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VIE DI DIALOGO/3 KETTY TAGLIATTI

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VIE DI DIALOGO

COmunE DI RImInI

FAR | FAbbRICA ARtE RImInI

IstItutO pER I bEnI ARtIstICI, CuLtuRALI E nAtuRALI

DELLA REGIOnE EmILIA-ROmAGnA

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In copertina:Ketty Tagliatti, Appunti (una rosa per mio padre) 02-08-2009, grafite, imbottitura e ricamo su garza, cm 30x30 (foto Andrea Scardova, 2012)

© 2012 La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio SrlVia Dell’Artigianato, 23 - 47826 Verucchio (RN)Tel. 0541 678632 - Fax 0541 678003 - [email protected]

Finito di stampare nell’anno 2012 pressoLa Pieve Poligrafica Editore

ISBN 978-88-906-1665-5

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VIE DI DIALogo/3

kETTy TAgLIATTI

A cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

In copertina:Ketty Tagliatti, Appunti (una rosa per mio padre) 02-08-2009, grafite, imbottitura e ricamo su garza, cm 30x30 (foto Andrea Scardova, 2012)

© 2012 La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio SrlVia Dell’Artigianato, 23 - 47826 Verucchio (RN)Tel. 0541 678632 - Fax 0541 678003 - [email protected]

Finito di stampare nell’anno 2012 pressoLa Pieve Poligrafica Editore

ISBN 978-88-906-1665-5

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PROGETTO VIE DI DIALOGO

Comitato scientifico:Davide Benati, Laura Carlini, Claudia Collina, Marco Pierini, Massimo Pulini, Claudio Spadoni

Organizzazione: Piero Delucca

Vie di dialogo/3Ketty Tagliatti - Graziano SpinosiRimini-FARPalazzo del Podestà e dell’Arengo23 giugno – 2 settembre 2012

Mostra ideata e promossa daComune di Riminiin collaborazione con Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

MOSTRAa cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

Allestimento Stefano Caminiti e Maurizio Succi

Promozione e comunicazioneEmilio SalvatoriUfficio Stampa Comune di Riminihttp://arengo.comune.rimini.itValeria Cicala e Carlo TovoliUfficio Stampa IBCwww.ibc.regione.emilia-romagna.it

CATALOGOa cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

FotografieMarco Caselli Nirmal (2010-2011) Andrea Scardova, IBC (2012)Ketty Tagliatti

StampaLa Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

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Indice

6 Ketty Tagliatti. Sub rosa CLAUDIA CoLLINA

15 ketty Tagliatti. opere

39 ketty Tagliatti. Biografia artistica

40-41 Una pagina baciata. Tagliatti - Spinosi

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Ketty Tagliatti. Sub rosa

Claudia Collina

“La sovrapposizione di un archetipo alla percezione, la rispondenza della realtà esterna ad un segreto interiore

suscita l’aura [… e ] di aure si nutre la vita interiore” (E. Zolla)1

La rosa è simbolo di grazia, bellezza e soavità, nonché di purificazione spirituale; d’amore e dolore al

contempo e spine difensive proteggono, preservandola, il suo segreto.

La rosa è il fiore di Venere. Eros, per nascondere le proprie avventure, dedicò la rosa, il dono di sua madre, al

dio del silenzio. Per questo motivo il padrone di casa mette una rosa sulla sua mensa accogliente, in modo che

gli invitati sappiano che ciò che viene detto in quella occasione deve considerarsi segreto (Anonimo latino).

ornamento emblematico di sale da pranzo d’epoca romana e poi di confessionali, cui veniva aggiunta

l’iscrizione sub rosa, il fiore divenne il sigillo a cinque petali del silenzio e della discrezione riguardo a

conversazioni svolte in tali contesti. Custode di significati antitetici e assai temuta per i rami spinosi, la rosa

è figura allegorica del segreto anche in senso profano perché cela con i petali la sua parte interiore, la più

intima. La verità si dice sub rosa.

Petali di parole, cui ketty Tagliatti affida da sempre la parte più intima della sua poetica, affiancano il suo

lavoro d’artista, unico e reale custode della sua verità affiorante e cangiante alle nostre percezioni. E nella

dichiarazione che testimonia le opere d’arte esposte a Rimini, nel Palazzo dell’Arengo, è come se l’artista

chiudesse il cerchio di un periodo, iniziato con i suoi esordi.

Sostare nella percezione del vero e scoprire di essere già oltre, nel suo traslato.

Nella proiezione di ciò che si vede e che si tocca, nell’immagine che si forma nella mente che non è mai quella

retinica ma quella che ci appartiene, ci assomiglia, che affiora nella memoria, come ciò che resiste.

