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N 15 Gennaio 2015 – esce quando può – Stamp. In prop. presso Csoa Spartaco via Selinunte 57 00174 Roma Segui i nostri articoli ogni giorno su lasalitadelquadraro.wordpress.com L’APERTURA DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI CENTOCELLE AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DEI CITTADINI Da quando il parco di Centocelle è stato riconosciuto ufficialmente parco storico archeologico è stato sgomberato il campo nomadi più grande d’Europa Casilino 700 ed è stata aperta al pubblico una sola parte di parco sul versante della Casilina. Da anni gli abitanti aspettano il completamento attraverso la realizzazione del piano particolareggiato approvato ormai dalla Regione Lazio e da Roma Capitale e la delocalizzazione degli autodemolitori per renderlo fruibile e accessibile alla cittadinanza. Il parco che confina con un tratto di via Casilina, con viale Palmiro Togliatti, con via Papiria e via di Centocelle è stato interessato negli ultimi mesi da vari interventi dei cittadini e dei comitati che si sono mobilitati per la sua apertura e per il suo completamento. Sul versante del Quadraro – Tor Pignattara i cittadini hanno aperto un presidio permanente per fare in modo che inizino i lavori di realizzazione del secondo stralcio del parco utilizzando i fondi stanziati da Roma Capitale che ammontano a 3 milioni di euro. In particolare rivendicano attività pubbliche sportive e lo spostamento

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N 15 Gennaio 2015 – esce quando può – Stamp. In prop. presso Csoa Spartaco via Selinunte 57 00174 Roma

Segui i nostri articoli ogni giorno su lasalitadelquadraro.wordpress.com

L’APERTURA DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI CENTOCELLE AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DEI CITTADINI

Da quando il parco di Centocelle è stato riconosciuto ufficialmente parco storico archeologico è stato sgomberato il campo nomadi più grande d’Europa Casilino 700 ed è stata aperta al pubblico una sola parte di parco sul versante della Casilina. Da anni gli abitanti aspettano il completamento attraverso la realizzazione del piano particolareggiato approvato ormai dalla Regione Lazio e da Roma Capitale e la delocalizzazione degli autodemolitori per renderlo fruibile e accessibile alla cittadinanza. Il parco che confina con un tratto di via Casilina, con viale Palmiro Togliatti, con via Papiria e via di Centocelle è stato interessato negli ultimi mesi da vari interventi dei cittadini e dei comitati che si sono mobilitati per la sua apertura e per il suo completamento. Sul versante del Quadraro – Tor Pignattara i cittadini hanno aperto un presidio permanente per fare in modo che inizino i lavori di realizzazione del secondo stralcio del parco utilizzando i fondi stanziati da Roma Capitale che ammontano a 3 milioni di euro. In particolare rivendicano attività pubbliche sportive e lo spostamento degli

autodemolitori. Sul versante di via Casilina un gruppo di comitati reclama interventi per rendere accessibile il parco tagliato fuori da via Casilina e il trasferimento delle numerose attività abusive. Sul versante di via Papiria, la parte del parco più vicina al quartiere popolare di Don Bosco è per ora senza nessun finanziamento, la rete territoriale Cinecittà Bene Comune ha occupato un’area verde circoscritta e ha realizzato delle iniziative pubbliche di informazione con visite guidate e attività culturali. Quest’ultimi rivendicano la realizzazione del piano particolareggiato attraverso uno stanziamento da parte delle amministrazioni locali, lo spostamento degli autodemolitori e l’uso pubblico delle aree private presenti in questa parte del parco. I cittadini che annunciano nuove iniziative riconoscono nella realizzazione del Parco di Centocelle un risarcimento verso la cementificazione selvaggia dei quartieri circostanti, nuove opportunità di lavoro e di rilancio dell’economia locale, valorizzando beni storici di interesse anche turistico e il verde pubblico.

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I LAVORATORI DI CINECITTA’ TORNANO IN PIAZZA CONTRO I LICENZIAMENTII lavoratori avevano ragione. E’ necessario bloccare il piano di Abete o gli studi cinematografici di Cinecittà saranno destinati ad un triste fallimento. Ma le maestranze non molleranno mai perchè  in gioco c’è molto di più del posto di lavoro, Cinecittà è il simbolo di un intero quartiere e della cultura italiana nel mondo. Lo sciopero e il presidio di 84 giorni nel 2012 si concluse con un accordo ed una tregua temporanea. Da una

parte Abete riuscì ad ottenere lo spacchettamento dei lavoratori in tre società, Deluxe, Cut e Panalight, legato alla questione del parco a tema sulla Pontina, Cinecittà World, mentre dall’altra i lavoratori scongiurarono il licenziamento attraverso la sigla di 90 contratti di solidarietà e imposero la loro volontà di rimanere a lavorare all’interno degli studi. La mobilitazione riuscì ad invertire la tendenza suscitando grandi interrogativi nell’opinione pubblica circa l’effettiva capacità di gestione privata di un bene comune dalle incalcolabili potenzialità. Pe questo motivo  non si può permettere che gli investimenti  delle grandi

