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VIII. Il senso comune FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA- UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

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Page 1: VIII. Il senso comune · Esempi di senso comune Es. 1. a lezione il docente solitamente non espone una lezione ricorrendo al registro del canto (perché non cantare una lezione?)

VIII. Il senso comune

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Definizione

• Conoscenza ordinaria e condivisa intersoggettivamente: quello che tutti sanno• Aspetti della vita dati per scontati• Quadri di pensiero, schemi percettivi, rappresentazioni assunti implicitamente• Sapere pratico• Sfondo di conoscenza comune che consente la comunicazione (altrimenti

staremmo a chiedere chiarimenti su ogni parola proferita dal nostro interlocutore, come vedremo tra breve)

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Esempi di senso comuneEs. 1. a lezione il docente solitamente non espone una lezione ricorrendo al registro del canto (perché non cantare una lezione?)Es. 2. al cameriere non chiediamo cosa intenda per “ordine”, con lui condividiamo il conce?o di ordine, non confondendolo con quello di ordine militarePossiamo ricorrere ad alcuni degli esperimenC proposC da Harold Garfinkel (Studiesin Ethnomethodology, 1967) ai suoi studenC per prendere coscienza di come noi agiamo sulla base di una serie di presupposC che sono daC per scontaC, nonostante essi non siano affa?o oggeOvi e de?aC dalla natura.Etnometodologia: studio dei metodi (delle praCche) a?raverso le quali i membri di una popolazione (etno) costruiscono il senso comune che perme?e l’esistenza della società stessa

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Esempio tratto da Garfinkel, 1967

"Venerdi sera mio marito e io stavamo guardando la televisione. Mio marito disse di essere stanco. Io risposi: - Stanco come? Fisicamente, mentalmente o soltanto annoiato? - Non so, piu che altro fisicamente, credo. - Vuoi dire che A fanno male i muscoli o le ossa? - Non lo so. Non essere così tecnica. (Qualche minuto dopo). -In tuG quesA vecchi film i leG hanno lo stesso Apo di testate in ferro baJuto, disse mio marito. - Cosa vuoi dire, in tuG i vecchi film, solo in alcuni di essi o solo in quelli che hai visto? - Ma che A succede? Sai benissimo quello che voglio dire. -No, vorrei che tu fossi piu specifico. - Piantala! Sai benissimo quello che voglio dire!” (trad. di Garfinkel, 1967, p. 43)

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Gli stereotipi

• Sono categorie frutto di classificazioni che servono a descrivere e al contempo a giudicare: l’esempio classico è rispetto a quelli che sono altro da noi, come gli stranieri per gli autoctoni, quelli di classe alta per quelli di classe bassa o viceversa, etc.

• “Zingaro”, “Zecca”, “Fascio”, “Musi gialli”, “I marocchini”, “i vu’ cumprà”, “i milanesi”, “i napoletani”, “i figli di papà”, “gli scunnizzi”: tutte queste sono espressioni che producono stigma e al tempo stesso celano motivazioni autoprotettive di chi compie questa violenza verbale = v. tema dell’identità

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Ricapitolando• Sapere ordinario basato su dato per scontato (così si fa) e

sull’abitudine (così sono abitato a fare)..su idea di normalità (è normale..ovvio)• Sapere esplicito legato all’implicito• Significati mescolati alle percezioni (si pensi al rapporto tra dolore e

piacere, cambia l’interpretazione in parte a seconda delle situazioni “previste” dalla nostra cultura)• Percezione, Espressione Simbolica e Conoscenza = schemi cognitivi

ed espressivi

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Il senso comune per la scuola francese

• In particolare ci riferiamo ancora una volta agli studi di Durkheim e i suoi allievi, come ad es. Mauss e Hubert: le rappresentazioni collettive sono categorie della mente, forme di classificazione della realtà (es. Durkheim, 1912, Le forme elementari della vita religiosa)

• Queste forme di classificazione riflettono l’organizzazione sociale, o meglio emergono da questa per COMBINAZIONE

• La conoscenza ha un’origine sociale vs empirismo (percezione naturale e identica nei singoli individui) e kantismo (ragione pura, categorie a priori) = la società esiste sulla base non solo di un conformismo morale (condivisione di norme e valori), ma anche se esiste un minimo di conformismo logico (stesse cognizioni/credenze)

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Conoscenza e società: la visione strutturalista della scuola

francese

• Noi pensiamo all’interno di un campo socialmente costruito: la mente è socialmente costruita. Ad esempio, giudichiamo ignoranti gli indiani perché facevano la danza della pioggia. Ciò dipende dal fatto che noi ragioniamo secondo la modalità “causa-effetto”: la danza produce forse la pioggia? No, allora non ha senso per noi