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Distacco, isolamento percettivo, frattura o modificazione…mutamento sensoriale, determinato dalle

innumerevoli protesi tecnologiche che alterano il sentire e condizionano il fare.

Vivere nella normativa il disagio del fuori gioco, dove la tecnica diventa linguaggio, espressione emotiva del corpo,

rituale segnico che scandisce i tempi del prendersi cura, in maniera quasi religiosa, delle finalità del pensiero.

Il fare, come unico strumento di comunicazione con il reale, unico vero soggetto, rito catartico e custode

dell’esecuzione dell’opera2.

omar Calabrese, presentando Tagliatti nel 1993 nell’ambito della collettiva Il filo del piacere dell’atelier Pozzati,

faceva riferimento all’effetto “estesico” quale neologismo che, dalla radice etimologica della parola greca estetica

‘aisthesis’, evoca il significato di ‘percezione sensoriale’. Tali percezioni, nell’arte, si mescolano se sollecitate da

materiali attinenti ai sensi diversi, oppure “costruendo strutture soggiacenti a un testo che possono rinviare a un

senso diverso da quello implicito nel senso stesso”3, attraverso la costruzione di metafore indotte dalle qualità

sensoriali della materia; e in particolare per le opere d’esordio concettuale post minimalista di ketty la capacità

di neutralizzare i contrasti, laddove “il morbido contrapposto al duro, il caldo al freddo, l’elastico al rigido

finisce per perdere il suo carattere oppositivo” cosicché morbidi Philos di cachemire avvolgono legni e vetri

come rocchetti donati a Teseo da Arianna per ritornare dal labirinto della memoria segnata dalla fotografia, dopo

aver sconfitto il personale Minosse. Contrasti materiali e sensoriali che gettavano le basi e gli aspetti fondanti la

ricerca dell’artista, sviluppati in seguito sul reiterato e rigoroso lavorio su un unico soggetto – poltrona, o rosa

- trasformato nel logos del suo spazio esistenziale: spirituale, mentale, emozionale e fisico.

Dede Auregli ravvisava nel ciclo Dal vero di ketty che “un’atmosfera metafisica di silenzi avvolge le poltrone,

e la situazione di ‘atopos’, che Tagliatti teorizzava alcuni anni fa, riaffiora oggi in questi lavori […] così le

opere sono immemori del tempo se non per il dipanarsi un poco ossessivo del soggetto e dei suoi ritorni”4.

Variazioni sul tema che, omologamente a quelle musicali, ella ripropone anche nel testo della rosa, dal 2004

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a oggi. Fiore dell’assoluto come il loto, la rosa è simbolicamente paragonata alla ruota del tempo, allo scorrere

ciclico ed eterno della vita, tra morte e rinascita; e “il turbine dei petali verso il centro del bocciolo, quasi sfere

concentriche rotanti, è infatti un’immagine della manifestazione dell’Uno che si dispiega negli archetipi”5, è

l’essenza spirituale ed esistenziale di ketty che affiora e si cela, incarnata nella sua immagine. Considerata

omologa alle lingue di fuoco con i suoi petali, la rosa è anche simbolo del divino sia per la tradizione

persiana, sia per quella cristiana, in un “trascolorare simbolico”, religioso, letterario e antropologico che, sin

dalla mitologia sino alle fiabe, “narra l’amorosa rieducazione di un’anima affinché dalla vista si sollevi alla

percezione, per riconoscere ciò che soltanto merita di essere apprezzato”6.

Con il ricamo, tecnica quotidiana come i soggetti delle sue opere e appartenente alla tradizione archetipica del

lavoro femminile nel corso dei millenni, Tagliatti inizia a eseguire nel 2004 alcuni ossidi e ricamo di spilli su tela,

Appunti e Intervalli che richiamano le sue radici di formazione informale, sino ad approdare l’anno seguente

al tema della Rosa del mio giardino, in cui è patente l’ispirazione desunta dai padri dell’Arte povera italiana,

e diventare tra i protagonisti di ciò che, personalmente, interpreto come naturalismo-concettuale. Una koinè

non solo emiliana, ma nazionale ed internazionale, che si avvalora dell’esperienza concettuale svolgendosi, e

differenziandosi, in un’odierna sinestesia, di tipo sintattico, che accomuna la ricerca di Davide Benati a quella

di Pinuccia Bernardoni, a quella più recente di Nanni Menetti, al ciclo dell’Albero della ruggine di Maurizio

Bottarelli, al Giardino dell’Imelde di giorgio Zucchini, alle Rose del mio giardino e Costellazioni di ketty Tagliatti;

una ricerca artistica i cui prodromi sono ravvisabili, in nuce, nella “natura analoga” (Dario Trento) che sfocia

nelle Arpe d’erba di germano Sartelli per giungere, trasformati dalla forbice larga del tempo e delle idee che

separa le loro generazioni di lavoro, alle Foreste e ai Nidi di graziano Spinosi. Si tratta di artisti che partendo

da un dato di natura lo astraggono e lo rielaborano teoreticamente a nuove forme e significati, mantenendo il

dato di natura quale codice simbolico e pattern sintattico all’interno di lavori che aprono a rinnovata semantica.

