#1 guardare attraverso / giovanni oberti

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Guardare attraverso o guardare di traverso sono state le azioni poste al centro dell’esperienza che qui e ora trova una sua conclusione. Guardare attraverso è stato l’invito lanciato da Giovanni Oberti ai nove ragazzi dell’Accademia. Guardare di traverso è stata la loro immediata reazione. Poi le due istanze si sono combinate e i nove studenti hanno colto le ricche possibilità di divenire delle proprie ricerche personali cui l’incontro con Giovanni poteva condurre. L’iniziale diffidenza verso una figura provocante si è tramutata in esaltante desiderio di capire fin dove il proprio lavoro poteva spingersi. Nascono così nove progetti, ognuno dalla fisionomia ben definita, che segnano un conseguimento importante per ciascuno studente nel proprio orizzonte di ricerca e l’acquisizione di strumenti più complessi per la concezione della propria idea di produzione culturale. Matilde Galletti_

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edizione 1#

GUARDARE ATTRAVERSOgiovanni oberti

mostra di fine corsogloria catucci / laura della valle / martina di paolo /samanta di vico / andrea marcaccio / michelangelo rossato /simone sdolzini / eleonora tanucci / nicola verità

23 settembre / 3 ottobre 2014 macerata - ars in fabulapalazzo compagnoni marefoschi, via don minzoni 11

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# GIOVANNI OBERTI

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CILINDRO / 2014

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# PIERO MANZONI

fig. 1

LINEA / inchiostro su carta, tubo di cartone, m 948, Fondazione Lucio Fontana, Milano 1959

fig. 2

LINEA / Manzoni durante la realizzazione della Linea m 7200

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Il libro d’artista dal titolo Cilindro, prodotto in occasione del laboratorio Taglio di piede ed.1 Guardare attraverso, è stato realizzato rielaborando l’idea di una capsula del tempo. Una Capsula del tempo è un contenitore appositamente preparato per conservare oggetti o informazioni destinati a essere ritrovati in un’epoca futura, contemplando la possibilità che a trovarle sia un’altra persona o che queste non vengano persino mai più alla luce.Partendo dall’idea formale delle Linee di Piero Manzoni (Linee, realizzate di diversa lunghezza tra il 1959 e il 1961) (fig. 1) il libro d’artista Cilindro, assume gli aspetti formali propri dell’opera di Manzoni: un cilindro con una copertura scura che ne protegge l’interno, non permette di accedervi con lo sguardo e funziona da sigillo che ne certifica il contenuto.Al suo interno il libro è un foglio unico lungo alcuni metri, di un tipo di carta utilizzata per la stampa dei quotidiani, arrotolato attorno al tubo che ne dà la forma. La carta è la stessa usata da Piero Manzoni per la realizzazione delle sue Linee più lunghe. (fig. 2)Su questo unico foglio sono applicati una serie di provini a contatto provenienti da differenti archivi privati, trovati e catalogati da diverse persone durante il laboratorio. Si trattano di immagini del passato senza alcuna relazione tra loro, che, assemblate, danno vita a una storia di persone tra loro sconosciute, una storia di altri tempi e di incontri mai avvenuti, raccontata attraverso scatti foto-grafici realizzati da individui della contemporaneità.Il tutto è racchiuso in uno strato di gelatina nera trasparente, quella utilizzata in fotografia per diminuire la quantità di luce, grazie alla quale è stato possibile celare all’interno del cilindro le storie raccontate attraverso le fotografie, creando, così, una superficie invalicabile dallo sguardo dello spettatore.Il libro si presenta quindi come un cilindro cavo attorno al quale si sviluppa un atlante di fotografie, delle quali possiamo solo immaginare il contenuto. Perché tutto è sigillato sotto uno strato di buio che protegge e avvolge il prezioso interno.

