vincere quasi sempre con le 3a
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L’autoefficacia si riferisce alla percezione di sé come persona capace di ottenere un dato effetto e di raggiungere uno scopo, di essere all’altezza di determinati eventi e di essere in grado di cimentarsi con successo nei compiti di vita.TRANSCRIPT
Edoardo Giusti - Alberta Testi
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L’autoefficacia si riferisce alla percezione di sécome persona capace di ottenere
un dato effetto e di raggiungere uno scopo, di essere all’altezza di determinati eventi
e di essere in grado di cimentarsi con successo nei compiti di vita.
Le convinzioni di efficacia personale giocano un ruolo cruciale nella salute psicologica
e fisica come pure nella riuscita professionale e nelle strategie di cambiamento.
Essere persuasi delle proprie abilità e competenze consente di gestire le situazioni
nuove e incide positivamente sul livello di perseveranza di fronte agli impegni assunti.
Euro 10,00
Alberta Testi,Psicologa psicoterapeuta.Cultore della materia presso laFacoltà di Psicologia 1 dell’Universitàdegli Studi di Roma “La Sapienza”.È vicepresidente dell’Associazione“Areté. Psicologia e Sviluppo” doveda anni gestisce Servizi di PsicologiaScolastica. Ha maturato un’importanteesperienza nell’ambito del supportopsicologico a bambini, adolescenti efamiglie. A Tivoli ha attivato il CentroIntervento Psicologico “Oikos” dove svolge attività clinica privata.
Edoardo Giusti,Presidente dell’ASPIC e direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Integrata autorizzata con DecretoMinisteriale. È professore a contratto presso la Scuola di specializzazione inPsicologia Clinica dell’Università degli Studi di Padova. Svolge attività di ricerca clinica e di supervisione didattica per psicoterapeuti.
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E22225_cop Vincere quasi Sempre 2 8-05-2006 11:19 Pagina 1
collana Psicoterapia & Counselingdiretta da Edoardo Giusti
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Centro Europeo di Ricercheper lo Studio delle Psicoterapie
Integrate e Comparate
PSICOTERAPIA�
COUNSELING�
Edoardo Giusti - Alberta Testi
L’AUTOEFFICACIA
Vincere quasi semprecon le 3 A
OVERA EDITORE
© 2006 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l.Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 RomaTel. (06) 5585265 - 5562429www.soveraedizioni.come-mail: [email protected]
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Sommario
Introduzione 7
1. Definizione e teorie sull’autoefficacia 13• La valutazione dell’autoefficacia 16
2. Lo sviluppo dell’autoefficacia 21• Le fonti dell’autoefficacia 25
– Le esperienze di gestione efficace 25– Le esperienze vicarie (modeling) 29– La persuasione 31– Il controllo degli stati emotivi e fisiologici 34– L’immaginazione 37
3. Autoefficacia e ambiti di vita 43• Autoefficacia familiare 43• Autoefficacia scolastica 48
– Autoefficacia scolastica negli studenti 48– Autoefficacia scolastica negli insegnanti 51
• Autoefficacia lavorativa 52– Coaching e mentoring 58
• Autoefficacia interpersonale 59• Autoefficacia intrapersonale 62
4. Autoefficacia e tutela della salute 67• L’autoefficacia come fattore di promozione della salute 67
– La gestione dello stress 69• Autoefficacia, psicopatologia e intervento clinico 75
– Le fobie 75– La depressione 78– La dipendenza da sostanze 79
Bibliografia 81
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ESERCIZI PER L’AUTOEFFICACIA
Esercizio n. 170 General Self-efficacy 17Esercizio n. 171 Le mie credenze di efficacia 18Esercizio n. 172 Le mie credenze di inefficacia 19Esercizio n. 173 Il mio stile esplicativo 28Esercizio n. 174 Il modello che ho 30Esercizio n. 175 Il modello che sono 31Esercizio n. 176 Sono stato incoraggiato quella volta che 33Esercizio n. 177 Incoraggio me stesso 34Esercizio n. 178 Rilassiamoci un po’ 37Esercizio n. 179 Il cerchio della sicurezza 38Esercizio n. 180 Incontrare il Saggio 39Esercizio n. 181 Le fonti della mia autoefficacia 41Esercizio n. 182 Le fonti della mia inefficacia 41Esercizio n. 183 Sono un genitore autoefficace? 46Esercizio n. 184 Siamo una coppia autoefficace? 47Esercizio n. 185 Scala di Autoefficacia Scolastica Percepita 51Esercizio n. 186 Sono un insegnante autoefficace? 53Esercizio n. 187 Le mie credenze di efficacia nel lavoro 54Esercizio n. 188 Le scelte professionali 56Esercizio n. 189 Autoefficacia sociale 61Esercizio n. 190 Il senso della vita 65Esercizio n. 191 Mi prendo cura di me? 69Esercizio n. 192 Lo stress 73Esercizio n. 193 Le mie strategie contro lo stress 74
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Introduzione
Proseguendo lungo il percorso che ci ha visto prima approfondire iltema dell’autostima e poi quello dell’assertività, non può mancare unulteriore pilastro capace, insieme alle prime due, di determinare in ma-niera significativa l’azione delle persone, favorire l’adattamento e, diconseguenza, migliorare la qualità dell’esistenza.
