vinciamo insieme

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L’APPELLO COMUNE E’: “TENIAMO HERNANES” Il profeta ora non è più intoccabile. Lo ha detto il suo procuratore, ma non so- lo. Le grandi squadre lo vogliono e il contratto fatto a Ederson lascia dubbi MOLTE LE VOCI CJE RIMBALZANO SUL FU- TURO DEL GIOCATORE HERNANES RIMANE? NOSTRO SERVIZIO SUL- LA SPLENDIDA VITTORIA DI MOURINHO E CO REAL CAMPEON IL TERRIBILE SCONTRO TRA LJAJIC E ROSSI DU- RANTE FIORE.-NOVARA ROSSI, FIGHT CLUB Cana esulta dopo il gol siglato contro il Lecce a dicembre MAGAZINE DI CRITICA E POLITICA SPORTIVA FONDATO NEL 2010 N.72 - 13/5/2012 - STAMPA GRATUITA IN REGALO IL MEGA POSTER DI RONALDO CONTRO IL BARCA

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L’APPELLO COMUNE E’: “TENIAMO HERNANES”

Il profeta ora non è più intoccabile. Lo ha detto il suo procuratore, ma non so-lo. Le grandi squadre lo vogliono e il contratto fatto a Ederson lascia dubbi

MOLTE LE VOCI CJE

RIMBALZANO SUL FU-TURO DEL GIOCATORE

HERNANES RIMANE?

NOSTRO SERVIZIO SUL-LA SPLENDIDA VITTORIA

DI MOURINHO E CO

REAL CAMPEON

IL TERRIBILE SCONTRO

TRA LJAJIC E ROSSI DU-RANTE FIORE.-NOVARA

ROSSI, FIGHT CLUB

Cana esulta dopo il gol siglato contro il Lecce a dicembre

MAGAZINE DI CRITICA E POLITICA SPORTIVA FONDATO NEL 2010 N.72 - 13/5/2012 - STAMPA GRATUITA

IN REGALO IL MEGA POSTER DI RONALDO CONTRO IL BARCA

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Football Crazy

di GIANLUCA PALAMIDESSI

MORIRE DI CALCIO

Negli ultimi anni si sono verificati vari arresti cardiaci in campo, ultimo quello di Morosini, causa di questo articolo e dunque di nuove per-plessità riguardo ai controlli che vengono ef-fettuati. Ma non solo. Nella mia personale im-pressione, tutto quello che accade nel mondo dello sport non è casuale. A partire con le soli-te sviste arbitrali e a finire con delle vere trage-die come quella accaduta due Sabati fa. L’assurdità è che queste tragedie vengono pri-ma esaltate, poi messe nell’angolino senza che nessuno ne parli più, vengono messe in dispar-te, e quando si verificherà un’altra volta, per-ché purtroppo si verificherà, allora ecco che le lacrime non saranno mai abbastanza. Poco tempo fa abbiamo assistito alla tragedia sfiora-ta di Antonio Cassano, avente un malore in conferenza stampa. Medicalmente parlando non so dirvi quale male avesse, ma quello che so per certo è che tutto il mondo dei medici rimase sconvolto dalle poche analisi che vi si erano svolte per non capire quel ma-le così talmente evidente. Purtroppo nel calcio si bada troppo ai soldi e molto poco alla sa-lute dei giocatori che quindi rischia-no la propria vita per via dei falsi controlli che ven-gono effettuati. Senza scordarci mai peraltro che questi vengono pompati partita do-

po partita senza che nessuno dica nulla. Ma la cosa triste è che purtroppo questi casi non av-vengono solamente a livelli così alti, ma anzi si verificano sempre con più frequenza a livel-lo dilettantistico. Lo stesso giorno in cui Moro-sini ci lasciava sul campo di Pescara, un ragaz-zo (ndr) di Piacenza viene salvato grazie ad un defibrillatore, strumento che non c’era sul campo di Pescara. Molti medici dicono che anche con l’aiuto dell’apparecchio non ci sa-rebbe stato nulla da fare, ma provare non sa-rebbe stata una cattiva idea. Le polemiche non sono cessate ovviamente, perché il vero dram-ma e forse causa della morte è stata l’ambulanza che, bloccata nel traffico, non è stata così svelta da salvare il giocatore. In Ita-lia avviene un infarto ogni 8 minuti, per un totale di quasi 40.000 morti all’anno. Questo tipo di morte purtroppo non si può prevedere, ma si può fare in modo di salvare una persona grazie al defibrillatore, o portando il paziente

con grande velocità verso l’Ospedale, sperando che non ci sia traffico, suffi-ciente a farti mori-re.

MA NON CASUALMENTE

Due esempi di morti in campo: Morosini e Antonio Puerta

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Rubriche 3/FOOTBALL CRAZY Gianluca PalamidessiGianluca PalamidessiGianluca PalamidessiGianluca Palamidessi 7/IL CORSIVO Matteo MaraniMatteo MaraniMatteo MaraniMatteo Marani

10/SE FA PE RIDE Roberto MaccaroneRoberto MaccaroneRoberto MaccaroneRoberto Maccarone

Lazio 13/Atalanta0-2Lazio Prima Kozak, poi Cana, trion-fo biancoazzurro in un campo complicatissimo Emiliano Storace Emiliano Storace Emiliano Storace Emiliano Storace

19/Reja e i primati A Bergamo la Lazio è tornata a gonfiare il petto, grazie an-che ad Edy Reja Marco Valerio Bava Marco Valerio Bava Marco Valerio Bava Marco Valerio Bava

23/Lotito festeggia, ma a Sa-lerno Lotito assente a Bergamo: festeggia la promozione del suo Salerno in Lega Pro e... Si infortuna + video Ivan PantaniIvan PantaniIvan PantaniIvan Pantani

