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il mondo

Racadau Romania

VIVERE CON GLI ORSI BRUNI

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Nel sobborgo, chiamato comunemente Raca-dau, vivono venticinquemila abitanti. Vennecostruito da zero, tra gli anni sessanta e set-

tanta, in quella che era la selvaggia Valea Cetatii, ov-vero la valle immediatamente parallela a Valea Scheidove si sviluppa il centro storico di Brasov, una cittàd’impianto medioevale, sorta su un antico insedia-mento dacio, che deve il suo aspetto attuale soprat-tutto ai coloni Sassoni che si insediarono in questaarea della Transilvania a partire dal XII secolo. Nonlontano da qui le propaggini delle Alpi Transilvane, si-stema di montagne dei Carpazi Meridionali che rag-giungono il punto più elevato con i 2505 metri delmonte Omul. Tra il centro storico di Bras¸ ov e il sob-

borgo di Racadau c’è di mezzo solo una collina, Tam-pa, di non più di duecento metri di altezza, ricopertada una rigogliosa foresta e servita da una funicolareper raggiungerne la cima. In era stalinista Brasov sichiamava “Oras Stalin” e sulla parte rivolta verso lacittà della collina di Tampa il nome del dittatore erascritto a grandi lettere. Sulla sua cima oggi c’è un ri-storante e una terrazza che si protende nel vuoto eoffre al visitatore una bella vista panoramica sullacittà vecchia. Sull’altro versante della cima di Tampalo sguardo spazia sulla valle di Racadau: vista da las-sù sembra una profonda ferita di cemento inferta conviolenza nelle verdeggianti vallate che si spingonoverso le cime alpine. Nei boschi vivono ancora indi-sturbati i tre grandi carnivori europei: la lince, il lupoe l’orso bruno. L’orso, in particolar modo, è l’anima-le più numeroso e diffuso. E non c’ è di che meravi-gliarsi visto che sui Carpazi romeni vive la più nume-rosa popolazione di orsi d’Europa: 5500 individui cir-ca, il 60% di tutti gli orsi europei al di fuori della Rus-sia. Per avere un termine di paragone della loro con-

centrazione basterà ricordare che sulle Alpi ne so-pravvivono una decina. La protezione accordata lorodal servizio forestale romeno a partire dal secondodopoguerra, ma soprattutto la straordinaria passio-ne per la caccia all’orso del dittatore Ceausescu e laconseguente protezione totale che egli impose, al fi-ne di assicurarsi in esclusiva le prede più imponenti,ne hanno determinato la straordinaria diffusione. Il sole è appena tramontato ma le luci non sono an-cora accese in Strada Jepilor, una striscia di asfaltoche si affaccia su una schiera di palazzoni tutti ugua-li, eredità della nomenclatura comunista. È proprioquesta anonima via di Racadau, il cui marciapiededall’altra parte dei palazzoni sfila nelle propaggini

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Di giorno è una periferia come tante altre.

Palazzoni di nove piani, asfalto consumato dall’uso

e dalla manutenzione carente, cocci di vita ai bordi

dei marciapiedi. È di sera che il sipario si alza su

uno spettacolo che non ha eguali in Europa e

fors’anche nel mondo, uno spettacolo nel quale si

esibiscono, inconsapevoli attori, uomini e animali;

senza prove, senza ripetizioni, un repertorio sempre

diverso e mai scontato. Gli animali sono orsi bruni,

selvaggi orsi bruni; gli uomini sono gli abitanti di

questo sobborgo di Brasov, per lo più

operai delle fabbriche meccaniche dei

dintorni, ma anche decine di turisti e

curiosi attratti qui da questa fenomenale

rappresentazione: va in scena, infatti,

niente meno che la “convivenza pacifica”

tra un temuto e fors’anche pericoloso

animale dei boschi e il suo nemico

numero uno, l’uomo.

