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PARROCCHIA BUON PAST PARROCCHIA BUON PAST PARROCCHIA BUON PASTORE ORE ORE VIALE EINAUDI 2/A, B VIALE EINAUDI 2/A, B VIALE EINAUDI 2/A, BARI ARI ARI www.baribuonpastore.it www.baribuonpastore.it www.baribuonpastore.it NOVEMBRE 2011 NOVEMBRE 2011 NOVEMBRE 2011 1 [email protected] [email protected] [email protected] - Caro sig. Rossi, sei al corrente che il prossi- mo 20 novembre, festa liturgica di Cristo Re, la nostra parrocchia celebrerà due eventi particolarmente belli: compirà i suoi primi 35 anni di vita e concluderà la Santa Visita Pastorale, cioè la visita solenne che l‘Arci- vescovo fa a tutte le par- rocchie della diocesi? E sai anche – ciliegina sulla torta – che proprio chi fu 35 anni fa il ―parroco fondatore‖, «don Franco» Cacucci, ri- torna oggi tra noi in veste di Arcivescovo? Sig. Rossi: Io ricordo che l’edifi- cio esisteva già una cinquantina di anni fa… - Fino a quel fatidico giorno della nascita, però, era tutto Seminario: la nostra aula liturgica, ad esempio, era la ―cappella grande‖, laddove io stesso – del tutto ignaro degli sviluppi fu- turi! – in veste di educatore non poche volte avevo celebrato Messa alle ore 11, a benefi- cio degli abitanti del territorio. Nel 1976 l‘al- lora Arcivescovo Mons. Alberto Anastasio Bal- lestrero ritenne opportuno ‗fondare‘ una nuova parrocchia e, a questo scopo, scorporò dall‘edificio/suolo del Seminario una parte da destinare alla nuova realtà pastorale. Su- perfluo ricordare qui il mio ‗tifo‘ per la neo- nata comunità, comunità così baldanzosa nel mettere i suoi primi passetti di vita. A «don Franco», coadiuvato da don Vito Manchisi – diacono e poi sacerdote (ordinato proprio nella nostra parrocchia il 28 gennaio 1978) – e dal più che ottuagenario don Rodolfo Sirto- ri, successe in veste di parroco l‘«ecumenico» don Angelo Romita, a sua vol- ta collaborato prima da don Franco Conte, quindi da don Paolo Bux; infine la Provviden- za – che mai lascia un gregge senza il pastore - l‘8 settembre di quindi- ci anni fa inviò il sotto- scritto (qui trovai l‘inos- sidabile don Michele Da- miani, che è ancora vali- damente sulla breccia). Sig. Rossi: Grazie per la con- cisa lezione di storia e geo- grafia, ma sapresti spiegarmi perché si celebrano gli anni- versari? - Per il semplice motivo che non si debbono la- sciar cadere sotto silen- zio le date rotonde, si- gnificative della propria vita: evidentemente ogni giorno è buono per celebrare la vita, ma alcuni giorni ti ‗costringono‘ a farlo in maniera specialissi- ma: si può non ‗ricordare‘, ad esempio, il (Continua a pagina 2) SOMMARIO Buon compleanno e buona Visita Pastorale, Parr. Buon Pastore! pp. 1-2 I primi “vagiti” della nostra parrocchia pp. 3-4 La vacanza parrocchiale dove il “bel sì suona” pp. 5-6 Dall’Argentina con amore p. 6 Una storia che continua... p. 7 Parrocchia e territorio, mai l’una senza l’altro pp. 8-9 Programma della Visita Pastorale p. 10 Buon compleanno e buona Visita Pastorale, Buon compleanno e buona Visita Pastorale, Parrocchia Buon Pastore! Parrocchia Buon Pastore! Speciale Visita Pastorale nel 35° della Parrocchia

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Page 1: vocenelven@yahoo.it Buon compleanno e buona Visita … · PARROCCHIA BUON PASTOREORE VIALE EINAUDI 2/A, BARIARI orale NOVEMBRE 2011 1 vocenelven@yahoo.it - Caro sig. Rossi, sei al

PARROCCHIA BUON PASTPARROCCHIA BUON PASTPARROCCHIA BUON PASTOREOREORE VIALE EINAUDI 2/A, BVIALE EINAUDI 2/A, BVIALE EINAUDI 2/A, BARIARIARI www.baribuonpastore.itwww.baribuonpastore.itwww.baribuonpastore.it NOVEMBRE 2011NOVEMBRE 2011NOVEMBRE 2011

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[email protected]@[email protected]

- Caro sig. Rossi, sei al corrente che il prossi-mo 20 novembre, festa liturgica di Cristo Re, la nostra parrocchia celebrerà due eventi particolarmente belli: compirà i suoi primi 35 anni di vita e concluderà la Santa Visita Pastorale, cioè la visita solenne che l‘Arci-vescovo fa a tutte le par-rocchie della diocesi? E sai anche – ciliegina sulla torta – che proprio chi fu 35 anni fa il ―parroco fondatore‖, «don Franco» Cacucci, ri-torna oggi tra noi in veste di Arcivescovo? Sig. Rossi: Io ricordo che l’edifi-

cio esisteva già una cinquantina

di anni fa…

- Fino a quel fatidico giorno della nascita, però, era tutto Seminario: la nostra aula liturgica, ad esempio, era la ―cappella grande‖, laddove io stesso – del tutto ignaro degli sviluppi fu-turi! – in veste di educatore non poche volte avevo celebrato Messa alle ore 11, a benefi-cio degli abitanti del territorio. Nel 1976 l‘al-lora Arcivescovo Mons. Alberto Anastasio Bal-lestrero ritenne opportuno ‗fondare‘ una nuova parrocchia e, a questo scopo, scorporò dall‘edificio/suolo del Seminario una parte da destinare alla nuova realtà pastorale. Su-perfluo ricordare qui il mio ‗tifo‘ per la neo-nata comunità, comunità così baldanzosa nel mettere i suoi primi passetti di vita. A «don Franco», coadiuvato da don Vito Manchisi – diacono e poi sacerdote (ordinato proprio nella nostra parrocchia il 28 gennaio 1978) – e dal più che ottuagenario don Rodolfo Sirto-ri, successe in veste di parroco

l‘«ecumenico» don Angelo Romita, a sua vol-ta collaborato prima da don Franco Conte, quindi da don Paolo Bux; infine la Provviden-za – che mai lascia un gregge senza il pastore