Estero 24/REAL CAMPEON Grazie alla vittoria sul Bilbao, Athletic, riesce a raggiungere il primo posto e a conquistare la liga tanto attesa, grazie a Mourinho La Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello Sport

26/La liga più difficile La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport 27/Il Real vince col gioco peggiore La Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello SportLa Gazzetta dello Sport

Italia 31/I gay nel calcio L'attaccante dell'Udinese dice a "Chi" di essere in disaccor-do con Prandelli: "Non condi-vido la scelta di rendere pub-blica, almeno nel mondo del calcio, una situazione privata così importante". Rivera: "Non sapevo esistessero nel calcio". Cabrini: "Negli stadi troppa ignoranza". Milito fuori dal coro: "Sarebbe sbagliato tacere" GasportGasportGasportGasport

32/ROSSI E LJAJIC, FIGHT CLUB E’ il tormentone del momen-to. Cosa è accaduto in quello scontro Delio Rossi vs Ljajic. Ancora non si sa, certamente l’attaccante ha detto qualcosa di poco carino al tecnico, mai andato così in escandescen-za. Riviviamo le tappe dello scontro. La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport La Gazzetta dello Sport

34/Rossi folle, ma Ljajic? Gasport Gasport Gasport Gasport 36/Ljajic: “Sono sotto choc” GasportGasportGasportGasport

Replay è un magazine a cura di Gianluca Pa-lamidessi, direttore di LAZIALI BELLA GENTELAZIALI BELLA GENTELAZIALI BELLA GENTELAZIALI BELLA GENTE. net, e vicedirettore della pagina face book LAZIALI BELLA GENTE LAZIALI BELLA GENTE LAZIALI BELLA GENTE LAZIALI BELLA GENTE Facebook. Si ringrazia-no la Gazzetta dello Sport, La Lazio siamo noi, Marco Valerio Ba-va e Alessandro Zap-pulla. Un ringrazia-mento a Google Imma-gini e a Matteo Marani

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Il Corsivo

di MATTEO MARANI

LUIS ENRIQUE

Tutto si può dire del Luis Enrique allenatore, tranne che manchi di educazione e di onestà. Rinunciare a un anno di contratto con la Roma a 3 milioni lordi, quando il manuale del bravo allenatore ‘italiano’ (non necessariamente di passaporto) insegna che per farsi cacciare ba-sta mettere in campo una formazione provoca-toria o dare qualche titolo forte alla stampa, torna ad onore del 42enne asturiano che sul piano dei risultati ha ottenuto poco e su quello del gioco purtroppo anche. Perché al di là della simpatia umana per un uomo che ha indubbia-mente qualcosa di Guardiola (per questo è sta-to scelto, pur avendo esperienza solo di B spa-gnola), a parte i giocatori del Barcellona, il problema alla Roma non sono stati i risultati. Una tifoseria come quella giallorossa può tol-lerare le 16 sconfitte, in omaggio a un ideale di calcio alla quale l’hanno educata grandi mae-stri (Liedholm eZeman su tutti) e piccoli bu-dget, ma non il clima da ‘rompete le righe’ che si è respirato nelle ultime settimane senza che Luis En-rique avesse un ve-ro nemico. Non i giornalisti, sempre affascinati da guru e para-guru, fatta eccezione per i no-stalgici dei Sensi. Non i cosiddetti senatori: De Ros-si rinnovando il contratto gli aveva dato anzi fiducia, mentre Tottiormai pensa solo alle sta-

tistiche personali ed è andato avanti a forza di infortuni ‘diplomatici’. Anche se di sicuro un campione che cammina non era certo alla base del ‘progetto’. Non i giocatori più giovani o quelli di minor nome, che Luis Enrique ha sempre trattato con lo stesso metro dei grandi, venendo ripagato da litigi da cortile (esemplare quello fra Osvaldo e Lamela) e i musi lunghi di chi credeva che ogni regola fosse saltata. Non la società, che soprattutto nella persona di Baldini ha voluto legare la propria immagi-ne a quella di un allenatore teoricamente emer-gente e che probabilmente non l’avrebbe eso-nerato. Insomma, alla fine una bella storia si è chiusa tutto sommato bene e con stile. Ma non ha lasciato niente. Proprio come quelle con i vituperati mestieranti. Adesso avanti con un altro allenatore che porta bene la giacca, co-me Vincenzo Montella, ma che a livello di se-rie A ha dimostrato ben altra sostanza in pro-porzione al materiale umano avuto a disposi-

zione.

CHE STILE

Lui Enrique con la maglia dell’allora Barcellona cantera

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copertina 1947-2012

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Se fa pe’ ride

di ROBERTO MACCARONE

ECCO COME

Che noia, che barba, che barba, che noia. Stai a vedè che..fosse mica..che 'gnente 'gnente..'nsia mai..manco st'anno annamo in Champions? "Così è, se vi pare" diceva Luigino, non Enri-que, ma Pirandello. E a me, me pare proprio così. L'ultima vorta che ho scritto dù righe, con irrisorio sarcasmo sfottevo educatamente il buon walteruccio mazzarri, dopo la fantasma-gorica vittoria contro il suo Napoli. Mbè, da quel dì sò arrivate 3 sconfitte e 1 pareggio; co-me se San Gennaro, mpò innervosito, ce l'a-vesse puntualmente tirata. Se con la Juve nun c'è stata storia, cor Lecce c'è stata ma faceva schifo, col Novara finiva che il protagonista nun era nè felice, nè contento, e cò l'Udinese pareva scritta da Dario Argento. 90 minuti di sano Horror in 3D; partendo dalla Notte dei morti viventi, passando per Non tirate in quella porta fino all'apoteosi di Psyco, con Bergonzi peggior attore protagonista. "Fit fit fiiiiitt"; un triplice fischio arriva dall'oltretomba, se ferma-no tutti, o quasi, e dopo il vantaggio de Totò, i Friulani ce infilzano pè la seconda volta. A pereyra nun je pare vero. Ma anche a tutti l'altri, nun je pare possibile. "Ma come?!" Battaglie-ro come sempre Scaloni (perchè di Lionel ce ne stà uno, tutti l'altri, Messi compreso, sò nessuno) tenta in-vano di ricordare a