produzioni straniere siano gestiti da un banchiere come Abete e non si comprende perchè il Ministro Franceschini da una parte incentivi lo sviluppo di Cinecittà attraverso provvedimenti come il Tax Credit e dall’altra si dichiari favorevole ed entusiata all’attuale gestione. La seconda fase si aprì con due episodi: il fallimento del parco a tema Cinecittà World e la cassa integrazione per 39 lavoratori per proseguire oggi con l’annuncio della liquidazione della Deluxe Digital Rome e Deluxe Italia Holding. Non appena coclusosi il periodo di garanzia occupazionale, previsto dal contratto d’affitto tra Deluxe e gli Studios, i lavoratori ritornano ad essere nuovamente attaccati e si ripete il tentativo di espulsione di questi dal sito produttivo nonostante il mercato della pellicola sia ancora florido dal punto di vista economico. Questa mattina c’è stato così un primo momento di protesta con un sit-in di alcune ore davanti all’ingresso degli Studios. Mercoledì 3 Dicembre è stata invece indetta una mobilitazione in via del Collegio Romano davanti alla sede del Mibact per richiedere un incontro con il Ministro Franceschini affinché sia raggiunta una soluzione reale rispetto alla salvaguardia dei posti di lavoro e all’effettivo rilancio degli studi cinematografici di Cinecittà.

I LAVORATORI DELLA FIOM DEL DEPOSITO ANAGNINA DELL’ATAC IN ASSEMBLEA IN VII MUNICIPIOGiovedì 8 Gennaio si è svolta, nella Sala Rossa della sede dell’ex X Municipio, un’assemblea pubblica indetta dalla sigla sindacale Fiom e dalla rete territoriale Cinecittà Bene Comune per discutere rispetto al provvedimento di licenziamento che sta per colpire 50 manutentori dei treni della Metro A, che operano nel deposito di Osteria del Curato e in quello di Magliana con le ditte Caf Italia ed Assifer. Ad aprile scaderà il contratto con Caf Italia e Assifer e le mansioni svolte saranno internalizzate da Atac che però ha annunciato di non voler assorbire i 50 lavoratori. Inoltre

l’ internalizzazione, che porterebbe ad un ingente risparmio, non è in funzione delle lavorazioni che verranno ugualmente messe a bando.L’assemblea è stata aperta dall’intervento di Alessandro Luparelli di Cinecittà Bene Comune che ha ricollegato le problematiche dei lavoratori all’esigenza di attuare un nuovo piano di sviluppo per il territorio del VII Municipio che sappia rilanciare, in funzione dell’occupazione e dei diritti, i siti produttivi abbandonati o sottodimensionati di quest’area della città come gli Studios di Cinecittà, il Policlinico Tor Vergata e il deposito Atac di Piazza Ragusa. Angelo Gregori, lavoratore Caf Italia del deposito di Osteria

del Curato e delegato Fiom, ha sottolineato il rischio che l’elevata professionalità acquisita dai manutentori a partire   dal 2005 vada persa in seguito ai licenziamenti. Ha inoltre affermato la necessità che l’assessore alla mobilità di Roma Capitale Guido Improta prenda atto della situazione. Francesca Re David, Segretario Generale Fiom di Roma e Lazio, ha ribadito l’importanza di mantenere insieme i problemi della cittadinanza con quelli del mondo del lavoro. Ha poi descritto la situazione negativa dei metalmeccanici nella Regione Lazio resa ancor più grave dall’assenza di un pianoper le politiche industriali a livello nazionale e regionale e da una legislazione distruttiva sugli appalti che ha eliminato qualsiasi responsabilità della ditta madre. Il Presidente del VII Municipio Susi Fantino ha accolto le richieste dei lavoratori e si è impegnata a sollecitare il Comune di Roma e l’assessorato competente per la risoluzione di questa problematica.

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LA BIBLIOTECA RAFFAELLO DEVE ESSERE POTENZIATA ED AMPLIATALa Biblioteca Raffaello rappresenta un polo culturale di eccellenza del VII Municipio. Negli ultimi anni ha visto aumentare fortemente il numero degli studenti, dei prestiti e delle attività culturali. Situata sulla via Tuscolana, a 100 metri dalla fermata della metro Anagnina, ha un bacino potenziale di utenza di 450 mila cittadini che possono raggiungere facilmente la struttura dalla zona dei Castelli e dal VII , VI e V Municipio grazie ai mezzi di trasporto pubblici. E’ anche collegata direttamente all’Università di Tor Vergata dal bus 20 Express. Oltre alle 3 aule studio

e al servizio di prestito integrato, che permette la messa in comune dell’intero patrimonio librario, video e audiovsivo del circuito

delle 39 biblioteche comunali, le 10 federate e i 14 “bibliopoint”, la Raffaello offre una programmazione culturale che prevede delle presentazioni di libri con gli autori ed incontri pubblici sulle tematiche di attualità. L’area circostante ha inoltre grandi potenzialità perchè vede la presenza di una struttura scolastica abbandonata che potrebbe ritornare in funzione ed una palestra completamente ristrutturata ma inutilizzata.

