimismo verghiano: Positivismo (ovvero un pessimismo che affonda le radici nel Positivismo) come il Pessimismo leopardiano: Illuminismo. Rinuncia alle proprie radici per stare meglio, perdita dei valori che indebolisce l'uomo e lo fa soccombere sotto i più forti. Da questo pessimismo deriva il tema dell'ostrica, che nel momento del distacco muore, e la stessa cosa accade a coloro che si allontanano dalla roccia, ovvero dai valori famigliari, sani, originali, puri. Le persone che si distaccano da questi valori dopo essersi avventurati su strade sconosciute sono destinati al fallimento, alla morte, alla perdita fisica e morale di se stessi. Personaggio principale di tale concezione e' la figura di N'toni, che rimane escluso al ritorno dal mondo ad Aci Trezza, e non riesce più ad integrarsi in quella realtà, mentre la famiglia dei Malavoglia si fa carico di preservare i valori dell'onestà rispetto alla nuova società basata sull'utile.

Il ciclo dei vinti: analisi sincera e lucida della realtà e la denuncia del progresso. Piramide sociale, dal semplice al complesso Prima di scrivere i "Malavoglia" Verga ipotizza la creazione del cosiddetto "ciclo dei vinti" composto da cinque romanzi ovvero "I Malavoglia"(villaggio di pescatori, in cui si attua la lotta per i bisogni materiali) "Mastro-don Gesualdo" (aristocrazia decaduta e borghesia in ascesa in una cittadina provinciale, dove il movente è' l'avidità di ricchezze), "La duchessa di Leyra"( nobiltà, motore e' la vanità aristocratica) "L'amorevole Scipioni"(mondo della politica, motore ambizione) e "L'uomo di lusso"( mondo degli artisti e degli intellettuali, motore auto scienza di tutti gli istinti che muovono il mondo sociale). Verga voleva ritrarre ed analizzare la formazione delle passioni, dei desideri umani nei vari livelli sociali, dimostrando inoltre che uno degli stimoli nella vita sociale e' il desiderio irrefrenabile di crescere, di migliorare la propria situazione, di uscire dai limiti sociologici, di avere sempre di più, allontanandosi dalla classe sociale in cui è' stato posto. Questa ansia sociale di crescere e' in progressivo aumento, in base al livello sociale.

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Bisogna innanzitutto precisare che Verga da un lato non ripudia la visione progressiva della storia della sua epoca, mentre dall'altro vede il progresso come una macchina mostruosa che stritola e distrugge i deboli, i vinti, eppure non si rifugia nel recupero nostalgico del passato, bensì cerca di mostrare le tragedie individuali, i drammi e le sconfitte collettive che si nascondono dietro il progresso. I vinti sono i protagonisti di questo desiderio di crescita, coloro che si affannano durante la loro vita nella ricerca, nella crescita, nel miglioramento continuo della propria posizione, ascesa anche se il loro destino è' già segnato dal fallimento. Il percorso dei vinti se visto da lontano, sembra la conquista verso il progresso, un percorso di crescita positivo, ma se osservato più da vicino si capisce che si tratta di un percorso caratterizzato da cadute, e drammi. La vita è vista come una grande fiumana che travolge tutti sulla sponda, tutti coloro che non si accontentano del loro destino e vengono schiacciati dalle leggi e dalla lotta per la vita è della selezione naturale. L'uomo asseconda questo meccanismo della fiumana e delle sue leggi, con il suo comportamento improntato sull'egoismo e sull'etica del guadagno seppur dietro ad esso vi siano sopraffazioni, dolori e sofferenze uscendone sconfitti dalla vita. Questo percorso di romanzi si esaurisce con Mastro-don Gesualdo, perché abbandona la prospettiva ai primi due romanzi.

Nei Malavoglia il nonno Padron N'toni vende la casa del Nespolo per la famiglia crolla per un debito, Mena e Alessi cercano di mettere in atto i valori e gli affetti famigliari, comprando la casa del Nespolo. Definizione di Vinti: coloro che sono stati sconfitti dalla storia, dal progresso, ovvero individui dispersi, le masse dimenticate, sono i veri protagonisti verghiani.