Questo ulteriore pilastro è l’autoefficacia, una caratteristica dellapersonalità di grande interesse per la comprensione della motivazione,delle reazioni emotive e del comportamento dell’individuo. Il costrut-to, formulato per la prima volta da Albert Bandura, figura di spicco nelpanorama attuale della psicologia, si riferisce alle aspettative che unapersona ha di padroneggiare con successo alcune situazioni. Non sitratta di una generica fiducia in se stessi, ma della convinzione di po-ter affrontare efficacemente determinate prove, di essere all’altezza dideterminati eventi, di essere in grado di cimentarsi in alcune attività odi affrontare specifici compiti.
Quanto più siamo capaci di influenzare gli eventi della nostra vita,tanto più siamo in grado di far assumere ad essi la piega desiderata. Sesiamo attori in ciò che ci accade, se siamo convinti di poter esercitareun controllo sugli eventi, abbiamo maggiori possibilità di determinareil corso della nostra vita. È importante mettere passione nell’influen-zare il proprio destino.
Essere incapaci di controllare ciò che accade non può che generareansia, confusione, apatia o malessere. Se crediamo di poter avere con-trollo su ciò che ci accade, cioè se siamo autoefficaci, avremo maggioripossibilità di contribuire a determinare ciò che ci accade.
Nelle attività abituali, in cui sappiamo con certezza cosa fare, nonci chiediamo se ne siamo capaci o meno, mentre nelle situazioni nuo-ve, soprattutto se sono importanti o complesse, questa domanda si po-ne. Per affrontare in modo adeguato queste situazioni è importante nonsolo sapere cosa fare e avere le abilità adeguate, ma anche credere disaperle utilizzare correttamente.
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Ci sono persone che pur avendo capacità e talento, non utilizzanoquesto patrimonio perché non sono convinte di essere in grado di po-terlo fare. Quindi, non basta avere capacità per raggiungere obiettivi etraguardi, è assolutamente necessario avere fiducia in se stessi di po-terle mobilitare al meglio.
Essere convinti delle proprie capacità di azione promuove la capa-cità di iniziativa per gestire le situazioni nuove a cui la vita continua-mente espone.
Bandura (2000) definisce il senso di autoefficacia (self-efficacy) co-me le convinzioni circa le proprie capacità di organizzare ed eseguirele sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati.
Non dipende dal numero di competenze che la persona possiede,ma da quello che si crede di poter fare con esse. “L’autoefficacia nonè, dunque, una misura delle competenze possedute, ma la credenza chela persona ha in ciò che è in grado di fare in diverse situazioni con lecapacità che possiede” (Borgogni, 2001).
Le convinzioni di efficacia personale giocano un ruolo cruciale nel-l’adattamento psicologico, nella salute psicologica e fisica come purenella riuscita professionale e nelle strategie di cambiamento (Maddux,2005).
A parità di competenze possedute, la percezione della propria au-toefficacia influenza gli obiettivi che le persone stabiliscono per sestesse e i rischi che sono disposte ad affrontare: quanto maggiore èl’autoefficacia, tanto maggiori saranno gli obiettivi che sceglieranno etanto più intensi saranno l’impegno e la perseveranza con cui li porte-ranno a compimento (Bandura, 1989, 2000).
Le credenze di autoefficacia incidono sulle sfide intraprese, sullaquantità di sforzo speso, sul livello di perseveranza di fronte alle diffi-coltà, in quanto i pattern di pensiero sottostanti possono rivelarsi diaiuto oppure di ostacolo (Wood, Bandura, 1989).