- l‘8 settembre di quindi-ci anni fa inviò il sotto-scritto (qui trovai l‘inos-sidabile don Michele Da-miani, che è ancora vali-damente sulla breccia). Sig. Rossi: Grazie per la con-

cisa lezione di storia e geo-

grafia, ma sapresti spiegarmi

perché si celebrano gli anni-

versari?

- Per il semplice motivo che non si debbono la-sciar cadere sotto silen-zio le date rotonde, si-gnificative della propria

vita: evidentemente ogni giorno è buono per celebrare la vita, ma alcuni giorni ti ‗costringono‘ a farlo in maniera specialissi-ma: si può non ‗ricordare‘, ad esempio, il

(Continua a pagina 2)

SOMMARIO

Buon compleanno e buona Visita

Pastorale, Parr. Buon Pastore! pp. 1-2

I primi “vagiti” della

nostra parrocchia pp. 3-4

La vacanza parrocchiale dove

il “bel sì suona” pp. 5-6

Dall’Argentina con amore p. 6

Una storia che continua... p. 7

Parrocchia e territorio,

mai l’una senza l’altro pp. 8-9

Programma della Visita Pastorale p. 10

Buon compleanno e buona Visita Pastorale,Buon compleanno e buona Visita Pastorale,

Parrocchia Buon Pastore!Parrocchia Buon Pastore!

Speciale

Visita Pasto

rale

nel 35° d

ella Parroc

chia

Page 2: vocenelven@yahoo.it Buon compleanno e buona Visita … · PARROCCHIA BUON PASTOREORE VIALE EINAUDI 2/A, BARIARI orale NOVEMBRE 2011 1 vocenelven@yahoo.it - Caro sig. Rossi, sei al

giorno del compleanno, dell‘anniversario di matrimonio, di laurea, ecc.? Sig. Rossi: ’Ricordare’, che cosa significa?

- Questa parola ha un‘etimologia stupenda, viene dal latino ‗re – cor – dari‘, cioè ―dare un posto nel cuore‖. Mi stai capendo, sig. Rossi? Per restare nell‘ambito del complean-no, non ti pare che il meglio che si possa fare da parte della persona interessata sia quello di compiere gli «ESERCIZI DI BUON COM-PLEANNO»? Il primo ‗esercizio‘, naturalmen-te, è quello di ‗fare spazio nel cuore‘ allo stupore di esistere: ―Perché son vivo? Che miracolo è questo?‖ [Suggerisco, al riguardo, di baciarti furtivamente le mani]. Il secondo ‗esercizio‘ è quello di scorgere su di sé la Firma del Creatore: ―E‘ anzitutto Tua, o Dio, la… colpa del mio esiste-re!‖ [Suggerisco di inviare un grosso bacio all‘insù]. Contem-poraneamente non si può non scorgere nel cuore anche i vol-ti di mamma e papà: ―Anche voi, misteriosamente, miei ‗creatori‘!‖ [Qui non suggeri-sco nulla: ognuno sa cosa fare al riguardo]. Ma non finisce qui l‘esercizio, perché in un compleanno sono coinvolte tantissime persone, vale a dire tutti i parenti, gli amici ed i compagni dell‘esistenza. Quel giorno essi dovrebbero dire – non necessariamente a paro-le… – ―Oh, che bellezza che tu esisti! È proprio un dono gran-de per me averti incontrato, come sarebbe insopportabil-mente più povera la mia vita senza di te!‖. Sig: Rossi: Capisco quanto hai detto, ma – scusami –

questo vale per le persone; le comunità perché do-

vrebbero celebrare il compleanno?

- Perché anche ogni comunità ha la sua data di nascita, la sua storia, tutto un complesso di esperienze, di ferite e di gioie. La grazia propria di un compleanno parrocchiale è quella di crescere nel sentirsi un‘UNICA GRANDE FAMIGLIA DI DIO, dai più piccoli ai più anziani, passando per i ragazzi, i giovani, gli adulti, gli ammalati, i ricchi e i poveri, ecc. (nessuno, infatti, è escluso dal raggio d‘amore del Cuore di Dio). Si tratta, in altri termini, di concretamente condividere le gioie e le speranze, i successi e le difficoltà della vita di ogni giorno (Concilio Vaticano II,

Gaudium et Spes, 1,1). Infatti, questo e non altro è una comunità parrocchiale e dovremmo tutti, specie nel giorno della festa annuale, provare un brivido di fierezza e di gioia per la grande fortuna di farne parte; specie noi comunità che non porta il nome di un qualunque santo, seppur prestigioso, ma addirittura quello del ―Buon Pastore‖ Gesù, il Figlio unigenito di Dio. Sig. Rossi: Ma questo benedetto complean-no non comporta anche qualche risvolto di responsabilità? - Sig. Rossi, hai fatto una osservazione vera-mente acuta. Perché una comunità matura, così come ogni persona matura, sa bene che i doni di Dio, anche i più grandi, è possibile, purtroppo, sciuparli. È doveroso, allora, che anche come comunità ci mettiamo una mano

sulla coscienza e ci chiediamo onestamente: ―E‘ contento Dio dei nostri anni che passa-no? Come possiamo gestirli meglio da oggi in poi?‖. Chie-diamoci anche, alla luce della massima ―Occorrono radici per volare ed ali per affonda-re radici‖: ―Come sono oggi le nostre ali? Come sono oggi le nostre radici?‖, cioè qual è il nostro rapporto con le origi-ni della parrocchia e con il suo futuro (senza trascurare il presente, naturalmente…)? Viviamo forse… col torcicollo nella nostalgia delle origini, percepite come una favolosa età dell‘oro? Viviamo forse intrappolati dal ―sogno pio‖ (Bonhoeffer) di una co-munità ideale, che natural-

mente non esiste (e non può esistere) e, per questo, non ci sporchiamo le mani nel con-creto presente parrocchiale? Sig. Rossi: E il Vescovo verrà solo per festeggiare que-

sto compleanno?