di Stefania Divertito foto di Paolo Volponi

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boscose della montagna, che ogni sera della bellastagione diviene il palcoscenico dell’incontro tra or-si e uomini. Sul lato della strada sul quale declina ilbosco sono collocate le piazzole dei cassonetti del-l’immondizia; tredici piazzole per una cinquantinadi cassonetti. Pochi, in realtà, per tutta la gente chevive qui e perciò sempre pieni e maleodoranti, spe-cie nelle calde serate estive. Scarti per gli uomini, al-lettanti prelibatezze, un banchetto facile facile e ric-co di ogni ben di Dio per animali onnivori e oppor-

tunisti come gli orsi. Anno dopo anno, superandogradualmente una naturale diffidenza nei confron-ti degli uomini, i primi anni solo pochi temerari, qua-si dei pionieri, poi sempre in numero maggiorequando è stato evidente che non c’era nulla da te-mere e che anzi si mangiava tanto e bene e con po-ca fatica, gli orsi hanno imparato a servirsi numero-si a questa mensa. Nel 2001 un minimo di 37 indivi-dui diversi, tra i quali 24 cuccioli e 11 adulti. Arriva-no con la loro caratteristica andatura ciondolante, il

muso simpatico e la fame accumulata durante ilgiorno. È il latrato dei cani ad anticiparne l’arrivo ead avvertire la piccola folla che già da un pò atten-de la loro comparsa. Che passatempo migliore sipotrebbe chiedere per una tiepida serata estiva? Al-tro che televisione! Qui sono orsi in carne e ossa amuoversi davanti agli occhi straniti della gente. Unfiume di gente che guarda, commenta, segue gli or-si su e giù lungo la strada nei loro spostamenti dauna postazione di cassonetti all’altra. Prima timida-

mente poi in maniera sfacciata gli orsi si mostranosul versante esposto delle colline, scansano i caniche abbaiano nervosi e si avvicinano. Qualcuno sigratta la schiena su un tronco, qualcun altro sisdraia ai piedi di un palo della luce. Poi si dirigono si-curi verso i cassonetti dell’immondizia e comincia-no a rovistarci dentro in cerca di qualche resto damangiare: pane, patate, verdura, rimasugli di insac-cati e di carne, frutta, e in estate inoltrata i resti suc-culenti dei cocomeri. Scarti, rimasugli delle tavole,

È il latrato dei cani ad anticiparne l’arrivo e ad avvertire la piccola follache già da un pò aspettava la loro comparsa.

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ma non solo. Abbiamo vissuto settimane in questaperiferia, proprio in un appartamento di uno di que-sti blocchi grigi. Succedeva che molto spesso, du-rante la cena, i nostri ospiti lasciassero di propositodei resti “per gli orsi”, come normalmente fa chipossiede un animale domestico. Il fatto è che la gen-te di qui ama gli orsi come se fossero i loro animalidomestici. A questo punto viene quasi naturalechiedersi: ma non hanno paura di un animale pursempre selvaggio che può raggiungere i 250 kg dipeso, quasi i due metri di altezza e che è fornito diuna forza straordinaria tanto da poter spezzare ilcollo a una mucca con una zampata?Matilda, 53 anni, è una corpulenta signora, un’ope-raia che da 23 anni lavora al punto termico del sob-borgo, un capannone coperto di strati d’amianto chedistribuisce energia elettrica e acqua calda in tutta lazona. L’ingresso del punto termico si trova a pochimetri da alcuni cassonetti d’immondizia tra i più fre-quentati dagli orsi. Matilda appena può racconta delsuo incontro ravvicinato con mamma orsa: <<È ac-caduto tre settimane fa e non lo dimenticherò mai.Ero sola nel capannone, un pò annoiata. Faceva ungran caldo e avevo la porta aperta. A un certo puntomi voltai verso l’ingresso e vidi mamma orsa che sta-va entrando. Rimasi paralizzata, non sapendo cosafare. Poi, l’orsa si voltò e andò via. Gli orsi non sonopericolosi, sono gli uomini ad esserlo >>, concludecon un gesto. Giorgetta, 31 anni, ogni sera, comeuna ninna nanna, accompagna la bimba di cinqueanni a vedere gli orsi. <<Lei non riesce a dormire seprima non li vede – racconta la donna, vestita comeper un appuntamento galante – Noi tutti a Racadauadoriamo gli orsi e non vogliamo che qualcuno limandi via. Sono anni che la sera vengono a mangia-re ai cassonetti e non è mai accaduto nulla>>. Deibambini in pantaloncini interrompono la settimana-le partita di calcetto per fare cerchio intorno a unesemplare giovane di due anni, attore improvvisatodel circo della curiosità. Qualcuno gli dà dei biscottidalla mano, facendolo sollevare sulle zampe poste-riori, neanche si trattasse di un cane e non di un orso. Non tutti però sono tranquilli come loro. Ivascu Ca-talin, 18 anni, abita al blocco 30, a pochi metri dal-l’estremità nord di via Jepilor e non mostra la spa-valderia tipica della sua età. <<Sono terrorizzato. Lasera quando esco con gli amici prima di scendere lescale condominiali mi accerto che non ci siano orsi ingiro. Qualche giorno fa ho aperto il portone del pa-lazzo e mi sono trovato di fronte un orso più alto dime. Alcuni amici non vengono a casa mia per paura.Qui intorno è sempre tutto sporco perché gli orsi ro-

