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Epica antica classica cavalleresca 1 volume C sezione 1 unità 1 A FacendoriferimentoaquantohaiimparatoinquestaUnità,indicaseleseguentiaffermazionisono vereofalseesottolinealeparolecherendonofalsal’affermazione. 1.   Mito significa «racconto».  V F 2.   Secondo Platone il mito non è un modo valido per conoscere la verità.  V F 3.   Apollodoro ed Esiodo sono autori di alcuni dei miti più famosi.  V F 4.   La mitologia è lo studio dei miti.  V F 5.   Una cosmogonia è una spiegazione mitica delle origini del mondo.  V F 6.   I mitemi sono unità minime che concorrono alla costruzione del mito.  V F 7.   I personaggi del mito sono spesso uomini comuni alle prese con eventi straordinari.  V F 8.   Il mito colloca gli eventi in un tempo fuori dalla storia.  V F B Rispondialleseguentidomande,facendoriferimentoaitestichehailettoinquestaUnità. 9.   A quale parte della Bibbia appartiene la Genesi? Che cosa racconta? 10.   Quale scopo hanno nel racconto biblico le indicazioni precise di tempo e luogo? 11.   Quale elementi di differenza sono presenti nei testi che hai letto sul tema del diluvio? 12.   Quali verità storiche adombra il mito del Minotauro di Creta?  Totale punti ...... / 8 ...... / 12 ...... / 20 VERIFICA SOMMATIVA EPICA 1.1 CONOSCENZE .................................................... .................................................... ....................... ............................... cognome nome classe data

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Epica antica classica cavalleresca 1 volume C sezione 1 unità 1

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.   Mito significa «racconto».  V  F

  2.   Secondo Platone il mito non è un modo valido per conoscere la verità.  V  F

  3.   Apollodoro ed Esiodo sono autori di alcuni dei miti più famosi.  V  F

  4.   La mitologia è lo studio dei miti.  V  F

  5.   Una cosmogonia è una spiegazione mitica delle origini del mondo.  V  F

  6.   I mitemi sono unità minime che concorrono alla costruzione del mito.  V  F

  7.   I personaggi del mito sono spesso uomini comuni alle prese con eventi straordinari.  V  F

  8.   Il mito colloca gli eventi in un tempo fuori dalla storia.  V  F

B  Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

    9.   A quale parte della Bibbia appartiene la Genesi? Che cosa racconta?

  10.   Quale scopo hanno nel racconto biblico le indicazioni precise di tempo e luogo?

  11.   Quale elementi di differenza sono presenti nei testi che hai letto sul tema del diluvio?

  12.   Quali verità storiche adombra il mito del Minotauro di Creta? 

Totale punti

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vErificA SOMMATivA EPicA 1.1 cOnOScEnzE

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Epica antica classica cavalleresca 2 volume C sezione 1 unità 1

Esiodo

ZEUSTeogonia, VIII sec. a.C. • Lingua originale greco antico

Nella Teogonia Esiodo racconta la nascita di Zeus. Questi deve la sua esistenza alla forza e alla volontà di Rea, che riesce, con l’aiuto dei suoi genitori Gaia e Urano, a sottrarlo alle fauci del padre, che, per la paura di essere spodestato, aveva mangiato tutti gli altri suoi figli. La storia sottolinea nella figura di Rea la forza della donna-madre, che combatte strenuamente perché non vuole rinunciare al diritto di procreare e crescere i propri figli, dall’altro il timore dell’uomo-padre di perdere il proprio ruolo, di dover cedere il proprio potere alla nuova generazione.Con Zeus, il cui nome significa «dio del cielo diurno», si conclude la lotta tra gli dei per la supremazia tra padri e figli: già Urano aveva relegato nel Tartaro i suoi figli, tra cui Crono, che lo aveva infine evirato e spodestato, ma che, come il padre, aveva cercato di eliminare la propria discendenza. Zeus diventa così il signore riconosciuto degli dei, rasserena il loro mondo, dando inizio a un regno privo di forti conflitti.Esiodo racconta la vicenda con ricchezza di particolari e con un ritmo narrativo che evoca tutta la forza della lotta tra gli dei.

Rea1 poi, unitasi a Crono, partorì illustri figli:Istie, Demetra e Era dagli aurei calzari,e il forte Ade che sotto terra ha la sua dimora,spietato nel cuore, e il forte tonante Ennosigèo,e Zeus prudente, degli dèi padre e degli uomini;sotto il suo trono trema l’ampia terra.Ma questi li divorava il grande Crono, appena ciascunodal ventre della sacra madre ai suoi ginocchi arrivava,e ciò escogitava perché nessuno degli illustri figli di Urano2

fra gli immortali avesse il potere regale.Infatti aveva saputo da Gaia e da Urano stellatoche per lui era destino l’essere vinto da un figlio,per forte che fosse, per il volere di Zeus grande;a ciò non inutile guardia faceva, ma sempre in sospettoi figli suoi divorava, e un dolore crudele teneva Rea.E quando Zeus3, padre degli dèi e degli uomini, prossima fua partorire, allora pregò i genitorisuoi, Gaia e Urano stellato,di darle consiglio perché potesse nascondere il suo parto,il figlio suo caro, ed egli placasse le Erinni4 del padre di quelloe dei figli che divorava il grande Crono dai torti pensieri.

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1.   Rea: uno dei Titani, sorella di Crono con cui si sposò, era dea della fecondità; Istie, o Estia e Vesta per i Romani, era dea del focolare dome-stico, protettrice della pace; Demetra, Cerere per i Romani, personificava la forza generatri-ce della terra; Era, Giunone, fu poi moglie di Zeus; Ade era il dio dell’oltretomba; Ennosi-

gèo (Enosigeo), letteralmente «scuotitore della terra», era l’epiteto usato per Poseidone, il dio del mare, capace di scatenare i terremoti.

2.   Urano: personificazione del cielo stellato.3.   Zeus: è complemento oggetto di partorire.4.   Erinni: divinità che perseguitavano coloro

che avevano commesso delitti di sangue.

vErificA SOMMATivA EPicA 1.1 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 3 volume C sezione 1 unità 1

Costoro la figlia ascoltarono e i suoi voti esaudirono,e a lei rivelarono quanto dal fato era fissato avvenisseriguardo a Crono sovrano e al figlio dal forte cuore.E la mandarono a Lieto5, nel pingue paese di Creta,affinché il suo ultimo figlio potesse partorire,Zeus grande; lui accolse Gaia6 prodigiosanell’ampia Creta, da nutrire ed educare.Lui dunque portando essa giunse veloce nella nera nottedapprima a Lieto, e lo nascose, prendendolo con le sue mani,in un antro scosceso, sotto i recessi della terra divina,nel monte Egeo, coperto di folta foresta.A quello poi, avvolta di fasce, una grande pietra essa detteal figlio d’Urano grande signore, primo re degli dèi;egli la prese con le sue mani e giù la inghiottì nel suo ventre,sciagurato, e non pensava nel cuore che,al posto del sasso, suo figlio invitto e indennegli era rimasto, e che quello presto lo avrebbe vinto per forza di braccia,cacciato dal trono e fra gli immortali avrebbe regnato.Presto la forza e le membra gloriosedi tale signore crebbero e volgendosi gli anni,ingannato per gli accorti consigli di Gaia,il grande Crono dai torti pensieri risputò i suoi figliolivinto dalle arti e dalla forza del figlio.Per prima vomitò la pietra che ultima aveva mangiato,e che Zeus fissò sulla terra dagli ampi cammini7,in Pito8 divina, sotto i gioghi del Parnasoche un segno fosse in futuro, meraviglia per i mortali.Poi sciolse i fratelli del padre9 dai lacci funesti,la stirpe di Urano che il padre nella sua follia incatenò;ed essi furono memori a lui di gratitudine per i suoi benefici;gli diedero il tuono e il fulmine fiammeggiantee il baleno10 che prima Gaia prodigiosa teneva nascosti;fidando in questi11 comanda ai mortali e agli immortali.

