vivi consapevole n 23

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Vivi Consapevole è una rivista trimestrale frutto della passione di Macrolibrarsi nel comunicare informazioni che migliorano il mondo in cui viviamo. La nostra mission è “Diffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le conoscenze attraverso le quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore.”

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Page 3: Vivi Consapevole n 23

2 Consapevole

Consapevoleottobre/dicembre 2010Anno VII – numero 23

EditoreMacro Società Cooperativa

IdeatoreGiorgio Gustavo Rosso

Direttore ResponsabileMarianna Gualazzi

[email protected]

Responsabile di redazioneRomina Rossi

[email protected]

Responsabile settore saluteValerio Pignatta

Altri componenti della redazione

Angelo Francesco [email protected]

Elena [email protected]

Grafica e Uff. AbbonamentiEditing snc

[email protected]

Ufficio commercialeGiuseppe Scaperrotta

[email protected]

Hanno collaborato alla realizzazione di questo

numeroAssociazzione PAEA

Assocciazione Mostra MidaMaria Luisa Bisognin

Andrea BizzocchiNadia e Giacomo Bo

Marc LaiosaGianni Manfredini

Chiara MerianiStefano Parancola

Daniel Tarozzi

Immaginihttp://www.sxc.hu/

http://www.shutterstock.com/

StampaGeca industrie grafiche

www.gecaonline.it

Perché leggere il

Consapevole?Il Consapevole è una rivista trimestrale illustrata, edita dal Gruppo Editoriale Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi leader nei settori delle terapie alternative, dell’alimentazione naturale e nel body mind spirit.Il Consapevole viene pubblicato dal 2004 e porta avanti un progetto culturale importante.

Autosufficienza, permacultura, decrescita, cultura della transizione, abitudine alle “buone pratiche”, risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti, bioarchitettura e bioedilizia, terapie naturali, genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave che ci guidano nel lavoro quotidiano, la nostra inesauribile fonte di energia.L’approfondimento con cui trattiamo gli argomenti, la ricchezza delle informazioni, lo sguardo rivolto alle novità del panorama internazionale, il contatto diretto con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le persone sono i punti di forza che ci contraddistin-guono dalle altre riviste che puoi trovare in edico-la e in abbonamento.

Noi rispettiamo l’ambiente! UsiamoCarta certificata FSC e inchiostri vegetali! Diventa

uno di noi... abbonati!

Vedi pag. 80

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Consapevole 3

Come una Yurtanella steppa

Editoriale

L’ eclettico artista e architetto Friedrich Hundertwasser

considerava l’abitazione come la terza pelle dell’uomo, dopo la propria e il proprio abito. Hundertwasser ha dedicato molte delle sue riflessioni all’abitare, al rapporto dell’uomo con la propria casa e a come questo dovesse allontanarsi dal razionalismo costruttivo imperante, in nome di un rapporto più armonico, dolce e compenetrante con la natura. Hundertwasser odiava gli spigoli e le linee rette e immaginava, progettava e costruiva case tutte linee curve, volte, colori e con sconnessioni della pavimentazione. Le sue architetture hanno la magia dello sguardo dei bambini e suscitano quella meraviglia inaspettata che ci coglie quando ci troviamo di fronte alla genialità, in qualunque campo essa si esplichi.Nel corso dell’ultima riunione di redazione, Francesco mi ha parlato della yurta: subito non mi sono ricordata cosa fosse una

yurta, poi mi sono venute in mente le immagini di un film che ho visto tanti anni fa – ero una bambina. Il film s’intitola Urga: territorio d’amore ed è ambientato nelle steppe della Mongolia. La yurta è la casa tradizionale del popolo mongolo. Una casa progettata per le esigenze di un popolo nomade che vive in grandi spazi naturali. Le yurta sono in sostanza delle tende: hanno una pianta circolare, sono abbellite da un pavimento di legno e hanno al centro una stufa. I letti sono addossati alle pareti. Non ci sono finestre, ma una sola grande apertura circolare alla sommità del tetto che serve anche come presa d’aria per il camino della stufa.Chissà se Hundertwasser aveva mai visto una yurta. Certo è che la yurta come le case immaginate da Hundertwasser sono accomunate dalla stessa voglia di leggerezza, dallo stesso desiderio di muri più labili e aperti verso l’esterno, dalla stessa fascinazione per la linea curva. Molte delle nostre case sono appesantite da tetti di cemento armato, soffocate

da muri mal fatti che fanno delle nostre abitazioni delle serre in estate e dei frigoriferi in inverno, private del confortante contatto con la natura. In questo numero abbiamo pensato di darvi dei suggerimenti e degli spunti di case leggere (costruite in paglia o progettate secondo i principi della permacultura), di case che consumano poca energia, e di case in armonia con le energie della terra e del cosmo. Ognuno può fare qualcosa affinché la propria casa sia più simile a un organismo vivente che a una pre-tomba in cui il collasso sul divano davanti alla televisione è la sola attività praticabile. Per chi ha un giardino, nella sezione “Bambini e Genitori” vi suggeriamo di costruire una casa sull’albero: a vostra discrezione se costruirla per voi o per i vostri figli.Nel frattempo io sto pensando a una vacanza in yurta: c’è un bellissimo campeggio con sole yurta in Olanda a cui non so se potrò resistere a lungo! Eccovi il link: www.texelyurts.nl. Se poi la yurta la volete comprare, dei ragazzi italiani le costruiscono e commercializzano: www.yurtaitalia.net.Buona lettura! Marianna Gualazzi

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4 Consapevole

Alimenti fatti in casa44 Come preparare un buon vino casalingoValerio Pignatta

Energia46 Cucinare e scaldarsi con la rocket stoveElena Parmiggiani

Comunità consapevole51 Community generation. Generare energia a livello comunaleMarc Laiosa

Emergenza ecosistema56 Marea nera: il disastro ecologicoDaniel Tarozzi

Acqua bene comune60 Fitodepurazione A cura di Mostra MIDA

61 Il risparmio dell’acquaA cura di Mostra MIDA

Bambini e genitori64 La casa sull’alberoGianni Manfredini

68 Giocare con la NaturaNadia e Giacomo Bo

Eco viaggi71 Turismo responsabile: una scelta di consapevolezzaChiara Meriani

10 L’intervistaCambiare il mondo partendo da noi: intervista a Bert SacksAndrea Bizzocchi

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Consapevole 5

76 Botta e risposta

SpecialeAbitare leggero

Rubriche

18 Casa mia quanto mi consumi? La Redazione

20 Casa: solare, a clima, passiva o a risparmio energeticoAssociazione PAEA

28 La mia casa fatta di paglia!Elena Parmiggiani

35 C’è una casa nel boscoMaria Luisa Bisognin

39 La medicina dell’habitat: il Feng shuiStefano Parancola

8 Piantare e raccogliere

9 60 secondi di saper fare

43 Cucina che ti passa

70 Dire, fare, giocare

74 Cosa leggere…

75 Eventi, corsi, formazione

76 Botta e risposta

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6 Consapevole

Da Gesù Cristo aWoodstock

Giorgio Gustavo Rosso

Sono nato poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e ho fatto parte di una genera-zione coinvolta, o semplice-mente toccata, da movimenti e protagonisti straordinari, che mi

hanno fatto immaginare gran-diosi futuri per l’umanità.Da adolescente e da giovane ho ascoltato continuamente i messaggi di Gesù Cristo e ho avuto l’impressione di sentire echeggiare il suo “Ama il pros-simo come te stesso” in tanti

miei contemporanei: da Gandhi a Che Guevara, dai Kennedy a Martin Luther King, da Papa Giovanni XXIII a John Lennon.Ogni volta il sogno di amore e fratellanza, pace e solidarietà

umana perseguito da questi per-sonaggi e dai movimenti culturali, religiosi, sociali e politici di cui avevano preso la guida è stato imprigionato, distorto e manipo-lato, bloccato e degenerato.Da molti anni cerco di compren-dere perché questo fenomeno è

«Se amate il guadagno facile, l’aumento annua-le di stipendio, le ferie pagate.Se desiderate sempre più cose prefabbricate,se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa, se avete paura di morire allora nemmeno il vostro futurosarà più un mistero per il potere,la vostra mente sarà perforata in una schedae messa via in un cassettino».Welden Berry, Manifesto del contadino impazzito

Abbiamo voluto credere che qualcun altro fosse così bravo, potente e

illuminato da riuscire a realizzare per conto nostro tutti i cambiamenti che

desideravamo

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Consapevole 7

Parola all’editore

accaduto e accade tuttora con così grande frequenza, e perché nei manuali di storia hanno più spazio e successo i condottieri e i dittato-ri, invece dei leader che si propon-gono di liberare i loro simili dalle schiavitù che li imprigionano.

Cristianesimo, socialismo, movimento hippyTanti tra noi sono cresciuti imbe-vuti degli ideali del cristianesimo, del socialismo e del movi-mento hippy ed ecologista: tre grandi movi-menti culturali e sociali che hanno avuto e hanno ancora un grande peso.Siamo stati formati e infiamma-ti dalle parole di Gesù Cristo, ma anche da quelle di John Lennon, abbiamo creduto nella nonviolenza di Gandhi come nella rivoluzione armata di Che Guevara (e più di recente del Subcomandante Marcos), ci siamo appassionati ai discorsi dei Kennedy come a quelli di Papa Giovanni. Ma, alla fine, ci siamo ritrovati nella solita trap-pola: perché?Forse la ragione principale è che abbiamo voluto credere che qualcun altro fosse così bravo, potente e illuminato da riuscire a realizzare per conto nostro tutti i cambiamenti che deside-ravamo. La storia degli ultimi trent’anni ha reso evidente che questo non è proprio possibile. Anche se vogliamo tener conto di alcune importanti eccezioni, mi sembra che il mondo sia il risultato aritmetico dei pensieri e delle azioni di ognuno dei suoi sei miliardi di abitanti – e dei suoi antenati. Se messaggi come

quelli di Gesù Cristo rimangono inascoltati è perché pochi tra noi li praticano: al contrario abbia-mo lasciato che se ne impadro-nissero organizzazioni che li hanno distorti e manipolati, allo scopo di conservare ed accresce-re il proprio potere.Se il socialismo ha degenerato in feroci e sanguinarie dittatu-re è stato perché interi popoli hanno scelto di sottomettersi.

Se il movimento hippy e la sua filosofia sono stati annientati è perché il business musicale e ogni tipo di dipendenza hanno preso il sopravvento, senza suscitare alcuna efficace resi-stenza tra i giovani e meno gio-vani che ne facevano parte.Gli ideali del cristianesimo, del socialismo e del movimento hippy hanno raggiunto ogni angolo del nostro pianeta, ma oggi abbiamo capito che le paro-le e gli scritti non bastano, per-ché sono passeggeri. Non basta uno slogan o una marcia, una maglietta o un gadget per cam-biare il mondo: il tuo mondo. Sono solo le nostre azioni quoti-diane che possono dare solidità e continuità ai cambiamenti che desideriamo mettere in moto.

Puoi essere solo tu il protago-nista, l’interprete del cambia-mento che vuoiPer questo nel Consapevole diamo ampio spazio alle concre-te azioni quotidiane che creano

il cambiamento che vogliamo. La società può cambiare quando solo nel momento in cui cambia-mo le nostre abitudini, le nostre relazioni con chi ci vive accanto, i nostri vicini, gli abitanti del quartiere, i compagni di scuola e università, i colleghi di lavoro.La società potrà cambiare solo quando faremo lavori che fanno bene a tutti, quando produrremo con onestà e responsabilità per

l’ambiente che ci ospita, quando rispar-mieremo il più possibile ogni risorsa, quando investiremo i nostri soldi in attività locali e sostenibili.

I gruppi di acquisto di prodotti bio a chilometro zero, i merca-tini degli agricoltori e degli arti-giani, le piccole imprese locali, le piccole banche di credito cooperativo e le MAG, le liste civiche indipendenti e gli ammi-nistratori dei comuni virtuosi sono la risposta intelligente e creativa alle dittature finanzia-rie, economiche e politiche che ci controllano e ci tengono in schiavitù. Sono queste persone che rendono concreti e reali i messaggi di Gesù Cristo o di John Lennon. Più compromessi ci rendiamo disponibili ad accettare, più sarà improbabile partecipare o assistere a qualche cambiamento nelle nostre vite. Più cerche-remo di vivere con coerenza i nostri valori e ideali in ogni istante delle nostre giornate, più rapidamente la nostra vita e quella della comunità di cui siamo parte fiorirà.

Sono solo le nostre azioni quotidiane che possono dare solidità e continuità

ai cambiamenti che desideriamo mettere in moto

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8 Consapevole

P er molti la fine dell’estate coincide con la fine dell’orto, sia esso in piena terra che sul balco-

ne. Una leggenda metropolitana questa dell’orto in riposo per l’in-verno, al pari dell’altra leggenda che ci racconta come tutto nell’orto vada cominciato in primavera, come dopo sia troppo tardi. Ma l’orto, quello vero, non quello fatto per passatempo estivo, si può cominciare in tutti i mesi dell’anno. Ci saranno quelli più opportuni per le semine in serra chiusa, quelli più generosi di verdure tenere e frutti dolci, ma saranno tutti mesi di lavoro e raccolta. Io continuo ad aspettare trepidante l’autunno, una stagione di raccolte più discrete, lontane dal lussureg-giare barocco delle verdure estive, eppure una stagione incantata e piena di magia, fatta di colori che virano nei rossi e nei gialli, di

conserve dolcissime cariche di frut-tosio grazie alle ultime raccolte set-tembrine, di nuove prelibatezze che arrivano a maturazione: cavolfiori, zucche, finocchi, porri... Sono mesi incantati e pieni di sorprese, qual-che aglio dimenticato dalla raccolta che spunta esuberante con i suoi fiori belli come agapanti, i nastur-zi, ottimi in insalata, che tornano per un ultimo saluto mentre i primi cavoli e le prime verze fanno capo-lino nel semenzaio dove il nostro lavoro procede incessante, di mese

in mese. Le leggende metropolita-ne non ci sfiorano, ci immergiamo soddisfatti nell’incanto dell’orto autunnale. Un’idea in più: in un angolo dell’orto impiliamo qualche mat-tone forato e qualche ciocco di legno in cui praticheremo dei buchi per il lungo con un trapano o un punteruolo. Sarà un ottimo albergo invernale per tanti insetti e anima-letti utili all’equilibrio del nostro orto, che al risveglio primaverile si troveranno già sul posto.

L’ incanto del l ’ortoautunnale

Piantare e raccogliere

A cura di Grazia Cacciola - erbaviola.com

OTTOBRE

Semina in semenzaioLattuga e lattughini da taglioSemina in vaso / piena terraCicorie, radicchi, fave, piselli, ravanelli, spinaci, bietole

Trapianti Indivia, cavolfiori, broccoli

RaccoltaFagioli rampicanti, melanzane, aglio invernale, tutte le verdure da foglia, zucchine, patate, batate, cavolfiori, zucche

NOVEMBRE

Semina in semenzaioBulbilli di aglio

Semina in vaso / piena terraCicorie, radicchi, fave, piselli, ravanelli, spinaci

TrapiantiCavolo cappuccio primaverile

RaccoltaCavoli, cicorie, lattughe e lattughini, sedano, porri, finocchi, prezzemolo, carote ravanelli

DICEMBRE

Semina in semenzaioxxxxxxxxxxxxx

Semina in vaso / piena terraFave, piselli

TrapiantiCavolo cappuccio primaverile, cipolle

RaccoltaCavoli, porri, cicorie, sedano rapa, rape, carciofi

Grazia Cacciola (www.erbaviola.com), esperta di agricivismo e ecosostenibilità, è autrice di articoli e saggi sugli stili di vita con-sapevoli, tra cui L’orto sul balcone. Coltivare naturale in spazi ristretti, FAG, 2009. Milanese di nascita, dopo anni di esperimenti sui balconi citta-dini, ha lasciato la città per la campagna, dove conduce un orto e un terrazzo con tecniche naturali. Da anni si interessa attiva-mente di autoproduzione, riciclaggio, biodiversità e agricoltura naturale.

Grazia Cacciola

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Consapevole 9

Ortica,

60 secondi di saper fare

Elena Parmiggiani

L’ ortica è una pianta peren-ne che molti conoscono per le sue proprietà

urticanti, da cui deriva il nome latino, Urtica dioica. È una pianta ricoperta da migliaia di microscopici aghi di silice con-tenenti per lo più acido formico e istamina, due proprietà che contribuiscono a provocare il

fastidioso prurito che si scatena quando la nostra pelle entra a contatto con le foglie e lo stelo. Crescendo su un suolo ricco e umifero, è una pianta ricca di ferro, bromo, rame, manganese, silice e zinco, calcio, potassio e zolfo, vitamine C, A, B1, B2, E e K. È habitat e cibo per nu-merose specie di insetti, tra cui coccinelle, farfalle e falene.Nell’industria può essere utiliz-zata come fibra per tessere (ha un filamento più fine del lino, quindi più morbido), in agri-coltura come concime liquido per altre piante, insetticida, pacciamatura, cibo per animali e uccelli, attivatore del compost, fungicida, pianta da consocia-zione perché ospita molti insetti benefici tra cui coccinelle, vespe

solitarie e sirfidi (simili alle mosche).L’uomo utilizza l’ortica da migliaia di anni in cucina, dove trova ancora molteplici usi: possiamo usarla al posto degli spinaci per colorare la pasta, per fare deliziosi sformati e frittate, per i noti tortelli, per una tisana salutare, al posto dell’origano nella salsa di pomodoro per la pizza, nel pane, nei biscotti e per

un bagno rilassante.Di solito si consiglia di rac-cogliere le foglie novelle in primavera, quando sono tenere e ricche di minerali e clorofilla, lavandole e asciugandole, che poi potrete utilizzare fresche, secche o surgelate.

Le proprietà benefiche in autunno e non solo

L’ortica in autunnoCome utilizzare l’ortica adesso che arriva la brutta stagione e

le piante sono immangiabili? Proprio in autunno sull’ortica sono presenti i numerosissimi semini, che hanno proprietà to-niche ed energizzanti e aiutano a mineralizzare l’intero organismo. In alcuni casi, è utile mangiare un pizzico di semi tritati (sì, avete letto bene, un pizzico) al giorno per un mese, magari mettendolo nel muesli la mattina, per ristabi-lire l’equilibrio e ridare energia a chi è un po’ stressato.I semi si possono raccogliere sia verdi che maturi (hanno un colore marroncino chiaro), si fanno seccare disponendoli in uno strato sottile all’ombra. Una volta secchi, possono essere tritati e aggiunti al sale marino integrale, o di ottima qualità come l’Himalayano (disponendo 1 parte di sale e 4 o 5 parti di semi, a vostro gusto), oppure al gomasio (semi di sesamo e sale). Sono ottimi anche per insaporire insalate, zuppe, minestre e crosti-ni direttamente nel piatto.Un altro modo per utilizzare i semi di ortica è quello di farne una tisana o un infuso e poi berlo senza filtrare. Alternativamente si può provare ad assaggiarli così come sono, ma hanno una consistenza un po’ sabbiosa che può non piacere.

pianta dai tanti usi e stagioni

Avvertenza! Se sapete di avere allergie o intolleranze all’ortica, non mangiate nemmeno i semi. Trattandosi di semi che contengono un concentrato di proteine, minerali ecc., provate ad assaggiarne solo 4 o 5, prima di prenderne un pizzico al giorno, e poi, ponete attenzione nei giorni successivi ai messaggi che vi manda il vostro organismo. Non mangiateli se non vi piacciono oppure se avete nausea o altri sintomi spiacevoli.

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10 Consapevole

Per cambiare il mondo dob-biamo prima cambiare noi stessi. Era questo il fulcro dell’intero pensiero gandhia-no. Perché il mondo fuori non è altro che un riflesso di quello dentro di noi

P ur essendo poco noto in Italia, Bert Sacks è uno dei più conosciuti e attivi pacifisti

americani. In quest’intervista ci parla di guerra, pace e diritti umani, ma anche del cambia-

mento interiore come unica via per giungere ad un mondo più giusto.

Bert, nonostante tu sia uno dei più conosciuti attivisti per la pace in Usa, io di te non avevo mai sentito parlare. È stata

Cambiare il mondo partendo da noiAttuare il cambiamento nella società non è opera semplice né immediata. Per farlo dobbiamo prima guardare dentro di noi

Andrea Bizzocchi

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Consapevole 11

Cecile Andrews (fondatrice dei Cerchi della semplicità e dell’ecovillaggio urbano di Phinney a Seattle, nonché autrice, N.d.A.) ad indicarmi il tuo nome quando le ho chiesto se poteva suggerirmi qualcuno che si dedica alla vita semplice, al sociale ed anche al cambio interiore. Ti puoi presentare ai lettori italiani?Mi considero una normalissima persona che si dedica da circa trenta anni a creare un mondo più giusto, o almeno il meno ingiusto, possibile. Faccio quello che posso, ciò che è nelle mie possibilità, con la profonda consapevolezza che il mio lavoro, così come quello di tutti noi, abbia comunque un impatto. Il problema è che molta gente non fa niente perché pensa: “Quello che posso fare io non cambia nulla”. Qui sta l’errore più grande. Tutto cambia, tutto è in costante evoluzione e ogni nostro “lavoro” o azione incide enormemente. E non c’è bisogno di andare a finire sui giornali perché questo avvenga. Sapessi quante meravigliose persone ho avuto modo di conoscere nella mia vita, nei campi più disparati, che si dedicano a qualcuno o qualcosa. Be’, fa una grande differenza.

Da quanto tempo sei coinvolto nell’attivismo sociale e politico e che cosa fai concretamente?Il mio coinvolgimento attivo è abbastanza recente, risale agli anni ’80. Quello con l’Iraq è iniziato con la prima Guerra del Golfo e purtroppo non è ancora terminato. Ciò

che faccio è di adoperarmi in tutte le sedi possibili affinché questo orrore umano che sono le guerre termini, e di aiutare concretamente le vittime delle guerre tramite l’invio di cibo e medicinali.

C’è stato un evento, un fatto particolare nella tua vita, che ti ha fatto decidere di diventare un pacifista, o piuttosto è stato un processo graduale di presa di coscienza culminato con un’attiva discesa in campo?

Nel ’91 lessi sul New York Times una stima delle Nazioni Unite sulle condizioni dell’Iraq alla fine delle Guerra. Il report indicava la situazione del Paese come “apocalittica” e ammoniva che senza enormi sforzi e aiuti internazionali, il Paese, se lasciato solo a se stesso, avrebbe sofferto di malnutrizione e malattie epidemiche.

Nello stesso articolo era riportata la posizione ufficiale del governo Bush: “Rendendo le condizioni di vita ‘difficili’ agli iracheni (attraverso l’embargo economico), essi troveranno il coraggio di ribellarsi a Saddam Hussein”. In poche parole, gli Stati Uniti avevano deciso che il popolo iracheno avrebbe potuto morire di fame o di malattia, e questo

per ribaltare un governo che avevano sostenuto fino a poco tempo prima.

E tu cosa hai fatto?Era un periodo difficile della mia vita. Stavo divorziando da mia moglie e mi sarei spostato a vivere a Seattle da Amsterdam. Ma appena ho trovato un lavoro e mi sono sistemato, mi sono dato da fare. Ho conosciuto una persona che era stata in Iraq nel ’91 per una valutazione sulle condizioni del Paese. Sono andato a trovarla

a Boston e mi ha consigliato di leggere il New England Journal of Medicine Survey sulle condizioni di salute in Iraq nel

’92.