Gli orsi (Ursus arctors) di Racadau sonostati oggetto di uno studio quadrienna-le da parte dei biologi e volontari della

Fundatia Carpati nell’ambito del progetto delCLCP (Carpathian Large Carnivore Project).Quattro stagioni di osservazioni sono stateportate a termine per cercare di comprenderecome il fenomeno degli orsi di Racadau si staevolvendo. Tra le altre cose i biologi si sonochiesti quali e quanti orsi si cibano nei casso-netti di Racadau e come cambia la loro intera-zione con gli uomini. Si è scoperto così che ilnumero di orsi che hanno visitato Racadau èaumentato da un minimo di 20 individui del1998 ad un minimo di 37 del 2001. Per lo più so-no aumentati i giovani orsi, di uno-due anni, egli orsi del primo anno accompagnati dalle ma-dri, mentre il numero di adulti è rimasto pres-soché stabile. Molte mamme orse nel 2001 ave-vano con loro ben quattro cuccioli, un numeroraramente riscontrabile in natura dove la nor-ma è di uno o due. Questa alta proliferazioneè imputabile con molta probabilità all’abbon-danza di cibo rintracciabile a Racadau. Una pri-ma semplice conclusione sui dati raccolti sug-gerisce che, essendoci sempre più orsi che im-parano ad usare questa risorsa alimentare, an-che in futuro il loro numero è destinato ad au-mentare.Anche l’osservazione delle reazioni di fuga de-gli orsi rispetto alla semplice distanza o all’av-vicinamento degli uomini ha portato interes-santi indicazioni. Aumentando il numero degliorsi, in particolar modo quello di individui gio-vani, tendenzialmente meno diffidenti degliadulti, e delle persone che si recano ogni seraa vederli (erano in media 3 nel ’98, diventati 15nel 2001), le occasioni di incontro ravvicinatosono aumentate. È diminuita invece la distan-za media di fuga degli orsi; dai circa 16 metridel 1998 ai 7 metri del 2001, mentre la percen-tuale dei casi totali in cui gli orsi fuggono al-l’avvicinarsi dell’uomo è scesa dal 40% al 15%.Questo aumento della confidenza tra uomo eorso ha raggiunto nel 2002 livelli molto peri-colosi: due giovani di due anni e un grandeadulto, in particolare, sera dopo sera si sonoabituati a ricevere cibo direttamente dalle ma-ni delle persone. Una situazione ad alto rischiopotenziale, soprattutto se si considera chespesso a voler cibare questi orsi, o addirittura“giocare” con loro a provocarne reazioni ag-gressive, erano incoscienti ragazzini. Per cer-care di contrastare questo pericoloso malco-stume il CLCP ha condotto una campagna disensibilizzazione al problema con lezioni mi-rate nelle scuole dell’obbligo e con la distribu-zione di materiale informativo nei negozi e neiluoghi d’incontro del quartiere.

