indice · a cura del sedoc – servizio documentazione della radio vaticana ... banca mondiale...

38
1 Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi del Mali Città del Vaticano, 14-19 maggio 2007 A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE La Repubblica del Mali P.2 Cenni storici P.3 Struttura ecclesiastica P.5 Breve cronologia della Chiesa P.6 Le sei Diocesi del Mali P.8 La situazione della Chiesa in Mali oggi P.12 Le visite ad limina P.16 Giovanni Paolo II e il Mali P.22

Upload: trinhthuy

Post on 17-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

1

Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa

dei vescovi del Mali

Città del Vaticano, 14-19 maggio 2007

A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana

INDICE

La Repubblica del Mali P.2 Cenni storici P.3 Struttura ecclesiastica P.5 Breve cronologia della Chiesa P.6 Le sei Diocesi del Mali P.8

La situazione della Chiesa in Mali oggi P.12 Le visite ad limina P.16 Giovanni Paolo II e il Mali P.22

2

LA REPUBBLICA DEL MALI

Superficie: 1.248.574 Km² Paesi confinanti: Algeria a Nord, Mauritania e Senegal a Ovest, Guinea a Sud-Ovest, Costa d'Avorio e Burkina Faso a Sud, Niger ad Est Capitale: Bamako Altre città: Djénné, Pays Dogon, Sikasso, Ségou, Timbuctu, Mopti, Kayes, Kangaba, Popolazione: 10.179.170 ab. (cens. 1998);

12. 296.000 ab. (stima 2005) Gruppi etnici: Bambara 30,6%, Senufo 10,5%, Fulbe 9,6%, Soninke 7,4%,Tuareg: 6,9; Malinke 6,6 Songhai 6,3 %, Dogon: 4,3 altri 17,8 Lingua ufficiale: francese; altre lingue: Bambara, Peul, Senoufo, Soninke, Songhai, Dogon. Religione: musulmana 85%; cristiani 2,5 %; religioni tradizionali africane 9,5%, nuovi movimenti religiosi 0,5% [fonte: Conferenza episcopale del Mali] Forma di governo: Repubblica presidenziale

Presidente della Repubblica Amadou Toumani Touré (confermato alle presidenziali del 29 aprile 2007) Moneta: Franco CFA legata da un tasso di cambio fisso all‘euro. Membro di CEDEAO, OCI, ONU, UA, WTO, associato UE Festa nazionale: 22 settembre Il Mali è un Paese dell‘Africa occidentale, privo di sbocchi sul mare e in gran parte desertico, la cui zona fertile si trova nella parte meridionale attraversata dal fiume Niger. E‘ uno dei Paesi più poveri dell‘Africa e più della metà della sua popolazione vive al di sotto

della soglia di povertà. Come altri Paesi africani, anche il Mali è piagato dall‘Aids e dalla malaria. Nel 2005-2006 la crescita del PNL è stata superiore al 5%, con un‘inflazione in aumento. Nel 2005 i paesi membri del FMI e della Banca Mondiale hanno cancellato il debito estero del Paese. Nella classifica WEF della competitività mondiale il Mali è sceso nel 2005 dall‘88° al 90° posto. Le attività agricole e pastorali occupano gran parte delle forze lavoro. Principali colture commerciali sono il cotone, le arachidi e la canna da zucchero; per la sussistenza sono

3

diffuse le patate, il riso, il mais, il sorgo. Importante per

l‘alimentazione è la pesca nelle acque interne. Di rilievo le risorse forestali, da cui si ricavano legname e gomma arabica per l‘esportazione. La principale fonte di valuta estera deriva dall‘esportazione di oro: il Mali infatti è il terzo produttore africano del prezioso metallo dopo Sudafrica e Ghana. Sono poi presenti discreti giacimenti di fosfati (Gao, Bouren), diamanti (Kénièba), ferro (Kita, Kayes), manganese, sale. Queste risorse sono sfruttate solo in parte, a causa della inadeguatezza delle infrastrutture di trasporto. La produzione manifatturiera è limitata: impianti tessili (a Bamako eSégou), chimici e del cemento (Diamou), calzature

(Bamako), zucchero (Dougabougou e Seribala), olio (Kita). [Fonti: De Agostini 2007; agenzie, Conferenza episcopale]

CENNI STORICI L‘immenso impero del Ghana si estendeva, alla fine del X secolo dalla Mauritania e dal sud del Senegal fino alla metà del Niger. Nel 1235, dopo varie guerre tra clan locali iniziate nell‘XI secolo, nasce il Regno del Mali.

All‘inizio del XIV secolo, il Mali conosce la sua massima espansione: da Capo Verde ad Agadès, dal sud della Mauritania alla foresta equatoriale. All‘inizio del XV secolo, l‘impero ormai in decadenza cade in preda all‘anarchia. Dal 1345 al 1473 tutta la ―curva‖ del Niger viene perduta (Timbuctu, Djenné, Gao) a vantaggio del nuovo impero Songhaï. I Mossi fanno delle incursioni fino al lago Debo, mentre il sud del Sahara viene conquistato dai Tuareg. Nel XV secolo l‘arrivo dei portoghesi sulle coste scompiglia la vita dell‘Africa interna e alla fine del XV secolo il nord-ovest del Mali si

divide in tanti regni locali. I Songhaï di Gao si liberano della tutela del Mali e conquistano tutta la ―curva‖ del Niger. Nel XVI secolo sono i marocchini ad attaccare i Songhaï (1591). L‘impero è quasi totalmente distrutto. Nel XVII e XVIII secolo, il territorio del Mali viene spezzettato tra numerosi regni locali tra cui quello fondato a Ségou dai Bambara. Questi ultimi, come i Dogon, resistono all‘islamizzazione. Con l‘espandersi dell‘Islam si diffonde la schiavitù.

4

Il XIX secolo è il secolo degli esploratori che percorrono il Paese.

Nella seconda metà del XIX secolo: i Bambara sono il bersaglio della guerra santa condotta dal leader musulmano El-Hadj Oumar Tall (1797-1864), fondatore di un impero che si estende da Timbuctu fino alle sorgenti del Niger e al Senegal. 1864: le truppe di El-Hadj Oumar Tall vengono distrutte dai francesi guidati da Louis Faidherbe a Bandiagara. Tra il 1870 e il 1875, Samory, anziano venditore ambulante ―dioula‖, costituisce un esercito per sottomettere i piccoli Stati indipendenti dell‘area, ma a partire da 1886 incontra le truppe francesi ed è fatto prigioniero nel 1898.

1890: viene costituita la colonia del Sudan Francese sciolta nel 1899, quando viene divisa tra i territori vicini, mentre nel 1904 viene creata la colonia dell'Alto Senegal-Niger. Il Sudan Francese è ricostituito solo nel 1920 con le attuali frontiere del Mali. 1946: il Rassemblement Démocratique Africain (R.D.A) fondato a Bamako, inizia la lotta per l'indipendenza dell'Africa occidentale. La sezione del Mali è guidata da Modibo Keita. 1956: il Sudan Francese ottiene l‘autonomia. 1958 Il Sudan francese diventa una repubblica in seno alla Comunità francese. 17 gennaio 1959: la repubblica si unisce al Senegal per formare

la Federazione del Mali. 20 giugno 1960: la Federazione del Mali si proclama indipendente ed entra nell‘Onu. 22 settembre 1960: la Federazione si disintegra, anche a causa della rivalità tra Léopold Sédar Senghor e Modibo Keita, due protagonisti del nazionalismo africano. Il vecchio Sudan Francese conserva il nome prestigioso del Mali e Keita resta Presidente della neo-costituita Repubblica del Mali. Novembre 1968: un colpo di stato militare porta al potere il tenente Moussa Traoré che instaura una dittatura militare.

1991 Moussa Traoré è costretto ad abbandonare il potere. Inizia un lento processo di democratizzazione guidato dall‘Alleanza per la Democrazia (ADEMA). Nel 1992 viene varata una nuova Costituzione in base alla quale il Presidente è eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni, così come l‘Assemblea nazionale (152 membri). Alle elezioni presidenziali viene eletto Alpha Oumar Konarè (oggi presidente della Commissione dell‘Unione Africana), riconfermato poi per un secondo mandato quinquennale.

5

Alle elezioni del maggio 2002 si afferma il generale Amadou

Toumani Touré, già Presidente per alcuni mesi tra il 1991 e il 1992 dopo aver guidato la rivolta contro il regime di Moussa Traorè. Nello stesso anno è stata sospesa la pena di morte. Il 29 aprile 2007 si sono tenute le elezioni presidenziali a cui si sono presentati otto candidati, tra cui, per la prima volta, una donna: Aminata Sidibé. I risultati, contestati dall‘opposizione, hanno confermato il Presidente uscente Amadou Toumani Touré. Tra i temi toccati dalla campagna elettorale: l‘emigrazione verso l‘Europa e il futuro dell‘industria del cotone, penalizzata sia dalla recente siccità sia dagli accordi commerciali con i partner economici

del Mali, in particolare l‘Unione Europea. Alla vigilia del voto i vescovi del Paese avevano diffuso un documento intitolato “E se riabilitassimo la politica?” nel quale avvertivano del pericolo del ―disincanto‖ degli elettori nei confronti della politica che rischia di tenere lontano dal voto un certo numero di elettori. Il prossimo luglio si terranno le legislative. [Fonti: De Agostini 2007; agenzie varie]

LA CHIESA IN MALI

STRUTTURA

Conferenza episcopale

Conférence Episcopale du Mali

Presidente: Mons. Jean-Gabriel DIARRA,

vescovo di San (foto)

Vicepresidente: Mons Jean-Baptiste TIAMA, vescovo di Sikasso (foto)

Segretario Generale:

Don Cyprien DAKOUO (foto)

Nunzio apostolico: Mons. Giuseppe Pinto, Arciv. tit. di Anglona

6

La Chiesa cattolica è presente sul territorio con 1 arcidiocesi metropolitana e 5 diocesi : Arcidiocesi di Bamako (metr): mons. Jean ZERBO Suffraganee Diocesi di Ségou: Mons. Augustin TRAORE‘

Diocesi di Kayes : Mons. Joseph DAO Diocesi di Mopti: Mons. Georges FONGHORO Diocesi di San : Mons. Jean-Gabriel DIARRA Diocesi di Sikasso: Mons. Jean-Baptiste TIAMA

CRONOLOGIA DELLA CHIESA IN MALI

1876 e 1881: il cardinale Charles Lavigerie (foto), fondatore della

Società delle Missioni d‘Africa (Padri Bianchi), invia alcuni missionari a Timbuctu. Le spedizioni vengono massacrate. Nello stesso periodo i Padri della Congregazione dello Spirito Santo (Spiritani), fanno dei tentativi per aprire una missione nell‘Alto Senegal. Il frutto di questo impegno missionario è la fondazione, il 20 novembre 1888, della prima parrocchia a Kita. 1888: dopo diverse richieste, il Superiore generale degli Spiritani ottiene l‘autorizzazione per creare una missione cattolica nel territorio allora chiamato Sudan [da non confondere con l‘attuale

Sudan, - v. mappa, ndr]. Può così prendere il via l‘evangelizzazione di questo territorio. Il 15 ottobre 1888, vengono designati sei missionari che intraprendono il viaggio 20 ottobre. Si tratta dei Padri Guillet, Montel, Marcot e dei Fratelli Zénon ed Isaac. Il sesto, padre Diouf, li raggiunge più tardi. Per dodici anni, questi missionari lavorano intensamente per porre le prime pietre della Chiesa cattolica del Mali. 1892: viene fondata la missione di Kayes. 1893: viene fondata la missione di Dinguira.