Quello che lessi era scioccante. Stetti male diversi giorni e poi decisi di fare qualcosa. Quello è stato il turning point, il punto di svolta, della mia vita.

La tua coscienza è stata scossa...La mia non è stata una decisione vera e propria. Semplicemente l’incredibile ingiustizia e sofferenza che come Paese stavamo perpetrando ai danni di un intero popolo a migliaia di chilometri di distanza, mi ha

“trascinato” a fare qualcosa.

E che hai fatto allora, come ti sei mosso?

Tutto cambia, tutto è in costante evoluzione ed ogni nostro “lavoro” o

azione incide enormemente

Intervista a Bert Sacks

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12 Consapevole

Decisi di portare medicine agli iracheni.

Quindi violasti l’embargo congiunto di Stati Uniti e Nazioni Unite e andasti per ben nove volte in Iraq a portare medicine. Cosa puoi raccontarci di tutto questo?Solo quando andai la prima volta mi resi davvero conto delle allucinanti condizioni di vita della gente e quello che vidi andava molto al di là dei miei peggiori incubi. Era impossibile non fare nulla. Chiaramente i media americani ed anche quelli del resto del mondo si erano dimenticati dell’Iraq, nonostante bambini e vecchi in particolare, le due fasce più deboli della popolazione, morissero a migliaia.

Quindi?Domandai i permessi per recarmi in Iraq, ma l’Agenzia governativa preposta fu molto vaga e generica e prospettò tempi lunghi. Ma io non potevo aspettare. Gli iracheni non potevano aspettare. Per cui sono andato senza permessi. E comunque, embargo o non embargo, secondo me non ci vogliono permessi per portare medicine a chi soffre.

Tu sei conosciuto come “colui che parla al nemico”. Ci parlo il più possibile. Una volta a una conferenza per la pace in Israele c’era un enorme, bellissimo cartello che diceva:

“Fai la pace con i tuoi nemici”. Il punto è proprio quello. È facile fare la pace con gli amici. Il difficile è farlo con i nemici, ma del resto se con i tuoi nemici non ci parli come puoi arrivare alla pace? Ma chiaramente la questione è molto più profonda. Si arriva alla pace attraverso la

comprensione dello stato mentale del “nemico”, per trovarsi così nella miglior posizione possibile quando avrai l’occasione di parlarci, di negoziare anche. Devi arrivare a quel momento in uno stato di empatia e compassione e non con rabbia e odio.

Puoi darmi un esempio di una volta in cui hai parlato al

nemico e hai ottenuto risultati positivi?Potrei citarti numerosi esempi di “vittorie”. Ma vorrei si capisse che è sbagliato valutare tutto in termini di vittorie o sconfitte. La vittoria passa inevitabilmente per la sconfitta di qualcuno e quindi non c’è mai vera vittoria quando c’è

Intervista a Bert Sacks

È facile fare la pace con gli amici. Il difficile è farlo con i nemici, ma del resto

se con i tuoi nemici non ci parli come puoi arrivare alla pace? Si arriva alla

pace attraverso la comprensione dello stato mentale del “nemico”, in uno stato

di empatia e compassione

Una immagine satellitare del territori iraqeno e dei paesi confinanti

Page 14: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 13

uno sconfitto. Vedi anche qui come siamo abituati a utilizzare un vocabolario di guerra? Bisogna riuscire ad andare oltre. E allora ti porto questo esempio. Lo scorso anno ho comprato un pass dell’Amtrak (il treno statunitense) per trenta giorni. Dovevo far visita a mia madre in Florida, a mia sorella in Massachusetts, partecipare alla conferenza per la Pace Gandhi-King a Memphis nel Tennessee e altre cose ancora. Ma uno dei motivi è stato che avrei avuto modo di parlare con la gente sul treno. Ricordo ad esempio che ebbi delle belle conversazioni con una vecchia coppia e con un businessman sulla riforma sanitaria di Obama. Non li ho convinti (anche perché non si convince nessuno che non è pronto a

cambiare idea già da solo). Ma abbiamo avuto conversazioni amichevoli, ci siamo stretti la mano e ci siamo sorrisi l’un altro. Siamo anche rimasti in contatto e mi sembra che ultimamente le loro posizioni si siano ammorbidite. In ogni caso il punto è che entrambi abbiamo riconosciuto l’altro come essere di pari valore e degno di pari rispetto. Io non ero il diavolo per loro né loro lo erano per me. E di episodi così te ne potrei raccontare a centinaia se non migliaia. Sono cose semplici ma è da lì che bisogna partire. Dalle azioni di tutti i giorni. Uno che predica la pace deve viverla prima di tutto. La pace non è assenza di guerra ma uno stile di vita da praticare tutti i giorni. Parafrasando Gandhi:

“Non c’è una via per la pace, la pace è la via”.E la pace va coltivata in ogni momento della nostra vita. Le guerre non sono solo quelle con le bombe ma anche quelle di rapporti quotidiani non sani.

Qual’è la tua strategia di comunicazione?Quella del “compassionate listening”. Che in concreto significa sforzarsi di essere gentile. Sembra semplice o poca cosa ma non lo è.

Dimmi qualcosa di più suquesto metodo.Chi è interessato alla pratica del “compassionate listening” può consultare il sito: www.compassionatelistening.org. In pratica insegna ad ascoltare profondamente l’altro, il tuo supposto “nemico”, per capire veramente perché chi ti sta di fronte crede in certe cose e perché le fa. Ciò che invece

facciamo normalmente è di litigare per sostenere le nostre posizioni o, nel migliore dei casi, spiegare perché l’altro sbaglia. Ma non ascoltiamo mai davvero. La nostra mente è chiusa. Siamo convinti di avere ragione e dobbiamo convincere l’Altro. Credo che Dennis Kucinich (congressman degli Stati Uniti) abbia riassunto tutto questo splendidamente: “Per cambiare il mondo dobbiamo cambiare noi stessi. Non siamo vittime sacrificali del mondo come è. Siamo vittime del modo in cui vediamo il mondo. L’essenza del ‘compassionate listening’ è vedere la persona al tuo fianco come una parte di te. Non c’è separazione. Siamo tutti parte di qualcosa di più grande. Quando combattiamo gli altri combattiamo noi stessi”.

Questo mi sembra molto orientale. So che nutri un forte interesse per il Buddismo.Nel ’91 lessi il libro Essere Pace del Monaco buddhista Thich Nath Hanh e ne rimasi folgorato. Thai (“il Maestro”, com’è chiamato Thich Nath Hanh) scrisse che l’ispirazione a vivere la sua vita gli viene da una semplice frase. La frase è: “guarda tutti gli esseri viventi con compassione (Amore)”. Siamo tutti uguali, non c’è separazione. Quello che facciamo agli altri, che siano uomini o anche animali, lo facciamo a noi stessi.

Tu parli in pubblico. Che tipo di audience haie quali sono i temi chetratti? Io mi occupo principalmente di Iraq ma che si lavori per i diritti

Intervista a Bert Sacks

Page 15: Vivi Consapevole n 23

14 Consapevole

umani o per quelli degli animali, per l’ambiente o per qualunque altra cosa, non cambia nulla. Tutto è interconnesso. Thich Nath Hanh lo spiega bene:

“lavoriamo per far capire che tutto è la stessa cosa”. Quando arriveremo alla consapevolezza dell’Unità del Tutto, allora arriveremo ad un mondo giusto e senza guerre né sopraffazioni. Per cui, pur essendo la maggior parte dei miei discorsi sull’Iraq,

direi che c’è anche una forte attenzione alla prospettiva spirituale.

Mi pare di capire che il tuo metodo si basa sull’idea di riconnessione tra tutti gli esseri umani e non solo; far capire che siamo tutti fratelli e sorelle. Dico bene?È così. Ma non può essere solo un modo di dire. La vera sfida, la vera “trasformazione” del tuo cuore arriva con quelli che io chiamo i “casi difficili”. Quando siamo tutti fratelli e sorelle vuol dire che anche i tuoi nemici sono tuoi fratelli. Lo devi sentire che sono tuoi fratelli. Gandhi questa cosa la sentiva forte e per questo scrisse delle lettere a Hitler invitandolo a dimostrare coraggio e ad abbandonare la guerra. Gli inglesi, nel timore che le lettere

di Gandhi sortissero qualche effetto “positivo” su Hitler, le intercettarono. Non sappiamo se Gandhi sarebbe riuscito nel suo intento. Ma con la fine della II Guerra Mondiale i vincitori hanno preso a fare guerre a loro volta. Quindi la guerra va rifiutata a prescindere e bisogna iniziare a fare la Pace. C’è un bella frase di Albert Einstein che oltre ad esser un fisico era un grandissimo

umanista: “Un essere umano è solo una piccola parte di un qualcosa di molto più grande che possiamo chiamare universo. Il problema è che questo essere umano si crede separato da tutto il resto. E la propria coscienza soffre terribilmente di questa separazione”. Credo si possa affermare che tutti i problemi nascono da lì. Noi stiamo vivendo in una prigione e per rompere questa prigione dobbiamo trovare il coraggio di allargare il nostro

“cerchio di compassione” (cerchio di Amore) a tutti gli esseri viventi e alla natura nella sua interezza.

Quale è il primo passo per avviarsi verso un cammino di pace?

Cambiare se stessi. Ma tutti si preoccupano di cambiare gli altri. (Sospira).

La violenza non è solo nelle guerre. È tutt’attorno a noi. Da ciò che vediamo in tv al modo in cui comunichiamo tra di noi. Oggigiorno consideriamo la pace qualcosa per sognatori, per persone poco concrete, staccate dalla realtà. Perché?E così facendo facciamo il gioco di chi vuole le guerre e il potere. Non si avrà mai pace fuori se prima non l’abbiamo nei nostri cuori e nella nostra testa. Credo che parte dell’“illusione del mondo contemporaneo” (è una strofa di una poesia di Rumi) è che nella cultura ed educazione che abbiamo ricevuto si dà per scontato che ci sia un cattivo irrimediabilmente cattivo e che lo si debba combattere e distruggere. Cerchiamo sempre un nemico. La cosa è talmente connaturata in noi (il condizionamento) che crediamo sia naturale che ci siano dei nemici. Ma non è così. Se ti apri agli altri gli altri si apriranno a te.

Tu vivi molto semplicemente facendo a meno di molti beni materiali, l’automobile tra gli altri. Qual’è il rapporto tra una vita semplice e il cambiamento sociale?Anzitutto vorrei specificare che la maggior parte degli oggetti che abbiamo non è costituita da beni ma da merci e quindi non migliora affatto la qualità della nostra vita. Io credo che quando hai soddisfatto i tuoi bisogni primari, come il cibo, un tetto

La maggior parte degli oggetti che abbiamo non è costituita da beni ma da merci e quindi non migliora affatto

la qualità della nostra vita. Io considero uno stile di vita semplice la prima regola

per una società sana

Intervista a Bert Sacks

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sopra la testa e dei vestiti, poi ti puoi dedicare al resto. Nel mio caso a lavorare per un cambio sociale.Cecile Andrews, che abbiamo già citato prima, persegue questa sua filosofia di vita semplice sin da quando era adolescente. Dice che è il segreto di una vita incredibilmente ricca.Molti dei problemi del mondo contemporaneo hanno a che fare con il consumismo, che è una specie di strano valore del nostro tempo che

comporta sfruttamento delle risorse, guerre per il loro accaparramento, devastazione ambientale, inquinamento, rifiuti, iniquità sociale tra primo e terzo mondo ma ora sempre più anche all’interno del primo mondo. Sì, considero davvero uno stile di vita semplice la prima regola per una società sana. Anzi, per un mondo sano.

Hai mai avuto momenti in cui ti sentivi solo e disperato? Come li ha superati?Un sacco di momenti. Ma

essere in contatto con persone che ti sono vicine (nel mio caso Howard Zinn e Alice Walker) è stato un enorme aiuto. Essere giù fa parte della vita. Non capirlo significa non capire la vita. Comunque avere amici veri è la miglior medicina per tutto.

Cosa possiamo fare a livello locale e a livello globale per cambiare le cose?Doroty Day dice che non ci sono obiettivi da raggiungere ma sentieri da percorrere, passo dopo passo. E il sentiero può essere lungo ma non ci sono

alternative. E il contributo di tutti è fondamentale, sia che si lavori a livello locale o globale. Non ci sono cose più importanti di altre. Non ci sono small things, piccolezze. Ma bisogna farle con lo spirito giusto e con amore.

Il cambiamento interiore è la chiave per il cambiamento esterno. Come lo si mette in pratica?La mia esperienza personale è che lavorare per il mondo là fuori (l’Iraq nel mio caso) mi

ha aiutato a cambiare dentro, ad essere una persona migliore. E quando cambio dentro capisco che anche il mio lavoro fuori è più efficace. Le due cose vanno di pari passo. E il primo passo per metterlo in pratica è volerlo veramente. Tutti dicono che vogliono la pace nel mondo ma poi nessuno si preoccupa di cambiare se stesso per arrivare alla pace.

Quali consigli puoi dare ai lettori del “Consapevole” per creare un mondo più giusto?Sforzarsi di essere persone migliori e compassionevoli. Lavorate per essere gentili con chiunque. E questo include voi stessi naturalmente.

Tutti dicono che vogliono la pace nel mondo ma poi nessuno si preoccupa

di cambiare se stesso per arrivare alla pace

Abbiamo intervistato Bert Sacks Attivista pacifista, da anni vive fra gli Stati Uniti e l’Iraq, dove porta aiuti concreti alla popolazione ancora martoriata dalla guerra. Estremamente convinto che il cambiamento interiore passi attraverso il cambiamento esteriore e gli aiuti al prossimo (e viceversa) continua la sua battaglia al fianco dei più deboli nonostante la causa intentatagli dal governo americano per aver violato l’embargo in tempo di guerra.

S’interessa in particolare di ecologia profonda e popoli nativi. Vive tra l’Italia e la Costa Rica. È appena uscito il suo terzo libro, Pura Vida e altri racconti raminghi (Terra Nuova edizioni), una raccolta di racconti di viaggi vissuti in prima persona.

Andrea Bizzocchi

Intervista a Bert Sacks

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Casa mia quanto mi consumi?Oltre a pesare sulle nostre tasche – chi di noi non trema all’arrivo della tanto temuta bolletta del riscaldamento? – il costo energetico delle nostre case pesa prima di tutto sull’ambiente. Gli edifici dissipano circa la metà dell’energia globale. Le tecnologie per costruire abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da molto tempo, basta solo applicarle. Grazie al risanamento e al risparmio energetico, negli edifici esistenti è possibile ridurre fino all’80% le emissioni di anidride carbonica prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell’acqua calda (fonte: Agenzia Casa Clima).

Quanto consuma mediamente una casa “normale”, intesa come abitazione che non presenta interventi per il risparmio energetico?Moltissimo, soprattutto se confrontata con quello che un’abitazione con opportuni interventi per il risparmio potrebbe consumare. Si calcola che un’abitazione standard esistente abbia un consumo energetico che va dai 70 ai 120 kilowattora per metro quadro all’anno. Case con uno standard minimo di risparmio energetico consumano tra i 50 e i 70 kilowattora per metro quadro all’anno, ma ci sono abitazioni che possono arrivare a consumi veramente minimi: 30, ma anche 10 kilowattora per metro quadro all’anno.

In che modo le case sprecano energia?La maggior parte dell’energia dissipata in una casa è il calore. Si calcola che in una casa “normale” non a basso consumo energetico, le dispersioni di calore avvengono: per il 20-25% dalle finestre, per il 20-30% a causa dell’areazione, per il 10-12% di perdite della caldaia, il 10-15% dovuto al tetto o solaio dell’ultimo piano, il 20-25% delle pareti, il 5-6% della cantina.

Come è possibile ridurre il consumo energetico di un’abitazione?Ecco solo alcuni spunti:c interventi sui serramenti;c miglioramento della coibentazione delle pareti e del tetto;c installazione di un tetto verde;c installazione di caldaie a condensazione;c riscaldamento da fonti energetiche rinnovabili;c solare termico per la produzione di acqua calda;c utilizzo della acque piovane.

La Redazione

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Filosofia«Agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla Terra».

– Hans Jonas, filosofo

SprechiTra processo di trasformazione e uso finale, una lampadina a incandescenza disperde il 95% dell’energia; per ricavare una bistecca di manzo da un etto, occorrono tremila litri di acqua.

Il manifesto per un costruire sostenibileSul sito di CasaClima è possibile firmare e sottoscrivere il “Decalogo del Sole”, un manifesto programmatico sul principio di responsabilità a cui tutti siamo chiamati per migliorare l’efficienza energetica delle nostre abitazioni e per attivare il

cambiamento relativo alla produzione, all’utilizzo e al risparmio delle fonti di energia. Per sottoscrivere il documento www.agenziacasaclima.it.

Il mio solare sul tuo tettoL’associazione Solare Collettivo Onlus nasce nel 2007 dall’iniziativa “Adotta 1 Kw”. Più di 40 persone si riuniscono da tutta Italia per finanziare collettivamente la costruzione di un impianto fotovoltaico da 20 Kw sul capannone di una cooperativa sociale. È l’inizio di una grande esperienza che oggi si articola in molti progetti tutti legati dal filo comune della democratizzazione energetica e dell’eticità dello sviluppo.Per info sui progetti in corso: www.solarecollettivo.it

Cercali su:www.macrolibrarsi.it

A cura di Marco FioreseIl Risparmio Energetico e le Fonti Rinnovabili di EnergiaGuida al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici corredata dalle recenti disposizioni normative in materia di certificazione energetica

Hyper, 2009

Franco Molteni, Daniele Russolillo, Giuseppe Serratì Guida al Risparmio EnergeticoPer spendere meno in casa senza ridurre il confort

Etas, 2009

Maurizio PallanteLa Felicità SostenibileDall’ideatore della Decrescita Felice, preziosi consigli pratici per produrre, consumare e vivere meglio

Rizzoli, Giugno 2009 Lucio SciamannaAutocostruzione di un Pannello Solare TermicoAlla scoperta dell’acqua calda

Aam Terra Nuova Edizioni, 2009

Per approfondire

Speciale Abitare Leggero

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Casa in bioedilizia, bioclima-tica, a basso consumo, pas-siva, certificata. E poi casa in legno, in balle di paglia, con il cappotto... Nel generale boom dell’edilizia “naturale”, e in piena evoluzione norma-tiva, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su quello che possiamo definire un modo diverso di costruire che mira ad azzerare i consumi energe-tici, riduce al minimo l’impatto ambientale e le emissioni di gas serra, privilegia materiali naturali e li connette a tecni-che e saperi costruttivi tradi-zionali per ricostruire un senso di appartenenza ai luoghi e alle persone

Parlare di costruzio-ni a basso impatto ambientale signifi-ca in primo luogo parlare di una rela-

zione che nasce e si sviluppa in un determinato contesto e più si cura questo aspetto, più si trova il senso dell’abitare uno spazio. Fare questo significa contestua-lizzare l’edificio all’interno di un sistema ambiente dove vigo-no regole specifiche. In questo contesto, passare da uno standard tradizionale all’efficienza è più una questio-ne di apprendere un processo

progettuale che di cambiare la tipologia edilizia o i caratteri di un’abitazione, dove per esem-pio il sapere costruttivo locale può essere recuperato sfruttan-do la necessità di migliorare la qualità delle nostre costruzioni. Da questo principio discendono una serie di opportunità su cui cercheremo di fare un po’ di chiarezza, nel panorama spesso confuso che caratterizza una realtà normativa non omogenea, ad ampia variabilità regionale e in rapida evoluzione come quella in materia di edilizia.

La casa bioclimatica: costruire l’appartenenza

Casa: solare,a clima,passiva o a risparmio energeticoNegli ultimi anni si sono sviluppati diversi modi di costruire che mirano a rispettare l’habitat in cui si costruisce e ad abbassare i costi per chi ci vive

A cura di Giovanna Pinca, associazione PAEA

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a uno spazio, tratradizione e nuovi saperi costruttivi Nella casa bioclimatica, gli obiettivi del basso consumo energetico e dell’integrazione all’ambiente naturale vengono elaborati al fine di coniugare le tradizionali tecniche costrut-tive e il linguaggio architetto-nico locale con l’efficienza e l’innovazione tecnologica. Non si tratta di un concetto nuovo, ma dell’attualizzazione di tecnologie e soluzioni costrut-tive ampiamente in uso prima del boom edilizio degli anni

’60. Si fa quindi riferimento a tecniche antiche di costruire (pensiamo ai dammusi costruiti nelle grotte, tipici dell’isola di Pantelleria o alle case in legno dell’Alto Adige per esempio),

che meglio si adattano alle singole situazioni climatiche in cui l’edificio è inserito. Nell’architettura bioclimatica la temperatura interna delle abitazioni viene ottimizzata attraverso la scelta delle carat-teristiche costruttive e struttu-rali, dai materiali impiegati e alla disposizione delle superfici vetrate, con una particolare attenzione alla struttura dei locali e ad un corretto orien-tamento dell’edificio. Si sfrut-

tano così al meglio gli apporti energetici esterni, riducendo molto o eliminando del tutto il fabbisogno energetico per il riscaldamento/raffrescamento. Dal punto di vista delle scelte tecniche, sono elementi della casa bioclimatica il “cappot-to”, gli infissi e in generale i serramenti, l’esposizione, i materiali edili e quelli adottati per le finiture, i sistemi di raf-frescamento naturale in estate (ombreggiamento) e di riscal-

Nella casa bioclimatica, gli obiettivi del basso consumo energetico e dell’inte-grazione all’ambiente naturale vengono elaborati al fine di coniugare le tradizio-nali tecniche costruttive e il linguaggio architettonico locale con l’efficienza e

l’innovazione tecnologica

Per l’immagine si ringrazia: http://www.ecohouseplan.com

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damento naturale in inverno (isolamento e coibentazione, massimizzazione dell’illumi-nazione naturale e degli appor-ti solari). Quindi in inverno la nostra casa sarà naturalmente calda e in estate sarà natural-mente fresca, limitando l’espo-sizione delle superfici vetrate e delle pareti attraverso l’incli-nazione del tetto e l’uso della vegetazione, ma soprattutto adottando sistemi di ventila-zione naturale diurni e notturni.