Anche grazie alle mobilitazioni degli utenti organizzati in un comitato, volte al miglioramento e all’ampliamento del servizio, nel 2012 sono stati completati i lavori di riqualificazione che però non hanno riguardato l’intero edificio. Il secondo piano della struttura, attrezzato ma che non può essere utilizzato perché privo della scala d’emergenza, non è rientrato nel progetto di riqualificazione approvato dal vecchio Cda delle Biblioteche di Roma come richiesto dal Comitato Raffaello in funzione dell’ampliamento. La grande affluenza degli studenti e dei giovani del territorio si scontrava infatti con l’insufficienza dei posti disponibili per lo studio. L’apertura del piano superiore, dove ci sarebbero 8 stanze, aumenterebbe esponenzialmente l’accesso e la fruizione di questo servizio pubblico. A ciò si deve aggiungere che i lavori effettuati hanno ridisegnato gli interni riducendo i posti a sedere disponibili. Nei mesi precedenti l’amministrazione comunale ha annunciato un piano di spending revew che ha portato le risorse di bilancio delle biblioteche, già fortemente ridotte rispetto al passato, da 21 a circa 19 milioni, facendo paventare la chiusura di molte strutture considerate “troppo piccole” per esser finanziate. Nonostante siano 19 anni che il bilancio delle Biblioteche è in pareggio, la

politica seguita è quella di garantire una sola biblioteca comunale per ogni Municipio della città. L’accorpamento dell’ ex X Municipio, che raggiungeva quasi 200.000 abitanti, con l’ex IX Municipio, che ne contava quasi 100 mila, vede attualmente sole 2 biblioteche pubbliche per un territorio, quello del VII Municipio, che raggiunge 300 mila abitanti e può essere paragonato per popolazione all’ 11° comune d’Italia dopo Catania. Se prima del 2012 era chiaro che una sola biblioteca era del tutto insufficiente per un territorio così vasto come quello dell’ex X Municipio, la chiusura della Raffaello non avrebbe sicuramente rappresentato un taglio agli sprechi ma un vuoto ulteriore nel tessuto sociale di una area periferica della città.

La prima ripercussione di tale provvedimento è stata la chiusura della Mediateca Rossellini, all’interno della sede dell’ex X Municipio in piazza di Cinecittà 11, che ospiava corsi di formazione e d’informatica rivolti ai cittadini svantaggiati e agli anziani. Attualmente i locali sono chiusi, l’aula è stata smantellata e non se ne conosce la destinazione futura. Inoltre nei giorni scorsi è stata approvata una delibera che prevede “l’internalizzazione delle biblioteche” all’interno del VI Dipartimento, come dichiarato dagli assessori al Bilancio Silvia Scozzese e alla Cultura Giovanna Marinelli. La delibera di giunta vuole far confluire tutto il sistema bibliotecario civico all’interno di Roma Capitale attuando però ulteriori tagli ai danni degli utenti e dei dipendenti, che già sono 6 anni che aspettano il rinnovo del contratto. Contraria al provvedimento il Presidente Paola Guaglione, che afferma:”Quest’anno abbiamo comprato solo 200 mila euro di libri. Che è nulla”. L’internalizzazione si trasforma così in un meccanismo per far casssa in funzione del risanamento del deficit della città di Roma. Lunedì 26 Gennaio alle ore 9.30 presso la biblioteca Rispoli di piazza Grazioli è stata indetta dal Cda dell’Istituzione Biblioteche Roma Capitale un’assemblea pubblica dal titolo: “Internalizzazione: una proposta nata senza il confronto”.Alla luce di ciò, per quanto riguarda la Raffaello, oltre alla problematica del piano superiore ancora inutilizzato che deve essere aperto e reso accessibile, rimane la questione dell’appartamento abbandonato dell’ex custode di 90 mq facente parte della struttura, sul quale sono state stanziate delle risorse per la riqualificazione e che quindi potrebbe essere utilizzato come spazio per i dibattiti e per le proiezioni. Ci auspichiamo che questo progetto sia realizzato al più presto per rilanciare e potenziare la funzione della biblioteca Raffaello.

Entrata della Biblioteca Raffaello

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IL POLICLINICO TOR VERGATA VERSO IL DECLINO

Quello che era considerato Il fiore all’occhiello del nostro territorio, in termini di servizi medico sanitari, rischia di essere smantellato. Il costante

