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VOLONTARIATO LIBERO PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 18 "Se si guarda negli occhi un animale, tutti i sistemi filosofici del mondo crollano." Luigi Pirandello

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Page 1: VOLONTARIATO LIBERO - UNA ZAMPA PER LA VITA

VOLONTARIATO LIBERO

PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 18

"Se si guarda negli occhi un animale, tutti i sistemi filosofici del mondo crollano."

Luigi Pirandello

Page 2: VOLONTARIATO LIBERO - UNA ZAMPA PER LA VITA

Sommario

- Allevamenti intensivi pag.1

- Il comportamento del gatto pag.3

- Le tartarughe di Mumbai pag.6

- Conosciamo il panda gigante pag.7

- Un microchip vale una vita pag.10

- Chef Anselmò pag.12

- Bimba salvata da pitbull pag.13

- Cena benefica pag.14

- La morte di un animale pag.15

- Pulce pag.18

- Calendari e agenda 2019 pag.19

- La salute dei cani anziani pag.20

- Lo sapevi che… pag.22

In qualche parte dell’universo ci sono boschi

incantati dove gli astri ruotano

intorno a una coccinella.

(Fabrizio Caramagna)

Volontariato Libero è prodotto da

Una Zampa per la Vita

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Settembre 2018 – Numero 18

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ALLEVAMENTI INTENSIVI (da un articolo di Stefano Liberti)

È il grande rimosso del nostro tempo. Gli allevamenti intensivi – i capannoni dove gli animali

sono rinchiusi, fatti ingrassare, trattati con antibiotici per evitare che si ammalino, infine

inviati alla macellazione – sono qualcosa che nessuno vuole vedere. Paradossalmente, mentre

cresce il consumo di carne al livello globale, aumenta la distanza fisica e anche cognitiva tra

noi esseri umani e gli animali di cui ci nutriamo.

Degli 8,5 milioni di maiali allevati in Italia, l’80 per cento si trova in Lombardia, Emilia-

Romagna e Piemonte. L’organizzazione produttiva dell’allevamento suinicolo si divide in

riproduzione e ingrasso. Le strutture più grandi compiono l’intero ciclo produttivo al loro

interno, ma la maggior parte si dedica solamente all’ingrasso di animali nati in altri

allevamenti. Oggi in Italia ci sono 521mila scrofe. (Marco Lattanzi)

Eppure, quella animale dovrebbe essere una delle questioni più dibattute del mondo

contemporaneo, con le sue enormi implicazioni morali, ma anche ambientali ed energetiche.

Oggi, nel mondo due animali su tre sono allevati in questo modo. Il sistema non è sostenibile:

le anime rinchiuse nei capannoni devono essere nutrite. Milioni di ettari di terreno servono

alla produzione di cereali e legumi per i mangimi, e sono sottratti alla coltivazione per

l’alimentazione umana. Secondo le stime di Tony Weis, professore all’università di Western

Ontario, il meccanismo allevamenti-colture per la produzione di mangimi occupa oggi un

terzo delle terre arabili.

Il 99 per cento della carne di coniglio proviene da allevamenti dove gli animali sono tenuti in

gabbia; una condizione che non gli permette di soddisfare bisogni primari come scavare,

correre e saltare. I conigli sono una delle principali prede del mondo animale, il loro

scheletro, vedi i lunghi arti, è progettato per fuggire: quando corrono toccano la velocità di

30 chilometri orari e saltano fino a un metro d’altezza. (Stefano Belacchi)

L’allevamento intensivo è nato nel 1923 negli Stati Uniti quasi per caso: la signora Celia

Steele, di Oceanview (Delaware), ricevette per errore 500 pulcini invece dei 50 che aveva

ordinato. Non volendo disfarsene, pensò di chiuderli in un capannone, li nutrì con mais e

integratori e gli animali resistettero all’inverno. Replicò l’operazione e diventò milionaria.

Negli anni settanta un agricoltore del North Carolina, Wendell Murphy, applicò il metodo di

Steele ai maiali. Seguirono le mucche, i conigli, i tacchini. Negli Stati Uniti, ci sono circa 70

milioni di maiali rinchiusi nei capannoni.

Una settimana prima del parto le scrofe sono trasferite in questi box individuali; qui

partoriscono e rimangono per tutto il periodo dello svezzamento (dai 21 a 28 giorni, tempo

minimo stabilito per legge). In media una scrofa partorisce 12 suinetti 2,25 volte all’anno,

l’11 per cento muore prima dello svezzamento. La carriera produttiva di una scrofa è

considerata valida se concepisce più di 60 maialini, mediamente viene “riformata” dopo 4-6

parti all’età di circa tre anni, in natura arriva anche a 15. (Jo-Anne McArthur)

E in Italia? Secondo le cifre dell’anagrafe zootecnica italiana sono otto milioni, l’80 per cento

dei quali ripartiti tra Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Nella sola provincia di

Brescia ci sono 1.286.418 suini, circa ventimila più dei residenti. Nessuno li vede, perché

nessuno li vuole vedere.