7

1895: i Missionari d’Africa (Padri Bianchi) provenienti dal Senegal fondano la loro prima Missione a Ségou e quindi a Kati. Inizia l’evangelizzazione sistematica del Sudan Francese, attuale Mali. 1897: arrivano le prime Missionarie d‘Africa (Suore Bianche). 1900: Roma decide scambiare i territori tra i Padri del Santo Spirito ed i Missionari d'Africa: la parte dell‘Alto Senegal-Niger, futuro territorio del Mali indipendente, è affidata ai Missionari d‘'Africa, mentre il Senegal e la regione di Kissidougou sono affidate ai Padri del Santo Spirito.

1921: dall‘immenso Vicariato Apostolico del Sahara e del Sudan Francese viene distaccato il Vicariato apostolico di Bamako. 1934: fondazione della Congregazione indigena delle Figlie Sudanesi di Maria. 1947: erezione della Prefettura apostolica di Kayes e Sikasso. 14 settembre 1955: istituzione della Sacra Gerarchia. Il Vicariato di Bamako è elevato ad Arcidiocesi. 1962: il primo vescovo del Mali, mons. Luc–Auguste Sangaré, è nominato arcivescovo di Bamako. 1968: messaggio di Paolo VI ai cattolici in occasione del

pellegrinaggio mariano annuale a Kati. 1988: celebrato solennemente in tutto il Paese il Primo centenario dell‘evangelizzazione 28-29 gennaio 1990: visita pastorale di Papa Giovanni Paolo II. [Fonte principale: Guida alle Missioni cattoliche 2005]

8

LLEE SSEEII DDIIOOCCEESSII DDEELL MMAALLII

ARCIDIOCESI DI BAMAKO

Mons. Jean Zerbo

Da villaggio di pescatori a capitale e arcidiocesi Nata come villaggio di pescatori ai bordi del fiume Niger e già sede dell‘amministrazione del Sudan Francese, Bamako è oggi la capitale del Mali indipendente. Già Prefettura Apostolica del Sahara e del Sudan (1868-1891), elevata nel 1891 a Vicariato Apostolico

(diventato successivamente Vicariato Apostolico del Sahara e del Sudan Francese nel 1901 e Vicariato apostolico di Bamako nel 1921), è stata elevata al rango di arcidiocesi il 14 settembre 1955. Mons. Luc Auguste Sangaré (1925-1998), succeduto nel 1962 a Mons. Pierre Leclerc, è stato il suo primo arcivescovo autoctono, ordinato il 26 maggio 1962 per le mani del Delegato Apostolico Jean-Marie Maury.

La serie dei vescovi L‘arcidiocesi è retta dal 25 ottobre 1998 da Mons. Jean Zerbo. Lo

hanno preceduto, nell‘ordine, il Cardinale Charles Lavigeri (1868-1892), Mons. Anatole-Joseph Toulotte (1892-1897), Mons. Augustine Prosper Hacquart (1898-1901), Mons. Louis Bazin (1901-1910), Mons Alexis Le Maître (1911-1920), Mons. Emile-Fernand Sauvant (1921-1928), Mons. Paul-Marie Molin (1928-1949), Mons. Pierre-Louis Leclerc (1949-1962) e Mons. Luc-Auguste Sangaré (1962-1998).

Un‘arcidiocesi con un respiro universale

L‘arcidiocesi di Bamako ha come particolarità quella di essere multiculturale e multietnica. Il clero locale, poco numeroso, è assistito da sacerdoti, religiosi e agenti pastorali laici provenienti da tutto il mondo: in tutto, più di un centinaio di persone. Alla fine del 2004 l‘arcidiocesi contava 128.500 battezzati su una popolazione di 3,5 milioni di abitanti [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

9

DIOCESI DI SÉGOU

- Mons. Augustin TRAORÉ

Ségou, la ―madre‖ di tutte le missioni in Mali Da Ségou è iniziata l‘evangelizzazione sistematica di tutto il Mali. Qui, nell‘aprile 1895, dopo le fallite spedizioni missionarie del 1876 e del 1881, finite nel sangue, giunsero quattro Missionari d‘Africa inviati dal successore del cardinale Lavigerie, mons. Anatole Toulotte. Erano i Padri Hacquard, Ficheux, Eveillard e Dupuis. Lo stesso mons. Toulotte intraprese l‘anno successivo un lungo viaggio

per visitare il territorio affidato alle sue cure. Gli succederà, ai primi del ‗900, Mons. Augustin Hacquart. E‘ stata eretta a diocesi il 10 marzo 1962 con territorio dismembrato dall‘arcidiocesi di Bamako ed ha avuto come primo vescovo Mons. Pierre-Louis Leclerc (cui il 1° luglio 1974 successe Mons. Mori-Julien Sidibé). Dal 14 marzo 2004 è retta da Mons. Augustin Traoré (nominato il 30 ottobre 2003). Alla fine del 2004, su una popolazione di 2.784.052 persone, contava 13.399 battezzati, pari allo 0,5% del totale [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

Una diocesi che ha dato i natali a 4 vescovi del Mali, ma con poche vocazioni

La diocesi vanta i natali di quattro vescovi maliani: Mons. Luc-Auguste Sangaré (+1998), primo arcivescovo autoctono di Bamako, Mons Jean-Marie Cissé, già vescovo di Sikasso, (+ 1996), Mons Joseph Dao, dal 1979 vescovo di Kayes, e Mons Jean Zerbo attuale arcivescovo di Bamako. A fronte di questo primato, nella diocesi le vocazioni sacerdotali e religiose sono ancora poco numerose.

DIOCESI DI KAYES - Mons. Joseph DAO

I Padri Spiritani protagonisti della prima evangelizzazione di Kayes

(1888) Il territorio dell‘attuale diocesi di Kayes fu inizialmente evangelizzato dai Padri Spiritani che cominciarono a consolidare la

10

loro presenza a partire dal 1889. In questi anni, dopo avere

imparato la lingua locale e tra molte difficoltà, fecero costruire una chiesa, tuttora esistente, e fondarono tre parrocchie: Kita, Kayes e Dinguira. Al volgere del secolo furono sostituiti dai Missionari d‘'Africa e assegnati al Senegal e alla regione di Kissidougou. La diocesi è stata eretta il 12 giugno 1947 e dal 12 settembre 1978, è guidata da Mons Joseph Dao, succeduto a Mons Étienne Courtois (1963-1978), il suo primo vescovo. Alla fine del 2004, su una popolazione di 1.313.788 abitanti contava 8.000 battezzati, pari allo 0,6% del totale [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

DIOCESI DI MOPTI - Mons Georges FONGHORO

La più giovane diocesi del Mali insieme a San e una delle più estese

del mondo Il territorio dell‘attuale diocesi di Mopti ha fatto parte nel tempo di diverse circoscrizioni ecclesiastiche. Eretta il 29 settembre 1964, è, insieme a San, la più giovane diocesi del Mali. Il suo primo

vescovo è stato mons. Georges Biard (1964-1988), cui sono succeduti Mons. Martin Happe (Amministratore apostolico dal 1988 al 1994) e Mons. Jean Zerbo (1995-1998). Dal 1999 la diocesi è retta da Mons. Georges Fonghoro, primo vescovo di etnia Dogon del Mali. Con una superficie di 893.109 kmq, in gran parte occupata dal Sahara, Mopti è oggi una delle diocesi più estese del mondo. Alla fine del 2004 su una popolazione di 3.691.000 persone contava 26.369 battezzati, corrispondenti allo 0,7% del totale [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

Una terra fecondata dal sangue dei martiri

I primi evangelizzatori della regione partirono da Keita, dove il 20 novembre 1888 i Padri Spiritani avevano fondato la loro prima parrocchia nell‘allora Prefettura Apostolica del Sahara e del Sudan: erano i padri Augustin Hacquart, Auguste Dupuis ed un laico di nome Eugène Konde. Dopo avere risalito il fiume Niger a partire da Bamako raggiunsero Ségou il 1° aprile 1895 e quindi Timbuctu

11

dove entrarono il 21 maggio dello stesso anno. Due precedenti

tentativi compiuti da un gruppo di Missionari d‘Africa partiti da Algeri nel 1876 e nel 1881 si erano risolti in un massacro. Un importante contributo all‘evangelizzazione dell‘area venne da un giovane Dogon convertito al cristianesimo, Pierre Kombe Somborocui, a cui si deve l‘erezione, nel 1949, della parrocchia di Ségué.