Esiodo, Teogonia, trad. G. Arrighetti, RCS libri, Milano 1998

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  5.   Lieto: Lictos, vicino a Heraclion, la capitale di Creta.

  6.   Gaia: la divinità femminile della Terra.  7.   fissò… cammini: rese stabile sulla terra da-

gli ampi spazi, largamente percorribili.  8.   Pito: antico nome di Delfi, da cui deriva il

nome Pizia, la sacerdotessa che profetizza il futuro; sede del tempio di Apollo (divina) si

trovava sotto le cime (gioghi) meridionali del monte Parnaso.

  9.   i fratelli del padre: per paura di essere spo-destato Urano aveva gettato nel Tartaro i Ti-tani, suoi figli, tra cui Crono.

10.   baleno: lampo, la luce prodotta dal fulmine.11.   fidando in questi: affidandosi ad essi.

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Epica antica classica cavalleresca 4 volume C sezione 1 unità 1

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1. Che cosa faceva Crono dei suoi figli e perché?

•  Quale stratagemma escogita Rea? Da chi viene aiutata?

•  Dove nasce Zeus? Che cosa fa una volta cresciuto?

2. Individua i fatti fondamentali della storia e inseriscili in una scaletta narrativa.

3. Individua aggettivi e appellativi con i quali viene definito Zeus nel corso del testo.

•  Quali caratteristiche del dio sottolineano?

4. Individua i tratti che costruiscono l’immagine di Rea.

5. Su quali alleati può fare conto Zeus per il mantenimento del suo regno?

riflettere

6. Perché secondo te il testo insiste in modo particolare sulla forza, sulla vigoria di Zeus?

7. Come si configura il regno di Zeus?

  felice

  problematico

  saldo

  precario

Spiega la tua risposta facendo riferimento al testo.

8. Che cosa accomuna le figure di Urano e di Crono?

9.  Individua quali elementi della narrazione rendono la storia avvincente come quella di una fiaba o di un racconto di avventure.

Scrivere

10. Riassumi in un testo di 200 parole la storia della nascita di Zeus.

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Epica antica classica cavalleresca 5 volume C sezione 1 unità 2

IL GIOVANE SIGFRIDOI Nibelunghi, secolo XII-XIII Lingua originale tedesco

Questo brano, tratto dalla prima parte del poema I Nibelunghi, presenta la figura di Sigfrido, giovane principe che vive ancora alla corte del padre, prima di affrontare il mondo e le imprese che lo vedranno protagonista. Nel giovane Sigfrido si possono già riconoscere i tratti dell’eroe epico.

Nel Niederland viveva il figlio d’un grande re,suo padre era Siegmund, Sieglind sua madre,in una città possente, famosa tutt’intorno,giù, sul basso Reno1: Xanten era il suo nome.

Si chiamava Sigfrido, il nobile guerriero audace.Sfidò molti regni col suo animo coraggioso.Percorse molte terre nella sua forza possente.Quanti prodi guerrieri trovò tra i Burgundi2!

Nei suoi tempi migliori, nei suoi giovani giorni,si udivano di Sigfrido narrare meraviglie,quanta nobiltà fosse in lui e quanto bello il suo corpo.Un giorno lo ameranno molte splendide donne.

Fu educato con la cura che a lui si conveniva.Dal suo animo stesso quanti pregi seppe trarre!Il regno di suo padre da lui fu onoratopoiché in tutte le cose si mostrò generoso.

Era giunto all’età di frequentare la corte.La gente lo guardava con piacere. Molte donne e fanciulles’auguravano che il suo capriccio lo portasse sempre a corte3.Non poche l’amavano, e il principe n’era conscio.

Mai senza scorta era lasciato il giovinetto.Di belle vesti lo rivestivano Siegmund e Sieglind.Lo istruivano sapienti, maestri in cortesia.Poteva quindi regnare sulla gente e sulla terra.

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1.   Reno: grande fiume che attraversa la Germania.2.   Burgundi: popolo della Germania nord-

orientale, forse di origine scandinava. Con questa popolazione vengono identificati i Ni-belunghi.

3.   che  il  suo  capriccio…  corte: che il giovane principe avesse spesso voglia di farsi vedere a corte.

vErificA SOMMATivA EPicA 1.2 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 6 volume C sezione 1 unità 2

4.   presero la spada: furono investiti cavalieri.

Era ormai tanto forte da portare le armi.Di ciò che gli occorreva, nulla gli mancava.Cominciò con saggezza a corteggiar le belle donne,per le quali sarebbe onore amare il prode Sigfrido.

Allora suo padre Siegmund annunciò ai suoi guerrieriche ad una festa di corte voleva invitare gli amici.La notizia fu recata nelle terre degli altri re.A stranieri e conterranei fornì vesti e cavalli.

Quanti s’incontravano che potevano divenir cavalierie fossero degni per nascita, i nobili giovinettierano invitati nel regno, al gran festeggiamento.Poi presero la spada4 insieme al giovane re.

[…]

Il re fece donare dal giovane Sigfridoterre e castelli, com’egli fece a suo tempo.Ai compagni d’investitura donò grandi ricchezze.Furono contenti del viaggio che avevano fatto nel regno.

La festa continuò fino al settimo giorno.Sieglind, la regina, secondo il costume antico,per amore del figlio donò molto oro rosso.E ottenne che la sua gente gli fosse devota.

Nessuno dei menestrelli partì povero di lì.Vesti e cavalli sparse la sua mano,come se da vivere non le restasse più un giorno.Penso che mai corte abbia goduto tanta ricchezza.

Con grandi cerimonie si concluse la festa.Si udirono molti, potenti vassalli,dire che avrebbero voluto il giovane per loro re.Ma non accettò Sigfrido, il guerriero possente.

Finché vissero entrambi, Siegmund e Sieglind,non volle portar corona, il caro figliuolo,ma volle esser signore contro ogni soprusoche nel suo regno temeva, il cavaliere ardito e fiero.

L. Mancinelli (a cura di), I Nibelunghi, Einaudi, Torino 1995

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Epica antica classica cavalleresca 7 volume C sezione 1 unità 2

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1.  Quali aggettivi sono riferiti a Sigfrido?

2.  In quale ambiente vive Sigfrido?•  Qual è la sua posizione sociale?•  Che educazione ha ricevuto?

3.  Individua gli elementi del testo che permettono di collocare la figura di Sigfrido in epoca medievale.

4.  Quale verso esprime la caratteristica più importante del giovane Sigfrido, e ne preannuncia il carattere eroico?

5.  Individua i versi che anticipano le imprese che Sigfrido compirà.

riflettere

6. Che significato hanno nella presentazione dell’eroe le descrizioni della ricchezza della sua famiglia?

7.  Quali elementi tipici della caratterizzazione dell’eroe sono presenti in questo brano?•  Quali elementi sono assenti?

