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Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani UNEBA VENETO E URIPA RASSEGNA STAMPA VENETA 9 giugno 2013 REGIONE Ipab a pag 5 Usb manifesta sotto la sede Uripa Disabili a pag 6 Fish contro la riforma regionale dell'assistenza domiciliare a pag 7 Pd contro la scelta della dgr 494 di considerare sociale e non sanita' la residenzialita' per disabili mentali a pag 8 200 euro in meno per assegni di cura e malati di Alzheimer Sociale a pag 9 400 mila euro per riorganizzare la rete dei servizi regionali antiviolenza a pag 10 Leonardo Padrin spiega cosa fa la Regione per le donne vittime di violenza Sanità a pag 11 Schede del piano sociosanitario: previsti circa 1000 posti letto in ospedale di comunità BELLUNO Anziani a pag 12 Dal 5% al 10% gli aumenti in casa di riposo a Belluno a pag 13 62 mila euro per la prima parte dei lavori al tetto al Brandalise di Feltre a pag 14 Vermi nei peperoni in una residenza della Sersa a pag 15 Certificazione Ohsas 18001 per il centro servizi di Mel a pag 16 Sernagiotto: case di riposo bellunesi le migliori del Veneto Sociale a pag 17 Ente non accreditato organizza corsi per oss e poi non risarcisce i partecipanti a pag 18 Conferenze dei sindaci Ulss 1 Ulss 2 contro i tagli agli Extra Lea PADOVA Anziani a pag 19 Configliachi propone di realizzare auditorium comunale per la musica nella sua ex sede a pag 21 Part time e prepensionamenti una possibilità per evitare l'esternalizzazione a Santa Tecla a pag 22 Santa Tecla respinge le accuse errate e infondate dei politici di Este Disabili a pag 23 Nasce a Padova Anmil sport per lo sport dei disabili Minori a pag 24 In provincia di Padova studio lungo 8 anni su 1000 adolescenti per capire le logiche e le ragioni del loro sviluppo Uripa – Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani www.uripa.it [email protected] Uneba Veneto - Unione nazionale di istituzioni e iniziative di assistenza sociale www.uneba.org [email protected] 1 DI 69 Torna al sommario Materiale riservato ad uso interno esclusivo degli associati Uneba Veneto e Uripa

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UNEBA VENETO E URIPA

RASSEGNA STAMPA VENETA 9 giugno 2013

REGIONEIpaba pag 5 Usb manifesta sotto la sede UripaDisabili a pag 6 Fish contro la riforma regionale dell'assistenza domiciliarea pag 7 Pd contro la scelta della dgr 494 di considerare sociale e non sanita' la residenzialita' per disabili mentalia pag 8 200 euro in meno per assegni di cura e malati di AlzheimerSocialea pag 9 400 mila euro per riorganizzare la rete dei servizi regionali antiviolenzaa pag 10 Leonardo Padrin spiega cosa fa la Regione per le donne vittime di violenzaSanitàa pag 11 Schede del piano sociosanitario: previsti circa 1000 posti letto in ospedale di comunità

BELLUNOAnziania pag 12 Dal 5% al 10% gli aumenti in casa di riposo a Bellunoa pag 13 62 mila euro per la prima parte dei lavori al tetto al Brandalise di Feltrea pag 14 Vermi nei peperoni in una residenza della Sersaa pag 15 Certificazione Ohsas 18001 per il centro servizi di Mela pag 16 Sernagiotto: case di riposo bellunesi le migliori del VenetoSocialea pag 17 Ente non accreditato organizza corsi per oss e poi non risarcisce i partecipantia pag 18 Conferenze dei sindaci Ulss 1 Ulss 2 contro i tagli agli Extra Lea

PADOVAAnziania pag 19 Configliachi propone di realizzare auditorium comunale per la musica nella sua ex sedea pag 21 Part time e prepensionamenti una possibilità per evitare l'esternalizzazione a Santa Teclaa pag 22 Santa Tecla respinge le accuse errate e infondate dei politici di EsteDisabili a pag 23 Nasce a Padova Anmil sport per lo sport dei disabili Minoria pag 24 In provincia di Padova studio lungo 8 anni su 1000 adolescenti per capire le logiche e le ragioni del loro sviluppo

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Socialea pag 26 Stanzia 50 milioni in un anno Fondazione Cariparo, ma al sociale meno della metàSanitàa pag 28 Stop alle sinergie tra Ulss 16 e Azienda Ospedaliera

ROVIGOAnziania pag 30 Accreditamento e validation gli obbiettivi del csa di AdriaSocialea pag 31 Piu' di 30 mila euro per il 2013 al centro antiviolenza provincialeSanitàa pag 32 Sindaco di Rovigo in trincea per difendere l'ospedale cittadinoa pag 33 Coletto: pronti a trattare sull'ospedale di Rovigoa pag 34 Alleanza della politica per salvaguardare la sanità rodigina

TREVISOAnziania pag 35 San Pietro di Feletto protesta contro la decisione delle suore di trasformare la materna in casa di riposoDisabili a pag 36 Cooperativa di inserimento lavorativo disabili aggiusta biciclette a Montebellunaa pag 37 A settembre l'ingresso delle prime persone con disabilità all'asilo Vascellari di Chiaranoa pag 38 Sms solidali per il progetto “Godega 4 Autism”a pag 39 Gruppo Gelindo, da 25 anni al fianco dei disabili a DossonInfanziaa pag 40 Dopo due anni di nuovo la coop appaltante abbandona la scuola d'infanzia di GaiarineMinoria pag 41 Retta in comunità. Paga il Comune di residenza o quello in cui vivono i parenti affidatari?A pag 42 Ci si droga sempre primaSocialea pag 43 Compie 30 anni Insieme si può: “siamo la piu' grande azienda del Veneto”a pag 44 34 milioni di fatturato per Insieme si Puo'

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VENEZIAAnziania pag 45 La casa di riposo ospita torneo di calcio dei bambinia pag 46 Valutazione in corso per la qualità del servizio Ulss 13a pag 47 Dal Belgio in visita di studio alla Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro, unica in Veneto con doppia certificazione di qualità e sicurezzaa pag 48 Inaugurazione della nuova casa di riposo a Noale. E di quella vecchia che ne sarà?A pag 49 Casa di riposo di Noale, 55 euro al giorno la rettaa pag 50 Jesolo, a breve l'asta per affidare la costruzione della nuova casa di riposo da 120 postia pag 52 Nella futura casa di riposo di Jesolo il 30% dei posti sara' per jesolaniDisabili a pag 53 Piccolo Rifugio, luogo ideale per fare servizioa pag 54 Coop Intervento, appello all'Ulss: venite a vedere i risultati del privato socialeInfanziaa pag 56 Più certezze per le paritarie: firmata convenzione triennale con il Comune di VeneziaSocialea pag 57 Mira taglia l'assistenza domiciliarea pag 58 Alleanza a Mirano tra Comune, Caritas e coop per dare piccoli lavori ai disoccupatiSanitàa pag 59 Anche l'anno prossimo il corso di infermieristica a Portogruaroa pag 60n Prime ricollocazioni per i licenziati del PoliSanMarcoa pag 61 Policlinico San Marco firmato l'accordo: i licenziamenti saranno 43

VERONASocialea pag 62 Accoglienza in famiglia e dialogo con gli uomini autori di violenza tra i progetti della rete di Verona contro la violenza sulle donne

VICENZA Minoria pag 64 Soroptimist a Bassano realizza stanza di ascolto protetto per i minori che devono testimoniareSocialea pag 65 Proteste contro la gestione Cosep dell'”albergo cittadino” per persone in difficoltàSanitàa pag 66 Ospedale di Valdagno perde posti letto ma non statusa pag 67 Le buone pratiche della Ulss 4 nelle cure palliativea pag 69 Compostella: ecco cosa rischia la Ulss 3 dalle schede ospedaliere del Pssr

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REGIONE IPABGazzettino 8 giugno

Usb manifesta sotto la sede Uripa

VICENZA - L'Usb ai ferri corti con l'Ipab, per il riconoscimento delle negate festività infrasettimanali, annuncia uno sciopero regionale il prossimo lunedì 17 giugno a Padova, nella sede regionale dell'Uripa. Ricordiamo che la questione era stata risolta proficuamente con un accordo di dicembre 2012, ma una successiva lettera del presidente regionale dell'Uripa dello scorso febbraio ha rimesso tutto in discussione, azzerando i risultati raggiunti. A seguito di ciò l'Usb ha dichiarato lo stato di agitazione. «L'assenza dell'Uripa al tentativo di raffreddamento in prefettura a Venezia», commenta Federico Martelletto dell'Usb, «fa chiaramente intendere che le Ipab al momento non intendono trattare, nonostante i lavoratori delle Ipab siano gli unici sia nel settore privato che in quello pubblico a non veder riconosciuto questo diritto». Il sindacato di base, con fermezza chiede: «La sospensione definitiva delle richieste di recupero delle quote individuali inerenti delle festività infrasettimanali pregresse da parte delle Ipab; il riconoscimento delle festività infrasettimanali per i turnisti; il riconoscimento del ruolo sanitario degli Oss delle Ipab; il riconoscimento del ruolo sanitario delle Ipab. Saranno questi i contenuti dello sciopero programmato per il 17 giugno dalle 10 a Padova, davanti alla sede regionale dell'Uripa in via Savelli».

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REGIONE DISABILIGazzettino 4 giugno

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REGIONE DISABILITribuna 5 giugno

Pd contro la scelta della dgr 494 di considerare sociale e non sanita' la residenzialita' per disabili mentali

VENEZIA Il Veneto? Fa pagare il ticket di 36 euro ai giorno ai disabili mentali curati nelle case e comunità alloggio: 5-600 persone «punite» dall’assessore Coletto, che ha declassato la prestazione da san itaria a sociale con tanto di ticket. «Una scelta folle e disumana, che va abolita. Non è l’unico caso: dopo quello ai pazienti in stato vegetativo la giunta regionale sferra un altro duro colpo alle persone affette da disabilità mentale: far pagare 1000 euro in più al mese è davvero un balzello inaccettabile», affermano i consiglieri regionali del Pd, Sinigaglia, Tiozzo, Fracasso, Marchese, Pigozzo e Reolon, che hanno presentato un’interrogazione sulla delibera di giunta (la 494 del 16 aprile scorso) che prevede una compartecipazione di 36 euro al giorno, pari al 28% del costo totale (128 euro al giorno) per l’ospitalità degli utenti delle Comunità alloggio-estensive, le case o comunità alloggio. «Di fatto oltre 1000 euro al mese gravano ora sulle famiglie che hanno a carico questi pazienti.. Non esiste spending review che possa giustificare decisioni di questo genere, senza informare e coinvolgere preventivamente il consiglio regionale, senza chiedere un parere della commissione competente». I consiglieri del Pd chiedono inoltre se la delibera non sia «in contrasto con la normativa nazionale sull’assistenza ai disabili. Invitiamo dunque la giunta Zaia a revocare il provvedimento che provoca un danno pesantissimo a chi è già così debole ed indifeso. Quali risparmi si possono ottenere fadendo pagare il ticket di 36 euro al giorno a 5-600 malati con disagi psichici ? Non prendiamoci in giro, queste famiglie chiedono aiuto ai Comuni del Veneto», conclude Claudio Sinigaglia

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REGIONE DISABILIMattino 7 giugno

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REGIONE SOCIALEVoce di Rovigo 5 giugno

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REGIONE SOCIALELa voce dell'alta padovana 6 giugno

Leonardo Padrin spiega cosa fa la Regione per le donne vittime di violenza

Nell’immaginario collettivo la casa è un nido dove sentirsi sicuri e protetti. Peccato che questa idea si scontri con i numeri sulla violenza domestica: dall’inizio del 2012 si contano già 46 donne uccise. E’ stato coniato un nuovo termine, femminicidio, per indicare la drammatica escalation del problema. Esistono alcune leggi nazionali che affrontano da varie angolazioni la questione: contro lo stalking (L. 38/2009), contro la violenza nelle relazioni familiari (L. 154/2001); contro la tratta delle persone (L. 228/2003) e contro la violenza sessuale (L. 66/1996). Ora, in Veneto, arriva anche una norma regionale: l’obiettivo del progetto di legge nr. 261, al quale è poi stato abbinato il nr. 263 dal contenuto analogo, è quello di riconoscere che ogni forma di violenza contro le donne rappresenta una violazione dei diritti fondamentali alla vita, alla dignità, alla libertà, alla sicurezza e all’integrità fisica e psichica della persona. Per raggiungere questo obiettivo la Regione Veneto attiva due strumenti fondamentali: il coordinamento fra tutti i soggetti istituzionali ed amministrativi che hanno una competenza o sono coinvolti a qualche titolo quando si verifica una situazione di violenza, e l’attivazione di azioni concrete finalizzate sia a prevenire fenomeni di violenza che a curare e proteggere le donne che l’hanno subita (centri antiviolenza, centri di accoglienza, case rifugio, case di secondo livello per ospitalità temporanea). Si tratta di strutture pubbliche o private dove le donne, vittime di violenza, vengono accolte anche insieme ai loro figli, trovando un luogo finalmente sicuro e protetto, dove riappropriarsi della propria autonomia attraverso un programma personalizzato di recupero e di reinserimento sociale. Per la nascita e il funzionamento di queste strutture, la Regione Veneto ha istituito un “fondo regionale per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne” a cui possono attingere enti locali (anche in collaborazione con soggetti pubblici o privati), associazioni, istituzioni scolastiche e universitarie che propongono progetti atti a contrastare il maltrattamento alle donne e a prevenirlo. Per quanto riguarda, infatti, i centri antiviolenza, sono strutture pensate per garantire servizi di assistenza e recupero delle donne vittime di violenza, ma sono anche luoghi dove si svolgono attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui maltrattamenti che le donne subiscono sia dentro che fuori casa. È da sottolineare anche l’importanza del capitolo dedicato all’informazione e alla prevenzione: sono previste infatti specifiche attività di carattere informativo, culturale, educativo e formativo da svolgere in collaborazione con le istituzioni scolastiche e universitarie e di ricerca, gli enti locali, e i soggetti pubblici e privati senza finalità di lucro, che perseguono le finalità previste da questa importante legge, per prevenire e contrastare la violenza contro le donne attraverso l’educazione alla pari dignità delle persone e alla legalità.