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/ gloria catucci

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# GLORIA CATUCCI

LINEAMENTI / stampa su acetato, cm 9,5 x 13 x 1,3

Ho avuto modo di guardare oltre a tutto ciò che fino a oggi avevo creato. Ho colto l’opportunità di partecipare a questa iniziativa, profondamente motivata a trovare nuovi significati, o meglio, un nuovo senso alla mia ricerca artistica. Il ramo accademico dal quale provengo è quello della decorazione, che mi ha forgiata rendendomi una personalità poliedrica. Nonostante avessi sperimentato già molto a livello tecnico, ero arrivata a un punto in cui, all’interno delle mie opere, percepivo la mancanza di qualcosa di fondamentale: un contenuto. Le mie erano opere mute. Ero entrata in un vortice di pensieri esistenziali i quali si esprimevano attraverso la mia voce interiore che si chiedeva costantemente: “Cosa voglio comunicare?”. Sono rimasta legata al figurativo prevalentemente femminile con fine puramente estetico per molti anni.In questo libro d’artista mi sono liberata della forma canonica di rappresentazione del profilo, grazie al continuo sprone di questo workshop, il cui slogan è stato: “guardare attraverso”.Ho indagato, in maniera fotografica, superfici di volti differenti, focalizzandomi sui lineamenti che caratterizzano ogni individuo. Così sperimentando, mi sono resa conto che l’individualità nel tempo non era più soggetto della mia ricerca. Si stava perdendo. Ho aperto la strada a un astrattismo ai limiti del figurativo.Per fare questo, ho creato un’opera che si può sfogliare e che è caratterizzata da un susseguirsi di sovrapposizioni sempre differenti. Giocando con la trasparenza dei supporti e l’esagerato ingrandimento delle immagini, ho voluto coinvolgere l’osservatore, affinché potesse interpretare l’opera in maniera individuale, per trovare una storia diversa per ogni soggetto.Questo libro rappresenta sommariamente ciò di cui avevo più bisogno: liberarmi da quegli schemi che per troppo tempo mi hanno tenuto legata.

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/ laura della valle

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# LAURA DELLA VALLE

CAMPIONARIOAEREO / carta da lucido, carta da modello, carta bianca, cm 21 x 27

REVERSE / flip-books, carta bianca, cm 6,5 x 13,8 ciascuno

CAMPIONARIOAEREO: Parlare dell’aria, di ciò che è “infra”, tentando di restituire attraverso la fotografia quella materia elastica e invisibile che avvolge, mette in comunicazione, crea spazi di relazione. L’idea trae ispirazione dal concetto di aria grossa, teorizzata da Leonardo nel Trattato sulla Pittura, ovvero da quell’intercapedine di atmo-sfera che c’è tra l’occhio del pittore e il soggetto da rappresentare: l’aria appunto, la quantità d’aria.In questo caso però il soggetto e lo sfondo coincidono perfettamente in quanto l’oggetto indagato, isolato e campionato attraverso un’operazione selettiva di scarto, è appunto il dato visibile dell’aria riconoscibile nelle immagini fotografiche sotto forma di texture più o meno granulosa, tipica degli scatti a pellicola.L’intero lavoro è un vero e proprio campionario aereo realizzato secondo ordine di grana e di bianchezza. Non vi sono figure, piuttosto ogni pagina sembra essere la testimonianza epifanica di qualcosa che è il primissimo filtro fisico fuori di noi, dentro il quale osserviamo il mondo.

REVERSE: Il bianco copre materie segrete (uniforma per mostrare, senza dire) - Gianfranco Baruchello.In un gioco di retrocessione e avanzamento dello sguardo, il continuo rinconfigurarsi del rapporto figura-sfondo innescato dallo scorrere rapido delle pagine, evidenzia a chi guarda lo scarto tra l’elemento e il suo luogo. Direbbe Zizek che i lampioni e la vegetazione di queste immagini fotografiche sono presenti solamente in quanto appaiono contro lo sfondo della loro possibile assenza. Un’assenza concepibile all’interno di uno spazio contenente e dilatante come quello del bianco totale, che apre e chiude l’andamento doppio di una medesima visione.

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/ martina di paolo

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# MARTINA DI PAOLO

PUER / stampa tipografica a colori, carta Fabriano, fogli d’acetato, carta da lucido, filo di cotone, lastre di plexiglass, cm 13,5 x 18