DIOCESI DI SAN - Mons Jean-Gabriel DIARRA

Importante città commerciale evangelizzata a partire

dai primi decenni del XX secolo San è una città del Mali meridionale, già importante centro di scambi commerciali nel Medioevo. L‘inizio dell‘evangelizzazione di questo territorio risale ai primi decenni del XX secolo. Nel 1922 tre missionari inviati da Ségou - i padri Félix Théaudière, Ernest Duvernois ed Eugène Ratisseau – giunsero nella cittadina, stabilendosi ai margini del villaggio di Mandiakuy, dove nel 1924 fondarono una missione. La diocesi è stata eretta 29 settembre

1964 insieme a quella di Mopti. Il suo primo vescovo è stato Mons Joseph Perrot, ordinato il 9 gennaio 1965 a Mandiakuy. Dal 24 giugno 1988 è retta da Mons. Jean Gabriele Diarra (nominato il 18 novembre 1987). Ù Alla fine del 2004 contava 32.587 battezzati su una popolazione di 951.600 persone, pari al 3,4% del totale [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

DIOCESI DI SIKASSO

- Mons. Jean-Baptiste TIAMA

I primi missionari nel 1922 I primi missionari giunsero nel territorio dell‘attuale diocesi di Sikasso nel 1922, dove fondarono una missione che fu chiusa nel 1929. Un‘altra missione venne fondata nel 1936 a Karangasso per volontà del Prefetto apostolico di Bobo-Dioulasso, nel vicino Burkina Faso. I primi battesimi furono celebrati il 25 dicembre 1944. Solo

12

nel 1947 fu creata la Prefettura apostolica di Sikasso,

distaccata da Bobo-Dioulasso. Alla guida di questa nuova circoscrizione ecclesiastica venne posto Mons. Didier Perouse de Montclos, che si stabilì a Karangasso dove preparò la riapertura della missione di Sikasso. La diocesi è stata creata il 6 luglio 1963 con Mons. de Montclos come primo vescovo. A questi è succeduto nel 1976 Mons Jean-Marie Cissé (+1996). Dal 1999 la diocesi è retta da Mons Jean-Baptiste Tiama (ordinato il 13 febbraio 1999). Alla fine del 2004 la diocesi contava, su una popolazione di 2.800.850 abitanti, 20.028 battezzati, pari allo 0,7% del totale [dati dell‘Annuario Pontificio del 2005].

Una Chiesa locale non molto dinamica sul fronte vocazionale, ma

attiva nel campo della promozione umana In 80 anni di presenza, la Chiesa di Sikasso non è stata molto dinamica sul fronte delle vocazioni. Attualmente il clero locale è affiancato da una decina di missionari, 150 catechiste. Nel 1989 è stata fondata una scuola che è stata trasferita nel 1995 Kimparana e nel 2000 è diventata una Scuola di Formazione Biblica. Molto attive nella diocesi soprattutto, sul fronte della promozione della donna, sono le Missionarie Domenicane (Karangasso e Koutiala) e

le Missionarie d‘Africa (Sikasso). Ma la Chiesa locale è molto attenta anche ai giovani. Nel 1987 i Salesiani di Don Bosco hanno aperto un istituto di formazione professionale. [Fonte: http://www.mafrwestafrica.net]

La situazione della Chiesa nel Mali oggi

Evangelizzato poco più di un secolo fa, il Mali è un Paese a netta

maggioranza musulmana (85% della popolazione secondo i dati della Conferenza episcopale – v. p. 3), in cui peraltro le credenze tradizionali nella magia restano ancora molto forti, anche tra cristiani e musulmani. Nonostante sia fortemente islamizzato, il Mali resta un Paese aperto alle relazioni tra le varie etnie e religioni i cui rapporti sono sostanzialmente buoni (come confermano i rapporti dell‘Aiuto alla Chiesa che Soffre sulla libertà religiosa nel mondo e anche l‘ultima classifica del Freedom House): lo Stato si è mantenuto laico; stampa e società civile possono criticare

13

apertamente le posizioni delle autorità islamiche; la Costituzione

garantisce la libertà di praticare fedi diverse e di manifestare e diffondere il proprio credo e la democrazia è un valore condiviso che non viene messo in discussione da alcun potere teocratico. Da qualche anno a questa parte, tuttavia, il coinvolgimento di alcuni Paesi arabi (in particolare l‘Arabia Saudita) nel proselitismo dell’Islam wahabita sta minacciando questi valori tradizionali di tolleranza e convivenza pacifica, radicati nella storia del Paese. Le frange dell‘Islam radicale chiedono con crescente insistenza l‘imposizione per legge dei precetti coranici e nel nord del Paese c‘è una forte opposizione dei gruppi musulmani alla costruzione di

luoghi di culto cristiani. Sebbene gli episodi di intolleranza religiosa siano isolati, le sacche fondamentaliste stanno crescendo e minacce alla convivenza religiosa giungono anche dai Paesi vicini, come la Nigeria. Un‘evoluzione seguita con una certa preoccupazione dalla piccola Chiesa locale (circa 228mila battezzati — Annuario Pontificio 2005 — su quasi 13 milioni di abitanti, secondo le stime più recenti), che considera il dialogo interreligioso, basato sul confronto aperto e sul riconoscimento della presenza pubblica della Chiesa, un‘esigenza vitale. Di fatto, l‘impegno sociale della Chiesa cattolica, che si concretizza nella gestione di dispensari, scuole e centri di formazione aperti a tutti i cittadini, senza distinzione di fede,

è in genere apprezzata nel Paese. Sul piano più strettamente pastorale, l‘episcopato locale è oggi impegnato a realizzare quella Chiesa-famiglia di Dio che costituisce l‘idea chiave del Sinodo dei Vescovi per l‘Africa del 1994. In questa prospettiva va letta anche la grande importanza attribuita in questi anni alla promozione delle Comunità cristiane di base (CCB), quali luoghi di espressione di un‘autentica comunione fraterna al servizio del Vangelo in Mali. (lz)

Intervista con mons. Jean Zerbo, ex Presidente della CEM

Il dialogo con l’Islam è, in effetti, una delle principali sfide dell’episcopato del Mali, come ha confermato l’arcivescovo di Bamako, mons. Jean Zerbo in questa intervista rilasciata nel 2005 alla rivista “Africa” dei Padri Bianchi, in cui parla delle priorità pastorali della Chiesa in Mali oggi: Mons. Zerbo, le tensioni internazioni hanno avuto ripercussioni anche in Mali dove paiono affermarsi le correnti più oscurantiste e

14

radicali dell’Islam: c’è da preoccuparsi?

Esiste un pericolo reale. Il coinvolgimento di alcuni paesi arabi nel proselitismo dell‘islam wahabita rischia di minare, poco a poco, i valori della tolleranza religiosa e della convivenza pacifica. La Chiesa del Mali deve essere molto lucida nell‘affrontare un momento così delicato: dobbiamo comprendere i cambiamenti in atto e impegnarci per valorizzare l‘accoglienza e il confronto, virtù che per lungo tempo hanno costituito i pilastri culturali di questo Paese africano.

In che modo si manifesta l’offensiva fondamentalista? Ovunque stanno sorgendo moschee in muratura, dotate di pannelli solari e grandi altoparlanti, costruite con ingenti capitali stranieri. Le radio private incitano alla diffusione del Corano con una determinazione mai vista in passato. Le frange dell‘islam radicale chiedono con insistenza l‘adeguamento del codice della famiglia alle norme coraniche. Nel nord del Paese c‘è un‘opposizione feroce dei gruppi musulmani contro la costruzione di luoghi di culto per i cristiani.

Il futuro della Chiesa del Mali è costellato da sfide importanti: con che spirito le affronterete? Dovremo uscire allo scoperto e far sentire la nostra voce: non possiamo più restare una Chiesa di catacombe. Decisivo sarà il ruolo delle comunità cristiane, i fedeli dovranno partecipare maggiormente alla vita del Paese: il loro contributo, ispirato dalla fede in Cristo, sarà importante per diffondere nella società gli ideali di giustizia e di pace. Anche in campo politico l‘impegno dei cristiani dovrebbe essere più audace: il contesto attuale lo richiede.

In quale direzione verranno concentrati gli sforzi e le risorse del clero locale? Il risveglio delle vocazioni sacerdotali è una delle nostre priorità, assieme a quello della formazione per i futuri preti e religiosi: a questo proposito abbiamo creato a Bamako il centro ―Fede e Incontro‖ volto a favorire la studio e il dialogo interreligioso con l‘Islam. Sul piano pratico la Chiesa proseguirà il suo tradizionale impegno nel sociale, che si concretizza nella gestione di scuole,

15

dispensari e centri di formazione aperti a tutti i cittadini, senza

alcuna distinzione religiosa. I musulmani e i cristiani del Mali non rinunciano a tagliare i ponti con le proprie radici animiste: la magia resta per molti fedeli una risorsa irrinunciabile. Cosa ne pensa? La credenze tradizionali nella magia e nella superstizione sono ancora molto forti. Non c‘è da meravigliarsene: il Vangelo è presente in Mali da appena 116 anni [nel 2005, ndr], mentre l‘Islam è arrivato all‘inizio dell‘XI secolo; troppo poco tempo per cambiare

mentalità così profonde. Da parte sua, la Chiesa deve puntare sulla formazione biblica dei fedeli: non bisogna presentare Gesù come un‘idea astratta, ma bensì come una persona che può aiutare ciascuno a vivere pienamente la propria esistenza secondo i disegni di Dio. (Africa n. 6, nov-dic 2005)

16

LE VISITE AD LIMINA

(Estratti dei discorsi di Giovanni Paolo II in occasione degli incontri

nel 1981, 1988 e 1996)

Discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi del Mali Vaticano, 26 novembre 1981

Una qualità di vita cristiana autentica

(…) Certamente da voi i cattolici non costituiscono la maggioranza. Ma io so che la qualità della loro vita cristiana è davvero autentica. D‘altra parte hanno saputo guadagnarsi la simpatia di molti grazie al clima di amicizia che hanno saputo instaurare e alla testimonianza che essi rendono all‘amore di Dio. Essi partecipano fraternamente, con tutti i loro concittadini, allo sviluppo del loro Paese. E da parte vostra, voi avete giustamente percepito la necessità di proseguire su questa strada, nonostante le serie difficoltà incontrate. Penso in particolare, agli sforzi fatti per sostenere le scuole, per mantenere i dispensari, per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più diseredate (…).