di Annette Mertens - Biologa ricercatrice, project lea-der del CLCP dal 1998 al 2002

Com

e evolve il fenomeno degli orsi di R

acadau

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vistano nell’immondizia gettando ovunque rifiutinauseabondi>>. Sono ancora più spaventati gli abi-tanti dei pochi palazzi costruiti direttamente sullacollina sul lato della strada da dove scendono gli or-si. Le finestre del primo piano si trovano pratica-mente al livello del terreno. Degli orsi queste perso-ne riescono a sentire anche l’odore. Hanno grate inferro alle finestre che sono costantemente chiuse.Anche in piena estate. <<Sono un professore di bio-logia e amo gli animali – sottolinea Vio Vlad, 54 an-ni – ma quello che si vede qui la sera è del tutto in-naturale. Non è possibile dare da mangiare a un or-so come se fosse un cagnolino. I bambini sono inco-scienti ma qualcuno dovrebbe spiegare loro i pericolia cui vanno incontro. Sempre orsi sono.>>. Per studiare questo speciale rapporto che si è in-staurato tra l’uomo e gli orsi di Racadau e per tene-re sotto controllo il fenomeno i biologi e volontari delprogetto Clcp (Carpathian Large Carnivore Project),emanazione della fondazione Fundatia Carpati, dal1998 hanno cominciato a osservare e contare gli or-si (vedi il Box allegato). <<Dalla metà degli anni ’80gli orsi hanno iniziato a frequentare i cassonettid’immondizia di Racadau – si legge nel loro AnnualReport 2001 – e da allora sono entrati in contattocon le persone. Non è noto nessun incidente morta-

le o particolarmente grave ma la situazione in sè stes-sa è potenzialmente pericolosa>>. E aggiungono:<<Pensiamo che l’abbondanza di cibo sia una dellecause del numero elevato di cuccioli. Vengono a Ra-cadau mamme orse anche con quattro cuccioli,quando uno o due sono la norma>>. E avvertono:<< Con l’aumentare del numero degli orsi, della lo-ro confidenza e del comportamento spesso irre-sponsabile nei loro confronti da parte delle persone,si moltiplicano i contatti con l’uomo e cresce il peri-colo di un incidente serio o mortale>>. Del resto, enon è un segreto per nessuno, non c’è anno in Ro-mania in cui non vengano segnalati casi di attacchi,anche mortali, di orsi all’uomo. Casi eccezionali, cer-tamente; l’orso fiuta l’odore dell’uomo in un boscoa grande distanza e anche quando per sbaglio l’in-contra, se può fugge. Ma se si sente in pericolo, nonpuò fuggire o viene a trovarsi in qualunque altra si-tuazione di “stress”, può attaccare l’uomo. Avvertono maggiormente il problema le maestredella scuola elementare che su sollecitazione delCLCP hanno accettato di avviare una campagna disensibilizzazione tra i bambini. Le regole di compor-