quel buon uomo di Bergonzi che il Regola-mento del Gioco del Calcio, regola 5, pagina 52, spiega come; "Se uno spettatore emette un fischio e l’arbitro considera che tale fischio abbia interferito col gioco (ad esempio, indu-cendo un calciatore a raccogliere il pallone con le mani presumendo che il gioco sia stato in-terrotto), l’arbitro interromperà il gioco e lo riprenderà con una propria rimessa dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto, a meno che il gioco sia stato interrotto all’interno dell’area di porta, nel qual caso l’arbitro effettuerà la propria rimessa sul-la linea dell’area di porta parallela alla linea di porta, nel punto più vicino a quello in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato inter-rotto" L'Horror-Match finisce, per dirla alla fantozzi, nel parapiglia generale, con salivazio-ne azzerata,manie di persecuzione..miraggi! Sulla traversa di una delle porte del Friuli ap-pare poi San Pietro, chiaro segnale che l'agonia

stà per terminare. Sopra il proprio capo, tiene stretto con due mani un piccolo quadretto, che mostra a tutta la platea biancoce-leste giunta fino ad Udine.

NASCE ALFARO

Klose è separato da

una decisione: Ger-

mania o Lazio?

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copertina 1947-2012

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Lazio

di EMILIANO STORACE

ATALANTA 0

C'è un cuore grande che spinge e sorregge que-sta squadra. E' la forza di una Lazio che, ogni volta che serve, non si tira mai indietro. Nel momento più difficile, dove anche le certezze più solide sembravano svanire, la squadra di Edy Reja confeziona una della gare più belle della stagione, espugnando un campo storica-mente stregato e conquistando matematica-mente la qualificazione in Europa League ed alimentando fino all'ultimo le speranze di terzo posto. Partita quasi perfetta, dove a sorprende-re sono stati proprio loro, i cosiddetti rincalzi: Scaloni e Diakite' sono stati statuari, Zauri lu-cidissimo, Cana una diga, Kozak un guerriero, Candreva imprendibile e Konko, unico titolare della difesa, ha dimostrato a tutti quanti che quando e' informa puo' aprire le difese avver-sarie da solo. E poi ci sono i ritorni di Klose e Lulic, forse troppo tardi ma sicuramente un'ul-teriore motivo per far sorridere Reja e tutti i tifosi. Gia', Reja. Oggi attento e bravo a costru-ire una squadra cor-ta, solida, mai in confusione e sem-pre lucida anche quando l'Atalanta sembrava più in palla dei biancoce-lesti. Trova con la Lazio la sesta vitto-ria a Bergamo della sua storia, scriven-do il suo nome an-che su questo enne-simo record perso-nale nei suoi due anni e mezzo da allenatore. Domeni-

ca prossima contro l'Inter, si gioca ancora la possibilità di realizzare un sogno che sembrava svanito. Contro chi non ci credeva più. Non questo gruppo, a cui si puo' dire di tutto, meno di non possedere gli attributi.

Primo tempo - La formazione della Lazio e' pressoché obbligata, con l'unica nota lieta del ritorno di Lulic in mediana e la speranza di avere Klose dal primo minuto. Sogno che sva-nisce già nel riscaldamento, perché il tedesco si presenta in campo con la tuta lasciando spa-zio in avanti a Libor Kozak. Per il resto Reja e' costretto a spostare Scaloni centrale al fianco di Diakite', con Konko e Garrido sulle fasce, Cana e Gonzales davanti alla difesa a centro-campo, con Mauri, Candreva e Lulic alle spal-le di Kozak. Inerzia della partita tutta di marca nerazzurra, con gli uomini Colantuono che cer-cano di sfondare subito dalla destra con la ve-locità di Schelotto e Bellini, supportati dalla classe di Moralez, libero di spaziare su tutto il

fronte d'attacco. Al 17' arriva pero' il primo episodio dubbio della parti-ta: Moralez serve in area Denis, contatto con Bizzarri con "el Tanque" che cade a terra tra le proteste scatenate di tutto lo stadio. Rigore che forse poteva starci

LAZIO 2

Esulta la Lazio dopo il gol del 0-2 di Lorik Cana

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Lazio

di EMILIANO STORACE

ma Rocchi stavolta grazia gli uomini di Reja. La Lazio resiste e si organiz-za (difesa mostruosa), ma al 20' arriva l'ennesima

mazzata alla voce infortuni, con Garrido che chiede il cambio sostituito da Zauri. L'ex ata-lantino si posiziona sulla destra mentre a sini-stra si posiziona Konko. Invece di soccombere, al contrario i biancocelesti entrano veramente in partita ed al 22' sfiorano la rete con un boli-de di Gonzales che impatta la traversa e sbatte sulla riga di porta prima di uscire. Sfortunata la Lazio ma ora più sicura e pericolosa in contro-piede, con Mauri che al 28' impegna ancora Frezzolini con una girata di sinistro che termi-na pero' tra le braccia del numero uno atalanti-no. La squadra di Reja si scrolla di dosso le ultime paure ed in contropiede al 35' confezio-na la palla del vantaggio: strepitosa azione di Konko sulla sinistra, palla in avanti per Mauri che crossa basso in area per Kozak, Stendardo respinge come può ma la palla resta li e Kozak di destro spara a rete superando Frezzolini. Proprio lui, l'attaccante più discusso di tutti, segna una delle reti più importanti della stagio-ne. A questo punto in campo c'è una Lazio spavalda, con l'Atalanta incapace di creare gio-co e di impensierire un Bizzarri, sempre più spettatore non pagante.