8. Quale significato suggeriscono gli ultimi versi del brano?

  A Sigfrido non interessa regnare  Sigfrido non vuole mettersi in urto coi genitori  Sigfrido si prepara a essere un grande re-condottiero  Sigfrido non vuole accettare il potere dai vassalli

9.   La lettura di questo brano fa pensare che l’amore e la presenza femminile abbiano un ruolo significativo nel poema? Motiva la tua risposta.

10.  Spiega in che senso lo stile del testo è tipico di una narrazione epica.

Scrivere

11.   Scrivi un testo espositivo-argomentativo di almeno 150 parole dal titolo: «Nella presentazione del giova-ne Sigfrido si possono riconoscere i tratti di un futuro eroe epico».

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Epica antica classica cavalleresca 8 volume C sezione 2 unità 1

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.  �lliade significa letteralmente «Vicende intorno a Ilio»; Ilio era il nomedella parte alta di Troia, derivato da Ilo, il leggendario fondatore della città.  V  F

  2.   Oltre ai poemi omerici ne esistevano altri tre, che completavanoil racconto delle vicende legate alla guerra di Troia.  V  F

  3.   Gli Achei dell’Iliade potrebbero essere identificati con i Micenei,protagonisti di una civiltà che iniziò a svilupparsi intorno al XII secolo a.C.,l’epoca in cui le fonti antiche collocano la guerra di Troia.  V  F

  4.   Il poema fu suddiviso da Omero in ventiquattro libri, tante quantesono le lettere dell’alfabeto greco.  V  F

  5.   La narrazione nell’Iliade è sostanzialmente lineare, procedein ordine cronologico; fabula e intreccio sostanzialmente coincidono.  V  F

  6.   Gli eroi dell’Iliade, mossi da sentimenti forti ed elementari, primo fra tuttiil desiderio di gloria, combattono all’arma bianca, con pesanti armi di ferro.  V  F

  7.   Secondo il mito Elena, la moglie dell’acheo Menelao, avrebbe seguitoParide a Troia in quanto l’amore della donna più bella del mondo era il premio concesso da Afrodite a Paride, che l’aveva scelta come la più bella fra tre dee.  V  F

  8.   Gli dei omerici sono antropomorfi, cioè hanno tratti umani, vivono,soffrono e muoiono come gli uomini.  V  F

B �Scegli�il�completamento�corretto.

    9.   Secondo il mito la guerra di Troia è la conseguenza      di un disegno di Zeus      del destino      della rivalità fra gli dei      dell’ira di Zeus

  10.   Alcuni studiosi delle antiche culture del Mediterraneo leggono nella storia mitica dello scontro fra Greci e Troiani il conflitto fra

       un modello di società più arcaico, basato sui legami fra guerrieri, rappresentato da Troia e dalla sua famiglia reale, e uno più recente, rappresentato dall’aristocrazia achea

       un modello di società più arcaico, dominato da un’aristocrazia guerriera, rappresentata dai condottieri achei, e uno più recente, rappresentato da Troia e dalla sua famiglia reale

       un modello di società più arcaico, basato sui legami familiari, rappresentato da Troia e dalla sua famiglia reale, e uno più recente, dominato da un’aristocrazia guerriera rappresentata dai condottieri achei

       un modello di società più arcaico, basato sui legami familiari, rappresentato dagli Achei, e uno più recente, dominato dall’aristocrazia guerriera rappresentata dai principi troiani

  11.   I fatti narrati si svolgono nell’arco di tempo di      un po’ meno di due mesi      un anno      un mese      dieci anni

c �Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

12.   Con quale episodio si chiude l’Iliade?

  13.   Quali sentimenti emergono nell’Iliade?

  14.   Quali tratti accomunano i personaggi del poema, achei e troiani? 

Totale punti

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vErificA SOMMATivA EPicA 2.1 cOnOScEnzE

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Epica antica classica cavalleresca 9 volume C sezione 2 unità 1

276.   figlio… di Licàone: Pandaro, abile arciere dell’esercito troiano; Licàone era un mitico re, fondatore del culto di Zeus.

277.   Tideo, uno degli eroi della spedizione dei Sette contro Tebe, una delle storie dell’epi-ca antica.

278.   non  t’ha  domato…  amara: l’acuto dardo è la freccia con cui l’arciere Pandaro aveva colpito Diomede, ma la ferita era stata subi-to sanata da Atena.

292.   il  bronzo  inflessibile: la rigida asta di bronzo.

297.   Enea: principe troiano, figlio di Anchise e della dea Afrodite. È in battaglia sullo stes-so cocchio di Pandaro.

298.   il corpo: il cadavere di Pandaro, appena uc-ciso da Diomede.

LE GESTA DI DIOMEDEIliade, libro V, vv. 276-352; 846-863

Uno dei più forti guerrieri dell’Iliade è Diomede, uno dei condottieri achei. Più volte compagno di Ulisse in imprese in cui più della forza conta l’astuzia, egli si distingue anche per l’impareggiabile audacia in battaglia. Alle sue gesta è quasi interamente dedicato il libro V, da cui sono tratti questi due passi: nel corso della battaglia l’eroe sfida e ferisce addirittura due dei, Afrodite e lo stesso Ares, il dio della guerra. In queste pagine emerge uno dei tópos del poema, l’aristìa di un eroe.

Allora parlò per primo il figlio splendido di Licàone:«Cuore possente, gagliardo figlio del grande Tideo,dunque non t’ha domato l’acuto dardo, la freccia amara.Proverò con la lancia, se mai ti posso colpire».Disse, e palleggiandola scagliò l’asta ombra lunga.Lo scudo colpì del Tidide; e attraverso lo scudola punta volante di bronzo giunse a sfiorar la corazza.Allora gridò forte il figlio splendido di Licàone:«Sei colpito nel fianco, da parte a parte, e non credoche potrai molto durare: a me gran vanto hai dato!»Ma Diomede gagliardo gli rispose imperterrito:«M’hai fallito, non colto. E io non credo che voin’uscirete, senza che uno almeno, caduto,sazi col sangue Ares, il guerriero mai stanco».Scagliò, parlando così: Atena guidò l’armaal naso, verso l’occhio: traversò i denti bianchi,troncò la lingua alla base il bronzo inflessibile,la punta uscì dall’estremo del mento.Cadde dal cocchio, e sopra gli tuonarono l’armilucide, scintillanti; fecero un salto di fianco i cavallipiedi rapidi; e la sua vita e la foga si spense.Ma Enea balzò a terra, con l’asta grave e lo scudo,temendo che gli Achei gli sottraessero il corpo,gli fu vicino d’un salto, come leone, che nella forza si fida,e avanti tendeva la lancia e lo scudo rotondo,pronto a uccidere chi gli venisse dinanzi,gridando paurosamente; l’altro prese un masso,

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vErificA SOMMATivA EPicA 2.1 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 10 volume C sezione 2 unità 1

304-305.  il Tidide… mortali: la forza del figlio di Tideo era ben superiore a quella degli uo-mini contemporanei del poeta.