• L’idea che la razionalità poggi sull’analisi di cause ed effetto rappresenta un prodotto storico-sociale, sviluppatosi con Bacone nel Seicento

• Durkheim mostra che nelle società totemiche le relazioni logiche sono concepite come relazioni di parentela («Le forme elementari della vita religiosa», 1912)

• Quale è l’origine delle diverse forme sociali di pensiero? L’esperienza secondo gli studiosi legati all’impostazione durkheimiana = l’organizzazione in fratrie suddivise in clan ha prodotto il principio di opposizione (fratrie) e di affinità (clan)

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La memoria collettiva

• Maurice Halbwachs (I quadri sociali della memoria, 1925; La memoria collettiva, 1950): i ricordi, anche quelli più personali, sono fissati sulla base delle rappresentazioni collettive• Memoria collettiva attraverso riti ha la funzione di rinnovare

la partecipazione e rinforzare i legami sociali (es. 25 Aprile in Italia, 4 luglio negli USA, 14 Luglio in Francia)

• Anche studiosi legati ad altri approcci evidenziano come la memoria non sia un magazzino, ma selezioni i ricordi in funzione del presente (Montesperelli, 1995): l’attività di selezione è sociale nel senso che la memoria di ognuno è il punto di intersezione di più flussi collettivi di memoria

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Tempo, Spazio, Persona

• Anche quelle che sembrano categorie universali cambiano di

contenuto a seconda delle società: il modo in cui noi pensiamo la

nostra identità di persona, l’organizzazione dello spazio e del tempo

sono prodotti sociali = es. il concetto di persona per gli antichi Greci

(v. Iliade, Odissea) è diverso da quello degli antichi Romani, ed è

diverso anche da quello sviluppatosi con l’affermazione del

cristianesimo, per mutare ancora con la modernità

• Tempo sociale e tempo vissuto sono due cose diverse (Durkheim,

1912), eppure si influenzano a vicenda (Elias, Saggio sul tempo, 1984)

• Anche le forme del pensiero sono prodotti storico-sociali: pensiero

più astratto degli Europei vs Pensiero più concreto dei Cinesi (Granet,

1934)

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• Nel campo della linguistica studiosi come Sapir (1921)e il suo allievo Whorf (1956) ritengono che il rapporto tra realtà, linguaggio e pensiero sia stretto: linguaggio influisce su categorie concettuali ed è a sua volta influenzato dall’esperienza sociale; es. gli eschimesi distinguono tra molteplici tipi di neve, la popolazione hopi non concepirebbe le distinzione temporale tra passato-presente e futuro

• Studi successivi hanno smussato, se non contraddetto, la teoria di Sapir-Whorf, così come più in generale l’approccio strutturalista nel campo sociologico è stato criticato, evidenziando la non unidirezionalità del rapporto tra società e pensiero

• Per quanto concerne il rapporto tra società e cultura, vi sono altre posizioni: es. pensiero è influenzato anche da cultura (approcci culturalisti in sociologia) o, ancora, pensiero non è riducibile completamente né a società né a cultura (es. studi biologici e psicologici, o su versanti opposti filosofie idealiste): maggiore peso dato ad universali attribuiti alla natura umana in sé

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Il senso comune per il pragmatismo, l’interazionismo simbolico

e la fenomenologia

• Pragmatismo filosofico (Peirce, Dewey) e interazionismo simbolico in psicologia sociale (Mead, Cooley, etc.): il sapere ordinario emerge dalle pratiche e interazioni quotidiane che portano ognuno di noi a ripetere certe operazioni per risolvere problemi comuni

• Opposizione a idea che individui siano atomi che agiscano in maniera semplicemente strumentale sulla base di una razionalità calcolante

• Fenomenologia condivide l’approccio pragmatista e interazionista, ponendo al centro il vissuto e la costruzione sociale della realtà, soprattutto nella traduzione sociologica di questo filone di pensiero filosofico

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Fenomenologia sociale: il senso comune al centro della

costruzione sociale della realtà

Alfred Schütz (1899-1959) sviluppa in senso sociologico la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) che proponeva di tornare alle ”cose stesse”, ossia così come appaiono a noi: centralità del soggetto vs positivismo

Schütz: realtà fuori di noi viene da noi interpretata in maniera condivisa (per associazione), dunque attraverso un processo di costruzione sociale in cui centrale è l’azione dotata di senso (v. Weber)

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Il mondo della vita quotidiana

• La realtà è stra+ficata in province di significato (vita quo+diana, scienze, arte, religione, sogno, etc.), ma il mondo della vita quo+diana è quello più dire>amente connesso al nostro vissuto perché è da noi manipolabile

• Intenzionalità dell’a>ore come apertura verso il mondo esterno (l’ogge>o), significato come a>ribuzione a posteriori di una data azione