tamento nel caso di un incontro con un orso sonostate anche scritte su manifesti affissi oltre che ascuola anche nei negozi del quartiere: evitare di tro-varsi tra il cucciolo e mamma orsa; se ci si trova in unasituazione di pericolo sdraiarsi per terra, a faccia ingiù e restare immobili; se si incontra un orso aggres-sivo parlare e agitare le braccia così che l’orso capi-sca di non trovarsi di fronte a una preda o a una fon-te di pericolo. I bambini in classe ascoltano attenti.Qualcuno mormora che tanto gli orsi non sono vio-lenti. Hanno sempre visto e conosciuto gli orsi di Ra-cadau e non riescono a immaginare l’aggressività, lafuria che può scatenarsi in un orso quando si sentein pericolo o ha paura. Uno degli aspetti più allar-manti, secondo gli esperti, è costituito dalla facilitàcon cui i bambini si avvicinano agli animali. È per que-sto che uno dei progetti più impegnativi della Fun-datia Carpati si rivolge alle scuole, attraverso lezioni,dibattiti in classe e gite alla scoperta dell’habitat na-turale dei mammiferi. In una mattina di sole gli alunni delle classi quarta esettima della scuola elementare di Racadau comin-ciano la loro gita. Saranno loro oggi ad andare a sco-vare gli orsi nel loro ambiente. I ragazzini sono eufo-rici. Affermano di conoscere bene gli orsi di Racadaue se ne vantano. <<Io l’ho toccato – racconta Ema-

nuel Turcan, biondo quindicenne al suo ultimo annodi studi obbligatori – una volta mentre stava rom-pendo una busta di plastica con le zampe>>. Ogniragazzo ha una piccola avventura da raccontare. Èquest’effetto imitazione che impensierisce le mae-stre, terrorizzate al solo pensiero di incontrare un or-so durante la gita. In realtà la scampagnata è un per-corso didattico sulle tracce degli animali. I biologi evolontari indicano un’impronta, un tronco graffiatoda una zampata, i rami spezzati, una gabbia utiliz-zata per la cattura a scopi di ricerca, gli escrementidell’animale. Questi ultimi vengono analizzati sulposto con l’aiuto di un rametto; al loro interno ven-gono trovate buste di plastica, vetri, cocci di cerami-ca, rimasugli degli involucri dei cibi. <<Vedete? Tut-to questo non è naturale. Ecco perché gli orsi non de-vono più venire a Racadau; oltre che per la loro peri-colosità, potrebbero stare male dopo aver mangiatoqueste cose>>. Per la Fundatia Carpati questo di Racadau è un pro-blema da risolvere: per loro gli orsi andrebbero defi-nitivamente dissuasi dal recarsi a mangiare fra le im-mondizie. A parte l’innaturalità della situazione e la

Uno degli aspetti più allarmanti, secondo gli esperti, è costituito proprio

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sua potenziale pericolosità un incidente mortalecomprometterebbe forse per sempre la buona no-mea dell’orso e i programmi per la sua conservazio-ne. Per questo tra i residenti di Racadau è stata fattacircolare una petizione per chiedere per lo meno l’in-stallazione di cassonetti rinforzati da un sistema“anti-orso” al posto di quelli attuali sempre aperti. Ildocumento è stato firmato da centinaia di personedi Racadau: molti quindi pur amando gli orsi hannocapito l’insensatezza della situazione. Ma il sindacosembra non essersene neanche accorto. E anche seil numero di orsi sta crescendo, e anche se ormai anotte fonda essi attraversano la strada Jepilor in-trufolandosi tra i palazzi, passeggiando tra le auto insosta e per la piazza alle spalle dei grattacieli di ce-mento, la maggior parte degli abitanti di Racadau egli stessi amministratori sembrano non voler accor-gersi che il livello di confidenza ha forse superato illimite del normale. Quelli della Fundatia, che di orsise ne intendono dicono che c’è poco da stare allegri.Non amano i turisti che si cimentano in foto ricordodell’incontro a distanza ravvicinata. Non amano itour operator che credono di aver fiutato una pista

da sfruttare. Non amano quelli che insegnano agliorsi a prendere il cibo dalle mani. Non amano l’in-differenza della gente. Per loro gli orsi sono animaliselvatici, che dovrebbero stare nei boschi, non fre-quentare i condomini di via Jepilor. Per loro Racadauè una situazione da allarme rosso. Solo il tempo sa-prà dire chi ha ragione. �

dalla facilità con cui i bambini si avvicinano agli animali.