- Niente affatto. Finora ho illustrato la felice coincidenza della Visita con il compleanno, ma già la Visita di per sé è qualcosa di im-mensamente ricco e significativo. Questo aspetto, come tu ben ricordi sig. Rossi, lo abbiamo sviluppato nella nostra precedente chiacchierata (vedi Voce nel Vento di otto-bre). Ad ogni buon conto, contempla l‘imma-gine qui accanto. Non ti resta, Sig. Rossi, che ―abbigliarti il cuore‖ (Il Piccolo Principe)…

Don Vittorio Borracci, il vostro 3° parroco

(Continua da pagina 1) 2

Tramite il Vescovo, a ciascuno giunge

la carezza del Buon Pastore

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L a vecchiaia non è la cenerentola della

vita. La vecchiaia è una grande ricchez-

za a disposizione di tutti. Il fatto che sul tet-

to della casa sia caduta della neve, non vuol

dire che dentro non vi sia il fuoco. Anzi, più

neve vi è, e più il caminetto resta acceso:

più capelli bianchi vi sono, più vi può essere

calore e ardore.

Qualcuno, ritenendomi un po‘ il vecchietto

della Parrocchia, per il fatto di averla vista

nascere e crescere, mi ha chiesto di mettersi

accanto a me, vicino al caminetto, desidero-

so di conoscere i primi ―vagiti‖ della nostra

Comunità.

Con gioia ho cominciato a raccontare. Dice

un saggio proverbio africano: quando la me-

moria va a raccogliere i rami secchi torna

con il fascio di legna che preferisce. Per dire

che nel passato si pescano solo le sensazioni,

i sentimenti, le

cose, che più ci

hanno impressio-

nato; e, comun-

que, con l‘avver-

tenza che si può

richiamare l‘imma-

gine della rosa ma

non evocarne il

suo profumo.

Cominciamo! Il

primo parroco del

Buon Pastore è

stato Don Franco

Cacucci, l‘attuale

Arcivescovo; egli, come padre saggio, virtuo-

so, pieno di amore fatto di tenerezza, dedi-

zione, fermezza, ha avviato la vita della no-

stra parrocchia tenendo ben presente le con-

clusioni del Concilio Vaticano II, terminato

qualche anno prima. La Messa di inaugura-

zione è stata presieduta dall‘Arcivescovo

Mons. Ballestrero e concelebrata dal parroco

e da altri sacerdoti. Nella domenica succes-

siva Don Franco invitò i fedeli più disponibili

a dare una mano nella parrocchia appena

nata. Qualche giorno dopo si ritrovarono

nell‘ufficio parrocchiale ben 22 persone.

Concordemente, vennero suddivisi i vari

compiti: chi si sarebbe dedicato al catechi-

smo dei fanciulli, chi alla preparazione dei

nubendi, chi ai battesimi, chi alla liturgia,

chi al coro, chi al servizio della carità, chi

all‘aspetto economico, ecc. Ricordo qualche

nome: Bellini, Fiorillo, Latronico, Santilli,

Vessia, Forte, Marella, Angiuli, Gissi, ecc.

La prima fondamentale iniziativa parrocchia-

le è stata la catechesi liturgica per adulti e

giovani insieme, tenuta il sabato. Era l‘in-

contro durante il quale, in un clima di pre-

ghiera e di ascolto della Parola di Dio, la co-

munità considerava la sua vita e la sua mis-

sione alla luce della celebrazione eucaristica

domenicale. A questa si sono aggiunte le co-

siddette catechesi sistematiche per adulti e

per giovani su testi conciliari o altri docu-

menti, che si tenevano in un altro giorno

della settimana.

Se uno cerca, ancora oggi, la cassetta per le

offerte nella nostra chiesa, non la troverà.

Dovrà pensare di donare diversamente! Du-

rante le celebra-

zioni per Matrimo-

ni, Cresime, Prime

Comunioni, Fune-

rali, non si faceva

la questua per non

legarla in alcun

modo ai sacramen-

ti. Però, sin dall‘i-

nizio è stato crea-

to il sistema di

contribuzione eco-

nomica delle quo-

te mensili; in veri-

tà con larga ade-

sione dei fedeli.

Continuo nei ricordi così come mi vengono in

mente. Un grande collaboratore del parroco

è stato il mai dimenticato Don Vito Manchisi,

prima come diacono e, successivamente, co-

me vice parroco; la sua ordinazione avvenne

nella nostra chiesa in un clima indimentica-

bile, festoso, commovente e con la parteci-

pazione di tantissimi fedeli. Egli si è ―speso‖

in particolare con i giovani. La sua famiglia-

rità la viveva specialmente in cortile. Sapeva

bene ―che senza famigliarità non si dimostra

l‘amore e senza questa dimostrazione non vi

può essere confidenza‖ (Don Bosco). La mol-

titudine e l‘entusiasmo dei giovani era l‘e-

spressione della freschezza evangelica della

(Continua a pagina 4)

I primi “vagiti” della nostra parrocchiaI primi “vagiti” della nostra parrocchia

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nostra comunità. Come si possono scordare i

campi-scuola autogestiti e organizzati alla

perfezione da Don Vito? Ogni anno, dopo

avere strategicamente studiato le località

più amene ed economiche, don Vito, in pan-

taloncini e berretto, partiva verso la località

prescelta alla testa di un corteo di macchine

piene di giovani, vettovaglie e… cazzarole. I

giovani erano carichi di entusiasmo, l‘amici-

zia si rafforzava e qualche volta nascevano

amori e, perfino, matrimoni.