La certificazione energe-tica degli edificiQuali siano nella pratica le

“performances” della nostra casa ce lo dice la certificazio-ne energetica, uno strumento ormai ampiamente diffuso a livello europeo. Nate come sistema volontario, su impulso della direttiva 2002/91/CE, le certificazioni in edilizia si stanno trasformando progres-sivamente in obbligo di legge (prima per le nuove costru-

zioni, a seguire per le ristrut-turazioni, nell’ambito della compravendita e poi delle locazioni), in quanto sono ritenute una delle azioni più efficaci per ridurre i consumi nel settore civile, che assorbe oggi circa il 40% dei consumi di energia. Il documento foto-grafa – attraverso una serie di calcoli effettuati da tecnici specializzati e accreditati – le caratteristiche del “sistema edificio-impianti”, ovvero quanta energia serve per riscaldarlo e raffrescarlo, pro-durre acqua calda, illuminarlo. Al sistema delle certificazioni si associa un meccanismo di etichettatura che riporta la

“classe” di prestazione ener-getica su una scala che va da A (massima) a G (minima), resa evidente da un docu-mento rilasciato dal tecnico certificatore – l’attestato di certificazione energetica – e di solito da una targa sull’edi-ficio. L’attestato riporta anche suggerimenti in merito a pos-sibili interventi migliorativi accompagnati da un’analisi di convenienza costi/benefici. Il vantaggio più immediato del sistema è che la certificazio-ne permette di sapere, prima di acquistare o affittare un immobile, quanto consumerà e quindi quanto costerà la gestione.Ovviamente le direttive UE devono essere recepite dai singoli Stati membri, cosa che sta accadendo anche in Italia nonostante vi siano alcuni ritardi e particolarità. Nel nostro Paese l’iter normativo nazionale è in piena evoluzio-ne, anche se le disposizioni di legge si applicano solo alle Regioni che non hanno anco-

Isolanti naturali e macchina per la ventilazione

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ra normato la materia. Infatti l’applicazione dei provvedi-menti nazionali è subordinata alla “clausola di cedevolezza”, per la quale le Regioni e le Provincie Autonome posso-no adottare proprie regole in merito. E di fatto molte si sono mosse autonomamente e in anticipo rispetto all’iter nazio-nale, adottando diversi schemi di certificazione. La prima esperienza è quella della Provincia di Bolzano, che dal 2002 con la certifica-zione CasaClima regolamenta la progettazione dei nuovi edifici, mentre la Lombardia per prima ha reso obbligatoria la certificazione su tutto il pro-prio territorio. Altre esperienze si aggiungono in Trentino, Alto Adige, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, mentre Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche e Lazio hanno disciplinato la materia senza per ora adot-tare provvedimenti attuativi. Basilicata e Valle D’Aosta, infine, hanno disciplinato la materia nel quadro più generale dell’edilizia sostenibile. Per il primo gruppo di regioni si tratterà dunque di ravvicina-re progressivamente le proprie disposizioni alla normativa nazionale, mentre le altre dovranno definire o completare il quadro con provvedimenti attuativi. Nelle Regioni che mancano all’appello il sistema entrerà in funzione sulla base delle linee guida nazionali.

Marchi volontari: “CasaClima” e “Casa Passiva”Aldilà della certificazione obbli-gatoria, oggi sono pochissimi i marchi che possono dirsi effica-

ci, essendosi guadagnati, oltre alla fama di qualità ed efficien-za, anche quella di affidabilità e trasparenza. Sviluppatisi prin-cipalmente nelle regioni di lin-gua tedesca, sono gli standard

“Passivhaus” (casa passiva) e “KlimaHaus” (CasaClima) che stanno riscontrando un sempre maggiore interesse anche tra il pubblico degli utenti e dei tec-nici italiani. Si tratta, in pratica, di ulteriori procedure di Certificazione Energetica, ma legate alla volontarietà e alla applicazio-ne di standard energetici più

elevati di quelli attualmente richiesti a livello normativo, quindi a uno specifico marchio di qualità.

Casa Passiva (metodo PHPP)Risalgono alla Svezia degli anni ’80 i primi prototipi di edifici “a zero consumo”. Sperimentazioni isolate e improponibili sul mercato a causa di costi altissimi, sono stati però il punto di partenza di un percorso che ha portato, negli anni ’90, alla prima

“Passivhaus” a Darmstadt in Germania, caratterizzata da un involucro termico talmente efficiente da poter mantenere il comfort interno anche senza un vero e proprio

sistema di climatizzazione. La standardizzazione del

“concept” energetico passivo ne ha esteso la diffusione alle altre zone climatiche, incluso il bacino del Mediterraneo.Il termine “passivo” è riferito allo sfruttamento degli apporti termici solari attraverso le finestre e al guadagno interno che proviene da persone e apparecchiature. Si tratta di applicare una precisa metodologia costruttiva e progettuale, che assicura un’elevata qualità abitativa e una sensibilissima riduzione

del fabbisogno di energia per il riscaldamento, l’acqua calda sanitaria, l’illuminazione il funzionamento delle apparecchiature. Risulta così economicamente vantaggioso ricorrere per il rimanente fabbisogno alle fonti rinnovabili. La “Passivhaus” ha potuto collocarsi nel mercato perché è riuscita a bilanciare il maggior costo iniziale di investimento con i vantaggi economici di gestione. Di regola, un edificio passivo non può consumare più di 15 kWh/m2 anno per il riscaldamento, che equivale a circa 1,5 litri di gasolio (o circa 1,5 m3 di gas metano) al mq/anno. Quanto due pieni di un’auto!

Attualmente nel mondo esistono più di 10.000 edifici certificati passivi dalle più variegate destinazioni d’uso,

tra abitazioni mono e pluri-familiari, uffici, scuole, negozi, edifici pubblici

e centri commerciali

Speciale Abitare Leggero

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Gli edifici passivi sono quindi caratterizzati da una coibentazione particolarmente efficiente e da una tenuta all’aria molto elevata. Per ottimizzare gli apporti solari è fondamentale l’orientamento dell’edificio, la forma e dimensione delle finestre in relazione anche a sistemi di schermatura per l’estate, tra cui alberi caducifoglie e

balconi/terrazzi sovrastanti. Completa il quadro l’installazione di un sistema di ventilazione controllata con recupero di calore altamente efficiente che garantisce contemporaneamente un’alta qualità dell’aria interna, la riduzione delle dispersioni dovute all’apertura manuale delle finestre per il normale ricambio dell’aria

e l’immissione di aria fresca a una temperatura ideale (riscaldata in inverno, eventualmente raffrescata in estate) sfruttando il calore prelevato dall’aria viziata e/o

Standard di costruzione

Perché un edificio possa definirsi passivo, deve corrispondere ai seguenti parametri di qualità:

• fabbisogno di energia utile per il riscaldamento (ed eventualmente per il raffrescamento estivo) inferiore a 15 kWh/m2 anno,

• tenuta all’aria a 50 Pa inferiore a 0,6 h-1,• fabbisogno di energia primaria (riscaldamento, acqua calda e corrente elettrica)

inferiore a 120 kWh/m2 anno.

Gli elementi costruttivi: eliminazione dei ponti termici, isolamento, sfruttamento dell’inerzia termica, ventilazione controllata, orientamento e geometria, ombreggiatura, tenuta all’aria, qualità di finestre e infissi.

Eco-friendly home:Casa low-cost, low-impact costruita nel Wales, Grand Bretagna.http://www.simondale.net/house/index.htm

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dal sottosuolo. Attualmente nel mondo esistono più di 10.000 edifici certificati passivi (si stima circa il doppio includendo le realizzazioni non certificate) dalle più variegate destinazioni d’uso, tra abitazioni mono e pluri-familiari, uffici, scuole, negozi, edifici pubblici e centri commerciali. Gran parte sono in Germania e Austria, ma

anche in Italia si assiste ad un incremento della domanda e dell’offerta in tutti i campi.

La casa a basso consu-mo/passiva Casa ClimaL’Agenzia CasaClima (www.agenziacasaclima.it) si occupa dal 2006 di certificazione ener-getica con marchio di qualità. Nata come strumento volonta-rio all’interno della Provincia

Autonoma di Bolzano intorno al 2000, la certificazioneCasa-Clima è divenuta obbligatoria nel 2004 per tutte le nuove abitazioni ed è stata estesa alle riqualificazioni con il requisito minimo della classe B (meno di 50 kWh/m2 anno). Lo schema di certificazione contempla tre classi di qualità: CasaClima B, A e Oro. Il cer-tificato energetico evidenzia immediatamente l’entità del fabbisogno di calore per riscal-damento dell’edificio, che cor-risponde ai limiti di 50, 30 e 10 kWh/m2 anno. A seguire viene espresso il rendimento energe-tico complessivo dell’edificio, anche in termini di emissioni di gas di serra e, se richiesta, la valutazione della sostenibilità ambientale dell’edificio in base all’impiego di materiali ecolo-gici e fonti rinnovabili.Il sistema CasaClima, ormai conosciuto in tutto il Paese, deve il proprio successo alla trasparenza della metodolo-gia, alla credibilità tecnica ma anche alla capacità di interpre-tare le esigenze di diversi climi e culture locali. Ad oggi sono stati certificati più di 2300 edifici, di cui 349 fuori dalla Provincia di Bolzano. Solo fuori Provincia, l’attuale nume-ro di richieste di certificazione riguarda all’incirca 1200 edi-fici. Sia l’Agenzia CasaClima che il Passivhaus Institut sono portavoce degli stessi principi, infatti alla CasaClima “Oro” corrisponde la “Casa Passiva” tedesca.

Bioedilizia e tecniche costruttiveUna volta fatta chiarezza sui termini, si apre il capitolo delle tecnologie e dei materiali

Speciale Abitare Leggero

Risalgono alla Svezia degli anni ’80 i primi prototipi di edifici “a zero consu-mo”. Sperimentazioni isolate e impropo-nibili sul mercato a causa di costi altissi-mi, sono stati però il punto di partenza

di un percorso che ha portato, negli anni ’90, alla prima “Passivhaus”

a Darmstadt in Germania

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costruttivi, ovvero di come vengono raggiunte determinate prestazioni in termini di con-sumi energetici e benessere per gli occupanti. Ragionare in chiave di bioedilizia signi-fica raggiungere standard importanti dal punto di vista delle prestazioni e di comfort

abitativo impiegando materiali naturali, che a fronte di un prezzo mediamente più alto dei materiali di sintesi, offrono maggiori garanzie di salubrità e hanno un ciclo di vita più “leg-gero” sia in fase produttiva che in fase di smaltimento. Se è vero – come ci dicono gli

Anche gli albergatori si stanno adeguando per intro-durre nelle proprie strutture alberghiere le neces-sarie misure tecniche e strategiche di gestione. Gli alberghi aderenti possono richiedere il sigillo di qua-lità ClimaHotel, che valuta 3 pilastri importanti della sostenibilità: Ecologia, Economia e Aspetti socio-culturali, che corrispondono ai rispettivi concetti di Natura, Vita e Trasparenza.Lo Standard ClimaHotel corrisponde al raggiun-gimento del punteggio massimo di 100 punti. La valutazione viene eseguita attraverso un metodo diretto di conferimento dei punti che corrispondono all’ottenimento degli obiettivi di sostenibilità nelle relative aree di giudizio. Il punteggio viene assegnato con una ponderazione di:• 50 punti per la categoria “Natura”, dove vengono esaminate le prestazioni della struttura in ambito di protezione del clima. In particolare vengono valutati l’indice di efficienza dell’involucro edilizio, l’indice

di efficienza complessiva dell’edificio secondo lo standard CasaClima B (elemento di valutazione

“Energia”) e il bilancio di impatto ambientale dei materiali utilizzati secondo lo standard “Nature” (ele-mento di valutazione “Materia”). Nell’area di valutazione “Risorse” viene esaminato il rapporto della struttura con le risorse “Acqua” e “Terra”. Con il criterio “Terra” si vuole avere un riscontro su come l’hotel e la sua gestione si mette in rapporto con il sito in esame ed i flussi di materie prime, il loro utilizzo e smaltimento. Anche il tema della sostenibilità nell’ambito “Trasporto e Mobilità” di ospiti e personale ricopre un ruolo rilevante, così come la raggiungibilità dell’hotel con i mezzi di tra-sporto pubblico. • 30 punti per la categoria “Vita”, il cui punto focale è il rapporto della struttura con il benessere degli ospiti (elemento di valutazione “Uomo”), attraverso la valutazione di comfort ambientale, accessibilità

E per chi soggiorna in albergo? C’è ClimaHotel!

L’Associazione PAEA Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente

Opera nel campo del rispar-mio e dell’efficienza energe-tica, delle energie rinnovabili e della bioedilizia. Le atti-vità spaziano dalla didattica ambientale alla divulgazione in collaborazione con enti pubblici attraverso sportelli energia, campagne infor-mative, mostre itineranti tra cui la Casa Eco-Logica, alla consulenza su case a basso consumo e passive, all’orga-nizzazione di corsi in Italia e all’estero. L’Area Progetto si occupa di edilizia ed effettua consulenze tecniche, proget-tazioni di edifici ad alta effi-cienza energetica, pratiche di certificazione in Emilia Romagna e Lombardia. Organizza corsi di formazio-ne per tecnici e professionisti.

Speciale Abitare Leggero

Casa realizzata in bioedilizia, Foto da archivio di PAEA.

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altoatesini – che anche Casa Clima, la prima “rivoluzione edilizia” italiana ha suscitato prima l’attenzione dei commit-tenti che dei tecnici, non pos-siamo fare a meno di ricordare che anche in materia di edilizia come in tutti gli altri ambiti del consumo, sono le scelte dei singoli ad esercitare un ruolo di traino nei cambiamenti. Dalla

casa passiva, ai materiali naturali, alle case di paglia, le proposte sono molteplici ed adattabili ai contesti geografici e climatici più variegati. Che si tratti di edifici pubblici o pri-vati, villette o castelli, scuole o palestre, gli esempi in Italia non mancano, come non manca la curiosità di un numero sem-pre crescente di committenti.

e sicurezza. L’elemento di valutazione “Ambiente” esamina non solo la qualità degli spazi interni ed esterni, ma anche come le peculiarità del paesaggio in cui è immerso l’hotel influiscono sul benessere dell’ospite. Il criterio di valutazione “Cultura” si relaziona con le misure adottate per valorizzare la connessione con l’autenticità del luogo attraverso l’utilizzo di prodotti locali, la comunicazione con le tradizioni locali e la cultura. Il grado di innovazione rappresenta un ulteriore importante elemento di valutazione, orientato a dare risalto a diversi indicatori. In particolare vengono giudicate positive quelle strategie di gestione atte a evitare brevi stagioni turistiche, la sensibilizzazione e la comunicazione dei valori di sostenibilità dell’al-bergo che si vuole vengano trasmessi attraverso la certificazione ClimaHotel.

• 20 punti per la categoria “Trasparenza”, il cui

catalogo dei criteri rappresenta uno strumento pratico per redigere una raccolta completa di tutti i dati riguardanti i costi e la qualità, con lo scopo di dare al committente un supporto per la pianificazione e la gestione. Proprio attraverso il confronto con il catalogo dei criteri il committente/albergatore/investitore ha la possibilità di valutare la coerenza degli scopi con i mezzi a disposizione. In questo modo gli elementi di valutazione

“Costruzione” e “Manutenzione” sono strumenti di controllo e di trasparenza dei costi di investimento, che permettono di valutare la concretezza dei dati già in fase di pianificazione. Vengono inoltre esaminati anche fattori indiretti come la durabilità della costruzione e i processi organizzativi interni sia in fase di costruzione che di gestione (elemento di valutazione “Durabilità” e “Processi”).

Cosa leggere

Sian Berry50 idee per una Casa ecologicaDe Agostini, 2010Pagine 125 – euro 9,90

Rachelle StraussPulizie di casa con i segreti della nonnaIl castello, 2010Pagine 128 – 12,00

Rosamond RichardsonEcologia della casa. guida pratica alla gestione naturale della casaTecniche nuove edizioni, 2009Pagine 192 – 18,90

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Speciale Abitare Leggero

Ragionare in chiave di bioedilizia significa raggiungere standard impor-

tanti dal punto di vista delle prestazioni e di comfort abitativo impiegando mate-riali naturali, che a fronte di un prezzo mediamente più alto dei materiali di sintesi, offrono maggiori garanzie di salubrità e hanno un ciclo di vita più

“leggero” sia in fase produttiva che in fase di smaltimento

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La paglia è utilizzata da secoli come materiale da costruzione, sia per la copertura dei tetti, sia mescolata all’argilla per costruire muri e preparare malte. Si tratta di un modo intelligente di edificare ormai consolidato da decenni, nato nella seconda metà dell’Ottocento in Nebraska (USA), grazie all’invenzione delle macchine imballatrici, e negli anni ’70 del secolo scorso è stata migliorata e adeguata alle esigenze moderne. All’inizio degli anni ’90 Barbara Jones ha importato queste tecniche adattandole alle esigenze climatico-ambientali del Regno Unito. La casa più vecchia in Europa fu costruita nel 1921in Francia

L a paglia deriva dalla coltivazione dei cereali, è quindi un materiale ecologico e rinnovabile. Non

deve però essere confusa con il fieno, che è un insieme di erbe, fiori e semi che viene utilizzato come foraggio per il bestiame. Per la costruzione di case viene quindi utilizzata la sola paglia, preferendo un prodotto locale e, ove possibile, biologico. Essendo costituita di lignina, cellulosa e silice, si composta facilmente e i residui di lavorazione possono essere utilizzati come pacciamatura.Su questo tema abbiamo intervistato Stefano Soldati, titolare dell’Azienda Agricola la Boa, a Belfiore di Pramaggiore, Venezia.

Tu che sei un esperto del settore e docente da molti anni, puoi dirci che vantaggi ci sono nell’utilizzo di questo materiale da costruzione?È un materiale naturale, disponibile in grande quantità, senza richiesta ulteriore di energia per la produzione, ottimo isolante termico e acustico, con capacità strutturali, durevole, salubre, e una volta intonacato presenta più resistenza al fuoco rispetto al cemento armato.

In Italia esistono impedimenti o vincoli oppure è possibile costruire un edificio in balle di paglia?Esiste un unico impedimento: da settembre 2009 (da quando cioè è uscito il nuovo Codice

La mia casa fatta di

paglia! Stefano Soldati svela che fra i tanti modi alternativi e innovativi di costruire le case ce n’è uno che prevede l’impiego di un ottimo materiale da costruzione completamente ecologico, sicuro ed economico

Elena Parmiggiani

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dell’Edilizia) in Italia non è possibile costruire edifici autoportanti in balle di paglia, tuttavia queste possono essere utilizzate come materiale da tamponatura in qualsiasi edificio che sia stato progettato con strutture portanti. La nostra Associazione, Edilpaglia, sta lavorando per testare la balla di paglia quale materiale da costruzione autoportante e sta portando avanti le procedure necessarie all’omologazione

presso il Ministero. Prevediamo tempi burocratici abbastanza lunghi per il completamento del percorso, ma è fattibile. In alcune zone d’Italia per motivi paesaggistici ed estetici può venir richiesta una finitura diversa dall’intonaco, come per esempio la pietra/tufo a vista o il legno, in questi casi diventa un controsenso dover ricoprire il muro in balle di paglia intonacate con un ulteriore muro in pietra o legno. È bene

quindi valutare attentamente presso il Comune quali siano i vincoli imposti.

Quanta energia è necessaria per produrre una casa in balle di paglia?115 megajoule per tonnellata, 50 volte di meno rispetto al cemento (fonte: Schnell, 2004), mentre la produzione di CO2 se paragonata con una casa tradizionale di 120 mq è inferiore a 153 tonnellate di CO2 prodotta (fonte: Lerner, 2000). Per La Boa, che è la casa dove abito, è stata fatta una tesi Energy Audit, paragonando tutte le strutture (escludendo le fondazioni che sono in cemento armato) – tetti, solai, pavimenti, strutture, intonaci eccetera – a quelle di una casa convenzionale, e il risultato è che la mia casa in balle di paglia ha il 4% in più dell’Energia Inglobata rispetto a una casa tradizionale (che è pari al 100%). Abbiamo utilizzato terra cruda, calce e altri materiali a bassissimo impatto energetico, che tutti insieme hanno contribuito a questo spettacolare risultato.

La paglia è un sottoprodotto della produzione dei cereali, uno scarto che utilizziamo come lettiera per animali, viene bruciato o interrato, in alcuni casi utilizzato come pacciamatura. Quante case potremmo costruire in Italia se utilizzassimo la paglia come materiale da costruzione?In Italia si potrebbero costruire in media 450.000 case da 150 mq all’anno. Anche se sono numeri indicativi, ma molto vicini alla realtà, questo è un risultato che fa riflettere sulle

La paglia è un materiale naturale, disponibile in grande quantità, senza

richiesta ulteriore di energia per la produzione, ottimo isolante termico e

acustico, durevole, salubre, e una volta intonacato presenta più resistenza al

fuoco rispetto al cemento armato

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risorse sprecate e sui risultati che potremmo ottenere.

È preferibile usare la paglia di origine biologica oppure da agricoltura convenzionale?Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambe le tipologie. Sicuramente la paglia prodotta con metodi convenzionali è più pulita, presenta meno erba al suo interno, e quindi ha caratteristiche qualitative migliori; d’altra parte la paglia biologica aiuta a preservare la biodiversità e incentiva un tipo di coltivazione responsabile e di minore impatto sull’ambiente. A tutti coloro che mi chiedono se utilizzando la paglia da agricoltura convenzionale si corre il rischio di avere sostanze

tossiche nei muri, posso dire che quasi tutti i prodotti chimici utilizzati in cerealicoltura sono fotolabili e fotosensibili quindi a bassa persistenza; prima che la paglia sia utilizzata per farne balle, le piante hanno già passato molte ore sotto il sole e il calore e le sostanze sono degradate molto facilmente. Inoltre i muri in paglia vengono ricoperti di terra cruda a base

argillosa (è quello che faccio e consiglio di fare) e l’argilla ha proprietà assorbenti, deodoranti, neutralizzanti che rendono gli eventuali residui inerti. Sia i fumi della cucina che di sigarette vengono assorbiti nel giro di pochi minuti grazie all’argilla che è molto reattiva. Sarebbe meglio utilizzare la paglia biologica, supportando il settore alternativo, ma in genere la paglia bio costa leggermente di più.

Per quanto riguarda invece le varie strutture, pavimenti, intonaci, cosa consigli?In linea di massima, preferisco i materiali naturali e/o tradizionali, come terra cruda, legno, calce… Per esempio

a casa mia al piano terra ho un pavimento in terra cruda e al primo piano un tavolato in legno. Con la calce si può ottenere sia una finitura rustica che di lusso, utilizzando lo stesso materiale di base, ma ingredienti diversi che permettono di ottenere risultati profondamente differenti.Per quanto riguarda invece gli impianti cosa consigli?

Di solito gli impianti sono quelli tradizionali. Normalmente da evitare sono i tubi freddi che facciano condensa, e se si utilizzano devono essere ben isolati, per evitare marciumi nella paglia. Inoltre è preferibile non fare giunte nel muro, soprattutto per i tubi d’acqua, per evitare eventuali perdite nel muro.

La casa in paglia è adatta a tutti i climi?Ci sono case di paglia in tutti i climi, sia temperati umidi che desertici. In Italia è possibile costruire ovunque; dobbiamo solo stare attenti che la paglia rimanga asciutta, soprattutto nella fase di costruzione! Tutti i materiali hanno limitazioni di utilizzi, anche il cemento armato.

Il bagno e la cucina possono quindi avere problemi come la muffa se c’è molta umidità?L’alta traspirabilità degli intonaci in terra cruda e calce e i pavimenti naturali hanno l’enorme vantaggio di non permettere ristagni di umidità. Nel bagno o nella cucina, così costruiti, non verrà mai a formarsi una macchia di muffa. L’intera abitazione respira, è decisamente più salubre di una normale abitazione. La muffa è il sintomo di un ambiente malsano. Quando esco dalla mia doccia, lo specchio non è appannato: la terra cruda equilibra la Tensione di Vapore presente in casa.