Ci hanno detto di “guardare oltre”, dirigere gli occhi, fissare lo sguardo su oggetti appartenenti a un archivio personale. Guardare però non include necessariamente l’idea del vedere, in quanto si può guardare senza vedere. Ciò che ci veniva richiesto era di passare oltre, traguardare, inoltrare lo sguardo... Il mio archivio personale risale al periodo compreso tra i tre e i cinque anni. I disegni che abbiamo esaminato e poi scelto, sono quelli raffiguranti mia madre, selezionati per la forza del segno. Partendo da questi ho mostrato l’evoluzione mentale di una bambina dai tre anni ai cinque: un lasso temporale incontaminato dall’istruzione e dai tabù della società per qualsiasi fanciullo. Il mio libro si scompone e ricompone in tre parti, delle quali ognuna mostra simbolicamente, attraverso la successione di immagini sempre più pixelate, il passaggio all’età successiva: così il primo fascicolo, partendo dalla selezione di un piccolo segmento d’immagine di un disegno composto all’età di tre anni, viene ingrandito sempre più via via che si procede nella scoperta del libro. Sfogliando ogni pagina si passa a un ingrandimento ulteriore dell’immagine, giungendo fino a uno sfondamento dell’immagine stessa, la quale risulta sempre più paesaggio della psiche del bambino e sempre meno disegno. L’ultimo pixel del primo fascicolo entra in contatto con il segmento del secondo fascicolo (quattro anni). Il percorso termina nel fascicolo dei cinque anni, collegato anch’esso con il precedente; questo si interrompe bruscamente senza troppi preavvisi, come allo stesso modo si interrompe l’età della fanciullezza: senza preavvisi, senza che nessuno ci prepari a ciò cui andremo incontro, vale a dire la consapevolezza di noi stessi, del mondo, della fine della magia dell’infanzia. Il libro è racchiuso da una banda trasparente che custodisce come un tesoro qualcosa di meraviglioso, l’infanzia, senza aggiungere nulla e svelando attraverso la sua superficie trasparente il segreto che racchiude.

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/ samanta di vico

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# SAMANTA DI VICO

DVC 90 S / 7 fogli Canson semiruvido 220 gr, cm 50 x 70 - cofanetto cm 52 x 72 x 2

Il progetto muove da una serie di immagini ritrovate nell’archivio fotografico di famiglia. A partire da queste, sono state tracciate delle mappe/disegni che sono la sintesi di un’esplorazione intima, memorie dell’infanzia.Il lavoro è composto da una serie di sette tavole formato 50 x 70 cm raccolte in un contenitore. Ogni tavola rappre-senta una combinazione di linee ricavate scavando sul retro di un foglio, ottenendo dei segni percettibili al tatto, perché in rilievo, e puliti alla vista. Per guardare attraverso i ricordi, i materiali e i gesti.

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/ andrea marcaccio

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# ANDREA MARCACCIO

AMA I POVERI / carta, rame, legno di balsa, libri cm 15 x 15 - cofanetto cm 17x 17 x 4,5

Il lavoro reca una declinazione personale e rielaborata della poetica di Pierpaolo Pasolini, figura di riferimento nella mia ricerca artistica.L’intento è stato quello di materializzare la poetica dei volti, emblema del cinema pasoliniano, in un libro di poche pagine con sezioni interscambiabili di volti trovati e selezionati all’interno del materiale fotografico a disposizione.Insieme a questo, ho realizzato un altro volumetto, con la stessa caratteristica di interscambiabilità, utilizzando una poesia di Pasolini in dialetto friulano da La Nuova Gioventù: Saluto e Augurio.I due libri sono contenuti all’interno di un cofanetto costruito con legno di balsa e fogli di rame ossidati con esa-lazioni di aceto che producono acetato di rame (pigmento) che rendono questo involucro poeticamente legato a un sentimento di nostalgia verso un passato che non c’è più.

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/ michelangelo rossato

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# MICHELANGELO ROSSATO

MATRIOSCA MISTICA / cartoncino e fotocopie lavorati a mano

Una scultura di carta che può assumere forme sempre inedite. Un gioco d’incastri, un divertissement che si svilup-pa in accostamenti e combinazioni. Oppure un mantra da sfogliare in silenzio, come in un rito. Prima di tutto, però, Matriosca Mistica è un libro: un piccolo atlante di simboli, estrapolati da reperti archeologici e opere d’arte, con particolari nessi e legami che aspettano di essere intuiti dal lettore.“Nessun simbolo può venire analizzato da solo”, scriveva l’archeologa Marija Gimbutas, “comprendere le parti consente che se ne comprenda l’insieme e comprenderne l’insieme permette d’individuarne maggiormente le parti”. La nostra civiltà è la sola ad essersi sviluppata in maniera prettamente materiale, trasformando in tabù la “pura intellettualità”, come la chiamava René Guénon, ovvero la “spiritualità” nel senso ampio del termine e il suo linguaggio simbolico.Ci sono simboli, immagini archetipiche, che percorrono la nostra storia, dal paleolitico a oggi, e collegano le nostre esistenze, legandoci gli uni alle altre.Matriosca Mistica è un piccolo e simbolico atlante di questo linguaggio (di cui l’arte si è sempre fatta portavoce) fatto di archetipi sempiterni, che ci suggeriscono di guardare attraverso per riappropriarci delle nostre più profon-de ed arcaiche radici: imparare nuovamente a leggere i cicli naturali di vita, morte e rigenerazione, tornare a per-cepire la foresta come luogo sacro e non solo area edificabile, gli animali come sorelle e non proteine in scatola, il mondo come una grande madre che incessantemente dona (ma all’occorrenza toglie) ai suoi figli e alle sue figlie.Un invito alla riflessione riguardo all’energia che abbiamo disimparato a percepire, ma che risiede in ogni creatura e cosa (visibile o invisibile): il risveglio di un’alta tecnologia spirituale, che nulla ha a che fare con le fede cieca nella scienza o nella religione, potrebbe essere uno strumento consapevole per la sopravvivenza del pianeta e della nostra specie.