peggioramento di servizi e di efficienza a cui assistiamo da tempo, coincide con la sperimentazione della gestione dell’ospedale da parte di una fondazione privata, concepita per agevolarne il funzionamento. Questa nuova conduzione privata ma finanziata con fondi pubblici del polo ospedaliero, era stata imposta al fine di eliminare gli sprechi e migliorare l’efficienza, gli effetti però sono stati profondamente diversi.Gli ultimi bilanci aziendali sono in rosso e i debiti accumulati sono vistosamente cresciuti rispetto al passato in controtendenza alla domanda in costante aumento della cittadinanza. I dati di afflusso registrati infatti, testimoniano intasamenti del pronto soccorso e mancanza cronica di posti letto. Da anni i cittadini rivendicano l’apertura di reparti fondamentali ai bisogni del territorio -quali pediatria e sala parto- nonché di una delle tre torri della struttura da sempre abbandonata e fuori servizio. Con l’ elezione di Novelli a nuovo rettore del Policlinico Tor Vergata, si è tornati a parlare della trasformazione di questo polo ospedaliero in istituto di Ricerca a carattere scientifico, specializzato soltanto in alcuni ambiti medici. Direzione giustificata dalla scelta governativa di incentivare finanziariamente più la ricerca che la sanità in generale. La mancanza di economie, pertanto, potrebbe trasformare l’ospedale in un istituto di ricerca depotenziando gravemente il pronto soccorso-di fatto già al collasso-e i servizi di base. A ciò si aggiunga che la regione Lazio, organo responsabile della gestione dei fondi, dichiara di non averne per il mantenimento di queste attività come si evince dal blocco delle assunzioni. Negli scorsi anni, per questi stessi motivi, sono stati chiusi alcuni presidi sanitari pubblici territoriali-come Medicina Solidale che ha dovuto cessare la sua funzione ufficialmente per mancanza di certificazione-contribuendo pesantemente a congestionare il pronto soccorso, servizio irrinunciabile per la cittadinanza di quartieri popolari e con forti necessità come Cinecittà e Tor Bella Monaca.Di fronte alla mancanza di fondi, che rischierebbe di smantellare un servizio fondamentale per un bacino di seicentomila utenti, gli sprechi continuano ad essere molti e le scelte gestionali poco chiare.

Reparti già completamente attrezzati con macchinari costosissimi, pagati da noi contribuenti e mai utilizzati, vengono tenuti chiusi. Il Policlinico presenta inoltre una grande necessità di sangue e di emoderivati puntualmente acquistati dalle altre regioni per il costo di un milione e mezzo di euro, senza mai aver tentato un investimento o avviato una campagna autonoma di reperimento sul territorio. Ci sono poi delle concentrazioni abbastanza particolari di posti privilegiati. A detta del personale medico compaiono ben nove capisala nell’area critica quando ne basterebbero meno, in chirurgia se ne trovano sette quando uno per turno sarebbe sufficiente. A ciò si aggiunge la chiusura di un piano dell’edificio riservato alle degenze, là dove è stato riscontrato un deficit di trecento posti letto rispetto alla popolazione del quadrante servito dall’ospedale e dove si registrano moltissimi distaccamenti di personale impiegato per il Policlinico Tor Vergata verso altri ospedali. A questi si devono aggiungere tutti i lavoratori che non sono personale medico, dai portantini agli addetti delle pulizie, ai manutentori che sono lavoratori assunti da cooperative attraverso appalti milionari che non fanno altro che aumentare i costi per far spazio ai profitti privati e offrono condizioni di lavoro fortemente precarie e sottopagate.Quello che fa paura in questa vicenda è il fatto che sembra che la politica del mal funzionamento sia alimentata proprio da una volontà interna all’ospedale, da una gestione poco chiara e complice, per favorire interessi personali e altre strutture sanitarie private che del declino del servizio pubblico fanno la loro fortuna. Da questo punto di vista bisognerebbe fare trasparenza su alcune figure e cognomi come il noto imprenditore capitolino Ciarrapico, presente nell’ospedale e nell’università con figlia e genero che ricoprono ruoli di rilievo ma con molti interessi particolari in altre strutture di proprietà che operano nel settore sanitario e in quello delle cliniche private presenti nella città di Roma. Tra queste spicca il Policlinico Casilino, struttura privata e convenzionata con fondi pubblici situata a pochi centinaia di metri da Tor Vergata, interessata da una cantierizzazione faraonica con investimenti milionari finalizzati al potenziamento. Il declino del policlinico Tor Vergata merita sicuramente l’attenzione della cittadinanza, di chi ci lavora e soprattutto della politica. Per ora la nuova giunta regionale Zingaretti, a differenza delle precedenti amministrazioni, ha dato per fortuna un solo anno di proroga alla Fondazione nella gestione dell’ospedale ma sul futuro non si hanno certezze di inversione di tendenza. Una Fondazione privata che se avesse funzionato bene, avrebbe comunque dovuto at tirare capitali privati, magari esteri, che avrebbero di conseguenza indirizzato il policlinico universitario, la sua attività e le risorse economiche nella ricerca farmacologica, concentrandosi sul

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perseguimento dei profitti a discapito del diritto alla salute.