Persone sicure delle proprie capacità impiegano più produttivamen-te le proprie abilità e scelgono obiettivi più elevati di coloro i quali so-no afflitti da dubbi su di sé (Wood, Bandura, Bailey 1990). Al contra-rio, gli individui che vedono se stessi come scarsamente efficaci nel farfronte agli impegni della vita sono vulnerabili all’ansia e possono svi-luppare dei modelli di evitamento allo scopo di ridurre le loro paure.Inoltre, le persone che vedono se stesse prive di efficacia essenziale so-no inclini alla depressione; possono persino mostrare degli indeboli-menti del sistema immunitario in situazioni in cui devono affrontarefattori di stress che ritengono di non essere in grado di controllare.
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Gli individui caratterizzati da autoefficacia riguardo alle azioni cheintendono compiere sono maggiormente in grado di portarle a termi-ne. Alte aspettative di efficacia aiutano l’individuo a persistere nelconseguimento dello scopo, anche di fronte ad avversità che farebberoderagliare o deprimere gli individui che sono meno sicuri delle proprierelative competenze personali. Gli individui con bassa autoefficacia ri-nunciano più facilmente e spesso hanno scarsa fiducia nella propria ca-pacità di agire in maniera autonoma.
“Un individuo con alta autoeffiacia è come se dicesse: sono sicurodi potercela fare a risolvere questo problema” (Di Nuovo, Giovannini,Loiero, 1999).
Il senso di autoefficacia influenza la percezione degli eventi. Lepersone con alta autoefficacia tendono a vedere le difficoltà e gli osta-coli con meno preoccupazione, e in taluni casi addirittura come occa-sioni per mettersi alla prova, sapendo di poterli gestire efficacemente.Coloro con bassa autoefficacia si sentono in pericolo, esasperando leavversità e sottostimando potenzialità ed opportunità.
Più si ha fiducia nelle proprie capacità, più si è in grado di con-trollare il proprio contesto, di vita o lavorativo, di costruirlo e tra-sformarlo secondo i propri disegni. L’autoinefficacia percepita con-duce le persone ad arrendersi facilmente ed è perciò limitante.
Le persone che si considerano molto efficaci agiscono, pensano esentono differentemente da quelle che si percepiscono inefficaci: co-struiscono il proprio futuro, piuttosto che predirlo solamente.
Ricapitolando, chi ha un’autoefficacia alta: – persevera nei tentativi di raggiungere un obiettivo;– attribuisce l’insuccesso a scarso impegno o a condizioni avver-
se;– è capace di affrontare gli stressor ambientali;– ha obiettivi ambiziosi;– raddoppia l’impegno se incontra un ostacolo;– raggiunge successi personali;– ha bassi livelli di stress ed è poco vulnerabile alla depressione.Chi, invece, ha una bassa autoefficacia:– tende ad evitare compiti difficili perché vissuti come minac-
ce;– ha basse aspirazioni;– sottostima opportunità e potenzialità;– riduce il suo impegno e rinuncia facilmente di fronte alle diffi-
coltà;
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– è lento a recuperare il senso di autoefficacia in seguito ai falli-menti e alle delusioni;
– attribuisce alle sue scarse capacità la mancanza di risultati;– è facile preda dello stress e della depressione.Considerare in modo ottimistico le proprie possibilità, senza esage-
rare in modo irrealistico, aiuta nella profusione degli sforzi e nel rag-giungimento di risultati sociali e personali rilevanti (Taylor, Brown,1988; Taylor, 1991). “Poiché la realtà in cui vive l’uomo è piena di dif-ficoltà, le valutazioni di autoefficacia ottimistiche vengono considera-te effetto di distorsioni di giudizio adattive e non errori cognitivi da eli-minare” (Bandura, 2000). Le ricerche in effetti rivelano che il benes-sere degli individui è molto legato a una visione ottimistica della vita(Testi, Gennaro, 2004).
Come sottolineano Nota e Soresi (2004), prendere in considerazio-ne le proprie credenze di efficacia aiuta:
– ad approfondire la conoscenza che si ha di se stessi e delle pro-prie caratteristiche personali;
– a cogliere i propri punti di forza in termini di credenze di effi-cacia;
– a fare previsioni circa la comparsa di un comportamento auspi-cato;
– a individuare obiettivi personali di cambiamento.L’autoefficacia sembra molto affine all’autostima, ma in realtà i
due concetti indicano fenomeni diversi (Bandura, 2000). Abbiamo giàdetto che l’autostima ha a che fare con le valutazioni di valore perso-nale, mentre l’autoefficacia riguarda i giudizi sulle capacità personali.Tra le due non è detto che vi sia una relazione definita. Gli individuipossono considerarsi altamente efficaci in una attività dalla quale nonricavano alcuna stima di sé, o giudicarsi inefficaci in una attività sen-za subire una perdita di valore di sé.