Quindi posso avere una doccia a pavimento?!Certamente! L’unica accortezza è quella di eseguire delle semplici manutenzioni, come

Dovremmo avere un atteggiamento che non sia usa e getta; i materiali naturali sono fatti per durare per

sempre, quindi una casa ha bisogno del suo mantenimento per avere una

qualità duratura nel tempo.Una casa in paglia non progettata per essere passiva, consuma per il

riscaldamento il 25% di una casa convenzionale

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passare una mano di olio di lino che impermeabilizza. Quando si lavora con i materiali naturali è saggio fare periodicamente qualche manutenzione ordinaria, come l’utilizzo del latte di calce per evitare le cavillature (crepe microscopiche nel muro); questo equivale al cambio dell’olio di un’automobile.

Dovremmo riuscire ad avere un atteggiamento che non sia usa e getta; i materiali naturali sono fatti per durare per sempre, quindi una casa ha bisogno del suo mantenimento per avere una qualità duratura nel tempo. Non bisogna però pensare alla manutenzione come un peso, ma come una gestione della

propria casa che accogliamo con piacere perché sappiamo che la casa in cui viviamo è profondamente sana e il comfort abitativo ottimo.

Ci sono alcuni animali che potrebbero colonizzare la casa di paglia?Questa è una cosa che viene sempre detta! Quando vivevo a Milano avevo gli scarafaggi; quando mi sono trasferito in campagna ho sempre avuto il topolino in casa, quindi ho sempre avuto un gatto. Da quando sono nella mia casa di paglia topi non ne ho ancora visti. C’è da dire che una volta che la paglia è intonacata, gli animaletti come topi o insetti difficilmente fanno un buco

In Italia si potrebbero costruire in media 450.000 case da 150 mq all’anno. Anche se sono numeri indicativi,

questo è un risultato che fa riflettere sulle risorse sprecate e sui risultati che

potremmo ottenere

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nel muro, che anche in questo caso è tradizionale. Gli unici che mangiano la paglia sono le termiti, ma non abbiamo il clima adatto, e le capre. Ovviamente consiglio a tutti di non tenere capre in casa!

Esistono dati sulla durata delle case in paglia?Esistono case in paglia in Nebraska che hanno oltre 100 anni. La paglia ha una vita molto lunga se conservata bene, cioè senza umidità. Esistono cesti di paglia che risalgono all’epoca egizia e sono ancora ben conservati, al contrario dei manufatti in legno, che si sbriciolano facilmente, o del cemento che inizia a sgretolarsi nell’arco di pochi decenni.

In una casa di paglia ci sono dettagli tipici, come la finestra della verità?La finestra della verità (che lascia intravedere le balle di paglia utilizzate per la costruzione) è obbligatoria, per mostrare che la casa sembra convenzionale ma non lo è! Non tutti lo fanno, ma è un dettaglio molto simpatico.

Ho amici stravaganti che fanno di tutto, nicchie, inserti, mosaici, madonnine, bassorilievi, intonaci di colori diversi con inserti di legno e pietra, bottiglie immerse nel muro. Sono cose meravigliose che dipendono dal gusto del proprietario.

Se volessi mettere una rocket stove oppure una stufa?È un’ottima idea. Costruendo una casa in paglia è molto facile raggiungere gli standard richiesti per la classe A+. Una casa in paglia non progettata per essere passiva, consuma per il riscaldamento il 25% di una casa convenzionale. È chiaro che bisogna abbinare buoni serramenti, pavimenti, solai e tetti che trattengano il calore e che siano ben isolate. Le stufe a massa termica sono ideali per il riscaldamento di una casa in paglia. Bisogna però stare attenti a non sovradimensionarle, per esempio una Stube potrebbe essere eccessiva. Il grande vantaggio economico di una casa in paglia sta nel

riscaldamento e nel rinfrescamento. Questo è un notevole beneficio.

So che è nata Edilpaglia, l’Associazione Italiana per le costruzioni in paglia. Vuoi parlarcene brevemente?Edilpaglia è l’associazione nazionale che si occupa della diffusione delle tecniche costruttive che utilizzano la balla di paglia quale suo principale materiale e, assieme ad essa, altri materiali naturali quali argilla e calce. Ha come scopo promuovere azioni volte alla conoscenza, diffusione e all’applicazione dei concetti e delle tecniche relative alle costruzioni con paglia, altri materiali naturali e della tradizione locale connessi alla costruzione in paglia. Il primo Incontro nazionale Edilpaglia si è tenuto il 17-19 settembre 2010, presso il Centro di Educazione Ambientale Panta Rei, Passignano sul Trasimeno (PG), i giorni 17 e 18 erano riservati ad incontri tra esperti di settore. La giornata conclusiva di domenica 19 settembre era invece aperta al pubblico, con giochi, animazioni e workshop.Grazie Stefano, buon Lavoro!

Notizie dal www. www.laboa.it: sito dell’Azienda Agricola di Stefano Soldati.http://www.laboa.org/faq.html per risposte a domande frequenti.www.edilpaglia.it: sito ufficiale dell’Associazione italiana per le costruzioni in paglia.

Abbiamo intervistato

Stefano Soldati ha studiato le tecniche di costruzione con balle di paglia con Barbara Jones nel Regno Unito, specializzandosi poi come progettista e insegnante e diventando pioniere in Italia. Si è perfezionato in Germania sugli intonaci in terra cruda. Ha tenuto il laboratorio di Costruzione con le balle di paglia presso la Facoltà di Architettura di Venezia. È docente presso la Scuola di Pratiche Sostenibili di Milano, l’Ecovillaggio GAIA (http://www.gaia.org.ar/ecovilla/index.html) a Navarro (Argentina), il CAT (http://www.cat.org.uk/index.tmpl?refer=index&init=1 ) in Galles (UK). Attualmente è il primo Presidente della Accademia Italiana di Permacultura (http://www.permacultura.it/).

Speciale Abitare Leggero

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N el 2001 alcuni soci dell’Associazione Basilico hanno acquistato

in comunione il complesso colonico nella Valle Mezzana, lungo il fiume Bisenzio (PO), denominato Corricelli: un caseggiato agricolo abbandonato dagli anni Sessanta, con l’intento di fondarvi un ecovillaggio.Il processo d’insediamento che il gruppo ha avviato si basa sulla permacultura e su una bassa impronta ecologica: un

processo che verifica ogni passo secondo il ciclo progettuale della permacultura in termini ambientali e sociali.Il progetto finale mira al recupero dei fabbricati, in parte diroccati, per usi residenziali, collettivi, didattici e recettivi, ma per raggiungere tale obiettivo il gruppo si è preso il tempo necessario per sviluppare empiricamente modalità costruttive e abitative poco invasive rispetto all’ambiente nel quale si inseriscono. È stato dunque necessario un primo insediamento

temporaneo che svolge le funzioni di accantieramento, di osservatorio permanente e di sperimentazione delle tecnologie da impiegarsi sui fabbricati.Innanzitutto si è provveduto alle necessità fondamentali: l’acqua potabile (che attualmente proviene da una fonte a valle di Corricelli) e il controllo dei rifiuti umani, attuato con la costruzione di due compost toilet e una compostiera. Successivamente sono state costruite via via alcune costruzioni, tutte rigorosamente

C’è una casa nel boscoL’esperienza di autocostruzione in permacultura nell’ecovillaggio di Corricelli

Maria Luisa Bisognin

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biodegradabili e non impattanti: una tettoia polivalente per cucinare e svolgere le mansioni di gruppo, due capanne di balle di paglia per dormire, una doccia ecologica nell’orto, una capanna/falegnameria.Ogni costruzione, di circa mt 4x8, è costruita su palafitta in pali di castagno del luogo, in modo tale da minimizzare l’intervento sul terreno perché comporta solo le buche necessarie per infiggere i pali, senza prevedere l’impiego di cemento per bloccarli. In questo modo si preserva il terreno che potrà nuovamente essere coltivato una volta rimosse le costruzioni. Questo metodo consente anche di utilizzare la parte inferiore come rimessaggio. L’uso di materiali vegetali da modo di non avere rifiuti al termine della vita delle capanne, potrà essere facilmente compostato e reimmesso nei cicli biologici. Il legno impiegato proviene dai boschi vicini scelto anche tra il “secco in piedi” valorizzando così le risorse senza inserire elementi estranei che potrebbero ledere l’ecosistema e la natura circostante in tutti i suoi aspetti, inoltre, il peso specifico del manufatto che dovrà gravare sui vecchi terrazzamenti ora precari, sarà sopportabile dalla situazione esistente.L’intervento è risultato funzionale, esteticamente apprezzabile, ha avuto costi contenuti, è stato vettore di autoformazione e occasione di raffronto delle prestazioni delle diverse tecnologie, oltre che essere stato momento di aggregazione sociale, di condivisione e grande soddisfazione.

Foto sopra: Il pollaio Foto sotto: La doccia nel bosco

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La palafitta polifunzionaleLa palafitta polivalente è realizzata in paleria di castagno raccolta nel bosco. Non ha pareti e solo in inverno una porzione viene chiusa ed accesa una stufa a legna. Ha un angolo a uso cucina, grandi tavoli e ciò che necessita alla piccola comunità nel quotidiano. Per la gestione dei rifiuti, che la presenza e l’attività umana inevitabilmente producono, si è adottato il criterio di contare principalmente sui comportamenti piuttosto che sulle strutture, seguendo la regola che non sporcare è più facile che pulire (o depurare).Normalmente in cucina non viene fatto uso di oli cotti (soffritti), viene pertanto semplice raccogliere a parte l’olio di sporadiche fritture e portarlo alla stazione ecologica. Lo scarico della cucina viene fatto passare da dei fusti di ghiaia con piante acquatiche fitodepuranti. Pur non essendo una vera e propria fitodepurazione questo filtraggio fa sì che l’acqua di

scarico sia priva di particolato quindi si può, in prima istanza controllare l’eventuale cattivo odore, in secondo luogo l’acqua di scarico così filtrata serve per annaffiare l’orto. L’eventuale eccedenza si disperde in una macchia di rovi molto fitta, dove non vi è ristagno di acqua perché la grande estensione delle radici del roveto intercetta l’acqua che via via s’infiltra e, in ogni caso, non si creano ruscellamenti superficiali.

Il compost toiletIl compost toilet grande è di circa 2x 1,50 mt. Realizzato con paleria di castagno sfruttando il dislivello esistente, si è ottenuta una struttura molto semplice su due livelli: al primo è collocato il vano WC e al secondo, opportunamente recintato, il vano di compostaggio. Un secondo compost toilet è situato nel bosco più prossimo al cantiere, realizzato a ridosso di alberature sfrutta il dislivello ma non ha copertura. La cellulosa impiegata è prevalentemente raccolta nel bosco: foglie secche, sfalcio.

La docciaLa doccia è realizzata su un piccolo piano in paleria di castagno. L’acqua che filtra direttamente dal pavimento in legno, viene drenata tramite un canale riempito di ghiaia che corre trasversalmente nella parte più in alto dell’orto, adiacente alla doccia. Proprio sotto la doccia sono state impiantate piante fortemente idrofile perenni come menta, rabarbaro, canna comune e altre stagionali come basilico e sedano. Non si sono verificati problemi di ristagno o ruscellamento.

Le capanne in balle di pagliaUno dei grandi vantaggi della costruzione in balle di paglia è la possibilità di divertirsi creativamente, di progettare e costruire abbastanza velocemente un ambiente confortevole e sano. Grazie alle sue ottime capacità di isolamento e alla sua natura organica, l’interno di una casa in paglia è molto confortevole

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La falegnameria, in costruzione

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e caldo e risulta piacevole all’occhio. Inoltre, la paglia ha una portanza elevata che conferisce solidità e sicurezza.Le pareti sono state intonacate solo all’interno in argilla cruda raccolta sul posto, l’esterno non è stato intonacato affinché il materiale possa lentamente degradarsi, infatti le pareti in balle di paglia hanno una lunga durabilità mentre in questo caso le costruzioni sono temporanee. Il pavimento è stato realizzato con una casseratura in legno con vuoto d’aria, isolato con fogli di giornali e cartone sul quale si è montato un tavolato di legno che, levigato e trattato con olio di lino è il pavimento vero e proprio.La copertura è stata realizzata con una trapunta di juta imbottita di paglia e sorretta da paleria minuta, sulla quale altri pali fungono da distanziatori per creare ventilazione e distanziare il telo cerato che è la copertura finale.Gli infissi sono di recupero e sono stati raccolti in un cantiere vicino, dove si stava eseguendo una demolizione.

La falegnameriaLa falegnameria è stata realizzata in nove giorni da una ventina di associati sotto la guida del maestro carpentiere Angelo Todisco. Nessuno dei volontari aveva conoscenze specifiche, ma sotto la guida del maestro e con semplice attrezzatura tutta la struttura è stata completata. La cosa pare sorprendente se si pensa che i pali sono stati tutti preparati a mano sul posto durante il corso (scorticatura e dimensionamento), si sono costruiti i cavalletti ed i mazzuoli, oltre alla

“capretta”per lavorare in sicurezza i tronchi più grossi. Tutti hanno potuto eseguire almeno una volta le singole fasi di realizzazione, dal tracciamento, al livellamento, alla preparazione dei pali. Tutti si sono costruiti il proprio mazzuolo e tutti hanno fatto i turni per preparare le spine di legno delle diverse dimensioni necessarie. Alla fine del corso ognuno sapeva trasportare e maneggiare i tronchi, sceglierli, prepararli e forgiarli, incastrarli o giuntarli. Tutti riconoscono le attrezzature, il loro nome, le loro prestazioni e la loro pericolosità. È stata un’esperienza comunitaria

decisamente corroborante ed istruttiva, tanto che tutti stanno a tratti tornando per contribuire alla sua ultimazione.

Il pollaioSeguendo i principi della permacultura a Corricelli ogni elemento è stato introdotto gradualmente, osservando successivamente come e quanto questo elemento aveva interagito con l’ambiente. L’ultima introduzione è stata una coppia di galline e un gallo. L’apporto che si attende da questi animali, oltre a dare qualche uovo, è di smuovere il terreno nelle aiuole del nuovo impianto per la coltivazione. Per mezzo di un chicken tractor i nuovi arrivati saranno spostati via via nelle diverse zone affinché razzolino e arino le aiuole agricole.La loro dimora stabile è un piccolo recinto entro il quale sorge un elegante pollaio realizzato in paleria minuta su palafitta. Le pareti sono costruite con polloni di castagno intrecciato non coibentate nella stagione più calda, mentre la copertura è stata realizzata con piccoli pali incrociati sui quali sono state montate tegole di rimpiego.Associazione

BasilicoBasilico è un’associazione di volontariato che ha come scopo il benessere della persona e la salute dell’ambiente e si propone di progettare ecovillaggi dove condividere la ricerca e la pratica di uno stile di vita sostenibile. Per info su progetti, attività e corsi www.associazionebasilico.it.

Architetto eclettico, attualmente svolge la sua professione progettando con criteri etici e di sostenibilità ambientale, seguendo strade spesso fuori dagli schemi convenzionali come ad esempio la costruzione di manufatti in fibra vegetale, la permacultura e la progettazione di ecovillaggi. Membro dell’Accademia Italiana di Permacultura, sta contribuendo all’avviamento della Scuola di Pratiche Sostenibili del Parco Agricolo Sud a Milano. Per info e contatti: www.architettobisognin.it.

Maria Luisa Bisognin

Speciale Abitare Leggero

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S empre più spesso si parla di B.I.L., Benessere Interno Lordo (vedi Consapevole n.

16/2009), come di una nuova formula della felicità che com-prende otto indicatori: • le condizioni di vita materiali,• la salute, • l’istruzione, • le attività personali, • la partecipazione alla vita

politica, • i rapporti sociali, • l’ambiente, • l’insicurezza economica e fisica. Dalla ricchezza del Paese (P.I.L.) il focus si sposta verso l’individuo e la famiglia, con un occhio di riguardo all’ambiente e alla sostenibilità, per tenere conto non solo della quantità, ma anche della qualità. Tradurre il concetto astratto di benesse-re in un numero è un’impresa ardua: da una recente indagine Il Sole 24 Ore ci ha provato cercando di restringere il campo a otto indicatori in linea con le raccomandazioni contenute nel rapporto.Al pari del B.I.L., che prende in considerazione il benessere della persona piuttosto che le sue ricchezze materiali, la bio-architettura si occupa più spe-cificatamente dei materiali da

costruzioni più sani, ossia della sostanza del corpo della costru-zione, prevenendo spiacevoli effetti sull’organismo. Al fianco della bio-architettura, l’obiet-tivo del Feng shui, più nello specifico, è proprio la progetta-zione di edifici che soddisfino le esigenze fisiche, biologiche e spirituali di chi li abita; di conseguenza la struttura, i mate-riali, i colori e gli odori devono interagire armoniosamente con l’uomo e con l’ambiente. Quest’interscambio costante tra interno ed esterno dipende da una buona traspirazione: la casa, come la pelle, deve mantenere condizioni interne di vita tali da

garantire igiene e salute. Oggi, molte abitazioni moderne sono diventate “involucri chiusi”, senza contatti con l’esterno e quindi malsane. Le esalazioni delle sostanze plastiche, i pavi-menti trattati con additivi, le finestre e le porte chiuse ermeti-camente, i materiali isolanti, gli strati impermeabili di vernici e collanti sintetici avviluppano tutto l’edificio e non lo lasciano respirare.

Progettare in armoniaRisulta fondamentale in ambi-to progettuale recuperare i principi generali della natura come elementi di progettazione:

La medicina dell’habitat: il Feng shuiColori, forme e materiali per vivere meglio!

Stefano Parancola

Low impact feng shui room, hotel La Residenza, Milano

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recuperare il senso della storia e la memoria dei luoghi; pro-gettare secondo l’architettura dell’ascolto intesa come lettura dei luoghi e coinvolgimento degli utenti nella progettazione (componente awareness rai-sing). Il Feng shui, se applicato correttamente1, migliora la qua-lità della vita facendo in modo di mettere in sincronia tutti gli elementi di un ambiente, con-sentendo agli abitanti di espri-

mersi al massimo: ogni spazio abitativo, infatti, determina il sentirsi a proprio agio oppure no, ciò a sua volta produce un particolare stato emotivo da cui ne consegue un comportamento che potrà essere più o meno produttivo.

Le due Scuole del Feng shui: Forma e Bussola, tangibilità e intangibilitàOggi i canoni seguiti nella scelta

e nell’uso del colore sono quelli dettati prevalentemente dal gusto, dall’estetica, dalla moda. Non ritenendoli sufficienti, è neces-sario risalire alle origini dell’uso dei colori per ritrovare le moti-vazioni e le loro qualità intrin-seche, nelle diverse tonalità ed approfondire e confrontare espe-rienze di applicazione tecnica, scientifica e medica. Per cono-scere e comprendere il colore, è necessario, pertanto, ricorrere ad

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Qi Sha: comprende lo studio morfologico del paesaggio o ricerca geobiologica delle

“vene del Drago” (quelle zone cioè poco salubri in cui si rilevano delle anomalie nelle radiazioni telluriche), ricerca dei nodi di Hartmann e di Curry (anch’essi poco favore-voli all’edificazione di edifici che diventano molto nocivi per la salute se trovati in pros-simità di corsi d’acqua sotterranei), monito-raggio ambientale (rilievo della radioattività dei materiali, misurazione del monossido di carbonio, verifica dei campi elettromagnetici).Analisi dell’orientamento: è volta alla ricerca della direzione principale favorevole in relazione alla porta d’ingresso dell’abi-tazione e alla facciata più yang, dinamica; attraverso quest’analisi viene studiato il miglior accesso al sole.Yin e yang: permette di stabilire l’equili-brio tra colori, forme, dimensioni e persone insediate anche attraverso la data di nasci-ta, dopo aver stabilito il rapporto tra gli ele-menti naturali ed artificiali esterni all’ambien-te analizzato (corsi d’acqua, colline, edifici, elementi di arredo urbano, infrastrutture…).Feng interni o Studio del flusso dei venti: è l’analisi del flusso dei venti tra la porta d’ingresso e le aperture per determi-nare le zone neutre dove localizzarsi.Si Wu: è la ricerca dei 4 animali simbolici: la Tartaruga, cioè la denominazione della protezione che si deve trovare alle spalle di una costruzione (montagna), il Drago e la Tigre, ovvero le colline che devono trovarsi a destra e a sinistra della Tartaruga e infine la Fenice, lo spazio aperto che deve trovar-

si davanti alla montagna. Al centro di questi 4 animali (che rappresentano anche gli elementi principali Acqua, Metallo, Legno e Fuoco) si trova il Serpente che è il simbolo dell’elemento Terra. Il Si Wu studia anche le influenze esterne all’edificio analizzato (rapporto tra elementi naturali ed artificiali secondo la legge dei 4 animali o concetto del micro habitat); studio della migliore localizzazione per l’arredo.Wu Xing: è la lettura formale per determinare l’Elemento predominante. Stabilisce il riequilibrio del ciclo Sheng (creativo) o Ke (di controllo) dell’edificio e della persona insediata rispetto all’intorno. Shui: è l’analisi e la valutazione degli elementi naturali (corsi d’acqua, rogge, canali…) ed architetture d’acqua in genere. Dao Xuè: la sintesi generale della lettura degli elementi naturali ed artificiali e determinazione del sito. Scuola del Compasso: applicazione della Scuola delle Stelle Volanti (spazio – tempo) e del Bazhai (che determina le 4 zone favorevoli/sfavorevoli in base al retro dell’edificio e del Ming Gua o proprio Cielo di nascita, che permette di ricavare l’elemento abbinato all’energia personale), Scuole avanzate del San Yuan e San He, Studi per la localizzazione favorevole dell’acqua. Cuòshi: racchiude i rimedi, il riequilibrio delle zone/geometrie alterate o mancanti, l’armonizzazione degli spazi attraverso forme, materiali e colori.

Metodologia di analisi in chiave Feng shui: i passi da seguire Questa scheda introduce la metodologia da applicare in un intervento progettuale seguendo un approccio di tipo olistico.

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argomenti come storia, fisiologia, fisica, psicologia, sociologia, antropologia, religione, terapia…Da queste esperienze nasce il progetto Cromoambiente, una complessa ipotesi operativa che tende a sperimentare stimoli cromatici in funzione dell’uso a cui l’ambiente è destinato, combinando i valori percettivi di codice con quelli terapeutici, culturali ed estetici.

Il Colore e i suoi effettiIl colore interagisce continua-mente con la vita di tutti i giorni e suscita in noi emozioni e sensazioni di cui siamo spesso inconsapevoli.È un essenziale fattore espressi-vo e culturale che non può esse-re ignorato nella definizione di un progetto. Il suo impiego può migliorare la relazione uomo-ambiente o diventare elemento

di disturbo. È necessario, quindi, riflettere sui processi che deter-minano la scelta di un colore da preferire o proporre oltre l’este-tica, il gusto e gli stereotipi culturali: strumento di efficace comunicazione non verbale, interfaccia tra noi e il mondo, mezzo espressivo per eccellenza ed energia elettromagnetica. E allora: cosa significano i colori, come ne subiamo l’influenza, come possiamo usarli per vivere meglio? Ognuno di essi aiuta a trasmettere un messaggio ben preciso. La cromoterapia utilizza i colori per aiutare il corpo e la mente a ritrovare il loro naturale equilibrio. I colori possono essere assorbiti dall’organismo in diverse modalità:• attraverso i cromatismi

utilizzati per le pareti, i

Speciale Abitare Leggero

L’obiettivo del Feng shui è la progetta-zione di edifici che soddisfino le esigen-ze fisiche, biologiche e spirituali di chi li

abita; di conseguenza la struttura, i materiali, i colori e gli odori devono

interagire armoniosamente con l’uomo e con l’ambiente

Lemnis collezione Feng shui design S. Parancola by Open kristallux Fontana Paloma design S. Parancola by TreA

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pavimenti e gli accessori in ogni ambiente;

• attraverso gli alimenti, ossia ingerendo cibi con il loro colore naturale;

• attraverso la luce solare in quanto racchiude nel suo spettro tutti i colori;

• attraverso gli abiti;• attraverso l’utilizzo di

docce emozionali colo-rate – private wellness o il bagno mediante acque colorate con essenze natu-rali, luci speciali e sotto-fondo armonico;

• attraverso la visualizzazione di colori e la respirazione;

• attraverso il massaggio con speciali essenze e pig-menti colorati.