Leonardo Padrin

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REGIONE SANITA'Mattino 4 giugno

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 1 giugno

Dal 5% al 10% gli aumenti in casa di riposo a Belluno

BELLUNO L'Imu resta invariata, come la tariffa sui rifiuti, che anzi migliora per le utenze non domestiche (-5%) che da quest'anno non pagheranno più le bollette alla Bellunum, ma al Comune, il che comporta non poter scaricare l'Iva. La riduzione del 5% compenserà questo problema. Anche l'Imu presenta un miglioramento, con la riduzione dell'aliquota (dal 9 al 7,6 per mille) per le case concesse in comodato d'uso ai parenti fino al secondo grado (i genitori che la prestano al figlio per esempio). Aumentano però le tariffe della Sportivamente Belluno (dal 6 al 20% in base al servizio) e quelle per la casa di riposo: i non autosufficienti pagheranno il 5% in più, gli autosufficienti il 10% in più. L'assistenza domiciliare rimane immutata, il centro diurno avrà tariffe più alte del 10%. Tutti gli aumenti saranno in vigore dal 1° giugno. Il Comune ha però introdotto un fondo per sostenere le famiglie a basso reddito: ci sono 60 mila euro a disposizione, ma trattandosi di un primo passo la cifra potrà essere aumentata. «Abbiamo scelto di lavorare sull'equità», ha spiegato l'assessore Martina Ravagni. «Le tariffe sono state riviste perché finora tutti gli utenti hanno pagato in ugual misura e secondo noi non è equo». Nel campo del sociale si farà un progetto dedicato a contrastare la dipendenza da gioco d'azzardo. Rimanendo nel campo del sociale, è stato approvato l'emendamento proposto dal movimento 5 Stelle, che ha chiesto una rimodulazione delle tariffe per gli anziani che usano le strutture della Sportivamente Belluno (come la piscina). Oltre alla riduzione del 30% per gli ultra 65enni, le tariffe saranno scontate del 50 per cento per i 70enni e del 100 per cento per gli 80enni. Passando invece al settore manutenzioni, ieri è stato approvato anche il piano delle opere pubbliche, che prevede nel 2013 interventi per 4.334.655 euro. In programma ci sono lavori per la sicurezza stradale, la manutenzione delle scale mobili, «che incide molto e pesa sulla disponibilità di cassa», interventi per contenere le spese legate all'energia. Per esempio saranno fatte manutenzioni in piscina e al palasport sul riscaldamento, ma Salti punta anche a migliorare il sistema dell'illuminazione pubblica. Il Comune spende ogni anno circa 700 mila euro, si pensa di iniziare la sostituzione delle lampade sui lampioni, mettendo quelle a basso consumo. C'è un gruppo di lavoro che si sta occupando di trovare soluzioni per contenere le spese energetiche. «Non ci siamo dimenticati che questa città ha bisogno di infrastrutture, di marciapiedi, rotonde», ha detto Salti. «Ma la previsione era di poter spendere 8 milioni di euro. La possibilità che abbiamo è della metà»

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 4 giugno

62 mila euro per la prima parte dei lavori al tetto al Brandalise di Feltre

Intervento di sistemazione del tetto della casa di riposo "Brandalise" di Feltre. Il Comune ha affidato alla ditta Deon Spa di Belluno l'esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria della copertura della casa feltrina di soggiorno per anziani. Si tratta del primo stralcio di un intervento più ampio, come spiega il testo della delibera pubblicata nell'albo comunale, che in questa fase comporta l’ammontare di spesa di 62.423,90 euro oltre all’Iva, comprensivo di 2.719,33 euro di oneri per la sicurezza. Queste le cifre che risultano al netto del ribasso d’asta del 10,291 per cento. Il tetto, quindi, ormai carico di anni dalla sua fabbricazione, sarà sistemato grazie ad un finanziamento trovato dal Comune tra le pieghe del proprio bilancio. Si è giunti alla decisione di avviare i lavori soprattutto dopo le copiose infiltrazioni di acqua causate da maltempo e intemperie. L’intervento al tetto del fabbricato storico, dunque, che dovrà seguire i dettami della Soprintendenza, ora sarà sottoposto ad un’opera più completa.

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BELLUNO ANZIANICorriere Alpi 8 giugno

Vermi nei peperoni in una residenza della Sersa

BELLUNO «Quel che è accaduto alla villa Gradenigo a Belluno è intollerabile». Dura presa di posizione del sindaco Jacopo Massaro, al quale fa eco il governatore del Veneto, Luca Zaia, dopo il caso dei vermi trovati in un contorno di peperoni da un ospite della casa di soggiorno. E mentre il primo annuncia che andrà fino in fondo a questa vicenda, non escludendo delle misure nei confronti della ditta che ha fornito la derrata, il secondo chiama tutti ad assumersi le proprie responsabilità, soffermandosi sull’incresciosità del fatto. Il governatore del Veneto. «È doveroso attendere le necessarie verifiche e valutazioni da parte degli ispettori dell’Usl e sino ad allora non è mia intenzione attribuire responsabilità a chicchessia. Ma credo che un episodio tanto sgradevole come quello capitato all’ospite della casa di riposo bellunese, debba essere stigmatizzato, affinché non si ripeta, in quella e nelle altre strutture della nostra regione», fa sapere in una nota il governatore Zaia. «Sono consapevole che debba essere messa nel conto la possibilità dell’errore umano , ma soprattutto nell’erogazione di servizi per i quali è richiesta una particolare cura e attenzione, di cui, per di più, sono fruitori persone più a rischio come gli anziani, è necessario che le regole siano rispettate e che ogni soggetto gestore si assuma fino in fondo le proprie responsabilità». Il sindaco Massaro. «Ho saputo quanto avvenuto nei giorni scorsi a un ospite di villa Bizio Gradenigo e ritengo che sia una cosa su cui, come Comune e in quanto soci di maggioranza della società Sersa, non transigeremo con la ditta fornitrice», precisa il primo cittadino di Belluno, Jacopo Massaro. Il sindaco parla di «indagine corretta avviata dall’Usl, che è l’organo tecnico di controllo», e promette: «Staremo attentissimi e saremo severi con la ditta che ha fornito la derrata». Massaro poi si scusa per quanto accaduto. «È un fatto terribilmente spiacevole, che mette in imbarazzo l'amministrazione comunale, in quanto socio di maggioranza della società che gestisce la struttura per anziani. Tranquilli, non lasceremo correre». Palazzo Rosso attenderà gli esiti dell’indagine avviata dal Servizio igiene degli alimenti e nutrizione di via Sant’Andrea e non esclude che si possa rivedere magari anche lo stesso appalto. Massaro commenta poi positivamente il fatto che all’interno di villa Gradenigo sia stata avviata, ad opera di Sersa, un’indagine con questionario, per verificare il gradimento del cibo offerto, viste le lamentele giunte precedentemente al fatto in questione. «È l’unico strumento per riuscire a misurare la percezione degli utenti e per capire se offriamo un servizio di qualità»

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BELLUNO ANZIANICorriere Alpi 8 giugno

Certificazione Ohsas 18001 per il centro servizi di Mel

MEL Il Centro di servizi per l’anziano di Mel, tra i primi in Regione a raggiungere la certificazione Ohsas 18001 in tema di gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori, sarà festeggiato per questo traguardo con una cerimonia in programma stamattina. C’è grande soddisfazione alla “Piergiorgio Sbardella” di Mel che, dopo il certificato Iso 9001 per la programmazione ed erogazione dei servizi socio-sanitari, ha ottenuto anche la nuova certificazione. Oggi alle 10 il risultato sarà festeggiato da tutti gli ospiti e dai cittadini con una cerimonia dove saranno presenti l’assessore regionale Remo Sernagiotto, il direttore generale dell’Usl 2 Adriano Rasi Caldogno e il direttore dei servizi sociali Massimo Fusello, oltre agli amministratori zumellesi e al direttore della struttura Paolo Battocchio. Il traguardo di certificazione parte da lontano e cioè dal 2007 quando, anticipando i tempi dell’iter di accreditamento istituzionale avviato dalla Regione, la Ge.Mel srl, la società municipalizzata che gestisce la struttura, ha scelto di attestare la qualità del sistema dei servizi socio-sanitari erogati attraverso la certificazione internazionale Iso 9001. Negli anni successivi la Ge.Mel si è impegnata per integrare il sistema qualità dei servizi con il tema della salute e sicurezza sul luogo di lavoro arrivando ad ottenere questa seconda certificazione. Documento che attesta, quindi, l'applicazione volontaria di un sistema che regola e verifica vari aspetti come la gestione della sicurezza in azienda, attraverso una valutazione a priori dei rischi collegati allo svolgimento di ciascuna mansione e la loro riduzione con azioni preventive grazie ad un piano di formazione e miglioramento ricorrente. Ma la certificazione è legata anche alla riduzione del numero di infortuni attraverso la prevenzione e il controllo dei luoghi di lavoro classificati a rischio e la conseguente riduzione dei premi assicurativi e la corretta gestione delle risorse umane, anche motivazionale, del personale. Il progetto è cofinanziato dalla Regione. La cerimonia di stamattina sarà arricchita anche dal taglio del nastro per un nuovo pulmino attrezzato per il trasprto disabili che è stato acquistato dalla struttura grazie al contributo della Regione, della Popolare di Vicenza e di una generosa donazione dell’Asd Erregym di Mel.

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 9 giugno

Sernagiotto: case di riposo bellunesi le migliori del Veneto

«Il sistema di trasporto solidale bellunese è il migliore in Veneto così come il sistema delle case di riposo. Se questo modello fosse applicato a tutto il Veneto ci sarebbero oltre 50 milioni di risparmi all'anno». A dirlo è stato l'assessore regionale alle politiche sociali Remo Sernagiotto che ieri mattina al centro servizi di Mel ha partecipato alla cerimonia dedicata a un traguardo molto importante: la certificazione Ohsas 18001 in tema di gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori che segue il certificato Iso 9001 per la programmazione ed erogazione dei servizi socio-sanitari. Una nuova certificazione che pone la struttura zummellese tra i centri servizi d'avanguardia del Veneto. Accanto a Sernagiotto, hanno partecipato alla cerimonia - tra gli altri - i consiglieri regionali Dario Bond e Sergio Reolon, il sindaco di Lentiai Armando Vello e il direttore generale dell'Ulss 2 Adriano Rasi Caldogno. Dal canto suo, nel corso della cerimonia, il sindaco Stefano Cesa ha sottolineato il ruolo cruciale della Gemel, la società che gestisce il Centro Servizi, nata nel 2004: «Questa realtà coniuga l'efficienza del privato alle tutele del pubblico e ha dimostrato di saper crescere nel tempo creando professionalità solide», ha detto Cesa, sottolineando poi come l'assistenza sociale in una realtà come quella bellunese debba continuare a preservare un cuore pubblico. Taglio del nastro anche per un nuovo pulmino, acquistato dalla struttura grazie al contributo di Regione, Banca popolare di Vicenza e Asd Erregym di Mel. «Il trasporto disabili e più in generale solidale è un capitolo importante. Il volontariato bellunese è stato in grado di fare rete», ha sottolineato ancora Sernagiotto. Nel frattempo, il direttore del Centro Servizi Paolo Battocchio ha annunciato che la struttura è pronta a diventare sede della prossima Unità riabilitativa territoriale stando anche alle nuove direttive regionali in materia socio-sanitaria.

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BELLUNO SOCIALECorriere Alpi 8 giugno

Ente non accreditato organizza corsi per oss e poi non risarcisce i partecipanti

BELLUNO. Promuove corsi per operatore socio-sanitario, ma non ha alcun accreditamento per farlo. E così, quando i corsisti si accorgono dell’inganno, chiedono di rescindere il contratto. Ed è qui che insorgono le complicazioni.È la denuncia che arriva dall’Adiconsum di Belluno, che sta trattando alcuni casi attualmente in provincia.«I fatti vedono protagonista un istituto padovano di formazione, che promuove corsi per Oss, spacciandosi per accreditato e quindi capace di inserire i corsisti nel mondo del lavoro», precisa Alfredo Cattaruzza, dell’ufficio dell’Adiconsum. Il quale prosegue: «Il corso costa circa 3000 euro. Le persone che navigano in internet trovano un sito ben attrezzato di questa società, e la possibilità di fare anche degli stage. E così, guardando il sito ufficiale, si pensa che la società sia accreditata e che alla fine dello stage si possa trovare un posto di lavoro. I ragazzi versano anche una caparra. Ma quando scoprono che non esiste alcun accreditamento, allora danno la disdetta, disdetta che non viene, però, accettata».Secondo quanto riferiscono dall’Adiconsum, la società di formazione addurrebbe come scusa (per non far retrocedere dal contratto) il fatto che siano passati i 10 giorni previsti per legge per il recesso e quindi invitano i corsisti che intendono lasciare, a pagare comunque tutto il corso, cioè i tremila euro.«In provincia abbiamo parecchi casi aperti con questa società, anche perché magari i giovani vedono in questa formazione un’opportunità per avere un lavoro, vista la crisi», sottolinea Cattaruzza, che prosegue: «Come Adiconsum abbiamo contestato formalmente il fatto che l’informazione data al cliente non è corretta, in quanto non c’è alcun accreditamento. Vista l’informazione fallace, quindi, niente è dovuto». Ora vediamo come andrà a finire.

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BELLUNO SOCIALEGazzettino 9 giugno

Conferenze dei sindaci Ulss 1 Ulss 2 contro i tagli agli Extra Lea

Tagli extra Lea: Belluno e Feltre chiedono alla Regione un passo indietro. Nei giorni scorsi, i primi cittadini Jacopo Massaro e Paolo Perenzin, in qualità di presidenti delle Conferenze dei sindaci delle Ulss di Belluno e Feltre, hanno inviato alla V Commissione regionale una lettera per opporsi ai tagli (previsti dalla giunta regionale) di fondi per le prestazioni sanitarie alle persone non autosufficienti, definite extra-lea (livelli essenziali di assistenza sanitari). Il nuovo scenario sarebbe infatti drammatico per una provincia come quella di Belluno, con un'alta percentuale di anziani. «Per quanto mi riguarda - dichiara il sindaco di Belluno, Massaro - questa lettera non è che la più recente azione contro il sistematico decremento da parte regionale degli aiuti alle fasce deboli: la Conferenza dei sindaci che presiedo è infatti intervenuta più volte sull'argomento, producendo una serie di documenti fatti pervenire alla V commissione, alle cui audizioni io stesso sono più volte intervenuto. La nostra provincia non può accettare un provvedimento di tale portata, che va a colpire i più deboli in un momento di crisi tale da non consentire ai Comuni di intervenire con risorse proprie e che quindi vede di fatto impossibile una qualsivoglia copertura economica a fronte dell'assenza regionale». «Obiettivo della lettera - aggiunge il sindaco di Feltre, Perenzin - è che la V commissione sospenda il provvedimento della Giunta regionale e apra piuttosto un confronto con i sindaci che in prima persona dovranno fare i conti con questi tagli, che per l'ente Regione sono decisioni prese sulla carta, ma che per noi, primi responsabili del benessere dei nostri cittadini, assumono drammatica concretezza».