307.   cotila: l’articolazione fra la coscia e l’anca.313.   pastore di buoi: padrone di molte mandrie.315.   peplo: la lunga veste delle donne.319.   figlio di Capaneo… ordine: Stenelo, fede-

le compagno d’armi di Diomede, si ricorda dell’ordine che Diomede gli aveva dato pri-ma del combattimento, di impadronirsi dei cavalli di Enea. Capaneo era stato uno dei Sette contro Tebe.

322.   ringhiera: presumibilmente una stacciona-ta collocata attorno al campo acheo.

324.   schinieri: parte dell’armatura a protezione della parte inferiore delle gambe, dal ginoc-chio alla caviglia.

327.   l’eroe: Stenelo.330.   Ciprigna: Afrodite, venerata in modo par-

ticolare nell’isola di Cipro, nei pressi della quale sarebbe nata, dalla spuma del mare.

333.   non è Atena, non Eniò: Afrodite non è una dea combattente, come Atena o come Eniò, divinità della guerra.

334.   tra la folla: nella mischia dei combattenti.338.   traverso  al  peplo…  Grazie: attraverso il

peplo immortale (ambrosio), fatto dalle Grazie, le divinità minori che fanno parte del seguito della dea.

339.   spicciò: sgorgò.340.   l’ìcore: il sangue degli dei.341.   vino di fiamma: vino rosso, del colore della

fiamma.

il Tidide – splendido fatto! – che non porterebbero in due,quali son ora i mortali; egli senza fatica lo roteava da solo.Colse con esso Enea sull’anca, dove la cosciasi curva a formar l’anca: lo chiamano cotila.Gli fracassò il cotila e gli spezzò due tendini,la pietra scheggiata stracciò la pelle: e l’eroecadde, e rimase in ginocchio, puntando la mano fortecontro la terra; un’ombra buia gli coprì gli occhi.E allora certo moriva il sire d’eserciti Enea,se non lo vedeva subito la figlia di Zeus Afrodite,la madre, che lo generò da Anchise pastore di buoi.Tese le bianche braccia intorno al figlio suo,e lo nascose stendendo il peplo ampio, splendente,per ripararlo dai dardi, perché nessuno dei Danai cavalli rapidi,gettandogli il bronzo nel petto, potesse rapirgli la vita.Ella dunque traeva il figlio fuor della mischia;e il figlio di Capaneo non si scordò dell’ordine,quello che Diomede potente nel grido ordinò;egli fermò i suoi cavalli solidi zoccolifuor del tumulto, legando strette le briglie alla ringhiera;e sui corsieri d’Enea criniere belle gettandosi,lontano dai Teucri li trasse, verso gli Achei robusti schinieri;e li diede a Deìpilo, l’amico suo che più di tuttii coetanei onorava, perch’erano molto concordi,che li guidasse alle concave navi. Egli frattanto, l’eroe,montò sul cocchio, afferrando le redini lucide,lanciò i cavalli dai solidi zoccoli dietro il Tididecon ardore. Questi col bronzo spietato inseguiva Ciprigna,sapendo che è debole dea, non è una dea di quelleche dominano fra le battaglie degli uomini,non è Atena, non Eniò, l’atterratrice di mura.E la raggiunse tra la folla inseguendola;si tese allora il figlio di Tideo magnanimo,e d’un balzo ferì con l’asta acuta il braccio teneroin fondo; e subito l’asta entrò nella pelletraverso al peplo ambrosio, che lavoraron le Grazie,all’altezza del polso; spicciò il sangue immortale della dea,l’ìcore, quello che scorre nei numi beati.Essi non mangiano pane, non bevono vino di fiamma,

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Epica antica classica cavalleresca 11 volume C sezione 2 unità 1

349.   sedurre…  forza: Diomede allude al ruolo svolto dalla dea nel favorire l’amore di Ele-na e di Paride.

351.   per quanto… impari: per quanto da lonta-no tu la possa vivere.

847.   l’enorme Perìfante: un fortissimo guerrie-ro acheo che Ares ha appena ucciso.

851.   sorse: si levò, sporgendosi oltre il giogo del cocchio da guerra, per lanciare l’asta.

856.   di bronzo: con la punta di bronzo.857.   la  fascia: una larga cintura, rinforzata in

metallo, che proteggeva il basso ventre.858.   là  egli  lo  colse: Diomede lo aveva colpito

proprio in quel punto.859.   tirò indietro: estrasse (dalla ferita).863.   pugna: battaglia.

non hanno sangue perciò, e son chiamati immortali.Ella dié un grido acuto, lasciò cadere giù il figlio;ma tra le braccia Febo Apollo lo prese,in mezzo a nube oscura, perché nessuno dei Danai cavalli rapidi,gettandogli il bronzo nel petto, potesse rapirgli la vita.A lei intanto urlò Diomede potente nel grido:«Vattene, figlia di Zeus, dalla mischia e dalla battaglia!Non ti basta sedurre donne prive di forza?ma se in guerra ti metti, so dirti che avraiorrore della battaglia, per quanto lontana la impari».

Disse, ed ella fuggì disperata, perché orrendamente soffriva:[…]

Ma come Ares funesto ai mortali vide Diomede glorioso,subito lasciò l’enorme Perìfante a giacerelà dove l’uccise, dove gli tolse la vita;dritto mosse contro Diomede domatore di cavalli.E come furono vicini, andando l’uno contro l’altro,sorse Ares per primo, sopra al giogo e alle briglie dei cavalli,con l’asta di bronzo, bramando strappargli la vita.Ma l’afferrò con la mano la dea Atena, occhio azzurro,la spinse fuori dal carro, a cadere giù vana.Diomede valente nel grido balzò secondocon l’asta di bronzo; e Pallade Atena la spinsenel basso ventre, dove agganciava la fascia;là egli lo colse, la bella pelle gli aperse,e tirò indietro l’arma; e il bronzeo Ares urlò,forte, come novemila gridano o diecimilauomini nella battaglia, movendo lotta guerriera.Tremore percosse gli Argivi e i Troiani,atterriti; tanto forte urlò Ares mai sazio di pugna.

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Epica antica classica cavalleresca 12 volume C sezione 2 unità 1

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1. Contro quali guerrieri combatte Diomede?•  Indica i versi che descrivono la forza di Diomede in battaglia.

2. Perché Diomede insegue Afrodite e la ferisce?

3. Quale ruolo ha Atena in questa battaglia?

4. Individua il patronimico e almeno un epiteto presenti nel testo.

5. Quale caratteristica degli dei è ricordata nel testo?

riflettere

6. Da queste pagine risulta che gli dei        sono normalmente più forti degli uomini, ma non sono superiori agli uomini in ogni campo        sono normalmente più forti degli uomini, ma in circostanze eccezionali possono essere feriti e uccisi        sono normalmente più forti degli umani,

ma hanno le stesse caratteristiche psicologiche e fisiche degli uomini        sono esseri del tutto simili agli uomini, e in battaglia sono sempre meno forti degli eroi guerrieri

•  Qual è la vera, determinante differenza fra gli dei e gli esseri umani?

7.  Afrodite interviene direttamente nella mischia della battaglia per portare in salvo il figlio Enea. Succede altre volte nel poema che una divinità intervenga in una battaglia o in un duello per salvare un guerriero o per determinarne la sconfitta?