Artisti la cui fantasia è eccitata dal dato di natura, dalle singole forme organiche che si trasformano attraverso

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processi diversi, mentali, gestuali, materiali, formali e simbolici, in una metanatura che li accomuna, nella

ricerca declinata in seno alla maturazione e all’evoluzione dell’esperienza concettuale, enunciata o narrata nel

gesto, dal segno, con i simboli, dalla materia e con la luce, sino all’approdo dell’opera, energia materiata dello

spazio dei processi diversi, mentali. Natura equipollente in sopravvivenze latenti, mete e profondità poetiche

differenti, creano un fil rouge tra Pinuccia Bernardoni, Davide Benati Maurizio Bottarelli, germano Sartelli,

graziano Spinosi e ketty Tagliatti. Più che mai li accomuna il fatto di aver iniziato o svolto questo tipo di ricerca

negli anni ottanta, al termine della deflagrante stagione avanguardistica del Concettuale, che non viene elusa,

ma elaborata e trasformata attraverso processi simbolici e astrattivi del dato di natura7.

Ranuccio Bianchi Bandinelli ricordava come il naturalismo “incline all’astrazione”8 non fosse un’invenzione

dell’arte del Novecento, ma avesse radici ancestrali, neolitiche; e la lettura sociologica dell’arte di Arnold

Hauser ci indicava i processi astrattivi quali risultati di una stretta correlazione con concezioni di tipo

metafisico, in antitesi al naturalismo di concezione “praticistica”. Le stesse dichiarazioni di ketty Tagliatti

si dirigono in questo senso, coniugando nella sua poetica astrazione del dato di natura, la rosa, a riti ed

immagini ancestrali, sulla stessa lunghezza d’onda mentale di quanto compie l’artista brasiliana Beatriz

Milhazes con rose e carnevali.

Penso che la forza di un lavoro derivi dalla scelta di un soggetto che è già un significante e dalla riduzione o

semplificazione della volontà narrativa che si ha nelle mani. [...] E’ sempre un rapportarsi, un varcare la soglia

tra dentro e fuori, senza mai esporsi troppo, rimanendo sempre dentro al quadro, dietro ad esso, sotto la

sua superficie, come unico spazio relazionale. […] ho trasformato ogni quadro in una pagina di diario, ogni

disegno in un percorso aggrovigliato, in uno spazio territoriale intimo, privato, come può essere un giardino

[…] Il rapporto di continua tensione dialettica, che vivo nel mio lavoro, nel stare ai margini della figurazione

sfiorando quasi sempre con vertigine l’astrazione, mi permette di lasciarmi possedere dalla tecnica, che,

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nonostante tutto, io rinnego come tale e uso come rito propiziatorio e alchemico, fatto di gesti ossessivamente

ripetuti che scandiscono un tempo d’esecuzione che è l’unico vero soggetto dell’opera9.

Le sue Costellazioni di spine saldamente ricamate e randomizzate nell’universo di una rosa evocano, come le

varianti di Rosa del mio giardino, le mutevoli riorganizzazioni di un paesaggio interiore romantico e difficile

al contempo, l’impronta esistenzialista di ketty, la sua “figura del corpo” (Jacques Fontanille), la memoria

psichica del suo essere materiata in quel microcosmo. E così anche negli Affioramenti, il velo detta “la

soglia tra dentro e fuori” evocando ancora, con duplice simbolismo, la rivelazione di un segreto, o la sua

dissimulazione; e il velo, così come la rosa è emblema di vita spirituale.

Il fiore è spesso un calice terrestre che accoglie le attività della pittura d’atelier come la pioggia dal cielo. Un

fiore a volte ‘manierista’, un fiore della carne, un fiore come ostaggio forse già ferito, un fiore disossato.10

Le parole di Concetto Pozzati scritte per ketty nel 2007 trovano corpo artistico nei lavori successivi dell’artista

ferrarese che dedica i suoi Ostaggi, rose-materasso fortemente oggettuali e tele ricamate con essenzialità

volutamente stereotipata d’ispirazione art-brut, alle minoranze sociali costrette e castigate a giacere su

materassi analoghi in carceri e ospedali psichiatrici; in questi lavori il simbolo diventa patente di solitudine

e tenerezza, memoria di difficoltà ed ambigua accoglienza e in assonanza artistica con le opere oggettuali

delle artiste inglesi Sarah Lucas e Rachel Witheread, realizzate all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso.