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/ simone sdolzini

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# SIMONE SDOLZINI

SDOLZ MAGIC DISCOUNT / collage, cm 14,8 x 21 - 25 copie prodotte

Non mi sento assolutamente un’artista. Non possiedo capacità inventive così elevate da permettermi di realizzare un discorso talmente bello e così intellettualmente elevato da rendere delle foto scattate da altre persone un’o-pera d’arte ed essere, così, soddisfatto e in pace con me stesso. E in quanto non-artista mi è risultato impossibile produrre un libro degno di tale appellativo. Così ho deciso di ideare un libro di Sdolz.Ho incollato insieme le immagini più banali che si possano trovare in circolazione ovvero quelle delle riviste dei supermercati. Decontestualizzando e assemblando riproduzioni di oggetti comuni (collage), sono riuscito a dare una forma concreta a busti di personaggi stereotipati caratterizzati dagli stessi elementi che li costituiscono. Come recita la legge del nostro tempo: “Noi siamo ciò che compriamo!”.

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/ eleonora tanucci

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# ELEONORA TANUCCI

LUOGHI / carta di giornale, olio di lino, ecoline, gesso acrilico, acrilici, pigmenti e elementi naturali,

chiuso cm 13 x 18 x 6, aperto cm 130 x 180 circa

Ogni persona mantiene dentro di se un Luogo, una piccola porzione di spazio, una propria idea di Luogo. “Parte di spazio, idealmente o materialmente determinata, che un corpo può occupare”. Questo recita la prima definizione di luogo delle dodici presenti nel vocabolario italiano. Dunque una parte di spazio ideale, un qualcosa che è inserito nella nostra mente di cui è piacevole conservare un ricordo. Quante volte nella vita ci siamo rifugiati in un pensie-ro, nel ricordo di un’emozione, di un momento o di un posto; in quel momento eravamo nascosti e conservavamo per noi un luogo ideale? È concepito in questo modo il mio lavoro: qualcosa da custodire, da nascondere, che nel tempo si sedimenta e fa parte di noi, quasi fino al punto che ce ne dimentichiamo e ne accumuliamo di nuove, nuove porzioni di spazio ideale. Un dono che ci viene fatto dalla nostra esperienza, dal nostro vissuto che non possiamo far altro che prendere, mettere in tasca e conservare per poi tirarlo fuori nei momenti più opportuni. “Parte di spazio necessaria a con-tenere qualcuno o qualcosa”. Un’altra delle dodici definizioni mi spinge a pensare che possiamo farci cullare da questa parte di spazio, possiamo inserire lì dentro noi stessi e la nostra mente. Il libro, dunque, è formato da cento tasche di cui novantotto hanno impressa l’immagine di una fototessera. Una persona che conserva nella sua tasca un luogo. Le fototessere ritraggono persone di età differenti, alcune ripetute in diversi momenti della vita che hanno cambiato o evoluto la loro porzione di spazio ideale. Nella struttura pieghevole, precisamente prime due pagine della prima fila in basso è riportato il significato da vocabolario di Luogo. Tutto è stato creato senza la presunzione di assegnare un luogo a ogni persona presente nel libro: lo spettatore può rivelare del tutto il contenuto delle tasche che si percepisce lievemente in trasparenza e spostarlo a suo piacimento. La struttura è interamente realizzata con carta di giornale imbevuta con olio di lino. Questo processo ha reso le tasche semi trasparenti, permettendo di guardarci attraverso, di sbirciare i luoghi senza comprenderne interamente la forma e le sembianze: ce ne danno un assaggio fino al momento in cui non decidiamo di prenderli e tirarli fuori. I luoghi sono delle piccole cartoline realizzate in prevalenza con gesso acrilico e colori acrilici con aggiunta di piccoli elementi come sassi, rami, foglie, petali ecc. cui si aggiungono bruciature, strappi, incisioni, interventi con matite colorate, carboncino e olio.“Posto dove accade o è accaduto qualcosa. Posto o momento opportuno: avere luogo, accadere, succedere, rea-lizzarsi”.