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Nel 2013, a 90 anni dalla nascita del primo allevamento intensivo negli Stati Uniti, sono stati

macellati al livello globale 24 miliardi di polli. L’Italia ne alleva 500 milioni all’anno

producendo più di quanto consuma con una percentuale di autoapprovvigionamento del 106

per cento. (Stefano Belacchi)

L’indagine di "Essere Animali” è la più completa mai condotta in Italia. Si tratta di un lavoro

clandestino, fatto di appostamenti, di accessi notturni, di inviati sotto copertura. Le immagini

che ne sono scaturite sono inquietanti. I maiali sono ammassati in spazi minuscoli, le scrofe

sono imprigionate nelle cosiddette gabbie di gestazione, che gli impediscono ogni

movimento. I polli “allevati a terra” (come si legge sulle etichette delle uova) vivono in

capannoni sovraffollati privi di contatto con l’esterno. Gli uccelli non riescono a stare in piedi

sulle proprie zampe perché sono letteralmente “gonfiati” con mangimi e ormoni. Tutto ciò

non è un’eccezione, ma la prassi. Ed è una prassi del tutto legale.

La struttura e le dimensioni delle gabbie di gestazione non permettono alla scrofa di girarsi

su se stessa, un blocco totale dei movimenti imposto dagli allevatori al fine di prevenire che

le madri schiaccino i cuccioli. All’interno di questi box i lattonzoli possono morire

schiacciati, ci sono animali che partoriscono sopra i loro escrementi e scrofe con grosse

piaghe dovute allo sfregamento con le barre di ferro dei box. (Stefano Belacchi)

Lontani dai riflettori, questi animali risultano invisibili. Sono pura e semplice materia prima.

Ma anche coloro che lavorano in questi capannoni sono invisibili: la grande maggioranza

della manodopera negli allevamenti intensivi è costituita da immigrati, per lo più indiani,

sottoposti a turni massacranti e a mansioni che molti di noi non accetterebbero. Questo è il

sistema di sfruttamento e di sofferenza alla base della produzione intensiva di carne. Quel

sistema che l’industria non vuole mostrare, ma che “noi” fingiamo di ignorare, felici di

ottenere carne a basso costo il più spesso possibile.

L’amore per gli animali è intimamente associato con la bontà di carattere, e si può tranquillamente affermare che chi è crudele con gli animali non può essere un uomo

buono. (Arthur Schopenhauer)

RISPETTA GLI ANIMALI: SCEGLI DI MANGIARE SENZA DOLORE!

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IL COMPORTAMENTO DEL GATTO

Spesso il gatto viene visto come un animale solitario, misterioso, magico, indipendente. Sono molti i gatti che vivono amati nelle nostre case, ma spesso il loro comportamento e la loro sfera emotiva non sono comprese appieno. Esistono ancora “miti” e false credenze sul gatto. Scopriamo insieme qualche curiosità.

Il gatto è o non è un animale sociale?

SI E NO. Possiamo definire il gatto animale “relazionale”. Può vivere in gruppo: all’interno di colonie ad esempio, dove i gatti si raccolgono intorno a fonti di cibo e ripari. D’altra parte, tendenzialmente è territoriale e in natura vive e caccia da solo. Il legame tra gatti che vivono nella stessa casa può diventare forte e duraturo, ma non è detto che il gatto di casa “figlio unico” abbia per forza bisogno di un compagno per vivere bene. Ogni gatto poi – per fortuna! – ha il proprio carattere e la propria individualità e una predisposizione più o meno accentuata a dividere gli spazi e l’”intimità” con altri gatti.

Il gatto si affeziona al proprietario o alla casa?

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AD ENTRAMBI. La casa diventa presto il suo territorio, un luogo per lui sicuro. Grosse modifiche nel suo ambiente o un trasloco possono essere fonte di stress per l’animale. Questo non vuol dire che il gatto sia attaccato solo alla casa, instaura un rapporto profondo anche con il proprietario, ed egli può diventare il suo punto di riferimento.

Il gatto si fa le unghie solo per affilare gli artigli?

NO. Il “farsi le unghie” non serve solo per tenere affilate le armi del piccolo predatore, o per “fare ginnastica” (stirare i muscoli), ma il movimento che il gatto fa in quel momento facilita il rilascio di sostanze (feromoni) sulla superficie. Questo fa parte della comunicazione tra gatti. Anche il segnale visivo, cioè i graffi lasciati sulla superficie, servono al gatto per comunicare: è come se dicesse “questo è un punto del mio territorio!”.

Il gatto che si rotola sulla schiena, vuole le carezze sulla pancia?

Triky, la gatta della Dott. Eva Ricci che è stata con lei per 18 anni

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Non è detto. Quando il gatto si rotola possiamo dire che molto probabilmente è rilassato ed a suo agio. Se lo fa in nostra presenza, vuol dire che si sente a suo agio e al sicuro con noi. Questo però non vuol dire che sicuramente vuole essere toccato.

Perché il gatto ama stare in alto?

Perché in questo modo può controllare quello che succede intorno e nel contempo sentirsi al sicuro. Soprattutto per i gatti che vivono solo in casa, è fondamentale dare loro la possibilità di salire verso l’alto. Se non si vuole che salgano sui mobili, si possono costruire delle mensole e passerelle fissate al muro a diverse altezze oppure fornire tiragraffi a sviluppo verticale.