Commento a Rosso Malpelo Il questa novella e' presente il pregiudizio del pelo rosso, ovvero del protagonista Rosso Malpelo, che dopo la morte del padre si cala nel suo ruolo ovvero del minatore. Malpelo non ha che un solo amico, Ranocchio un ragazzo fisicamente e moralmente fragile, il quale cerca di educare e di fargli comprendere la durezza della vita con severità e rigore, quasi ogni tanto sfogando il male che gli stessi coetanei e famigliari sfogano sullo stesso Malpelo. Il narratore in questo racconto e' anonimo corale che descrive il ragazzo da più persone . Rosso Malpelo prova un valore affettivo anche per gli attrezzi del padre, figura autorevole nella quale il ragazzo cerca di calarcisi utilizzando i suoi attrezzi per lui pesanti. La mentalità degli abitanti e' chiusa e circoscritta nell'utilitarismo, e ciò si percepisce dalla regressione e dello straniamento attraverso il giudizio popolare molto superficiale. Malpelo e' cosciente della propria esclusione, accetta i soprusi, la sua condizione di escluso, ne prende atto e non si ribella, comprende le regole della vita è della natura creandosi una rozza filosofia che gli permette di comprendere la brutalità del mondo e di capire il motore dell'interesse umano. Rosso si ritiene superiore agli altri perché è in grado di interpretare e spiegare e per questo non reagisce alle angherie e alle ingiustizie, addossandosi perfino tutte le colpe di cui non è' colpevole. La sua sottomissione e' l'espressione di un meccanismo duro, una legge dalla quale non può scappare o mutare, almeno sceglie di vivere in modo consapevole una vita bestiale dal lavoro insensato e crudele. L'azzurro del cielo nel racconto simboleggia il desiderio di una vita diversa, un breve sogno. Malpelo e' il portatore dell'ideologia di Verga. Es. di straniamento: alla morte del padre Malpelo reagisce chiude suoi in se stesso e rinunciando al cibo, atteggiamento presentato "strano" per confermare la sua natura malvagia. Malpelo appartiene all'ambiente edile minatori, dunque appartiene al livello più basso della scala sociale. La lupa La lupa e' un personaggio dai tratti mitici, e' una donna di matura età, passionale, aggressiva, magra (magrezza, simbolo della nobiltà), alta e e pallida, una donna senza regole, e' un personaggio al di fuori dell'ambiente in cui vive. Questa donna viene descritta attraverso le sensazioni dei personaggi, descritta degli abitanti, la sua figura e' filtrata dal pregiudizio. La lupa e' in grado di vivere i sentimenti in maniera pura, e non accetta le leggi morali e utilitaristiche. È' un'esclusa, simbolo dell'istinto naturale che lo vive allo stato pura senza cadere nella volgarità. No i sposa Maricchia per la situazione economica, fine rivolto all'utile, aspetto che ripeschiamo il paese e inoltre facendolo sposare con sua figlia si assicura il modo per averlo per se. Descrizione del giovane lirica, seduzione, magnetismo, istintualità fino all'ultimo. La lupa alla fine della novella viene uccisa e consapevolmente ella va ad affrontare il suo destino, dicendo simbolo della volontà/ voluttà fino alla morte. È' il giovane ad uccidere la lupa a causa della sua disperazione, poiché non riesce più a sottrarsi al suo magnetismo. Il possesso: Maricchia viene privata dalla sua proprietà che si prende il marito e dall'uomo. Il popolo sembra attenersi al codice sociale La roba: Possesso concreto, tipico della mentalità del contadino, del popolo volta al l’utile. La novella sembra aver e dei tratti fiabeschi quando Verga parla degli enormi possessi di Mazzaro', archetipo dei personaggio.

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Trama simile al rapporto di Zeno con la moglie..

Raffinare uno stile letterario capace di riprodurre nel lessico, nella sintassi, e nel ritmo la parlata dei suoi umili personaggi e dei suoi borghesi arricchiti e timorosi della morte e disperati di perdere la loro roba. Verga cercava una lingua che fosse fotografia esatta della realtà e del suo dolore e gli consentisse di trasferire nel romanzo, genere duttile elaborato nell'età romantica: "una fantasmagoria della lotta per la vita che assume tutte le forme, dalla ambizione all'avidità del guadagno e si presta a mille rappresentazioni del gran grottesco umano; lotta provvidenziale che guida l'umanità , per mezzo e attraverso tutti gli appetiti alti e bassi, alla conquista della verità.” Verga comprende infine che la realtà è cruda, nuda, silenziosa, indifferente ai sentimenti umani impossibile da riprodurre con il suo realismo, bensì solo con la fotografia, dove l'occhio umano distende il suo sguardo sul mondo. Per cui sia fotografia che letteratura consistono nella ricerca della comunicazione icastica, immediata che nella forma breve della novella o in quella istantanea della pellicola fotografica colga e descriva una condizione determinata storicamente e geograficamente. Povertà, obiettivo privilegiato che stimola nell'osservatore una forte risposta emotiva e una serie di riflessioni esistenziali sul senso della vita è sul dolore.

Verga è' di origini borghesi, viene da una famiglia di agiati proprietari terrieri catanesi.