I LAVORATORI DEL POLICLINICO TOR VERGATA BLOCCANO I LICENZIAMENTI

La mobilitazione dei lavoratori oss ed ausiliari del Policlinico di Tor Vergata è riuscita a bloccare i licenziamenti. Il piano di rientro dal deficit e alcune direttive regionali legate alla spendin review prevedono

infatti tagli agli appalti nella misura che va dal 10 al 15%. In questo caso 70 dei 330 lavoratori oss e ausiliari avrebbero potuto perdere il loro posto di lavoro se non si fossero opposti con determinazione ad un provvedimento che indebolisce ulteriormente un servizio pubblico già sottodimensionato ma in realtà dalle grandi potenzialità. L’ospedale di Tor Vergata ha infatti un bacino di utenza di 450.000 cittadini in una delle aree della città che ha il più alto indice di natalità ma un numero di posti letto nettamente inferiore rispetto a quello previsto dalla legge. Per questo appare assurdo che nell’ospedale ci siano tre torri completamente attrezzate ma inutilizzate, una sala parto mai aperta ed un pronto soccorso non a norma, senza risorse e perciò al collasso. La vicenda dei lavoratori e delle lavoratrici oss e ausiliari, sostenuti dalla rete territoriale Cinecittà Bene

Comune, è una questione che quindi si va a sommare alle innumerevoli criticità che colpiscono l’ospedale. La gestione privata della struttura attravrerso una fondazione ha prodotto in questi anni numerose contraddizioni. L’esternalizzazione dei servizi ha causato perdite ed inefficenze. In questo caso non si capisce come la ditta, che riceve un appalto di 27 milioni di euro, non riesca a pagare gli stipendi dei suoi dipendenti che si aggirano in media intorno agli 800 euro mensili. I redditi raggiungono a mala pena i 6 euro l’ora, a fronte dei circa 19 che il Servizio Sanitario paga alla ditta appaltatrice. Dopo tre mesi di presidio in tenda davanti all’ospedale, 4 lavoratori hanno deciso di occupare il tetto della struttura per richiedere un incontro con il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il Dirigente Generale del Ptv Tiziana Frittelli, nonostante abbia mostrato fino in fondo la sua volontà di effettuare i tagli e non trovare nessuna soluzione possibile per evitare i licenziamenti, è stata costretta dalla pressione della Regione ad incontrare le due ditte appaltarici, quella uscente (l’Arcobaleno) e quella entrante (la Nuova Sair). L’incontro si è concluso con la firma di un documento che stabilisce la salvaguardia dei livelli occupazionali. Il documento è stato poi ratificato dalle sigle sindacali. La protesta si è così conclusa con una vittoria per i lavoratori e le lavoratrici.

ASSEMBLEA PUBBLICA IN VII MUNICIPIO SULL’EMERGENZA RIFUGIATI IN VIA EUDO GIULIOLI

Venerdì 12 dicembre presso la Sala Rossa del VII Municipio si è tenuta un’ Assemblea Pubblica organizzata dal Comitato di Quartiere CINEST, dal

Comitato Spontaneo di via Eudo Giulioli e dal Comitato di Sviluppo Locale  Piscine di Torre Spaccata sul tema dell’emergenza rifugiati. All’ assemblea ha partecipato il Presidente del VII Municipio dott.ssa Susana Fantino che ha dato il suo contributo costruttivo e i rappresentanti della Comunità Territoriale del VII Municipio. L’assemblea si è svolta in un clima di grande passione e civiltà ed i cittadini hanno potuto confrontarsi nel

rispetto delle opinioni di ognuno, il prodotto del confronto è stato un documento conclusivo rivolto al Prefetto di Roma insieme al documento è stato richiesto un incontro al Prefetto sempre da parte dei Comitati organizzatori dell’assemblea.Nel documento i cittadini denunciano la mancanza di una politica ad ampio respiro sul tema dei rifugiati, dei migranti e dei rom, al cui posto c’è una  situazione continua che lascia ampio spazio a situazioni illecite, come i fatti di questi giorni ci hanno abbondantemente dimostrato.Nel ribadire che nel quartiere esistono già due siti per rifugiati (Palazzo Salem e residence di via Bernadino Alimena) e due campi rom ( La Barbuta e Via Schiavonetti), nonché vari insediamenti abusivi di rom, i cittadini hanno richiesto che tali problematiche interessino tutti i quartieri e non solo le periferie già provate da mille altre situazioni di difficoltà.Altre proposte emerse dall’assemblea sono state: l’istituzione di un osservatorio composto dai

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rappresentanti dei Comitati, dal medico della ASL, da rappresentanti del Municipio, rappresentanti della Pubblica Sicurezza, rappresentanti dell’AMA per garantire la sicurezza dei cittadini, le condizioni d’igiene e che sussistano le civili condizioni di vita per i rifugiati; la richiesta di una postazione mobile della Pubblica Sicurezza; il rafforzamento della presenza dell’AMA; l’adozione di una politica che distribuisca su tutta la città il problema dell’accoglienza e l’utilizzo

delle proprietà del demanio, caserme ed altri edifici, anziché alberghi od uffici in disuso.Altro elemento importante emerso dalla riunione è la disponibilità del Presidente a lavorare insieme con i Comitati nell’interesse primario dei cittadini.

Comitato di Quartiere CINEST, Comitato Spontaneo di Via Eudo Giulioli, Comitato di Sviluppo Locale Piscine di Torre Spaccata.

