vita e pensiero università sinodo dei... · 2016. 5. 23. · pp_carulli-sammassimo.indd 4 10/09/15...

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VITA E PENSIERO Università

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  • VITA E PENSIEROUniversità

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  • a cura diOMBRETTA FUMAGALLI CARULLI e ANNA SAMMASSIMO

    FAMIGLIA E MATRIMONIO DI FRONTE AL SINODOIL PUNTO DI VISTA DEI GIURISTI

    VITA E PENSIERORICERCHEDIRITTO

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  • Il presente volume è pubblicato con il contributo di

    www.vitaepensiero.it

    Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Cen-tro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail: [email protected] e sito web www.clearedi.org

    © 2015 Vita e Pensiero - Largo A. Gemelli, 1 - 20123 MilanoISBN 978-88-343-3014-2

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  • INDICE

    Nota editoriale di Ombretta Fumagalli Carulli IX

    OMBRETTA FUMAGALLI CARULLIIl matrimonio in Italia tra dimensione religiosa e secolarizzazione 3

    GABRIO FORTILa tutela della donna dalla c.d. violenza di genere. L’intervento sulla relazione affettiva in una prospettiva criminologica ‘‘integrata’’ 25

    RENATO BALDUZZIIl modello costituzionale italiano di famiglia e l’evoluzione dei rapporti sociali 49

    ANDREA BETTETINIMatrimonio e processo canonico: proposte per un’innovazione nella tradizione 73

    SALVATORE BORDONALIMatrimonio e famiglia: tra innovazione e manipolazione 91

    CARLO CARDIAGenitorialità e fi liazione tra antropologia e diritto 107

    LUIGI PAOLO COMOGLIODelibazione di sentenze ecclesiastiche e ordine pubblico ‘‘fl essibile’’ 125

    GIUSEPPE DALLA TORREAmore profano e amore sacro. Ovverosia: le vicende dell’istituto matrimoniale 155

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  • VI INDICE

    GAETANO DAMMACCOI divorziati tra diritti e conversione 169

    FABIANO DI PRIMAMatrimonio e Chiesa d’Inghilterra oggi 181

    GIOVANNI DI ROSAL’attuale valenza (interna) del (tradizionale) rapporto tra famiglia e matrimonio nel quadro della cosiddetta pluralità delle forme familiari 227

    LUCIANO EUSEBINormatività legislative e leggi ‘‘imperfette’’: etica e diritto nella società pluralista 245

    HÉCTOR FRANCESCHILa relazione tra battesimo, fede e matrimonio sacramentale 261

    PAOLO GROSSIAequitas canonica: tra codice e storia 281

    ISABELLA MERZAGORALa violenza in famiglia 295

    MANLIO MIELEPapa Francesco e gli sviluppi recenti del metodo sinodale 317

    JORGE MIRASLa enseñanza de la Iglesia sobre el matrimonio: perspectivas de recepción en la actualidad 347

    RAFAEL NAVARRO-VALLSMatrimonio y sínodo sobre la familia: infl uencia de factores culturales 365

    ANDREA NICOLUSSIMatrimonio, fi liazione e unioni non coniugali: quale futuro per i rapporti etico-sociali? 385

    ANNA SAMMASSIMODefi nizione giuridica del matrimonio e preparazione pastorale ad esso 413

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  • INDICE VII

    p. NIKOLAUS SCHÖCH, OFMProblematiche canoniche relative alla forma dei matrimoni misti tra parte cattolica e parte ortodossa 435

    MICHELE SESTA Genitorialità, matrimonio e famiglia nel diritto italiano vigente 459

    PATRICK VALDRINIIl Sinodo dei vescovi nel pontifi cato di Papa Francesco. Rifl essioni di un canonista 477

    CHIARA MARIA VALSECCHIPadri presunti e padri invisibili. Filiazione e ricerca della paternità nel diritto italiano tra Otto e Novecento 491

    Gli Autori 513

    01_Indice.indd VII01_Indice.indd VII 15/09/15 12.3815/09/15 12.38

  • patrick valdrini*

    il Sinodo dei vescovi nel pontificato di papa Francescoriflessioni di un canonista

    Sommario: 1. premessa. – 2. l’ausilio al romano pontefice. – 3. la partecipazio-ne alla sollecitudine del romano pontefice per tutta la chiesa. – 4. il ministero di unità del papa. – 5. la scelta di convocare un Sinodo dei vescovi.

    1. Premessa

    nella Lettera indirizzata al Segretario Generale del Sinodo dei vescovi in occasione dell’ordinazione episcopale del Sottosegretario, papa France-sco ha dichiarato la sua intenzione di valorizzare questa recente istituzio-ne sinodale1 in quanto ‘‘preziosa eredità conciliare’’, nella consapevolez-za che per l’esercizio del suo ministero petrino ‘‘serve, quanto mai, rav-vivare ancor di più lo stretto legame con tutti i pastori della chiesa’’, poi-ché il Successore di pietro, avendo ‘‘bisogno della presenza dei suoi con-fratelli vescovi, del loro consiglio e della loro prudenza ed esperienza’’, vi esercita il suo dovere di ‘‘prestare attenzione a ciò che lo Spirito San-to suscita sulle labbra di quanti… partecipano a pieno titolo al collegio apostolico’’2. i rari interventi sul punto del romano pontefice conferma-no la volontà del papa di invitare i membri convocati al Sinodo dei ve-

