11 - rocca.cittadella.org · il grande abisso e i cavalcavia 57 paolo vecchi cinema l’isola dei...

5
TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 3.50 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi ISSN 2498-955X 11 1 giugno 2018 Argentina la tormenta finanziaria politica e società i limiti del postideologico ’68 una nuova generazione di proletari salute mentale migliorare la riforma Basaglia scienza la cultura animale il prete ieri oggi domani il contratto gialloverde

Upload: phamdan

Post on 18-Feb-2019

213 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 3.50

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi ISSN 2498-955X11

1 giugno 2018

Argentinala tormentafinanziaria

politica e societài limiti delpostideologico

’68una nuovagenerazionedi proletari

salute mentalemigliorarela riformaBasaglia

scienzala cultura animale

il preteieri oggi domani

il contratto gialloverde

47 Lidia MaggiSpezzare le cateneLiberazione

48 Carlo MolariTeologiaLa fede è un modo di pensare

50 Silvia PettitiLa voce di ArturoLettera a Ludwig Greve

52 Stefano CazzatoMaestri del nostro tempoPasquale SalvucciLa talpa al lavoro

54 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaNicola MuschitielloLa casa nomade di un cantore dell’eterno

56 Mauro ArmaninoNiameyIl grande abisso e i cavalcavia

57 Paolo VecchiCinemaL’isola dei cani

58 Roberto CarusiTeatroDue fratelli

58 Renzo SalviRf&TvSeguendo Francesco in Tv

59 Mariano ApaArtePerugia, 1907

59 Michele De LucaFotografiaRobert Doisneau

60 Alberto PellegrinoFotografiaIl Premio World Press Photo 2018

60 Giovanni RuggeriSiti InternetImparare on line

61 Libri

62 Carlo TimioRocca SchedeOrganizzazioni in primo pianoIcc (Centro Internazionale di calcolo delle Na-zioni Unite)

63 Luigina MorsolinFraternitàMissione Thailandia: riaprono i Centri Educativi

som

mari

o4 Ci scrivono i lettori

7 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Maurizio SalviArgentinaLa tormenta finanziaria

15 Tonio Dell’OlioCamineiroIl Vaticano e la nudità dei numeri

16 Roberta CarliniPolitica italianaIl contratto gialloverde

19 Romolo MenighettiOltre la cronacaBerlusconi riabilitato?

20 Giannino PianaPolitica e societàI limiti del post ideologico

23 Oliviero MottaTerre di vetroCostellazioni nel buio

24 Ritanna ArmeniSalone del libroUn’orma femminile che parte da Torino

26 Fiorella Farinelli’68Una nuova generazione di proletari

30 Pietro GrecoScienzaLa cultura animale

33 Giovanni SabatoRiforma BasagliaUna nuova attenzione alla salute mentale

36 Claudio CagnazzoTempi moderniLa nuova povertà tra solitudine e rabbia

38 Marco GallizioliRegressioneLa tentazione debole-forte dell’identità religiosa

42 Giannino PianaIl prete ieri oggi domaniVicino alla gente e con dentro il Vangelo

46 Vincenzo AndraousAdolescentiFamosi per forza

Rocca

1 giugno2018

11

16

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

018

RobertaCarlini U n programma non è ancora un

governo, così come un elencodella spesa non è ancora la pie-tanza finale che arriverà poi atavola. Ma di certo è una visionedel mondo, di fronte alla quale

– tutti – gli italiani che l’hanno votata, equelli che non l’hanno fatto – devono chie-dersi: è quello che vogliamo per il nostrofuturo? Dunque, è bene entrarci dentro,superando la stanchezza per il lunghissi-mo e farsesco processo di formazione delprogramma (e dell’eventuale governo) e loscetticismo sulla concreta realizzabilità del«cambiamento» promesso nel contrattofirmato, con tanto di autenticazione dellefirme (come se ci fossero dubbi sull’iden-tità dei firmatari). A partire proprio dallaformula scelta: quella del contratto, cherichiama a impegni individuali e sanzioni

in caso di inadempienza, come un com-mercio privato tra un «Capo Politico» e un«Segretario» che detta le sue forme allaprogrammazione pubblica. Sancendo cosìche, nella crisi di fiducia generalizzata cheha investito la politica nel mondo e in par-ticolare in Italia, la vera vittima sia la di-mensione pubblica della vita, con i suoiriti e le sue formule legate alla concezionenovecentesca della democrazia.