Negli Ostaggi, come nelle varianti di Rosa del mio giardino, la Tagliatti aggroviglia il filo del labirinto della

rosa. Simbolo di un sistema di difesa, il labirinto annuncia un centro sacro e prezioso cui arrivare attraverso un

intersecarsi di vie, alcune terminali a vicolo cieco, metafora di un viaggio iniziatico per pochi, verso un centro

nascosto, come un mandala. Il labirinto ha una funzione magica, secondo la tradizione cabalistica poi ripresa

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da quell’alchimista: è l’immagine della via da seguire per giungere a quel centro dove l’artista deve arrivare per

combattere e uscirne rinnovato, mentre per quella ascetico - mistica esso è simbolo della concentrazione su se

stessi per trovare la luce senza smarrirsi attraverso i mille cammini del labirinto delle sensazioni, dei pensieri

e delle emozioni, metafora di morte e resurrezione spirituale. E non vi è dubbio che per Tagliatti i labirinti

creati dai grovigli di fili e di spilli delle sue Rose hanno queste valenze simboliche, ancestrali e di complessità

semantica. Lo stesso avviene anche nel 2010 quando l’artista ferrarese, con Elisa Leonini, compone Anamorfosi

di una rosa. Installazione anamorfica di una rosa aerea nello spazio, sospesa nel nulla, realizzata con involucri

vuoti di cosmetici, rivestiti di filo rosso e di duchampiana memoria, è metafora di passaggio tra un’età e l’altra,

tra leggerezza e pesantezza dell’esistenza, tra l’apparenza e l’interiorità, ma sempre evocatrice di passione,

vissuta in nuova e diversa prospettiva da ricercare nella propria creatività e femminilità.

Ogni oggetto è avvolto in un bozzolo di filo rosso, come un baco da seta, come una crisalide. Inserire un oggetto

quotidiano nel lavoro è memoria storica del vivere minutamente, dimensione metafisica della routine gestuale della

normalità, appartenente alla ritualità giornaliera che scandisce il ritmo della vita dandole senso e sopportabilità.11

L’uso dell’oggetto nell’arte ha radici assai antiche e sporadiche, ma una prassi consolidata sin dall’inizio del

XX secolo dalle avanguardie storiche, cubiste, dada e surrealiste in particolare, in una “progressiva conquista

della dimensione della quotidianità quale luogo dell’operare artistico” si è intensificata nell’arte sino al

presente, quale “approdo conclusivo entro una sfera d’integrale fisicità materiale” 12

Accanto ad Anamorfosi di una rosa, nel corso della personale Ensimismamiento, Tagliatti crea l’installazione

End, formata da diciotto scatole di objets trouvés della sua quotidianità che, immediatamente, rimandano

alle declinazioni poetiche oggettuali di Max Ernst, Daniel Spoerri, e Joseph Cornell, dove la creazione di

nuove composizioni artistiche con materiali anomali domestici assume rinnovati valori semantici e sintattici

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della realtà, incarnata simbolicamente dall’oggetto riusato e trasformato in teatrini, icone affettive e animiste

di “oggettualità esistenziale” ove ogni pensiero e ogni segno rimandano ad un altro, con poetica memoria.

L’anno seguente, in occasione della mostra Sur-naturale. Suggestioni dalla Parigi degli anni folli, ketty realizza

una Camelia (Sur-naturale), abbandonando – illusoriamente - la meditazione sulla rosa occidentale con

questa motivazione:

Ho compreso, infine, che era giunto il suo momento quando, in un mercatino dell’antiquariato, ho visto dei

paraventi dell’epoca rivestiti con tappezzerie orientali dai magnifici motivi floreali, raffiguranti proprio diversi

tipi di camelie. Il mio lavoro si lega a quelle particolari camelie, vuoi per lo stretto legame con l’oriente, vuoi

perché tessuti del genere erano particolarmente in voga nella Parigi di quegli anni13

Nell’affrontare il nuovo oggetto d’ispirazione che la porta a una delle sue prime uscite dal tema della rosa

occidentale per quella del giappone, qual è la camelia, ketty compie con Sur-naturale un mandala dal segno

ossimoro: se in lontananza esso appare tessuto di fili d’argento come damasco, in realtà esso è ricamato

da venticinquemila spilli che ne disegnano volute e campiture, luci ed ombre, gioie e dolori come in una

metaforica e catartica ruota (rosa) della vita. E come in un mandala, con ritualità quotidiana e devozionale

verso il lavoro artigianale tradizionale femminile, Tagliatti diventa una sciamana, crea nuovi spazi, cosmi

psicagogici rigeneranti la sua creatività ed eccellente qualità artistica.