Secondo tempo - Ripresa che parte così come era finito il primo tempo, con una Lazio grin-tosa e cattiva. Al 5' ci prova Candeva, slalom su tutta la difesa di casa ma Stendardo riesce a deviare in angolo. Sul seguente angolo palla che arriva Lulic, contro cross sul secondo palo ma Diakite' e' ritardo di un niente. L'Atalanta e' confusa ma al 13' Moralez trova un lampo in area presentandosi davanti a Bizzari, dove solo una tempestiva svolta di Cana salva la Lazio, deviando la sfera in angolo. Si fa più pressante adesso la spinta dei nerazzurri e Reja capisce che e' arrivato il momento di inserire in campo Miroslav Klose al posto di un ottimo ma stan-

chissimo Kozak. I biancocelesti arretrano di qualche metro ma gli uomini di Colantuono si fanno pericolosi solo su calcio piazzato con il neo entrato Gabbiadini, la cui bitta centrale e' controllata agevolmente da Bizzarri. Lazio a-desso in difficoltà e costretta a difendersi, con Diakite' che al 25' e' bravissimo a togliere dalla testa di Denis un cross delizioso di Moralez. Al 30' arriva pero' il break della squadra di Re-ja, grazie ad uno scatenato Konko che se ne va per l'ennesima volta sulla sinistra, supera Belli-ni e Stendardo ma il suo destro termina centra-le. E' solo un fuoco di paglia, perché prima Moralez e poi l'ex Stendardo, sfiorano il pari sempre su azione da palla inattiva. La Lazio cerca di uscire dalla morsa atalantina e al 35' trova l'aiuto di Guglielmo Stendardo, che ap-plaude ironicamente l'arbitro Rocchi, con il fischietto fiorentino che lo spedisce sotto la doccia lasciando l'Atalanta in dieci. Adesso la Lazio finalmente respira, affidandosi alle ri-partenze di un velocissimo Candreva impren-dibile sulla destra. Stavolta e' la Lazio a strin-gere gli avversari, con Reja che inserisce in campo anche la freschezza di Onazi ad aiutare i suoi. Al 45' pero', non c'è più spazio per sof-frire, perché Lorik Cana ruba palla a centro-campo, la difende e di destro supera Frezzolini con un bolide che si insacca sotto l'incrocio. Game, set, match. Il grido del centricampista albanese, e' il grido dingioia e di rabbia, di tut-to il popolo laziale. La vera Lazio e' tornata nel momento più importante, quando solo con il cuore si potevano ribaltare, sfortuna e prono-stici.

prosegue da pagina 12. Atalanta 0-2 La-zio

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Lazio

di MARCO VALERIO BAVA

REJA E

Il sapore dolce della vittoria, un gusto che mancava da un mese, dal 7 aprile quando all’Olimpico il Napoli veniva travolto da una Lazio che, nella notte di Chinaglia, sembrava lanciatissima verso la Champions. In un mese, però, si è giocato tanto, i ritmi sono stati alti e la banda di Reja ha pagato la stanchezza, gli infortuni e qualche ingenuità di troppo e allora ecco che il terzo posto prima è sfuggito di ma-no, poi è diventato un miraggio e oggi è torna-to ad essere un obiettivo, difficile, ma pur sem-pre reale. A Bergamo la Lazio è tornata a gon-fiare il petto, proprio quando tutto sembrava perso, però, il Napoli è crollato a Bologna ri-portando i biancocelesti in scia di un Udinese che, come lo scorso anno, si trova con il match-ball in mano. E allora aumentano i rimpianti per quella prestazione scialba e rinunciataria fornita al “Friuli” solo una settimana fa. Anche perché l’Udinese di questi tempi sembra una squadra tutto tranne che irresistibile anche se brava a sfruttare un calendario in disce-sa. La Lazio, però, è ancora viva e già questa è una notizia viste la crisi in cui era piombata dopo il successo sul Na-poli: cinque partite e solo due punti conquistati, in casa contro Lecce e Sie-na. Un bottino mi-sero, considerando poi il cammino in trasferta: batoste contro Novara, U-

dinese e Juve. Il cammino esterno, eccolo il vero tallone d’Achille di una Lazio che, pro-prio lontano dall’Olimpico aveva creato le sue fortune nel girone d’andata. Nella prima parte di stagione Klose e compagni avevano dettato legge in giro per l’Italia, mettendo insieme ben cinque vittorie e due pareggi su nove incontri. Sotto i colpi della Lazio si erano dovute arren-dere Cesena, Fiorentina, Bologna, Cagliari e Lecce, mentre Milan e Napoli erano state bloc-cate sul pareggio davanti al loro pubblico. Un cammino straordinario, macchiato solo dal flop di Siena e dalla rocambolesca sconfitta di San Siro contro l’Inter quando decisiva fu la terna arbitrale (gol di Pazzini in offside e rigo-re negato per fallo di mano di Lucio). Il girone di ritorno sembrava nascere sotto i migliori auspici visto il rotondo 0-3 ottenuto al “Bentegodi” contro il Chievo. Era il tramonto di gennaio, mancavano due giorni alla fine di un mercato da cui tutti si aspettavano molto di

più e la Lazio sem-brava lanciatissima e invece il cammi-no esterno dei bian-cocelesti ha comin-ciato ad assomiglia-re ad una salita ripi-dissima. Dopo il successo di Verona, infatti, sono arriva-te le batoste di Ge-nova e Palermo.