Articolo di ©Dott.sa Eva Ricci, riproduzione vietata senza citare la fonte

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LE TARTARUGHE DI MUMBAI

Da Tg com 24

Dal 2015 ripulisce la spiaggia di Versova (Mumbai) da plastica e altri oggetti

inquinanti, che l'avevano resa una discarica. E l'impresa dell'avvocato Afroz

Shah ha ottenuto un gran risultato: dopo 20 anni, infatti, le tartarughe hanno

ripopolato quel lembo di costa strappato all'inquinamento. Tutto è iniziato

un'estate di 3 anni fa, quando il giovane si recò in risciò in quel tratto di mare,

scoprendo una bomba ecologica; così ha iniziato prima da solo, poi, piano

piano, ha trascinato nella bonifica della costa centinaia di volontari, sia

residenti di Mumbai sia provenienti da 12 Paesi.

"E' un momento storico", festeggia con un tweet Afroz Shah il "battesimo"

delle 80 tartarughine della specie Lepidochelys olivacea, nate a sud della

spiaggia finalmente bonificata, che si abbandonano alle onde del Mar Arabico.

L'iniziativa ecologista di Shah, a fatica, nel tempo, ha convinto anche le

autorità, quando il giovane avvocato dallo spirito verde stava per gettare la

spugna. A poco era valso, infatti, il riconoscimento da parte dell'Onu di

Campione della Terra del 2016: la battaglia si stava facendo troppo dura da

affrontare in solitaria. Fino all'arrivo di nuove forze che hanno portato allo

straordinario risultato finale.

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CONOSCIAMO IL PANDA GIGANTE

Il panda gigante o panda maggiore (Ailuropoda melanoleuca) è un mammifero appartenente alla famiglia Ursidae. Originario della Cina centrale, vive nelle regioni montuose del Sichuan. Verso la seconda metà del XX secolo il panda è diventato un emblema nazionale in Cina ed è attualmente raffigurato sulle monete d'oro cinesi. Inoltre è diventato il simbolo del WWF. Il nome scientifico è Ailuropoda melanoleuca, dal greco antico che significa letteralmente piede di gatto - nero bianco. Il termine panda deriva molto probabilmente dal Nepali ponya. Nonostante il fatto che secondo la tassonomia si tratti di un carnivoro, la sua dieta è essenzialmente quella di un erbivoro. In effetti si nutre quasi esclusivamente di bambù (circa 40 kg di germogli al giorno, pari al 45% del peso corporeo). Tecnicamente, come molti altri animali, è onnivoro (è noto che il panda accompagna con uova, insetti ed occasionalmente carogne i suoi pasti a base di bambù). Le sue orecchie si muovono durante la masticazione. Esso è imparentato alla lontana con il panda rosso, ma la somiglianza tra i due nomi sembra più che altro provenire dalla comune alimentazione basata sul bambù e dalle tipiche macchie nere intorno agli occhi, simili a occhiaie umane. Prima che tale parentela con il panda rosso venisse scoperta, nel 1901, il panda gigante era conosciuto come Parti-coloured bear. Per molti decenni la precisa classificazione tassonomica del panda è stata oggetto di discussione, in quanto sia i panda giganti sia i panda rossi presentano al contempo caratteristiche appartenenti agli orsi e ai procioni. Comunque esami genetici hanno rivelato che i panda giganti sono veri e propri orsi, appartenenti a pieno titolo alla famiglia degli Ursidi. La specie di orsi ad essi più vicina è quella dell'orso dagli occhiali del Sud America. Resta in discussione se i panda rossi vadano collocati o meno tra gli Ursidi piuttosto che nella famiglia dei Procyonidae. Le origini del panda gigante vanno ricercate in alcune forme del Miocene medio - superiore (circa 12 - 10 milioni di anni fa). Gli europei Agriarctos e Kretzoiarctos sembrano appartenere allo stesso ramo evolutivo di Ailuropoda, così come Ailurarctos, vissuto in Cina. Fossili di panda giganti veri e propri (genere Ailuropoda) risalgono al Pliocene superiore della Cina (poco meno di tre milioni di anni fa).