Se si guarda complessivamente al suo lavoro, la costante che emerge è il tenace corpo a corpo di ketty con

lo spazio-involucro, un personale agone che dall’alveo della poltrona passa al mandala delle rose occidentali

e orientali, indagate in tutte le sue percezioni prospettiche possibili, dalla tela all’ambiente, sino al suo

sfaldamento sulla tela dell’arazzo Sub rosa.

Ci sono riti atavici, archetipi simbolici e significati che convivono in noi, inscritti nel nostro patrimonio genetico

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come memorie ineludibili. L’ultimo lavoro di Tagliatti, con cui si chiude questa riflessione sul suo lavoro e si apre

oggi la mostra di Palazzo dell’Arengo, rimanda all’importanza dell’uso delle stoffe nei riti coreani, in particolare

in quello d’iniziazione sciamanica femminile in cui il lenzuolo è metafora della scala verso il cielo, l’oggetto

simbolico su cui l’officiante resta concentrato per tutto il tempo del rito. Si tratta del rito del kut14 nel quale la

sciamana sale su per i cieli fino alla sfera delle energie cosmiche pure, dove il divino entra in lei possedendola

e dal cui stadio lei ridiscende, ripercorrendo tutte le tappe all’inverso per ritornare nel mondo della realtà.

Quando il fiore della camelia appassisce, i suoi petali e il calice si distaccano insieme in un sol colpo…il

simbolo di una scala di petali e sepali che Tagliatti ha salito e ridisceso con Sub rosa, custode di un segreto

cosmico che appartiene a ogni donna, a ogni rosa, di occidente e di oriente.

Con quest’arazzo, Tagliatti si è sintonizzata nuovamente con i suoi esordi e le opere post minimaliste di

Eva Hesse che, con la sua originale elaborazione del minimalismo più puro acceso e turbato dal mondo

di oggetti e materiali allusivi al suo corpo e alla sua femminilità ed evocato nelle sue opere attraverso una

combinazione infantile di conflitti introdotti da apparenti incongruità e ambivalenze semantiche, formali e

materiche, è stata ispiratrice anche dei lavori di Pinuccia Bernardoni, ai cui Neri di foglia non si può far a

meno di pensare e la cui influenza può essere stata esercitata sull’artista ferrarese nella mostra Ordire trame,

che le vide coprotagoniste.

omar Calabrese, nel suo celebre saggio L’età neobarocca, ricordava che le proprietà necessarie affinché si

possa parlare di oggetti frattali, anche per l’arte come per altre configurazioni culturali, oltre che matematiche,

sono casualità, carattere scalante e tetragonico e, soprattutto, “la variante equiprobabile di un sistema

ordinato”15 la cui forma è dovuta al caso. Sub rosa ha forma frattale ed è l’ennesima variante (forse l’ultima?)

dell’ossessiva e straordinaria indagine condotta da ketty Tagliatti negli anni sul “sistema ordinato” della rosa;

la discesa dei suoi petali e sepali è dovuta al caso e nell’improvviso svincolo finale dalla forma-rosa originaria

resta solo un’aura, e il suo segreto.

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1 E. Zolla, Aure, Venezia, Marsilio (I ed. 1995) ed cons. 2003, p.232 K.Tagliatti, perce/ver/azione, 20123 o. Calabrese, Transustanziazioni, in Atelier Pozzati. Il filo del piacere, Firenze, Hedoné, 19934 D. Auregli, Ketty Tagliatti, in Trilogia 9, a cura di g. Bonomi, Perugia, gramma, 1999, p.215 A. Cattabiani, Florario, Milano, (I ed. 1996) ed cons. 2010, p.166 Ivi, p.317 Le mie prime riflessioni sul naturalismo concettuale sono già parzialmente apparse in C. Collina, E venne

Arcangeli [recensione], in “IBC”, a.XIV, n. 2, aprile-giugno, 2006; C. Collina, La metascultura di Pinuccia Bernardoni in Vie di dialogo, cat. mostra, Bologna, Clueb, 2006 e nei testi critici che accompagnano la mostra virtuale on-line 10 artisti per i beni culturali dell’Emilia-Romagna, a cura di C. Baldino e C. Collina, pubblicata sul sito www.ibc.emilia-romagna.it e sono state sviluppate ulteriormente in Collina C., Naturalismo concettuale in Emilia Romagna, in “Meta. Parole & Immagini”, a. XXI, n° 25, ottobre 2007, pp. 60-63; infine in C. Collina, Per una cronologia dell’arte contemporanea in Emilia-Romagna: 1900-2008, in I luoghi d’arte contemporanea in Emilia-Romagna. Arti del Novecento e dopo, Bologna, Clueb, 2008, p. 308