Il dinamismo della fede e della preghiera

Questo spirito di servizio disinteressato traduce il dinamismo stesso della fede e della preghiera. (…) E quando voi invitate i cristiani ad entrare in dialogo con i musulmani – il cui sentimento di Dio è grande! – come con i fedeli di altre religioni, voi li aiutate ancora a scoprire la ragione più profonda di quei gesti concreti d‘amicizia ricordati prima: si tratta di imparare – nel rispetto della coscienza degli altri – a rendere conto della speranza e dell‘amore che la fede in Cristo fa vibrare in loro. E se questo tipo di relazioni amichevoli è necessario e prezioso anche nel quadro del vasto dialogo tra

cristiani e musulmani – o appartenenti ad altre religioni – che si sta abbozzando un po‘ in tutto il mondo e che bisogna condurre a buon fine. Ciò genera evidentemente la necessità presso i cristiani di una formazione spirituale e dottrinale solida, che io vi incoraggio a perseguire con ogni mezzo. Ma a questo dialogo mancherebbe una importante dimensione se non si avesse la possibilità di vedere il cammino di chi, liberamente, richiede il Battesimo. Vorrei ricordare qui l‘entusiasmo e la tenacia dei catecumeni. (…)

17

I catechisti e le vocazioni

E nominando loro, come non salutare con gioia i loro catechisti? Chi dirà abbastanza di tutto ciò che a loro deve la fede cristiana in Africa? Giustamente, voi cercate di associare intimamente il loro apostolato al ministero dei sacerdoti come al vostro. (…). Cercate poi di far acquisire loro tutta la competenza dottrinale e umana che richiede il loro qualificato servizio. Attraverso di voi, come ho fatto al tempo del mio viaggio nel vostro continente, desidero ringraziarli di tutto ciò che fanno per Nostro Signore! Ma so inoltre che siete preoccupati per il futuro, di fronte ad una certa diminuzione dell‘apostolato. L‘età avanzata si fa sentire presso molti, e il

ricambio non è così abbondante come sarebbe auspicabile. Prego con voi il Signore di suscitare operai per la sua messe. E questo, in primo luogo, tra i vostri fedeli africani. (…)

Discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi del Mali Vaticano, 26 marzo 1988

Il 1988, un anno di eccezionale importanza per la Chiesa in Mali

(…) Il 1988 è per voi un anno di importanza eccezionale. Costituisce il centenario della comunità cristiana del Mali, un evento che polarizza tutte le vostre attività pastorali. Proprio nel 1888 i primi missionari Spiriti hanno fondato la missione di Kita, affidata in seguito ai padri Bianchi e oggi divenuta luogo di pellegrinaggio nazionale. (…)

La piccola comunità cristiana delle origini è diventata un solido baobab

Già nel 1876 e nel 1881, due carovane di padri Bianchi erano partite da Algeri per il Sudan, ma i padri vennero massacrati nel corso del viaggio. Solo nel 1894 una nuova carovana si avviò per fondare Ségou e Timbuctu nel 1895. Si era così dato inizio all‘evangelizzazione del Mali e i discepoli del Cardinal Lavigerie, insieme alle suore di Nostra Signora d‘Africa si misero al lavoro. Con gli abitanti del Mali di oggi, rendo onore a quei valorosi pionieri della fede, in particolare a quelli che hanno versato il loro sangue per Cristo. In cento anni, la piccola comunità cristiana originaria, come il granello di senape del Vangelo, è diventata un albero. Voi

18

parlate spesso di un solido baobab, che affonda le sue radici nel

suolo del Mali, e fate bene, perché i frutti ci sono: una gerarchia locale, sacerdoti autoctoni, religiosi originari del Paese, catechisti impegnati nei movimenti e nelle comunità locali. Soprattutto, la vitalità dei cristiani è reale, e testimonia della autentica presenza del Regno in questa regione del continente africano. (…)

La speranza di potere visitare presto il Mali

(…) Certo, avrei desiderato, soprattutto nell‘anno mariano, farmi pellegrino a Kita e recarmi con voi a pregare ―Nostra Signora del Mali‖ per i fedeli delle vostre diocesi e per tutti i vostri compatrioti. Non mi sarà possibile farlo quest‘anno. Ho tuttavia speranza che la Provvidenza condurrà i miei passi verso la vostra terra per conoscere il vostro popolo, che in Africa ha fama di grande cordialità. Sarà per me una grande gioia potervi restituire la visita di oggi. Attendendo questo momento, vi accingete al compito esaltante di formare i cristiani del secondo secolo di evangelizzazione. Qualunque sia il loro numero, piccolo o grande, la loro missione di battezzati ha grande importanza. Avendo accolto la buona novella, sono ora chiamati a loro volta ad annunciarla, anzitutto e soprattutto attraverso la loro vita. Dentro la comunità

umana in cui si svolge la loro esistenza, essi devono manifestare la loro capacità di comprendere e di accogliere, la loro comunione di vita e di destino con gli altri, la loro solidarietà nella comune ricerca di tutto quanto è nobile e buono. Nel caso, essi testimonieranno in modo semplice e spontaneo la loro fede in Gesù Cristo, annunciando il Vangelo spesso con discrezione, ma in modo profondamente motivato. (…)

La convivenza tra cattolici e musulmani

Mi rallegro del fatto che, nell‘insieme, regna da voi un clima di intesa tra le comunità cattoliche e quelle musulmane del Mali, che sono tradizionalmente tolleranti. Si tratta di un aspetto importante della situazione della Chiesa del Mali: essere invitata a un dialogo islamico-cristiano, sempre più costruttivo. Voi lo fate, in modo particolare, accogliendo un buon numero di giovani musulmani nei gruppi di Azione Cattolica e nelle comunità di studenti credenti. Desidero incoraggiarvi su questo difficile cammino di dialogo, che ha bisogno di convinzioni cristiane ben temprate. Più che altrove, è

19

auspicabile che i cattolici partecipino a una catechesi permanente,

che comprenda in particolare una lettura della Parola di Dio approfondita nella Chiesa. (…)

Il lavoro della Chiesa nelle opere sociali del Paese

Insieme a tutti i vostri compatrioti, voi partecipate alle iniziative di sviluppo del Paese, in un servizio disinteressato. Siete impegnati nella grande lotta contro la fame, la malnutrizione e l‘analfabetismo. Partecipate alle iniziative che cercano di porre rimedio ai flagelli della desertificazione e della siccità. Ci tengo a sottolineare ora la buona qualità del lavoro compiuto e vorrei incoraggiarvi a continuare tutte queste opere sociali. Vi affido la cura di dire ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici impegnati nei compiti di aiuto fraterno, quanto il Papa apprezzi la loro testimonianza di carità cristiana e i loro gesti concreti di assistenza fraterna. (…)

Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società

Vi incoraggio anche a continuare i vostri sforzi per la promozione della donna utilizzando le realtà già esistenti. La Chiesa di oggi, come quella delle origini, vuole essere dalla parte della donna,

soprattutto là dove essa, invece di essere un soggetto attivo e responsabile, tende a restare in un ruolo passivo. Nel Mali, come in molti altri Paesi, c‘è ancora senz‘altro della strada da percorrere perché la partecipazione delle donne ai diversi livelli della vita sociale sia non solo permessa ma sviluppata e apprezzata. Ho notato con grande soddisfazione che, dalla vostra ultima visita ―ad limina‖, è stato fatto un grande sforzo per quanto riguarda la pastorale delle vocazioni, e che il numero dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa aumenta progressivamente. Mi felicito con voi.

Discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi del Mali Vaticano 8 marzo 1996

Il centenario della diocesi di Ségou (1895-1995) e il Sinodo per l’Africa (..) Quest‘anno, il nostro incontro ha luogo all‘indomani della vostra solenne celebrazione del centenario della diocesi di Ségou. Sono

20

lieto di unirmi alla gioia e alla speranza del suo Vescovo e di tutti i

suoi diocesani. La vostra visita costituisce anche il proseguo di quel grande avvenimento della Chiesa universale che è stata l‘Assemblea speciale per l‘Africa del Sinodo dei Vescovi, che avete preparato e vissuto con molto zelo, associandovi le vostre comunità. Auspico che l‘Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, che ho promulgato l‘anno scorso durante il mio viaggio nel vostro continente nel corso della fase celebrativa di questo Sinodo, sia, per ognuna delle vostre diocesi, una fonte di rinnovamento nell‘attaccamento a Cristo e nell‘impegno missionario di tutti i cristiani e, per la vostra nazione, un appello fraterno a guardare al

futuro con fiducia. Le Comunità ecclesiali di base espressione della vitalità della Chiesa nel Mali (…) La vitalità della Chiesa nel vostro Paese si esprime in particolare attraverso lo sviluppo di Comunità ecclesiali di base che adempiono ogni giorno all‘impegno espresso nella vostra Lettera Pastorale del 1990 intitolata Une Eglise communion fraternelle; successivamente avete opportunamente tracciato il cammino con diversi altri documenti pastorali. (…) Cari Fratelli, vi incoraggio a edificare comunità ecclesiali che siano

vive, radiose e aperte agli altri. Che in esse si manifesti l‘amore universale di Cristo che trascende le barriere delle solidarietà naturali (cf. Ecclesia in Africa, n. 89)! Che ovunque si trovino i discepoli di Cristo siano visibili i segni dell‘amore di Dio per gli uomini di oggi! L‘impegno dei cristiani nella società, per una vita più fraterna, in collaborazione con tutti i loro concittadini, è un‘espressione particolarmente significativa di ciò. (…) La famiglia luogo privilegiato per l’inculturazione (…) Come ho ricordato nell‘Esortazione Post-sinodale, "il Sinodo

considera l‘inculturazione come una priorità e un‘urgenza nella vita delle Chiese particolari per un reale radicamento del Vangelo in Africa, "un‘esigenza dell‘evangelizzazione", "un cammino verso una piena evangelizzazione", una delle maggiori sfide per la Chiesa nel continente all‘approssimarsi del terzo millennio" (Ecclesia in Africa, n. 59). Il radicamento del Vangelo nella vostra cultura è un compito difficile che esige la fedeltà al messaggio evangelico in tutta la sua forza, rispettando al contempo i valori africani autentici. In questa prospettiva, la famiglia è uno dei luoghi più importanti in