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Ailuropoda microta, questo il nome della specie fossile, possedeva già le specializzazioni della forma attuale, ma era più piccolo. Un'altra specie fossile, Ailuropoda bacconi, più grande dell'odierno panda gigante, è conosciuta in terreni del Pleistocene cinese. Il panda gigante è dotato di un insolito palmo, fornito di un cosiddetto "falso pollice" e cinque dita; il "falso pollice" è in effetti il frutto di una modificazione intervenuta all'osso del polso. Sembrerebbe, quindi, che il panda abbia sei dita, ma dal punto di vista anatomico quel "pollice" non rappresenta un dito. Infatti è solamente lo sviluppo dell'osso sesamoide radiale, che rappresenta una esigua parte del polso degli altri animali. Il panda è lungo 120/150 cm, dal peso che varia dai 75 ai 160 kg. Può vivere di solito fino a 35/40 anni. I panda giganti vivono solitari per tutto l'anno, tranne per il periodo degli amori. A differenza di molti altri orsi, non vanno in letargo, ma rimangono sempre attivi. Il tasso di natalità del panda gigante è molto basso, sia allo stato naturale sia in cattività: la femmina alleva soltanto un piccolo e, se partorisce due gemelli, non riesce ad occuparsi di entrambi ma si occupa di uno solo. Lo svezzamento si completa in nove mesi, ma i piccoli restano con la madre fino ai 18 mesi, nell'arco dei quali imparano come procurarsi il cibo e come sfuggire ai predatori. I panda raggiungono la maturità sessuale tra il 4º e il 6º anno di vita. Il periodo riproduttivo dura solo 1-3 settimane all'anno. Gli animali sono in genere consanguinei poiché sia nelle aree protette che in natura sono sparsi in gruppi poco numerosi. Se fossero liberi di vagare da una montagna all'altra, cosa attualmente impossibile a causa delle vallate occupate dagli insediamenti umani, potrebbero riprodursi con esemplari di altri gruppi contribuendo alla variabilità del loro genoma. Per favorire la riproduzione degli esemplari in cattività è stato a volte impiegato un metodo che prevede la visione da parte degli stessi di filmati che mostrano rapporti sessuali tra panda. La radice di questo metodo è in Thailandia ed è stato reso popolare dai risultati di un esperimento eseguito su diversi panda giganti adulti cresciuti in cattività nel parco Chiang Mai Zoo, ai quali si è mostrata una serie di video di accoppiamenti di altri panda giganti. Pur essendo un orso, il panda gigante ha dei predatori: a terra è braccato dall'orso bruno, dall'orso nero asiatico, dal lupo e dal cuon; sugli alberi invece è inseguito dal leopardo e dal leopardo delle nevi.

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Nessuno di questi animali caccia abitualmente i panda, e comunque gli attacchi si concentrano spesso sui piccoli, dato che un panda gigante adulto è un pericoloso avversario.Il panda è anche il simbolo del WWF che lo ritiene uno dei 100 animali a maggiore rischio di estinzione. I panda giganti sono una specie a rischio, minacciata di continuo dall'impoverimento del loro habitat e da un tasso di natalità molto basso. Si crede che siano in circa 1.600 a sopravvivere attualmente allo stato naturale. Il panda si nutre di germogli di bambù, piante che muoiono dopo la fioritura: nel suo habitat ne esistono numerose specie e ciò impedisce che esse fioriscano e muoiano simultaneamente; invece, nelle zone contaminate dall'intervento umano rimangono spesso pochi tipi di bambù (a volte addirittura uno solo). Nel 1975, essendosi sfortunatamente verificata una fioritura contemporanea di tutte le specie di bambù rimaste, i panda restarono privi di cibo e furono decimati. Nel corso della sua evoluzione il panda aveva sviluppato la capacità di far fronte alle periodiche morie di piante percorrendo lunghe distanze in cerca di nuove foreste - migrazioni che servivano anche a evitare che esemplari di uno stesso gruppo si accoppiassero fra loro. Tuttavia, da quando l'habitat del panda è stato sottoposto a processi di degrado e deforestazione, questa possibilità di rifugiarsi in altre foreste in cui trovare nuovo cibo e accoppiarsi è venuta a mancare. Il panda è una specie molto amata dalla gente, in buona parte perché sono dotati di un aspetto amabile e indifeso come quello dei bambini, il che li fa spesso assomigliare a degli orsacchiotti di peluche viventi. In più, il fatto che il panda sia solitamente raffigurato disteso nell'atto di mangiare tranquillamente il bambù allontana la sua immagine da quella dell'animale cacciatore, aggiungendole un ulteriore tocco di innocenza.

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“UN MICROCHIP VALE UNA VITA” la campagna di sensibilizzazione 2018 di Una Zampa per la Vita

Dopo la nostra prima campagna di sensibilizzazione nel 2017 per una Pasqua veg,

quest’anno abbiamo voluto trattare un altro tema molto importante visti i continui

recuperi di animali sul territorio privi di identificativo e quindi spesso impossibilitati

a tornare a casa: la microchippatura dei propri cani. In questi giorni in molti comuni

Monregalesi, limitrofi e a Cuneo verranno affissi manifesti di sensibilizzazione e

distribuiti negli ambulatori veterinari opuscoli informativi sull'argomento.

I dati parlano chiaro: sono stimati in circa 55.000 gli animali, per la precisione cani e

gatti, che ogni anno vengono persi in Italia. Circa il 20% torna a casa

spontaneamente, un 15% vengono ritrovati nei rifugi o tramite appelli locali, degli

altri non si sa più nulla.

Anche in una realtà relativamente “serena”, rispetto ad altre zone d'Italia, come la

nostra in provincia di Cuneo non si scherza: sono moltissimi gli animali ritrovati

vaganti sul territorio senza identificativo, con la conseguenza che in tanti, troppi,

finiscono nei canili da dove spesso non escono più perché non trovano adozione. Noi

siamo operativi nel canile municipale di Chiusa Pesio, dove ci occupiamo oltre che del

benessere degli ospiti anche delle adozioni dei cani presenti, e per il territorio

relativamente piccolo che viene coperto gli arrivi sono comunque tanti.

Dal 1° gennaio 2005 l’unico sistema identificativo nazionale per gli animali

d’affezione è il microchip quindi microchippare il proprio cane è un obbligo di legge,

una legge che se non osservata può incorrere in sanzioni al trasgressore.