8 Ranuccio Bianchi Bandinelli, Organicità e astrazione, (Buenos Aires, 1965), Milano, Electa, 2005, p.189 K. Tagliatti, Come (rose e ricami), in Ketty Tagliatti. Rose mutabili , cat. mostra, Brescia, galleria dell’incisione,

2007, pp. 5-6 10 C. Pozzati, Rose mutabili, in idem, p.811 K. Tagliatti, Colloquio di Giorgio Bonomi con Ketty Tagliatti, in τeλος, a cura di V. Razzolini Vichi, Firenze,

Varart, 201012 E. Crispolti, Per una riflessione sulla fenomenologia di uso e riuso dell’oggetto nell’arte del XX secolo, in L’oggetto

nell’arte contemporanea. Uso e riuso, a cura di E. Crispolti e A. Mazzanti, Napoli, Liguori Editore, 2011, pp. 3 e 413 k. Tagliatti, E.S. Travagli, Flash intervista a Ketty Tagliatti, in Sur-naturale. Suggestioni dalla Parigi degli anni folli,

cat. mostra a cura di M.L. Brunelli, Ferrara, MLB Home gallery, 2011, p.614 E. Zolla, op.cit., p.16715 o. Calabrese, L’età neobarocca, Roma-Bari, gius. Laterza e Figli, 1989, p.131

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KETTy TAGLIATTI

Opere

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Costellazione 15-03-2006, ossidi, ricamo, spine di rosa e applicazione di garza su tela cm169x188 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Rosa del mio giardino 20-04-2011, ricamo e spilli di acciaio su stoffa, cm. 110x120 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Installazione Ensimismamiento – una rosa 05-07-2010, disegno dal vero su garza con nylon, lycra, m 2,16x2,84x0,4

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Appunti 02-2012, disegno, ricamo su tela imbottita in cornice di legno inizio XIX sec., cm 45 x 45 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Sub-Rosa 01/05 – 2012, tre tele di stoffa, spilli d’acciaio, cuciture su garza, mordente e colle, cm 260x200 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Sur-Natura, 2011, arazzo di stoffa, acquarello, ricamo, spilli d’acciaio, mordente e colle, cm 240x290 (foto di Marco Caselli Nirmal, 2011)

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Rosa del mio giardino 10-06-2007, ricamo su velluto, cm 149x175 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Rosa del mio giardino 30-03-07, ossidi e ricamo su tela, cm 122x161 (foto Andrea Scardova, 2012)

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END, installazione di 12 teatrini in scatole di ferro, velo, ricamo, applicazioni di tessuti, stoffe e composizioni di oggetti vari cm 348 x 744 (foto di Marco Caselli Nirmal, 2011)

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End N°8 Nel mio giardino 13-08-2010 part., ramo di rosa, gru di origami, una scultura di legno dell’artista (1986) e ricamo su velo e su garza, cm 26x53x05

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End N°15 Nel mio giardino 26-08-2010 part., ramo di rosa, foglie di rosa, bendaggio con filo di cotone, applicazione di raso, legno di recupero da imballaggio con scritta e applicazione di raso e ricamo su velo, cm 26x53x05

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End N°1 Nel mio giardino 05-08-2010 part., scarabeo in pietra saponaria, ventaglio di carta, disegno con penna biro e ricamo su velo, cornice di ferro, fondo in legno rivestito in stoffa, cm 26x53x05

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End N°4 Nel mio giardino 09-08-2010 part., Accetta, ape in pannolenci, spilli d’acciaio, ricamo su velo, cornice di ferro e fondo di legno rivestito di stoffa, cm 26x53x05

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End N°7 Nel mio giardino 12-08-2010 part., ramo di rosa, filo di seta, ricamo su garza, rosa di stoffa inizio sec. XX, nastro di raso, cm 26x53x05

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Rosa del mio giardino 22-09-2006, ossidi, tempera e disegno con macchina da cucire, cm 152x240 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Affioramenti 2007, disegno su velina intelata e ricamo su garza, cm 69x69 (foto Andrea Scardova, 2012)

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Ex voto 11-07-2005, ossidi, ricamo e spilli d’acciaio su tela, cm 127x260

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ketty Tagliatti e Elisa Leonini, Anamorfosi di una rosa del mio giardino 2008-2010, part. installazione di 230 contenitori di cosmetici, filo di seta rosso, velcro biadesivo (foto di Marco Caselli Nirmal, 2010)