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PADOVA ANZIANIMattino 2 e 4 giugno

Configliachi propone di realizzare auditorium comunale per la musica nella sua ex sede

ARCELLA L’auditorium della musica potrebbe essere costruito all’Arcella, sull’area semipubblica della sede distaccata del Configliachi, chiusa da due anni, che si trova in via Guido Reni, nel rione San Carlo. La proposta arriva dal presidente dell’istituto padovano per i non vedenti, Angelo Fiocco, la cui sede centrale è in via Sette Martiri, in rione San Carlo. «Visto che non tutti sono d’accordo per la realizzazione della casa della musica in piazzale Boschetti anche perché non ci sono ancora tutti i finanziamenti necessari per la costruzione, in tempi rapidi, del tanto atteso auditorium, progettato dall’architetto austriaco, Klaus Kada, l’area della sede decentrata del Configliachi, potrebbe essere il suo luogo ideale», spiega il professore Fiocco, «il posto è vicinissimo alle autostrade e alla tangenziale nord, alla stazione ed ha la fermata del tram davanti. La mia non è una provocazione, ma un’idea ponderata, che potrebbe essere presa in seria considerazione dal sindaco e da tutti gli altro addetti ai lavori». L’indicazione del presidente del Configliachi assume una rilevanza ancora più marcata rispetto ad un anno fa anche per un preciso motivo economico. Sono ormai oltre due anni che l’ex edificio, dove erano ospitati 80 anziani non autosufficienti, trasferiti nella Residenza sanitaria assistita di Selvazzano e nella casa di riposo Breda, a Ponte di Brenta, è chiuso con le transenne e l’ente pubblico per i ciechi non riesce a venderlo perché tutto il mercato immobiliare è fermo. A questo punto gli amministratori del Configliachi hanno preso contatti con la Regione e hanno chiesto di poter far fare all’Agenzia del Territorio di Padova, guidata dal direttore Carmelo La Gattuta, una nuova perizia catastale dell’immobile con la finalità di ridurre il prezzo di vendita. «Oggi, in base alla prima perizia catastale, la nostra sede dell’Arcella vale 5.650 milioni di euro», aggiunge Angelo Fiocco, «alla luce della pesante crisi in cui si trova l’intero mercato immobiliare padovano, sono, effettivamente, troppi soldi per una vendita ai privati in tempi brevi. L’abbassamento del prezzo potrebbe costituire, realmente, la mossa vincente per vendere l’immobile già entro la fine del 2013. Non tutti sanno, infine, che il prezzo del complesso dell’Arcella, in base alle normative vigenti, è destinato a calare ulteriormente se la nostra struttura, dove si trova anche un grande parco con alberi secolari, sarà richiesta da un ente pubblico. In particolare dal Comune».

ARCELLA Sito inadatto, al di là del calcolo delle volumetrie. L’assessore alla cultura Andrea Colasio coglie lo spirito dell’offerta, tuttavia respinge l’offerta di Angelo Fiocco, presidente del Configliachi. Il complesso di via Reni per l’Auditorium di Kada? «Mi sembra arduo poterlo immaginare» risponde Colasio, «Soprattutto perché mi pare che funzionalmente l’area non possieda le caratteristiche. Non so, in tutta sincerità, nulla dei volumi della proprietà dell’istituto. Ma faccio davvero fatica a pensare ad una

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riconversione dell’ex casa di riposo in casa della musica». La perizia dell’Agenzia del Territorio aveva valutato in 5,6 milioni il valore dell’edificio di via Reni con il parco che lo circonda. Ma la crisi immobiliare ha, di fatto, lasciato evaporare la possibile vendita ai privati. E il Configliachi ha bussato a palazzo Moroni con la proposta del presidente Fiocco di «adottare» all’Arcella il progetto Kada per piazzale Boschetti. Colasio piuttosto riflette a voce alta sulla riqualificazione urbana: «Le Grandi Opere, come ci hanno insegnato gli Usa, possono essere il motore del cambiamento nei quartieri degradati. In altri tempi, si sarebbe potuto ridisegnare e rigenerare pezzi della “città nella città” che è l’Arcella». L’assessore alla cultura conosce bene la realtà del quartiere. E non esita a manifestare un’opinione personale: «Non capisco l’impuntatura dell’Amministrazione, nel 2004, nei confronti del progetto che riguardava piazza Azzurri d’Italia. Mi dispiace che allora si sia persa, appunto, un’occasione di riqualificare l’intero quadrante al centro dell’Arcella». Colasio torna poi sul vero e proprio “caso Auditorium” che divide Padova prima ancora della politica. «Certo, un punto strategico dell’Amministrazione Zanonato» spiega l’assessore alla cultura, «Ora però occorre porsi gli interrogativi innescati dalle recenti dichiarazioni del presidente Finotti. Vanno verificate, perché sono parole che pesano. E credo che Ivo Rossi provvederà a incontrare la Fondazione Cassa di risparmio visto che ormai manca solo un anno alla naturale scadenza della giunta». E i numeri sono impietosi, sul fronte della gestione della futuribile “casa della musica”. costi per 30-40 mila euro a concerto che impongono 150 serate all’anno. La realizzabilità dell’Auditorium passa prima di tutto attraverso il conto economico.

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PADOVA ANZIANIMattino 5 giugno

Part time e prepensionamenti una possibilità per evitare l'esternalizzazione a Santa Tecla

. È arrivata la proposta per salvare la Santa Tecla e con essa i posti di lavoro dei suoi dipendenti. È il frutto del secondo incontro organizzato dal sindaco Giancarlo Piva, che ha visto presenti i membri del Cda della Fondazione e i responsabili delle organizzazioni sindacali. L’incontro si è aperto con l’esposizione, da parte della Fondazione, delle ragioni che hanno indotto il Cda a scegliere l’esternalizzazione dei servizi socioassistenziali. I sindacati hanno fortemente sottolineato la necessità di raggiungere un accordo che, pur permettendo alla Fondazione di tornare alla sostenibilità economica, tuteli i livelli occupazionali. Questa invece la proposta del sindaco: «Innanzitutto occorre mettere in campo l’adozione di più strumenti modulari che consentano di recuperare la solidità finanziaria necessaria a dare continuità alla struttura. Contemporaneamente deve restare alta l’attenzione ai singoli casi dei lavoratori che si trovano in situazioni personali di maggiore difficoltà quanto, ad esempio, a carichi familiari o a famiglie monoparentali o monoreddito, così come alle singole posizioni dei lavoratori che necessitano dei requisiti per il pensionamento». Il punto saliente riguarda però la rimodulazione dell’orario di lavoro: si dovrà valutare la disponibilità dei lavoratori ad accettare soluzioni come part-time verticali, orizzontali, rotazione di part-time, contratti di solidarietà. Con una “clausola di sicurezza”: i lavoratori passati a part-time potranno ritornare a tempo pieno in seguito alle future uscite del personale attualmente a tempo indeterminato o di nuove necessità occupazionali successive alla firma dell’accordo. «Ho poi sollecitato la creazione di un Tavolo interno permanente di lavoro per monitorare, verificare e gestire la nuova organizzazione del lavoro che deriverà da quest’accordo, garantendo anche la presenza di una rappresentanza dell’amministrazione comunale». Saranno inoltre valutati percorsi di accompagnamento al pensionamento per alcuni dipendenti. Mettendo in atto questi strumenti, si dovrebbero risparmiare risorse equivalenti al costo di 30 operatori a tempo pieno. Entro il 15 giugno ci si è impegnati a raccogliere le disponibilità dei lavoratori. La Fondazione ha confermato che la disdetta di tutti gli accordi integrativi, pur se efficace, non darà adito a nessuna variazione economica e normativa fino al 30 giugno

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PADOVA ANZIANIGazzettino 9 giugno

Santa Tecla respinge le accuse errate e infondate dei politici di Este

La casa di riposo Santa Tecla rimanda al mittente le accuse mosse dal consiglio comunale atestino alla gestione dell'istituto, richiamando le forze politiche atestine. Nell'ultima riunione dell'assemblea cittadina, infatti, i vari schieramenti avevano contestato le scelte strategiche da parte della fondazione omonima, chiedendo la rimozione del consiglio di amministrazione. «Ascoltiamo le ragioni di tutti e dialoghiamo con tutte le persone serie - risponde il cda in una nota emessa ieri - ma il dialogo deve partire dalla Santa Tecla reale, quella del lavoro quotidiano al servizio degli anziani e dell'impegno di un ente no-profit per garantirsi un futuro. Non dalla Santa Tecla della fantasia, e di numeri imprecisi ed accuse strillate che non corrispondono al vero». La fondazione ribadisce infatti che il disavanzo nel bilancio è stato accumulato dalle precedenti gestioni e che l'attuale cda sta lottando duramente per contenere i costi e le rette. «Uno sforzo che ha portato a risultati - spiega la nota della Santa Tecla - una enorme riduzione delle perdite, segno di una corretta ed opportuna conduzione».

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PADOVA DISABILIMattino 5 giugno

Nasce a Padova Anmil sport per lo sport dei disabili

PADOVA «La vita è come una scatola di cioccolatini», diceva Forrest Gump, «non sai mai quello che ti capita». A volte il cioccolatino è strepitoso, ma altre è avariato. Lo sanno le migliaia di disabili del lavoro che si sono ritrovati di punto in bianco, catapultati in un’altra dimensione. Molti di loro si rinchiudono, in sé e in casa. Altri trovano, attraverso lo sport, nuovi obiettivi di vita. Per questo Alessandro Zanardi, pilota di automobilismo e campione paralimpico, è il testimonial di Anmil Sport, la nuova associazione sportiva dilettantistica presentata ieri al Caffè Pedrocchi di Padova e costituita dall’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (Anmil) con la collaborazione dell’Inail per favorire la diffusione dello sport fra disabili. «È una nuova iniziativa che accolgo con grande piacere», ha detto Zanardi, «lo sport è estremamente utile, specialmente per le persone che vivono un disagio peggiore di quel che l’incidente ha tolto loro da un momento all’altro. Io sono stato molto fortunato: ho avuto la possibilità di accostarmi subito a un certo tipo e livello di sport senza preoccuparmi dei costi, ma altri disabili hanno bisogno di essere incoraggiati e aiutati. Iniziative come questa sono fondamentali: la disabilità ti fa precipitare in una realtà a luce spenta, mentre progetti come questo aiutano a riaccenderla». Umberto Zampieri, assessore allo Sport del Comune di Padova, lodando l’iniziativa e sottolineando l’arretratezza del Paese in materia di sicurezza sul lavoro, ha dato ampia disponibilità in fatto di impianti sportivi, così come ha fatto Enrico Rinuncini, sindaco di Ponte San Nicolò, che ha messo a disposizione la palestra comunale vicino all’argine del Roncajette su cui corrono numerose persone (anche se sarebbe bello se riuscisse a far rallentare le auto e sensibilizzare il collega di Bovolenta per sistemare un tratto di strada in condizioni pessime). Pierino Dainese, presidente di Anmil Sport lancia un appello: «Aiutateci, in modo che a nostra volta possiamo diventare un punto di riferimento per molti disabili. La nostra ambizione è iniziare piano e arrivare a essere un centro di eccellenza nazionale non solo per la pratica sportiva, ma anche per diventare il collante fra il mondo della disabilità e le istituzioni». La vita dopo un incidente invalidante puà ripartire, è il messaggio di Anmil Sport e ambire di essere di nuovo eccellente. Non migliore, né peggiore, bensì diversa. E i cioccolatini, dopo, potranno tornare di nuovo ad essere buoni.

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PADOVA MINORIVita del Popolo 6 giugno

In provincia di Padova studio lungo 8 anni su 1000 adolescenti per capire le logiche e le ragioni del loro sviluppo

Quali sono gli elementi che influenzano e intervengono nella crescita degli adolescenti? Quali le cause che ne determinano la futura personalità? Sono alcune delle domande a cui darà risposta il progetto “Crescere”, promosso dalla Fondazione Zancan Onlus, dalla De Leo Fund, dalla fondazione Città della Speranza, dal Comune di Padova, dagli altri comuni della provincia, dalle Ulss n. 15, 16 e 17.“Crescere” è un acronimo ottenuto dalle iniziali delle parole “Costruire relazioni ed esperienze di sviluppo condivise con empatia, responsabilità, entusiasmo”. Ma è anche il nome del progetto che per 8 anni studierà un campione di oltre 1.000 adolescenti (circa 1300 per l’esattezza) di 11 anni scelti a caso tra gli 8654 residenti nella provincia di Padova. Il progetto dopo un intenso periodo di preparazione che per 2 anni ha impegnato esperti di varie discipline scientifiche, sta iniziando il suo lungo cammino che si concluderà tra 8 anni quando gli adolescenti selezionati raggiungeranno il traguardo della maggiore età.L’iniziativa è stata accolta con grande determinazione dalla federazione dei Comuni del Camposampierese che hanno dato la loro adesione nel marzo del 2010. Assieme alle fondazioni padovane vi saranno un nutrito gruppo di ricercatori provenienti dalle Università di Padova, di Verona, di Bologna ma anche dall’Università di Utrecht (Olanda) e Brisbane (Australia). Il progetto ha come obiettivo l’indagine degli anni che accompagnano l’evoluzione dell’adolescente fino alla maggiore età per studiarne e comprenderne i fenomeni e costruire una mappatura completa dei fattori che interessano lo sviluppo fisico, cognitivo, affettivo, relazionale, sessuale e trovare le cause e le risposte a molte questioni tuttora irrisolte. Il fenomeno dell’obesità interessa circa il 40% dei ragazzi compresi nel campione ma finora non se ne conoscono ancora le cause. Il fenomeno del bullismo che a volte si presenta sotto forme e intensità diverse nelle nostre scuole di grado inferiore non è ancora ben definito nella sua provenienza.Per fare questo sarà necessario stabilire un contatto forte e duraturo con i ragazzi ma anche con le loro famiglie, le scuole, le associazioni, la parrocchia che frequentano. La relazione tra ricercatori, adolescenti e le loro famiglie è uno degli aspetti più impegnativi e delicati sul quale si gioca il successo dell’iniziativa. Relazione che dovrà durare 8 anni e che riguarderà tutti i fattori che interverranno nella crescita dei ragazzi e nel periodo del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il lavoro dei ricercatori e il tipo di contatto con gli adolescenti è nuovo nel suo genere in quanto riguarderà l’indagine sulla normalità del processo evolutivo per rilevare i fenomeni che si presenteranno, per capirne l’evoluzione, le deviazioni ma anche per ricavare informazioni utili per approntare un piano educativo da mettere a disposizione degli interessati: famiglie, scuole, associazioni, parrocchie. Attualmente il progetto sta effettuando il campionamento del gruppo di adolescenti, attività che si concluderà con la fine del prossimo mese di maggio. Lo studio sarà

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suddiviso in 8 macrofasi o “ondate” che saranno distribuite negli anni di durata del progetto.Alla fine di ogni anno verrà data informazione sull’evoluzione del progetto mediante la pubblicazione dei risultati raggiunti sul sito www.crescerebene.org.L’indagine viene definita uno studio longitudinale per la durata del progetto, per la vastità degli argomenti trattati (relazioni nella famiglia, nella scuola, nello sport, tra coetanei, indagini sulla salute, sulle situazioni di benessere e di disagio) e per la molteplicità degli esperti che interverranno (statistici, demografi, psicologi, neuropsichiatri infantili, neurologi, sociologi, pediatri). L’indagine avrà anche il compito di analizzare, approfondire e monitorare il rapporto degli adolescenti con internet, con il web, con i social network, aspetti sui quali esiste attualmente una frattura profonda di comunicazione con gli adulti, con la famiglia.Al progetto, oltre alle fondazioni Zancan, De Leo Fund, città della Speranza, partecipano anche la fondazione Cariparo (Cassa di Risparmio del Veneto), la Camera di Commercio di Padova, la provincia, le Ulss n. 15, 16 e 17, i comuni della provincia. Un progetto che il direttore della fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, ha definito una grande opera sociale, unica nel suo genere, che richiede molto coraggio, molta determinazione e tante energie.