RIFUGIATI STRANIERI E CAMPI ROM. Urgono interventi da parte del Prefetto e del ComuneComunicato Stampa

“Il problema dei rifugiati stranieri nella nostra città va affrontato seriamente. Anche la questione dei campi rom, pur se molto diversa da quella dei rifugiati, merita un intervento urgente. Occorre che il Prefetto, unitamente al Ministero dell’Interno, competente per i rifugiati e il Comune competente per la gestione dei campi rom affrontino

queste situazioni con decisione, umanità e competenza”. Lo afferma Maurizio Battisti coordinatore della Comunità Territoriale del VII Municipio. “Siamo molto preoccupati perché sentiamo un rincorrersi di voci, anche sui giornali, di nuovi trasferimenti, spostamenti e nuovi insediamenti che stanno mettendo in allarme alcuni quartieri del nostro Municipio. Lungi da noi qualsiasi agitazione a sfondo razzistico che invece può prendere piede se non si affrontano nel modo dovuto i problemi aperti da ormai molto, troppo tempo”. “Il territorio del VII Municipio – sottolinea Battisti – già contribuisce all’accoglienza sia

con la presenza di strutture per i rifugiati stranieri come palazzo Selam alla Romanina, sia con la presenza di due campi rom: La Barbuta e via Schiavonetti. Questo secondo campo situato in mezzo ad una strada, arrivato nell’autunno del 2008 doveva essere provvisorio, così ci fu assicurato dall’allora giunta Alemanno, invece è rimasto lì per tutti questi anni. Deve essere delocalizzato. L’altro, quello ‘regolare’ della ‘Barbuta’, inventato dalla giunta Rutelli, per altro situato su un terreno dichiarato inadatto perché insistente sopra la falda acquifera della sorgente Appia e sotto il cono di atterraggio dell’aeroporto di Ciampino, è cresciuto nel numero di insediati, più di 600, ed è divenuto, stando anche alle ultime cronache dei giornali, ingovernabile e incontrollabile. A ciò vanno aggiunte piccole baraccopoli spontanee sparse nel territorio. In questa situazione ipotizzare da parte delle autorità nuove affluenze e nuovi insediamenti nel nostro Municipio ci sembra del tutto fuori luogo e senza logica”.“Chiediamo invece al Prefetto e al Sindaco di Roma – prosegue Battisti –, ciascuno per le proprie specifiche competenze e responsabilità, di intervenire con urgenza per ricondurre sia l’insediamento dei rifugiati a ‘palazzo Selam’ che quello dei Rom alla ‘Barbuta’ ad una condizione di civiltà. Non è accettabile sotto il profilo umano, dell’accoglienza e della sicurezza loro e di tutti i cittadini aver ammassato diverse centinaia di persone di etnia differente, di differente cultura e di differente provenienza dentro un’unica struttura senza che essa sia governata con fermezza per evitare conflitti e sopraffazioni soprattutto a danno dei più deboli.Così come è inaccettabile che la stessa cosa possa accadere dentro a un campo Rom ‘regolare’ come quello della ‘Barbuta’. Ormai è evidente a tutti che quella dei campi è una strategia che non produce integrazione per i Rom ma solo ghetti esposti al degrado e a violenze soprattutto verso i bambini e le donne.Così come producono effetti non desiderati nei quartieri circostanti. A cominciare dai roghi di materiale tossico che vanno assolutamente impediti perché di mezzo c’è la salute dei residenti nel territorio.Ma in attesa di una più efficace, complessa e complessiva, strategia integrativa e del conseguente superamento di queste strutture che chissà quando si avvierà occorre – sollecita Battisti – che le autorità comunali competenti intervengano subito perché, con i dovuti e permanenti controlli, nell’insediamento torni a regnare la convivenza civile e la legalità. Di giorno e di notte. Insieme a indifferibili misure igienico sanitarie.Stesso discorso per ‘palazzo Selam’. I rifugiati fuggiti dalla fame, dalle malattie, dalle guerre civili e di sterminio in corso nei loro paesi e dalla morte nel Mediterraneo sui barconi fatiscenti alla mercè di scafisti criminali non possono e non debbono essere ammassati dentro gabbie di cemento. Questa non è accoglienza civile. Vanno diluiti in tutta l’area comunale, in nuclei più piccoli, non conflittuali al loro interno e per questo in grado di stabilire un rapporto disteso con i residenti dei quartieri vicini.  Ma per questo – conclude il coordinatore della Comunità Territoriale del VII Municipio – occorrono due cose che finora sono mancate a questa amministrazione comunale e anche a quelle precedenti: una visione cittadina del problema che non tenda a scaricarlo sulle periferie già stressate da un deficit storico e crescente di servizi e standard urbanistici oltre che da una condizione sociale che, causa la perdurante crisi economica, diventa sempre più pesante per pensionati, precari, giovani disoccupati, lavoratori a basso reddito, commercianti e artigiani; e un rapporto e di collaborazione con i Municipi (il tal senso il Consiglio del VII Municipio si è recentemente espresso con una mozione), i comitati dei cittadini e le associazioni che operano sul territorio che vanno ascoltati. Evitando di nascondersi dietro la burocrazia degli uffici e lo scaricabarile fra assessori e autorità prefettizia, e nel contempo prevenendo il rafforzarsi di posizioni xenofobe e di situazioni conflittuali come quelle di Tor Sapienza.