Noi di Una Zampa per la Vita vogliamo sinceramente sperare che sia un problema di

disinformazione o non corretta informazione che dir si voglia, e che non sia una

scelta fatta di proposito la mancata microchippatura del proprio animale per

potersene “liberare” più facilmente!

Bisogna anche sapere che quando un cane viene ritrovato vagante senza microchip e

viene portato in canile, oltre al rischio di non uscirne più se non adottato e quindi

trovarsi a vivere “in gabbia” per tutta la vita (cosa che non vorremmo per nessun

animale!), il suo “costo di mantenimento” presso la struttura che lo ospita è a carico

del Comune in cui è stato ritrovato, e quindi di tutti i cittadini lì residenti!

Microchippare il proprio animale non è solo un gesto d'amore verso il proprio amico a

4 zampe, ma anche di rispetto verso tutta la comunità.

Quando si sceglie di adottare un amico a 4 zampe bisogna ricordarsi che , a tutti gli

effetti, diventa un membro delle nostre famiglie e come tale va tutelato.

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Come dicevamo, la legge prevede che i cani vengano tutti microchippati dal secondo

mese di vita: questa “regola” non deve valere solo quando ad interessarsi

dell’adozione sono associazioni o canili, ma anche tra soggetti privati. Questo oltre

che a garantire l’osservanza delle Leggi, fa sì che anche in caso di accidentale

allontanamento dell’animale o di incidente venga ritrovata e rintracciata facilmente

la loro famiglia. E’ una richiesta fondamentale da parte di chiunque adotti un cane

che va richiesta obbligatoriamente a chi lo cede: i cani vanno ceduti microchippati!

Per i cani che vengono ritrovati sul territorio sprovvisti di microchip si aprono le

porte dei rifugi, o canili che dir si voglia. Capita spesso che ci vengano richiesti aiuti

per volantini o appelli sui social per ritrovare il proprio bau, o miao, che si è

allontanato casualmente, ma non sempre gli appelli ottengono i risultati voluti. Con il

chip è tutto molto più semplice perché con un semplice controllo da parte degli

organi competenti dell’animale appena ritrovato sul territorio, fa sì che torni presto

a casa. Ricordiamo anche che, in caso di controlli, sono previste multe per la

detenzione di cani sprovvisti di microchip!

Per i gatti, anche loro molto amati e presenti

nelle nostre case, il discorso è un pochino

diverso: non c'è alcun obbligo di Legge per loro, e

questo può essere per un certo di vista una tutela

in meno rispetto al cane, ma esiste in Italia una

banca dati privata denominata “anagrafe

nazionale felina”. Questo vuol dire che anche i

nostri miao di casa possono essere microchippati

assicurando un veloce ritorno a casa in caso di

allontanamento! Consigliamo vivamente di

microchippare i vostri gatti soprattutto se hanno

possibilità di vivere anche all'aperto, quindi

maggiormente esposti a rischi quali accidentali

allontanamenti o, in altri casi, incidenti.

Un’ultima informazione utile: per microchippare i

cani ci si può rivolgere al proprio veterinario di

fiducia oppure all'Asl veterinaria della Vostra

zona, a costi bassi accessibili a tutti. Per i vostri

gatti potete rivolgervi al vostro veterinario di fiducia.

Come indicato sui manifesti e sugli opuscoli informativi, non ci stancheremo mai di

dire: il gesto d'amore più grande che potete donare al vostro cane e al vostro gatto

è microchipparli!

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CHEF ANSELMO' In questo numero vogli proporvi un dolcino sfizioso, totalmente cruelty free, proposto dalla nostra cara amica Cristina. Consigliamo a tutti di provarlo....come me, vi leccherete i baffi!

Parola di Chef Anselmò!

SALAME DI CIOCCOLATO VEGAN

Ingredienti: 200 gr. cioccolato fondente 120 gr. biscotti vegan 100 gr anacardi al naturale 60 gr. di bevanda alla mandorla o a scelta, sempre vegetale 50 gr. olio di semi di girasole 2 cucchiai di Rhum aroma di vaniglia vegan Preparazione: per realizzare il vostro salame di cioccolato vegan, prima di tutto tagliate il cioccolato a pezzetti, versatelo in una ciotola abbastanza capiente e fatelo sciogliere a bagno maria. Una volta sciolto lasciate intiepidire il cioccolato mentre

vi occupate degli altri ingredienti. Tostate gli anacardi in un padellino fino a che non si senta il profumo e non siano leggermente dorati, poi tagliateli grossolanamente con un coltello, sbriciolate con le mani i biscotti cercando di ottenere dei pezzi di circa 1 centimetro, unite l'olio alla bevanda vegetale e aggiungete anche il Rhum e la vaniglia. Date una mescolata veloce e aggiungete il composto al cioccolato fuso, mischiate bene e per ultimo aggiungete i biscotti e gli anacardi.

Mescolate il tutto dinuovo e poi versate il composto su un foglio di carta da forno, arrotolate e date la forma di un salame. Lasciate in frigo fino a che non si sarà compattato dopodichè...buon appetito!