I PRIMATI

Reja, 67 anni. Per lui potrebbe finire qui con la Lazio

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Lazio

di MARCO VALERIO BAVA

Il sapore dolce della vit-toria, un gusto che man-cava da un mese, dal 7 a p r i l e q u a n d o all’Olimpico il Napoli

veniva travolto da una Lazio che, nella notte di Chinaglia, sembrava lanciatissima verso la Champions. In un mese, però, si è giocato tan-to, i ritmi sono stati alti e la banda di Reja ha pagato la stanchezza, gli infortuni e qualche ingenuità di troppo e allora ecco che il terzo posto prima è sfuggito di mano, poi è diventato un miraggio e oggi è tornato ad essere un o-biettivo, difficile, ma pur sempre reale. A Ber-gamo la Lazio è tornata a gonfiare il petto, proprio quando tutto sembrava perso, però, il Napoli è crollato a Bologna riportando i bian-cocelesti in scia di un Udinese che, come lo scorso anno, si trova con il match-ball in ma-no. E allora aumentano i rimpianti per quella prestazione scialba e rinunciataria fornita al “Friuli” solo una settimana fa. Anche perché l’Udinese di questi tempi sembra una squadra tutto tranne che irresistibile anche se brava a sfruttare un calendario in discesa. La Lazio, però, è ancora viva e già questa è una notizia viste la crisi in cui era piombata dopo il suc-cesso sul Napoli: cinque partite e solo due punti conquistati, in casa contro Lecce e Sie-na. Un bottino misero, considerando poi il cammino in trasferta: batoste contro Novara, Udinese e Juve. Il cammino esterno, eccolo il vero tallone d’Achille di una Lazio che, pro-prio lontano dall’Olimpico aveva creato le sue fortune nel girone d’andata. Nella prima parte di stagione Klose e compagni avevano dettato legge in giro per l’Italia, mettendo insieme ben cinque vittorie e due pareggi su nove incontri. Sotto i colpi della Lazio si erano dovute arren-dere Cesena, Fiorentina, Bologna, Cagliari e Lecce, mentre Milan e Napoli erano state bloc-cate sul pareggio davanti al loro pubblico. Un cammino straordinario, macchiato solo dal flop di Siena e dalla rocambolesca sconfitta di

San Siro contro l’Inter quando decisiva fu la terna arbitrale (gol di Pazzini in offside e rigo-re negato per fallo di mano di Lucio). Il girone di ritorno sembrava nascere sotto i migliori auspici visto il rotondo 0-3 ottenuto al “Bentegodi” contro il Chievo. Era il tramonto di gennaio, mancavano due giorni alla fine di un mercato da cui tutti si aspettavano molto di più e la Lazio sembrava lanciatissima e invece il cammino esterno dei biancocelesti ha comin-ciato ad assomigliare ad una salita ripidissima. Dopo il successo di Verona, infatti, sono arri-vate le batoste di Genova e Palermo

prosegue da pagina 19. Reja e i suoi pri-mati

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Lazio

di IVAN PANTANI

LOTITO FESTEGGIA:

II biancocelesti espugnano lo stadio “Atleti Azzurri d’Italia” battendo l’Atalanta per 0 a 2 tornando a Roma con tre punti pesanti. L’Europa League è ormai certa, per la Cham-pions League bisognerà ancora aspettare l’ultima giornata di campionato per sapere quali saranno gli obiettivi europei per cui lotte-rà la prossima stagione la società laziale. La gara era di fondamentale importanza, tutto era ancora in gioco, gli obiettivi in palio importan-tissimi.Ma, nella Lazio, si è notata una grande assenza. No, non si trattava dell’ennesimo gio-catore biancoceleste infortunato, bensì del pre-sidente Claudio Lotito. Il patron della società romana non era presente oggi pomeriggio a Bergamo per assistere alla gara contro la.

L’INFORTUNIO: Il patron infatti ha preferi-to presenziare alla partita di Serie D tra Saler-no e Monterotondo allo ”Stadio Arechi” (vinta dai padroni di casa per 3-1), per festeggiare la promozione del Sa-lerno Calcio in Le-gaPro, club di sua proprietà insieme al suocero Gianni Mezzaroma. Al ter-mine della gara, il numero uno della Lazio è stato vitti-ma dell’euforia ge-nerale: sceso sul terreno di gioco per i festeggiamenti, tentando di scappa-re da un gavettone di un giocatore del

Salerno (De Cesare), ha provato la fuga scat-tando improvvisamente e procurandosi un in-fortunio leggero. Ma ciò non gli ha risparmiato i gavettoni dei suoi calciatori. Ora, conquistata la LegaPro, Lotito dovrà rinunciare alle sue quote della Salerno Calcio dato che, secondo la norma dell’incompatibilità delle doppie cari-che, un soggetto non può essere proprietario di due club professionistici.

MA A SALERNO

Clicca in questo BOX per vedere il patetico video

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ESTERO

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Dopo 3 anni il Real Madrid tor-na a vincere il titolo di campione di Spagna, oltre a poter ancora vincere la Coppa di Spagna. Il Barcellona, del dopo Guardiola, non è più invincibile

di LA GAZZETTA DELLO SPORT grafica GIANLUCA PALAMIDESSI

Una sciarpa del Re-al Madrid. (foto e-

bay)

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ESTERO

S“E’ stata la Liga più difficile da vincere, più complicata di quella vinta col Siena all’ultima giornata. Ho festeggiato solo 5 minuti, ormai dopo 7 campionati non è gran cosa. E oggi a lavorare, come sempre”. José Morinho non si smentisce. Vince e riparte, anche se festeggia ripetendo ossessivamente il "7" come i suoi 7 scudetti, che evidentemente gli stanno più a cuore del successo di squadra". Strana serata quella di ieri: mentre a Barcellona Pep Guar-diola abbandona il buonismo e a sorpresa si lamenta - "E’ tardi perché ci fischino rigori a favore. Sono successe tante cose che sono state nascoste" -, a Bilbao il Real "mata" i bianco-rossi baschi e Ronaldo si permette di provoca-re i tifosi dell’Athletic per poi fare il gesto dell’ombrello a Javi Martinez.