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Rosa del mio giardino 16-02-2009, disegno dal vero, ossidi, ricamo e spilli d’acciaio su tela, cm 110x123

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Dal mio giardino (Ostaggio), 2008 cm 260x300x7

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ketty Tagliatti e Elisa Leonini, Anamorfosi di una rosa del mio giardino 2008-2010, installazione di 230 contenitori di cosmetici, filo di seta rosso, velcro biadesivo (foto di Marco Caselli Nirmal, 2010)

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La Sposa 16-05-2010, disegno a grafite, ricamo e spilli d’acciaio su garza, cm 37x50

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KETTy TAGLIATTINata a Ferrara nel 1955. Vive e lavora a Ferrara.

STUDI

1991 Diploma di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna

MOSTRE PERSONALI

1994 diStanza, a cura di Adriano Bacilieri, galleria Neon Bologna1995 Ketty Tagliatti Ass. Culturale Roma & Arte, Roma.1996 Ketty Tagliatti, a cura di Vittoria Coen, galleria Civica di Arte Moderna e

Contemporanea Ferrara 1997 In Poltrona galleria Tortora Ferrara1998 Privato Studio g7 Bologna2000 Incroci galleria Zuni Ferrara2001 Metonimia galleria Zuni Ferrara2003 Alma Mater Studio g7 Bologna Diastema galleria giraldi Livorno2005 Oxide Quattro artisti a tavola ketty Tagliatti Lignano Sabbiadoro2006 Rosa rosae Maria Cilena Milano Prima-Vere galleria Plurima Udine 2007 Rose mutabili, a cura di Concetto Pozzati, galleria dell’Incisione Brescia Ketty Tagliatti personale a cura di Marialivia Brunelli galleria del Carbone

Ferrara 2008 Come (rose e ricami) musei Mazzucchelli di Brescia Ostaggi galleria Movimento Arte Contemporanea Milano 2009 Le Rose galleria Plurima Udine2010 Telos a cura di Vanna Razzolini Vichi e giorgio Bonomi2011 Ensimismamiento a cura di Chiara gatti galleria Il Chiostro Saronno

apPunti alla galleria g7 di Bologna

Sur-naturale. Suggestioni dalla Parigi degli anni folli alla MLB Home gallery

di Ferrara.

MOSTRE COLLETTIVE

1989 La via delle Belle Arti Centro Culturale (Marano sul Panaro, Mo.) Atelier 18 x 24 galleria Mascarella Bo. -galleria Mazzocchi, Pa1990 Atelier 18 x 24 galleria La Roggia, Pordenone. -galleria La Diade, Bergamo

-Musée Taire, Niort (Francia) -Casa Bondi, Castenaso; Bo.1991 Atelier 18 x 24 galleria 420 W.B. Ravenna Inex-Xeni galleria delle Colonne, Teatro cinghio, Parma. free Laboratorio di libera interazione artistica Accademia di Belle Arti, Bo. Don’t let me down Circolo della Stampa Bo. Il Disegno ritrovato Chiesa di S. Francesco , Como.1992 Il Filo del piacere Ass. Culturale Italo-Francese (Bo) - Fondazione Mudina

(Mi) - Arte fiera, Bo. Rassegna d’Arte Contemporanea Ex Mercato del Bestiame, Varzi, PV. Living Room Uno Spazio Privato, Studio La Città 2 , Vr.1993 Inventario Artisti in Via Dietro Filippini, Studio La Città 2 , Vr. L’Arte Contemporanea a Bologna I Biennale Palazzo Re Enzo, Bo.1994 Fuori dal Comune (Modigliana, Fo.) Praticamente d’Argento Studio la città 2, Vr Liber Tècnè (Calderara di Reno, Bo.) Cadeau galleria Estense, Ferrara.1995 Album di Screzi Banca Mercantile Italiana, Milan Art Center, Milano Artes Operosae a cura di g. Bonomi, Ist. di Cultura Casa giorgio Cini, Ferrara 1996 Ex-Jugoslavia galleria Dosso Dossi Ferrara Ossessione del segno a cura di Maura Pozzati, Studio la Città 2 Verona Ospite Casa di giorgio Cattani Ferrara Fuori dal comune (Modigliana,Fo) Acqua,Terra,Fuoco,Aria, a cura di A. Baccilieri, Magazzini del Sale, Cervia 1997 Ossessione del segno Arte Fiera Bologna, Studio la città 2 Luoghi segreti: il paravento a cura di Vittoria Coen, Studio g7 Bologna Fuori dal comune (Modigliana,Fo) 2° premio di Scultura “Lascito Niccolini” Chiesa di S.Romano, Ferrara