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L’autoefficacia
influenza
la perseveranza e la
costanza
nell’applicazione
il perseguimento di
obiettivi
l’impegno e gli sforzi
che vengono investiti
Appare chiaro che una persona che ha una buona stima di sé è piùprobabile che si senta capace di affrontare ciò che gli accade, e allostesso modo chi crede nelle proprie capacità è più probabile che si va-luti positivamente.
L’autostima può derivare da valutazioni basate sulla competenza osul possesso di attributi culturalmente investiti di valore positivo o ne-gativo. Nel caso della stima originata dalla competenza, le persone de-rivano il senso di orgoglio di sé dal soddisfacimento dei propri stan-dard di merito.
L’autostima crea il presupposto perché nella vita si possano ottene-re risultati personali. Predispone all’azione che di fatto, però, richiedeimpegno e tenacia affinché si possa riuscire. L’impegno e la tenacia so-no sostenute dall’autoefficacia.
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Capitolo 1
Definizione e teorie sull’autoefficacia
Secondo Bandura le convinzioni di autoefficacia rappresentano unodei meccanismi fondamentali attraverso cui opera il sistema del Sé einfluiscono in larga parte sulla capacità delle persone di agire effica-cemente nell’ambiente in cui vivono, in quanto portano a trarre il mas-simo del vantaggio sia dalle proprie potenzialità sia dalle opportunitàambientali (Caprara, 1996).
Tutto ciò riguarda la facoltà dell’individuo (human agency) di agi-re attivamente e consapevolmente nella propria vita e sul proprio con-testo, di far accadere eventi desiderati e di generare azioni mirate alconseguimento di determinati obiettivi e secondo standard personali(Bandura, 2000).
Certo le persone sono in parte influenzate dalle forze ambientali,ma in genere decidono come comportarsi, rispondono alle situazioni,le costruiscono e le influenzano attivamente.
Nel corso delle prime due parti è emerso quanto sia necessario riu-scire a comprendere, pensare e determinare la propria esperienza perpoter realizzare la propria progettualità, sia dando voce alle proprie pe-culiarità e sia interagendo con le condizioni ambientali.
Le persone scelgono le situazioni e allo stesso tempo ne sono mo-dellate; influenzano il comportamento degli altri e ne sono a loro vol-ta modificate. L’importante è non essere in balìa né delle proprie spin-te interne né delle richieste esterne. Le convinzioni di efficacia perso-nale, ossia sapere di poter contare sulle proprie capacità di gestione,consente di avere un sostanziale controllo di entrambi.
Le convinzioni di efficacia personale possono variare in base a tredimensioni (Bandura, 1977b, 1986):
– il livello: riguarda il grado di difficoltà di un compito che si sen-te di poter affrontare con successo; facciamo l’esempio di unapersona a dieta: può essere convinta di riuscire a smettere di
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mangiare fuori pasto in condizioni di calma e tranquillità, manon essere altrettanto sicura di farcela se è stressata o preoccu-pata;
– la forza: attiene a quanto si è convinti di essere efficaci; adesempio, rappresenta quanta fiducia si possiede circa la propriacapacità di seguire un regime alimentare dietetico;
– la generalizzazione: si riferisce alla misura in cui le proprie con-vinzioni di efficacia in una certa situazione o compito influen-zano quelle in altri situazioni o compiti simili; la persona a die-ta che sa di poter resistere alla tentazione di alcuni cibi quandoè a casa, può essere convinta di poterlo fare anche al ristoranteoppure potrebbe essere convinta di riuscire a tenere sotto con-trollo altri comportamenti come il fumare.
Bandura (1997) ritiene che le decisioni relative alla scelta di attivitàe di ambienti sociali sono in parte determinate dai giudizi di efficaciapersonale. Qualunque fattore che influenzi il comportamento di sceltapuò avere profondi effetti sul corso dello sviluppo personale. Le auto-percezioni favorevoli di efficacia che incoraggiano l’impegno attivonelle attività contribuiscono alla crescita delle competenze.