8.  La sollecitudine materna di Afrodite ricorda la presenza nel poema di un’altra figura materna che soccorre il figlio: di chi si tratta?

9.  Il libro V è dedicato alle gesta di Diomede. Quali altri eroi si distinguono per valore militare negli episodi che hai letto?

Scrivere

10.  Scrivi un testo espositivo-argomentativo di circa 200 parole sulle imprese di Diomede narrate in questi passi. Dai un titolo al tuo testo.

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Epica antica classica cavalleresca 13 volume C sezione 2 unità 2

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.   L’Odissea è un poema contemporaneo all’Iliade.  V  F

  2.   Ulisse ha le caratteristiche di un re arcaico,il cui potere è minacciato da gruppi di nobili locali.  V  F

  3.   Il mondo rappresentato nell’Odissea rispecchia sia il mondo tardo miceneosia un mondo più moderno, nel quale si affacciavano nuove forme di organizzazione sociale e politica.  V  F

  4.   Nell’Odissea ci sono indicazioni cronologiche e geografichemeno precise rispetto all’Iliade.    V  F

  5.   Nell’Odissea ci sono molte descrizioni del mondo realedelle attività marinare, artigianali e domestiche.  V  F

  6.   Nell’Odissea ci sono un narratore esterno e un narratore interno.  V  F

  7.   L’Odissea si svolge interamente in spazi esterni.  V  F

  8.   Ulisse torna in patria dopo aver perduto quasi tutti i suoi compagni.  V  F

B �Scegli�il�completamento�corretto.

    9.   L’Odissea rispecchia la vita di una società che sembra appartenere       a un momento di passaggio fra l’età micenea e il mondo delle città-stato       alla prima fase della civiltà micenea       alla fase di declino della civiltà micenea       a un’epoca arcaica non identificabile della storia greca

  10.   Luoghi e personaggi dell’Odissea sono       realistici, vicini al mondo agricolo e pastorale       fantastici, legati alla tradizione magico-fiabesca       sia fantastici sia realistici

  11.   Ulisse, l’eroe del viaggio,       viaggia per tornare a casa e pensa solo alla sua meta       viaggia per tornare a casa, ma vuole conoscere luoghi e costumi       viaggia perché è animato dal desiderio di conoscere luoghi e persone       viaggia perché gli dei lo perseguitano e gli impediscono il ritorno

c �Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

  12.   Fabula e intreccio nell’Odissea coincidono?

  13.   Quanto dura l’intero viaggio di Ulisse?

  14.   Da chi è narrata la parte più lunga delle peripezie di Ulisse? 

Totale punti

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Epica antica classica cavalleresca 14 volume C sezione 2 unità 2

LE SIRENEOdissea, libro XII, vv. 165-200

Quando la nave di Ulisse lascia la terra di Circe per fare vela verso Itaca, la rotta incrocia luoghi insidiosi: uno di questi è l’isola delle Sirene, che ammaliano con il loro canto i naviganti, i quali dimenticano così patria e famiglia. Per superare questa insidia Ulisse segue le istruzioni di Circe, ma vuole anche vivere consapevolmente una nuova esperienza. Questo celebre episodio evidenzia i tratti fondamentali del pro-tagonista del poema.

«Dicendo così io spiegavo ogni cosa ai compagni:intanto la solida nave rapidamente arrivòall’isola delle Sirene: la spingeva un vento propizio.Subito dopo il vento cessò, successe una calmasenza bava di vento, un dio assopiva le onde.I compagni, levatisi e piegate le vele,le deposero nella nave ben cava e postisiai remi imbiancavano l’acqua con gli abeti piallati.lo invece, tagliato col bronzo aguzzo un grandedisco di cera a pezzetti, li premevo con le mani robuste.Subito la cera cedette, sollecitata dalla gran forzae dal raggio del Sole, del signore Iperionide:la spalmai sulle orecchie a tutti i compagni, uno a uno.Essi poi mi legarono per le mani ed i piediritto sulla scassa dell’albero, ad esso eran strette le funi,e sedutisi battevano l’acqua canuta coi remi.Ma appena distammo quanto basta per sentire chi grida,benché noi corressimo, non sfuggì ad esse la nave veloceche s’appressava e intonarono un limpido canto:«Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei,e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce.Nessuno mai è passato di qui con la nera navesenza ascoltare dalla nostra bocca il suono di miele,ma egli va dopo averne goduto e sapendo più cose.Perché conosciamo le pene che nella Troade vastasoffrirono Argivi e Troiani per volontà degli dèi;

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165.   spiegavo…  compagni: Ulisse riferisce ai compagni quanto gli ha detto Circe.

167.   isola delle Sirene: la tradizione la identifica in un gruppo di scogli al largo della costa campana, a sud della penisola di Sorrento.

169.   un dio assopiva le onde: il mare si era fatto calmo; un dio ha addormentato le onde.

172.   abeti  piallati: i remi, ricavati da tavole di abete.

176.   dal raggio… Iperionide: la cera, ammorbi-dita dal calore del Sole, che è il dio figlio di Iperione.

179.   scassa: basamento.180.   canuta: bianca di schiuma.185.   noi due: in Omero le Sirene sono due; nella

tradizione posteriore saranno tre.186.   nera: in quanto incatramata con la pece; è

un epiteto fisso.187.   di miele: dolce e soave.188.   va… più cose: chi ascolta il nostro canto co-

noscerà più cose; è l’ingannevole promessa delle Sirene.

190.   Argivi: Achei.

vErificA SOMMATivA EPicA 2.2 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 15 volume C sezione 2 unità 2

191.   ferace: fertile.195.   Perimede ed Euriloco: compagni di Ulisse.

197.   le superarono: gli uomini di Ulisse ebbero condotto la nave oltre gli scogli delle Sirene.

conosciamo quello che accade sulla terra ferace».Così dissero, cantando con bella voce: e il mio cuorevoleva ascoltare e ordinai ai compagni di sciogliermi,facendo segno cogli occhi: ma essi curvi remavano.Subito Perimede ed Euriloco alzatisimi legarono e strinsero di più con le funi.Ma quando le superarono e più non s’udivala voce delle Sirene né il loro canto,subito i fedeli compagni la cera levaronoche gli spalmai sulle orecchie, e dalle funi mi sciolsero».

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verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1. Da che cosa Ulisse capisce di essere giunto nei pressi dell’isola delle Sirene?

2. Che cosa fa Ulisse per evitare che i suoi uomini siano ammaliati?

3. In che modo evita di cedere lui stesso al canto ammaliatore?

4. Le Sirene sanno che sulla nave che hanno scorto c’è Ulisse?•  Nel loro canto si rivolgono a qualsiasi navigante o a qualcuno in particolare?•  Quali delle parole del canto delle Sirene possono tentare maggiormente l’eroe?

5. Individua due metonimie presenti nel testo, indicandone il significato.

riflettere

6. Perché questo episodio è raccontato da Ulisse in prima persona?•  Perché Ulisse è in grado di riferire che cosa cantavano le Sirene?