    * professore ordinario di diritto canonico, pontificia Università lateranense; già rettore dell’institut catholique di parigi.1 Sul Sinodo dei vescovi si può consultare principalmente: J. tomko (a cura di), Il Sinodo dei vescovi, natura-metodo-prospettive, città del vaticano 1985; a.G. Urru, Istituti per l’esercizio della collegialità e del primato: il Concilio Ecumenico e il Sinodo dei vescovi, in Monitor Ecclesia-sticus 115 (1990), pp. 569-589; G.p. Milano, Il Sinodo dei vescovi: natura, funzioni, rappresen-tatività, in L’année canonique (VII ème Congrès International de droit canonique), Paris UNESCO, 21-28 sept. 1990, vol. hors série, i, 1992, pp. 167-182; J.i. arrieta, Lo sviluppo istituzionale del Sinodo dei vescovi, in Ius Ecclesiae 4 (1992), pp. 189-213; M. Bravi, II Sinodo dei vescovi: istitu-zione, fini e natura, in Periodica 84 (1995) 3, pp. 455-487; n. Eterovic, Il Sinodo dei vescovi. 40 anni di storia (1965-2005), città del vaticano 2005; a. viana, Las nuevas normas estatutarias del sínodo de los obispos, in Ius canonicum 47 (2007), pp. 657-676; a. indelicato, Il Sinodo dei vescovi. La collegialità sospesa 1965-1985, Bologna 2008; a. viana, «Sínodo de obispos», in instituto Martin de azpilcueta Facultad de derecho canonico Universidad de navarra, Diccionario general de Derecho canónico, vii, cezur Menor 2012, pp. 345-350.2 Lettera del Santo Padre al Segretario generale del Sinodo dei vescovi in occasione della elevazione alla dignità episcopale del Sotto-Segretario, 08.04.2014, pubblicata in appendice.

  • 478 patrick valdrini

    scovi a fare un’esperienza ecclesiale di ricerca della volontà dello Spirito Santo in ordine alla chiesa nel suo cammino storico3. Francesco ha sin-tetizzato tale prospettiva nel suo discorso di chiusura della prima sessio-ne del Sinodo: ‘‘potrei dire serenamente che – con uno spirito di colle-gialità e sinodalità – abbiamo vissuto davvero un’esperienza di “sinodo”, un percorso solidale, un cammino insieme’’4. per favorirlo e incoraggiarlo, inserisce nel lavoro sinodale riflessioni che ne rilevano l’imprescindibi-le difficoltà, pur raccomandando un atteggiamento evangelico al fine di garantirne l’autenticità.

    pertanto, alla vigilia dell’apertura della sessione del Sinodo straor-dinario, il papa invitava a pregare lo Spirito Santo affinché i padri sino-dali abbiano ‘‘il dono dell’ascolto, la disponibilità a un confronto since-ro’’ e quello di ‘‘mantenere fisso lo sguardo su Gesù cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto’’5. le grandi novità in-trodotte, sia nella procedura di preparazione della Relatio ante discepta-tionem con il lancio di un’ampia consultazione6, sia nella nuova gestione dell’informazione offerta alla stampa sullo sviluppo delle discussioni in seno all’assemblea sinodale dimostrano la volontà di Francesco di por-re la chiesa tutta in Sinodo, promuovendo una partecipazione non solo spirituale ma effettiva delle chiese particolari, dei loro raggruppamenti in conferenze episcopali e di tutti i fedeli. tali novità hanno interrogato gli osservatori delle istituzioni ecclesiastiche che hanno tentato di scor-gervi un’eventuale evoluzione di questa esperienza sinodale in relazione al primato della chiesa cattolica, al collegio dei vescovi e alle tradiziona-li istituzioni di ausilio del romano pontefice.

    2. L’ausilio al Romano Pontefice

    il discorso di chiusura del Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 tenu-to da papa Francesco ha dissipato molti equivoci, nati proprio dall’in-troduzione di tali novità procedurali. Già gli interventi precedenti ave-

    3 Generali III Episcoporum Synodo Conventu Extraordinario incipiente, in AAS 106 (2014), p. 820.4 Occasione exitus III Generalis Conventus Extraordinarii Episcoporum Synodi, in AAS 106 (2014), p. 835. vedere anche l’intervista di papa Francesco in La Civiltà Cattolica 164 (2013), p. 466 e id., La mia porta è sempre aperta. Una conversazione con Antonio Spadaro, Milano 2013, pp. 65-66.5 Occasione Vigiliae precationis pro bono pastorali III Conventus generalis Extraordinarii Episco-prum Synodi, in AAS 106 (2014), p. 831. 6 F. Fabene, L’ultimo sinodo convocato: Sinodo dei vescovi e comunicazione ecclesiale e M. arro-ba, Questionario per la XIV assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi: considerazioni giuridiche e canoniche, in Monitor Ecclesiasticus 130 (2015), in corso di stampa.