21

cui si può svolgere questa inculturazione. L‘attenzione che voi

rivolgete da diversi anni al matrimonio per permettere alle realtà della vostra società di venire profondamente permeate dai valori cristiani, è un felice contributo all‘evangelizzazione della vita familiare. Nelle vostre diocesi, in collaborazione con i sacerdoti e le religiose, si sta compiendo uno sforzo apprezzabile per preparare le future coppie agli impegni che assumeranno per tutta la loro vita. Invito i giovani cristiani a seguire con generosità questo orientamento. È il loro futuro che vi viene delineato. Vorrei sottolineare qui la missione particolare affidata alle famiglie dei catechisti, soprattutto in rapporto ai giovani, di mostrare la

grandezza del matrimonio cristiano come via di santità in risposta alla vocazione battesimale. L‘esempio quotidiano dei coniugi uniti suscita spesso il desiderio di imitarli. (….) Il dialogo interreligioso: non mera coabitazione e tolleranza (…) Fortunatamente, i rapporti tra la comunità cristiana e i credenti dell‘Islam sono fatti, quasi sempre, di pacifica convivenza e di stima reciproca. Il cammino dell‘autentico incontro con l‘altro è indubbiamente difficile. Gli ostacoli che possono sorgere dovrebbero invitare i credenti a conferire ai loro rapporti reciproci una maggiore intensità capace di superare le cause della discordia. Come voi

avete spesso sottolineato, il dialogo di vita che i cristiani intrattengono con i musulmani va molto al di là della semplice coabitazione, convinti come siete della comunanza del vostro destino radicata nella vostra tradizione. Negli impegni che assumete in comune per sviluppare la solidarietà nella società, il significativo superamento di una tolleranza confusa, intesa come mera accettazione dell‘altro, porta poco a poco alla creazione di una comunità di fratelli che si stimano e si amano. (…) La testimonianza della Chiesa deve pertanto manifestare la gratuità dell‘amore di Dio offerto a tutti senza distinzione, in

particolare attraverso i rapporti di amicizia e di collaborazione instaurati nel corso del tempo e degli avvenimenti della vita (…). La formazione permanente nella pastorale: una necessità crescente in tutti gli ambiti Perché le comunità siano sempre più forti nella fede e più generose nella carità, voi date giustamente grande spazio alla formazione. Nelle vostre diocesi, avete grande cura delle vocazioni sacerdotali e religiose, in particolare nella pastorale della gioventù e grazie alla

22

preghiera assidua di tutti i fedeli. La formazione permanente dei

vostri collaboratori nella pastorale è una necessità crescente in tutti gli ambiti che riguardano la vita del popolo di Dio, la sua evangelizzazione e la sua testimonianza. Siate vicini ai vostri sacerdoti, affinché trovino in voi dei Pastori pronti ad ascoltarli, in un rapporto di fiducia e di amicizia (cf. Christus Dominus, n. 16). La formazione dei laici animatori deve essere una delle preoccupazioni principali delle vostre comunità. Lasciate che mi cong ratuli con voi per le numerose strutture e iniziative che avete messo in atto a diversi livelli. (…)

GIOVANNI PAOLO II E IL MALI

Giovanni Paolo II ha visitato il Mali dal 28 al 29 gennaio 1990 in occasione del 45° Viaggio apostolico a Capo Verde, Guinea Bissau,

Mali, Burkina Faso e Ciad (25 gennaio 1° febbraio 1990).

DISCORSO ALL’AEROPORTO DI BAMAKO-SENOU

28 gennaio 1990

Vengo a confermarvi nella fede e a stimolarvi nella vostra vita cristiana

Cattolici di questo Paese, vengo anche a unirmi a voi per prolungare il nostro rendimento di grazie a Dio, che ha permesso che il Vangelo sia annunciato qui già da cent‘anni. Quale successore degli Apostoli, soprattutto di Pietro, la cui missione mi è stata affidata, vengo a confermarvi nella fede e a stimolarvi nella vostra vita cristiana. Vengo come pellegrino di Nostra Signora del Mali. Benché Kita non sia sul mio percorso, desidero affidare alla Vergine, particolarmente venerata in questo primo santuario costruito sulla

vostra terra dalla Chiesa nascente, la preghiera che a lei rivolgono i figli della Chiesa secondo l‘intenzione di tutti gli abitanti del Mali. In occasione di questo viaggio pastorale, desidero inoltre incoraggiare i cattolici ad offrire il loro contributo alle iniziative per lo sviluppo, attraverso un servizio disinteressato. Il Paese ha bisogno degli sforzi di tutti nella grande battaglia contro la fame, la denutrizione e l‘analfabetismo, senza parlare di quest‘altra battaglia che vi oppone alla siccità e alla desertificazione. (…)

23

Rispettare sempre la dignità dell’essere umano

Possa la mia visita pastorale, ispirata dall‘amore di Cristo e dal suo Vangelo di pace, contribuire al successo delle forze spirituali che abitano nei cuori di tutti gli abitanti del Mali! Possano gli appelli a guardare verso il cielo, condurre a non cadere alla tentazione di cercare soltanto il benessere materiale o un posto invidiabile nella società. Rispettando sempre più l‘eminente dignità dell‘essere umano e la sua vocazione alla trascendenza, possano gli abitanti del Mali sviluppare il meglio di se stessi e restare fedeli alle grandi tradizioni della nazione! La ringrazio, Signor Presidente, per le iniziative che ha predisposto per facilitare la mia visita e l‘esercizio

del mio ministero. Le sono grato, ancora una volta, per la sua calorosa accoglienza e prego l‘Altissimo di effondere i suoi benefici su tutto il Paese.

DISCORSO AI SACERDOTI, RELIGIOSI, SEMINARISTI E LAICI A BAMAKO

28 gennaio 1990

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici‖ (Gv 15, 12-13). Cristo ha tradotto in azione quello che ha insegnato. Sulla croce egli stesso ha versato il suo sangue per noi e per la moltitudine degli uomini. Ci ha amati ―fino alla fine‖ (Gv 13, 2). Gli Apostoli e i martiri lo hanno imitato in questa testimonianza, come anche i Santi di ogni tempo, che hanno offerto la loro vita attraverso la fedeltà quotidiana agli insegnamenti del loro Battesimo. È in qualche modo attraverso un sacrificio di questo tipo che è stata preparata l‘evangelizzazione del Mali, prima della fondazione della

missione di Kita da parte dei Padri Spiritani. Due carovane di Padri Bianchi erano partite successivamente dalle rive del Mediterraneo, nel 1876 e nel 1881, verso quello che allora era chiamato Sudan. Questi pionieri della fede furono massacrati mentre attraversavano il Sahara, e il loro sangue è diventato, per rispondere alla celebre formula, un ―seme dei cristiani‖. (…)

Il centenario dell’evangelizzazione

Nel 1988, avete celebrato il centenario dell‘evangelizzazione del

24

Mali e avete reso grazie a Dio per il dono della fede concesso al

vostro Paese. Sono felice di essere venuto a continuare questo rendimento di grazie con i cattolici del Mali e provo una grande gioia nell‘inaugurare qui con voi i miei incontri con la comunità ecclesiale. Vi saluto con tutto il cuore, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, novizi, catechisti e catechiste di tutte le diocesi, forze vive della Chiesa in questo immenso Paese. In cento anni la piccola comunità cristiana originaria come il granello di senape del Vangelo, è diventata un albero che affonda le sue radici nel suolo del Mali e porta frutti. La diffusione dei cattolici oggi è un segno della presenza del Regno di Dio su questa terra. Con voi

rendo omaggio agli operai della prima ora venuti da altri Paesi, e li ringrazio per aver dato la loro vita per amore dei loro fratelli africani.

Annunciate senza sosta la Buona Novella!

Dopo aver accolto la Buona Novella, gli abitanti del Mali sono ora chiamati ad annunciarla a loro volta. ―Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga‖ (Gv 15, 16). È dunque il Signore che sceglie, fin dal Battesimo nel quale siete stati segnati dal sigillo dello Spirito Santo.

La vocazione sacerdotale o religiosa prolunga in alcuni la chiamata battesimale. Attraverso l‘offerta della vostra vita, rispondete alla scelta che fa il Signore. 3. Non soltanto Dio sceglie, ma ha un progetto per i suoi amici. ―Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l‘ho fatto conoscere a voi‖ (Gv 15, 15). Si tratta di proclamare la rivelazione fatta dal Figlio. Come discepoli di Cristo, voi siete portatori del messaggio della salvezza. La vostra vita, la vostra preghiera, i vostri servizi, la vostra azione hanno come scopo di far brillare la luce del Salvatore nel mondo. Le vostre comunità, le vostre persone consacrate, sono esse stesse dei segni

che, attraverso la grazia di Dio, permettono a quanti vi accostano ogni giorno di scoprire Colui che vi ha chiamato. Voi non compite da soli le vostre opere, voi realizzate il progetto del Padre che si serve del vostro cuore, del vostro spirito, della vostra bocca, delle vostre mani. Annunciate senza sosta la Buona Novella! Date ai vostri compatrioti una presentazione viva del Vangelo in una catechesi conforme al grado di fede di ciascuno! (…)

25

Dimorare con Colui che vi ha scelti

Ai sacerdoti, è dato in particolare di ripetere l‘atto di offerta di Cristo nell‘Ultima Cena, di comunicare il suo perdono ai peccatori, di continuare i suoi gesti di conforto verso i malati e coloro che soffrono. Voi collaborate all‘opera del Padre cercando di fare la sua volontà. Ciò vi dà una grande pace e una grande sicurezza, perché offrite il vostro contributo a qualcuno che ha già riportato la vittoria grazie a suo Figlio Risorto, anche se il suo Regno non è sempre visibile ai vostri occhi. Per portare frutti, seguendo il comandamento del Signore, bisogna fare in modo di dimorare con Colui che vi ha scelti: ―Come il Padre ha amato me, così anch‘io ho

amato voi. Rimanete nel mio cuore‖ (Gv 15, 9). Questo vuol dire che bisogna acquisire i mezzi per vivere un‘unione profonda col Signore: la preghiera quotidiana intrattiene l‘intimità con Dio, così come l‘ascolto attento della Parola che nutre la conoscenza di Cristo e rinnova il dinamismo degli impegni apostolici. Dimorare con Colui che vi ha scelti, significa anche perseveranza nel celibato, che è segno di una totale disponibilità al Signore e agli altri; perseveranza in un certo stato di povertà per investire pienamente nei valori del Regno, sull‘esempio dei nostri padri nella fede; perseveranza infine nell‘obbedienza che traduce la nostra volontà di servire Dio con l‘aiuto fraterno dei membri della comunità ecclesiale, in particolare

dei superiori che vi guidano. Annunciate senza sosta la Buona Novella! (…)

L’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa

Senza imporre la vostra fede, nel rispetto per gli altri, vivete pienamente la specificità cristiana affinché essa si manifesti nella trama della vita comunitaria. ―Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato

dalle tenebre alla sua ammirabile luce‖ (1 Pt 2, 9). L‘edificazione della Chiesa nel continente africano sta per conoscere un nuovo amato, grazie all‘Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l‘Africa, che ho annunciato l‘anno scorso il giorno dell‘Epifania del Signore. Mi auguro, in effetti, che la Chiesa in Africa sia una vera Epifania, un‘autentica manifestazione del Signore per i popoli di ogni cultura che vivono nel continente, affinché essi camminino verso la luce del Cristo. Incoraggio voi, che costituite le forze vive della Chiesa nel Mali, ad entrare con tutto il cuore in questo grande