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PADOVA SOCIALEMattino 8 giugno

Stanzia 50 milioni in un anno Fondazione Cariparo, ma al sociale meno della metà

PADOVA Dove vanno i soldi della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ente che per statuto ha come obiettivo principale aiutare il territorio in cui è radicato? Gli elementi per una risposta si potevano ascoltare ieri alla presentazione del bilancio sociale 2012, (50 milioni complessivi) avvenuta nell’auditorium del centro San Gaetano. Due ore di resoconto a più voci, dalle cifre macro a quelle micro: il patrimonio, le azioni immobilizzate in Intesa San Paolo, i risultati della gestione, le erogazioni settore per settore. Fatalmente un’autocelebrazione, con la sala gremita per lo più di beneficiati della Fondazione, incluse le autorità cittadine e i rappresentanti delle istituzioni. Al tavolo della presidenza l’intramontabile Antonio Finotti, perfino discreto nel ruolo di primo attore che ricopre con giovanile prestanza – non è una battuta anche se ha 84 anni suonati – all’alba di un reincarico che lo vedrà governare fino al 2018 un ente che presiede dal 2003, dopo esserne stato direttore generale dal 1997. Incarico quest’ultimo girato poi a Roberto Saro, un funzionario distaccato da Cariveneto, che gli siede a fianco. L’asse Finotti-Saro era stato fino allo scorso gennaio uno dei cavalli di battaglia degli avversari della governance della Fondazione, che accusavano la dirigenza di scarsa collegialità. Polemiche legate al rinnovo delle cariche evidentemente e come tali brillantemente sepolte. Assieme a loro il giornalista Francesco Jori nel ruolo di presentatore-intervistatore. Non dei due, ma dei beneficiati della Fondazione. Qui la passerella dei protagonisti scelti a rappresentare l’impegno sociale della Fondazione racconta storie di un Veneto che non finisce spesso sui giornali. Citiamo per esempio il dipartimento universitario di Geoscienze del Bo che si è aggiudicato un contributo di 450.000 euro della Fondazione con un progetto per studiare i terremoti, talmente interessante da essere finanziato con altri 2 milioni dall’Unione europea. C’è il centro di ricerca e servizi educativi che con 423.000 euro aiuta ragazzi con difficoltà di apprendimento. Detto così sembra ordinaria amministrazione: bisognerebbe sentire Daniela Lucangeli, Mario Dupuis e Lucia Micheletto della Fondazione Opera Edimar, che collabora al progetto, per rendersi conto del recupero sociale che questo lavoro comporta. Dupuis stima che il risparmio per lo Stato equivalga in 6 anni alla bella cifra di 8 milioni di euro. C’è un progetto per migliorare le cure delle malattie infantili, finanziato in tre riprese per un totale di oltre 5 milioni di euro. E c’è il fondo straordinario di solidarietà che dal 2009 al 2012 ha messo a disposizione di chi perde il lavoro 5.250.000 euro. Ma qui va precisato che la Fondazione Cariparo agisce in compagnia di altri enti, precisamente la Diocesi di Padova che ha stanziato 622.000 euro, la Camera di commercio 200.000, la Provincia con 285.000 e la Fondazione Antonveneta con 250.000. Tanti, pochi? Si può averne un’idea confrontandoli con la cifra assoluta delle erogazioni, che è di poco superiore ai 50 milioni di euro: in testa c’è la ricerca scientifica (10 milioni) assieme alle mostre e alle attività culturali (altri 10 milioni), seguiti da salute e ambiente (9,9 milioni) e dall’istruzione (6,7 milioni) e da altree cifree minori. Sul

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drammatico fronte sociale Finotti dice di sentire «una grande responsabilità» e promette per questo mandato di «lavorare per creare opportunità di innovazione e di crescita». Ma intanto nel 2012 la Fondazione ha complessivamente stanziato per l’assistenza e la tutela delle categorie deboli neanche la metà dei 24,1 milioni stanziati nel 2011: solo 10.

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PADOVA SANITA'Mattino 8 giugno

Stop alle sinergie tra Ulss 16 e Azienda Ospedaliera

Citano Marc’Aurelio («Ciò che non giova all’alveare non giova neppure all’ape») e sollevano un vespaio fra i dipendenti, non solo negli uffici. I direttori dell’Usl 16 Urbano Brazzale (generale), Domenico Scibetta (sanitario), Maurizio Zanon (amministrativo) e Alessandro Pigatto (servizi sociali) scrivono ai “collaboratori” una trentina di righe di riflessioni sui rapporti con l’Azienda ospedaliera. Ma gli occhi di tutti cadono su un passaggio preciso, nero su bianco: «Sarà perciò inevitabile programmare, nei prossimi mesi, la necessaria riorganizzazione di alcuni Dipartimenti Interaziendali, con la naturale conseguenza del loro ripristino nel modello organizzativo originario dell’Usl 16». Una scelta di campo che ne prefigura ben altre, senza più «eterne indecisioni»... Forse, l’ultima Befana aveva ancora un bel sacco di carbone da scaricare. Di certo, la sanità pubblica «scopre» la vera eredità (contabile e non) nel modo più traumatico. È all’ordine del giorno il divorzio definitivo fra Azienda ospedaliera e Usl 16. Di più: si prospetta uno scenario che azzera in un colpo solo il sistema attuale con conseguenze perfino apocalittiche. La miccia sindacale. Ieri mattina la lettera della Direzione Strategica dell’Usl 16 ha fatto scattare l’allarme rosso. Preannuncia la clamorosa inversione di rotta: stop alle sinergie; addio integrazione; buonanotte spending review; fine della managerialità inter-aziendale. Nel mirino «alcuni» imprecisati Dipartimenti in comune con l’Azienda. Prima risposta: assemblea unitaria già indetta dai sindacati confederali negli uffici Beni e Servizi. Cgil, Cisl e Uil esigono poi un immediato tavolo di trattativa. Prima bastava incontrare il “doppio dg” Adriano Cestrone. Adesso si replica in separata sede: un incontro con Claudio Dario e un altro con Urbano Brazzale. I conti che non tornano. Il libro bianco fresco di stampa dell’Azienda ospedaliera certifica a tutto tondo la pesante eredità, a cominciare dai debiti e dal patrimonio dissipato. Non sta meglio l’Usl 16 che oggi sposa l’«etica nella buona amministrazione» sul ciglio del deficit in profondo rosso. A Stefano Tognazzo della Uil non tornano nemmeno i conti con la brusca retromarcia annunciata dalla lettera di ieri: «Ci hanno fatto lezione sulla necessità di riorganizzare all’insegna del risparmio e, di punto in bianco, si ritorna indietro come se niente fosse e senza nemmeno uno straccio di documento organizzativo?» sbotta mentre continua a rispondere ai dipendenti dei Dipartimenti, «Vogliamo discutere il futuro di centinaia di persone. Capire se e come cambiano le sedi, se si prospettano esuberi oppure tagli. Di certo nulla può passare sulla testa dei lavoratori». Un bivio senza ritorno. È la Regione che impone strade senza ritorno. L’Azienda come hub della sanità chiamata a recuperare un’eccellenza piombata al 16% nell’ospedale per acuti con 1.350 posti letto (compresi i centri regionali di alta specialità). All’Usl 16 la sanità «territoriale» con meno di 300 posti letto al sant’Antonio, i circa 250 a Piove di Sacco, ma anche l’ex ospedale ai Colli e il presidio della Casa di cura di Abano (e, magari, qualche nuova struttura in convenzione?). Università e doppioni. Inevitabile, in questo quadro, la dettagliata verifica dei rapporti con l’Università: impraticabile la medicina accademica del

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passato, anche se gli organici delle Cliniche rischiano di mettere a repentaglio Scuole di specialità e la ricerca sprovvista di Fondazioni. Ma si squadernano anche i “doppioni” che con il divorzio nella sanità pubblica padovana diventeranno eclatanti e insopportabili. Scenario dietro le quinte. Gli uffici traslocano da via Scrovegni a Brusegana? I Distretti dell’Usl si dimezzano: dagli attuali 6 a soli 3, Piovese compreso? Si raddoppiano Urp, call center, Cup e centri gestionali (formazione, appalti, ristorazione)? Sono solo alcune delle domande che circolano insieme alle voci sulle imminenti decisioni della giunta Zaia. Le schede ospedaliere potrebbero restituire solo 10 apicalità nei reparti di Piove. O il “punto nascite” senza Pediatria. E qualche drastico vincolo nei reparti del sant’Antonio?

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ROVIGO ANZIANIGazzettino 5 giugno

Accreditamento e validation gli obbiettivi del csa di Adria

ADRIA Il Centro servizi anziani si rifà il look. In attesa di conoscere il proprio futuro, legato o meno alla costruzione della nuova struttura, all'unanimità i cinque consiglieri, su proposta del presidente Sandra Passadore, hanno approvato nei giorni scorsi i programmi e gli obiettivi dell'ente per il 2013, in una sorta di relazione previsionale e programmatica. Tra le peculiarità del documento la promozione del miglioramento continuo dei servizi, tenendo in considerazione soprattutto le richieste degli ospiti e dei familiari di questi ultimi. Si interverrà, inoltre, con strumenti e progetti adeguati, nelle eventuali aree critiche emerse durante il 2012. Tra i progetti da portare a compimento il vertice ha evidenziato il nuovo tendaggio di Casa serena, il nucleo degli autosufficienti, le tinteggiature, il rinnovo dell'arredamento, la sostituzione di parte dell'arredo cucina e l'acquisto di apparecchiature per fisioterapia. Tra gli obiettivi del 2013 è stato calendarizzato dai consiglieri soprattutto l'accreditamento per il servizio dei non autosufficienti e l'implementazione del sistema validation in tutti i nuclei. Sarà poi dato lustro all'attività di volontariato in essere all'interno del Centro stesso tramite iniziative di divulgazione e di formazione e sarà dato il via all'iniziativa a fini socializzanti denominata “Pranzi con i familiari”. Sarà inoltre messa mano alla revisione e all'aggiornamento dello statuto dell'ente e sarà promosso un nuovo sistema di rendicontazione delle spese sanitarie, un nuovo sistema di contabilità economica, un nuovo programma rilevazione presenze e una riorganizzazione degli uffici con ridistribuzione dei compiti. Saranno sistemati i tendaggi e l'arredo del nucleo rosso e alla progettazione e avvio dei lavori di completamento dell'impianto idrico antincendio. Per quanto riguarda la nuova sede, si parla ancora di fattibilità e realizzazione. Sembrerebbe per il momento accantonata l'ipotesi di trasferire il Csa all'ospedale vecchio e ritornerebbe in auge l'originario progetto di Ca’ Cima, l'unico peraltro per il quale esiste uno studio di fattibilità.

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ROVIGO SOCIALEGazzettino 6 giugno

Piu' di 30 mila euro per il 2013 al centro antiviolenza provinciale

È arrivato il finanziamento della Cariparo per il Centro antiviolenza di Rovigo. Grazie a questi 15mila euro, la struttura passa da comunale a provinciale. Lo annuncia con sollievo l'assessore alle Pari opportunità Anna Paola Nezzo che coglie l'occasione sia per snocciolare qualche numero del servizio che per rispondere alle perplessità del suo predecessore, Giovanna Bruna Pineda, svelando, inoltre, come i posti letto dedicati alle donne previsti dal progetto Migrando all'interno della struttura dell'ex chiesa di San Michele, potrebbero risolvere il problema della casa di accoglienza prevista dalla nuova normativa. «Grazie all'arrivo del finanziamento della Cariparo - esordisce Nezzo - ora potrà partire il nuovo progetto provinciale. Dato che il Centro offre il suo servizio non solo alle rodigine ma a donne di tutta la provincia e a volte addirittura da fuori, era giusto che anche altri enti collaborassero alla spesa». Per il 2013 sono stati stanziati «6mila euro da Palazzo Nodari, 12.300 euro dagli enti partner tra cui Ulss 18 e 19 e Provincia e i 15mila della Cariparo». Ora insomma «il centro assumerà una dimensione provinciale: verrà coordinato da un comitato di pilotaggio formato da rappresentanti tecnici di Alto, Medio e Basso Polesine, ci saranno tre sedi operative dove gli operatori si recheranno per incontrare le donne in modo più agevole per le utenti, gli operatori saranno coadiuvati dal volontariato locale e il Comune di Rovigo avrà la gestione amministrativa». A breve, dunque, sarà lanciato «un bando per partire con il progetto». Da gennaio ad aprile compreso, la struttura ha preso in carico 50 donne italiane e 40 straniere di cui 41 residenti nel comune di Rovigo, 43 in Polesine e sei da fuori provincia, 22 di queste sono senza figli, 55 con figli minori e 13 con figli maggiorenni. Per quanto riguarda le accuse di aver abbandonato il progetto Migrando Nezzo risponde: «In questo era incluso il centro interculturale donna, che è proseguito lo stesso e che è stato addirittura implementato. L'obiettivo, comunque, è sempre quello di spostare il centro antiviolenza in quei locali, mentre, per quanto riguarda i posti letto previsti, la nuova normativa impone che le donne ospitate nelle case rifugio non vi restino per oltre quattro mesi, per cui verificheremo se quelle stanze al San Michele, dedicate a ospiti femminili, hanno i requisiti per diventare

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ROVIGO SANITA'Corriere del Veneto 4 giugno

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ROVIGO SANITA'Corriere del Veneto 5 giugno

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ROVIGO SANITA'RovigoOggi 7 giugno

Alleanza della politica per salvaguardare la sanità rodigina

Rovigo - Venerdì 14 giugno ci sarà il maxi vertice sulla sanità rodigina che il sindaco Bruno Piva ha fortemente voluto. “E’ un passo importantissimo per associa tutta la politica locale e regionale in un unico comune obiettivo, quello di tutelare le eccellenze dell’ospedale rodigino affinché i cittadini possano godere dei servizi ospedalieri sino ad oggi erogati”.