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BIMBA SALVATA DA PITBULL

USA: quando Nana Chaichanhda, madre single di tre bimbi, decise di accogliere in casa Sasha, una femmina di pitbull appena nata, non sapeva di aver fatto la scelta migliore della sua esistenza: quella cucciolotta, a giugno 2018, ha salvato la vita a lei e ai suoi piccoli da un incendio notturno scoppiato mentre tutti dormivano. Non solo ha dato l'allarme abbaiando a più non posso, ma, appena le hanno aperto la porta, si è catapultata in casa per andare ad afferrare White, l'ultima nata di sette mesi, e strapparla alle fiamme trascinandola fuori tenendo il pannolino tra le fauci. Il miracoloso salvataggio è avvenuto a Stockton, in California. Era quasi la mezzanotte del 3 giugno quando nella casa accanto a quella di Nana, dove vivono i suoi cugini e che in quel momento era disabitata, si è sviluppato un rogo del quale nessuno si è accorto, visto che la stessa Nana e i suoi figli stavano dormendo. Nessuno, tranne Sasha, che di solito dorme in casa ma che quella sera era stata lasciata casualmente fuori. La cucciola ha fiutato immediatamente il pericolo vedendo che le fiamme stavano attaccando l'abitazione della sua padrona: ha cominciato ad abbaiare come una forsennata, gettandosi contro la porta per bussare e svegliare tutta la famiglia. Quando le hanno aperto non ha dato neanche il tempo a Nana di rendersi conto di quello che stava succedendo: è schizzata dentro, ha preso la piccola White e l'ha trascinata fuori, mentre Nana metteva al sicuro gli altri due figli. Nel frattempo il fuoco, che aveva già divorato l'appartamento accanto, stava distruggendo la casa della famiglia. Le parole di Nana: “Le devo tutto! Se non fosse stato per Sasha sarei rimasta a letto e Dio solo sa come sarebbe finita. Non avevo capito che ci stava avvisando dell'incendio. Grazie a lei siamo riusciti a metterci in salvo e chiamare il 911. Le devo la mia vita e quella dei miei figli: lei è la nostra eroina. Senza di lei, probabilmente, non ce l'avremmo mai fatta”. I vigili del fuoco che sono intervenuti poco dopo hanno spento rapidamente l'incendio: nessuno è rimasto ferito, ma la casa di Nana e quella del cugino sono ormai distrutte. “Adesso è difficile capire dove vivremo e come faremo, visto che siamo rimasti senza casa - continua Nana - ma per adesso l'importante è esserci salvati. Per un po' saremo ospitati dai nostri parenti, ma prima o poi dovrò trovare una sistemazione”. Nana dopo il fatto ha attivato un account di raccolta fondi per aiutare lei e i bambini a rimettersi in piedi dopo il dramma. Una cosa è certa: la loro eroina ce l'hanno, ha 4 zampe e si chiama Sasha e le dovranno riconoscenza eterna.

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CENA BENEFICA

ALL'ALMA DI FRABOSA SOTTANA

E' passata in allegria e ottima compagnia la quarta edizione della cena benefica pro Una Zampa per la Vita grazie agli amici della Proloco di Frabosa Sottana, capitanata da Paolo Voarino. Il 14 luglio scorso all'Alma di Frabosa si è rinnovato come ogni anno il “ritrovo degli amici degli animali”, arrivati per l'occasione anche da Torino, Genova e Savona, un'edizione caratterizzata dalla presenza di tantissimi bau che hanno reso ancora più piacevole la serata, gustosissima e ghiotta grazie all'ottima cena preparata dal team Pro Loco! Non possiamo che ringraziare di cuore tutti quanti, sia i ragazzi della Proloco di Frabosa Sottana che tutte le persone, amiche di sempre e nuove, intervenute, la panetteria Doppio Zero che ha devoluto l'incasso del pane della cena alla nostra associazione, e a tutti i volontari Zampa che hanno reso possibile questa serata.

Alla prossima!

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Page 17: VOLONTARIATO LIBERO - UNA ZAMPA PER LA VITA

Quando il nostro cane o gatto muore, proviamo un dolore immenso, come se avessimo perso un figlio, un fratello o i nostri genitori. Si perchè la morte di un animale domestico fa soffrire esattamente come quella di un familiare...

Coloro che amano gli animali sanno che non esiste dolore più grande che perderli. I cani e i gatti trascorrono molti anni al nostro fianco, ecco perché la loro morte non ci è indifferente. Solo al pensiero che tra qualche anno potrebbero morire, sentiamo come un nodo alla gola. Tuttavia, si deve tenere in considerazione che prima o poi succederà, ed è meglio essere preparati.

Il grande affetto che proviamo per gli animali è tale che non possiamo immaginare la nostra vita senza di loro. Nulla sarà come prima dopo la loro morte, perché il loro affetto e il loro amore erano come un balsamo tra i tanti problemi.

Sfortunatamente, il ciclo vitale di questi animali da compagnia è più breve rispetto al nostro. Per questo siamo noi umani a soffrire per la loro morte. Secondo gli psicologi questo fatto genera un forte impatto emotivo nelle persone, come quando un membro della famiglia ci lascia. Perché? Perché anche il cane o il gatto fanno parte di questo nucleo.