26

movimento sinodale che interessa ognuno di voi. Innanzitutto

portate questa intenzione nella vostra preghiera, nella vostra meditazione della Parola di Dio secondo l‘esempio di Nostra Signora. Che le vostre riflessioni, le vostre esperienze riunite e confrontate, giungano ai vescovi delegati a questa Assemblea Speciale, affinché essi possano chiarire ancor meglio le vie della Chiesa per il compimento della sua missione evangelizzatrice oggi nel vostro continente. L‘Assemblea Speciale sarà un‘occasione provvidenziale per precisare gli obbiettivi verso i quali la Chiesa tenderà nel continente africano. Noi pregheremo insieme per il suo successo: ―Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo

conceda‖ (Gv 15, 16). (…)

DISCORSO DI AI VESCOVI DEL MALI NELL’ARCIVESCOVADO DI BAMAKO

28 gennaio 1990

Siete un Popolo di condivisione e di speranza

(…) che semina i germogli della solidarietà e della speranza nel cuore delle società umane. È così infatti che mi appare la vostra

Chiesa, che io visito con molta gioia e, aggiungerei, con fierezza, considerando il bel lavoro che è stato realizzato fino ad oggi: in cento anni, voi avete messo radici, avete vinto molte resistenze, siete riusciti a crescere su di un terreno difficile. Dopo le celebrazioni dell‘anno del centenario dell‘evangelizzazione, proseguite con dinamismo rinnovato la missione ricevuta da Cristo: ―Predicate il Vangelo ad ogni creatura‖ (Mc 16, 15). Voi continuate a costruire la Chiesa, facendo prendere coscienza ai battezzati del progetto che Dio ha su ciascuno di loro: essi sono le pietre viventi dell‘edificio spirituale. Voi fate anche crescere in loro il senso della

corresponsabilità. Lasciate che io vi incoraggi a dare una formazione approfondita ai fedeli delle vostre diocesi, seguendo l‘auspicio espresso nell‘ultimo Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e la missione dei laici, affinché la Chiesa nel Mali sia sempre più splendente. Che i cattolici siano luce, sale e lievito per far sbocciare le ricchezze spirituali del popolo del Mali! (…)

27

Il dialogo religioso

Tra le altre cose, auspico con voi che la vita contemplativa prenda radici in futuro nel vostro Paese, affinché monaci e monache diano, con la loro vita di preghiera, di silenzio e di offerta totale di sé, la testimonianza del primato, della grandezza e dell‘amore di Dio. Attraverso la luce della sua presenza, essi disporranno molti cuori ad aprirsi al messaggio del Vangelo. Con le loro suppliche, otterranno dal Signore l‘invio di operai più numerosi per la messe abbondante. Nella vostra vita ecclesiale nel Mali, dove i cattolici sono una piccola minoranza, il dialogo religioso viene a trovarsi in primo piano. So che qui esiste un clima di intesa tra le diverse

famiglie di credenti e ne rendo grazie a Dio. Questo tema del dialogo sarà oggetto, tra gli altri, delle riflessioni dell‘Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l‘Africa, che ho convocato, lo scorso anno, nella festa dell‘Epifania del Signore. Vi invito, cari fratelli, a entrare nel grande movimento di preparazione di questo avvenimento, e ad interessare ad esso l‘insieme delle vostre famiglie diocesane. La Chiesa del Mali vi dovrà far sentire la sua voce attraverso i suoi delegati: non ha essa, proprio nel campo del dialogo religioso, un‘esperienza da condividere con gli altri? Il dialogo è infatti una componente della missione di evangelizzazione e un mezzo necessario per compierla. Non si può proclamare il

Vangelo senza dialogare con fede e amore con coloro ai quali la Buona Novella è portata. (…)

La divisione delle Chiese e le sette religiose

Del resto, in Africa, il pluralismo religioso che spesso caratterizza l‘ambiente nazionale, etnico e persino familiare, incita a sviluppare uno spirito di dialogo per prevenire conflitti e discordie. Succede, d‘altra parte, che la Chiesa cattolica, nel vostro continente, sia chiamata a prendere l‘iniziativa in questo campo delicato e difficile.

Il dialogo religioso riguarda in primo luogo i nostri fratelli nella fede cristiana. L‘Africa ha ereditato divisioni dalle Chiese più antiche, ed ha anche esperienza della moltiplicazione delle nuove sette. Senza scoraggiarsi, bisogna cercare l‘unità ―perché il mondo creda‖ (Gv 17, 21). Avete un patrimonio culturale comune e un senso religioso innato che possono facilitare il dialogo. La collaborazione tra la Chiesa cattolica e comunità ecclesiali diverse ha già dato buoni frutti, in vari punti dell‘Africa, per esempio per la traduzione della Bibbia, per la presenza cristiana nei media, per la promozione della

28

giustizia e della pace. Queste azioni condotte insieme rafforzano la

reciproca comprensione, che è condizione per uno scambio di idee franco e senza equivoci sul contenuto della fede e il senso della Chiesa. Qui, come nelle altre parti del mondo, il dialogo ecumenico è un dovere. Seguite la via segnata dal Concilio Vaticano II, e supplicate il Signore di riunire i suoi figli nell‘unità. (…)

Il dialogo con i musulmani

Il dialogo abbraccia anche l‘insieme dei musulmani che sono, in Africa, importanti interlocutori in ragione delle molteplici dimensioni del loro Islam e delle profonde radici che questo ha messo in numerosi popoli africani. A partire dal monoteismo di Abramo, al quale essi volentieri si riferiscono, i musulmani sono portatori di valori religiosi autentici che noi dobbiamo saper riconoscere e rispettare. Certo, il dialogo con loro non è sempre facile, né desiderato da tutti, e, a volte, si trova persino difficilmente un linguaggio comune e interlocutori rappresentativi. Ed è qui che la generosità cristiana deve saper essere realista e coraggiosa insieme. E soprattutto, ci si è talvolta trovati, in certi Paesi, di fronte a forti reticenze a rispettare il principio di reciprocità nel riconoscimento dei diritti degli uni e degli altri alla libertà di

coscienza e di culto. Il dialogo ha anche vocazione ad essere una domanda pressante nella ricerca della giustizia. Nella convinzione che la carità di Cristo può superare tutti gli ostacoli (cf. Rm 12, 21), conviene dunque creare un‘atmosfera utile a preservare per tutti la libertà di adesione alla fede attraverso scelte chiare e le occasioni di una collaborazione fruttuosa e pacifica per il bene comune. Nel dialogo con coloro che mantengono l‘adesione alla religione tradizionale africana, converrà incoraggiare una benevola attenzione ai valori che essi professano, per riconoscervi con discernimento quello che può restare parte integrante del bene

comune. Spesso la collaborazione sarà possibile e benefica per il servizio della società. E, conservando una parte preziosa dell‘eredità tradizionale, i cristiani potranno testimoniare chiaramente la loro fede in Gesù Cristo, in un dialogo naturalmente fraterno. (…)

29

OMELIA ALLO STADIO «OMNISPORT» DI BAMAKO

28 gennaio 1990 “Voi siete la luce del mondo… Voi siete il sale della terra” (Mt 5, 14. 13) Queste parole, il Signore Gesù le ha rivolte ai suoi discepoli. Egli continua a rivolgerle a coloro che, ovunque nel mondo, sono oggi i suoi discepoli. In questo giorno, il Signore Gesù pone queste stesse parole sulle labbra del Vescovo di Roma. Esse si rivolgono in modo particolare a voi, cari fratelli e sorelle che siete i discepoli di Cristo in questo paese africano del Mali, a voi che siete qui riuniti per

celebrare la liturgia dell‘Eucaristia in questa città di Bamako, capitale del Mali, o che comunque assistete a questa liturgia cristiana. Fratelli e sorelle, vi saluto di cuore e vi esprimo tutta la mia gioia di essere con voi nel vostro paese quale messaggero di Dio. (…) Cosa significano queste parole di Cristo a proposito della luce e del sale? Esse hanno un senso metaforico: la luce, perché rischiara; il sale, perché dà sapore agli alimenti. Per quali motivi, noi che siamo discepoli di Cristo, siamo simili al sale e alla luce? Anzitutto, perché viviamo l‘amore, quell‘amore di cui l‘Apostolo dice che è ―pieno compimento della legge‖ (Rm 13, 10); l‘amore di Dio e quello del prossimo. (…)

La Chiesa nella storia del Mali

I comandamenti della legge, ci ricorda San Paolo nella prima lettura di questa messa, ―si riassumono in queste parole: amerai il prossimo tuo come te stesso‖ (Rm 13-9). È quello che la Chiesa nel Mali ha attuato durante i cento anni di storia. Essa si è sforzata di imitare Cristo che è venuto per servire. Ha risposto alle richieste e alle aspettative dei popoli. Non è rimasta indifferente alle angosce e alle ristrettezze di quanti sono stati mortificati nella carne e nello

spirito dalle asperità della vita e dall‘egoismo dei loro simili. Ha moltiplicato e diversificato i suoi impegni: nell‘insegnamento, in campo sanitario, nella promozione delle donne e dei contadini, nella lotta contro la fame e l‘analfabetismo, contro la siccità e la desertificazione. I discepoli di Gesù hanno quindi avuto a cuore di testimoniare con le azioni l‘amore reciproco che anima coloro che si mettono alla scuola di Cristo. Il sale è necessario per conservare i cibi. Esso dà loro sapore. E la Chiesa dei discepoli di Cristo deve essere a modo suo, un ―cibo sano‖ per gli uomini e per la società.