  • il Sinodo dEi vEScovi nEl pontiFicato di papa FrancESco 479

    vano affermato senza ambiguità che il papa intendeva convocare un Si-nodo straordinario per esercitare il ministero petrino a lui affidato, ma quest’ultimo discorso ha confermato tale finalità, ricordando che ‘‘il Si-nodo si svolge cum Petro et sub Petro’’ e aggiungendo che ‘‘la presenza del papa è garanzia per tutti’’ perché il suo compito ‘‘è quello di garantire l’unità della chiesa’’7. Questa prospettiva richiama le affermazioni fatte da paolo vi durante il concilio vaticano ii nel M.p. Apostolica sollicitudo del 15 settembre 1965, con il quale creava questa nuova istituzione: ‘‘di nostra iniziativa e con la nostra autorità apostolica, erigiamo e costituia-mo in questa alma città un consiglio permanente di vescovi per la chie-sa universale, soggetto direttamente e immediatamente alla nostra pote-stà e che, con nome proprio, chiamiamo Sinodo dei vescovi’’8.

    paolo vi, prudentemente, aveva avuto cura di non utilizzare nel Mo-tu proprio i termini “collegialità” e “collegio dei vescovi”. durante il con-cilio, alcuni padri avevano proposto che accanto al papa, il quale eserci-ta un potere supremo personale, fosse creato un organo collegiale rap-presentativo del collegio, al quale attribuire il potere giuridico di agire come altro soggetto del potere supremo, da esercitare con il papa e mai senza di lui9. precedentemente paolo vi, che non era favorevole a que-sto sviluppo istituzionale, era intervenuto a margine del dibattito conci-liare10, scartando una soluzione che avrebbe attribuito al collegio dei ve-scovi altre modalità d’esercizio del suo potere rispetto a quelli che più tardi menzionerà la Lumen gentium, ovvero, da un lato, la tradizionale emanazione di un atto collegiale in un concilio ecumenico che riunisce tutti i vescovi in un unico luogo e, dall’altro, la formazione di un atto col-legiale proveniente da tutti i vescovi sparsi nel mondo11.

    il magistero della chiesa ha portato a compimento tale concezio-ne dell’esclusività del carattere vere collegialis di questi due atti emanati dal collegio dei vescovi, maturando e formalizzando la distinzione tra i due modi di esercizio della collegialità, uno espressione della collegiali-

    7 Occasione exitus…, cit., p. 838. 8 M.p. Apostolica sollicitudo, in AAS 57 (1965), p. 776. 9 A. Indelicato, Il Sinodo dei vescovi…, cit., pp. 23-48. 10 paolo vi aveva pronunziato due discorsi durante il concilio vaticano ii, il primo alla curia romana e un secondo in occasione dell’apertura della seconda sessione del conci-lio, nei quali esprimeva già la sua tendenza dottrinale, che confermerà anche in seguito. vedere Ad E.mos Patres Cardinales, Exc.mos Praesules, Rev.mos Praelatos ceterosque Romanae Cu-riae Officiales, in AAS 55 (1963), pp. 793-800 e Summi Pontificis Allocutio, AAS 55 (1963), pp. 849-850: ‘‘…Hoc namque universale munus, quamvis a christo instructum sit plenitudine et iusta virtute potestatis, quam quidem scitis, poterit tam en auxilii et praesidii maiores vires sibi adiungere, si dilecti et venerabiles Fratres in Episcopatu,modis et rationibus opportune statuendis, nobis validiorem et suscepti oneris magis consciam praestabunt adiutricem operam’’.11 Lumen gentium, 22.

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    tà effettiva, che permette di emanare degli atti nei quali ciascun vescovo può esprimersi direttamente (collegialitas effectiva) e l’altro di collegiali-tà affettiva (affectus collegialis) che può declinarsi in diverse espressioni, essendo un principio di relazione di unione collegiale tra i membri del collegio dei vescovi. Quando ci si poneva la questione dello statuto del-le conferenze episcopali, la Relatio finalis del Sinodo del 1985 affermò che l’azione collegiale su tutta la chiesa, in senso stretto, richiede l’atti-vità dell’intero collegio insieme al suo capo anche se questa stessa azio-ne collegiale può esercitarsi con forme di realizzazione parziale che so-no segno e strumento dell’affetto collegiale12. il cic 1983 non attribui-sce la natura di atto collegiale che coinvolge il collegio a nessun altro at-to emanato, se ogni vescovo non si è espresso personalmente13.

    Questa concezione di una collegialità con due forme di espressione unisce le affermazioni della Lumen gentium sulla collegialità e il paragra-fo 5 del decreto Christus dominus sul Sinodo dei vescovi. infatti, confer-ma indirettamente le scelte fatte al momento della redazione del para-grafo, votato subito dopo il M.p. Apostolica sollicitudo di paolo vi, che lo riservava alla menzione del Sinodo dei vescovi come strumento per of-frire un efficace mezzo di espressione alle relazioni interne al collegio, in particolare alla collaborazione tra i vescovi in comunione gerarchica con il romano pontefice. prima, paolo vi, affermando il carattere per-fettibile della nuova istituzione, ‘‘come ogni istituzione umana’’14, ave-va voluto consacrare nel primo dei 12 articoli del Motu proprio l’elemen-to essenziale della nuova figura giuridica, la sua natura di aiuto al ro-mano pontefice (supremo Ecclesiae Pastori validiorem praestant adiutricem operam)15, che non verranno mutate dall’esperienza e dalle successive ri-flessioni del magistero e della dottrina.