Inoltre, secondo uno studio dell’Università delle Hawaii, il dolore provocato dalla morte di un animale non solo è intenso e profondo, ma perdura nel tempo. Una persona su tre tra quelle intervistate, dice che ha sofferto minimo per sei mesi dopo la perdita del proprio animale.

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Gli animali da compagnia ci offrono il loro amore, il loro appoggio e la loro lealtà (nella maggior parte dei casi molto più delle persone). Per questo motivo, quando muoiono o quando vengono persi, sperimentiamo quello che gli scienziati chiamano “la fine di una relazione speciale”.

Il dolore per la perdita di un animale solitamente non viene capito da coloro che non hanno un cane o un gatto, come il fatto che si pianga in modo esagerato per uno di questi esemplari. A differenza della comprensione che dimostrano quando passa a miglior vita un familiare umano, se a morire è un cane o un gatto, sminuiscono i sentimenti che si provano.

Essendo sempre più numerose le famiglie che adottano un cane o gatto, lo sono anche i funerali per questi animali. Esistono addirittura interi cimiteri a loro dedicati.

Non importa se un vostro amico o familiare non vi capisce o dice che siete esagerati a sentirvi così tristi. Se il vostro cane o gatto se ne è andato, dovete esternare la vostra tristezza e affrontare la perdita. Prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno per attraversare questo terribile momento.

Anche a costo di consumare tutte le vostre lacrime, non le reprimete. Tirate fuori tutto il vostro dolore attraverso il pianto.

Non dovete sentirvi in colpa per quello che è successo, non vi aiuterà a trovare sollievo. Il vostro animale è semplicemente morto e non è una vostra responsabilità. State in pace con voi stessi e perdonatevi.

Siate pazienti, perché durante le prime settimane vi sentirete molto tristi. Se non avete voglia di parlare dell’argomento non lo fate, se preferite restare in casa nel fine settimana fatelo. Però ricordatevi che prima o poi dovrete tornare alla vita di tutti i giorni.

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Infine, ricordate il vostro animale mentre combinava le sue marachelle ed era felice al vostro fianco. Cercate di non guardare le sue cose perché vi procureranno ancora più dolore. Ci sono molti animali senza casa che hanno bisogno di cibo e cure. Aspettate finché non sarete pronti ad accogliere un altro animale in famiglia. Una volta che vi sarete resi conto che non sarà un rimpiazzo, sarete pronti per questa nuova esperienza.

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CIAO PULCE Piccolo dolce Pulce, sei arrivato che eri una piuma e come una piuma sei volato via... i tuoi miglioramenti erano stati una gioia per Bruna e

Rosy che ti accudivano con amore, Anna che ti ha soccorso veniva sempre a trovarti, Michela e Christian aspettavano di portarti a casa

con loro, ma la vita é ingiusta... una bruttissima ricaduta ti ha portato via da tutti noi che ti amavamo...le cure e l'amore non sono bastati...

Non riusciamo a credere che tu non ci sia più, a poco più di due mesi di vita, ma purtroppo è così e dobbiamo farcene una ragione... Questo

piccolo pensiero é per te piccolo dolce stupendo Pulce. Ora corri felice e in salute sul ponte dell’Arcobaleno insieme a tanti piccoli amici che non

sono più qui con noi, ma ci ritroveremo un giorno.... tu intanto ricordati di tutti noi che ti abbiamo tanto amato,

e che ti ameremo per sempre... Ti vogliamo bene Pulce

Erika

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CALENDARI E AGENDE 2019

Anche il 2019 potrete passarlo in compagnia di tanti animali,

di casa e non, grazie ai nostri calendari e l’agenda 2019!

Disponibili nei negozi di zona che ci aiutano, e con la

possibilità di riceverli comodamente a casa via posta.

Contattateci per maggiori info all’indirizzo mail

[email protected]

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LA SALUTE DEI CANI ANZIANI

Anche il nostro cane deve affrontare l'avanzare degli anni e, proprio come avviene per noi

umani, a contare per una vecchiaia serena sono lo stile di vita condotto sino a quel

momento e la prevenzione delle malattie comuni nella terza età. Un cane che fa attività

fisica regolare, ha un buon rapporto con il proprietario, gode di una dieta bilanciata e di

qualità ed effettua tutti i controlli di routine, può vivere molto a lungo e bene.

Tuttavia, i fattori genetici ed il tempo che passa inesorabile lasciano comunque un segno

sul nostro cane. È bene saper riconoscere i sintomi delle malattie e dei disturbi più comuni

nei cani anziani, per poter intervenire tempestivamente e monitorare al meglio lo stato di

salute del nostro cane e anche per sapere a cosa potremmo andare incontro quando

invecchia.

Iniziamo col dire che i cani anziani, essendo più sedentari e meno giocherelloni, hanno un

rallentamento del metabolismo che li espone ad un rischio maggiore di obesità. L'eccesso

di peso, a sua volta, è correlato ad una minore aspettativa di vita. Dunque è bene passare

ad una dieta adatta ai cani anziani, tenere sotto controllo il peso forma dell'animale e

stimolare il cane a muoversi, magari con attività più soft che non lo strapazzino troppo.