Anche gli adulti con famiglia cominciarono a

fare viaggi ―spirituali‖ e di svago durante

l‘estate. Il primo fu alla Madonna della Stel-

la di Assisi tenuto dai padri Passionisti.

L‘incontro liturgico del sabato costituiva

l‘occasione per prendere decisioni in manie-

ra assembleare circa la vita della parrocchia.

Questa circostanza ha fatto ritardare la co-

stituzione del Consiglio Pastorale Parrocchia-

le.

Ricordo che alla pre-

parazione al battesi-

mo ed al matrimonio

venivano riservati

alcuni mesi, proprio

per meglio capire

l‘importanza del sa-

cramento e creare

un clima di amicizia

nella parrocchia. In

quel periodo è stato

sperimentato e con-

tinuato il catechismo

in contemporanea ai

ragazzi ed ai genitori

sugli stessi argomen-

ti trattati.

Nasce l‘A.C.R. guidata da Don Vito dopo aver

bene istruito gli educatori.

Non è mai esistita la Messa del fanciullo ma

quella della famiglia: mamma, papà e figli

insieme alla Santa Messa.

Sin dall‘inizio sorgono tante iniziative carita-

tive e di volontariato, con particolare atten-

zione ai poveri, agli immigrati e alla dona-

zione del sangue (Fratres). Una volta Don

Franco chiese delle valigette oftalmiche per

le missioni e per i ciechi di Bari; molti artisti

si resero disponibili a vendere le loro opere e

destinare il ricavato a tale scopo.

In quegli anni settanta si iniziò a parlare in

Diocesi di Ministeri e la nostra Comunità fu

tra le prime ad approfondire questo

argomento e ad inviare ben tre perso-

ne al corso di Lettorato.

Un‘altra cosa che ricordo con nostalgia sono

state le assemblee annuali dove si discuteva

dei problemi e dei progetti della Parrocchia.

Erano tenute in luoghi significativi ma sem-

pre distanti. La partecipazione, anche di in-

tere famiglie, era attenta e fervorosa in un

clima di festa e di cordiale amicizia.

Una delle prime opere realizzate è stato il

rifacimento della pavimentazione nel cortile

per rendere più sicuri i passi di chi voleva

―immergersi‖ nel luogo sacro.

Inoltre, ai primi ―vagiti‖ della nuova parroc-

chia si intrapresero alcune altre iniziative…

ma, a questo punto, mi sono interrotto per-

ché ho visto il mio ascoltatore socchiudere

gli occhi.

La nostra Comunità è stata sin dall‘inizio

grande dispensatrice di speranza nel territo-

rio e continua a ripe-

tere con Don Tonino

Bello: ―Coraggio,

gente non ti depri-

mere. Se ti deprime

il buio della notte

che non termina

mai… non perderti

d‘animo perché non

è detta l‘ultima pa-

rola. Alzati e cammi-

na con noi!‖.

Il vero valore del ri-

cordo sta in questo:

ci fa capire che nulla

è mai passato e che

non vengono cancellate le orme degli uomini

che hanno ―zappato‖ in questa vigna del Si-

gnore.

Da quella storia iniziale viene voglia di farci

tanti auguri: impegniamoci, facciamo volon-

tariato, innamoriamoci della città, incorag-

giamo gli sforzi degli uomini di buona volon-

tà ma, soprattutto, amiamo Gesù Cristo.

―Damose da fa‘‖ disse una volta Giovanni

Paolo II. Questa esortazione vogliamo racco-

gliere oggi mettendoci alla sequela di Gesù,

Maestro artigiano che ci insegna ―il mestie-

re‖ di costruire la gioia vera.

Alfredo Zippari

(Continua da pagina 3) 4

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N on per niente il Manzoni si recò in To-

scana e soggiornò un bel po‘ a Firenze

―per sciacquare i panni in Arno‖ e migliorare

così l‘esposizione del suo celebre romanzo.

La Toscana: quella bella regione anche ricca

di ulivi, le cui cime svariano ad ogni alito di

vento e ti sembrano d‘argento. Il 24 agosto

un pullman dal ―Buon Pastore‖ ci portava

all‘abazia di Monte Oliveto maggiore per es-

sere ospitati nella foresteria e di là muoverci

nei dintorni. Il paesaggio però, contraria-

mente a quanto sopra, non è allettante per-

ché, anche se ad una certa distanza, l‘aba-

zia è circondata dalle ―crete senesi‖, colline

argillose che gli agenti

atmosferici scavano co-

me grandi ferite: i

―calanchi‖.

Ma chi erano quel grup-

petto di giovani che con

un piccolo fagotto di

roba personale e qual-

che attrezzo per mura-

tura uscivano di buon

mattino con passo ala-

cre e gioioso dalla porta

della città e si dirigeva-

no verso sud-est? I rari

passanti riconoscono un

Tolomei Giovanni che,

con i compagni si dirige

verso Acona, il deserto

di Acona, accessibile solo da un lato, perché

dall‘altro ci sono le deprimenti crete. Era

un‘eredità di Giovanni ricevuta dal padre

anni prima. Il santo nasce in una bella gior-

nata, il 10 maggio del 1272. È il terzo ma-

schio: un giubilo per il padre ―Mimo Tolo-

mei‖, perché la discendenza è assicurata,

anzi potenziata per una famiglia di mercanti

e potenti banchieri. Ma il Signore della Sto-

ria aveva un progetto per quel bambino che,

nel tempo, avrebbe lavorato per la realizza-

zione del Regno di Dio! Le cronache non ci

dicono molto, ma Giovanni avrà certamente

partecipato alla vita della sua città secondo

l‘importanza della sua famiglia. Siena è pre-

valentemente guelfa, ma non mancano i ghi-

bellini e si combattono tra loro con imbosca-

te e sangue e lutti senza esclusione di colpi.