    3. La partecipazione alla sollecitudine del Romano Pontefice per tutta la Chiesa

    il cic del 1983, che ha ripreso le norme inserite nel progetto della mai promulgata Lex Ecclesiae fundamentalis, ha rafforzato, quanto al Sinodo dei vescovi, la caratteristica di ausilio fornito al romano pontefice dall’e-piscopato. non riprende, tuttavia, i termini e le espressioni del M.p. Apo-stolica sollicitudo, che in diritto potevano risultare ambigui. così, il can.

    12 Actio collegialis in sensu stricto implicat activitatem totius collegii una cum eius capite supra totam Ecclesiam in Enchiridion Vaticanum 9 (1983-1985) pp. 1766-1767, nn. 1803-1804.13 can. 339 § 1.14 M.p. Apostolica sollicitudo, cit., p. 776.15 Ivi, p. 776.

  • il Sinodo dEi vEScovi nEl pontiFicato di papa FrancESco 481

    342 del cic 1983 omette volontariamente il passaggio decisivo dell’art. 1 del M.p. di paolo vi, «partem agens totius catholici episcopatus» («rappresen-tando tutto l’episcopato cattolico») – ripreso nell’art. 5 del decreto Christus dominus del concilio vaticano ii, ‘‘totius catholici episcopatus partem agens’’ – per dichiarare che ‘‘il Sinodo dei vescovi è un’assemblea di vescovi scel-ti dalle diverse regioni dell’orbe (‘ex diversis orbis regionibus selecti ’) che si riu-niscono in tempi determinati per favorire una stretta unione tra il ro-mano pontefice e i vescovi stessi, per prestare aiuto con i loro consigli nella salvaguardia e nell’incremento della fede e dei costumi, nell’osser-vanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e, inoltre, per studiare i problemi riguardanti l’attività della chiesa nel mondo’’. inol-tre, nella discussione dello schema di revisione del vecchio codice pub-blicato nel 1980, i redattori hanno abbandonato l’espressione istituzione centrale usata dal M.p. Apostolica sollicitudo16 .

    distinguendo l’aspetto teologico dall’aspetto canonico, infatti, si vo-levano evitare le conseguenze giuridiche dell’uso del termine rappresen-tare, che, in ambito giuridico e più specificamente nel diritto pubblico occidentale classico, costituisce un principio di organizzazione dei regi-mi politici che attribuisce ad alcune istituzioni, dette appunto rappresen-tative, la funzione di governare in nome di una collettività sovrana. Se-condo la commissione di revisione del cic, il termine non traduceva la concezione che la costituzione dogmatica Lumen gentium esprime nel parlare delle relazioni tra i vescovi all’interno del collegio: ‘‘i singoli ve-scovi preposti alle chiese particolari esercitano il loro governo pastora-le sulla porzione di popolo di dio che è stata affidata a loro, non sulle le altre chiese né sulla chiesa universale. Ma in quanto membri del colle-gio episcopale e legittimi successori degli apostoli, i vescovi sono tenuti, per istituzioni e per comando di cristo, ad avere sollecitudine per tutta la chiesa che, sebbene non esercitata mediante un atto di giurisdizione, contri-buisce tuttavia sommamente al bene della chiesa universale’’17.

    di conseguenza, nella prospettiva del cic del 1983, il Sinodo dei ve-scovi, costituisce uno strumento di realizzazione del munus di pastore della chiesa in materia di fede o di morale attribuito ai vescovi con la consacrazione, che essi esercitano in comunione gerarchica con il ro-mano pontefice, ma senza che l’episcopato possa dirsi rappresentato ac-canto al papa da un’assemblea che riunisce alcuni vescovi che agireb-bero in suo nome. paolo vi intendeva valorizzare questa posizione dot-

    16 Comm. 14 (1982), pp. 92-93. vedere p. valdrini, Comunità…, cit., p. 134.17 Lumen gentium, 23, secondo il quale la sollecitudine che ogni vescovo, quale capo di una chiesa particolare, deve manifestare nei confronti della chiesa universale, è fondata sull’appartenenza al collegio episcopale e sul suo ruolo di successore degli apostoli: “i singoli vescovi rappresentano la propria chiesa mentre tutti, insieme col papa, rappre-sentano la chiesa intera nel vincolo della pace, dell’amore e dell’unità”.

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    trinale e, a tal fine, aveva avuto cura di affermare che, creando il Sino-do dei vescovi, offriva ad essi la ‘‘possibilità di prendere parte in manie-ra più evidente e efficace alla nostra sollecitudine per la chiesa universa-le’’18. Francesco agisce con riferimento a questa stessa concezione eccle-siologica quando decide di ordinare vescovo il Sotto-Segretario del Sino-do dei vescovi: ‘‘in tal modo, il Sotto-Segretario […] in virtù dell’ordine episcopale rispecchierà quella comunione affettiva ed effettiva che costitui-sce lo scopo precipuo del Sinodo dei vescovi’’19. con l’occasione, il papa usa nella Lettera un modo di parlare della comunione (comunione affetti-va ed effettiva) che si avvale proprio delle espressioni che il magistero ap-plica ai modi di esercizio della collegialità.