L’effetto dei colori sulla psiche e sull’organismo è stato lun-gamente studiato, in generale i colori yang (accesi come il rosso, il giallo e l’arancio) sono attivanti sia psichicamente, sia fisicamente, mentre i colori yin (come il blu, l’azzurro, il verde

con tonalità pastello) sono rilas-santi ed inibenti.

1 È importante che ci sia un percorso di ricerca basato sull’applicazione della Scuola della Forma, seguito dall’analisi della Scuola della Bussola in sinergia con le tecniche di bio-architettura.

Tratto da: L’armonia del colore in architettura.(Edizioni Delfino, 2010)

Oggi, molte abitazioni moderne sono diventate “involucri chiusi”, senza contatti con l’esterno e quindi malsane

Low impact Feng shui room: il benessere anche in hotel Presso l’hotel La Residenza di Milano sarà possibile soggior-nare in una camera matrimoniale progettata seguendo i dettami del Feng shui dagli architetti Stefano Parancola e Anita Cerpelloni. La camera è dotata di un letto futon e un divano letto alla francese in cui la ricerca dell’equilibrio con l’ambiente si è tradotta in colori, forme e mate-riali che consentono un benessere globale in chi vi soggiorna. Grazie all’impiego di materiali naturali ed eco-compatibili, come le pit-ture minerali igienizzanti sulle pareti, tessuti d’ar-redo in cotone e arredi in legno certificato FSC, la camera è a basso impatto ambientale. Per informazioni sulla disponibilità e i prezzi: www.residenzahotel.it.

Cosa leggere?

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Paolo Brescia, Stefano ParancolaL’armonia del colore in architettura

Edizioni Delfino, settembre 2010

Stefano Parancola è architetto, designer, libero professio-nista, consulente in bio-architettura e Feng shui. Presta docenza a vari corsi di bio-architettura presso Università, fondazioni, istituti olistici e centri di architettura. Ha sog-giornato in Cina, Australia, Sri Lanka, Uruguay, Inghilterra, Perù per approfondire i suoi studi sul Feng shui. Ha con-seguito il Feng Shui & Bazi master della 73° generazione di lignaggio cinese.Ha scritto numerosi saggi e articoli su riviste di settore e libri.

Stefano Parancola

Speciale Abitare Leggero

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Consapevole 43

Minestra di farro e patate al prezzemoloUn piatto unico per scaldare le sere autunnali che unisce l’alto valore biolo-gico e la digeribilità del farro alle qualità della patata, ricca di enzimi che favorisco-no la digestione, vitamine, sali minerali e aminoacidiIngredienti per 4 persone:200 gr di farrouna cipolla tritata4 cucchiai di olio di oliva di frantoio4 patate grattugiateprezzemolo tritatouna presa di sale marinobrodo vegetale leggero prepara-to con le verdure a disposizione, 2 litri circagomasio q.b.

PreparazioneRiscaldate l’olio in una pentola dai bordi alti e unite la cipol-la tritata. Appena la cipolla imbiondisce aggiungete le pata-te precedentemente grattugiate, una buona presa di prezzemolo e qualche cucchiaiata d’acqua.

Fate cuocere per qualche minuto a fuoco vivace mescolando di tanto in tanto, poi versate 2 litri di brodo vegetale e controllate il sale. Fate riprendere l’ebol-lizione e aggiungete il farro. Lasciate cuocere per 45 minuti circa (anche meno se avete precedentemente ammollato il farro in acqua per qualche ora) mescolando di tanto in tanto. Se la minestra dovesse risultare troppo densa, potete aggiungere altro brodo vegetale o acqua bollita con un pizzico di sale marino. Impiattate la minestra cospargendola con una buona presa di prezzemolo e una spol-verata di gomasio e servitela ben calda.

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Enrico BricarelloBuona Tavola, Salute eBellezza con le Patate

Red Edizioni, 2008

Cucina che ti passa

Gomasio fatto in casa su Veganblog.it

Di ricette per preparare il gomasio (un insaporitore che viene dalla cucina asiatica, a base di semi di sesamo tostati e tritati, sale marino e a volte alghe) in casa se ne trovano tantissime in rete, visto anche l’alto costo del prodotto

“finito”. Vi consigliamo di andare a vedere quella proposta su Veganblog.it, non tanto perché sia la migliore, ma perché il blog merita certamente una visita: «pasta e fagioli, risi, timballi, zuppe toscane ben condite di olio a crudo, minestre, tartufi, funghi in tutte le salse, aromi mediterranei dal profumo insostituibile. Tutto questo è Vegan. Godere e far godere con la propria cucina è la prima regola del cuoco Vegan. E Veganblog.it farà di tutto per dare gli strumenti a ognuno per raggiungere questo risultato».Una prospettiva culinaria interessante e ottime ricette anche per chi non ha abbracciato la scelta vegana.

Page 45: Vivi Consapevole n 23

44 Consapevole

Il vino proviene dalla fermentazione dello zucchero dell’uva, fermentazione attuata da microorganismi chiamati

lieviti, esseri microscopici che lo scompongono trasformandolo in alcool. Questi lieviti si trovano ovunque in natura (fiori, foglie, corteccia degli alberi, terreno ecc.) e arrivano sugli acini dell’uva trasportati dagli insetti e dal vento. L’azione di questi microorganismi inizia quando, dopo la vendemmia, si procede ad ammostare l’uva, una delle fasi più importanti tra quelle che

si succedono per la preparazione di una buona bottiglia di vino. Chi vuole fare l’esperienza di prepararsi un buon vino in casa deve ovviamente, in primo luogo, procurarsi l’uva. Se si dispone di un piccolo vigneto la raccolta del frutto va affrontata al momento giusto. L’uva, oltreché matura in maniera consona, non deve essere bagnata dalla pioggia o da un’eccessiva rugiada, perché ciò diluisce il mosto. Allo stesso tempo, però, essa non deve essere troppo calda perché nelle ceste può dare luogo a fermentazioni

inopportune. È comunque un accorgimento importante quello di portare rapidamente l’uva alla pigiatura, perché così si possono evitare inacidimenti o altri inconvenienti che si possono verificare soprattutto se si usano ceste di plastica che non lasciano traspirare i grappoli. Pigiatura La pigiatura è, in effetti, la prima vera e propria fase di trasformazione dell’uva in vino. Essa consiste nel comprimere i grappoli con una macchina al fine di far fuoriuscire il

Valerio Pignatta

Come preparare un buon vino casalingo

Page 46: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 45

succo dagli acini. Per un uso familiare, la pigiatura può essere realizzata con i piedi, così come avveniva un tempo in molte realtà contadine, dove si usavano a tal scopo casse di legno con falsi fondi bucherellati. Per piccole quantità si può anche semplicemente schiacciare l’uva con le mani dopo aver messo i grappoli in un recipiente capiente e adatto allo scopo. In verità, esistono in commercio anche pigiadiraspatrici centrifughe per uso hobbistico, ma di norma sono abbastanza inutili sia per le ridotte dimensioni che per il costo assai elevato. Alla pigiatura segue la diraspatura, ossia l’allontanamento dei raspi – l’ossatura del grappolo che tiene insieme gli acini – dalla polpa e dalle bucce. Essi vanno tolti per evitare un aumento dell’acidità del vino e la cessione ad esso di sostanze sgradevoli tra cui quelle tanniche che non sono propriamente salutari.

Fermentazione A questo punto il mosto così ottenuto viene messo direttamente nel contenitore di fermentazione per la cosiddetta

“macerazione”. La fermentazione alcoolica è il processo mediante il quale i lieviti, come si è detto, trasformano gli zuccheri del mosto in alcool. Il mosto inoltre può contenere le bucce oppure no. In questa fase, ci sono alcune regole da rispettare per ottenere un buon risultato: a) non bisogna mai coprire il contenitore in cui avviene la fermentazione; b) tenere chiuse porte e finestre nel locale in cui è in atto l’operazione (o quanto meno consentire una razionale e non sproporzionata aerazione);

c) mantenere una temperatura costante nel locale e comunque compresa idealmente tra i 21 e i 25 °C; d) controllare che la produzione di anidride carbonica non sia eccessiva (anche con il semplice accorgimento di una candela stearica: se si spegne entrando nel locale significa che l’ossigeno è scarso); e) controllare la massa fermentante e intervenire in caso di tendenza a straripamento. La fermentazione inizia appena 4-5 ore dopo la pigiatura e la massa entra in ebollizione dopo 24 ore. La durata della fermentazione può essere varia a seconda delle esigenze del vinificatore. Se si desidera ottenere un vino corposo, amaro e colorito e con una elevata gradazione alcoolica si può lasciar fermentare per 18-22 giorni, ossia lasciando completare il ciclo effettivo della fermentazione. Se si vuole un vino poco alcoolico, di gusto amabile e non molto corposo è meglio interromperla dopo 4 o 5 giorni. Se, infine, si gradisce un vino rosato, vinificando con la vinaccia, è opportuno interrompere la fermentazione dopo 18 o 24 ore al massimo. È importante ricordarsi di non riempire mai oltre i 3/4 della cubatura del contenitore entro cui si è messo il mosto perché durante la fase “tumultuosa” di fermentazione esso aumenta di volume e se il contenitore è troppo pieno può straripare. Va aggiunto anche che se si opta per la fase di fermentazione completa (quella di 18-22 giorni) va effettuata la follatura, cioè il rimescolamento del mosto una volta almeno ogni 12 ore.Bisogna, in conclusione,

precisare che non sempre il mosto presenta zuccheri sufficienti per raggiungere il minimo di 11,5 o 12 gradi alcoolici che consentono un vino sano e conservabile. In presenza di questa eventualità (verificabile con un normale densimetro inserito in un recipiente cilindrico pieno di mosto) si può aggiungere saccarosio (che poi sciogliendosi ridà fruttosio e glucosio). L’aumento di un grado alcoolico si ottiene aggiungendo al mosto in fermentazione 1,7 kg/q di saccarosio. I primi giorni di ammostamento bisogna controllare che la fermentazione parta bene. Se dopo qualche tempo essa non è ancora avvenuta può darsi che la temperatura del locale sia troppo bassa, per cui occorrerà riscaldare un pochino l’ambiente. Può però anche essere il caso che vi sia carenza di lieviti. Si tenterà allora di farli riprodurre aerando il mosto o aggiungendo sostanze azotate come il fosfato di ammonio di cui essi si nutrono.

Tratto da: Pane, formaggio e vino (BIS Edizioni. 2008)

Alimenti fatti in casa

Per approfondire

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Valerio PignattaPane Formaggio e VinoBIS Edizioni, 2008

Page 47: Vivi Consapevole n 23

46 Consapevole

Semplicità e vantaggi di una piccola stufa fatta in casa conmateriali di recupero

Elena Parmiggiani

L a rocket stove è un tipo di stufa a legna ad altissimo rendimento poiché brucia in modo

molto efficiente, ottenendo il calore desiderato con un ridotto consumo di legna. Può bruciare rami di potatura di molte specie differenti, senza quindi doverci preoccupare delle differenze tra un legno e l’altro in termini di potenza calorica, pulizia ecc. La stufa a razzo è basata sui seguenti principi:- la camera di combustione è

isolata, per garantire e man-tenere il calore sopra i 600

°C e per ottenere la massima efficienza durante la combu-

stione, riducendo il fumo;- le stufe per cucinare sono a

massa ridotta, per evitare di assorbire il calore della pen-tola;

- il camino (alto min. 40 cm) è isolato creando così una forte corrente d’aria bollente che aiuta a bruciare con mag-gior forza la legna, rendendo semplice sia l’accensione che l’utilizzo;

- la legna è bruciata dal lato più corto, quindi è spinta gradual-mente all’interno della stufa. Questo permette di control-lare la potenza del fuoco e di consumare meno combustibi-le, riducendo il fumo;

- la miscela aria/combustibile

è regolata. Una piccola aper-tura è prevista per regolare il flusso di aria, che se troppa raffredda il calore del fuoco;

- l’aria in entrata è preriscalda-ta, essa quindi aiuta a mante-nere una temperatura elevata ed una combustione completa;

- una protezione circonda la pentola su tutti i fronti, la fiamma colpisce sia le pareti che il fondo della pentola e uno spazio apposto tra pro-tezione e pentola fa circolare meglio il calore distribuendo-lo uniformemente e riducen-done la dispersione;

- poiché la temperatura della stufa è elevata il fumo è quasi del tutto assente ed è possi-bile cuocere direttamente sul camino;

- la stufa è costruita con mate-riali di recupero, è un proget-to semplice da realizzare ed immediatamente utilizzabile.

Costruiamo una stufa!Ecco i materiali necessari alla costruzione di una rocket stove, formata da 6 parti in tutto:- guanti antitaglio o da lattoniere;- un apriscatole;

Ecco come costruirsi una rocket stove, o stufa a razzo, inventata negli anni ’80 dal Dr. Larry Winiarski, e ora diffusa in tutto il mondo, specialmente come stufa da campo, ma largamente utilizzata anche in casa di terra battuta. Avere una stufa a razzo in casa permette un enorme risparmio economico ed energetico

Cucinare e scaldarsi conla rocket stove

Page 48: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 47

- forbici da lattoniere;- 1 pennarello indelebile;- pinze;- una lima da ferro;- 1 latta vuota alta almeno 40 cm;

- 4 o 5 lattine vuote con un dia-metro di 10 cm circa oppure

- 1 lattina vuota di diametro 10 cm più un tubo per stufa e un raccordo a 90° dello stesso materiale (che sia resistente alle alte temperature e non

sia zincato/verniciato) con un diametro di 12 cm e un’altez-za di 40 cm;

- una griglia per barbecue oppure una grata in ferro per tenere sollevata la pentola;

- per l’isolamento, cenere o vermiculite in quantità tale da riempire la camera interna;

- una pentola del diametro più piccolo rispetto alla latta, fino a circa 1,2 cm dal bordo

Originariamente la rocket stove fu sviluppata allo scopo di cucinare

poiché impiega una quantità di calore relativamente piccola

Foto gentilmente concessa da Patrick Freeburger (CA, USA)

Page 49: Vivi Consapevole n 23

48 Consapevole

Energia

della stufa (deve rimanere un piccolo spazio per permettere all’aria calda di uscire dal camino).

Procedimento1. Indossate i guanti.2. Con l’apriscatole, togliete la

parte superiore della latta.3. Prendere una lattina da 10

cm (oppure il tubo da stufa da 12 cm) e misurare un cerchio dello stesso diame-tro (10 o 12 cm) al centro del coperchio tagliato al punto 1.

4. Prendere una lattina da 10 cm (oppure il tubo da stufa da 12 cm) e misurare un cerchio dello stesso diame-tro (10 o 12 cm) su un lato della latta da 20 lt, verso il basso, a circa 3 cm dal fondo della latta stessa.

5. Intaccare i due cerchi disegnati sul coperchio e sulla latta e tagliarli con le forbici da lattoniere, abbiate cura di limare i bordi taglienti con la lima da ferro.

6. Unire due delle lattine a for-mare un raccordo a 90°, aven-do cura di togliere il fondo di una con l’apriscatole, prati-cando alcuni tagli a V di max. 1 cm sul bordo e incastrandola nel foro di diametro di 10 cm praticato su un lato dell’altra

(incastrate formeranno un camino ad L) vanno unite nella parte bassa, mantenete il foro al massimo a mezzo cm dal bordo della seconda lattina. Unire una terza lattina a formare una canna fumaria alta almeno 40 cm.

7. In alternativa unire il tubo per stufe al raccordo a 90° (sempre adatto alle stufe). 8. Inserire questo camino nei 2 fori praticati sulla latta da 20 lt.

9. A questo punto controllate che i fori e il camino aderi-scano bene.

10. Versare la cenere o la vermi-culite all’interno della came-ra così formata, attenzione a non riempire il camino.

11. Tagliare la terza lattina a metà, togliendo il fondo. Aprirla e limare tutti i bordi taglienti con la lima. Piegare i bordi più lunghi in modo da farla entrare nel camino sulla parte anteriore della stufa, servirà sia come appoggio ed entrata del combustibile, sia come pas-saggio d’aria.

12. Ponete un fascio di rametti secchi nella parte superio-re dell’apertura frontale e accendetela (con carta o altro) dalla parte sottostante.

Buon lavoro!

La rocket stove può essere usata anche per scaldare l’acqua, grazie a uno scambiatore di calore che

trasferisce il calore all’acqua contenuta in un container posto poco lontano

dalla stufa

L’energia dalla legna

Il legno, se disponibile, è un combustibile poten-te. Se si utilizza in modo efficiente, si può cucinare, scaldarsi, avere acqua calda utilizzando piccoli rami e rametti secchi di alberi e arbusti al posto di tronchi d’albero fatti a pezzi, seccati, stagio-nati e immagazzinati. Raccogliere i rami permet-te di non dover abbattere l’intero albero per far legna, se l’utilizzo è proporziona-to alla legna disponibile. Inoltre rami e rametti sono maneggevoli, quindi può essere tralasciato il proces-so di riduzione dei tronchi in pezzi piccoli adatti alle nostre stufe. L’albero (e l’arbusto) possono conti-nuare a vivere fornendo per molti decenni combustibile e non solo. Mezzo chilo di legna mediamente fornisce circa 8600 btu (British Thermal Unit, 1 btu= 1 055.05585 joules) quando viene bru-ciata. L’energia rilasciata dalla legna è quella solare, catturata nell’arco di alcuni anni dall’albero o arbusto che poi verrà utilizzato come combustibile. La pianta si comporta come una pila, accumulando energia, che conserva per decenni. Quest’energia è concentrata e pronta per essere utilizzata in base alle necessità, senza per-dere la sua carica o liquidi corrosivi.

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Consapevole 49

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50 Consapevole

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D al castello di prua del traghet-to Samsø Line le prime avvisa-glie di quest’iso-

la speciale è stata la vista delle anatre che si facevano cullare dalle onde all’orizzonte. Nel giro di pochi minuti però le ana-tre si sono trasformate in pale di

turbine eoliche che scompariva-no fra le onde e ricomparivano alla vista. Dopo una ventina di minuti stavamo costeggiando una fila di dieci turbine eoliche

“COMMUNITY GENERATION”. Generare energia a livello comunale

Estratto da Permaculture magazine n. 64(Traduzione: Nicoletta Cherubini)

Mark Laiosa si reca a Samsø, un’isola della Danimarca situata sullo stretto del Kattegat, dove rintraccia un mirabile esempio d’indipendenza energetica.

Le dieci turbine eoliche in mare aperto di Samsø.

Page 53: Vivi Consapevole n 23

52 Consapevole

che emergevano da un pae-saggio marino molto ventoso. Mentre il traghetto attraccava a Kolby Kas, nell’isola di Samsø, si notavano segni di energia sostenibile dappertutto: case bene isolate con lucernari e turbine eoliche posizionate in terreni di pascolo per bovini.

Insegnare attraverso l’esempioLe lezioni per il futuro della generazione energetica sono a Samsø, sullo Stretto del Kattegat, tra lo Jutland e l’isola di Selandia. Quest’isola a forma di pera che ha una superficie di circa 30 chilometri per 6,5 con i suoi circa quattromila abitanti ha intrapreso la via dell’indi-pendenza energetica quattordici anni fa. Samsø, che dista due ore di traghetto dalla Selandia, e quattro ore da Copenhagen, si faceva portare la benzina e il combustibile per il riscalda-mento dalle petroliere, mentre un cavo sottomarino portava all’isola l’elettricità proveniente da impianti alimentati a carbone. Il grande realizzatore della indi-pendenza energetica di Samsø

è Soren Hermansen, musicista e docente di studi ambientali. Non vedeva l’ora di realizzare un ambiente ad energia sosteni-bile. La sua costante e autore-vole presenza alle riunioni della comunità ha spronato gli isolani a iscriversi al concorso sull’au-tonomia indetto dal Ministero dell’Ambiente danese.

Pianificazione comunitaria localeSono stati esplorati i bisogni energetici futuri dell’isola. Sono state proposte quattro stazioni di riscaldamento comunali ali-mentate da pannelli solari e bru-ciatori a biomassa per riscaldare l’acqua, che poi sarebbe stata pompata nelle case dei dintor-ni. Hermansen e il sindaco si sono recati presso ogni nucleo

Le balle di fieno sono usate nei bruciatori a biomassa per produr-re acqua calda.

Mentre il traghetto attraccava a Kolby Kas, nell’isola di Samsø, si notavano segni

di energia sostenibile dappertutto: case bene isolate con lucernari e turbine eoliche posizionate in terreni di pascolo per bovini

Comunità Consapevole

Page 54: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 53

familiare per descrivere il pro-getto di riscaldamento centrale e il risparmio monetario che avrebbe rappresentato, oltre alla sostanziale riduzione di emis-sioni di biossido di carbonio. Oggi questi impianti di riscal-damento sono stati realizzati e funzionano egregiamente, nono-stante il 20% circa del calore si disperda durante il trasferi-mento. Ai partecipanti vengono addebitati circa 300 dollari l’anno per ripagare il debito, più 85 dollari per megawatt. Il costo dell’elettricità oscilla intorno

al 12,5% del costo dell’energia derivata dal petrolio.

Turbine eoliche offshoreDue anni prima di intavolare la discussione sulle turbine eoliche in mare aperto è stato fatto uno studio di impatto ambientale incentrato sul rifugio per la fauna avicola dell’isola, sulla fauna ittica locale e sul compen-so anticipato da corrispondere ai pescatori per coprire il calo di reddito. Poi è iniziata la discus-sione sull’accettabilità di una fattoria eolica offshore.

Per costruire le turbine eoliche gli isolani e il municipio di Samsø hanno richiesto sussidi e prestiti. Sono state formate coo-perative energetiche. Sono stati concessi prestiti dalla Unione Europea e dal governo danese per un totale di 70 milioni di dollari. Un elemento chiave sono stati i prestiti garantiti, non rescindibili in base ai cam-biamenti amministrativi che si sarebbero potuti verificare nel governo.I contratti edili sono stati man-tenuti all’interno della comunità per creare posti di lavoro e per scoraggiare gli abitanti a lascia-re l’isola e sono stati contattati degli esperti affinché si recassero a Samsø per curare la formazione dei lavoratori locali in materia di energia alternativa. Sono state costruite undici turbine da 1 megawatt ciascuna, di cui due sono pro-prietà di una cooperativa mentre il resto appartengono agli agri-coltori o a compagnie elettriche.

Campo di collettori solari per riscaldare l’acqua che viene poi immessa nel sistema di riscaldamento comunale.

Molte fattorie hanno turbine eoliche proprie.