Nella vicina Firenze la situazione è ancora

più spietata, più accanita. A Siena, però, c‘è

da sempre un‘aura religiosa sensibile, con

una particolare devozione alla Vergine Ma-

ria. Sarà stato questo contrasto a determina-

re in quei giovani il desiderio di allontanarsi

con animo pieno di speranza per una vita di

solitudine e di preghiera? Forse. Certo è che,

nella vita dell‘uomo, può ad un certo punto

verificarsi un ―quid‖ imponderabile, miste-

rioso, che fa parte di un percorso addirittura

inconscio, che porta poi ad una scelta. E così

Giovanni Tolomei si

chiamerà Benedetto e

sarà il fondatore di

quell‘abazia e sarà san-

to! E quella Siena lascia-

tasi alle spalle da quel

gruppo di giovani dal

1730 è luogo di un singo-

lare ―miracolo eucaristi-

co‖: tante ostie consa-

crate e incorrotte che

mani sacrileghe avevano

trafugato, attratte dalla

preziosità della pisside,

furono ritrovate tre

giorni dopo in una cas-

setta per le elemosine

nella Chiesa Collegiata

di S. Maria di Provenzano. Ed il beato indi-

menticabile Giovanni Paolo II, in adorazione

davanti ad esse, esclamò: ―È la Presen-

za‖ (Siena 1980).

Poi la comitiva prosegue secondo il percorso

stabilito: Arezzo, Pisa con i loro singolari

monumenti, e con Firenze, ultima tappa. E

intanto, Don Vittorio ci faceva da guida, illu-

strandoci con pazienza e puntualità tutte

quelle magnifiche opere d‘arte di quelle cit-

tà: non è un mistero, infatti, a suo onore e

merito, il suo gusto per la letteratura, l‘arte

e la poesia. Ottima l‘organizzazione affidata

al diacono Bruno Ressa che, col suo bel fare,

tra serio e faceto, faceto e serio, si è mo-(Continua a pagina 6)

5

La vacanza parrocchiale dove il “bel sì suona” (Dante, Inferno,XXXIII, 80)

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strato maestro nello smussare gli an-

goli: non da meno la consorte sempre

disponibile e gioviale. Anche altri

diaconi hanno partecipato mostrando

collaborazione e simpatia. Poi final-

mente Firenze, la bella, la dotta con

quella chiesa unica ―Santa Croce‖

che riunisce ―l‘urne dei forti‖, che,

―a egregie cose il forte animo accen-

dono … e bella e santa fanno al pere-

grin la terra che le ricetta‖. Siamo in

tema in questo mese che scorre da-

vanti a noi! Il culto dei morti è sacro

dagli albori dell‘umanità: ―Deorum

manium, iura sancta sunto‖ (XII tavo-

la dei Decumviri, 451 a.C.), ―I diritti

degli estinti siano sacri‖. Il trascura-

re questo culto è segno di miseria

spirituale e di decadenza nei popoli.

Le tombe dei ―Grandi‖ saranno sem-

pre esempio, monito per le genera-

zioni future come l‘eroismo dei com-

battenti di Maratona, e, se anche

tutto dovesse scomparire per le uma-

ne vicende e l‘insulto del tempo, se

ne approprieranno sempre la leggen-

da e la poesia e le tramanderanno

con l‘armonia che ―vince di mille se-

coli il silenzio‖. Questo il canto del

Foscolo nella lirica ―Dei Sepolcri‖.

Questa la cronaca di una vacanza vis-

suta con semplicità e simpatia. Le

ore notturne vegliate dai cipressi in-

credibilmente maestosi (circondano

tutta l‘abazia) quasi ―giganti giovi-

netti‖ (dal Carducci, ―Davanti San

Guido‖), sotto un cielo incredibil-

mente ricco di stelle, quelle ore di

pace, rimarranno sempre nel mio

cuore con tanta nostalgia. Sono quel-

le situazioni in cui il piccolo essere,

particolare, contingente, caduco, si

interroga con quelle domande del

―Canto notturno di un pastore erran-

te dell‘Asia‖ (Leopardi). È sete di

conoscenza e di infinito. Di senso, di

Dio. La bellezza dell‘universo desta

incanto, stupore ed alla fine quelle

domande si dissolvono in un silenzio-

so canto del cuore che è preghiera

ed amore alla Bellezza infinita.

Ester Catucci senior

(Continua da pagina 5) 6 Dall’Argentina con amore

La vacanza in Monte Oliveto non ci ha regalato solo bellezza per la vista, diletto alla mente, profondità del cuore ma anche (soprattutto?) condivisione di Poesia che, di tutto, è espressione e sintesi. Perciò con gioia pubblichiamo i versi di Tonia Zotta e la rin-graziamo, unitamente a suo fratello Silvio Lucero la cui nota "biografica" è essenziale per cogliere com-piutamente il detto e il non detto del componimento poetico e porta essa stessa il profumo dell'amore fa-miliare che sfida tempo e confini. □