IL SOLITO MOU — Ma il protagonista è Mourinho che evita l’intervista flash in campo e preferisce fare un comizio a Real Madrid Tv. Che decide di non andare in conferenza stam-pa, dove manda Karanka e Casillas, e si fa intervistare sul pullman della squadra (zona off limits) da un amico della tv portoghese. Per raccontare ma-gari che il suo rag-gio d'azione si sta allargando sempre di più dopo i trionfi in Portogallo, In-ghilterra e Italia. Dove difficile è vincere. Dove. in-

somma, fanno la differenza gli "Special One".

MOU E GLI ALTRI — E la sfida continua. E i record sono a portata di mano. Tomislav Ivic (allenò l'Avellino nel 1985), per esempio, ha vinto in 5 Paesi (e non 6 come spesso si di-ce, perché il campionato in Francia nel 1991 lo cominciò lui, per poi essere esonerato dal Mar-siglia), Trap e Happel 4. Ma in campionati "meno nobili".

GLI UOMINI DEL TRIONFO — Troppo facile: Ronaldo, ovviamente. Poi Sergio Ra-mos, Xabi Alonso, Benzema e Higuain, Di Maria, Casillas, Ozil. In negativo, Kakà. Per-centuale di vittorie dell’83.3% con 30 vittorie su 36 equamente ripartite tra casa e fuori. Sconfitte solo con Levante e Barcellona. Oggi alle 19 la grande festa a Cibeles.

difficile per noi”

Ronaldo si vede parare il rigore da Manuel Neuer

“La Liga più

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S“E’ stata la Liga più difficile da vincere, più complicata di quella vinta col Siena all’ultima giornata. Ho festeggiato solo 5 minuti, ormai dopo 7 campionati non è gran cosa. E oggi a lavorare, come sempre”. José Morinho non si smentisce. Vince e riparte, anche se festeggia ripetendo ossessivamente il "7" come i suoi 7 scudetti, che evidentemente gli stanno più a cuore del successo di squadra". Strana serata quella di ieri: mentre a Barcellona Pep Guar-diola abbandona il buonismo e a sorpresa si lamenta - "E’ tardi perché ci fischino rigori a favore. Sono successe tante cose che sono state nascoste" -, a Bilbao il Real "mata" i bianco-rossi baschi e Ronaldo si permette di provoca-re i tifosi dell’Athletic per poi fare il gesto dell’ombrello a Javi Martinez.

IL SOLITO MOU — Ma il protagonista è Mourinho che evita l’intervista flash in campo e preferisce fare un comizio a Real Madrid Tv. Che decide di non andare in conferenza stam-pa, dove manda Karanka e Casillas, e si fa intervistare sul pullman della squadra (zona off limits) da un amico della tv portoghese. Per raccontare ma-gari che il suo rag-gio d'azione si sta allargando sempre di più dopo i trionfi in Portogallo, In-ghilterra e Italia. Dove difficile è vincere. Dove. in-

somma, fanno la differenza gli "Special One".

MOU E GLI ALTRI — E la sfida continua. E i record sono a portata di mano. Tomislav Ivic (allenò l'Avellino nel 1985), per esempio, ha vinto in 5 Paesi (e non 6 come spesso si di-ce, perché il campionato in Francia nel 1991 lo cominciò lui, per poi essere esonerato dal Mar-siglia), Trap e Happel 4. Ma in campionati "meno nobili".

GLI UOMINI DEL TRIONFO — Troppo facile: Ronaldo, ovviamente. Poi Sergio Ra-mos, Xabi Alonso, Benzema e Higuain, Di Maria, Casillas, Ozil. In negativo, Kakà. Per-centuale di vittorie dell’83.3% con 30 vittorie su 36 equamente ripartite tra casa e fuori. Sconfitte solo con Levante e Barcellona. Oggi alle 19 la grande festa a Cibeles.

col gioco peggiore

Higuain sigla il primo gol della serata trion-fale di Bilbao

Il Real vince

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Italia

di GASPORT

I GAY

IAnche Antonio Di Natale prende posizione sulla questione omossessualità nel calcio. E l'attaccante dell'Udinese è di opinione opposta a quella del c.t. Prandelli: "Professionalmente stimo parecchio Cesare Prandelli e gli sono affezionato come uomo, ma non sono d'accor-do con lui. Infrangere il tabù dell'omosessuali-tà nel mondo del calcio è un'impresa difficile, direi quasi impossibile".

"COME REAGIREBBERO I TIFOSI?" — Così, sul numero di "Chi" in edicola questa settimana, l'attaccante replica al tecnico della Nazionale che, nella prefazione del libro di Alessandro Cecchi Paone "Il campione inna-morato", aveva invitato i calciatori gay a fare coming out. Di Natale prosegue: "Mi chiedo: come potrebbero reagire i tifosi? Mica possia-mo prevedere le reazioni di tutti. Mi dispiace, ma non condivido la scelta di rendere pubbli-ca, almeno nel mondo del calcio, una situazio-ne privata così importante. Il nostro mondo, sotto certi punti di vista, è molto complesso".