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/ nicola verità

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/ nicola verità

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# NICOLA VERITÀ

ZAIRA / carta da giornale, carton-legno, stoffa da legatoria, lettore mp3, cm 24,5 x 20 x 3,5

Potrei dirti di quanti gradini sono fatte le vie e le scale, di che sesto sono gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città di Zaira, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d’un lampione e i piedi penzolanti d’un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l’altezza di quella ringhiera e il salto dell’adultero che la scavalca all’alba; l’inclinazione di una grondaia e l’incedervi d’un gatto che si infila nella stessa finestra... (da “Le città Invisibili” di Italo Calvino)

Interpretare l’azione, l’interazione e l’oggetto come relazioni spaziali e matematiche è un gioco che mi permette di creare dei sistemi, basati su degli assiomi ogni volta diversi. La libertà estrema che mi concedo nel progetto, finisce nel momento in cui stabilisco le regole di questo specifico sistema chiuso all’interno del quale andare a costruire l’opera. Zaira è proprio un tentativo di applicare questo approccio alla riflessione sull’idea del libro.L’appropriazione dell’immagine, in un certo senso archetipica, della relazione “uno a uno” tra lettore e libro, un libro che vorrebbe rappresentare il libro dentro al quale trovare quel luogo intimo dove la fantasia è libera di viag-giare e costruire mondi invisibili, stimolata ora da un’immagine, ora dalle parole. Ora da un suono.

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QUESTIONI E OSSERVAZIONI / Matilde Galletti

Guardare attraverso o guardare di traverso sono state le azioni poste al centro dell’esperienza che qui e ora trova una sua conclusione. Guardare attraverso è stato l’invito lanciato da Giovanni Oberti ai nove ragazzi dell’Accademia. Guardare di traver-so è stata la loro immediata reazione. Poi le due istanze si sono combinate e i nove studenti hanno colto le ricche possibilità di divenire delle proprie ricerche personali cui l’incontro con Giovanni poteva condurre.L’iniziale diffidenza verso una figura provocante si è tramutata in esaltante desiderio di capire fin dove il proprio lavoro poteva spingersi. Nascono così nove progetti, ognuno dalla fisionomia ben definita, che segnano un conseguimento importante per ciascuno studente nel proprio orizzonte di ricerca e l’acquisizione di strumenti più complessi per la concezione della propria idea di produzione culturale.Mi è parso opportuno, rispetto questa prima esperienza di laboratorio dedicato alla ricerca e alla produzione di libri d’artista, usare la parola ‘dono’, declinata secondo l’intenzione di Zadie Smith quando parla di un libro di David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi, per descrivere l’intervento di Giovanni Oberti: le difficoltà, il grande impegno richiesti per affrontare certe esperienze non va vissuto come momento atterrente ma come possi-bilità offerta dalla messa in crisi delle proprie certezze e consuetudini per azionare capacità cognitive, speculative e mentali, occasione per mettere in funzione i propri talenti in maniera autonoma e attiva.

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QUESTIONI E OSSERVAZIONI / Matilde Galletti

Guardare attraverso o guardare di traverso sono state le azioni poste al centro dell’esperienza che qui e ora trova una sua conclusione. Guardare attraverso è stato l’invito lanciato da Giovanni Oberti ai nove ragazzi dell’Accademia. Guardare di traver-so è stata la loro immediata reazione. Poi le due istanze si sono combinate e i nove studenti hanno colto le ricche possibilità di divenire delle proprie ricerche personali cui l’incontro con Giovanni poteva condurre.L’iniziale diffidenza verso una figura provocante si è tramutata in esaltante desiderio di capire fin dove il proprio lavoro poteva spingersi. Nascono così nove progetti, ognuno dalla fisionomia ben definita, che segnano un conseguimento importante per ciascuno studente nel proprio orizzonte di ricerca e l’acquisizione di strumenti più complessi per la concezione della propria idea di produzione culturale.Mi è parso opportuno, rispetto questa prima esperienza di laboratorio dedicato alla ricerca e alla produzione di libri d’artista, usare la parola ‘dono’, declinata secondo l’intenzione di Zadie Smith quando parla di un libro di David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi, per descrivere l’intervento di Giovanni Oberti: le difficoltà, il grande impegno richiesti per affrontare certe esperienze non va vissuto come momento atterrente ma come possi-bilità offerta dalla messa in crisi delle proprie certezze e consuetudini per azionare capacità cognitive, speculative e mentali, occasione per mettere in funzione i propri talenti in maniera autonoma e attiva.