    4. Il ministero di unità del Papa

    poiché il Sinodo dei vescovi manifesta la stretta coniunctio che esiste tra i vescovi e il papa, aiutando quest’ultimo ad esercitare la sua carica prima-ziale e la sua sollecitudine per l’intera chiesa, le finalità del Sinodo so-no in primo luogo e per sua natura, come ha affermato paolo vi20, di da-re informazioni e consigli al romano pontefice. il can. 343 del cic del 1983 fornisce una norma più precisa sui limiti dell’azione sinodale che non può giungere all’emanazione di un atto giurisdizionale – ‘‘spetta al Sinodo dei vescovi discutere sulle questioni da trattare ed esprimere propri voti, non però dirimerle ed emanare decreti su di esse’’ – ma, ri-prendendo un elemento introdotto da paolo vi, aggiunge che questi li-miti si impongono ‘‘a meno che, in casi determinati, il romano pontefi-ce cui spetta in questo caso ratificare le decisioni del sinodo non gli ab-bia concesso potestà deliberativa’’21. Successivamente si è precisato che l’attività del Sinodo dei vescovi è di norma consultiva e solo eccezional-mente deliberativa22.

    nel primo caso, il romano pontefice è libero di fare l’uso che vuole degli elementi di riflessione che gli vengono offerti come ha dimostra-

    18 M.p. Apostolica sollicitudo, cit., p. 776.19 vedere testo nell’appendice.20 M.p. Apostolica sollecitudo, cit., p. 776.21 Ivi.22 la sua attività solitamente di ordine consultivo non diminuisce l’importanza del Sino-do dice Giovanni paolo ii in Pastores gregis, 96, 2004, p. 903: ‘‘Eo quod Synodus plerumque munus gerit solum consultivum, id eius pondus haud extenuat. in Ecclesia namque cu-iuslibet collegialis instituti finis, cum consultivus tum deliberativus, semper est veritatis bonive Ecclesiae conquisitio. cum porro de eadem agitur fide comprobanda, consensus Ecclesiae haud votis computatis praebetur, sed fructus est agentis Spiritus, animae unius christi Ecclesiae’’.

  • il Sinodo dEi vEScovi nEl pontiFicato di papa FrancESco 483

    to la prassi di far seguire la celebrazione di un sinodo da un’esortazione post-sinodale, ovvero da un testo che riprende le dichiarazioni e le pro-poste dei membri, pubblicate sotto l’autorità del papa stesso. nel secon-do caso, che non si è ancora mai verificato, il papa potrebbe concede-re ai membri del Sinodo il potere di deliberare su una determinata ma-teria, ma il risultato della votazione non avrebbe comunque carattere vincolante perché il papa dovrebbe ratificare la decisione23. ciò confer-ma che la concessione di esprimere un voto deliberativo, spesso presen-tata come una particolare fiducia che il papa potrebbe accordare all’i-stituzione sinodale e una minore libertà che potrebbe autoimporsi nel possibile uso delle deliberazioni, non cambierebbe comunque la natura del Sinodo, il quale, secondo i testi, rimane, nell’una e nell’altra ipotesi, un’istituzione di ausilio al papa.

    paolo vi aveva consacrato tale concezione nell’art. 3 del M.p. Aposto-lica sollicitudo: il Sinodo dei vescovi è ‘‘sottomesso direttamente e imme-diatamente all’autorità del romano pontefice al quale spetterà convo-care il Sinodo […] ratificare l’elezione dei membri […] fissare l’ogget-to delle questioni da trattare […] stabilire l’ordine del giorno […] pre-siedere il Sinodo di persona o per mezzo di altri’’24, facoltà che il can. 346 ha aumentato con la capacità di ‘‘concludere, trasferire, sospendere e scegliere il Sinodo’’. tutte queste facoltà sono presenti anche nell’ipo-tesi della celebrazione di un concilio ecumenico, ma in tale sede il papa agisce quale membro e capo del collegio dei vescovi, mentre nel Sinodo dei vescovi il papa, che non ne fa parte anche se lo presiede, chiede all’i-stituzione di aiutarlo a realizzare la sua funzione di primato condividen-do con lui e sotto la sua autorità la sollecitudine per la chiesa universale.

    la priorità data al carattere consultivo del Sinodo dei vescovi e l’ob-bligo di ratifica da parte del papa di un eventuale voto che ad esso po-trebbe essere concesso si fondano su uno dei principi fondamentali dell’esercizio della sinodalità nella chiesa cattolica: le volontà sinodali, voti o proposizioni, a qualunque livello si esprimano, sono sempre sot-toposte alla valutazione di un ministro che ne garantisce la comunione con gli elementi di unità della chiesa che sono stati descritti dal conci-

    23 nel caso in cui gli concedesse un potere deliberativo, invece, caso previsto dal can. 343 cic 1983, il Sinodo dei vescovi potrebbe emanare atti sinodali di cui esso stesso è autore. Una parte della dottrina ha ritenuto che il potere deliberativo ricevuto dal Sinodo non deriva ipso iure dalla consacrazione episcopale ma dall’intervento del romano pontefice che è ‘‘principio visibile dell’unità della chiesa’’. il M.p. di paolo vi parlava di potestà collata (M.p. Apostolica sollicitudo, cit., p. 776, art. ii). il can. 343 cic 1983, inoltre, parla di concessione della potestà deliberativa. È interessante notare che, secondo l’art. 26 dell’Ordo Synodi Episcoporum del 2006, il romano pontefice dovrebbe dare ai membri del Sinodo che non sono vescovi una licentia per partecipare ai voti deliberativi (AAS 98 [2006], p. 771). Sul punto vedere G.p. Milano, Il sinodo…, cit., pp. 171-173.24 M.p. Apostolica sollecitudo, cit., p. 777.