Similmente va tenuta sotto controllo ancora più scrupolosamente l'igiene orale del cane. I

cani anziani, infatti, sono facilmente soggetti a malattie dentali e gengiviti e le infezioni

del cavo orale non curate possono trasmettersi al resto del corpo e sfasare anche altri

parametri vitali.

Altra malattia comune

nei cani anziani è

l'artrite, una patologia

degenerativa a carico

delle articolazioni che

rende difficile e doloroso

per il cane compiere

azioni che prima non

rappresentavano affatto

un problema, dal salire

le scale al saltare sul

divano e così via. Il

veterinario può

prescrivere al cane dei

farmaci antinfiammatori

che miglioreranno la qualità della vita dell'animale.

La vista dei cani si riduce con l'avanzare degli anni. La formazione della cataratta

potrebbe annebbiargli la vista. Inoltre, le ghiandole preposte alla produzione del liquido

lacrimale secernono meno liquido ed il cane potrebbe sviluppare secchezza oculare. La

cheratocongiuntivite secca, questo il nome del disturbo, colpisce spesso i cani anziani, in

particolar modo le razze di cani con gli occhi sporgenti come lo Shih-Tzu e il Pechinese.

Le malattie renali sono un problema altrettanto comune quando il cane invecchia.

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Tutto sta nel diagnosticarle tempestivamente, sottoponendo il cane ad analisi del sangue

di routine. Con la dieta appropriata e farmaci specifici il cane potrà far fronte anche alle

malattie metaboliche.

I calcoli alla vescica, se bloccano l'uretra, possono causare problemi seri al cane. Le

radiografie addominali sono in grado di diagnosticarne in tempo la formazione e le

dimensioni, per decidere se è il caso di intervenire con un trattamento appropriato.

Tra le malattie endocrine, a colpire più di frequente i cani anziani sono in particolare il

morbo di Cushing (iperadrenocorticismo) e l'ipotiroidismo. Nel morbo di Cushing

nell'organismo del cane c'è una produzione eccessiva dell'ormone cortisolo. Nel caso

dell'ipotiroidismo, invece, la funzionalità della ghiandola tiroidea risulta compromessa. In

entrambi i casi, le cure farmacologiche appropriate possono aiutare il cane a vivere

meglio.

Il cuore del cane va monitorato soprattutto per quanto riguarda l'ispessimento e le

irregolarità delle valvole cardiache che potrebbero portare ad un flusso sanguigno

anomalo ed all'allargamento del muscolo cardiaco. il rischio, in questo caso, è che il cane

venga colto da insufficienza cardiaca, ma se la malattia si diagnostica in tempo si può

intervenire con una terapia farmacologica.

Il diabete è una malattia che colpisce spesso i cani anziani. Quando sono legate

all'alimentazione, l'insulino-resistenza o la scarsa produzione di insulina possono essere

gestite con le terapie e la dieta appropriate, con le modalità, i tempi e le dosi indicate dal

veterinario in base al singolo caso.

I tumori della pelle, molto comuni nei cani anziani, solitamente vengono aspirati, a

seconda della forma e dell'ubicazione dei grumi di pelle. I diversi tipi di cancro che

colpiscono il cane, per fortuna non tutti fatali, vengono trattati, a seconda dei casi,

ricorrendo alla radioterapia, alla chemioterapia o all'intervento chirurgico ed

eventualmente anche ad una combinazione delle tre soluzioni. La prognosi dipende dal

tipo di tumore e dalla localizzazione. I tumori alla prostata colpiscono con le stesse

percentuali di rischio sia i cani non castrati che i cani castrati. I cani non sterilizzati,

invece, sono più a rischio di altri disturbi alla prostata come ingrossamento, ascessi, cisti

ed infezioni.

Il cane anziano spesso sviluppa incontinenza urinaria, con perdite mentre dorme o è

sdraiato. Il veterinario somministrerà dei farmaci quando le perdite diventano eccessive.

La funzionalità degli organi anno dopo anno diminuisce ed il cane può andare incontro ad

anemia e cirrosi epatica.

I cani anziani possono incorrere in disfunzioni cognitive e disturbi comportamentali, dal

diventare più irritabili a dimenticare quanto appreso in passato, ad esempio riguardo al

fare i bisognini nel luogo giusto. Inoltre sono più letargici, dormono di più e sono meno

attivi, anche se allo stesso tempo, per via dei dolori alle articolazioni, sono anche più

sensibili agli stimoli esterni e dunque è bene fare attenzione a non strapazzarli troppo,

ditelo anche ai bambini, di fare attenzione quando ci giocano, li prendono in braccio o li

coccolano.

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LO SAPEVI CHE...

✓ Il manto delle giraffe diviene più scuro col passare degli

anni.

✓ L’animale acquatico più lento è il cavalluccio marino: nuota a

circa 0,005 km/h.

✓ Gli scoiattoli, sebbene a loro insaputa, sono tra gli animali

più eco-friendly: sono creature estremamente smemorate, e

dimenticandosi continuamente dove hanno nascosto le loro

ghiande, danno il via alla nascita di migliaia di nuovi alberi

ogni anno.

✓ Le lontre marine dormono in una posizione dolcissima: si

tengono per la zampina per l’intera durata del sonno per

evitare che la corrente li trascini via.

✓ Gli elefanti sono gli unici mammiferi che non possono

saltare.

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