RIVERA E CABRINI — Gli fanno eco, nell'inchiesta condotta dal settimanale, gli ex campioni Gianni Rivera e Antonio Cabrini: "Ognuno si organizza la vita come vuole, ma non sapevo neanche che nel mondo del calcio ci fossero dei gay, è una novità assoluta per me", dice Rivera. "Se c'erano giocatori gay ai miei tempi e non lo dicevano, potrebbero fare la stessa cosa adesso. Non capisco a cosa possa servire dirlo in giro, mica gli eterosessuali lo vanno a dire in pubblico". "Il coming out è a discrezione personale, ma è chiaro che il mon-do del calcio non è proprio quello ideale per dichiararsi, porterebbe di sicuro dei problemi",

spiega Cabrini. "Negli stadi c'è molta ignoran-za sul tema della diversità, basta vedere come vengono trattati i calciatori stranieri (...) Si im-magini che cosa accadrebbe se un giocatore in attività si dichiarasse, quale sarebbe la pressio-ne mediatica sulla squadra, i compagni, l'am-biente".

MILITO FUORI DAL CORO — Unica vo-ce fuori dal coro è quella di Diego Milito, il bomber dell'Inter: "Condivido quanto dichiara-to da mister Prandelli. Personalmente non mi è mai capitato di percepire che un mio compa-gno vivesse con questo tipo di segreto. Ma, se così fosse, sarebbe sbagliato tacere. Sono sicu-ro che i tifosi, i compagni di squadra e gli sponsor amerebbero il calciatore fregandosene della sua vita privata, non farebbero mai e poi mai pesare una situazione simile".

NEL CALCIO

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ITALIA

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E’ il tormentone del momento. Cosa è accaduto in quello scontro Delio Rossi vs Ljajic. Ancora non si sa, certamente l’attaccante ha detto qualcosa di poco carino al tecnico, mai andato così in escandescenza. Riviviamo le tappe dello scon-tro.

di LA GAZZETTA DELLO SPORT grafica GIANLUCA PALAMIDESSI

Una scena del fa-moso film FIGHT

CLUB

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ITALIA

Rossi folle,

Scene di pura follia al Franchi di Firenze tra Delio Rossi e Adem Ljajic, mentre la partita scivola via sul 2-2 e la questione salvezza resta in bilico solo per i toscani perché i piemontesi sono matematicamente in B. A fine gara Della Valle conferma l'esonero di Rossi e si riserva di decidere domani mattina il futuro della pan-china viola: "Ho parlato con Delio Rossi: è pronto a scusarsi. Ma la scelta dell'esonero è un atto dovuto, per i valori che questa società ha perseguito in questi anni. È la scelta che non avrei mai voluto prendere, ma per il gesto di Delio Rossi non ci sono giustificazioni. L'e-sonero è per il suo bene. È una bravissima per-sona. Ci sarà anche una punizione per Ljajic, perchè l'allenatore è stato provocato, anche se non doveva reagire in questo modo. Domani mattina avrete tutte le altre risposte sul futuro". Andrea Della Valle, prova poi ad abbozzare qualche giustificazione per il suo ex: "Ha accu-mulato tanto stress in questi mesi, dove abbia-mo commesso trop-pi errori: anche sta-sera eravamo senza punte, a gennaio non sono arrivati rinforzi adeguati. Peccato perchè sia-mo a salvezza quasi acquisita, ci manca un punto da pren-dere a Lecce: spe-riamo di chiudere bene la stagione".

PAZZIA — E' il 32' del primo tem-po, la Fiorentina è

sotto 2-0 e la retrocessione fa davvero paura. Il tecnico viola decide di rivoluzionare l'attacco, spento e per nulla incisivo. Fuori Ljajic dun-que e dentro Olivera. Il serbo esce e mentre si avvia verso la panchina si lascia andare a un applauso polemico nei confronti di Rossi. Tra i due scoppia un reciproco scambio di insulti, che si conclude con la rabbiosa reazione del tecnico dopo un "ok" ironico del giocatore. Rossi si fionda in panchina ed esplode la rissa, tra pugni e strattoni. In mezzo si mettono gli altri componenti dello staff per sedare la furia dell'allenatore che non perdona il gesto di fru-strazione di Ljajic. I nervi sono tesi, in tribuna Della Valle ha una faccia inequivocabile. Alla fine i gol di Jeda, Rigoni e la doppietta di Montolivo passano in secondo piano davanti a un gesto folle che si trascinerà dietro sicura-mente degli strascichi.

I TIFOSI CON DELIO — Nel frattempo par-tono pesanti cori di insulti a Ljajic e applausi a

Delio Rossi da par-te dei tifosi della Fiorentina. "Sei uno zingaro", grida la curva Fiesole all'indirizzo del giocatore serbo, mentre al rientro in campo nella ripresa il tecnico viene ac-colto da cori e ap-plausi. Da parte

ma Ljajic?

Adem Ljajic dopo lo scontro con Delio Rossi, in panchina

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dell’arbitro Giannoccaro nessun provvedimen-to nei confronti dei due.

TOMMASI:" POCO DA SALVARE" — "Purtroppo, c'è da commentare anche que-sta...Non è certamente un periodo fortunato per il nostro calcio". È sconfortato Damiano Tom-masi, presidente del sindacato calciatori, che dalla casa a Verona ha seguito in tv l'incredibi-le scena. "Capisco la tensione del momento, ma perdere la bussola in quel modo non ha giustificazioni. Non è questione di sindacato: semplicemente, c'è poco da salvare di quella scena. È anche strano che venga da Delio Ros-si, sempre molto equilibrato anche nelle di-chiarazioni". Quanto all'applauso di Ljaijc che ha scatenato la reazione di Rossi, Tommasi ha spiegato: "Non credo sia stato quello, ci saran-no stati comportamenti nel tempo. Non so giu-dicare da fuori, dico che della scena c'è poco da salvare".