30

Questo è ciò che la Chiesa qui nel Mali deve essere. (…)

Non si può rimanere spettatori della realtà quotidiana

I cristiani qui, secondo l‘insegnamento di Cristo, si sforzano di essere ―il sale della terra‖, devono essere pronti ad immergersi nella marea umana. Essi non possono rimanere spettatori della realtà quotidiana, ma devono entrarvi per dare un gusto, un gusto divino a questa realtà. È bene che essi creino ogni tipo di opere e si impegnino in ogni tipo di organismo, ma non bisogna cedere alla tentazione di rimanere in disparte. La loro preoccupazione sarà sempre quella di dare gusto alla realtà umana di tutti i giorni: a scuola, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni del paese. Sapendo che il sale è utile perché dà sapore, i cristiani si adopereranno per non diminuire gli sforzi, ma, al contrario, per formarsi continuamente, per approfondire sempre più la fede del loro battesimo, nel proseguimento della grande esperienza di rinnovamento spirituale che è stato nel Mali l‘anno del centenario. Essere ―sale della terra‖ o, in altre parole, apostolo, missionario, evangelizzatore, questo ruolo spetta a tutti i cristiani, perché, con il battesimo, sono stati segnati dal sigillo dello Spirito che ne fa testimoni e messaggeri

della Buona Novella. Per poter rendere conto della speranza che è in loro (cf. 1 Pt 3, 15), uomini e donne dovranno continuare la loro formazione, come ha raccomandato l‘ultimo Sinodo dei vescovi sulla missione dei laici. (…)

Si tratta ora di continuare la missione lungo il solco tracciato

Sono gli uomini e le donne la cui fede è forte che reagiscono alla disperazione, al pessimismo o alla passività: pericoli questi che minacciano gli abitanti di un paese come il vostro, già preda di tanti flagelli naturali e di difficoltà di carattere socio-economico. Se i

discepoli di Cristo sono veramente ―il sale della terra‖, se la Chiesa si presenta come un ―cibo sano‖ per la società, allora essa è anche la luce di cui parla il Vangelo di oggi, la luce ―che si mette sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa‖ (Mt 5-15). Con il battesimo, ognuno ha ricevuto un cero la cui fiamma è stata accesa al cero pasquale: è il simbolo del dono della luce, luce che viene da Cristo, luce che è Cristo stesso. A voi, figli e figlie battezzati il compito di diffondere questa luce, come viene fatto nella notte di Pasqua, per annunciare al mondo la speranza e la

31

salvezza che Dio gli dona.

La Chiesa nel Mali si rafforza sempre più. La celebrazione del centenario ha permesso a ognuno di prenderne maggiore coscienza e di renderne grazie a Dio. Si tratta ora di continuare la missione lungo il solco tracciato. A voi il compito di esplorare i sentieri del Mali per vivere ancora più profondamente la fede cristiana e per testimoniare Gesù Cristo tra di voi. Vi viene offerto un immenso cantiere: proclamare Gesù nel vostro paese, in tutto il continente africano, e invitare coloro che vi vivono a camminare verso la sua luce. (…)

La Vostra missione è dunque di portare la luce di Cristo Per fare questo occorre che la persona del Signore vi sia familiare grazie alla preghiera personale e comune; essa deve esservi ben conosciuta grazie all‘approfondimento della fede. Continuate anche a sviluppare le strutture comunitarie che favoriscono una vita fraterna e calorosa. Dovete ancora consolidare la vostra identità cristiana e non dovete temere di manifestarla con parole e con azioni, quali individui e quale Chiesa. La vostra vocazione cristiana comprende la vocazione all‘apostolato. La raccomandazione ultima del Signore ai suoi apostoli prima della Pentecoste è stata questa: ―Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel

nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato‖ (Mt 28, 19-20). E come per rafforzare il coraggio dei discepoli Cristo ha aggiunto: ―Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo‖ (Mt 28, 20). Continuare la missione oggi richiede anche che i figli e le figlie della Chiesa cattolica nel Mali si adoperino per dialogare con coloro la cui fede è diversa dalla loro. (…) Collaborare con credenti di altre religioni per salvaguardare i grandi valori umani e spirituali

L‘incontro con credenti di altre tradizioni invita ad approfondire le proprie convinzioni per meglio riconoscere la verità su Dio e sull‘uomo; in tutta chiarezza si può quindi collaborare per salvaguardare i grandi valori umani e spirituali: la pace, la giustizia, il rispetto reciproco, la dimensione interiore dell‘uomo, il fine ultimo dell‘umanità. Il dialogo oggi è un cammino necessario. È anche un aspetto essenziale della missione evangelizzatrice della Chiesa che non può ―predicare il Vangelo ad ogni creatura‖ (Mc 16, 15) al di fuori di un dialogo di fede e di amore con coloro ai quali viene

32

annunciata la Buona Novella. Il dialogo autentico diventa quindi una

testimonianza; il rispetto e l‘ascolto reciproco sono atteggiamenti propriamente evangelici. (…) Il piano di Dio che è un piano di salvezza, riguarda coloro che riconoscono il Creatore, e in particolare i nostri fratelli musulmani (…). Allo stesso modo in cui Abramo si è sottomesso a Dio, essi cercano di sottomettersi ai comandamenti di Dio. (…)

Il dialogo tra musulmani e cristiani è oggi più necessario che mai

Sono lieto che nel Mali regni un clima di intesa tra le comunità musulmane e cattoliche, che sono tradizionalmente tolleranti. Il dialogo tra musulmani e cristiani è oggi più necessario che mai. Dio è fonte di ogni gioia. Perciò noi dobbiamo testimoniare il nostro culto verso di Lui, la nostra adorazione, la nostra preghiera di lode e la nostra supplica. Noi dobbiamo testimoniare la nostra ricerca della sua volontà. È Dio che ispira il nostro impegno per un mondo più giusto e più fraterno. È l‘amore di Dio che ci spinge a preoccuparci delle condizioni di vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che vivono nello stesso paese. Io auspico che il dialogo fra musulmani e cattolici progredisca ancora e favorisca una

collaborazione costruttiva. I legami di amicizia che esistono tra le due comunità sono una garanzia del rispetto della dignità di ogni essere umano e della convivialità necessaria perché tutti affrontino uniti i problemi che si pongono a tutta la nazione.. L‘alleanza di Dio onnipotente con Abramo ha raggiunto la sua pienezza in Gesù Cristo, redentore del mondo. ―Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è in un certo senso unito Lui stesso ad ogni uomo‖. Egli ha lavorato con mani d‘uomo, ha pensato con intelligenza d‘uomo, ha agito con volontà d‘uomo, ha amato con cuore d‘uomo‖ (Gaudium et spes, 22). (…)

DISCORSO AI GIOVANI NEL PALAZZO DELLA CULTURA DI

BAMAKO 28 gennaio 1990

Cari giovani, amate la vita e le sue ricchezze che Dio ci dona

Voi rappresentate, sul piano umano, una parte importante della popolazione del vostro Paese. Siete le valide braccia del Mali, siete il suo ricambio assicurato. È importante, per il futuro della nazione,

33

che è il vostro futuro, che siate motivati da un ideale generoso. Noi

tutti siamo membra dell‘unica famiglia umana. Viviamo nello stesso mondo. Amiamo la vita, e voi giovani soprattutto. Amare la vita, vuol dire già presentire che la riceviamo da Dio e che non possiamo essere felici senza di Lui. E quello che diceva Sant‘Agostino, il grande Vescovo dell‘Africa del Nord: ―Tu sei grande, Signore, e infinitamente degno di lode …Ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te‖. Sono venuto per invitarvi ad aprire gli occhi sulle ricchezze della vita che Dio ci dona. Se ascoltiamo la sua parola, se la seguiamo, se scopriamo la grandezza del suo amore, con cui egli ama tutti gli uomini e tutte le donne di tutte le

età, allora sapremo che la vita vale la pena di essere vissuta e anche di essere donata! (…)

Dio creò l’uomo a sua immagine

Quando la Bibbia narra la creazione del mondo e dell‘uomo, ci mostra che l‘essere umano possiede una dignità unica e un valore sovrano: ―Dio disse: ―Facciamo l‘uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza‖… Dio creò l‘uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò‖ (Gen 1, 26-27). Dobbiamo dunque rispettare, amare e aiutare ogni essere umano perché è

una creatura di Dio, ed ha una relazione privilegiata con Colui che gli ha dato tutto. Che egli ne sia, in un certo senso, l‘immagine fedele o il rappresentante legittimo, è sempre un ―segno‖ che porta a Dio. I suoi diritti sono espressione della volontà di Dio e l‘esigenza della natura umana come Dio l‘ha creata. Creatura di Dio, l‘uomo è dunque radicalmente segnato da una dipendenza. Questa dipendenza mortifica, forse, il suo orgoglio, ma se egli la riconosce e l‘accetta liberamente, questo lo radica in una esistenza piena di significato, lo dirige verso un orizzonte in cui saranno aboliti tutti i limiti, senza altra angoscia quaggiù che quella di non amare

abbastanza. (…)

L’uomo è chiamato ad essere un perfetto rappresentante di Dio

Musulmani e cristiani hanno certamente motivi e modi diversi per realizzare questo ideale. Per gli uni, l‘uomo è chiamato ad essere un perfetto rappresentante di Dio, sulla terra, testimoniando, per il servizio di tutti, cosa significhino queste bellissime parole: misericordia e comprensione, perdono e riconciliazione. Per gli altri,

34

l‘espressione ―creato a immagine di Dio‖ svela un mistero ancora

più profondo perché, per loro, esiste tra l‘uomo e Dio un rapporto di comunione che essi osano chiamare una relazione filiale. L‘uomo è anche invitato a diventare veramente figlio di Dio in una condivisione di vita e di amore. Questo mistero ci viene pienamente rivelato da Gesù Cristo, Lui che sa ―quello che c‘è in ogni uomo‖ (Gv 2, 25). Se questa è la dignità dell‘uomo, cari amici, è importante che voi, giovani, non vi lasciate aggredire ed ingannare dai mercanti di ideologie e di felicità illusorie. Abbiate l‘audacia di resistere loro: voi meritate quello che di meglio c‘è per la vostra vita! Aprite i vostri cuori al Dio di saggezza e di misericordia, che vi

offre la pienezza della vita, già qui sulla terra, e più tardi, nell‘aldilà. (…)

La popolazione del Mali è, per la maggior parte, credente

Questa è una grande risorsa che dovrebbe andare di pari passo con un elevato senso morale ed una concezione di vita che non ricerchi solamente il benessere materiale. Per quanto importanti siano, infatti, i problemi economici, l‘uomo non vive di solo pane: egli ha bisogno di una vita spirituale. È questa che dà significato allo sviluppo, orienta verso il bene dell‘uomo, di tutto l‘uomo e di tutti

gli uomini. Voi siete gli eredi di una lunga tradizione culturale. Nella scia dei vostri predecessori, occorre che vi formiate non soltanto per trovare un lavoro e servire il vostro Paese, ma anche per imparare a conoscere il mondo che Dio ci ha dato, per capirlo, per scoprirne il senso, nell‘amore e nel rispetto della verità, come delle vostre rispettive tradizioni religiose. Ritrovate anche i valori fondamentali che caratterizzano la vostra società: l‘onestà, il senso umanitario, il senso della giustizia, la solidarietà, il rispetto dell‘altro, il senso dell‘onore. Sforzatevi di ispirarvi a questi principi, giorno per giorno. (…)