Alle ore 21 presso al museo dei Grandi fiumi di Rovigo si svolgerà la tavola rotonda a cui prenderanno parte tutti coloro che pubblicamente o direttamente hanno comunicato al sindaco la loro adesione all’obiettivo di salvaguardare i reparti del maggior nosocomio polesano. La data è stata decisa in seguito all’incontro che è avvenuto venerdì 7 giugno a palazzo Nodari tra il primo cittadino e le rappresentanze dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.

La tensione sul nodo sanità si fa sempre più alta. Dalla regione il presidente della quinta commissione, Leonardo Padrin, invita ad aspettare la pubblicazione delle schede sanitarie da parte della giunta regionale (leggi articolo), ma a livello locale i politici non intendono aspettare al palo la decisione che sarà calata dall’alto. Vogliono “viziare” la decisione che sarà presa a palazzo Balbi a Venezia quando la giunta del governatore Luca Zaia dovrà deliberare il riordino della sanità regionale. L’appello del sindaco Bruno Piva è stato raccolto da tutti i maggiori esponenti politici locali e provinciali. La salvaguardia del nosocomio rodigino unisce le forze politiche

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TREVISO ANZIANIGazzettino 2 giugno

San Pietro di Feletto protesta contro la decisione delle suore di trasformare la materna in casa di riposo

Giù le mani dall'asilo di San Pietro, che si vuole adibire a casa di riposo per le suore Sono state raccolte, in nemmeno sette giorni, 600 firme in paese ed è stato inviato un ricorso gerarchico direttamente al Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata in Vaticano. Si chiede che venga revocata o annullata quella che viene definita «l'illegittima decisione dell'Istituto delle Ancelle di Gesù Bambino di far cessare dal prossimo autunno la scuola per l'infanzia di San Pietro». L'asilo di San Pietro è gestito dall'Istituto Suore di Gesù Bambino, che ne è divenuto proprietario nel 1964 in forza della donazione della Mensa Patriarcale di Venezia (l'atto era stato sottoscritto dallo stesso patriarca di allora, il cardinal Giovanni Urbani), come risulta dagli atti notarili di cui si è venuti in possesso. La Mensa Patriarcale in precedenza era stata a sua volta beneficiaria di un legato testamentario del 1949 dell'originaria proprietaria, la contessa Maria Walter Bas di Venezia, e ne era entrata in possesso nel 1951. In entrambe gli atti si precisava che gli immobili dovevano svolgere la funzione di asilo per i bambini del paese. Ma ora sarà chiuso e adibito invece a casa di riposo per suore anziane. «La scelta, contro la quale il Comune non si è mosso, benché lo sapesse da tempo, e ha quindi avallato - ha sostento Maurizio Tondato, capogruppo di Un Comune Amico, che sta seguendo la vicenda - contrasta con la volontà della donatrice e gli interessi della comunità di San Pietro, che sta diventando sempre di più un paese dormitorio». «La chiusura - ha spiegato il legale rappresentante dell'ordine religioso in un incontro del 29 maggio scorso con i genitori - è stata presa, in condivisione con il Comune già due anni fa, per le perdite di gestione e il ridursi dei bambini iscritti». I genitori hanno dichiarato di essere disponibili a supportare con il loro aiuto la gestione dell'asilo. Ma la risposta è stata che «i locali devono essere al più presto liberi per iniziare i lavori di ampliamento dell'edificio, destinati a ospitare qualche decina di suore anziane».

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TREVISO DISABILIGazzettino 2 giugno

Cooperativa di inserimento lavorativo disabili aggiusta biciclette a Montebelluna

Una "ciclo factory" per i disabili. A Montebelluna la cooperativa sociale "Rispetto Castel Monte" ha dato vita ad uno spazio lavoro per l'inserimento di persone disabili. In via XXX aprile, nel cortile della famiglia Simionato, ha trovato sede la "Ciclo Factory" dove vengono costruite e riparate biciclette, ma anche recuperate due ruote d'epoca. Il lavoro è fatto da persone disabili sotto la regia del maestro di bottega Elvio Simonato. «Nello stesso luogo -spiega Castel Monte- funziona la sartoria artigianale della cooperativa, che da tempo opera lavori di rammendo, nella fisolosofia e nella tradizione del lavoro locale».

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TREVISO DISABILIGazzettino 2 giugno

A settembre l'ingresso delle prime persone con disabilità all'asilo Vascellari di Chiarano

CHIARANO Ex asilo Vascellari, ci siamo. I primi ospiti sono attesi già per la fine dell'estate, al più tardi a settembre. A breve, infatti, la struttura accoglierà 8 disabili gravi. Poi, in futuro, i servizi potrebbero essere potenziati. L'iter è quasi giunto al termine e dopo mesi di attesa, e qualche polemica, pare siano queste le settimane decisive. Un anno e mezzo fa ci fu l'inaugurazione della struttura, poi lo stop. «Stiamo in dirittura d’arrivo, dopo aver risolto una serie di problemi di carattere organizzativo e burocratico. Abbiamo promosso il bando, per cui è questione di giorni - conferma Ubaldo Scardellato, medico e direttore dei Servizi sociali dell’Usl 9 - Con i tempi nella pubblica amministrazione è necessario andare cauti, ma siccome siamo fiduciosi, possiamo dire che per settembre potrebbero arrivare i primi ospiti. Sono convinto che una struttura di questo tipo, realizzata in maniera ottimale, potrà essere utilissima». Qualche mese fa ci fu un vertice tra Comune, Usl e Regione proprio per avviare il bando di gara per l’assegnazione e la gestione del servizio. Ora, come ha detto il dottor Scardellato, siamo arrivati a buon punto. Soddisfatto anche il sindaco Vallardi che commenta: «Nonostante i tagli lineari decisi a Roma, l'Usl e la Regione sono riusciti ad avviare un importante servizio. Disabili del nostro comune o di questo territorio, che ora sono ricoverati lontano, potranno finalmente essere curati vicini alle loro famiglie. Questa è la più grande soddisfazione. L'ex Asilo? Chi lo vede lo può verificare di persona: è una struttura bellissima, ed è importante sottolineare che mentre in altre zone realtà come questo tipo vengono chiuse, a Chiarano invece nascono». L'ex asilo, per mille motivi, è molto amato dai residenti ed è rimasto chiuso per anni. Qualche anno fa ecco l'idea di riconvertire l'area: oggi quell'idea diviene finalmente realtà.

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TREVISO DISABILIGazzettino 4 giugno

Sms solidali per il progetto “Godega 4 Autism”

TREVISO - Al via la campagna di solidarietà via sms a favore del villaggio "Godega 4Autism". Fino al 16 giugno è possibile sostenere il principale progetto della Fondazione Oltre il Labirinto inviando un sms al 45504. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun sms inviato da tutti i cellulari. Sarà di 2 o 5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa. Il villaggio "Godega 4Autism" è una struttura lavorativa, terapeutica e, in futuro, anche residenziale. Oltre a beneficiare di un sistema di servizi e prestazioni, gli affetti da autismo avranno così un’opportunità per diventare soggetti attivi che vivono, collaborano e si integrano nella società sulla base delle proprie capacità. Il ricavato della campagna finanzierà l’acquisto di 10 Hug Bikes, tandem speciali adatti alle famiglie, ma soprattutto ai ragazzi disabili e per realizzare un’area ludica attrezzata con giochi adatti alle diverse fasce d’età per favorire lo sviluppo e l’equilibrio psicomotorio e, al tempo stesso, creare occasioni di socializzazione con le famiglie e altri bambini in un contesto sicuro.

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TREVISO DISABILIVita del Popolo 6 giugno

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TREVISO INFANZIATribuna 3 giugno

Dopo due anni di nuovo la coop appaltante abbandona la scuola d'infanzia di Gaiarine

GAIARINE. Si trova in un limbo la scuola dell'infanzia Villa Elena di Albina, uno dei fiori all'occhiello di Gaiarine. Il rischio è che si creino lunghe liste d'attesa per decine di bimbi. La cooperativa che l'ha gestita quest'anno ha comunicato l'impossibilità di continuare. L'amministrazione comunale ha quindi chiesto all'ufficio scolastico regionale di passare a una gestione statale, aggiungendo una sezione staccata all'asilo comunale di Gaiarine. C'è però una terza possibilità, quella che sia la parrocchia a farsi carico dei trenta iscritti per il prossimo anno.Il caso è stato discusso durante il consiglio di venerdì a seguito di un'interrogazione presentata dai gruppi di minoranza. «Il servizio sarà sicuramente garantito per il prossimo anno 2013/2014» ha voluto chiarire il sindaco Loris Sonego «entro giugno verrà data una risposta definitiva alle famiglie». Già nel 2011 si era vissuta una situazione di stallo, con la cooperativa Insieme si può che aveva lasciato ed era subentrata la Cps di Treviso. La nuova cooperativa avrebbe dovuto portare avanti il servizio per cinque anni. Ma poiché «la gestione del centro infanzia di Albina risulta alquanto complessa e difficile da sostenere e mantenere» come da comunicazione arrivata già lo scorso novembre, ha fatto un passo indietro.«La presidente Mason è una persona splendida, troveremo la soluzione» aggiunge il primo cittadino di Gaiarine. La minoranza voleva conoscere quali sarebbe la previsione costi da sostenere per il Comune, che ricadrebbero quindi sui cittadini. «Razionalizzare anche i servizi scolastici in questo momento è fondamentale» spiega il consigliere Milena Rosada. La struttura di Villa Elena è di proprietà comunale. Fu donata da una famiglia di benefattori con il vincolo che dovesse accogliere bambini.

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TREVISO MINORITribuna 1 giugno

Retta in comunità. Paga il Comune di residenza o quello in cui vivono i parenti affidatari?

VAZZOLA Guerra tra Comuni per 70 mila euro. L'amministrazione di Vazzola ha fatto causa al Comune di Desio domandando la restituzione di quella somma attraverso un decreto ingiuntivo. L'udienza è fissata per il 25 giugno in tribunale a Conegliano. La vicenda riguarda la rette di un minore ospitato per anni in una struttura protetta. Si protrae da anni senza una soluzione. Il ragazzo era residente a Desio, ma il tribunale dei minori di Venezia aveva stabilito che fosse affidato al fratello e ai parenti che abitavano a Vazzola. Questo avveniva nel 2006. Il caso fu quindi preso in carico dal Comune di Vazzola e dai servizi sociali. Successivamente però non vi furono più le condizioni per ospitare il minore nella famiglia a cui era stato designato, a causa di una serie di vicissitudini. Dal febbraio 2007 fu quindi accolto dalla comunità Casa famiglia Le Giare di Treviso e la rata pagata da Vazzola. L'amministrazione comunale vazzolese dopo tre anni chiese al Comune di Desio di riavere il denaro speso, fino all'agosto 2010. L'amministrazione di Desio, dopo una serie di contatti e possibili accordi, ha risposto che non avrebbe dato il rimborso di quei 69.483 euro a Vazzola perchè la comunicazione arrivò troppo tardi. Così l'ente trevigiano lo scorso ottobre, dopo i vani tentativi di accordo, ha promosso un'azione legale nei confronti di quello brianzolo. Il tribunale di Conegliano ha emesso un decreto ingiuntivo a cui Desio si è opposta. Le parti dovranno trovarsi di fronte al giudice tra un mese per dirimere la questione. Nel frattempo a quella somma vanno a sommarsi altre migliaia di euro di parcelle degli avvocati, che alla fine rischiano di ricadere su tutti i cittadini di Vazzola e Desio

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TREVISO SOCIALEAzione 6 giugno

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TREVISO SOCIALETribuna 6 giugno

Compie 30 anni Insieme si può: “siamo la piu' grande azienda del Veneto”

TREVISO «La storia della nostra cooperativa è una curva che cresce, siamo un'impresa del territorio che vede aumentare i soci e incrementare il fatturato. La rete dei servizi alla persona, che è il nostro tratto distintivo, è la chiave di volta per rispondere alla crisi che stiamo vivendo, anche nella Marca». Rina Biz, direttrice della cooperativa sociale “Insieme si può” definisce così questi trent'anni di esistenza della onlus trevigiana che saranno festeggiati, con un evento aperto al pubblico, sabato alle 9.45 all'auditorium Fondazione Cassamarca, in Piazza delle Istituzioni a Treviso. Un'occasione per ricordare i traguardi raggiunti e lo sviluppo che questa “azienda di servizi” ha vissuto e sta continuando a confermare anche oggi, in un momento generale di recessione nel capoluogo trevigiano. Con un fatturato annuo di 34 milioni di euro, speso quasi interamente per il costo del lavoro dei suoi 1.260 soci, la cooperativa si afferma come una delle realtà simbolo del settore terziario. Al suo interno sono presenti ben 33 nazionalità extraeuropee di provenienza dei soci e il 90 per cento degli occupati sono donne. Spiega Biz: «Siamo la più grande azienda del Veneto, con 300 cantieri aperti, che vogliono dire posti di lavoro. Senza contare asili e case di riposo che abbiamo avviato da noi. Non viviamo di soli appalti, la nostra attenzione è rivolta alla persona». In questi trent'anni ben 6.565 soci lavoratori hanno contribuito alla crescita della cooperativa, che ora è presente in modo radicato nella provincia di Treviso, ma anche nei capoluoghi di Vicenza e Venezia. Obiettivo: dare risposte alle esigenze locali, spiega Annita Leuratti, presidente di “Insieme si può”: «Il 2012 si chiude con un incremento di fatturato: siamo in controtendenza, è vero, ma questo succede perché gestiamo questa realtà come il “bilancio familiare” con una grande attenzione al risparmio e al contatto diretto tra utente e committente». Mentre Biz aggiunge: «Facciamo quello che sappiamo fare e cerchiamo di “Fare bene il bene”, il lavoro è un investimento che dà valore alla persona e rappresenta un guadagno per l’intera collettività». La cooperazione si conferma quindi motore sociale ed economico del territorio trevigiano. Anno dopo anno, i successi di “Insieme si può” sono stati inseriti in un libro fotografico: “Trent’anni con la comunità.1983-2013. Una storia per immagini” presentato ieri, in anteprima alla stampa, e disponibile sabato alle celebrazioni ufficiali del trentennale

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TREVISO SOCIALEGazzettino 9 giugno

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VENEZIA ANZIANINuova 5 giugno

La casa di riposo ospita torneo di calcio dei bambini

GAZZERA Un grande successo con piccoli protagonisti per l’iniziativa promossa ieri in via Cardinale Urbani, nell'area verde della casa di riposo residenza “Contarini”, legata all’Ire, dove si è svolto un torneo di calcio davvero particolare: a sfidarsi con il pallone sono stati i bambini della categoria Piccoli Amici (dai 6 agli 8 anni) delle società GazzeraOlimpiaChirignago, Cloidense e Pellestrina, realtà del panorama dilettantistico locale. Un insolito spettacolo per gli ospiti non autosufficienti, 120, della struttura della Gazzera. Un'idea nata da una proficua collaborazione tra i vertici della struttura e il GazzeraOlimpiaChirignago, club calcistico che ha sede poco distante, in via Calabria, e da sempre punta sulla valorizzazione dei settori giovanili. Tre squadre di baby calciatori, con genitori e dirigenti hanno allietato la residenza diretta da Annalisa De Vincenzo. E alla fine delle partite a premiare i piccoli amici dei tre club sono stati gli ospiti della residenza, con la consegna di medaglie ai partecipanti.