CALCIO GIOCATO — La rete arriva al pri-mo affondo del Novara, al 14’. L’azione coglie impreparati i padroni di casa, che prima lascia-no Gemiti libero di crossare e poi Jeda di col-pire a rete di testa. La botta è dura, il Franchi comincia a tremare e al 30’ c’è il patatrac: Lazzari interviene su Porcari e Giannoccaro fischia il rigore. Rigoni va sul dischetto e non fallisce: gol numero 8 per lui e Fiorentina in ginocchio. All’inizio della ripresa, però, la Vi-ola ruggisce immediatamente e si conquista un rigore per una spinta di Gemiti su Cassani. Montolivo si prende la responsabilità e spezza la maledizione dei rigori falliti da Ljajic e Jo-vetic. 2-1 e tanta rabbia. Il Novara comunque non fa una piega e va cercarsi il terzo gol pri-

ma con Jeda e poi con Morganella. La Fioren-tina è una contraddizione continua, capace a tratti di alzare la testa con orgoglio per poi sgretolarsi pericolosamente dietro. L’ultimo a mollare, incurante delle critiche stagionali, è Montolivo, ma la sua botta da fuori è neutraliz-zata in qualche modo dai pugni di Coser. Ci vuole un altro tentativo del centrocampista per bucare la porta del Novara, con un destro po-tente. 2-2 e lo stadio si divide tra chi esulta e perdona il vecchio amore e chi tace e rimugi-na. La questione salvezza per la Fiorentina, comunque, è rimandata alla prossima giornata, con lo scontro diretto in casa del Lecce.

BEHRAMI CON LUI — "Anche dagli errori più grandi – continua Behrami – si può uscire da grandi persone. Lui aveva questa possibilità scusandosi il giorno dopo per quanto accaduto. Invece, oltre alle scuse, ha aggiunto altro par-lando degli insulti ricevuti da Ljajic. Insulti che Adem giura di non aver mai pronunciato, pur avendo commesso un gesto sbagliato. Inol-tre le persone che erano in panchina intorno a loro quelle cose non le hanno sentite: quindi queste dichiarazioni potevano probabilmente essere evitate. In ogni caso, se abbiamo portato una persona come lui ad agire così, significa che in questa stagione abbiamo fatto veramen-te le cose al contrario. E questa è stata solo l'ultima macchia dell' annata”.

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l’episodio

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Ljajic: “Sono

S pensieri viaggiano più veloci delle gambe, troppo molli nella partita dell'altra sera; per questo Rossi aveva studiato la modifica dell'assetto, con Olivera al posto di Ljajic: dal cambio è iniziata la maxi rissa interna, con l'al-lenatore esonerato per l'aggressione al suo at-taccante. Ventiquattro ore dopo lo choc, Ljajic fa arrivare il suo messaggio attraverso la Gaz-zetta: "Chiedo scusa ai miei compagni, non dovevo fare quel gesto all'uscita dal campo, so di aver profondamente sbagliato. Mi scuso con la società e con tutti i tifosi. Ho commesso un grande errore, chiedo perdono. Per me è un momento molto difficile, ho chiesto ai miei genitori di venire dalla Serbia per starmi vici-no. Sono davvero provato. Ho certamente sba-gliato anche nei confronti di Rossi, uscire dal campo in quel modo non è da me. Ma una rea-zione del genere non è comprensibile, sono scioccato. Ripeto, chiedo sentitamente scusa a società, compagni, tifosi: essere fuori squadra è la punizione che merito anche se avrei voluto fare il possibile per riscat-tarmi e aiutare la Fiorentina. Spero di averne la possibilità in futuro". Altre d i c h i a r a z i o n i dell'attaccante che circolano su face-book (con presunte scuse all'allenatore) arrivano da un falso profilo, come sotto-linea qui il giocato-re. Intanto, la Fio-

rentina ha comunicato di aver avviato provve-dimenti disciplinari nei confronti dell'attaccan-te, già sospeso dagli allenamenti: Ljajic è fuori dal gruppo e verrà multato.

VERSIONI — L'esercizio più ricorrente, in-tanto, è la lettura del labiale filtrata dai replay tv e riproposta su siti e social network: le ver-sioni secondo cui Ljajic avrebbe offeso la ma-dre dell'allenatore, oppure la figlia, o l'altro figlio non trovano conferme, così come l'augu-rio rivolto all'allenatore a finire in Serie B (Rossi ufficializzerà in mattinata il suo raccon-to dei fatti). Dal giocatore, con esposizione condivisa da molti dei compagni, passa il reso-conto di una provocazione forte ma limitata all'applauso e a un ripetuto "Bravo, bravo, gra-zie, sei grande". Con replica (sempre secondo il filtro dell'attaccante) del tecnico inferocito: "Devi correre, stronzo". Ultimo dettaglio: Lja-jic parla ancora pochissimo l'italiano. Altre parole sarebbero comunque volate nello spo-

gliatoio a fine pri-mo tempo, con un nuovo contatto stoppato dalla squa-dra.

U L T I M O ROUND — Nes-sun nuovo incrocio a fine gara (in pan-china Ljajic si era messo al riparo con

sotto choc”

Adem Ljajic dopo lo scontro con Delio Rossi, in panchina

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le lacrime agli occhi) neanche per la comuni-cazione dell'addio: Rossi e la squadra si sono incontrati di nuovo solo ieri pomeriggio. Dal campo molto giocatori non si erano resi conto dalla scazzottata, per poi rimanere senza parole (e senza voglia di dormire) al passaggio delle immagini in tv. Non c'era già più Kharja, su cui le versioni divergono; secondo la Fiorenti-na il giocatore non era al top e avrebbe avuto l'autorizzazione a lasciare lo stadio: se recupe-rerà, ci sarà a Lecce. Fonte alternativa: il cen-trocampista, scoperto il dirottamento in pan-china, avrebbe preso a pugni la porta dello spogliatoio, prima di filar via con umore neris-simo.

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l’episodio

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