Comunità Consapevole

Page 55: Vivi Consapevole n 23

54 Consapevole

Ci sono voluti sette anni prima di poter registrare un guadagno, che attualmente si attesta al 6-8% l’anno. L’isola è diventata a emissioni zero nel 2004.

Il potere dell’olio di colzaMano a mano che gli isolani prendevano gusto alle fonti energetiche alternative, hanno cominciato a esplorare l’impie-go dell’olio di colza per i motori diesel. Niels Birkmand vive con la moglie e i suoi tre figli in una

fattoria sostenibile che si esten-de per circa 80 ettari, alla quale sta apportando modifiche eco-logiche fin dal 2000. Si tratta di una fattoria capace di generare generi misti: dai prodotti caseari alla carne di manzo, ai suini e ai raccolti agricoli. Inoltre Birkmand coltiva la colza che, afferma, «fa bene alla terra poi-ché le sue radici frantumano le zolle. Il seme viene pressato, il pannello residuo diventa man-gime per i suini e l’olio dopo la sedimentazione viene usato per

alimentare la mia automobilee il mio trattore». Alcuni agri-coltori dell’isola dicono di fare fino a 33 chilometri con un ettaro di colza e si vantano della loro capacità di apportare leggere modifiche al motore per aumentare la resa in chilometri.

L’accademia per l’energia di SamsøL’accento sull’innovazione in tema di energia sostenibile è ben visibile presso l’Accademia per l’Energia di Samsø, proget-tata dallo studio di architettura danese Arkitema. L’edificio misura circa 650 metri quadri ed è studiato per proporre un modello di efficienza energetica abbinata al comfort. Lo spazio è condiviso con alcuni uffici governativi per l’energia, che offrono consulenze riguardanti

«Non stiamo suggerendo a tutti di fare gli stessi cam-biamenti radicali che abbia-mo fatto noi. Il punto è che noi abbiamo dimostrato che se si vuole cambiare il modo di generare energia si deve cominciare a livello comunale». Soren Hermansen

L’Accademia per l’Energia di Samsø è progettata per essere altamente efficiente dal punto di vista energetico.

La chiave della sostenibilità energetica risiede nel coinvolgimento della comunità locale, all’interno della quale le persone

comunicano i loro bisogni e poi collaborano fra loro per trovare la soluzione migliore per soddisfarli nell’interesse di tutti

Pannelli fotovoltaici posti sul tetto dell’Accademia.

Comunità Consapevole

Page 56: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 55

progetti energetici di tipo azien-dale e privato. I muri e le finestre sono siste-mati in modo da catturare la massima quantità di energia solare passiva, hanno un fattore R alto e riducono al minimo le perdite di calore. L’acqua piovana viene utilizzata per far funzionare gli sciacquoni. L’energia elettrica che alimenta gli elettrodomestici di classe A proviene da un gruppo di celle solari fotovoltaiche e se neces-sita ulteriore energia la si attin-ge dalla griglia delle turbine eoliche dell’isola. Il piano terra dell’edificio ospita un grande

e luminoso spazio espositivo, detto “Experimentarium”, che presenta progetti locali sull’uti-lizzo di energia realizzati da stu-denti o da ricercatori ospiti.

Le lezioni appreseLa chiave della sostenibilità energetica risiede nel coinvol-gimento della comunità locale, all’interno della quale le perso-ne comunicano i loro bisogni e poi collaborano fra loro per trovare la soluzione migliore per soddisfarli nell’interesse di tutti.

Bibliografia

Wind Power (N.d.T.: Potere eolico) di Paul Gipe.Power Plants: an Introduction to Biofuels (N.d.T.: Centrali elettriche. Una introduzione ai biocombustibili) di Brian Home.

Entrambi i volumi e molte altre opere sempre in lingua inglese, incentrate su argo-menti correlati sono dispo-nibili per l’acquisto su The Green Shopping Catalogue. Per ordinare online visitare il sito: www.green-shopping.co.uk o contattare telefoni-camente il numero 01730 823311.

Mark Laiosa è conduttore radiofonico e giornalista freelance e risiede a New York City, dove fa parte di un gruppo di cittadini addetti alla potatura degli alberi e si prodiga attivamente come giardiniere comunale.

Mark Laiosa

Uno dei caldi, confortevoli e luminosi uffici dell’accademia.

Risorse

Per informazioni (in inglese) su come recarsi nell’isola di Samsø ed esplorarla, visitare il sito: www.samsoeturist.dk Per ulteriori informazioni sull’Accademia per l’Ener-gia di Samsø visitare il sito: www.energiakademiet.dk

Comunità Consapevole

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56 Consapevole

Dal 20 aprile 2010, giorno in cui si è verificato l’incidente alla piattaforma petrolifera della BP, abbiamo assistito impo-tenti a giorni di agonia di fronte alle migliaia di litri di petrolio sversati quotidianamente nei mari del Golfo del Messico. Un disastro incalcolabile, inconce-pibile, difficilmente rappresen-tabile. Un disastro tutt’ora in corso nonostante vari tentativi per chiudere la falla

D opo il grave, seppure non l’unico, inci-dente alla piattaforma

offshore Deep Horizon della BP nel Golfo del Messico, che viene definito come il disastro peggiore di tutti i tempi, altri due gravissimi incidenti hanno flagellato i mari in questo breve lasso di tempo: il 25 maggio

a Singapore una petroliera si è scontrata con un cargo (le prime stime parlavano di 2500 tonnellate di greggio sversate in mare), mentre il 16 luglio è stata la volta di un’esplosio-ne nell’oleodotto del porto di Dalian, in Cina. Entrambi gli incidenti in Oriente si sono rivelati molto gravi, ma sono purtroppo presto impalliditi di fronte a quanto continuava e

Marea nera: il disastro ecologicoIl riversamento in mare di milioni di litri di petrolio al largo delle coste della Lousiana si è trasformato in una maledizione per l’uomo e l’ambiente che rischiano danni irreversibili

Petrolio fuoriuscito dal disastro della BP insidiatosi nelle acque della Barataria Bay lungo le coste della Lousiana

Page 58: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 57

Marea nera: il disastro ecologicoDaniel Tarozzi

continua tuttora ad accadere in Louisiana. Come se non bastas-se, un secondo incidente sulla piattaforma offshore, Vermilion oil rig 380, verificatosi a 160 km a sud di Vermilion Bay in Lousiana – apparentemente senza conseguenze, ha fatto di nuovo molta impressione in tutto il mondo.Maree nere d’Oriente e d’Occi-dente devastano, quindi, i mari

del nostro pianeta. E la colpa è nostra. Il petrolio oggi, come il nucleare di Cernobyl 20 anni fa, infatti, uccide persone, avvelena e inquina intere zone del nostro pianeta, massacra intere specie animali, per permetterci di gira-re in automobile o di accendere l’aria condizionata senza pre-occupazione o consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni. E il paradosso è tale che

nell’era delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, molti Paesi (tra cui il nostro), continuano a basare la propria sussistenza e il proprio futuro su petrolio e nucleare.Come può accadere tutto ciò? Ci viene spesso ricordato che vivia-mo “nell’era dell’informazione”, ma siamo davvero consapevoli di quanto sta accadendo nei mari del Golfo del Messico?

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w.louisianaseafood

news.com

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Ce ne rendiamo davvero conto? O la vastità della tragedia è tale che diventa, di fatto, inconce-pibile? Chi studia gli effetti dei mass media sa bene che, per uno spettatore medio, la morte di poche persone è molto più comprensibile, e quindi dolorosa, che la morte di molte persone. Quando il numero di morti diventa alto, infatti, la comprensione vacil-la. Non riusciamo ad empatizzare e restiamo, di fatto, indifferenti.Per cercare di capire quindi cosa sia realmente accaduto intorno alla Deepwater Horizon e quali siano le conseguenze di questo disastro nel breve e lungo periodo, abbia-mo intervistato Giorgia Monti, Responsabile Campagna Mare di Greenpeace Italia (www.greenpea-ceitalia.org). A qualche mese dall’incidente, qual è il bilancio dei danni arrecati dalla piattaforma petrolifera BP?Purtroppo, nessuno per ora è in grado di quantificare il disastro in corso. Questo per tre motivi:

perché non è ancora stato argi-nato definitivamente il fenome-no, perché la dimensione del disastro è senza precedenti e perché le condizioni climatiche sono estremamente variabili. Per ora possiamo semplicemen-te cercare di compararlo con casi analoghi. Se prendiamo come riferimento, ad esempio, quello che era considerato fino al 20 aprile 2010 il più grande disastro ambientale occorso in territorio statunitense, ovvero l’incidente della Exxon Valdez nell’Artico, possiamo notare – a distanza di 20 anni – il perdu-rare delle conseguenze nefaste del petrolio. L’incidente della Louisiana è purtroppo infini-tamente più grave; possiamo dunque affermare con certezza che avremo un impatto molto negativo sull’ecosistema a lungo e lunghissimo termine; in alcuni casi il danno potrebbe essere addirittura irreversibile, soprat-tutto se consideriamo quello subito da alcune specie animali.Il Golfo del Messico, infatti, è

Gli effetti dei

disperdenti(tratto dal dossier di Greenpeace

“Orizzonte nero”)

Nonostante gli effetti tossici siano risaputi, nei mari del Golfo del Messico sono stati usati fin’ora 400.000 litri di disperdenti, tra cui è confermato l’uso del Corexit (2-butossietanolo), vietato in California perché causa infertilità e malformazioni (o morte) dei feti, nel tentativo di “disperdere“ il petrolio.

L’uso di disperdenti può ridurre l’impatto del petrolio stesso sugli uccelli (che non vengono così “soffocati” dal catrame), ma aumenta quello sulla fauna e sulla flora marina. Spesso è una decisione che si prende per motivi di “pubbliche relazioni” (gli uccelli incatramati fanno sensazione) cercando quindi di “nascondere l’immondizia sotto il tappeto”, visto che l’effetto sui pesci è di fatto poco visibile.

Avremo un impatto molto negativo sull’ecosistema a lungo e lunghissimo

termine; in alcuni casi il danno potrebbe essere addirittura irreversibile, soprat-tutto se consideriamo quello subito da

alcune specie animali

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una zona ricca di biodiversità: tartarughe marine, delfini, bale-ne, tonno rosso, squali. Tutte specie colpite in modo grave dalla marea nera. Le tartarughe venivano qui a depositare le uova. I delfini, poi, sono dop-piamente colpiti: da un lato il

petrolio non li fa respirare e dall’altro i loro tessuti assorbo-no le sostanze nocive. Il disastro è scoppiato proprio nel periodo di riproduzione del tonno rosso. Il problema, purtroppo, non coin-volge solo gli esemplari presenti in un certo momento in questi luoghi. “L’oro nero”, infatti, ha effetti deleteri sulle larve e su tutta la catena trofica nel lungo periodo. Il petrolio accumulato sul fondo del mare e sulla colon-na d’acqua avrà quindi un impat-to a lungo termine sulla capacità riproduttiva delle specie.Dal 20 aprile al 2 agosto sono stati sversati in mare oltre due milioni di barili di petrolio.

Oltre agli abitanti del mare, quali sono le specie più colpite da questo disastro?Tra le specie gravemente dan-neggiate ricordiamo il pellicano bruno (simbolo della Louisiana) – tolto da poco dalla lista degli animali in estinzione – oltre a moltissimi altri uccelli. La chiazza nera, infatti, colpisce proprio un percorso migratorio che coinvolge il 70% delle spe-cie di uccelli e inoltre mette a

rischio la sopravvivenza di quat-tordici aree protette sulla costa. La situazione è drammatica, l’impatto ambientale enorme. Per cercare di ridurlo (eliminar-lo è impossibile), ci vorranno miliardi di dollari. Ma le mul-tinazionali coinvolte in casi

analoghi hanno dimostrato che le compagnie sono portate a stanziare fondi per i danni mate-riali, ma quasi mai risarciscono i danni ambientali. Nel caso della Exxon Valdez, ad esem-pio, le compagnie inizialmente avrebbero dovuto pagare cinque miliardi di dollari per i danni ambientali; alla fine – tra una causa e l’altra – hanno pagato solo cinquecento milioni di dol-lari, una cifra irrisoria rispetto al danno causato.

Com’è potuto accadere un disastro di queste proporzioni?Il pozzo è stato scavato a gran-dissima profondità, in condizioni mai esplorate prima. È ammissi-bile che si permetta ciò? Eppure la BP sosteneva di operare in condizioni di piena sicurezza...

E non è tutto. Sembra che la BP abbia ottenuto l’autorizza-zione ad installare pozzi ana-loghi a quello della Louisiana nel Mediterraneo, di fronte alla Libia...Tornando al disastro della Deepwater Horizon, è vero che molte delle soluzioni tentate si sono rivelate peggiori del male che avrebbero dovuto curare?Esatto. Spesso si tratta di tenta-tivi di nascondere il problema, anziché risolverlo. Ad esempio si disperde il petrolio in super-ficie o si cerca di bruciarlo. (Durante gli ultimi mesi si è tentato più volte di chiudere la falla con un’iniettore di fango e cemento, N.d.R.) Nel primo caso si diffonde ulteriormente l’in-quinamento nel mare, nel secon-do lo si manda nell’atmosfera attraverso emissioni dannose. Certo, l’opinione pubblica viene così accontentata perché il petrolio non si vede più. Peccato che quella stessa opinione pub-blica, rischi poi di pagare con la propria salute il prezzo di queste brillanti “soluzioni”.La consapevolezza sembra essere quindi l’unica possibile risposta a disastri come questi. Non possiamo evitarne le conse-guenze, non possiamo non rite-nerci colpevoli. Possiamo solo cercare di capire e sapere cosa sta accadendo per non essere complici di disastri futuri e per proteggere noi stessi e i nostri figli da quelli in corso.

Il Golfo del Messico è una zona ricca di biodiversità: tartarughe marine, delfini,

balene, tonno rosso, squali. Tutte specie colpite in modo grave

dalla marea nera

Daniel Tarozzi è giornalista e documentarista esperto di tematiche ambientali e nuovi stili di vita. Ideatore del gior-nale web www.terranauta.it e autore del libretto allegato al Dvd Il Mondo secondo Monsanto (edito da Macro Video), è anche responsabile della comunicazione del movimento per la decrescita felice.

Daniel Tarozzi

Emergenza Ecosistema

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60 Consapevole

Depurare l’acqua con le piante

La fitodepurazione è un innovativo sistema di depurazione delle acque già utilizzate, per lo più civili, di facile manutenzione e con bassi costi di realizzazione che risulta

essere una valida alternativa al collegamento con la fognatura pubblica (in zone rurali) e a tutti gli impianti di depurazione tradizionali (ossidazione totale, biodischi, filtri percolatori ecc.). Nei sistemi di fitodepurazione vengono ricostruiti artificialmente degli ambienti umidi naturali in cui si sviluppano batteri in grado di depurare le acque reflue. Gli impianti di fitodepurazione sono ambienti umidi artificiali in cui vengono sfruttate le capacità autodepurative degli ambienti acquatici. L’eliminazione degli inquinanti avviene attraverso processi fisici (filtrazione), chimici (assorbimento da parte degli

organismi vegetali) e biologici (degradazione batterica ed antibiosi). Le piante svolgono due funzioni fondamentali: usano parte delle sostanze inquinanti (fosforo e azoto) per crescere; le loro radici sono il substrato su cui si sviluppano batteri aerobici (che vivono in presenza di ossigeno) importanti per la nitrificazione.

Tipologie impiantisticheI sistemi di fitodepurazione possono essere suddivisi in base alla direzione di scorrimento dell’acqua in: • sistemi a flusso superficiale: consistono in vasche o canali dove la superficie dell’acqua è esposta all’atmosfera e il suolo è costantemente sommerso. In questi sistemi i meccanismi di abbattimento degli inquinanti riproducono esattamente tutti i fattori in gioco nel potere autodepurativo delle zone umide; • sistemi a flusso sub-superficiale: in essi la superficie dell’acqua non è mai esposta al contatto diretto con l’atmosfera. A loro volta si distinguono

in: - orizzontali, in cui l’acqua si depura in una o più vasche contenenti materiale inerte su cui si sviluppano le radici delle piante acquatiche. Il flusso dell’acqua rimane costantemente al di sotto della superficie del letto e scorre in senso orizzontale. Sono sistemi anaerobici (in assenza di ossigeno); - verticali, dove il refluo da trattare è immesso con carico alternato discontinuo e percola verticalmente in un filtro di materiali inerti in cui si sviluppano le radici delle piante (prevalentemente la cannuccia di palude Phragmites australis). Sono sistemi aerobici (in presenza di ossigeno).

Vantaggi Facile manutenzione - risparmio energetico - assenza di cattivi odori e di insetti - formazione di un area verde - riuso dell’acqua depurata per l’irrigazione del giardino o nella cassetta del WC.

FitodepurazioneA cura di Mostra Mida - www.mostramida.it

Acqua Bene Comune

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I l risparmio dell’acqua

A cosa serve l’acqua? L’acqua è una delle sostanze più importanti

e, se non ci fosse, nessuna forma di vita potrebbe esistere. Infatti circa il 70% del peso del nostro corpo è costituito da acqua mentre alcune varietà molto semplici di piante e di animali sono composte da acqua per il 99%. Anche ciò che beviamo e mangiamo è costituito in gran parte da acqua, ma ricordate che è molto più importante bere che mangiare: infatti si potrebbe vivere anche più di un mese senza mangiare, ma solo tre o quattro giorni senza bere.

Quanta ne consumiamo? In Italia il consumo medio di acqua potabile (acqua che può essere bevuta senza nuocere alla salute) è di 250 litri circa al giorno per persona. Ci sono Paesi che hanno pochissima acqua a disposizione, solo 10 litri al giorno a persona, inoltre quest’acqua spesso non è potabile perché contiene

microrganismi dannosi per la salute. Ogni anno muoiono circa 22 milioni di bambini per mancanza di acqua o per aver bevuto acqua non potabile. Da noi invece l’acqua non manca e molto spesso va sprecata. Inoltre utilizziamo acqua potabile, cioè buona da bere, anche quando non sarebbe necessario come nello sciacquone del water, per lavare la macchina o innaffiare il giardino.

Lo sapevate che…z da un rubinetto aperto escono 12 litri di acqua al minuto?

z da un rubinetto che perde si possono sprecare dai 30 ai 100 litri di acqua al giorno?

z per una doccia di 5 minuti occorrono 60 litri?

z per un bagno 100 litri?

z per lavarsi i denti 30 litri ogni 5 minuti?

A cura di Mostra Mida - www.mostramida.it

Acqua Bene Comune

Occhio agli sprechi

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Lo stress ossidativo è ritenuto responsabile dell’invecchiamento precoce ed è associato ad una serie lunghissima di malattie molto comuni, quali l’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi, l’infarto, l’ictus, il morbo di Parkinson, la demenza nell’Alzheimer, la colite ulcerosa, la pancreatite, l’obesità, il diabete, la bronchite cronica, l’artrite reumatoide, alcuni tipi di tumori.Oggi, fortunatamente, è possibile valutare globalmente lo stress ossidativo. Tra i vari metodi utilizzati per la valutazione ne esistono due altamente innovativi, il d-ROMs TEST ed il BAP TEST che forniscono informazioni, rispettivamente, sull’entità dell’attacco radicalico e sullo stato delle difese antiossidanti del nostro organismo.

Carenza di ossigenoCome la ruggine corrode i metalli, così la mancanza di ossigeno danneggia la qualità della vita delle cellule. L’acquisizione di nuovi e fondamentali dati scientifici sulla biochimica dell’ossidazione cellulare ha consentito di scoprire che la carenza di ossigeno – alterando la funzione della permeabilità selettiva delle membrane cellulari – può indurre nei diversi organi e apparati sintomi e patologie differenti, apparentate però da un unico comune denominatore: la mancanza di ossigeno.L’ossigeno è vitale per un salutare funzionamento dell’organismo: è il carburante di tutti i nostri sistemi, dà vita a tutte le sue reazioni chimiche ed elimina i prodotti di scarto e le tossine. Cellfood® migliora la biodisponibilità dell’ossigeno grazie alla sua capacità di “dissociare” le molecole dell’acqua nel corpo – rilasciando abbondanti quantità di ossigeno nascente ed idrogeno direttamente nelle cellule.Cellfood® è una formulazione ionica proprietaria unica che contiene 78 minerali, 34 enzimi e 17 amminoacidi. Dato che i nutrienti contenuti in Cellfood®sono in formulazione

ionica – estremamente sorprendente e dotata di una dimensione variabile dai 4 ai 7 nanometri – vengono assorbiti rapidamente ed efficacemente a livello cellulare. Grazie alla somiglianza di Cellfood® con i fluidi corporei, esso non solo è in grado di rilasciare i nutrienti contenuti al suo interno direttamente nelle cellule in modo estremamente efficace, ma è anche capace di fornire un sistema di rilascio altrettanto efficace per tutti gli altri nutrienti che siano stati ingeriti con altri alimenti nell’arco delle 24 ore dalla sua assunzione.Tutti i prodotti della linea Cellfood® sono stati estesamente testati e non contengono nessuna sostanza che sia inclusa “nell’elenco delle sostanze proibite” che si applica nelle competizioni sportive internazionali, sia professionistiche che dilettantistiche. La ricerca sui prodotti e le informazioni sui test sono state completate e compilate dal servizio di ricerca del produttore, oltre che da diversi laboratori e cliniche indipendenti a livello internazionale.

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Autore del testo Fisiologia Umana

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Consapevole 63

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64 Consapevole

La casasull’albero

Consigli utili su come costruirla per e con i propri figli

Gianni Manfredini

P oter disporre di un piccolo o grande rifugio

“inaccessibile”, da svelare agli amici,

può diventare il cuore di mille

avventure immaginarie, quel-le che solo i bambini sono in grado di inventare. Cimentarsi nell’autocostruzione di una casa sull’albero permette anche a noi genitori di condivi-

dere quelle avventure e quella voglia di giocare che con l’età man mano svanisce, ma che possiamo riassaporare con i nostri figli. L’impresa non è facilissima

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Consapevole 65

Bambini e genitori

occorre tenere ben presente alcuni fondamentali punti fermi. SicurezzaQuesto deve essere il vostro chiodo fisso. I bambini sono in grado di creare situazioni da

“crash test” anche con un sem-plice pennarello. Figurarsi con una casa sopraelevata. Qualsiasi sia la soluzione che adotterete considerate la solidità del mate-riale, della struttura, dell’uso proprio e improprio che verrà fatto. Verificate personalmente la stabilità della costruzione, anche con controlli periodici. FattibilitàOvviamente il requisito fonda-mentale è quello di avere un

albero adeguato a disposizio-ne. Ma quale tipo di albero? Nell’immaginario collettivo la casa è costruita ad alcuni metri d’altezza su un imponente albe-ro secolare. Scordatevelo. Difficilmente avre-te a disposizione un gigantesco albero secolare e tantomeno la perizia di improvvisarvi carpen-tieri a parecchi metri d’altezza. Inoltre di solito si immagina la casa come una sorta di “cappel-lo di fungo” che viene costruita attorno a tronco. Quel tipo di soluzione richiede un’elevata capacità progettuale e costruttiva. È più ragionevole, invece, ipo-tizzare soluzioni che possano sfruttare l’impiego di sostegni

(già esistenti o da realizzare) per sorreggere la costruzione, senza dover poggiare l’intera struttura sull’albero stesso. Guardatevi attorno. Trovare un albero che da solo possa reggere tutta la struttura potrebbe essere impossibile. Provate a indivi-duare un albero sufficientemen-te robusto, dotato di rami solidi in grado di diventare il “cuore” della vostra casa. L’albero in questione potrebbe essere nelle vicinanze di altri elementi portanti. Io personalmente ho costruito una casa che sfrutta la vicinanza di alcune rocce. E sono appunto le rocce a soppor-tare la gran parte del peso. In assenza di elementi pre-esistenti è possibile realizzare

Questa casa è stata costruita dall’auto-re. È interamente realizzata con mate-riali di recupero. Per il tetto sono stati

utilizzati teli di vecchie sedie sdraio.