1998 INTIMA-MENTE Studio la città 2 Verona Fuori dal comune (Modigliana,Fo) GENERI La Casa Bianca Museo della grafica (Malo, Vicenza) Artefiera di Bologna galleria Studio la Città Verona, Studio g7 Bologna1999 Trilogia, a cura di g. Bonomi, Rocca Paolina Perugina Fiera d’arte di Chicago Fiera d’arte di Basilea Fiera Internazionale d’arte di Colonia2000 Artefiera di Bologna, gallerie : Studio la Città Verona, Studio g7 Bologna Carte Blanche à Hélène de Franchis galerie Lucien Durand Le gaillard Paris Nel Disegno 2° (Bondeno, Fe) Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Colonia I° concorso di Pittura La Fenice e des Artistes Hotel la Fenice, Venezia2001 Ketty Tagliatti, Franco Passalaqua gallerie Alain le gaillard, Paris - Studio la

Città, Verona presentano presso Hugues Chevalier, Paris Innaturalmente Fondazione Villa Benzi-Zecchini Caerano di S. Marco, Treviso Nel Disegno Studio g7, Bologna Figure del Novecento 2 Oltre l’Accademia Accademia di Belle Arti, Bologna I contrari: Numero Zero galleria Zuni Ferrara2002 Generazioni: Numero Zero galleria Zuni Ferrara Le voci Dentro: dal bianco al nero a cura di g. Bonomi, Palazzo Trinci

Comune di Foligno, Trevi: Fantauzzi Liberolibrodartistalibero Chiesa di S.Carlo Spoleto Calendar! Studio Tommaseo Trieste 2003 Filigrane, a cura di g. Bonomi, Museo della Ceramica M.Trucco Albisola Flowers Studio g7 Bologna Filigrana Musicale, a cura di giorgio Bonomi, ex Chiesa Anglicana Alassio Chi è la più bella del reame Palazzo Vasquez Solarino Siracusa2004 Tre donne intorno al cor mi son venute… a cura di g. Bonomi, galleria Plurima Udine Oltre il monocromo, a cura di g.Bonomi, Fondazione Zappettini Chiavari 2005 Arte Fiera Bologna galleria g7 Collettiva dicembre galleria Plurima Udine Ora & labora Modigliana Forlì Rassegna di pittura Marina di Ravenna Marina di Ravenna2006 Miart Fiera d’Arte internazionale Milano galleria Plurima Flowers, a cura di Daniela del Moro, galleria d’Arte Moderna Pavullo Modena Figurazioni, a cura di g. Bonomi, galleria Varart Firenze Fiera d’Arte di Verona galleria Plurima e galleria g72007 Fiera d’Arte di Verona: galleria Plurima,galleria g7, galleria Il Chiostro Ordire Trame, a cura di A. Madesani, galleria il Chiostro Saronno Vassoi d’Arte e ricette d’Artista a cura di Vittoria Coen Museo Bargellini

Pieve di Cento2008 Alchimie del segno e della materia. Omaggio a Mirò MLB home gallery

Ferrara La farfalla e la formica galleria Il Chiostro di Saronno Fil rouge a cura di Marialivia Brunelli galleria MLB home gallery Ferrara Generazioni a cura di Marialivia Brunelli, Angelo Andreotti, MariaLuisa

Pacelli, Massimo Marchetti, gilberto Pellizzola - Palazzo Cavalieri Ferrara2009 Arte Fiera Bologna galleria Il Chiostro Saronno Miart Fiera d’Arte internazionale Milano galleria Plurima, galleria

Movimento Arte Contemporanea Milano Progetto Airswap 2009 Notgallery Napoli Fiori/Flowers a cura di Lia de Venere, Fiera del Levante di Bari2010 Arte Fiera Bologna galleria Il Chiostro Saronno Fiori galleria Cristina Busi Chiavari (ge) a cura di Cristina Busi A Thousand Plots Intrecci ad Arte, a cura di Linda giusti, galleria Eleonora

d’Arte Contemporanea Prato 2011 Sotto-superficie Tagliatti e Cattaneo alla galleria Plurima di Udine

HANNO SCRITTO DI KETTy TAGLIATTI Dede Auregli, Adriano Baccilieri, Paolo Balmas, giorgio Bonomi, Marialivia Brunelli, omar Calabrese, gianni Cerioli, Anna Cochetti, Vittoria Coen, Claudia Collina, Elena Forin, Chiara gatti, Linda giusti, Angela Madesani, Alessandra Meandri, Daniela Del Moro, Annalisa Portesi, Concetto Pozzati, Maura Pozzati.

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