il reddito di cittadinza (solo per gli italiani)

Ma entriamo nei contenuti. Nella fusionea freddo tra un partito storico dall’identi-tà politica precisa di destra – la Lega, nonpiù connotata dalla collocazione geogra-fica a Nord ma precisamente individuatadal suo slogan «Prima gli italiani» – e unmovimento giovane che si autodefiniva né-

17

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

018

il contrattogialloverde

POLITICA ITALIANA

di-destra-né-di-sinistra, senza valori por-tanti se non quelli della onestà e della de-mocrazia diretta, ha vinto la prima. Nonperché i Cinque Stelle abbiano dovuto ri-nunciare alla loro bandiera, il reddito dicittadinanza, considerata una misura so-ciale e dunque in grado di intercettare ildisagio e il consenso della parte precariz-zata e martoriata della popolazione. Il fat-to è che l’hanno dovuto dettagliare, un po’di più di quanto non fosse stato fatto incampagna elettorale. Sarà un sostegnoeconomico dato a chi è a rischio di pover-tà (non si specifica la soglia, ma si può in-tuire che sarà un po’ più alta di quella chedà accesso all’attuale Rei, reddito di inclu-sione attiva) e sarà condizionato alla di-sponibilità a lavorare: chi entra nel pro-gramma deve accettare il lavoro che glipropongono i Centri per l’impiego, pena

l’esclusione dall’assistenza al terzo rifiutoin due anni. Il «reddito di cittadinanza»,nella formulazione utopica che è anchequella letterale della proposta, è invece unsostegno di base per tutti, universale e in-condizionato. Quello che hanno propostoi Cinque Stelle, e che è entrato nell’accor-do con Salvini, è selettivo e condizionato;e soprattutto la «condizione» ha bisogno,per essere attuata e verificata, di Centri perl’impiego funzionanti. Problema enorme,visto lo stato dei Centri in quasi tutto ilnostro Paese: ma si tratta di un problemache caratterizza anche lo stesso Rei, e chepuò essere superato con tempo e costan-za, e molti fondi, dalla riforma dell’ammi-nistrazione. Quel che davvero differenziail reddito di Di Maio-Salvini dal Rei è lanazionalità dei destinatari: solo «cittadiniitaliani», è scritto nel programma, laddo-

18

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

018

POLITICAITALIANA

ve del Rei beneficiano anche gli stranierilungosoggiornanti. Ma non è detto chel’esclusione di persone che lavorano e pa-gano le tasse nel nostro Paese regga a unaverifica di costituzionalità.

la flat tax (per ricchi)