Nota biografica. Prisca è lo pseudonimo di Antonia Zotta, nata a Bari il 29 dicembre 1930. All‘età di due anni con la famiglia si trasferì a Forenza, in Lucania, dove ha vissuto fino a settembre del 1948. Quindi emigrò in Argentina, dove vive tuttora. Ma non ha mai dimenticato l‘Italia e neppure il piccolo paese lucano in cui ha trascorso il tempo felice – come lei ripete spesso – della sua infanzia e della sua adolescenza, il bel tempo in cui sognava di diventare ballerina o attrice di teatro. Di quella aspirazione artistica, che purtroppo non avrebbe realizzato, diede allora una prova ammirevo-le in una recita teatrale conclusa tra gli applausi scroscianti del pubbli-co: aveva interpretato la parte di una intrigante, perfida, burlona e avvi-nazzata megera dell‘antica Roma, di nome Prisca. Da cui lo pseudonimo, appunto. Nella vita ha fatto tutt‘altro, in particolare la brava madre di famiglia. Però, alla vocazione adolescenziale, di tanto in tanto e special-mente per animare una festa o una ricorrenza familiare, ha dedicato qualche spettacolo a sfondo comico, di cui è stata regista ed unica attri-ce. Finché un giorno di molti anni fa gli spettacoli improvvisati ed episo-dici non sono più bastati a contenere il suo innato ardore creativo. Dal profondo della sua ricca e vivace vita interiore emersero ricordi, senti-menti ed emozioni che, con gentile ma irresistibile prepotenza, le chie-sero di dar loro la voce delle parole scritte e il ritmo dei versi. Prisca cercò di non cedere alle loro pretese; si schermì dicendo di sentirsi in-colta e di non avere la padronanza necessaria sia della lingua italiana che di quella spagnola. Ma questa lingua rispose pronta e spontanea al suo dilemma e fece sbocciare l‘incanto, offrendo a Prisca la voce e i ritmi delle parole più adatte ad esprimere i suoi sentimenti. Da allora un verso ne ha chiamato un altro, un componimento un altro componimen-to. Ed oggi le poesie di Prisca sono diventate tantissime.

Otoño Esta mañana, ¡que mañana!, calma y serena de paz y de gloria de descanso y olvido. A ti me entrego como la savia de mi vid con ella, aletargada y vencida. Con el cantar de los pájaros tú me llevas, me llevas a la paz y al olvido. Con las primeras hojas caídas un clavel del aire y su tallo florido. Otoño, olvido. Prisca, 28 marzo 1994

Autunno Che mattino, questo mattino! Calmo, sereno, mattino di pace e di gloria, di quiete e di oblìo. Mi disciolgo in te come la linfa della mia vite in lei, abbandonata nel letargo e vinta. Con il cinguettìo dei passeri tu mi sollevi, tu mi porti lieve verso la quiete e l'oblìo. Con le prime foglie cadute è caduta anche l'ultima illusione col suo stelo fiorito. Autunno, l'oblìo. Traduzione di Silvio Lucero

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L ‘Azione Cattolica nasce circa un anno

dopo la costituzione della parrocchia

del Buon Pastore. La scelta di associarsi (e

anche di non farlo) fu operata al termine di

un non breve periodo di riflessione sul testo

dell‘Arcivescovo di Bari A. A. Ballestrero ―La

vocazione all‘Azione Cattolica‖. Fu un tem-

po ricco di preghiera, di riflessione e con-

fronto tra gli adulti e tra i giovani.

I temi della vocazione cristocentrica ed ec-

clesiocentrica dell‘A.C. e quelli della laicità

di tale vocazione associativa penetrarono nel

cuore di numerosi adul-

ti e giovani, i quali si

appassionarono nella

consapevolezza di esse-

re chiamati a vivere la

propria laicità in modo

associato, esplicito e

permanente dentro la

Chiesa e nel Mondo.

«L‘A.C. si deve rendere

conto – e se ne rende

conto – che è in cammi-

no con la Chiesa in

cammino; è in cammino

con la fede, è in cam-

mino con la speranza, è

in cammino con la carità.» (Ballestrero)

Per tutti noi ne derivò una stagione intensa

di partecipazione e impegno sia nella comu-

nità parrocchiale sia nell‘A.C. diocesana e

nazionale.

Scelgo di ricordare solo due di noi: fratelli

che nell‘abbraccio del Padre continuano a

camminare accanto a noi guidandoci dal Cie-

lo. Aldo Forte, saggio e paziente presidente

parrocchiale e amministratore dell‘A.C. dio-

cesana negli anni ‘80. Tommaso Fersini, ap-

prezzato consigliere e componente dell‘os-

servatorio socio-politico a livello diocesano,

fino a qualche mese fa nostro carissimo pre-

sidente parrocchiale.

Sul loro esempio in tanti abbiamo profuso il

nostro impegno nella vita dei Settori Adulti,

Giovani e nell‘A.C. Ragazzi sia in parrocchia

sia nella diocesi. In cammino con e nella

Chiesa. Laici di A.C. chiamati ed impegnati a

fare orizzonte tra la Chiesa e gli Uomini,

ponti che portano nella Chiesa la vita del

Mondo e nel Mondo la speranza del Vangelo.

Anche se come singoli a volte non siamo visi-

bilmente presenti nella vita comunitaria,

come Associazione parrocchiale abbiamo ac-

compagnato e servito la comunità – e conti-

nuiamo a farlo - con l‘impegno nella forma-

zione di ragazzi, giovani e adulti, nell‘ani-

mazione socio-culturale e nella solidarietà.

Dalla catechesi sacramentale all‘ACR, dagli

incontri socio-politici a quelli formativi della

domenica sui testi

dell‘A.C., tante volte

adottati e condivisi da

interi gruppi di giovanis-

simi, giovani e adulti.

D‘altronde, anche la

vita dei sacerdoti che

hanno guidato e guida-

no la parrocchia del

Buon Pastore è legata

all‘Azione Cattolica:

don Vittorio Borracci

prima e poi Mons. Fran-

cesco Cacucci sono stati

Assistenti Diocesani;

don Vito Manchisi, no-

stro primo vice parroco, è stato a lungo im-

pegnato nell‘ACR diocesana.

Sono trascorsi più di trenta anni. Le storie

personali e quelle collettive, locali e nazio-

nali, hanno attraversato trasformazioni pro-

fonde. La Chiesa e l‘Azione Cattolica hanno

vissuto stagioni a volte più a volte meno lu-

minose. Per noi laici di A.C. restano accese

due sorgenti di luce, di vita e di storia. La

Parola di Dio e quella della Chiesa. La prima

esigente e sempre feconda. La seconda se-

gnata in modo speciale dalla luce del Conci-

lio Vaticano II; oggi non sempre ben ricono-

sciuta né incarnata in pienezza. Ma proprio

per questo da ravvivare. Infatti, agli inizi

della nostra vita comunitaria fu fatta la scel-

ta di essere una parrocchia e un‘associazio-

ne di A.C. tutta conciliare.