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vENEZIA ANZIANIGazzettino 7 giugno

Valutazione in corso per la qualità del servizio Ulss 13

SPINEA - «Abbiamo fatto il punto della situazione e allacciato i contatti sia con la cooperativa che con chi dirige la struttura. Sarà fatto il possibile per evitare situazioni di disagio e far sì che tutto funzioni al meglio». Il sindaco di Spinea Silvano Checchin sceglie la via della diplomazia dopo aver incontrato il comitato dei familiari degli ospiti della casa di riposo Villa Fiorita. «Con il comitato c'è un buon rapporto di collaborazione, periodicamente è giusto che il Comune faccia il punto della situazione - prosegue Checchin -. Quello che possiamo fare lo stiamo facendo: prendere contatti con tutti i soggetti interessati e chiedere di approfondire alcune situazioni». L'incontro era molto atteso dopo le segnalazioni di vari disservizi assistenziali pervenute nelle ultime settimane. L'Ulss 13, interpellata dallo stesso comitato, ha già fatto sapere che il centro è stato sottoposto a specifici controlli e ispezioni interne. I vertici dell'azienda sanitaria hanno raccolto il materiale necessario e stanno valutando i livelli di assistenza: la questione resta aperta e ulteriori novità potrebbe spuntare nelle prossime settimane.

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VENEZIA ANZIANINuova 8 giugno

Dal Belgio in visita di studio alla Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro, unica in Veneto con doppia certificazione di qualità e sicurezza

FOSSALTA DI PORTOGRUARO Il comprensorio portogruarese ha un tesoro di sanità di tale caratura che arrivano dall'estero per carpire quei segreti, che hanno consentito alla Residenza Santa Margherita di fregiarsi della doppia certificazione per qualità e sicurezza. Dal Belgio infatti sono giunti trenta delegati della FIH (Federation des Institutions Hospitalieres) che hanno visitato, unica tappa in Veneto, le eccellenze della struttura sanitaria di Villanova. La FIH belga, vanta 145 realtà, di cui 20 ospedali, 11 strutture psichiatriche, 88 case di riposo, 6 centri psichiatrici, 8 servizi di salute mentale, 10 case protette e 2 centri di riabilitazione per un totale di 19.800 letti. Guidati dal direttore Bertrand Barut, la delegazione belga ha potuto verificare l'importanza, sottolineata da Barut, «del dialogo internazionale tra addetti ai lavori nell'ottica di un miglioramento della qualità dei servizi del settore». La scelta di visitare la Residenza non è stata casuale: «È l'unica struttura in Veneto ad avere un riconoscimento anche internazionale per la qualità e diversificazione del servizio, ha spiegato il direttore della FIH Belga Pierre Smiets, nonché la doppia certificazione qualità e sicurezza nell'ambito del sistema di gestione integrato». Questa struttutra sanitaria è ormai abituata ad essere portata ad esempio e ad accogliere delegazioni estere desiderose di vedere la considerazione in cui sono tenuti gli anziani in Italia. «La Residenza Santa Margherita, ha concluso Pierre Smiets, ha un modello esemplare nell'assistenza agli anziani, per noi quindi è fondamentale visitare questa struttura che può fornire spunti per un costante miglioramento».

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VENEZIA ANZIANINuova 8 giugno

Inaugurazione della nuova casa di riposo a Noale. E di quella vecchia che ne sarà?

NOALE Con oggi inizia una nuova fase della sanità noalese. Alle 10.30 sarà inaugurata, infatti, la casa di riposo Santa Maria dei Battuti di via De Pol, che va a sostituire quella dell’ospedale. Gli anziani sono già lì da una decina di giorni, mentre i lavori erano iniziati a dicembre 2010. A vedere questa struttura, costruita da Relaxxi e molto attesa, arriveranno il vescovo di Treviso monsignor Gianfranco Agostino Gardin, il presidente della Regione Luca Zaia e quello del Consiglio del Veneto Clodovaldo Ruffato, l’assessore ai Servizi sociali Remo Sernagiotto. E poi il direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato, altri esponenti della politica locale, il parroco don Mario Salviato. L’appuntamento vuole essere una festa e tutti i cittadini sono stati invitati. Nata per ospitare 100-120 ospiti, l’immobile è stato studiato per garantire la permanenza migliore agli anziani ed essere a risparmio energetico. La palestra interna potrà essere usata anche dai noalesi; grazie a una “card” riservata agli over 65, in determinati orari della giornata potranno fare attività ginnica o riabilitativa. Con l’apertura della nuova casa di riposo, resta da capire cosa succederà per le altre strutture ospedaliere; in un recente incontro tra il sindaco Michele Celeghin e Gumirato, si era parlato di spostare alcuni uffici dell’Asl 13 da Mirano e Dolo, laddove ora l’azienda sanitaria paga l’affitto. Un’ipotesi ancora allo studio e su cui si dovrà lavorare nei prossimi mesi. L’obiettivo è stendere un accordo di programma fra le parti, che poi passerà per il Consiglio comunale e per gli stessi organi dell’azienda sanitaria per definire l’uso futuro. Celeghin ha ribadito come il Comune voglia continuare ad avere la disponibilità del padiglione Ferrante, dove da dicembre 2011 ha trasferito degli uffici.

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VENEZIA ANZIANI

Gazzettino 9 giugno

Casa di riposo di Noale, 55 euro al giorno la retta

Oltre alla nuova residenza per anziani inaugurata ieri con una festa di popolo la Città dei Tempesta avrà a breve anche il tanto auspicato ospedale di comunità che il consiglio comunale aveva richiesto all'unanimità lo scorso anno. Ad annunciare la novità il presidente della regione Veneto Luca Zaia intervenuto alla cerimonia d'inaugurazione dove ha spiegato che dei 1800 posti letto che dovrebbero essere tagliati vanno sottratti i 200 che coprono l'immigrazione sanitaria da altre regioni e i 1200 degli ospedali di comunità di cui Noale è parte integrante nel suo nuovo monoblocco dove adesso c'è la lungodegenza e l'Utap. «I 400 posti letto che restano da tagliare suddivisi per i 75 ospedali del Veneto significa meno di 6 posti per ospedale -ha affermato il presidente Luca Zaia- quindi tutti i focolai di protesta che stanno sorgendo possono sparire fin da subito. Dobbiamo essere orgogliosi come veneti di avere un bilancio della sanità in attivo». La cerimonia era iniziata con il direttore della struttura Battista Camporese il quale partendo dai 66 ospiti attuali si andrà a pieno regime con 120 persone. In tema di rette l'aumento è di 5 euro rispetto alla vecchia struttura ovvero da 50 a 55 euro oltre al contributo regionale di 50 euro al giorno. Il presidente della struttura Relaxxi Mauro Cazzaro ha elogiato il lavoro di ben 40 aziende che hanno realizzato questo gioiello tecnologico. Il sindaco Michele Celeghin ha sottolineato nel suo intervento come grazie anche ai 6 milioni di euro erogati dalla regione per il sottopasso di via Ongari questa sarà un'area centrale di Noale «un luogo di socialità - ha detto il primo cittadino - grazie anche al centro diurno per anziani e alla sala civica con ben 100 posti a sedere quindi una struttura consegnata ai noalesi e per i noalesi.» L'inaugurazione si è conclusa con la benedizione del vescovo Gianfranco Agostino Gardin.

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VENEZIA ANZIANIGente Veneta 9 giugno

Jesolo, a breve l'asta per affidare la costruzione della nuova casa di riposo da 120 posti

Una casa di riposo a Jesolo. Il progetto sta finalmente muovendo i primi passi. Il Consiglio comunale ha assunto la scorsa settimana un provvedimento che consentirà il bando d'asta per la realizzazione di un “Centro servizi polifunzionale”, questa la dicitura usata negli atti ufficiali. La struttura sarà realizzata su un'area ubicata in via Martin Luther King, prospiciente l'attuale ospedale, di 15 mila metri quadrati e di proprietà della Jesolo Patrimonio srl, il cui socio unico è il Comune di Jesolo. «In pratica – spiega Roberto Rugolotto, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali – attraverso la Jesolo patrimonio si metterà in vendita l'area ad un soggetto che dovrà realizzare il Centro servizi polifunzionale secondo un progetto che verrà proposto in sede di gara. A garanzia che ciò avvenga abbiamo deciso che il trasferimento della proprietà del terreno al soggetto realizzatore del centro avverrà solo dopo l'ottenuta agibilità della struttura».Di una casa di riposo a Jesolo se ne parla da anni. Diverse le ipotesi via via formulate, ma tutte naufragate. Inutile provocare Roberto Rugolotto: il vicesindaco non abbocca alla polemica non fosse altro per il suo ruolo istituzionale che, come è nel suo stile, esercita con equilibrio e saggezza. Ma c'è chi ricorda che se a suo tempo il Consiglio comunale avesse dato retta a lui, quando era consigliere di opposizione, i lavori della struttura sarebbero già iniziati e forse finiti. «No, le polemiche non mi interessano – si schermisce Rugolotto – ciò che più mi preme è che questa struttura, che mi è stata sempre particolarmente a cuore, ora si avvii su un binario molto concreto».Una lunga storia... Per capire meglio la questione è necessario riassumere, almeno per sommi capi, le ultime vicende. Nel 2009 sembrava che la casa di riposo potesse essere realizzata all'interno di un grande progetto che comprendeva anche la realizzazione di un nuovo ospedale. A ipotizzare questa soluzione era la stessa Asl del Veneto Orientale. L'Azienda sanitaria si mostrò interessata ad acquistare dalla Jesolo patrimonio un terreno di 65 mila metri quadrati ubicati al Lido di Jesolo in via Martin Luther King, pressapoco di fronte all'attuale ospedale. Gli strumenti urbanistici, infatti, prevedono che in quell'area siano realizzati servizi sanitari. Le polemiche allora furono feroci. Cosa sarebbe sorto nell'area fronte mare del vecchio ospedale, una volta dismesso? Condomini, alberghi? Si gridò alla speculazione. Ciononostante la Giunta municipale, convinta della bontà dell'operazione, sposò quel mega progetto. In quell'occasione Rugolotto, dando voce a forti perplessità di molta parte della città, manifestò la sua contrarietà. Con quali risorse e quando l'Asl sarebbe riuscita a realizzare un progetto così vasto? E perché legare le sorti della realizzazione della casa di riposo al destino di una operazione così complessa? Perché non far camminare su strade separate il nuovo ospedale e la struttura per anziani per la quale già c'erano significative possibilità di realizzazione? Erano questi i dubbi e le domande che Rugolotto aveva posto a suo tempo. La maggioranza consiliare deliberò la vendita del terreno all'Asl. Com'era facilmente prevedibile, fu la Regione a non

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autorizzare l'Azienda sanitaria a procedere nell'operazione: così il nuovo ospedale e con esso la casa di riposo furono bloccati. Un centro per non autosufficienti, ma non solo. Ora la Giunta municipale ha ripreso in mano la questione. Il vicesindaco è fiducioso che l'opera abbia imboccato la strada giusta. La Giunta ha le idee chiare su come dovrà funzionare questo centro. «Le persone anziane sono in aumento – riprende Rugolotto – e c'è un grande bisogno di strutture che possano ospitare soprattutto le persone non autosufficienti. Questo centro intende rispondere a questa esigenza primaria, ma vuole essere anche un vero e proprio punto nevralgico della politica a favore della terza età. La Regione Veneto ci ha già accreditato 90 posti letto. Ma la struttura punta ad averne 120: questo è il numero ottimale, secondo gli esperti del settore, per garantire anche un certo equilibrio funzionale ed economico della struttura. Valuteremo le modalità per garantire un certo numero di posti ai nostri cittadini jesolani. Essendo Jesolo una località turistica, credo che vada valutato anche l'impatto che una struttura del genere può avere sul settore – conclude il vicesindaco –. Questo è un servizio che aggiunge un significativo elemento di qualità all'offerta turistica».

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VENEZIA ANZIANINuova 8 giugno

Nella futura casa di riposo di Jesolo il 30% dei posti sara' per jesolani

JESOLO Casa di riposo, il 30 per cento dei posti sarà assegnato a cittadini di Jesolo. In Consiglio è stata approvata la delibera attraverso la quale viene dato mandato al sindaco di approvare in assemblea la vendita di 15.000 metri quadrati di terreno di proprietà di Jesolo Patrimonio finalizzato alla realizzazione della casa di riposo. Lo ha illustrato l'assessore all'urbanistica, Otello Bergamo: «La vendita verrà effettuata all'offerta economicamente più vantaggiosa. In particolare, ricordo all'opposizione che verrà tenuto conto della qualità dell'opera e soprattutto del tipo di gestione che sarà effettuata. Abbiamo garanzie certe perché il tutto verrà vincolato al trasferimento di proprietà del terreno e solo dopo che sarà garantita l'abilità della casa di riposo. È l'avvio di un’opera importante con questa delibera». La Civica Jesolo ha proposto un emendamento di Daniele Bison che è stato approvato. «Spero che finalmente sia la volta buona», ha detto, «e ringrazio tutto il Consiglio comunale per aver accettato la mia proposta di emendamento alla delibera sulla casa di riposo con il quale si stabilisce che almeno il 30% dei posti letto sarà riservato agli anziani residenti a Jesolo».