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Il Coordinatore della Comunità Territoriale del VII MunicipioMaurizio Battisti

UNIVERSITA’ DI TOR VERGATAAl via i lavori di realizzazione dello studentato “boccone del povero”

Sono finalmete iniziati i lavori di riqualificazione dello studentato dell’Università di Tor Vergata “Boccone del Povero”. Dopo un anno di mobilitazioni, Giovedì 13 Novembre la ditta vincitrice del bando ha preso formalmente in consegna lo stabile avviando la cantierizzazione dell’area. Lo studentato era stato occupato, durante l’iniziativa della “Tenda contro la crisi” promossa da Cinecittà Bene Comune nell’ottobre del 2013, dalle realtà studentesche che ne richiedevano l’apertura dopo 3 anni di abbandono e degrado. Gli studenti hanno fortemente voluto la pubblicazione del bando di gara per l’assegnazione dei lavori scongiurando così che i fondi stanziati a livello europeo non riamanessero inutilizzati. E’ iniziata così una vertenza con la Regione Lazio che, in seguito alla grande manifestazione studentesca alla Facoltà di Lettere di Tor Vergata contro l’ex Ministro dell’istruzione Carrozza, ha visto ladisponibilità dell’istuzione ad un dialogo costruittuivo con gli studenti che hanno ottenuto la pubblicazione del bando il 19 Dicembre ed un tavolo di trattativa per

riscrivere i regolamenti delle residenze ed il meccanismo di assegnazione delle borse in funzione dei bisogni degli studenti.Il 7 Luglio, dopo ripetuti ritardi, c’è stata l’ufficializzazione della ditta appaltatrice. Gli studenti hanno continuato nel corso dell’anno a monitorare il processo di assegnazione del bando ed hanno prodotto delle iniziative culturali presidiando il piano terra dell’edificio. Da Giovedì scorso lo stabile è stato abbandonato per permettere l’inizio dei lavori e gli studenti si sono trasferiti in un’aula nel vicino studentato Falcone/Borsellino in via Mario Angeloni. La Regione Lazio e Lazioadisu hanno poi dichiarato di essere disponibili ad un incontro nella prossima settimana per formalizzare un meccanismo di monitoraggio permanente dei lavori che, una volta terminati secondo le previsioni in 18 mesi, vedranno l’assegnazione di 80 posti letto agli studenti fuori sede, vincitori di borsa ma dichiarati idonei non vincitori perchè attualmente il diritto allo studio non è ancora sufficentemente garantito.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

LA MEMORIA FERTILE - Un pomeriggio di donne e resistenza in VII Municipio

“Sono colme di petali di rosa le acque correnti dell’ira e del fuoco”, scrive in una sua poesia il poeta Inonu Alpat.Questo verso può offrire una visione di quello che è emerso dalle storie, dai racconti delle donne che lo scorso giovedì 11 dicembre hanno preso parte all’incontro, tenutosi nella Sala Rossa del VII Municipio, organizzato dal Circolo A.N.P.I. “Nido di Vespe”-Cinecittà Quadraro.

Tema del convegno “Le Donne nella Resistenza. Sguardi sulle resistenze di ieri e di oggi”.Questo appuntamento è nato dalla necessità di fare storia e memoria e produrre riflessioni su alcune drammatiche realtà del presente, mettendo al loro centro le esperienze di lotta delle donne, partendo dalla lotta

partigiana fino ai movimenti di resistenza di oggi, come quello curdo dove le donne svolgono un ruolo attivo organizzandosi come forze combattenti, donne che decidono di imbracciare un’arma per difendere il

proprio popolo e nello stesso tempo per sottrarsi ad un ruolo che il sistema sociale vorrebbe fosse relegato solo in ambito familiare.Proprio come accadde in Italia più di settant’anni

fa ,quando donne mosse da profonda motivazione politica scelsero di divenire combattenti contro il nazi-fascismo, animate dal desiderio di costruire una società dove la libertà di una donna è la libertà di tutti.Si è parlato anche di altre forme di resistenza, come quella che le donne palestinesi a Gaza oppongono all’embargo imposto da Israele, al blocco delle frontiere, alle violente e continue incursioni che hanno trasformato un territorio dall’economia prospera in una zona di povertà.Forme di resistenza che diventano l’unica risposta possibile all’esclusione, alla soppressione dei diritti, alla cancellazione dell’identità, alla pulizia etnica, alla guerra. Le vicende di ieri e di oggi sono state messe a confronto, si sono intrecciate in più punti perché segnate dalla sofferenza, da nuove consapevolezze, dal desiderio e volontà di dare vita a un mondo diverso.Un filo rosso ha unito quindi queste storie. La resistenza ha radici lontane che si fondano sulla necessità di combattere le logiche antiche del sopruso e dell’arbitrio del potere declinato quasi sempre al maschile.Questo filo rosso ha legato le storie raccontate da chi le ha vissute in prima persona, come Tina Costa, Vicepresidente Vicario dell’ANPI Provinciale, che ha narrato con passione e vivacità, nel suo sanguigno dialetto romagnolo, alcuni episodi della sua infanzia e