Gina Cavone

7 Una storia che continua…

L’Azione Cattolica nella parrocchia del Buon Pastore

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L a casa, il quartiere, la città non sono solo entità materiali. Raccontano il passato,

rivelano il presente, portano o dovrebbero portare in sé progetti per le generazioni futu-re. Per viverle, oltre che abitarle, occorre conoscerle: spolverare dall‘abitudine quei muri che i nostri occhi ogni giorno sfiorano distrattamente, provare ad immaginare chi li ha pensati e chi li abiterà in futuro perché sia significativo l‘esservi ―cittadino cristia-no‖. Prendiamo ad esempio il nostro territo-rio parrocchiale, concentrato sulle dorsali di via Alcide De Gasperi e viale della Costituen-te. Non passiamo sempre distratti davanti all‘edicola votiva detta ―Padre Eterno‖ al n° 272 di via Alcide De Gasperi? Eppure quella icona, a parte il suo valore di bene culturale, ci ricorda che il Padre Eterno da lì ha bene-detto un tempo tutte le Pasquette (uascezze) dei Baresi che vi si recavano dal centro urba-no per la gita fuori porta; oggi guarda ancora dall‘alto e benedice il semplice passante co-me colui o colei che cura fiori e accende ceri con devozione quotidiana e tutti quei ragazzi che scrivono, disegnano, a volte malamente imbrattano muri ovunque, ma non quello che ospita la Sua nicchia. Poche centinaia di me-tri più in là un altro ―piccolo‖ tesoro della memoria collettiva: la freccia tracciata sul muro con la scritta ―R - via Podgora 41‖, che indicava al passante la presenza di un rifugio antiaereo obbligatorio per legge (R.D.L. 24/9/1936), oggi ci ammonisce sul valore della pace. Ritorniamo alla nostra Chiesa: sappiamo che gemmò nel 1976 dal Seminario Diocesano, sostituendo — adattata alla nuova destinazio-ne — la preesistente cappella. I ricordi dei primi parrocchiani sono quelli di preghiere e liturgie precedentemente vissute nell‘asilo retto dalle Suore del Sacro Costato che indi-rizzavano le mamme dei piccoli alunni alla preghiera nella cappella del Seminario, dove l‘accoglienza di Padre De Bonis e di Don Franco Cacucci incarnava la chiamata del Si-gnore al servizio di Apostolato della Preghie-ra come ―zelatrici‖, a ―organizzare‖ la cura e manutenzione degli oggetti sacri, a formare il coro che provvedesse alla scelta ed esecu-zione, accurate e competenti, della musica sacra durante la Santa Messa in Cappella. Una comunità per così dire ―pioniera‖, sem-

pre più numerosa, con il gusto di un futuro da pensare e costruire. Stella e Assunta, An-na e Lucia, Gianna, Elena, Nella, Mina, Anna-maria, Jolanda, Tonia: nei ricordi, grata no-stalgia e il timore, allora, di non essere all‘altezza degli impegni richiesti ma anche l‘incoraggiamento paterno ricevuto da Don Franco (―il Signore chiama al servizio i degni e gli indegni; tu devi solo rispondere alla chiamata!‖) che oggi torna in visita pastorale come Vescovo ma sicuramente con un album ―speciale‖ di foto del cuore. Raccontano le amiche che il territorio da ―solo campagna e ville‖ negli anni Sessanta-Settanta si popola-va per la costruzione di nuovi palazzi. La Par-rocchia Buon Pastore, fortemente voluta dal Vescovo di allora Mons. Ballestrero, nel suo nascere incoraggiata e guidata da Don Franco Cacucci che ne diventava primo Parroco, si inseriva in un‘area urbana di progressiva espansione, in un territorio lontano dall‘anti-co centro, dalle chiese più belle, dai mercati

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A 35 anni dalla fondazione della Chiesa del Buon PastoreA 35 anni dalla fondazione della Chiesa del Buon Pastore

Parrocchia e territorio, mai l’una senza l’altroParrocchia e territorio, mai l’una senza l’altro Qualche ricordo, brevi riflessioni, tanta Speranza Qualche ricordo, brevi riflessioni, tanta Speranza

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più ricchi, contiguo ad altri quartieri viventi ognuno di vita propria, senza scambi di pro-getti e iniziative comuni. E se il quartiere viveva e vive di vita propria, anche l‘indivi-duo nel proprio condominio impara a fare a meno dell‘altro; niente stimola al ―vivere insieme‖, soprattutto in mancanza di quella ―piazza‖ da sempre luogo privilegiato per incontrare e ―riconoscere‖ il volto del vicino. Ecco che il sagrato della Chiesa dà identità al territorio, riprende dell‘antica piazza la fun-zione, diventa anzi una sorta di ―piazza di quartiere‖ adattata ai tempi, dove proporre per semi la cultura del vivere la ―vita buona del Vangelo‖: dalla dimensione ―ecumenica‖ impressa da Don Angelo Romita, secondo Par-roco, alla testimonianza quotidiana di Don Vittorio che, per esempio, dopo aver celebrato la Santa Messa, per pri-mo fuori, sul sagrato, si trattiene con tutti, così invitando a dedicare tempo ―all‘altro‖; alla figura di Don Michele, immagine educante anche nelle sue si-lenziose ma ―vigili‖ passeggiatine quo-tidiane nel cortile. Tacita accoglienza è quella del campetto di calcio frequen-tato da gruppi vocianti di giovani che organizzano partite e soffrono meno l‘inesistenza di palestre pubbliche nel quartiere. Per non parlare dell‘Oratorio che, ogni estate programmato da Rosa-ria, offre formazione cristiana, giochi e tranquillità a mamme lavoratrici altrimenti in serie difficoltà organizzative. Una Chiesa ―ospitale‖, in aderenza al duplice significato del termine ―ospite‖, si offre come luogo di incontro, ma a sua volta va incontro al mon-do negli spazi privati e in quelli cittadini per spezzare insieme Parola e vita, con le sue gioie e i suoi dolori. E se degli anni più lonta-ni Zelia e Melina ricordano ancora con com-mozione il conforto della santa Eucarestia portata in casa da Don Franco alla loro mam-ma malata, come anche i pranzi in parroc-chia offerti ai bambini di Chernobyl con il dono della reciproca amicizia, ancora oggi sono silenziosamente operosi i ministri straordinari della santa Comunione e i Gruppi di Annuncio sul Territorio, ben tredici, impe-gnati a portare la Parola di Dio nelle riunioni domestiche con persone che non frequentano abitualmente la Chiesa, a recitare il Rosario nello spazio comune del condominio con chiunque voglia parteciparvi, a curare la Pe-regrinatio Mariae nelle varie case. E‘ nella direzione di una Chiesa che ―va‖ incontro al mondo la benedizione dei Bambinelli alla Vi-gilia di Natale e delle Palme nel Parco 2 Giu-