Una valutazione ragionevolmente accurata delle proprie capacitàsvolge un ruolo importante nel funzionamento di successo. I giudizi diefficacia più funzionali sono probabilmente quelli che eccedono leg-germente ciò che si è in grado di fare in un dato momento. Tali auto-valutazioni conducono le persone ad intraprendere compiti realistica-mente stimolanti e forniscono la motivazione per il progressivo auto-sviluppo delle proprie capacità. Un’accurata autovalutazione è soste-nuta dal promuovere scelte d’azione con un’ampia probabilità di suc-cesso. Se non sono irrealisticamente esagerate, tali credenze sul Sé in-coraggiano lo sforzo perseverante necessario per raggiungere risultatipersonali e sociali.
Negli ultimi anni Bandura ha allargato l’indagine sui meccanismidella human agency a quelli della collective agency dei gruppi, della
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Le dimensioni
dell’autoefficacia
LIVELLO
FORZA GENERALIZZAZIONE
famiglia, delle organizzazioni produttive o delle comunità di apparte-nenza. Ha così introdotto la nozione di autoefficacia collettiva (Ban-dura, 1996, 2000), che rappresenta la convinzione condivisa che ilgruppo del quale si fa parte sia capace di organizzare ed eseguire leazioni necessarie per produrre determinati risultati. Scaturisce dallacondivisione delle convinzioni circa le competenze operative del grup-po nel coordinarsi e agire sinergicamente.
L’autoefficacia personale e quella collettiva sono costrutti distintima strettamente legati, in quanto le persone dipendono in parte da al-tri per il raggiungimento dei propri risultati.
“Gli individui non vivono isolati ed è attraverso la loro attività con-giunta che si conseguono risultati che singolarmente non potrebberoessere raggiunti. Le persone in diverse occasioni, sempre più frequen-ti, producono azioni che rispecchiano le capacità e le sinergie del grup-po nel suo complesso. Tali azioni difficilmente possono essere distintel’una dall’altra, mentre ne è chiaramente riconoscibile il prodotto fina-le che risulta dalla loro aggregazione” (Borgogni, 2001).
Se da un punto di vista teorico e della ricerca si sono moltiplicatistudi per comprendere il funzionamento dell’autoefficacia, sono deci-samente scarsi i programmi di intervento ideati per favorire l’incre-mento dell’autoefficacia. Tra questi possono essere ricordati quello diKush e Cochran (1993), quello di Warner (1999) e quello italiano mes-so a punto da Nota e Soresi (2000).
Il primo, definito Partners Program, ha come obiettivo aiutare lepersone a sentirsi artefici della propria vita, incrementando la cono-scenza delle proprie capacità e attitudini, scegliendo i propri obiettivi,pianificando le azioni necessarie e monitorando i progressi ottenuti.Viene proposto anche a gruppi di genitori che vogliano aiutare i figlinella scelta scolastica accompagnandoli proprio nell’incremento del-l’autoconsapevolezza.
Warner propone un programma, l’Enhancing Self-Esteem, che mi-ra a potenziare l’idea che le persone hanno di se stesse e a favorire laloro autorealizzazione.
Nota e Soresi hanno messo a punto il programma Primo comanda-mento: credo in me stesso…anche perché mi conviene!, da utilizzarsinell’ambito dell’orientamento e della formazione professionale. Preve-de 16 sessioni da condursi in piccoli gruppi coadiuvati da un condut-tore, durante le quali vengono proposte delle “piste di lavoro” finaliz-zate a stimolare comportamenti di ricerca attiva del lavoro e operazio-ni di attivazione di processi di scelta consapevoli e autonomi.
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LA VALUTAZIONE DELL’AUTOEFFICACIA
Anche se è plausibile che il senso di autoefficacia possa estendersida un’attività ad un’altra, ciò che lo caratterizza è la sua specificità. Lostesso individuo può ritenere di dominare efficacemente determinatesituazioni, ma non altre.
Una elevata autoefficacia per un certo tipo di attività può non ac-compagnarsi con una elevata autoefficacia in altre attività (Hofstetter,Sallis, Hovell, 1990)
Le persone, inoltre, differiscono tra loro non solo per gli ambiti incui coltivano le proprie capacità, ma anche per i livelli di efficienza chein essi raggiungono (Bandura, 2000)
Proprio perché le convinzioni di autoefficacia sono relative a speci-fiche situazioni, da tempo si dibatte se sia possibile ottenerne una mi-sura attraverso asserzioni generiche come se fosse una caratteristicagenerale (Borgogni, 2001).