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della sua famiglia, profondamente antifascista, e la scelta senza tentennamenti e incertezze di partecipare alla lotta di liberazione nella sua terra, fin dall’armistizio firmato da Badoglio. Il suo intervento prezioso ha volutamente rimarcato il valore e la presenza delle donne nel movimento di Liberazione, la cui storia è stata introdotta, nel corso dell’assemblea , da Vittoria Tola, Presidente Nazionale dell’ UDI e studiosa dei movimenti femministi, che ha parlato anche dei Gruppi di Difesa delle Donne nati nel 1943. Altre protagoniste di questa discussione sono state Simonetta Crisci dell’Associazione “Donne, Diritti e Giustizia” e Patrizia Cecconi dell’Associazione “Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese”. I loro interventi particolarmente profondi e importanti, segnati da rara attenzione ed emozione perché frutto di esperienze personali.Simonetta Crisci ha raccontato la disperazione e comunque la volontà di non arrendersi del Popolo curdo e delle sue donne. Patrizia Cecconi ha illustrato, con estremo sentimento, le storie di resistenza della popolazione palestinese, soprattutto delle donne, che

vedono quotidianamente calpestati i loro diritti.Presiedeva l’incontro Tania Tocci del Circolo ANPI “Nido di Vespe” che ha spiegato dapprima le motivazioni e le scelte che hanno portato all’organizzazione dell’incontro e come le donne sempre maggiormente si fanno portatrici dei significati più profondi insiti nelle scelte resistenziali.La moderatrice inizia il suo intervento salutando la Presidente del VII Municipio, Susi Fantino, che ha raccontato le vicende delle donne vittime della dittatura fascista del suo paese d’origine.Anna Maria Spognardi, dell’ANPI Roma, ha concluso questo incontro, sottolineando il fatto che la partecipazione delle donne alla Resistenza non è sola e semplice adesione, ma lucida e consapevole presa di posizione per dare senso politico alla vita di tutte e tutti.In questo pomeriggio, si sono susseguite quindi riflessioni e storie straordinarie di resistenza che riesce a sconfiggere non solo le forze nemiche ma i pregiudizi e le discriminazioni della cultura patriarcale. L.T.

UN RITORNO “IN SALITA” TUTTI I GIORNI ON LINE SU LASALITADELQUADRARO.WORDPRESS.COM

Dopo una lunga pausa estiva , ritorna on line l’informazione libera e indipendente della “Salita del Quadraro” per il diritto all’abitare in settimo municipio. Come da sempre saremo all’opera senza il sostegno della pubblicità, senza finanziamenti pubblici o privati e senza partiti alle spalle. Questo nuovo inizio sarà accentuato da una nuova veste grafica che ci auguriamo possa essere migliore e più efficace .Un anno di lavorio continuo di

approfondimento e di comunicazione di avvenimenti che non trovano visibilità in altri mezzi di informazione si sono tradotti in 129 articoli scritti nell’arco di 10 mesi, con il contributo dell’associazionismo e delle realtà del territorio del VII municipio più attive. Quest’anno l’obiettivo sarà quello di raddoppiare l’offerta e di aumentare la nostra presenza riportando la ricchezza del tessuto sociale in cui siamo immersi, raccontando le storie migliori che fanno la storia del nostro territorio a partire da quelle che si oppongono alle privatizzazioni e alle speculazioni. Speriamo di continuare a usufruire delle visite dei nostri lettori che risultano essere 20 mila nell’arco di un anno e che rappresentano il nostro unico “stipendio” fornendoci l’energia e restituendoci la forza per continuare questa impresa che ci costa tempo e non poca fatica. Nel fare questo e nel tentare di aumentare il nostro bacino di utenza, la redazione riconferma la propria posizione di parte nel narrare gli avvenimenti e i fatti che ogni giorno ridisegnano dal basso un nuovo formulario del diritto alla città, accendendo i riflettori sui conflitti sociali e ambientali, sulla cooperazione solidale e sulle relazioni tra istituzioni e cittadini. Per questo facciamo appello a quanti vogliono contribuire a raccontare e a costruire comunità, a contestare soprusi e a percorrere strade “in salita” a favore di un nuovo modo di vivere e di leggere il nostro territorio, di sostenerci facendoci conoscere. A tutti i nostri lettori che vorremmo ringraziare uno ad uno,chiediamo di aiutarci a diffondere le notizie e gli articoli per farci acquisire autorevolezza e forza , per allargare la circolazione de “la Salita”. Sarà come sorreggere le lotte e le speranze di chi crede che un altro territorio/municipio sia necessario e soprattutto sia già in costruziONE.

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