Lasciatevi guidare dal suo Spirito, che dona luce e forza. L‘anno del centenario dell‘evangelizzazione del Mali ha permesso ai cristiani di rifondarsi per meglio seguire Cristo. Cari giovani cattolici, continuate ad approfondire la vostra fede. Voi disponete di un tesoro, di una perla di grandissimo valore: Cristo, che si scopre attraverso il Vangelo nella comunità ecclesiale, ci ha detto: ―Io sono la Via, la Verità e la Vita‖ (Gv 14, 6) …. Attaccatevi alla sua persona. Lasciatevi guidare dal suo Spirito, che dona luce e forza. Cercate il tempo di riflettere al suo messaggio e di meditare la

35

Bibbia, con i vostri pastori, nei gruppi parrocchiali, attraverso la

preghiera e la celebrazione dei sacramenti. Il Vangelo è una grande forza spirituale. È un lievito e quando esso è mescolato alla pasta, la fa lievitare tutta quanta. Sappiate che avete il vostro posto nella Chiesa, accanto ai vostri antenati. Cercate di portare il contributo che ci si aspetta da voi nella costruzione di comunità parrocchiali vive. Io vi esorto a partecipare attivamente alle celebrazioni liturgiche. Ben formati nella fede, possiate guidare i piccoli e divenire voi stessi apostoli tra i vostri compagni, perché tocca a voi, anche a voi, portare la buona novella ai vostri fratelli! Gesù ha posato il suo sguardo su di voi e vi ama. Egli rivolge anche un invito

ad alcuni di voi a seguirlo più da vicino, sia nella vita sacerdotale sia in quella religiosa. Tra voi, infatti, vi sono alcuni che sono chiamati ad unirsi ai sacerdoti - non ancora in numero sufficiente in questo Paese immenso - per continuare l‘annuncio del Vangelo. Altri, ragazzi e ragazze, sono chiamati a vivere il loro battesimo nella vita religiosa, e a rispondere in questo modo radicale all‘invito di Cristo alla santità. (…) Cari giovani, siete tutti invitati alla solidarietà nel lavoro La collaborazione fraterna raddoppia l‘efficacia nel lavoro. Un‘opera realizzata in comune fa nascere anche un clima di fiducia che

permette a ciascuno di realizzarsi. Non lasciatevi trascinare dalle tendenze troppo diffuse del facile egoismo e del ―ciascuno per sé‖. Ciò è d‘altronde l‘opposto delle migliori tradizioni dei vostri popoli. Sappiate dare al lavoro professionale al quale vi preparate o che già avete cominciato tutta la dimensione di un servizio utile alla comunità. Si parla molto di sviluppo della comunicazione sociale. Vi contribuirete positivamente se, per cominciare, sarete pronti a dialogare, a capire l‘altro, a non ricevere passivamente le informazioni o le immagini che vi arrivano. Attraverso lo scambio di vedute tra voi, vi coinvolgerete nell‘edificazione di una civiltà

fondata sull‘amore, senza alcuna frontiera di nazione, di etnia, o di religione. Siate degni della vostra vocazione di uomini e di donne per meglio corrispondere a ciò che Dio si attende da voi, Lui che vi ha creati e vuole condurvi alla vostra perfezione! Con tutte le vostre forze preparate l‘avvento di un mondo in cui Dio abbia il primo posto e in cui gli uomini che egli ama si aiutino scambievolmente come fratelli! Che Dio, autore della giustizia e della pace, vi conceda la vera gioia, l‘amore autentico e la fraternità durevole! Che Egli vi colmi dei suoi doni per sempre! (…)

36

DISCORSO ALLA CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO DI BAMAKO-SENOU

29 gennaio 1990 Vi incoraggio sulla via del dialogo tra credenti Sono venuto nel Mali per esercitare il mio ministero di successore di Pietro presso i miei Fratelli e Sorelle della Chiesa cattolica di questo paese. (…) Permettetemi di incoraggiarvi sulla via del dialogo tra credenti affinché gli abitanti del Mali di ogni confessione possano conoscersi ed apprezzarsi sempre più, che possano rispettarsi ed

amarsi come figli e figlie di Dio che ama tutta la famiglia umana. 3. In questo momento in cui si festeggia il primo centenario dell‘evangelizzazione del Mali, esorto di nuovo i cattolici ad approfondire il messaggio che essi hanno ricevuto perché il Cristo venga a trasfigurare progressivamente i preziosi valori naturali dell‘anima maliana. Che la comunità cristiana si rafforzi e guardi verso l‘avvenire con la fede e il dinamismo che hanno caratterizzato i primi apostoli e i primi cristiani del paese! In nome della fede in Gesù Cristo, che ognuno si impegni in tutti i luoghi in cui si gioca il futuro del paese, per raccogliere le sfide della giustizia, della pace, della verità e dell‘amore, parole d‘ordine del Vangelo! (…)

Il Mali dispone di un’eredità storica prestigiosa

A tutto il popolo maliano, offro i miei fervidi auguri per il suo cammino deciso verso il progresso, nella lotta contro gli effetti devastanti della siccità sulla popolazione, sul bestiame e sull‘agricoltura. Che esso possa assicurare la propria autosufficienza alimentare, ottenere il controllo dell‘acqua e combattere efficacemente la desertificazione! Il Mali dispone di un‘eredità storica prestigiosa. Su una terra ammirabile, la sua popolazione

unita è la carta vincente per la stabilità sociale e il cemento per l‘unità nazionale. Esso dispone anche di una classe dirigente competente, alla quale auguro di proseguire con tenacia nel loro impegno personale al servizio di tutti. 5. Infine, formulo l‘augurio che gli abitanti del Mali abbiano veramente fiducia in loro stessi e che possano prendere risolutamente in mano il loro avvenire. Che essi abbiano fiducia gli uni negli altri, e che non perdano mai di vista che l‘uomo deve essere l‘inizio e la fine di qualsiasi crescita economica e sociale! Prima di lasciarvi, chiedo a Dio di proteggervi nella sua gioia e nella sua pace. Rivolgo un pensiero affettuoso ed

37

invio una benedizione particolare a coloro che soffrono nelle vostre

famiglie, e in tutte le altre famiglie della zona del Sahel. Vi affido tutti alla tenerezza di Nostra Signora del Mali. Che l‘Altissimo permetta al Mali di poter realizzare una crescita felice! Che egli assista i suoi dirigenti! Che egli possa ispirare ogni Maliano ed ogni Maliana, nel loro intimo affinché il bene, la giustizia, la fraternità e la pace li accompagnino sempre! Arrivederci. Dio sia lodato!

DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI DEL MALI Udienza del 18/05/2007

CITTA' DEL VATICANO, 18 MAG. 2007 (VIS). Prima di rientrare, questo pomeriggio in Vaticano, il Santo Padre ha ricevuto nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo i Presuli della Conferenza Episcopale del Mali, a conclusione della Visita "ad Limina Apotolorum". All'inizio del suo discorso il Papa ha incoraggiato i Vescovi con queste parole: "Siate ardenti pastori che guidano il popolo di Dio come uomini di fede, con fiducia e coraggio, sapendo essere vicini a tutti, per suscitare la speranza, anche nelle situazioni più difficili". Ricordando che i Vescovi sono padri, fratelli ed amici per ogni sacerdote, il Santo Padre ha ribadito che i sacerdoti

"cooperano generosamente alla missione apostolica dei Vescovi, vivendo sovente in situazioni umane e spirituali difficili. (...) È necessario che i sacerdoti vivano la loro identità sacerdotale dandosi totalmente al Signore, per il servizio disinteressato dei loro fratelli, senza scoraggiarsi davanti alle difficoltà che devono affrontare". Benedetto XVI ha sottolineato che per il sacerdote la vita contemplativa e sacramentale "è un'autentica priorità pastorale che aiuterà il sacerdote a rispondere con determinazione alla chiamata

alla santità ricevuta dal Signore e alla missione di guidare i fedeli sul medesimo cammino"."Perché i sacerdoti possano lavorare efficacemente all'evangelizzazione e contribuire alla crescita spirituale della comunità cristiana" - ha detto ancora il Pontefice - "occorre occuparsi della loro formazione con grande cura. (...) La formazione umana è alla base della formazione sacerdotale. Un'attenzione particolare alla maturità affettiva dell'aspirante al sacerdozio permetterà di dare una libera risposta alla vita nel

38

celibato e nella castità, doni preziosi di Dio, e ad avere una

coscienza solidamente stabile nel corso dell'esistenza". "L'impegno dei fedeli al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace è un imperativo urgente" - ha ribadito il Pontefice - "I fedeli laici devono avere una coscienza rinnovata della loro missione particolare in seno all'unica missione della Chiesa e delle esigenze spirituali che essa comporta per la loro vita". "Perchè la partecipazione alla trasformazione della società sia efficace" - ha ribadito il Pontefice - "è indispensabile formare laici competenti per servire il bene comune. Tale formazione, di cui la conoscenza della

dottrina sociale della Chiesa è elemento essenziale, deve tener conto del loro impegno nella vita civile, perché siano capaci di affrontare i doveri quotidiani nell'ambito politico, economico, sociale e culturale". "Mediante l'azione delle comunità religiose e dei laici impegnati" - ha ricordato il Santo Padre - "la Chiesa offre anche un apprezzabile contributo alla vita della società, in particolare con la sua opera educativa a favore delle giovani generazioni, la sua attenzione alle persone che soffrono e in generale con le sue opere caritative". Riferendosi alla preoccupazione dei Vescovi riguardo alla pastorale

matrimoniale, Benedetto XVI ha affermato che: "Per rispondere al timore sovente espresso di fronte al carattere definitivo del matrimonio, una solida preparazione, con la collaborazione di laici e di esperti, permetterà anche alle coppie cristiane di rimanere fedeli alle promesse del matrimonio". Il Papa ha espresso apprezzamento "nel sapere che i fedeli cattolici del Mali intrattengono cordiali rapporti con i compatrioti musulmani" ed ha concluso il suo discorso affermando: "È legittimo che l'identità propria di ogni comunità si esprima in maniera visibile, nel

reciproco rispetto, riconoscendo la diversità religiosa della comunità nazionale e favorendo una coesistenza pacifica a tutti i livelli della società. Allora è possibile camminare insieme, nell'impegno comune per la giustizia, la concordia e la pace".