Nel corso degli ultimi anni sono state costruite varie scale relativea specifiche sfere di esperienza e che rappresentano autovalutazioni(self-reports) volte a misurare le percezioni di capacità personali (Te-sti, Gallo, 2005).
Recentemente è stato pubblicato in Italia il volume La valutazionedell’autoefficacia (Caprara, 2001), che offre un campionario di misu-re in grado di cogliere aspetti diversi dell’autoefficacia per diversi con-testi e per diverse fasce evolutive: autoefficacia emotiva, interpersona-le, collettiva, familiare, scolastica, sociale, regolatoria, genitoriale, nel-le scelte di carriera, sessuale, ecc.
Bandura (Bandura, 1986) ritiene che siano da preferire misure spe-cifiche. “Le convinzioni di efficacia dovrebbero essere misurate in ter-mini di giudizi particolareggiati su capacità, che possono variare a se-conda delle sfere di attività, dei livelli di difficoltà del compito all’in-terno di un dato ambito di attività e delle diverse caratteristiche dellasituazione” (Bandura, 2000)
Altri autori (Schwarzer, 1992; Sherer et al., 1982; Tipton, Wothing-ton, 1984) sono, invece, convinti che siano plausibili valutazioni gene-ralizzate dell’autoefficacia.
Qui di seguito puoi trovare un test ed alcune attività che possonoaiutarti a migliorare la conoscenza della tua autoefficacia attuale.
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General Self-efficacy(Jerusalem e Schwarzer, 1986)
Per ciascuna delle seguenti affermazioni indica il tuo grado di adesione sce-gliendo tra queste alternative:
a = per nulla vero per me c = abbastanza vero per meb = poco vero per me d = proprio vero per me
Maggiore sarà il numero delle risposte “d”, più elevata sarà la tua autoeffica-cia generale.
Ex.170
1. Mi considero sempre in grado di risolvere, se mi impegno, pro-blemi anche difficili.
2. Mi ritengo in grado di trovare i mezzi e le modalità per otte-nere ciò che desidero anche se qualcuno mi contrasta.
3. È facile per me rimanere legato ai miei obiettivi e raggiungerei miei scopi.
4. Ho fiducia nel fatto di riuscire ad affrontare anche le situazio-ni impreviste.
5. Grazie alle mie capacità e risorse personali sono in grado difar fronte anche a situazioni insolite.
6. Mi considero in grado di risolvere la maggior parte dei pro-blemi se vi dedico gli sforzi necessari.
7. Quando debbo affrontare delle difficoltà sono in grado di ri-manere calmo in quanto posso fare affidamento sulle mie ca-pacità.
8. Quando debbo affrontare un problema sono generalmente ingrado di trovare soluzioni diverse.
9. Quando ho un problema sono generalmente in grado di pen-sare ad una sua soluzione.
10. Sono in grado di gestire qualsiasi cosa possa capitarmi.
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Le mie credenze di efficacia
1. Completa la seguente lista:
• Nel lavoro o a scuola :
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
ecc….
• In famiglia:
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
ecc….
• Nelle relazioni interpersonali:
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
Mi considero capace di _____________________________________________
ecc….
2. Per ciascuna delle credenze di efficacia che hai indicato, individua i fattorida cui sono dipese o dipendono. Puoi aiutarti utilizzando lo schema pro-posto nell’esercizio 181.(Es. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a credere in me stesso).
3. Per ciascuna delle credenze di efficacia indicate, individua gli effetti positi-vi che ne conseguono.
Ex.171
19
Le mie credenze di inefficacia
1. Completa la seguente lista:
• Nel lavoro o a scuola :
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
ecc….
• In famiglia:
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
ecc….
• Nelle relazioni interpersonali:
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
Non mi considero in grado di ________________________________________
ecc….
2. Per ciascuna delle credenze di inefficacia che hai indicato, individua le cau-se che le hanno determinato o le determinano.
3. Per ciascuna delle credenze di inefficacia indicate, individua gli effetti ne-gativi che ne conseguono.
Ex.172
NELLA STESSA COLLANA
Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272
Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224
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Nella stessa collana
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Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352
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Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapiafocalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per ilcambiamento, in corso di stampa, pp. 368
Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione tran-sitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia plura-listica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580
Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, dia-gnosi e cura, 2006, pp. 240
Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base:dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256
Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicotera-pie innovative, 2007, pp. 400
Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza.Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa
Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’e-videnza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464
Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativodi strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480
Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007,pp. 304
Nella stessa collana
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