7. Quali tratti del personaggio di Ulisse emergono da questo episodio?

8. La grandezza di Ulisse in questo episodio consiste  nella sua straordinaria forza d’animo  nella saggezza di non ascoltare le Sirene  nella sua conoscenza dei propri limiti  nella sua superiorità rispetto ai compagni

9. In quale altro celebre episodio del poema il canto femminile è associato al pericolo per gli uomini?

Scrivere

10.  Scrivi un testo espositivo-argomentativo di circa 200 parole dal titolo: «Nell’episodio delle Sirene Ulisse mostra le diverse doti che lo caratterizzano».

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Epica antica classica cavalleresca 16 volume C sezione 2 unità 3

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.   Nell’Eneide vengono celebrate le virtù guerriere dei protagonisti.  V  F

  2.   Il viaggio di Enea è un viaggio di ritorno.  V  F

  3.   Nell’Eneide viene raccontata la fine di Troia.  V  F

  4.   La struttura dell’Eneide è del tutto originale.  V  F

  5.   Virgilio riprende la similitudine omerica.  V  F

  6.   Ennio negli Annales parla dell’arrivo di Enea in Italia.  V  F

  7.   L’opera Georgiche è dedicata alla pastorizia.  V  F

  8.   Le vicende narrate nell’Eneide durano sette anni.  V  F

B  Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

    9.   Quali aspetti del personaggio di Enea dimostrano che è un uomo pio?

  10.   Quale fu il ruolo di Mecenate nel governo di Augusto?

  11.   Quali somiglianze e quali differenze ci sono tra il viaggio di Ulisse e quello di Enea?

  12.   Quale importanza ha nell’Eneide l’ambientazione dei fatti? 

Totale punti

. . . . . . / 8

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vErificA SOMMATivA EPicA 2.3 cOnOScEnzE

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Epica antica classica cavalleresca 17 volume C sezione 2 unità 3

Virgilio

GIUNONE DEPONE LE ARMIEneide, libro XII, vv. 791-840 Lingua originale latino

Ormai le sorti dei nemici di Enea sono segnate: Turno non può evitare il duello con Enea e la sua sconfitta è imminente. Giunone cerca ancora di indirizzare il corso degli eventi, mandando sul campo di battaglia la ninfa Giuturna, sorella di Turno. Giove però interviene e riconduce la dea alla ragione: neanche agli dei è possibile mutare le decisioni del fato ed è ora che quello di Enea si compia come prestabilito. Le due divinità stringono quindi un patto, importante per la storia politica della futura Roma.

Frattanto il re dell’onnipotente Olimpo parlaa Giunone, guardando la battaglia da una fulva nube: «Quale sarà la fine, mia sposa? Che resta?Sai, e devi sapere, che Enea è dovuto al cielo,dio tutelare della patria, e sollevato alle stelle dai fati.Che cosa prepari? Con quale speranza rimani tra le gelide nubi?Fu giusto violare un dio con ferita mortale?O rendere a Turno la spada smarrita (che potrebbe infattiGiuturna senza di te?), e accrescere le forze ai vinti?Desisti infine, e piegati alle mie preghiere.Un tale dolore non ti strugga in silenzio, e non mi ritorninospesso dal tuo dolce labbro amari rimproveri.Siamo alla fine, Hai potuto inseguire i Troianiper terra e per mare, accendere una guerra nefanda,sfigurare una casa, mischiare imenei con il pianto:osare di più, proibisco». Così parlò Giove;così la dea saturnia di rimando con il volto reclino: «Poiché la tua volontà mi è nota, o grande Giove,ho lasciato, sebbene a malincuore, Turno e la terra;ora non mi vedresti solitaria nella sede celestetollerare il giusto e l’ingiusto, ma cinta di fiammecombatterei anch’io, e trascinerei i Teucri in aspre battaglie.Ho indotto Giuturna, lo confesso, ad aiutare l’infelice fratello,e approvato che per la sua vita osasse maggiori espedienti;ma non tuttavia che tendesse i dardi e l’arco;lo giuro sulla fonte implacabile del fiume stigio,unico timore religioso assegnato agli dei Celesti.Ora mi allontano e lascio le odiate battaglie.Questo, che non è vincolato da alcuna legge del destino,ti chiedo per il Lazio e per il prestigio dei tuoi:

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805.   imenei: nozze; allude alla storia d’amore tra Enea e Didone.

814.   espedienti: mezzi per riuscire a sopravvi-vere.

816.   fiume  stigio: lo Stige, sul quale giuravano gli dei.

vErificA SOMMATivA EPicA 2.3 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 18 volume C sezione 2 unità 3

quando con nozze felici, sia!, comporranno la pace,quando già stringeranno vincoli di leggi e di patti,non volere che i nativi Latini mutino l’anticonome, o diventino Troiani, o siano chiamati Teucri,o che gli uomini mutino lingua, o cambino vesti.Sia Lazio, siano re albani nei secoli,sia la romana progenie potente del valore italico;cadde, e lascia che sia caduta, Troia col suo nome».Le rispose il creatore degli uomini:Sei la sorella di Giove e la seconda figlia di Saturno: come puoi volgere nel cuore tali flutti d’ira!Ma placa l’inutile furore che t’ha preso: concedociò che desideri, vinto e volente mi arrendo.Gli Ausoni conserveranno il patrio linguaggio e i costumi,il nome sarà com’è; misti soltanto di sangue, i Teucri s’aggregheranno; attribuirò costumie riti sacri; e farò tutti con unica lingua Latini.La stirpe che ne sorgerà, mista di sangue ausonio,la vedrai superare in devozione gli uomini e gli dei,e nessuna progenie celebrerà ugualmente le tue lodi.

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840

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1.  Giove si rivolge a Giunone attraverso una serie di domande. Che cosa le chiede?•  Quali sono domande reali e quali invece sono domande retoriche?

2. Che cosa rimprovera Giove a Giunone?

3. Quale richiesta fa Giunone a Giove?

4. Qual è la risposta di Giove?•  Quali saranno le caratteristiche del futuro popolo discendente da Enea?•  In che modo ricompensa Giunone della vittoria di Enea?

riflettere

5. Perché Giunone era ostile ai Troiani?•  Quale aspetto del suo carattere rivela questa sua ostilità?•  In quali episodi dell’Eneide, tra quelli che hai letto, Giunone è intervenuta contro i Troiani?

6. Come definiresti il rapporto tra Giove e Giunone?

7.  A che cosa deve rinunciare Enea del suo originario progetto di fondare una nuova Troia?

8. Quale caratteristica fondamentale del popolo e dello stato romani emerge dalle parole di Giove?

9. Che cosa ha voluto celebrare Virgilio con il patto sancito tra Giove e Giunone?

Scrivere

10.   Scrivi  un  testo  espositivo-argomentativo di  almeno 150 parole  sul  seguente  argomento:  «Il destino di Roma nei versi dell’Eneide».