gno, la Via Crucis attorno alle mura del carcere e altre iniziative che portano ad ―abitare‖ lo spazio pubblico proponendo a tutti, credenti e non, la vita ―bella e buona‖ del Vangelo. Pensiamo al crocevia della Parrocchia con il suo semaforo, sosta quotidiana di famiglie rom, ricche di figli, buste di plastica e vestiti colorati. Mi piace pensare che il libro scritto da Barbara dopo le nostre catechesi in Par-rocchia, ―Anche io ho un‘anima‖, abbia con-tribuito a suscitare e rafforzare ―nel mondo‖ sentimenti cristiani: forse non tutti sanno che alcuni negozianti hanno preso ad offrire ai rom servizi igienici e acqua fresca per disse-tarsi, ripercorrendo nel sorriso la via di Geri-co.

Continuare a impegnarsi in questa direzione renderà il domani sempre più significativo ed ―evangelizzante‖, con l‘aiuto dello Spirito Santo che continuerà ad accendere passione e riflessione nei giovani, come per il gruppo guidato da Marilù e Stefania: alla festa di ini-zio anno sociale dell‘Azione Cattolica si è ag-giudicato il riconoscimento della migliore in-terpretazione dell‘Uomo Vitruviano, libero in virtù di Bibbia e Costituzione sorrette dall‘u-nione con ―l‘altro‖ nella circolarità Eucaristi-ca. Se è vero con Goethe che nell‘individuo ogni istante, atto o pensiero ricapitola tutto il passato e nella città ogni parte o aspetto è l‘esito di tutta la storia precedente, dobbia-mo sperare che la Parrocchia, con le sue ru-ghe di esperienza e di servizio, sempre di più viva il territorio e progetti un futuro di liber-tà (dagli idoli tecnologici), di diversità (non di omologazione), di accoglienza dell‘altro (non di mera tolleranza). Allora sì che le campane (perché ci saranno, vero Lucrezia?) porteranno voce di grazia e annuncio di leti-zia!

Gabriella Violante

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VOCE NEL VENTOVOCE NEL VENTO Parrocchia Buon Pastore

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Gabriella ViolanteGabriella ViolanteGabriella Violante

Abbiamo bisogno di nuove forzeAbbiamo bisogno di nuove forzeAbbiamo bisogno di nuove forze per la redazione diper la redazione diper la redazione di

Condividete con noi questa esperienza!Condividete con noi questa esperienza!Condividete con noi questa esperienza!

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Anche in questo numero, la carta usata per stampare ―Voce nel Vento‖ è prodotta con il 100% di carta rici-clata, sbiancata senza acidi. Questo piccolo gesto vuole dimostrare consapevolezza ed attenzione ai

problemi ambientali.

Programma della Visita pastorale di Padre Arcivescovo mons. Francesco Cacucci

Lunedì 14 novembre

La comunità vive un momento di preghiera in preparazione immediata al “grande evento”

ore 19,00

Mercoledì 16 novembre

Incontro con i genitori dell‘Iniziazione Cristiana ore 17,30

Celebrazione del Vespro ore 19,00

Incontro di accoglienza con tutta la comunità: adulti, giovani e giovanissimi

ore 19,30

Venerdì 18 novembre

Visita agli ammalati ore 10,00

Visita alle suore del Sacro Costato, ai bambini della scuola e ai loro genitori

ore 12,00

Incontro con i commercianti e gli esercenti del territorio ore 15,30

Incontro con i ragazzi, i catechisti dell‘Iniziazione Cristiana e gli animatori dell‘Oratorio

ore 17,30

Celebrazione del Vespro ore 19,00

Catechesi liturgica ore 19,45

Sabato 19 Novembre

Consiglio affari economici ore 9,30

Visita agli ammalati ore 10,30

Il vescovo è a disposizione per confessioni e colloqui ore 11,30

Incontro con operatori liturgici [accoliti, lettori, animatori del canto, ministranti, ecc.], Caritas, ministri della S. Comunione, CVS, educatori, ecc.

ore 17,00

S. Messa festiva ore 19,00

La comunità intera si prepara alle Ss. Cresime (con cresimandi, genitori e padrini)

ore 20,00

Cena (a buffet, condividendo il cibo portato da ciascuno) ore 20,30

Domenica 20 novembre

Omelia nella S. Messa ore 9,30

Il vescovo è a disposizione per confessioni e colloqui ore 10,00

S. Messa della famiglia con Ss. Cresime, nel 35° della istitu-zione della parrocchia

ore 11,00

S. Messa e conclusione della Visita ore 19,00