  • 484 patrick valdrini

    lio vaticano ii e dal cic del 1983. vedervi solo un timore del conciliari-smo o dell’episcopalismo significherebbe sminuire il senso di questa isti-tuzione. la chiesa è fondata sull’unità voluta da cristo, garantita dalla comunione con i pastori della chiesa, fondamento di questa unità. così si esprime il concilio vaticano ii a proposito del romano pontefice: “af-finché […] l’episcopato resti uno e indiviso (Gesù cristo) ha proposto agli altri apostoli il beato pietro e in lui ha istituito il principio e il fon-damento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione”25.

    tuttavia, allo stesso tempo, quando un ministro è stato chiamato a pronunciarsi sul rapporto tra le dichiarazioni o le decisioni con gli ele-menti di unità della chiesa, il diritto canonico non trasforma gli atti si-nodali in atti di governo personale. nel caso del Sinodo dei vescovi, le dichiarazioni sono state pubblicate come post-sinodali e non come pon-tificali, sul modello degli atti legislativi che il vescovo diocesano emette in un sinodo diocesano, i quali non sono ordinanze episcopali, ma leggi sinodali26. in tale regime normativo, l’intervento dell’autorità è un atto positivo che sarebbe errato interpretare come un veto o come una sot-tomissione a un potere esterno. nel Sinodo dei vescovi, anche se il pa-pa non fa parte del Sinodo, il suo ruolo di mantenimento o di garanzia dell’unità della chiesa è affermato nella libertà del pontefice di dar se-guito ai consigli o alle decisioni a lui presentate ma che egli riceve co-me realizzazione parziale dell’azione collegiale dei vescovi che deve pro-muovere.

    5. La scelta di convocare un Sinodo dei vescovi

    il libro ii del cic del 1983 ripartisce l’esercizio del potere attribuito ai due soggetti titolari della suprema autorità, affermandone il carattere inadeguatamente distinto, tra il papa che, come successore dell’aposto-lo pietro, esercita un potere supremo personale e il collegio dei vescovi che può emettere un atto collegiale con il papa a suo capo. in pratica, la realizzazione concreta di tale organizzazione è complicata dal fatto che, da una parte, il collegio dei vescovi si riunisce raramente – in un secolo sono stati convocati due concili – e dall’altra, che nessun atto collegiale ha mai visto la luce27. la conseguenza di tale situazione è che in assenza

    25 Lumen gentium, 18.26 nel caso del sinodo diocesano, il vescovo della diocesi è membro del sinodo, contraria-mente al romano pontefice che non è membro del Sinodo dei vescovi.27 due motivi possono spiegare tale situazione: da una parte il numero elevato dei vescovi rende difficile la convocazione di un concilio ecumenico, che richiederebbe un’orga-nizzazione eccezionale con una lunga procedura; dall’altra, è difficile realizzare un atto collegiale che possa garantire al contempo in modo adeguato libertà e confidenzialità.

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    di equilibrio nella realizzazione delle due espressioni della collegialità effettiva (concilio ecumenico e atto collegiale dei vescovi sparsi nel mon-do), le istituzioni di collegialità c.d. affettiva vengono sollecitate per rea-lizzare, di fatto in modo esclusivo, la partecipazione e la sinodalità auspi-cate come mezzi di espressione abituali e tradizionali della vita ecclesia-le, più specificamente del governo dei ministri ordinati.

    È questo, indubbiamente, il contesto nel quale deve essere spiegata la volontà del papa di sviluppare il Sinodo dei vescovi espressa nella Let-tera al Segretario generale del Sinodo in occasione dell’elevazione alla dignità episcopale del Sotto-Segretario. nel ricordare la consapevolez-za che aveva paolo vi ‘‘della necessità di rafforzare con più stretti vinco-li l’unione del vescovo di roma con i vescovi che lo Spirito Santo ha co-stituito per governare la chiesa di dio’’, Francesco parla dell’imprescin-dibile contributo dei sinodi dei vescovi che hanno portato ‘‘al successo-re di pietro un valido aiuto e consiglio per salvaguardare e incrementa-re la fede’’ e cita Giovanni paolo ii, che ‘‘nel ribadire l’efficacia del Si-nodo e nel riconoscere l’enorme bene che esso donava alla chiesa, pro-spettava con lungimiranza: Forse questo strumento potrà essere ancora miglio-rato. Forse la collegiale responsabilità pastorale può esprimersi nel Sinodo ancor più pienamente’’. poi il papa afferma che ‘‘si devono cercare forme sem-pre più profonde e autentiche dell’esercizio della collegialità sinodale’’28.

    l’accostamento dei due termini collegialità e sinodale crea, salvo erro-ri, una nuova espressione che, con tutta evidenza in questa Lettera, non riguarda la realizzazione della collegialità effettiva. Essa serve piuttosto a valorizzare il Sinodo dei vescovi nella sua doppia funzione d’aiuto al pa-pa e di realizzazione di una forma di esercizio della collegialità. la Let-tera rivela nel papa, infatti, una consapevole articolazione tra il richia-mo costante e fondato alla funzione di ausilio che il Sinodo dei vesco-vi offre al romano pontefice nell’esercizio della sua funzione di prima-to e l’affermazione dell’importanza del modo sinodale di esercizio del-la partecipazione alla sua sollecitudine per la chiesa, ‘‘per meglio realiz-zare la comunione ecclesiale e per promuovere la sua inesauribile mis-sione’’. Questa visione, che riprende le intuizioni di paolo vi, sviluppate dai pontefici che lo hanno seguito, è tradizionale nel suo contenuto ec-clesiologico. tuttavia, mentre rafforza la funzione di garanzia dell’unità propria del romano pontefice, apre la strada a un tentativo di ampliare il ruolo istituzionale che la legislazione ecclesiale attribuisce al Sinodo dei vescovi. per Francesco, il Sinodo dei vescovi è una istituzione impor-tante della collegialità affettiva, che egli intende valorizzare nell’assenza di una concreta realizzazione della collegialità effettiva29.