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Epica antica classica cavalleresca 19 volume C sezione 3 unità 1

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.   Le «canzoni di gesta» nascono nella Francia meridionale intorno al Mille.  V  F

  2.   Il genere epico medievale si è sviluppato solo in Francia.  V  F

  3.   Le canzoni di gesta si rivolgevano a un pubblico eterogeneo ed erano cantate.  V  F

  4.   I romanzi cavallereschi, come le canzoni di gesta, sono scritti in lingua d’oïl.  V  F

  5.   Il pubblico dei romanzi e quello dei poemi è il medesimo.  V  F

  6.   La finalità dei romanzi cavallereschi è soprattutto didascalica.  V  F

  7.   I romanzi presentano grandi novità tematiche, come l’amore e la magia.  V  F

  8.   L’argomento delle canzoni di gesta prende spunto da eventi storici.  V  F

  9.   La Chanson�de�Roland narra la guerra del 1080 di Carlo Magno contro gli Arabi.  V  F

10.   Il narratore delle canzoni di gesta è onnisciente,mentre quello dei romanzi cavallereschi è interno.  V  F

11.   I più famosi romanzi cavallereschi si ispirano alle vicende di re Artù.  V  F

12.   Un tema fondamentale dei romanzi cavallereschi è la ricerca individuale dell’eroe.  V  F

B �Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

  13.   Quali tecniche narrative che rimandano alla narrazione orale si riconoscono nella Chanson�de�Roland analizzati?

  14.   Qual è la struttura metrica in cui venne originariamente scritta la Chanson�de�Roland?

  15.   Quali virtù tipiche dell’eroe epico-medievale emergono nel comportamento di Orlando?

  16.   Un attributo di Orlando proprio dell’eroe sono le sue armi e in particolare la spada: che cosa rappresenta la spada di Orlando?

  17.  Quali sono i temi cavallereschi e cortesi celebrati nel romanzo di Lancillotto?

  18.   Come viene rappresentata negli episodi letti l’eccezionalità dei sentimenti di Lancillotto per la regina Ginevra?

  19.   Perché Lancillotto si trova a affrontare una serie di prove (la sfida della carretta, l’attraversa-mento del ponte di Gorre, il duello con Meleagant) da solo?

  20.   Per quali aspetti il narratore di Lancillotto si differenzia da quello della Chanson�de�Roland?

Totale punti

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vErificA SOMMATivA EPicA 3.1 cOnOScEnzE

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Epica antica classica cavalleresca 20 volume C sezione 3 unità 1

ORLANDO E OLIVIERI A RONCISVALLEChanson de Roland, 1080 circa Lingua originale lingua d’oïl, lasse CXXVI-CXXIX

L’esercito di quattrocentomila Saraceni ha attaccato la retroguardia comandata da Orlando e la fatale battaglia di Roncisvalle ha inizio. Nonostante l’enorme sproporzione di forze – i Franchi sono ventimila – e la ferocia dell’attacco nemico, i Franchi si battono valorosamente, riuscendo a ricacciare più volte i nemi-ci. Nella seconda fase della battaglia però l’esercito del paladino è costretto a soccombere e i guerrieri cristiani cadono uno dopo l’altro in una tragica carneficina. Orlando, alla vista della strage, viene preso dal rimorso per non aver voluto ascoltare il consiglio dell’amico Olivieri e essersi rifiutato di suonare il corno; si profila infatti il pericolo che l’esercito dei Franchi e la Francia stessa possano essere perduti.Le lasse proposte precedono quelle riportate nel brano dell’antologia Orlando suona il corno (p. 351).

Ė la battaglia splendida e impetuosa,e i Franchi attaccano coi bruniti spiedi.Là avreste visto sofferenze atroci,tanti feriti, morti sanguinanti,l’uno sull’altro, supino o bocconi!I Saraceni già più non resistono,il campo cedon, vogliano o non vogliano,e a viva forza li incalzano i Franchi.

Ad Olivier Rolando così parla: «Sire compagno, dite, non è forseun cavalier valente l’Arcivescovo?Di lui non v’è migliore sotto il cielo,e come sa colpir di lancia e spada!»Ed Olivieri: «Via! Diamogli aiuto!»Con maggior forza caricano i Franchi.Son aspri i colpi, rude è la battaglia,e gran martirio soffrono i cristiani.Rolando ed Olivier veduti avesteferir di spada nella folta mischia,e dar di lancia colpi l’Arcivescovo!Quanti ne ucciser di pagani è noto,ché scritto sta nei brevi e nelle carte: la Gesta dice più di quattromila.

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126  2.   bruniti  spiedi: lance lucenti; gli spiedi erano una particolare qualità di arma bianca usata anche per la caccia; la bru-nitura è un trattamento che rende levi-gato e splendente il metallo.

  5.   supino o bocconi: disteso sulla schiena o sul ventre.

127  3.   l’Arcivescovo: è Turpino, vescovo guer-riero che combatte a fianco dei Franchi.

  14-15.   ché…  quattromila: l’autore allude qui a una imprecisata fonte storica che documenterebbe il numero dei nemici uccisi dai Franchi; il «breve» è una tipologia di documento me-dievale, scritto su pergamena, in ge-nere redatto da sovrani o dal papa: qui sta in generale per documento.

vErificA SOMMATivA EPicA 3.1 cOMPETEnzE di lETTurA

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Epica antica classica cavalleresca 21 volume C sezione 3 unità 1

  19-20.  solo… prezzo: dei ventimila soldati della retroguardia di Orlando, solo ses-santa si sono salvati, ma essi sono pronti a vendicare a caro prezzo la morte dei loro compagni.

128  4.   prodi: valorosi.  6.   deserta: priva.  8-9.  Fratello…  giunga: Orlando sa che

l’unico modo per avvertire re Carlo è suonare il corno, ma poiché in prece-

denza si era rifiutato di suonarlo, ora che vede la disfatta ha ritegno a proporre di suonarlo; quasi si aspetta che sia il com-pagno a farlo.

129  4.   onta: vergogna.  5.   tale…  vostri: così grande umiliazione

per tutta la vostra stirpe.  10.   ambo: entrambe.  11.   Fieri: forti, potenti.

Bene pei Franchi vanno quattro scontri;ma il quinto molto duro e grave fu: caddero i Franchi cavalieri tutti;solo sessanta Dio ne risparmiò: la loro morte costerà gran prezzo!

De’ suoi Rolando vede lo sterminio,ed Olivieri, suo compagno, chiama: «Caro compagno, Dio vi benedica!Vedete quanti prodi son caduti!Francia, la dolce e bella, compiangiamo,deserta ormai di sì prodi vassalli!Re Carlo, amico, qui, perché non siete?Fratello mio, come potremo noi,far sì che a lui nostro messaggio giunga?»Ed Olivier: «Non so; ma preferiscocerto morir, che averne disonore».

«Il corno suonerò, – Rolando esclama. – Carlo l’udrà, ch’or passa per le gole,e, ve lo giuro, torneranno i Franchi».Ma Olivieri dice: «Grande onta sarebbe,e tale scorno pei parenti vostriche durerebbe la lor vita intera.Non lo faceste, quando ve lo chiesi;ora, di certo, non vi approverò.E poi a che suonar? Con qual vigore?D’ambo le vostre braccia il sangue cola!»Risponde il Conte: «Fieri colpi ho dati».

M. Nardelli (a cura di), La Canzone di Orlando, Ferriani Sigla, Milano 1958

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Epica antica classica cavalleresca 22 volume C sezione 3 unità 1

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1.  Chi sono Orlando e Olivieri, i due protagonisti dell’episodio proposto?•  Qual è l’antefatto del breve episodio narrato nel brano proposto?

2. Che cosa chiede implicitamente Orlando a Olivieri nella lassa 128? Perché?

3.   Come viene descritta la battaglia? Si nota una trasformazione nel tono della rappresentazione dello scon-tro? Rispondi facendo riferimento al testo.