Dunque, il programma Lega-M5S preve-de un’assistenza per gli italiani poveri, le-gata a condizioni di molto difficile verifi-ca e realizzazione, e – come altre parti delprogramma – non stanzia soldi per farvifronte. Dall’altra parte della scala sociale,per i più benestanti, c’è un sostegno benpiù forte: l’enorme beneficio fiscale della«flat tax», che non è più piatta bensì a duealiquote, e calmierata da un sistema di de-duzioni fisse, ma ciononostante mantienela sua impronta regressiva, nel senso chebeneficia in misura crescente chi ha di più.Chi ha un reddito famigliare sotto gli80.000 euro l’anno pagherà un’aliquota del15%, chi è sopra pagherà il 20%. Il rispar-mio, per una famiglia con due redditi da80.000 euro l’anno complessivi e due figli,sarà di circa 9.000 euro l’anno; per chi in-vece sta sui 40.000 euro sarà di circa 250euro l’anno; chi sta ancora più sotto an-drebbe a perderci, e resterà in pari soloperché si prevede che scatti la clausola deltrattamento più favorevole (cioè si appli-cheranno le regole pre-riforma). Questicalcoli, fatti dagli economisti MassimoBaldini e Leonzio Rizzo su lavoce.info,dimostrano che la flat tax premia i più ric-chi, e di molto. Così come saranno pre-miati dalla flat tax societaria al 15% i pro-fitti d’impresa. Nell’insieme, la riduzionedelle imposte sui redditi più alti e sui pro-fitti delle società che esce dal contratto DiMaio-Salvini è molto simile alla riformafiscale di Trump. E come quest’ultima con-ta sull’effetto della riduzione delle tasse perauto-finanziarsi: ossia si pensa, o si spera,che l’alleggerimento delle tasse sui ricchicomporterà di per sé uno stimolo all’eco-nomia che a sua volta farà crescere reddi-ti e futuro gettito. Un’attesa messianica delmiracolo; qualora questo non arrivasse, ilfinanziamento – dopo il primo anno, peril quale si conta su un condono per il pas-sato – sarebbe in deficit, ossia in tasse fu-ture che prima o poi qualcuno dovrà in-nalzare.Perché lo fanno? Negli anni Ottanta, quan-do dall’America di Reagan e dall’Inghilter-ra di Thatcher arrivò la stessa ricetta, ilmessaggio era chiaro: «affamare lo Stato»,costringerlo a dimagrire e tagliare la spe-sa sociale, rimettere in discussione il pat-

to sociale costruito dal Dopoguerra, libe-rare l’economia e il mercato dalla presen-za pubblica. C’era un’ideologia, dietro, ec’erano degli interessi. Adesso, in Italia,qual è l’ideologia che sorregge il nuovocontratto fiscale? Le parole d’ordine richia-mano quelle del passato, ma il mondo nonè quello degli anni Ottanta. Allora la visio-ne era «arricchitevi», adesso è «evitiamodi impoverirci». E a spedire i due contra-enti alla guida della nuova era fiscale è sta-to uno strano mix tra Nord benestante earrabbiato, Sud disoccupato, e – soprat-tutto – un popolo precario impaurito e in-certo, da Nord a Sud, dalle metropoli alleprovince, dai vecchi ai giovani.

la paura che si fa rabbia

Precarietà, paura e incertezza potrannoavere mai una soluzione dalla ricetta ma-gica che promette meno tasse per tutti epoi di fatto le riduce solo ai ricchi, per dipiù aumentando il peso del debito futuro?La risposta è certamente negativa, ma ildubbio è sul tempo necessario all’eletto-rato per accorgersene. Intanto, precarietàpaura e incertezza caratterizzano tutte lealtre parti del contratto politico tra Lega eCinque Stelle. Nel quale l’altro tema forteè la lotta all’immigrazione, o – chiamandole cose con il loro nome – agli immigrati.A parole la guerra è all’immigrazione ille-gale: ma, come si è visto a proposito delnuovo reddito per i poveri, si comincia conil togliere i diritti a quelli legali (si parlaanche di dare nuovi aiuti per gli asili nidosolo ai bambini italiani).La paura domina anche la parte più detta-gliata del programma, quella sulla sicurez-za, i reati, le carceri: allargare la legittimadifesa togliendo il vincolo della proporzio-nalità tra l’offesa e la reazione, aumentarele pene per i reati come furto e rapine, bloc-care le misure per ridurre la popolazionecarceraria e costruire nuove galere, cancel-lare le misure specifiche per le devianzesociali dei più giovani, chiudendo in carce-re tutti. La paura, per quanto giustificata,si fa rabbia e la rabbia cerca un obiettivocontro il quale sfogarsi. È una società tri-ste, incattivita e cupa quella che trasparedal contratto che una quindicina di uomi-ni (c’era una sola donna al tavolo) ha scrit-to in stanze segrete, e che si avvia a diven-tare programma di governo. L’unica speran-za è che tutto esca alla luce del sole, e que-sta aiuti tutti a vedere meglio e anche a pre-parare una visione diversa di futuro.

Roberta Carlini