    28 Lettera nell’appendice.29 il papa si riferisce implicitamente alla distinzione tra i due modi di esercitare la colle-

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    il posto che il Sinodo dei vescovi occupa tra le istituzioni di parteci-pazione all’autorità suprema consente proprio un simile sviluppo. nel cic del 1983, figura prima delle istituzioni di ausilio al romano ponte-fice più profondamente radicate nella tradizione della chiesa, il colle-gio dei cardinali e la curia romana. la prima di queste due istituzioni non è direttamente collegata alla collegialità episcopale30. il suo ruolo ecclesiologico è differente da quello del Sinodo dei vescovi, poiché non deve realizzare per sua natura, concretamente ed efficacemente, l’unio-ne collegiale tra i vescovi nella partecipazione alla sollecitudine del pa-pa per l’intera chiesa. al contrario, il collegio dei cardinali esprime in modo forte e simbolico – ciò che è impossibile per il Sinodo dei vesco-vi – il radicamento della funzione primaziale nella chiesa particolare di roma, alla quale alcuni vescovi, membri del clero romano, collaborano come consiglieri nelle funzioni assegnate dal papa31. allo stesso modo, la curia romana sfugge a una descrizione in termini di realizzazione del-la collegialità e della sinodalità, non potendo quest’ultimo concetto ap-plicarsi ad essa se non in modo ampio e, a dire il vero, inopportuno se si volesse indicare che essa deve esercitare le proprie funzioni tenendo conto delle chiese particolari e in uno spirito di partecipazione con esse.

    la natura specifica di queste due istituzioni, che non sono legate alla collegialità se non indirettamente, contribuisce alla possibile valorizza-zione del Sinodo dei vescovi come luogo di realizzazione della collegiali-tà affettiva. Si spiega così la scelta di papa Francesco di organizzare due sinodi dei vescovi per trattare il tema della famiglia e le questioni suscita-te dalla sua evoluzione e di solo aprire la riflessione sul tema convocan-do un concistoro straordinario sulla famiglia (21 febbraio 2014) ascol-tando le reazioni dopo la prolusione introduttiva del cardinale kasper davanti ai cardinali. inoltre, è palese che non ha affidato ai competen-ti dicasteri della curia romana la preparazione di un documento pon-tificio sugli stessi temi. Questo è effettivamente il segno del fatto che il Sinodo dei vescovi rappresenta il luogo naturale ove tali questioni, che attengono al magistero della chiesa e alla pastorale, possono essere af-

    gialità quando dichiara nella Lettera (vedere in appendice): ‘‘ora, al fine di rendere più manifesto l’apprezzato servizio che codesto organismo svolge in favore della collegialità episcopale con il Vescovo di Roma, ho deciso di conferire al Sotto-Segretario il carattere epi-scopale’’. 30 il fatto che i cardinali siano vescovi era un motivo ritenuto importante ma finalmente senza efficacia quando si svolgeva il dibattito sulla questione dell’ordine di precedenza fra Sinodo dei vescovi e collegio dei cardinali durante la preparazione della Lex Ecclesia Fundamentalis. Giovanni paolo ii ha dato importanza al collegio dei cardinali; convocò più concistori per valorizzare questa antica istituzione che coadiuva il papa e riteneva che questo collegio si fondasse sul ‘‘generale sviluppo della collegialità dopo il concilio vaticano ii’’. vedere il suo discorso in Il Regno-documenti 1 (1983), pp. 5-9.31 p. valdrini, Comunità…, cit. pp. 137-139.

  • il Sinodo dEi vEScovi nEl pontiFicato di papa FrancESco 487

    frontate con la partecipazione dei vescovi appartenenti alle diverse con-ferenze episcopali, quindi alle chiese particolari, con la partecipazione dei membri non vescovi, esprimendo così ciò che papa Francesco ha de-finito la “bellezza e la forza del sensus fidelium”32.