4. A quale modalità narrativa si riallaccia l’uso del discorso diretto?  Alla tradizione della novella  Alla tradizione orale  Alla narrativa destinata alla lettura individuale  Alla tradizione storiografica.

5. Perché Orlando si rivolge a Olivieri chiamandolo «Sire compagno»?

riflettere

6.   Alla fine dell’episodio le posizioni di Orlando e di Olivieri sono rovesciate rispetto all’inizio della battaglia: spiega le motivazioni dei rispettivi atteggiamenti dei due paladini.

7.  Al v. 14 della lassa 127 il narratore allude a documenti storici perché  vuole dimostrare di essere colto  vuole dare maggiore credibilità a quanto sta narrando  effettivamente il poema si basa su fonti storiche  vuole confondere il pubblico

8.   Individua nel  testo le espressioni e le parole che rimandano più chiaramente al sistema di valori e agli ideali cavallereschi: fai un elenco e spiegane brevemente il significato.

Scrivere

9.   Scrivi  un  testo  espositivo-argomentativo di  almeno 200 parole  sul  tema dell’amicizia nei poemi  epici: all’esempio di Orlando e Olivieri puoi affiancare quelli di altre coppie di amici rappresentate nelle opere che hai letto.

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Epica antica classica cavalleresca 23 volume C sezione 3 unità 2

A �Facendo�riferimento�a�quanto�hai�imparato�in�questa�Unità,�indica�se�le�seguenti�affermazioni�sono�vere�o�false�e�sottolinea�le�parole�che�rendono�falsa�l’affermazione.

  1.   I poemi cavallereschi rinascimentali erano destinati alla lettura.  V  F

  2.   Ariosto e Tasso vissero alla corte estense di Ferrara.  V  F

  3.   Nell’Orlando�furioso la narrazione è affidata a un narratore esterno onnisciente.  V  F

  4.   I cantari erano componimenti narrativi di autori celebri.  V  F

  5.   L’immagine dei cavalieri nei poemi rinascimentali corrisponde alla loro realtà storica.  V  F

  6.   Nel poema di Ariosto emergono i valori cristiani dei paladini.  V  F

  7.   Il protagonista della Gerusalemme�liberata è un personaggio storico.  V  F

  8.   L’ottava è la strofa utilizzata nei romanzi cavallereschi italiani e francesi.  V  F

  9.   Nell’Orlando�furioso Ariosto rappresenta la varietà del mondo e della natura umana.  V  F

10.   Il Proemio della Gerusalemme�liberata segue il modello classico.  V  F

11.    Nella Gerusalemme�liberata sono narrati solo fatti che hanno un fondamento storico.  V  F

12.   All’epoca di Ariosto e Tasso il mondo dei cavalieri non esisteva più.  V  F

B �Rispondi�alle�seguenti�domande,�facendo�riferimento�ai�testi�che�hai�letto�in�questa�Unità.

  13.   Quali funzioni hanno gli interventi del narratore nell’Orlando�furioso?

  14.  Quali aspetti dell’animo e dei comportamenti umani critica Ariosto nell’Orlando�furioso?

  15.   Quali differenze ci sono tra Orlando e Goffredo di Buglione, protagonisti rispettivamente dei poemi di Ariosto e Tasso?

  16.  Quale funzione ha il paesaggio nel poema di Tasso? 

Totale punti

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vErificA SOMMATivA EPicA 3.2 cOnOScEnzE

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Epica antica classica cavalleresca 24 volume C sezione 3 unità 2

Ludovico Ariosto

L’AMOROSA PANIAOrlando furioso, libro XXIV, 1-2

Più volte nel corso del poema Ariosto esprime la propria concezione dell’amore. Il libro XXIV inizia con una riflessione sulla follia di Orlando dovuta al suo amore per Angelica.Il poeta invita il lettore a comprendere quali possono essere le conseguenze dell’amore, quando esso diventa per l’uomo un’ossessione.

Chi mette il piè su l’amorosa pania,cerchi ritrarlo, e non v’inveschi l’ale;che non è in somma amor, se non insania,a giudizio de’ savi universale:e se ben come Orlando ognun non smania,suo furor mostra a qualch’altro segnale.E quale è di pazzia segno più espressoche, per altri voler, perder se stesso?

Varii gli effetti son, ma la pazziaè tutt’una però, che li fa uscire.Gli è come una gran selva, ove la viaconviene a forza, a chi vi va, fallire:chi su, chi giù, chi qua, chi là travia.Per concludere in somma, io vi vo’ dire:a chi in amor s’invecchia, oltr’ogni pena,si convengono i ceppi e la catena.

L. Ariosto, Orlando furioso,a cura di L. Caretti, Einaudi, Torino 1966

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vErificA SOMMATivA EPicA 3.2 cOMPETEnzE di lETTurA

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cognome nome classe data

1  1.   amorosa pania: trappola dell’amore; la pania è una trappola per uccelli costituita da una gabbia in cui viene messo del vi-schio, una pianta dalle bacche appiccicose.

  2.   non v’inveschi l’ale: non vi finisca con le ali appiccicate al vi-schio, cioè «invischiato».

  3.   che non… insania: l’amore non è insomma altro che follia.  4.   a giudizio… universale: per giudizio concorde dei saggi.  5-6.   e se ben… segnale: e se anche ognuno non smania, non dà

in incandescenze come Orlando mostra in altro modo (a qualch’altro segnale) la sua follia.

  8.   per altri voler… se stesso: perdere se stessi, e la propria ragio-ne, per il desiderio di volere qualcun altro (altri, complemento oggetto).

2  2.   è tutt’una: è una sola.  3.   Gli è… selva: l’amore è come una gran selva.  4.   conviene… fallire: avviene per forza che vi va fallisca.  5.   travia: sbaglia strada.  7.   s’invecchia: passa la propria vita.  8.   i ceppi: arnesi di legno ai quali venivano legati i piedi dei pri-

gionieri e dei pazzi.

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Epica antica classica cavalleresca 25 volume C sezione 3 unità 2

verificare le competenze

Analizzare e comprendere

1.   Nella metafora contenuta nei primi due versi l’amore viene paragonato a una trappola per uccelli (pania). Che cosa hanno in comune?

2. Che cosa è l’amore per il narratore? Elenca tutte le parole che confermano la tua risposta.

3. Quale è il segnale più evidente della follia?  Non essere più in grado di ragionare  Non avere una strada precisa da seguire  Perdere se stessi per volere un’altra persona  Perdere se stessi per inseguire i propri desideri

4. Che cosa hanno in comune l’amore e la selva?

5.  In quale punto del testo è evidente l’intervento del narratore?

riflettere

6. Che cosa hanno in comune l’amore e la follia?  Non consentono di ragionare in modo equilibrato  Portano gli uomini su una cattiva strada  Non consentono all’uomo di svolgere le sue normali occupazioni  Incatenano la volontà degli uomini.

7.  Quale idea dell’amore emerge dai versi di Ariosto che hai letto?

8.  In che senso questa concezione risponde ai principi dell’Umanesimo?

9. Sei d’accordo sul fatto che l’amore sia considerato una trappola da cui non è facile liberarsi?

Scrivere

10.   Scrivi un testo espositivo-argomentativo di 150 parole sul seguente argomento: «La concezione dell’amo-re nell’Orlando furioso».