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GIOVANNI OBERTI / bio

(Bergamo, 1982. Vive e lavora a Milano). Ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo, dove si è diplomato nel 2006. Ha tenuto diverse mostre personali tra cui: I fiori in tasca, Galleria Enrico Fornello, Milano 2012; Arise The-refore, con Daniela Huerta, Galleria Enrico Fornello, Milano 2011; 8, con Elio Grazioli, a cura di Chiara Agnello, Ca-reof, Milano 2010; Placentarium, a cura di Marinella Paderni, Galleria Placentia Arte, Piacenza 2009. Tra le mostre collettive ricordiamo: Keep it real, Ventura 15, Milano 2014; The excluded third, included, a cura di Postbrother, Emanuel Layr Gallery, Vienna 2014; Veerle, a cura di Chris Fitzpatrick, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2013; Epidedon, a cura di Ludovico Pratesi, Co2 Gallery, Roma 2012; SC13, a cura di Chris Fitzpatrick, San Fracisco 2010; Now where now here, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (Arezzo) 2010; Lo spazio bianco, a cura di Cecilia Casorati e Sabrina Vedovotto, 26cc, Roma 2010; Il raccolto d’autunno è stato abbondante, a cura di Chiara Agnello e Milovan Farronato, Careof e Viafarini, Milano 2009.

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TAGLIO DI PIEDE / laboratorio di ricerca e produzione sul libro d’artista

Cos’è un libro d’artista? Non è un volume illustrato, non è una scultura, è un oggetto la cui essenza è difficile da connotare e la cui definizione rischia di causare scivoloni interpretativi e bagarre accademiche. Multiplo, utopico, combinato, contaminato, è di sicuro una presenza tuttora dilagante, prodotta nelle più disparate occasioni. In formato popolare a tiratura illimitata – che, per alcuni esemplari, si è trasformata in pochi superstiti ricercatis-simi – o in versione ‘da collezione’, con un numero limitato di copie prodotte e magari firmate dall’autore, il libro d’artista è un prodotto artistico a tutti gli effetti, il luogo in cui, forse, l’artista investe di più sulla leggerezza e facilità d’uso pur mantenendo fede al rigore della propria ricerca individuale. Può anche rivelarsi, per l’artista che lo progetta, uno spazio delle possibilità in cui provare ad agire forzando le restrizioni che lo spazio stesso implica o eludendo le proprie per cercare di trovare differenti margini di ricerca. Un libro d’artista può essere un gioco, un campo d’esplorazione, una casualità: può non esserci. È, infine, una zona franca che avvicina autore e fruitore. Con un “taglio di testa e uno di piede”.

L’Accademia di belle arti di Macerata propone un laboratorio dedicato a questo tema. Per mezzo di un invito rivolto a un giovane artista italiano, l’Accademia si offre come luogo di produzione di libri d’artista.Attraverso l’individuazione di un progetto di libro, viene promossa la sua produzione innestando questo lavoro all’interno di un laboratorio dedicato a sviluppare tematiche inerenti.

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GUARDARE ATTRAVERSOgiovanni oberti

# organizzazione

# laboratorio

Matilde Galletti / Luigia Giovannangelo / Pierpaolo Marcaccio / Annarita Scivittaro

# mostra e catalogo

Mauro Evangelista / Matilde Galletti

# progetto grafico / foto / stampa

Francesca Torelli

# con il contributo di

# enti promotori

# questo catalogo è un manufatto artigianale, in tiratura limitata di 21 copie,realizzato con materiali di recupero del laboratorio Taglio di Piede

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GUARDARE ATTRAVERSOgiovanni oberti

# organizzazione

# laboratorio

Matilde Galletti / Luigia Giovannangelo / Pierpaolo Marcaccio / Annarita Scivittaro

# mostra e catalogo

Mauro Evangelista / Matilde Galletti

# progetto grafico / foto / stampa

Francesca Torelli

# con il contributo di

# enti promotori

# questo catalogo è un manufatto artigianale, in tiratura limitata di 21 copie,realizzato con materiali di recupero del laboratorio Taglio di Piede

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# TAGLIO DI PIEDE 2014

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# TAGLIO DI PIEDE 2014