    Lettera del Santo Padre al Segretario Generale del Sinodo dei vescovi in occasione dell’elevazione alla dignità episcopale del Sotto-Segretario, 08.04.2014

    Eminenza reverendissima,il 15 settembre 1965, il mio venerato predecessore, il Servo di dio

    paolo vi, dopo aver scrutato attentamente i segni dei tempi e consape-vole della necessità di rafforzare con più stretti vincoli l’unione del ve-scovo di roma con i vescovi che lo Spirito Santo ha costituito per governare la Chiesa di Dio, istituiva, con il Motu proprio ‘‘Apostolica Sollicitudo’’, il Si-nodo dei vescovi.

    a quel tempo, mentre il concilio vaticano ii volgeva al termine, il na-scente organismo Sinodale costituiva uno sprone per tutti i vescovi cat-tolici a prendere parte, in modo più evidente ed efficace, alla sollecitu-dine del vescovo di roma per la chiesa Universale.

    le assemblee Sinodali, che da allora si sono celebrate alla presenza di vescovi provenienti dai diversi continenti, hanno potuto far conosce-re gli imprescindibili contributi riguardanti i problemi e l’attività del-la chiesa nel mondo e hanno offerto al Successore di pietro un valido aiuto e consiglio per salvaguardare e incrementare la fede, per propor-re con coraggio l’integrità della vita cristiana e per consolidare la disci-plina ecclesiale.

    il Beato Giovanni paolo ii, che ha presieduto tante assisi sinodali, nel ribadire l’efficacia del Sinodo e nel riconoscere l’enorme bene che esso donava alla chiesa, prospettava con lungimiranza: ‘‘Forse questo strumen-to potrà essere ancora migliorato. Forse la collegiale responsabilità pastorale può esprimersi nel Sinodo ancor più pienamente’’ (omelia nella conclusione della vi assemblea Generale del Sinodo dei vescovi, 29 ottobre 1983).

    infatti, la larghezza e la profondità dell’obiettivo dato all’istituzione sinodale derivano dall’ampiezza inesauribile del mistero e dell’orizzon-te della chiesa di dio, che è comunione e missione. perciò, si possono e si devono cercare forme sempre più profonde e autentiche dell’eserci-zio della collegialità sinodale, per meglio realizzare la comunione eccle-siale e per promuovere la sua inesauribile missione.

    trascorsi quasi cinquant’anni dall’istituzione del Sinodo dei vescovi, avendo anch’io perscrutato i segni dei tempi e nella consapevolezza che

    32 Occasione exitus…, cit., p. 837.

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    per l’esercizio del mio Ministero petrino serve, quanto mai, ravvivare an-cor di più lo stretto legame con tutti i pastori della chiesa, desidero va-lorizzare questa preziosa eredità conciliare.

    a tal proposito, non v’è dubbio che il vescovo di roma abbia bisogno della presenza dei suoi confratelli vescovi, del loro consiglio e della lo-ro prudenza ed esperienza. il Successore di pietro deve sì proclamare a tutti chi è ‘‘il Cristo, il Figlio del Dio vivente’’ ma, in pari tempo, deve presta-re attenzione a ciò che lo Spirito Santo suscita sulle labbra di quanti, ac-cogliendo la parola di Gesù che dichiara: ‘‘Tu sei Pietro...’’ (cfr. Mt 16,16-18), partecipano a pieno titolo al collegio apostolico.

    perciò, sono molto grato a quanti, con un lavoro generoso, assiduo e competente, hanno assicurato, in tutti questi anni, che l’istituzione sino-dale contribuisse all’imprescindibile dialogo tra pietro e i suoi confra-telli. Un pensiero di particolare riconoscenza vorrei esprimerlo a vostra Eminenza, ai Membri dei vari consigli, ai Superiori e agli officiali della Segreteria Generale, presenti e passati.

    ora, al fine di rendere più manifesto l’apprezzato servizio che code-sto organismo svolge in favore della collegialità episcopale con il vesco-vo di roma, ho deciso di conferire al Sotto-Segretario il carattere epi-scopale.

    in tal modo, il Sotto-Segretario, già nel suo compito di collaborazio-ne con vostra Eminenza per quanto concerne lo sviluppo dell’attività si-nodale, in virtù dell’ordine episcopale rispecchierà quella comunione affettiva ed effettiva che costituisce lo scopo precipuo del Sinodo dei ve-scovi. anche nel coordinare il lavoro interno della Segreteria Genera-le, il Sotto-Segretario sarà chiamato ad esprimere la feconda e fruttuosa realtà che sgorga dalla partecipazione al munus episcopale, fonte di san-tificazione per quelli che lo circondano e fondamento della comunione gerarchica con il vescovo di roma, capo del collegio Episcopale, e con i Membri del medesimo collegio.

    tanto comunico all’Eminenza vostra, con la mia Benedizione apo-stolica.

    Francesco

    dal vaticano, 1° aprile 2014

  • il Sinodo dEi vEScovi nEl pontiFicato di papa FrancESco 489

    keys words: Synod of Bishops, roman pontiff, primacy of the pope, college of Bishops, Supreme authority of the church, consultative power in the church, deliberative power in the church.

    abstract: the extraordinary and the ordinary synods convoked by pope Fran-cis in 2014 and 2015 realize the will of paul vi, confirmed by the Second vati-can council, to give to the Bishops a new way to help the roman pontiff in the exercise of his primatial function. the synod, an institution of participation in the exercise of the supreme authority of the church, is, according to cic 1983, a group of bishops who have been chosen from different regions of the world, but it does not represent the episcopacy. Francis affirmed his intention to value the connection among the pastors of the church, promoting the ‘‘synodal path’’ among Bishops. the infrequent interventions of the pontiff let us know which is his conception of the institution, especially those offered during the Synod of Bishops of 2014, and the letter (published, and annexed to the article) sent to the General Secretary of the Synod, in the occasion of the episcopal consecra-tion of the Undersecretary. the conception shown in the letter explains why the pope convoked two Synods to deal with subjects about family.