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66 Consapevole

Bambini e genitori

dei sostegni supplementari, come pali infissi nel terreno, o strutture portanti. Se non rite-nete idonei gli alberi che avete a disposizione, provate a consi-derare l’ipotesi di costruire una casa “tra gli alberi”, una casetta sopraelevata che possa sfruttare la vegetazione circostante sia per raggiungere la struttura, sia per integrarla. Progetto Una volta individuato il luogo e l’albero idoneo, sofferma-tevi a studiare il progetto. Probabilmente sarà la vostra prima esperienza di autocostru-zione di una simile struttura quindi studiate bene l’ambiente che avete a disposizione. È ovvio che meno ambizioso sarà il vostro progetto, maggiori pos-

sibilità di successo avrete nella realizzazione. Di sicuro i vostri figli gradirebbero avere un’am-pia casa segreta, dotata di porte e finestre, nella quale ospitare a dormire tutti i loro amici. È faci-le comprendere come una simile opera non sia certo alla portata di tutti i genitori. Quindi meglio partire da progetti più modesti. Il vostro punto di partenza dovrebbe essere una solida pedana sopraelevata, attorno alla quale costruire delle struttu-re perimetrali. Se avete bisogno di un approc-cio più pratico, provate a imba-stire una semplice base (basta il perimetro) con quattro assi, e appoggiatelo nel vostro cantiere dotandolo degli opportuni soste-gni per verificare che la vostra casa non sia, per così dire,

“campata per aria” e possa darvi sufficienti garanzie di solidità. Se questa prima prova vi soddi-sfa potete cominciare a stendere un vero e proprio progetto, in base al quale organizzare il lavoro e reperire il materiale. Materiale Quando avrete un progetto ben definito potrete armarvi di metro, carta e penna e stilare la lista del materiale che vi occorre. Saranno principalmente assi di legno che potrete farvi tagliare della misura opportuna presso un centro di “fai da te” o di vendita di legname. Una seconda, e più affascinante, strada è quella di sfruttare mate-riali di recupero e addomesticare il proprio progetto in funzione di quello che si ha, o che si riesce a trovare. Questa seconda ipotesi può risultare più tortuosa, perché vi obbliga ad adeguare il progetto iniziale al materiale di cui dispo-nete, ma è in grado di aggiungere ulteriore valore e gratificazione alla vostra opera, in quanto basa-ta sul concetto del riuso. Senza contare che i costi finali possono abbattersi drasticamente.

Sul retro della casa è ben visibile come nel progetto si sia sfruttata l’esistenza di una roccia alla quale appoggiare gran parte del peso della struttura.

Mostra come sia possibile utilizzare l’albero come parziale sostegno della casa. L’elemento orizzontale è la base della casa e l’elemento verticale e’ una struttura di sostegno.

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Consapevole 67

Bambini e genitori

Tra i materiali facilmente reperibili e utilizzabili trovate i pallet, che possono fungere ottimamente da base portante. Sono sufficientemente solidi anche se pesanti e poco maneg-gevoli. Difficilmente riuscirete a smontarli perché i chiodi sono ribattuti ed estraibili a fatica, quindi è meglio sfruttarli per quel che sono: delle ottime basi d’appoggio. Da soli i pallet non risolvono la questione pavimento in quanto le assi sono distanzia-te. Occorre quindi prevedere un pavimento vero e proprio (basta-no delle semplici assi) da utiliz-zare come superficie calpestabile. Anche il resto della casa può esser costruito con elementi di recupero: assi, canne, teli. Una volta assicurata la solidità della base e del parapetto il resto del materiale costruttivo può essere via via adattato e, anche nella sua eventuale varietà, contribuisce ad aggiungere originalità alla vostra costruzione. La tenuta, o l’esistenza stessa,

del tetto è subordinata al proget-to e all’uso che vi siete preposti. Se la casa è dotata di pareti chiu-se e ben solide sarà opportuno attrezzarla con un tetto adeguato, a tenuta d’acqua, per accentuare il carattere di “rifugio”. Se avete optato per una soluzio-ne più semplice, anche il tetto stesso diventa poco importante e può essere facilmente realizza-to con elementi meno durevoli come teli o frasche. Per quel che riguarda i danni

che potrete creare alla pianta, in certa letteratura si sostiene che è preferibile (per contenere i punti di intrusione nell’albero) utiliz-zare poche e robuste viti passan-ti al posto di funi o corde che potrebbero, invece, danneggiare una superficie maggiore. Se poi, alla fine di questa avven-tura, i vostri figli snobbassero la vostra meravigliosa creazio-ne, potrete pur sempre godervi un meritato riposo nel “vostro” nuovo rifugio sopraelevato.

La casa sull’albero: info e tutorial in rete

Raccolta di link a siti che propongono progetti di case sugli alberi www.mybackyardplans.com/treehouseplans.php

Come costruire una casa sull’albero anche senza albero pages.areaguides.com/ubuild/TreeHouse.htm

Raccolta di case sugli alberi e progetti di vere case sull’albero www.thetreehouseguide.com

Progetti (a pagamento) di case aereewww.treehouseguides.com

Progetto di casa sopraelevata www.diynetwork.com/how-to/how-to-build-a-double-decker-playhouse/index.html

Una casa sull’albero per bambini http://familyfun.go.com/crafts/build-the-ultimate-tree-house-708814/

Da una esperienza italiana, una vera casa sull’albero http://arbortraining.it/lacasa/index.html

Un tutorial il pdf con un progetto dettagliatowww.tempopienoinverigo.it/giornalino/gio0809/lug09/imm/casa.pdf

Per approfondire

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Bianca PitzornoLa casa sull’alberoMondadoriEtà di lettura: dai 9 anniTutti i bambini sognano, prima o poi, di avere una casa segreta dove vive-re lontano da regole e doveri, nella più assoluta libertà. Ma non tutti, però, sono fortunati come Aglaia, che va ad abitare insieme a Bianca, un’amica grande, capace di incredi-bili prodezze, in cima a un fantasti-co albero sul quale crescono frutti di ogni genere. E non tutti riescono a mettere insieme una famiglia stra-vagante composta da cani volanti, gatti che parlano, neonati che mia-golano e piante carnivore. Genitore attivo (4 figli) e ciclista urbano, vive e lavora a Milano.

Dal 2003 gestisce il sito www.babbocanguro.it, luogo di incon-tro dei papà in rete per condividere le proprie esperienze di genitori.

Gianni Manfredini

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68 Consapevole

L a maggior parte degli adulti ricorda con piacere – e con un pizzico di nostal-gia – quei momenti

dell’infanzia in cui, spensierati, si giocava all’aria aperta, nei campi, tra i ruscelli, nei boschi, con cose semplici e naturali: ci si costruiva un rifugio, si andava a “caccia” di animali, si rubavano le ciliegie sull’albero del vicino, e così via.Quella generazione di bambini, anche se nati e cresciuti in città, avevano mantenuto un rapporto con la natura, condizione e real-tà per la quasi totalità dei loro genitori quando erano stati bam-bini. Anche il semplice giocare al pallone rappresentava comunque un’attività all’aria aperta. In casa non c’era molto da fare: non c’era la televisione, i videogiochi, i cel-lulari e tutta la tecnologia moderna.

C’erano anche pochi giochi in generale. E allora tutti fuori, fino a tardi!Oggi lo stile di vita è profonda-mente cambiato. La natura appare sempre più distante e viene vissuta con una sensazione di estraneità e pericolo. La gente si fida poco, ad esempio, dei cibi semplici, come la frutta e la verdura fresca, e pre-ferisce gli stessi confezionati in scatola, sterilizzati e asettici, già precotti o surgelati. “Non ti fidare del contadino” si sente spesso dire.

Città, televisione e sedentarietà Nelle grandi città i bambini stanno perdendo il senso della natura. A Milano ad esempio hanno intervi-stato dei bambini delle elementari chiedendo loro da dove venisse il latte, o le mele, e la risposta, unanime, è stata: «dal supermer-cato». Quali bambini oggi vanno

ancora a catturare le lucertole, a raccogliere le mele o a vedere le lucciole, come bene dice Tiziano Terzani nel suo libro Un altro giro di giostra?Come passano il tempo i nostri bambini? Per la maggior parte facendo i compiti. Oggi la scuola, per la necessità di rispettare pro-grammi didattici sempre più esi-genti, “carica” gli alunni di compiti e di attività pomeridiane.Il tempo rimanente viene speso davanti alla televisione o al com-puter, con i videogiochi. I bambini si ritrovano stressati e sentono il bisogno di “scaricarsi” sparando con un videogioco, oppure guar-dando ininterrottamente la televi-sione. Non hanno più la forza – e la voglia – di uscire da casa, di chiamare gli amici per una partita a pallone. Così, passano ore e ore immobili, mangiando merende

Come favorire una crescita sana ed equilibrata per i nostri bambini

Giocare con laNatura

Nadia e Giacomo Bo

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Consapevole 69

caloriche: non stupisce il fatto che ormai il 30% dei giovani sia sovrappeso o obeso.Perdere il contatto con la natura non è solo una questione di peso; è tutta la vita che diviene irreale. I bambini si abituano a vivere secondo i modelli che la televisio-ne propone loro, come se la vita fosse un videogioco, o un film a puntate. Basta osservarli mentre si relazionano con i coetanei: sono

dei dischi rotti che ripetono all’in-finito le dinamiche apprese dalla televisione.Tutto ciò conduce a una vita sem-pre più irreale, sempre più lontana da ciò che dovrebbe essere. Il punto di arrivo è una profonda alienazione da se stessi. Si perde il contatto con il proprio corpo, con la fisicità naturale della vita, e si vive solo attraverso mezzi mecca-nici e tecnologici.

Tutti fuori a vedere le lucciolePossiamo ritornare alla natura? Certamente! Occorre però uno sforzo collettivo, che coinvolga prima di tutto i genitori. Non si può mandare il figlio al campeggio e noi rimanere a casa. Il giovane ha bisogno di modelli di riferimento, e i genitori sono i primi. Occorre ritornare un po’ indietro, a quando la domenica si partiva tutti per fare un pic-nic sul fiume, o in monta-gna, oppure quando si andava in vacanza in luoghi immersi nella natura. Ma si può fare anche di

più: per chi ha un giardino esistono molteplici possibilità, dall’orto al frutteto.E chi vive in città? Intanto tornare a mangiare cibi il più vicino pos-sibile alla natura potrebbe essere un passo importante. Sembra una banalità, ma per il bambino è fon-damentale anche solo sbucciare un frutto. E poi trovare il tempo di fare gite nella natura, tutti insieme, genitori e figli, all’avventura.

Gli sport dovrebbero essere prati-cati nella natura e non in palestra, altra invenzione per l’uomo pigro. Spesso di domenica si organizza-no le cosiddette “fattorie aperte” dove è possibile visitare la fattoria, partecipare in parte alla sua vita, e tornare a casa la sera stanchi ma arricchiti da nuove esperienze.Siamo convinti che con la buona volontà sia possibile trovare mille soluzioni. Come primo passo è importante comprendere che per il bambino la natura è una neces-sità evolutiva. Egli ha bisogno di crescere a contatto con quegli ele-menti che lo costituiscono, come

l’acqua, la terra, il sole. Così facen-do, cresce più sano fisicamente, mentalmente e spiritualmente e costruisce un rapporto con la vita più corretto e reale. Da grande forse lavorerà tutto il tempo in un ufficio, ma troverà sempre il modo di passare un po’ di tempo a con-tatto con la natura.E allora fuori, tutti a vedere le lucciole!

Da oltre 15 anni si occupano di crescita personale e di miglio-ramento della qualità della vita attraverso studi e importanti collaborazioni con ricercatori di tutto il mondo. Abbinando un’im-postazione scientifica derivante dal loro percorso di formazione universitario con discipline orientali come lo yoga e il taoismo, la meditazione e la ricerca interiore, hanno sviluppato negli anni un approccio globale alla salute fisica, mentale e spirituale dell’uomo.Per informazioni: www.ricerchedivita.it.

Nadia e Giacomo Bo

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Nadia e Giacomo BoInsieme si diventa grandiCrescere i nostri bambini sani ed equilibratiUrra, 2010

Dal delicato processo di “proget-tare” un figlio, alla sua nascita, passando attraverso le diverse fasi evolutive, il libro offre una panoramica completa sui temi e le problematiche in gioco nell’educa-re i figli. Affronta aspetti concreti come l’alimentazione e lo stile di vita, le malattie, la funzione del gioco e della fantasia; riflette su temi importanti come la televisione e il computer, il ruolo dei nonni, il valore della scuola, la spiritualità.

Occorre ritornare un po’ indietro, a quando la domenica si partiva tutti per

fare un pic-nic sul fiume, o in mon-tagna, oppure quando si andava in

vacanza in luoghi immersi nella natura

Bambini e genitori

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70 Consapevole

Numeri che passioneContare non è mai stato così facile! Per accompagnare i bambini che hanno da poco iniziato la scuola nel magico mondo dei numeri e degli esercizi di logica e di calcolo, un nuovo e divertentissimo Gioco Blocco edito da Macro Edizioni. Per risvegliare il sano piacere dell’apprendimento.

Il mio divertente Gioco Blocco n. 3 Pagine 80 – euro 3,90

Genitori channel Dedicato alla genitorialità consapevole, alla gravidanza non medicalizzata, al parto in casa e al sostegno dell’allattamento al seno, il sito genitorichannel.it vuole essere un luogo di incontro, di confronto e di scambio per i genitori. Ricco di informazioni utili, vi consigliamo i video dedicati al saper fare e all’autocostruzione di giocattoli.Nel mese di luglio 2010 il sito ha sostenuto la campagna Carnival of Nursing in Public (Carnevale dell’allattamento alla luce del

sole) partita dai blog americani per sostenere la libertà di allattare nei luoghi pubblici. www.genitorichannel.it

I no per amare«Questo libro è nato dal profondo rispetto per una generazione di genitori che per prima in assoluto cerca di sviluppare il proprio ruolo genitoriale dall’interno, partendo dai suoi stessi pensieri, sentimenti e valori, poiché non esiste più alcun consenso

culturale od oggettivamente fondato sul quale poter fare affidamento. In fondo siamo in grado di dire davvero sì a noi e agli altri solo quando riusciamo a pronunciare anche un autentico no». Dal terapeuta della famiglia danese Jasper Juul, un libro da non perdere: 90 pagine densissime di significato.Jasper Juul I no per amareUrra, 2009

Ecologia dell’utero Michel Odent, dopo 23 anni spesi come primario di chirurgia nel piccolo ospedale francese di Pithiviers, fonda a Londra, nel 1985, il Primal Health Research Centre, specializzato nello studio degli effetti a lungo termine sulla salute delle modalità del parto, dei primi istanti di vita del neonato e della sua interazione con la madre. Oggi, alla sua attività di medico e ricercatore, unisce quella di insegnante in numerosi convegni

e seminari in tutto il mondo. Il sito da lui voluto e curato wombecology.com raccoglie ricerche, articoli e documenti sulla saluto genesi nel periodo primale.www.wombecology.com

«Non insegniamo basandoci su regolamenti e programmi ma attingendo

a quanto è vivente». Rudolf Steiner

Dire, fare, Giocare

Page 72: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 71

Dovunque tu vada, vacci con tutto il cuore! Questo antico proverbio cinese racchiude il senso di un nuovo modo di fare turismo: responsa-bile, sostenibile, rispettoso. Partendo da una critica al

“turismo di massa” iniziamo questa rubrica di viaggio raccontandovi che cosa signi-fichi “viaggiare responsabili”. Numero dopo numero, vi por-teremo alla scoperta di angoli di mondo in cui ci si può sen-tire a casa; di borghi – anche nostrani – che hanno deciso di accogliere il turista e non di sfruttarlo come fosse un portafoglio; di turisti che hanno riscoperto il senso più pro-fondo del viaggio: l’incontro con l’altro. In ogni numero vi suggeriremo una destinazione, un viaggio, appuntamenti e consigli di lettura per diventare viaggiatori sempre più respon-sabili: mettete il cuore in valigia e partite con noi!

Riflessioni sul turismo di massa: i suoi numeri ed i suoi effettiDue miliardi al giorno. È questo il fatturato dell’industria turi-stica di massa che muove ogni

anno un miliardo di persone. Ma a quale prezzo? Chi ci gua-dagna e chi ci rimette?L’80% dei turisti appartiene ad una ventina di Paesi, dislocati nel Nord del mondo. Chi è nato in un Paese povero non viaggia. Spesso non può nemmeno gode-re del luogo dov’è nato: molte spiagge sono proprietà di grandi alberghi e la popolazione locale non vi può accedere. Niente

mare, per chi ha avuto la sfor-tuna di nascere in un paradiso tropicale.Anche i benefici economici per i Paesi del Sud sono limitati: il 70-80% del reddito finisce nelle tasche di imprenditori stranieri, soprattutto in caso di vacanze all inclusive, villaggi turistici e crociere che non permettono alcun contatto – se non rapido e superficiale – con la popola-

Partire per le vacanze non è solo scoprire mete lontane e relax. Spesso vuol dire anche e soprattutto rispettare gli altri e se stessi

Chiara Meriani

La giornalista Chiara Meriani insieme ad una donna pastore, altopiano di Eynif, Turchia

Turismo responsabile: una scelta di consapevolezza

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72 Consapevole

zione (e l’economia) del posto. Non potendo guadagnare in modo lecito ed equo dall’atti-vità turistica – che vive grazie alle bellezze del proprio paese

– alcune persone cercano di otte-nere comunque vantaggi imme-diati, magari rubando o smer-ciando droga. Per non parlare

di conseguenze peggiori: alcuni Paesi sono diventati tristemente famosi per il turismo sessuale, anche a scapito dei bambini.E non è soltanto una questione economica: il turismo ha spes-so “consumato” i luoghi in cui ha messo piede creando false aspettative e immagi-

ni stereotipate. Non si tratta solo della barriera corallina in pericolo o dell’estinzione di qualche specie rara: l’impatto del turismo appare violento anche sull’uomo. Ecco dunque la necessità di un’alternativa: il bisogno di un turismo più responsabile che favorisca l’economia locale e lo sviluppo sociale, rispettando non solo la natura ma anche la cultura di ogni paese, proponendo un rap-porto autentico con i luoghi e le popolazioni visitate. Perché il viaggio torni ad essere un’occa-sione d’incontro, oltre i cancelli

“dorati” dei villaggi, capace di offrire a visitati e visitatori sod-disfazioni più grandi e risultati più duraturi.

Ospiti, non turistiViaggiatore fai-da-te o turista organizzato? Non ha importan-za. Quel che fa la differenza è riscoprirsi ospite. Per viaggia-re responsabili si può partire in gruppo o da soli: quel che

Eco Viaggi

Dal vademecum: “Anche se hai pagato per la tua vacanza, rispetta le regole del posto: non impuntarti per ottenere privilegi ed eccezioni e non adottare comportamenti offensivi o altezzosi. Informati sulla pratica della mancia e dell’elemosina”.

Notizie dal www.

www.ilsensodelviaggio.com: si trova un’ampia bibliografia e sitografia del turismo responsabile.

www.ermes.net: si trovano interessanti proposte di viaggio responsabile.

www.aitr.org: è il sito dell’associazione italiana di turismo responsabile.

Il turismo responsabile è attuato secondo un principio di giustizia sociale

ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture

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Consapevole 73

Eco Viaggi

Il cuore in valigia, la mente aperta. Curiosità al posto di aspettative. Un po’ di spirito di adattamento e una giusta

dose di preparazione al viaggio: il baga-glio del turista responsabile è pronto!

Roberto DatiIl viaggiatore responsabile

Un altro turismo in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina

Infinito Edizioni, 2009Pagine 208, euro 14,00

Per approfondire

Cercali su:www.macrolibrarsi.it

importa è seguire alcune sem-plici regole del buon viaggiare che trasformano una vacanza qualsiasi in un momento di vero incontro, arricchimento reciproco e crescita perso-nale. Sull’esperienza di oltre dieci anni di attività, l’AITR Associazione Italiana Turismo Responsabile propone un ormai collaudato vademecum, scari-cabile online (www.aitr.org)

e diffuso anche da Mondial Assistance, la prima assicurazio-ne di viaggio ad aver fatto della responsabilità sociale il proprio cavallo di battaglia (www.mon-dial-assistance.it).Le buone pratiche iniziano ancor prima della partenza: la scelta della destinazione dovrebbe avvenire per un interesse personale e non per arraffare l’ultima offerta rimasta sullo scaffale delle svendite last minute. Per partire consapevoli si deve pur avere il tempo di informarsi e prepararsi all’in-contro con una cultura diversa: magari prediligendo una stampa

poco patinata e piuttosto veritie-ra, senza imbottirsi di immagini stereotipate e aspettative che verranno deluse, perché non reali. Sempre più testate danno spazio al turismo responsabile e non mancano le informazioni su web: è nato da poco www.ermes.net, portale italiano del turismo consapevole.Poi, la scelta dell’operatore: se non si viaggia fai-da-te, è di

primaria importanza decidere a chi delegare l’organizzazio-ne. Alcuni operatori turistici, compagnie aeree e alberghi s’impegnano più di altri nei confronti delle comunità ospi-tanti e dell’ambiente. E per non sbagliare, ci si può affidare agli associati AITR. Il sito offre una carta geografica del mondo: cliccando sul Paese prescelto vengono elencate le organizza-zioni che propongono viaggi in quei luoghi. In futuro, si spera di potersi anche affidare al sistema di certificazione KATE e al marchio TourCert riguar-dante la Responsabilità Sociale

di Impresa nel turismo, presen-tati lo scorso anno a Torino, in occasione della settimana inter-nazionale del turismo respon-sabile (http://www.aitr.org/site/htm/news1.php?id=57).Ciò che contraddistingue la

“responsabilità” di ogni tour operator è il riconoscimento della centralità della comunità ospitante: scegliendo strutture locali non soltanto si collabo-ra allo sviluppo economico e sociale di un territorio, ma si ha contemporaneamente l’oppor-tunità di entrare in contatto con la gente del posto. E ciò vale anche per borghi e destinazioni vicine a casa propria. Molti altri semplici comportamenti contri-buiscono a rendere una vacanza responsabile: spegnere la luce quando si esce dalla stanza d’al-bergo aiuta a non sprecare ener-gia. Provare il cibo del posto dà un tocco esotico ai sapori del viaggio, anche a pochi chilometri da casa. Una volta fatta l’esperienza dell’incontro, quando vi sarete sentiti graditi ospiti e non turisti da spennare, porterete a casa molto più di un souvenir!

Giornalista professionista specializzata in giornalismo di viaggio e turismo responsabile. Per approfondire: www.paroleinviaggio.com.