• Mondo della vita quo+diana fondato su rou7ne (la «abitualizzazione» in Husserl) che perme>ono di risparmiare energia, altrimen+ dovremmo rifle>ere su ogni aspe>o della vita, divenendo incapaci di agire. Di conseguenza dobbiamo dare una serie di cose per scontate: il senso comune nasce innanzitu>o da questa rou+ne

• Ma ancora più centrale è il processo di 7pizzazione: noi selezioniamo cer+ aspeJ della realtà e riconduciamo il par+colare al generale a>raverso l’astrazione (quel +zio che ci porta la posta è “il pos+no”, a prescindere dai suoi aspeJ stre>amente individuali)

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Le tipizzazioni e il fondo di senso comune

• Sono schemi di classificazione che non sorgono dalla teoria, ma dalla pra5ca concreta, della vita ordinaria, fa8a di interazioni e problemi da risolvere• Tali schemi producono una stru8ura di aspe8a5ve (quando

quell’uomo che iden5fico come pos5no bussa alla porta, già so come comportarmi: ad esempio, non gli chiederò un tramezzino)• Le relazioni sociali sono dunque 5pizzate e questo processo si

fonda sulla condivisione = fondo di conoscenza comune• Questa conoscenza non è omogenea ma è socialmente

distribuita

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Senso soggettivo e oggettività

• Schütz riprende Weber ma cerca di andare oltre, perché a suo avviso il sociologo tedesco non distingue tra agire come processo e azione compiuta, fra il senso del produrre e il senso del prodotto, fra il senso dell’azione propria e quello dell’azione altrui, fra autocomprensione ed etero-comprensione

• Oggettività: percepiamo il mondo esterno come ordinato, nel senso che è stato oggettivato (costruito e classificato) da altri prima di noi: ad es. il linguaggio influisce sul nostro vocabolario, sul nostro modo di esprimerci, segnala la nostra appartenenza sociale (a un club, gruppo, classe sociale, etc.)

• L’intersoggettività è alla base dello scambio di significati, ma a sua volta si basa sull’assunto, o meglio sull’idealizzazione, della interscambiabilità dei punti di vista, della congruenza dei sistemi di attribuzione dei significati; in estrema sintesi, ognuno di noi assume che ci sia una corrispondenza tra i nostri significati e quelli dei nostri interlocutori, e che se ci mettessimo nelle loro posizioni guarderemmo il mondo proprio come lo guardano loro

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Naturalezza ed Epochè

• Il senso comune ci porta ad accettare il mondo per quello che è, senza essere troppo riflessivi: ad esempio, diamo per scontato che vi sia la famiglia, che gli uomini indossino i pantaloni, che quel mostro che abbiamo sognato non corrisponda alla realtà, che l’Italia sia l’Italia• Il senso comune ci fa sospendere il dubbio• Ma cosa succede se «sospendiamo la sospensione del dubbio?»

Se «mettiamo da parte i giudizi» (epochè: dal greco "ἐποχή”, appunto sospensione, messa tra parentesi del mondo, concetto ripreso da Husserl e tradotto sociologicamente da Schütz) e scopriamo che la società e le sue istituzioni sono frutto di quel lavoro sociale di costruzione della realtà basato su routine, tipizzazioni, sedimentazione di senso comune

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• L’insorgere di un nuovo problema porta all’usura di una data 4pizzazione e spinge alla formazione di nuove. Più in generale –se seguiamo questo ragionamento – possiamo dire che le scienze sociali sono sorte in seguito a grandi sconvolgimen4 (rivoluzione scien4fica, rivoluzione industriale, rivoluzione francese) che hanno faBo incrementare la nostra riflessività al punto da divenire consapevoli della costruzione sociale della realtà

• Le scienze sociali, a par4re dalla sociologia, meBono in ques4one il mondo (a questo porta la epochè)

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Lo stupore, la meraviglia e la critica sociale

In tal modo scopriamo che l’ovvio è un prodotto sociale. Per scoprirlo dobbiamo guardare alla nostra vita quotidiana con lo sguardo dello straniero o del bambino (v. prossima lezione su socializzazione)

Interrogativo sul senso del mondo attraverso i suoi significati,ossia la cultura

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La immaginazione sociologica

L’immaginazione sociologica è la capacità di riflettere su se stessi come soggetti liberi e non vincolati dalle influenze sociali che, in quanto tali, condizionano inconsapevolmente ogni gesto della vita quotidiana. È l’atteggiamento mentale che permette allo studioso di vedere oltre il proprio ambiente e la propria personalità, al fine di meglio comprendere le strutture e le relazioni in una data società. Si tratta di scorgere nel privato il pubblico, nel particolare il generale. Ciò richiede sensibilità storica, sensibilità antropologica, sensibilità critica (WritghtMills, 1959)

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