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VENEZIA DISABILI Vita del Popolo 6 giugno

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VENEZIA DISABILI Gente Veneta 9 giugno

Coop Intervento, appello all'Ulss: venite a vedere i risultati del privato sociale

“Costiamo meno e diamo risultati migliori: perché l’Ulss non sostiene le cooperative che aiutano i disabili?».La domanda, con considerazione sottostante implicita ma evidente, è del presidente della cooperativa Intervento di Mestre, Piero Pellegrini. L'esperienza del giornale on line da poco avviata è la riprova che si può mettere in campo dei progetti di qualità e innovativi. Ma creatività, competenza e passione hanno bisogno di un sostegno; altrimenti rischiano di non essere sufficienti.Un’esperienza che fa vincere il silenzio e contrasta l’emarginazione. «Venite e vedrete», incalza Pellegrini, rivolgendo l'invito a chi gestisce il sistema sanitario pubblico. Mettere in comunicazione con il mondo una ragazza che non ha mai parlato è già un enorme successo.Un successo che dà dignità e libertà alla giovane disabile, ma anche grande soddisfazione ai suoi familiari, che non solo hanno la certezza di avere a che fare con una persona capace di idee e di emozioni, ma riescono anche a comunicare con la figlia. Ma quest'esperienza - in centri come la coop. Intervento - viene moltiplicata.Il giornale lo dimostra: la redazione è composta di più persone che hanno potuto vincere il silenzio e, almeno in parte, l'emarginazione, e che oggi trovano grande soddisfazione nel dialogare con il mondo.«Eppure, abbiamo lo stesso amore e pensiero». In “Intervento News” ci sono i pensieri più profondi: «Per chi non è disabile - scrivono Anna, Fabio e Giada - è difficile capire le condizioni di noi che non abbiamo vite “comuni”. Eppure, abbiamo lo stesso amore e pensiero». Oppure quelli affettuosi: «Vogliamo parlare di quanto stiamo bene a casa con la mamma che ci coccola».Il gran gusto di interagire via web. O anche i progetti: «Ci piacerebbe fare le baby-sitter», dicono Alessia e Barbara: «Lavorare con i bambini per noi sarebbe realizzare un sogno. Non vogliamo vedere come una vera difficoltà il lavoro di baby-sitter perché lo troviamo una vera bellissima occupazione che ci piacerebbe vivere». Nella pubblicazione ci sono anche un blog e la possibilità di commentare gli articoli: «Questi ragazzi a interagire ci trovano un grandissimo gusto: è una conquista enorme per loro», sottolinea Pellegrini.E questa conquista è nient'affatto scontata: «Spesso - riprende il presidente della coop - persone come loro vengono accolte nei Ceod dove, aldilà delle buone intenzioni, finiscono per essere parcheggiate. O, quantomeno, non valorizzate a sufficienza nella loro dignità e nelle loro capacità di espressione e autonomia».Il giornale della cooperativa Intervento e altre esperienze similari sono - per Pellegrini - la riprova che il privato sociale può andare più veloce dell'istituzione pubblica: «E' per questo che invito le Ulss a venire a vedere per conoscere e superare le diffidenze. Poi,

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toccato con mano che ciò che sembra impossibile, ci si ricrederà. E a quel punto ben vengano le risorse pubbliche a sostenere progetti come questo».

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VENEZIA INFANZIANuova 6 giugno

Più certezze per le paritarie: firmata convenzione triennale con il Comune di Venezia

L’attesa è durata 25 anni, condita spesso di polemiche e proteste. Ieri è stata presentata ufficialmente la convenzione fra il Comune e le scuole per l’infanzia paritarie che, di fatto, norma con regole, diritti e doveri il rapporto fra l’amministrazione e queste strutture non statali fondamentali per coprire l’enorme richiesta di posti provenienti dalle famiglie. In pratica, e semplificando una delibera votata quasi all’unanimità (un solo voto contrario e un astenuto) da Ca’ Farsetti, con questo documento i finanziamenti comunali (circa 950mila euro nel 2012) non verranno più distribuiti a pioggia alle 38 scuole paritarie per l’infanzia presenti nel nostro territorio, ma seguiranno criteri specifici e ben definiti. «La convenzione», spiega Stefano Giordano, presidente della Federazione Italiana Scuole Materne del Veneto, «regola finalmente il rapporto fra Comune e scuole paritarie regalando alle stesse una fondamentale stabilità economica. Bisogna ricordare che questi istituti si finanziano per il 60% con le rette e per il 40% con i contributi comunali». Alla presentazione del documento erano presenti anche Andrea Ferrazzi e Tiziana Agostini, che si sono metaforicamente passati la staffetta dell’assessorato all’Istruzione. «Con l’integrazione scolastica si ottengono i migliori risultati», commenta Ferrazzi. «Dopo tre anni di percorso siamo riusciti ad approvare una convenzione triennale che stabilisce criteri oggettivi per la distribuzione dei finanziamenti. Una battaglia vinta in una città dove si poteva rischiare uno scontro ideologico». Il documento, conferma l’assessora Agostini, «regola il rapporto fra il Comune e le scuole per l’infanzia paritarie, molto presenti sul territorio e indispensabili per coprire la richiesta di posti». Il punti principali della convenzione riguardano i criteri di ripartizione dei contributi: il 50% dei finanziamenti comunali andrà in egual misura a tutti gli istituti. Il 25% in proporzione al numero delle sezioni attivate, il restante 25% è legato all’utilizzo del riscaldamento. Durante l’incontro è stato presentato anche il portale geoscuole (http//:scuole.comune.venezia.it) che permette al cittadino di conoscere le principali informazioni, dai vari contatti fino alla capacità ricettiva, su tutti gli istituti per bambini e ragazzi di età compresa fra 0 e 14 anni.

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VENEZIA SOCIALENuova 2 giugno

Mira taglia l'assistenza domiciliare

MIRA Il Comune di Mira indice un nuovo bando per assegnare la gestione del servizio di assistenza domiciliare, ma non discute la questione con i lavoratori. Gli addetti e il sindacato sono infuriati e indicono lo stato di agitazione e un giorno di sciopero. A spiegare la vicenda è Samad El Ghanami, responsabile del settore per la Cgil-Funzione pubblica. Il servizio domiciliare a Mira, ora affidato alla Cooperativa Elleuno, ha in organico 14 dipendenti (quasi tutte donne) che servono quasi 130 famiglie. Tre persone con questo nuovo bando sono candidate al licenziamento, mentre aumenterebbe anche la precarizzazione delle operatrici. «Nei mesi scorsi», spiega El Ghanami, «abbiamo spiegato in diversi modi al Comune di Mira che avremmo voluto discutere in modo concertativo della stesura del nuovo bando. Ci hanno convocato per parlarne solo quando l’appalto è stato pubblicato». La Cgil spiega che il nuovo appalto peggiora le condizioni di lavoro rispetto al precedente. «Innanzitutto», dice El Ghanam, «ci sarà una drastica riduzione del monte ore, con una ricaduta pesante sulla paga del personale. Ci sarà l’eliminazione delle macchine aziendali, il personale dovrà usare le proprie. Ci sarà il licenziamento di tre lavoratrici non specializzate, perché questa figura non è prevista nel nuovo appalto». Ci sono poi degli aspetti paradossali: «Le lavoratrici fra un utente e un altro», spiega il sindacato, «dovranno muoversi con un intervallo non superiore a cinque minuti. Questo è assurdo se si pensa alla vastità del Comune di Mira in cui frazioni come Marano e Giare o Località come Mira Vecchia e Malcontenta distano fra loro oltre 15 chilometri». Nonostante tutte le preoccupazioni espresse il Comune con il sindaco Alvise Maniero, fa sapere la Cgil, è deciso ad andare avanti affidando il nuovo appalto attraverso una logica del massimo ribasso che la cooperativa attuale, la Elleuno, è intenzionata a non accettare. A questo punto la lotta per il sindacato contro questa amministrazione comunale sarà durissima. «Siamo intenzionati», dice El Ghanami, «a fare una manifestazione di protesta al prossimo Consiglio comunale. Abbiamo deciso di indire lo stato di agitazione e proclamare una giornata di sciopero come prima risposta ad un atteggiamento che consideriamo di fatto arrogante e di disprezzo dei diritti dei lavoratori»

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VENEZIA SOCIALEVita del Popolo 6 giugno

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VENEZIA SANITA'

Nuova 6 giugno

Anche l'anno prossimo il corso di infermieristica a Portogruaro

PORTOGRUARO Il corso di infermieristica presso il polo universitario della città del Lemene è salvo. Lo ha comunicato il direttore generale dell’Asl 10 Carlo Bramezza. I corsi dell’anno accademico 2013/2014 inizieranno quindi regolamento. La città e tutto il comprensorio tirano un sospiro di sollievo. Anche alla Regione Veneto, che paga i corsi, erano arrivati segnali preoccupanti secondo cui i docenti non erano intenzionati, da Padova, a viaggiare fino a Portogruaro per assicurare le lezioni e gli esami. Va ricordato che Portogruaro è una sede distaccata del corso di laurea in infermieristica dell’università patavina. «La prossima settimana si riunirà a Padova il consiglio di corso di laurea», annuncia Bramezza, «e in quella sede verrà ufficializzato l’avvio del I° anno per l’anno accademico 2013/2014 nella sede di Portogruaro. L’investimento relativo al funzionamento e all’organizzazione del corso di laurea impegna l’Asl 10 dal 2001 e attualmente accoglie 193 studenti iscritti nel triennio. In questi anni l’azienda sanitaria ha potuto disporre di 246 laureati che hanno concluso il percorso formativo nella sede di Portogruaro. «Ringrazio personalmente, e a nome dell’azienda, il rettore dell’Università di Padova Giuseppe Zaccaria e il presidente del coordinamento veneto Ipasvi Luigino Schiavon», conclude Bramezza, «per l’attenzione dimostrata verso questa offerta formativa che è importantissima»

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VENEZIA SANITA'Nuova 5 giugno

Prime ricollocazioni per i licenziati del PoliSanMarco

«La cooperativa destinata a gestire il servizio di Rsa del Fatebenefratelli potrebbe “ripescare” cinque (tre operatori sociosanitari e due infermieri) dei dipendenti finora licenziati dal Policlinico San Marco». Lo annuncia la Cgil-Fp, prendendo la notizia come un primo passo in avanti nella ricollocazione dei 43 addetti usciti dalla clinica mestrina negli ultimi due mesi e mezzo. Questo mentre si tratta su tutto il fronte per cercare una soluzione in favore degli altri ausiliari, amministrativi, operatori sociosanitari e infermieri rimasti senza lavoro. «La situazione non è facile, ma sappiamo che l’Asl 12 sta facendo molto per riuscire a integrare gli ausiliari, che sono nella posizione peggiore tra tutti i ruoli tagliati dal Policlinico», commenta Paolo Lubiato (Cgil-Fp). «La disponibilità di Fatebenefratelli, San Camillo e Villa Salus è fondamentale per cercare di trovare una sistemazione al più presto per tutti quanti. Non vogliamo che qualcuno resti per strada. Il nostro auspicio è che si riesca a fare fronte comune tra sigle sindacali, anche in questo specifico caso del Policlinico, sperando che la Cisl riprenda una posizione comune a quella nostra e della Uil. Tenendo anche presente che, in base ai recenti accordi tra Confindustria e parti sociali, anche lo stesso protocollo firmato tra Policlinico e Cisl potrebbe essere rivisto. Vedremo che cosa accadrà, ma intanto chiediamo al governatore Zaia di assumere una posizione decisa contro questi licenziamenti». Ieri mattina al Policlinico c’è stata una assemblea generale del personale richiesta dal Consiglio di amministrazione della clinica. Un faccia a faccia per fare il punto della situazione, quando mancano cinque giorni al termine ultimo indicato dalla proprietà per licenziare gli ultimi 11 addetti previsto dal piano di riorganizzazione. Personale che potrebbe in teoria salvarsi qualora arrivasse dalla Regione il via libera agli ulteriori dieci posti di hospice che la clinica attende da settimane. «Sono felice che questi primi addetti usciti dalla nostra struttura abbiano trovato una nuova collocazione, cosa che auguro anche per tutti gli altri», afferma il vicedirettore generale del Policlinico, Francesco Camisa. «Come stabilito, se ci saranno le condizioni, nei prossimi due anni saremo pronti a richiamare coloro che in questo momento sono stati licenziati»

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VENEZIA SANITA'

Corriere del Veneto 8 giugno

Policlinico San Marco firmato l'accordo: i licenziamenti saranno 43

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VERONA SOCIALE

Arena 5 giugno

Accoglienza in famiglia e dialogo con gli uomini autori di violenza tra i progetti della rete di Verona contro la violenza sulle donne

Un caso a settimana. Il dato è degli ultimi mesi, ma già da qualche anno è in forte crescita la richiesta di aiuto ai servizi sociali da parte di donne che subiscono violenza tra le pareti domestiche, e solo negli ultimi quindici giorni due donne alle strutture del Comune hanno chiesto, oltre che aiuto, anche un rifugio.

La nostra città non sfugge insomma alle statistiche nazionali: ma se oggi in Italia abbiamo anche un termine, femminicidio, per indicare la più estrema conseguenza di quel terribile fenomeno che vede l'amore trasformarsi in distorta malattia e la rabbia che ne deriva portare gli uomini, mariti o fidanzati, a scagliarsi con la più atroce violenza contro la propria donna per ucciderla, non sempre chi subisce questa violenza trova le parole per raccontarla e il coraggio per denunciarla.

È proprio per sconfiggere la vergogna e la paura che circonda il mondo della violenza, oltre che per offrire un'opportunità di uscita dal tunnel in cui troppo spesso le donne si trovano sole, che l'assessorato alle Pari Opportunità del Comune insieme a Lares, associazione nazionale per il disagio relazionale della famiglia, ha organizzato alla Gran Guardia il convegno «Prevenire la violenza e tutelare la donna. I segnali del rischio fino all'aggressione. Gli spazi di tutela della donna e dei bambini» che ha riunito una pluralità di soggetti coinvolti nella lotta alla violenza e nella tutela delle donne, dal centro antiviolenza del Comune Petra, che ha avviato 130 donne in un percorso di recupero, alla scuola di polizia di Peschiera diretta da Gianpaolo Trevisi, al centro Il Faro a Telefono Rosa.