Chiara Meriani

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74 Consapevole

Cosa leggere ...Un’etica della liberazione

André Gorz (1923-2007) è stato uno degli ideatori della rivista Les Temps Modernes e uno dei fondatori del Nouvel Observateur. Pensatore radicale ed ecologista ante litteram, ha prodotto numerosi testi che già negli anni Settanta del Novecento ponevano in forte dubbio il modello consumistico, la crescita illimitata e la centrali-tà del lavoro e del produttivismo.Jaca Book ha tradotto e pubbli-cato una raccolta di suoi saggi pubblicati tra il 1978 e il 2007: si tratta di una feroce teoria cri-tica dei bisogni e di una difesa dell’antilavorismo e della decre-scita. L’induzione dei bisogni da parte dell’industria pubblicitaria ha generato un’umanità che non è più in grado di percepire l’esi-stenza come qualcosa di diverso dall’attività professionale o lavorativa, che svolge in mas-sima parte per garantirsi quegli stessi bisogni indotti.La giustificazione spesso addotta al sistema economico produttivo attuale secondo cui l’industria e il capitale prestano un servizio utile alla società non regge secondo Gorz. Anzi: «è solo nella misura in cui il capitale ha bisogno di consu-matori per i suoi prodotti che la produzione è anche al servizio dei bisogni umani». E non vice-versa. «Questi bisogni, tuttavia,

non sono più bisogni o deside-ri “naturali”, spontaneamente provati, sono bisogni e desideri prodotti in funzione dei bisogni

di redditività del capitale».E per incrementare al massi-mo tale redditività il sistema consumistico ha parcellizzato le esistenze degli individui e distrutto la comunità. Bisogna infatti che il consumo sia indi-vidualizzato e privato per poter essere funzionale in toto al siste-ma consumistico e capitalistico. La disintegrazione dello spazio cittadino ed extraurbano che ne è derivato «continua la disinte-grazione dell’uomo cominciata con la divisione del lavoro in fabbrica. Taglia l’individuo a fettine, taglia il suo tempo, la sua vita, in tranci separati affin-ché ognuno sia un consumatore passivo esposto senza difesa ai mercanti, affinché mai vi venga l’idea che lavoro, cultura, comu-nicazione, piacere, soddisfazio-

ne dei bisogni e vita personale possano e debbano essere una sola e stessa cosa: l’unità di una vita, sostenuta dal tessuto

della comunità». Da questa critica consapevole dell’attuale sfrenato sistema liberistico ecco emergere l’esigenza di un’etica di emancipazione umana, della quale l’ecologia politica è una dimensione essenziale.

Per approfondire

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

André GorzEcologicaJaca Book, 2009

A cura di Valerio Pignatta

Che noi siamo dominati dal nostro lavoro è un’evidenza da centosettanta anni. Ma non lo è il fatto che noi siamo dominati nei nostri bisogni e desideri, nei nostri pensieri e nell’immagine che

abbiamo di noi stessi.André Gorz

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Consapevole 75

Eventi, Corsi, FormazioneOttobre / Dicembre 2010

vEVENTI

CORSI

7 / 8 ottobre Compra verde – Buy Green

CremonaNel quartiere fieristico, anche quest’anno si svolge il forum inter-nazionale degli acquisti verdi con l’intento di promuovere e valoriz-zare politiche, progetti, beni e ser-vizi sostenibili ed ecocompatibili, valutando già prima dell’acquisto il loro impatto ambientale nella produzione, l’utilizzo e lo smal-timento. Prodotti e servizi che toccano ambiti molteplici: cancel-leria, carta, arredamento, edilizia, prodotti tessili, alimenti e servizi di ristorazione, attrezzature elet-triche e informatiche, servizi di gestione, manutenzione e ristrut-turazione degli edifici, servizi urbani e al territorio, gestione dei rifiuti, servizi energetici, trasporti, organizzazione di eventi…Per informazioni: www.forumcompraverde.it.

30 ottobre / 1 novembreFa’ la cosa giusta!

TrentoPrende il via la sesta edizione della fiera trentina del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che si svolge nei padiglioni di Trento Fiere in via Briamasco 2. I punti di forza riconosciuti di “Fa’ la Cosa Giusta! Trento” sono il calore dell’atmosfera che si respira e la costante ricerca di coerenza con i valori di eticità e sobrietà che sono i veri fondamenti della fiera stessa.Per maggiori informazioni: www.trentinoarcobaleno.it.

3 / 6 novembreEcomondo, Rimini

Governare la complessità ambien-tale per rendere i processi e le atti-vità sostenibili, attraverso norme, tecnologie, procedure di controllo semplici ma efficaci. Valorizzare le risorse naturali, il riciclo dei rifiuti e il recupero di materiali ed energia. Questa la mission di Ecomondo, la vetrina di tecnologie, strumen-tazioni scientifiche, progetti dimo-strativi e realtà industriali affermate. Ecomondo conferma la sua lea-dership nel segmento del recupe-ro e riciclo di tutti i materiali e inten-de potenziare le sezioni espositive: ciclo dell’acqua e bonifiche, quali-tà dell’aria, energia da fonti rinno-vabili – con particolare enfasi alla mobilità sostenibile e all’efficienza energetica – e la sezione ‘rischi e sicurezza’. Per informazioni: 0541-744255, [email protected].

10 ottobre Risparmiare energia in casa: soluzioni fai da te

Nella splendida cornice dell’eco-parco di Vezzano, sulle colline di Reggio Emilia, il Movimento della Dercrescita Felice e PAEA orga-nizzano visite guidate e consu-lenze pratiche per mostrare come risparmiare energia a casa nostra. Il corso è completamente gratuito e aperto a tutti. Per maggiori informazioni: [email protected].

16 /17 ottobreFare in casa saponi, creme,

unguenti e lozioni con ingredienti naturali

Organizzato dall’attivissima Scuola di pratiche sostenibili e tenutosi nello splendido scenario della Cascina Santa Brera, il corso mira a insegnare come realizzare creme e saponi fatti a mano, a riconoscere e utilizzare gli ingredienti più natu-rali e a cambiare le nostre abitudini verso uno stile di vita più sano. Prendersi cura di se stessi, a par-tire dai semplici gesti quotidiani, è il primo passo verso uno stile di vita sostenibile e un modo per non continuare a farsi ingannare dalla pubblicità e dalla disinformazione pilotata dagli interessi economici delle grandi aziende. Per info e contatti: 02 9838752.

29/31 ottobreSeminario con Jhon Croft –

Dragon Dreaming Fenegrò (CO)

L’Australiano John Croft, co-fondatore della Gaia Fondation Australia spie-ga il metodo “Dragon Dreaming”, di grande utilità per individui, aziende, gruppi di lavoro e comunità per realiz-zare progetti di qualsiasi tipo. Il semi-nario, organizzato da transition Italia si svolge presso Ecotoys, un’azienda innovativa in ambito della sostenibilità nei dintorni di Como. Per info e contatti: [email protected]; 339-9059542

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76 Consapevole

Rimedi naturali contro le scottature Salve, d’estate la mia pelle tende ad arrossarsi e a scot-tarsi facilmente. Cosa posso usare per le scottature e le ustioni solari? Federica – Milano

Cara Federica, per le scottature puoi utilizzare creme naturali a base di calendula o di aloe vera, che puoi tranquillamente trovare nelle erboristerie. Sia la calendula che l’aloe vera hanno proprietà antiinfiammatorie, antisettiche e cicatrizzanti. Hanno anche un’azione emolliente e rin-frescante sulla pelle. Come rimedio da applicare dopo l’esposizione vanno bene sia in pomata che in gel: entrambi infatti garantiscono il normale riequilibrio della pelle.Romina Rossi

Pannolini lavabiliSono mamma di una bambina di 7 mesi. Nei mesi scorsi, mia figlia ha sviluppato un eritema da pannolino. Ho cambiato diverse marche di pannolini usa e getta, ma ad oggi non ho ancora risolto il problema. Qualche giorno fa una mia amica mi ha parlato dei pannolini lavabili, sono però scettica sul loro utilizzo e soprattutto sulla loro igiene. Potete darmi qualche consiglio?Emma – Rimini

Ciao Emma, negli ultimi tempi sempre più mamme hanno scoperto i benefici del pannolino lavabile in cotone, proprio come facevano le nostre nonne. Oltre a donare maggior senso di freschezza rispetto al pannolino usa e getta e a eliminare il pericolo di irritazioni da pannolino – si calcola che questo tipo di arrossamenti sia dovuto pro-prio alle componenti del pannolino usa e getta, come silicati chimici superassorbenti – i pannolini lavabili costituiscono una buona fonte di risparmio e un aiuto concreto alla sostenibilità ambientale. Sono anche sicu-ri dal punto di vista dell’igiene, poiché quelli in com-mercio, come quelli di Cotonea, in cotone biologico, si possono lavare in lavatrice con temperature fino a 95°, senza lasciare quindi residui nocivi nella biancheria. Puoi acquistarli anche in rete sul nostro sito partner di vendita on-line www.macrolibrarsi.it. Marianna Gualazzi

Moscerini nel compostHo seguito i consigli per fare il compost domestico, ma attorno alla compostiera volano dei moscerini che stan-no diventando sempre più fastidiosi. Come posso fare per risolvere il problema?Gianni – La Spezia

Caro Gianni, la presenza di moscerini nella zona riservata al com-post indica che gli scarti umidi non sono stati ricoperti nel modo giusto.Per eliminarli basta miscelare i rifiuti con scarti secchi. Inserisci alla base del composter uno strato di 20-25 cm di ramaglie sminuzzate. Se il problema dovesse persistere inserisci degli scarti secchi ai rifiuti troppo umidi. Elena Parmiggiani

A tutto barattoDovendo cambiare casa, mi trovo costretta, per man-canza di spazi, a liberarmi di molte cose. Mi dispiace-rebbe però doverle buttare via. Non avendo necessità di vendere i miei oggetti, potete consigliarmi come fare?Michela – Udine

Cara Michela, piuttosto che vendere o buttare le cose che non usi più, perché non barattarle con qualche altro oggetto che ti serve? In questo modo potresti fare shopping a costo zero e divertendoti. Il portale più all’avanguardia e completo sul baratto è zerorelativo.it, di cui anche la nostra rivista ha spesso parlato, che oltre al baratto promuove una vera e propria cultura del riuso e dove potrai inserire i tuoi annunci. Romina Rossi

Botta e rispostaLa rubrica delle lettere

Per condividere con noi le vostre riflessioni,

per avere informazioni e consigli scriveteci a [email protected].

Page 78: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 77

v Cosa facciamoDa anni il Consapevole porta avanti un progetto culturale importante. Autosufficienza, permacultura, decrescita, cultura della transizione, abitudine alle “buone pratiche”, risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti, bioarchitettura e bioedilizia, terapie naturali, genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave che ci guidano nel lavoro quotidiano, la nostra inesauribile fonte di energia.L’approfondimento con cui trattiamo gli argomenti, la ricchezza delle informazioni, lo sguardo rivolto alle novità del panorama internazionale, il contatto diretto con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le persone sono i punti di forza che ci contraddistin-guono dalle altre pubblicazioni periodiche di matrice ecologista presente nel panorama editoriale italiano.

v Il nostro pubblicoUn pubblico sempre più vasto si sta avvicinando ai temi della decresci-ta, dell’autosufficienza e della permacultura, temi che nell’immediato futuro conosceranno un notevole aumento d’interesse anche da parte delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. I singoli individui sensibili al tema ecologico nel senso più ampio del termine; i gruppi come i GAS (gruppi di acquisto solidali) e i RES (reti di economia solidale); le associazioni impegnate nella diffusione di nuove forme di agricoltura (agricoltura sinergica, permacultura, biodinamica); le reti di diffusione della decrescita; i comuni virtuosi; le città in transizione; le imprese completamente rivolte allo sviluppo di economie rispettose dell’ambiente sono il pubblico cui il Consapevole si rivolge in maniera privilegiata.

Scegliendo il Consapevole come partner per la tua pubblicità scegli una realtà vitale, in grande espansione e in continuo miglioramento; un grande pubbli-co attento e ricettivo ad argomenti come la permacultura, l’autosufficienza e l’ecologia; appoggi e sostieni il nostro lavoro di divulgazione culturale.

Il Consapevole si presenta: ecco la nostra carta d’identità!Il Consapevole è una rivista trimestrale a colori e illustrata edita dal Gruppo Edito-riale Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi leader in Italia nei settori delle terapie alternative, dell’alimentazione naturale e nel body mind spirit.Alla rivista cartacea si affianca il visitatissimo sito internet www.ilconsapevole.it con tantissimi iscritti alla newsletter!

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78 Consapevole

Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige

LE LIBRERIEPadova (PD) – Feltrinelli, via S.Francesco, 17Udine (UD) – Moderna, via Cavour, 13 Mestre (VE) – Feltrinelli, p.zza XX ottobreVicenza (VI) – Galla 1880, c.so Palladio, 11

I PUNTI VENDITA Pordenone (PN) – Le Risorgive, piazzale S. Lorenzo, 14; tel. 0434.551424Pordenone (PN) – Gaia, via S. Giuliano, 35; tel. 0434.28043, email: [email protected] (TN) – La Bottega delle Erbe, via Scario, 4; tel. 0462.340318Rovereto (TN) – Cibi Sabi, Piazza D. Chiesa, 15; tel. 0464.434048Santa Croce (TS) – Naturalia, Loc. Santa Croce, 204; tel. 040.220349Pieve di Soligo (TV) – Ariele Pieve, via Aldo Moro, 11; tel. 0438.842675, email: [email protected] (TV) – Erbosanit Erboristeria, Bioalimenti e Sani-tari, piazzale Roma, 61; tel. 0422.832520Udine (UD) – Aurora, via Bersaglio, 7; tel. 0432.26406Udine (UD) – Cebi Centro Ecobiologico, via Tricesimo, 254; tel.0432.547688, email: [email protected] (VI) – Pantheum, via G. Galilei, 2/5D; tel. 0444.965945Lugagnano (VR) – Edicola Libreria Castioni Sergio, via Cao Prà, 28; tel. 045.514268Pescantina (VR) – L’Albero, corso S. Lorenzo, 1/A; tel. 045.6703395, email: [email protected]

Emilia-RomagnaLE LIBRERIEBologna (BO) – Libreria IsotericaBologna (BO) – Feltrinelli, Piazza RavegnanaBologna (BO) – Feltrinelli, Via Dei MilleBologna (BO) – IbisBologna (BO) – Libreria IrnerioBologna (BO) – MelbookImola (BO) – Libreria Palazzo MonsignaniCesena (FC) – Libreria BettiniCesena (FC) – Cappelli LibriCesenatico (FC) – Libri IncontroForlì (FC) – Cappelli MegaFerrara (FE) – FetrinelliFerrara (FE) – MelbookCarpi (MO) – Libreria La FeniceModena (MO) – FeltrinelliModena (MO) – Libreria Nuova TarantolaModena (MO) – Scienza dei MagiSassuolo (MO) – IncontriParma (PR) – FeltrinelliFaenza (RA) – Libreria IncontroRavenna (RA) – Feltrinelli

Ravenna (RA) – Libreria ModernissimaReggio Emilia (RE) – Libreria All’ArcoReggio Emilia (RE) – Associazione MAG 6Reggio Emilia (RE) – Libri e LibriDogana (Repubblica di San Marino) – Isola dei Libri

I PUNTI VENDITA Cesena (FC) – Natura e Vita, via Cavalcavia, 805; tel. 0547.630534, email: [email protected] di Cesenatico (FC) – Lionardo, via dei Tigli, 1/C; tel. 0547.678467, email: [email protected] (FE) – Erboristeria Il Fiordaliso, via Samber-tolo, 17; tel. 0533.81569 Imola (BO) – Germoglio, via della Resistenza, 6/B; tel. 0542.20237Modena (MO) – Terra e Sole, via Albinelli, 13/A; tel. 3281027328Rosola di Zocca (MO) – Campeggio MontequestioloBio Campus, via Monte Questiolo, 184; tel. 059.986800 email: [email protected] Val Tidone (PC) – Edicola tabacchi di Rigoni Paolo, Fraz. Castelnovo Val Tidone, 26; tel. 0523.869007, email: [email protected] (PC) – Scrivani Antonella, via Stradella, 27/A; tel. 0523.480107Piacenza (PC) – L’Albero del Pane, via X Giugno, 80; tel. 0523.334221Lugo (RA) – La Bottega della Natura, vicolo del Teatro, 18; tel. 0545.32490Rimini (RN) – Terra e Sole, via Bramante, 7/A; tel. 0541.783449 [email protected]

Lombardia, Piemonte, Valle d’AostaI PUNTI VENDITA Magenta (MI) – Il Melograno, via Petrarca, 43; tel. 02.9793488Castiglione delle Stiviere (MN) – Mare Nostrum, via Desenzani, 1 – tel. 0376.632554Vedano-Olona (VA) – Studio professionale di Binotto Alberto, via Patrioti, 5; tel. 0322 400071Villar Dora (TO) – Erboristeria le Tre Nature, via Sant’Am-brogio, 94; tel. 011.19837379Tirano (SO) – Karlik, via M. Quadrio, 3; tel. 0342.701529, email: [email protected]

LiguriaLE LIBRERIEGenova (GE) – Assolibro, P.zza J. Da Varagine 10 r Genova (GE) – Synestesia, Via M.. Novaro 2-4-6 r Genova (GE) – Porto Antico, Porto Antico Genova (GE) – Buenos Ayres, C.so Buenos Ayres 5/r Lavagna (GE) – Sambuceti, Via Roma 96-98 r Finale Ligure (SV) – Cento Fiori, Via Ghiglieri 1Mantova (MN) – Libreria Nautilus

Punti Vendita in cui trovi la rivista

Il Consapevole è distribuito per abbonamento, in libreria e in punti vendita selezionati (negozi di alimentazione biologica e naturale,

di arredamento ecologico, erboristerie etc.)

Page 80: Vivi Consapevole n 23

Consapevole 79

Savona (SV) – Leggio, Via Montenotte 34 rSavona (SV) – Moneta, Via Boselli 8 r

I PUNTI VENDITA Sarzana (SP) – Il Raggio Verde, Piazza Matteotti, 36; Tel. 0187 629460

Marche, Abruzzo, UmbriaLE LIBRERIEAncona (AN) – Libreria Fogola, Piazza CavourFalconara (AN) – Tomodoro, Via Flaminia, 557/BSenigallia (AN) – Sapere Ufficio Srl, Via Panierini, 6Serra De’ Conti (AN) – Urluberlù Srl, Via Mannucci, 10Porto San Giorgio (AP) – Don Chisciotte, Viale Cavallot-ti, 145Civitanova Marche (MC) – Ranieri Raniero, Piazza XX Settembre, 22Pescara (PE) – Libreria Naturista, Via Ancona, 66Foligno (PG) – Luna, Via Gramsci, 41 Ponte San Giovanni (PG) – Calzetti e Mariucci Srl, Via della Valtiera, 229/L/PTerni (TR) – Alterocca Snc, Via Cornelio Tacito 29Terni (TR) – Laurentiana Srl. Via Garofoli, 6

I PUNTI VENDITA Spoltore/Villa Raspa (PE) – Biopolis, Via Europa 4/6; tel. 085 4154561

ToscanaLE LIBRERIEArezzo (AR) – Mecenate Edison Bookstore, Via G. Verdi, 22Empoli (FI) – Rinascita, Via Ridolfi, 53Firenze (FI) – Feltrinelli, Via de’ Cerretani, 30/32Livorno (LI) – Gaia Scienza, Via Di Franco, 12 Piombino (LI) – Bancarella, Via Tellini, 21Lucca (LU) – Karma, Corso Garibaldi, 54Massa (MS) – Libri in armonia, Via Angelici, 19Pisa (PI) – Feltrinelli, Corso Italia, 117Prato (PR) – Al Castello, Viale Piave, 12/14Poggibonsi (SI) – Biosfera, Via di Salceto, 85/ASiena (SI) – Feltrinelli, Via Banchi di Sopra, 64/66Siena (SI) – Ticci Via delle Terme 5/7

I PUNTI VENDITA Arezzo (AR) – Sapore di Sole, via Po, 30; tel. 0575.940918, email: [email protected] (FI) – Il filo di paglia, via Empolese, 220/A; tel. 055.8259463, email: [email protected] (FI) – La Tua Erboristeria, via C. Franceschi Ferrucci 12/R; email: [email protected] della Pescaia (GR) – Erboristeria della Ma-remma, via Porto Canale, 9; tel. 0564.934635Grosseto (GR) – Erboristeria Il Cielo Stellato, via Solferi-no, 10; tel. 0564.21304. Email: [email protected] S. Stefano (GR) – C’era una volta, Corso Umberto I, 54; tel. 0564.814038Rosignano Solvay (LI) – Bio Transito, via Catalani, 131; tel. 0586.762952

Vallecchia (LU) – Bioversilia, via Provinciale Vallecchia, 103; tel. 0584.756289 mailto:[email protected] (LU) – Erboristeria La Manna, via A. Fratti, 226; tel. 3471368307, email: [email protected] (PT) – Libreria Orsini, via Fiorentina, 69; tel. 0573. 358604, email:[email protected]

LazioI PUNTI VENDITA Roma – Il Salice, Via Reggio Emilia 61/a; tel. 06 85305174

Campania, Puglia, Basilicata, CalabriaLE LIBRERIEAvellino (AV) – Petrozziello Sas di A. Petroziello e C., Corso V. Emanuele, 214 Ruvo di Puglia (BA) – L’agorà Sas di Bellifemine R.M. e Co., Corso Cavour, 48 Benevento (BN) – Alisei Libri S.r.l., Viale dei Rettori, 73f Benevento (BN) – Natura amica di Masi Sorrentina, Via dei Mulini, 31 Aversa (CE) – Quarto stato di Ernesto Rascato, Via Magenta, 78/80 Maglie (LE) – Universal Service di A.R. D’alba, Via Ospedale, 24 Cicciano (NA) – Canto della terra di S. Carbone,Via S. Anna, 17 Napoli (NA) – La Feltrinelli libri e musica, Via Santa Caterina a Chiaia, 23 Napoli (NA) – Evaluna Sas, Piazza Bellini, 72 – 80138 Salerno (SA) – Ar Libreria, Largo Dogana Regia Salerno (SA) – Arechi Libreria di Maria Giovanna Sini-scalchi, Largo Cassa Vecchia 6 Salerno (SA) – Di.Pr.En. di Citro Oscar, Via P. del Pezzo, 10 Manduria (TA) – L’agorà libreria di Laura Pagano, Via Calvario, 1 Taranto (TA) – Filippi Concetta Libreria, Via Nitti, 8c Taranto (TA) – Dickens Libreria di Giorgi Tonino, Via Mezzetti, 17

I PUNTI VENDITA Salerno (SA) – L’orto biologico, viale Luigi Settembrini 26/36; tel. 086.725296, email: [email protected] de’ Tirreni (SA) – L’Orto Biologico, via V. Veneto, 318; tel. 089.344241, email: [email protected], www.lortobiologico.itSava (TA) – Bottega del Mondo, via Vittorio Emanuele, 68 – tel. 099.9721249, email: [email protected]

SardegnaI PUNTI VENDITA Cagliari (CA) – Ecopharm srl, via Giaime Pintor 17/17A; tel. 070 42437 – email: [email protected] – www.ecopharmsrl.it

Page 81: Vivi Consapevole n 23

80 Consapevole

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