«Dopo la conclusione del progetto "Verona libera dalla violenza", abbiamo appena avviato un nuovo progetto, "Clara", che si propone quattro obiettivi fondamentali», ha spiegato Cinzia Albertini, responsabile del servizio Pari Opportunità del Comune. «Prima di tutto potenziare il servizio di accoglienza con l'apertura di nuovi centri antiviolenza in provincia: ne abbiamo aperti per ora tre, a Villafranca, San Bonifacio e Porto di Legnago. Ricordiamo che al centro Petra nel 2012 sono arrivate 322 chiamate, e che ci sono stati 568 colloqui di ascolto. Il secondo punto è l'accompagnamento nella ricerca abitativa e di lavoro delle donne che sfuggono alla violenza domestica: è un percorso delicato, ma fondamentale per la riconquista della fiducia».

«Altro servizio innovativo previsto da Clara è l'ideazione di uno spazio per gli uomini autori della violenza: partirà da fine giugno. Sappiamo che è molto difficile che agiscono la violenza si riconoscano come tali, ma questa è una sfida importante, che prevede la presenza anche di uno psicologo uomo. E infine ci sarà una nuova formula di accoglienza all'inetrno delle famiglie».

Una serie di progetti importanti che mettono la nostra città all'avanguardia nella tutela e

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assistenza delle donne. Peccato, ieri, solo per un fatto: l'incontro si è aperto con la protesta di chi, dalle pari opportunità, si è sentito escluso. Un gruppo di persone dell'associazione non udenti Antonio Provolo con il presidente Giorgio Dalla Bernardina ha manifestato perchè gli interventi dei relatori non erano trascritti con i sottotitoli. «Avevamo fatto richiesta più volte, nessuno ci ha risposto», spiega Paolo Andreoni, che è anche membro della consulta handicap. «Questo è un convegno solo per alcuni, noi siamo esclusi, ma se stiamo in silenzio la violenza aumenta». «Hanno ragione», ammette l'assessore Leso, promettendo che il convegno verrà ripetuto. «Ma la sottotitolatura costa, il Comune dispone di fondi limitati e da preventivare per tempo».

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VICENZA MINORI

Giornale di Vicenza 3 giugno

Soroptimist a Bassano realizza stanza di ascolto protetto per i minori che devono testimoniare

Anche nel Bassanese sono in crescita i reati - molestie, violenze - che colpiscono i soggetti più deboli e indifesi: bambini, ragazzine. Il diritto stabilisce una serie di accortezze a loro tutela, che possono essere ulteriormente potenziate con iniziative mirate. È per questo che viene inaugurata oggi la stanza di ascolto protetto per i minori realizzata dal Soroptimist club di Bassano nei locali del centro per l'affido e la solidarietà familiare monsignor Negrin in via Cereria. Un appuntamento che corona l'impegnativo service al quale si è dedicata nell'ultimo anno la sezione bassanese del sodalizio internazionale di donne che si impegnano per le pari opportunità e i diritti umani. Frutto delle competenze di soroptimiste qualificate - architetti e avvocati -, la stanza è stata adeguatamente ammobiliata e dotata di giocattoli e altri passatempi per bambini e ragazzi. Si tratta di una struttura che verrà utilizzata per salvaguardare i minori vittime o testimoni di violenza chiamati a fornire testimonianza in sede civile o penale. La stanza è dotata di specchio unidirezionale e impianto di videoregistrazione per consentire i colloqui con i minori in un contesto tranquillizzante nei delicati casi in cui è richiesto di raccogliere e valutare le loro dichiarazioni. La realizzazione è stata effettuata in collaborazione con l'Azienda sanitaria Ulss 3 e grazie all'intervento della locale sezione Alpini Ana Monte Grappa che ha provveduto alle opere murarie. L'inaugurazione, prevista per le 11.30 nella sede di via Cereria, sarà preceduta da un convegno sul tema "L'ascolto del minore in sede civile e penale tra norma e responsabilità", che si terrà a partire dalle 9.15 nell'aula magna dell'ospedale San Bassiano con interventi del presidente del Tribunale di Bassano, Aurelio Gatto, del Procuratore della Repubblica, Carmelo Ruberto, del Pubblico tutore del Veneto, Aurea Dissegna, seguiti dalle relazioni di esponenti dell'Aiaf, l'associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori.

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VICENZA SOCIALE

Giornale di Vicenza 4 giugno

Proteste contro la gestione Cosep dell'”albergo cittadino” per persone in difficoltà

VICENZA. «All'albergo cittadino siamo una discarica di persone abbandonate a malattie, degrado, tensioni. E a poche proposte di reinserimento». Vincenzo Giovanni Licata da otto anni vive in viale San Lazzaro 73. «Qualche lavoro saltuario - ammette - ma nulla di definitivo. Il Comune mi aveva offerto anche un alloggio popolare, ma che cosa me ne faccio se non ho un'occupazione?». In questi giorni c'è stato un caso di scabbia. Al giornale è arrivata anche una lettera firmata da più ospiti in cui lamentano sistemazioni poco dignitose. Più che un albergo per persone in difficoltà, sembrerebbe un girone dantesco. Ma se questa è la versione degli ospiti, il presidente della Cooperativa Cosep, Daniele Sandonà che gestisce la struttura dal 1 novembre del 2010, racconta storie e episodi completamente diversi. «La scabbia? Sì c'è stata, ma ad esserne affetta era un'ospite che abbiamo provveduto ad inviare al Pronto soccorso per essere certi di poterla accogliere in un contesto comunitario, all'interno della struttura non c'era nessuno che avesse riscontrato sintomi assimilabili alla malattia, la signora è arrivata da noi il 9 maggio, proveniente da ricoveri alquanto precari, pertanto non solo le abbiamo prospettato una sistemazione alternativa concordata con i Servizi sociali , ma ci siamo anche occupati di farle fare la terapia che l'ospedale le aveva consigliato. Precisato questo concetto - prosegue Daniele Sandonà - Giovanni Licata ha minacciato due operatori in maniera seria, ha aggredito alcuni ospiti. Il tutto è documentato da denunce. Stiamo anche valutando azioni di tutela in relazione ad alcuni aspetti per noi diffamatori. Probabilmente vorrebbe una vita diversa: i servizi sociali hanno proposto recentemente un suo trasferimento a Settecà e la disponibilità di una borsa alimentare per poter meglio gestire i suoi tempi e le sue necessità, però ha preteso pasti caldi a domicilio, per cui torna all'albergo per mangiare».

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VICENZA SANITA'

Giornale di Vicenza 6 giugno

Ospedale di Valdagno perde posti letto ma non status

VALDAGNO Il San Lorenzo sarà un ospedale “nodo di rete" in zona disagiata montana titolato per l´attività medica, chirurgica diurna e ambulatoriale, riabilitativa. Cadono timori e apprensioni sul futuro dei reparti, ma scatta la mannaia sui posti letto. Dunque se è vero che Valdagno non indebolisce il suo ruolo, ma anzi lo rafforza grazie a un riconoscimento regionale come ospedale che opera in un ambiente classificato non solo montano ma per di più disagiato, deve fare però fare i conti con una trentina di posti in meno. A confermarlo sono le schede regionali della sanità veneta, per il San Lorenzo. C´è la certezza che i pazienti della valle dell´Agno saranno tutelati, anche sotto l´aspetto sociale e con la garanzia di usufruire di servizi in loco che sarebbe troppo complicato andare a trovare altrove. Ma se è vero che la sanità pubblica valdagnese non perde colpi, anzi viene sostanzialmente promossa, i numeri parlano da soli: il San Lorenzo soffrirà di un´emorragia di posti letto, che oggi sono 164 ed entro il 2015 dovranno diventare 135. La scure della spending review ne taglia 29.

È il ruolo dell´ospedale, però, che conta nel mutato scenario sanitario-economico e nella riorganizzazione generale delle Ulss venete. E la città, in questa prospettiva, potrà vivere serenamente almeno per i prossimi 10 anni. Le nuove schede ospedaliere, che probabilmente verranno approvate dalla Giunta regionale nella seduta di martedì prossimo a palazzo Balbi, confermano lo status quo del San Lorenzo, cioè la situazione che si è venuta radicando dal 2002 ad oggi: dall´avvento della programmazione ospedaliera ormai alla fine, che ora verrà sostituita a giorni dalla mappa partorita, con un lavoro proseguito da un anno, dai tecnici della segreteria regionale della sanità sotto la supervisione dell´assessore Luca Coletto.

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VICENZA SANITA'

Giornale di Vicenza 6 giugno

Le buone pratiche della Ulss 4 nelle cure palliative

L'Ulss 4 è in prima linea nella lotta alla sofferenza fisica e morale dei malati. Lo ha ribadito in occasione della Giornata mondiale del sollievo, durante la quale ha illustrato i progetti attivati in questo campo. «Ogni giorno - ha spiegato il dottor Franco Figoli, direttore del nucleo cure palliative dell'Ulss 4 - la centrale operativa unica, situata all'ex Boldrini, deve rispondere alle esigenze di circa mille persone con problematiche dolorose legate alla loro patologia, e che necessitano dell'intervento di un volontario, di un infermiere, di un medico. Di queste, circa 90 persone presentano problemi gravi collegati alla terminalità, con una spettanza di vita di due mesi. In pratica è come avere un reparto ospedaliero sparso sul territorio, e questo richiede un coordinamento tra le attività che vengono svolte sul territorio e l'ospedale. Un ruolo importante nella diffusione della cultura della centralità del malato è rivestito dal mondo del volontariato». Nel 2008, in collaborazione con Olosmed, l'Ulss 4 ha dato vita al progetto "Giobbe in cammino" che mira a garantire la continuità assistenziale ai pazienti oncologici e alle loro famiglie. Progetto che ha consentito all'azienda sanitaria dell'Alto vicentino di aggiudicarsi il premio nazionale Gerbera d'Oro 2013 per il buon funzionamento dei servizi alla persona in tema di terapia del dolore. «L'esperienza del progetto - ha affermato Terelisa Dall'Alba, presidente dell'Olosmed e portavoce dei volontari - è stata per tutti noi una grande occasione per promuovere i valori di umanità e solidarietà in cui crediamo, ma anche per contribuire al raggiungimento di risultati importanti nella cura e nella presa in carico del malato oncologico». Diverse le iniziative che l'Ulss 4 ha deciso di attuare all'interno dell'ospedale unico per diffondere la cultura del sollievo: dalla consegna ai degenti di un righello plastificato con il quale misurare l'intensità del dolore in una scala da 1 a 10 alla verifica sul campo con interviste ai pazienti da parte degli studenti del corso di laurea infermieristica

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VICENZA SANITA'Gazzettino 11 giugno

Compostella: ecco cosa rischia la Ulss 3 dalle schede ospedaliere del Pssr

Saranno presentate martedì 11 giugno le nuove schede ospedaliere della Regione sulle quali in questi giorni non sono mancate indiscrezioni, voci preoccupanti e smentite. Un turbinio di ipotesi sulle quali non si scompone il direttore generale dell'Ulss 3 Antonio Compostella: «A dire la verità ho ascoltato poco le voci di corridoio nè ho voluto sapere più di tanto il contenuto delle indiscrezioni - dichiara - perchè le indiscrezioni cambiano continuamente. Aspettiamo martedì, giorno della presentazione; poi sulla base del loro contenuto faremo le nostre considerazioni. Il programmatore regionale ha redatto queste schede puntando a raggiungere alcuni obiettivi: in primis la necessità di arrivare ad avere tre posti letto per pazienti acuti ogni mille abitanti portando invece i letti per i pazienti meno gravi allo 0,5 per mille abitanti». «In secondo luogo si è tenuta in considerazione la gerarchia degli ospedali con quelli capoluogo di provincia a recitare il ruolo del protagonista; in ultima analisi la necessità di lavorare in una logica di concentrazione dei servizi diagnostici distribuiti in bacini territoriali ampi». Basi teoriche sulle quali si inserisce la situazione di Bassano. «Dalle indiscrezioni, tutte da verificare - precisa Compostella - Bassano che ad oggi viaggia sui 2,8 posti letto per acuti ogni mille abitanti non dovrebbe avere riduzioni. Parrebbe anzi che in futuro vi sia addirittura qualche posto in più nelle strutture dell'Ulss 3 e questo è un aspetto decisamente positivo». Il vero problema è relativo alle gerarchie. «Se il San Bortolo di Vicenza, in quanto ospedale situato in città capoluogo di provincia, dovesse diventare di fatto il punto di riferimento per il territorio, Bassano rischierebbe di perdere il primariato di chirurgia vascolare. Un settore che al San Bassiano lavora bene e che è in grado di effettuare un qualcosa come 480 interventi all'anno. Intendiamoci, perderemmo il primariato ma non l'intero settore. Cambierebbe però che certi interventi più complessi andrebbero necessariamente a Vicenza lasciando a Bassano la possibilità di eseguire comunque le restanti operazioni». Ma non solo. «L’ulteriore rischio, sempre secondo indiscrezioni - specifica ancora Compostella - è che Bassano possa perdere l'apicalità (o primariato) di medicina di laboratorio e anatomia patologica. Queste sono realtà importanti per l'intera azienda sanitaria e non sarebbe positivo fossero soppresse. Su questo aspetto possono fare molto i rappresentanti della politica e i componenti della quinta commissione regionale che saranno chiamati a discutere concretamente sulle modalità di attuazione delle schede presentate dai tecnici». Una commissione che una volta analizzate le schede sarà chiamata a discuterle anche con le realtà locali, Comuni e Aziende sanitarie in primis per una discussione al termine della quale far entrare a regime le modifiche. Il dialogo rimane aperto sia per Bassano che per Asiago dove sono a serio rischio

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chirurgia generale e ginecologi. «Sull'ospedale dell'Altopiano - conclude Compostella - sare meno pessimista. Asiago dovrebbe confermare la vocazione di ospedale per acuti con un'identità ben precisa centrata sull'indirizzo riabilitativo, intensivo ed estensivo. È una conferma importante, così come è fondamentale che siano mantenute le apicalità di chirurgia, ortopedia e medicina generale che fanno del nosocomio asiaghese una struttura solida e al passo con i tempi». Per il momento, sino a martedì, l’unica cosa certa è che la Regione si è ripresa il "tesoretto" 3,5 milioni di euro, avanzo di amministrazione del bilancio 2012 dell’Ulss 3 e destinato al rafforzamento delle sale chirurgiche degli ospedali di Bassano e Asiago...

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