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LA RIVISTA PER I PROFESSIONISTI DEGLI IMPIANTI HVAC&R Organo Ufficiale AiCARR POSTE ITALIANE SPA – POSTA TARGET MAGAZINE - LO/CONV/020/2010. RISCALDAMENTO RISCALDAMEN RISCALDAMENTO CONDIZIONAMENTO CONDIZIONAMENTO CONDIZIONAMENTO REFRIGERAZI REFRIGERAZION EN ENERGIA ENERGIA U AMBIENTE AMBIE AMBIENTE AM #21 ISSN:2038-2723 DIRETTIVA 2010/31/UE ANNO 4 - SETTEMBRE 2013 EURO15 LA DICHIARAZIONE DI PRESTAZIONE ANCHE PER GLI IMPIANTI IL RUOLO DEL TERMOTECNICO DOPO IL DECRETO 63 FOCUS NET ZEB L’EDIFICIO A ENERGIA QUASI ZERO SECONDO L’UE PROGETTARE I NET ZEB SPECIALE FILTRAZIONE COME SCEGLIERE I SISTEMI FILTRANTI IL PUNTO SULLA NORMATIVA COME CALCOLARE IL LIFE CYCLE COST #21

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La rivista PEr i ProfEssionisti DEGLi iMPianti HvaC&r

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POSTE ITALIANE SPA – POSTA TArgET mAgAzINE - LO/CONV/020/2010.

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ambiente

ambiente#21ISSN:2038-2723

DIRETTIVA 2010/31/UE

ANNO 4 - settembre 2013

EUrO15

LA DICHIARAZIONE DI PRESTAZIONE ANCHE PER GLI IMPIANTIIL RUOLO DEL TERMOTECNICO DOPO IL DECRETO 63FOCUS NET ZEBL’EDIFICIO A ENERGIA QUASI ZERO SECONDO L’UE PROGETTARE I NET ZEBSPECIALE FILTRAZIONECOME SCEGLIERE I SISTEMI FILTRANTIIL PUNTO SULLA NORMATIVACOME CALCOLARE IL LIFE CYCLE COST

#21

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“Allarme rientrato: le pompe di calore sono state incluse nuovamente nella detrazione fiscale del 65%. L’effetto è più psicologico che pratico: dai primi

di agosto a fine anno non saranno tante le pompe di

calore vendute. Piuttosto gli ultimi governi e quello in

carica hanno più volte promesso di rendere strutturali gli

incentivi fiscali, almeno per qualche anno. Se così fosse, si

spera che le pompe di calore non siano più escluse.

E’ una vittoria cui Aicarr ha contribuito.

Siamo ormai riconosciuti dal mondo politico come

una associazione super partes, cui poter chiedere un

parere: infatti, siamo stati contattati al momento della

presentazione degli emendamenti al decreto iniziale.

Di certo non siamo stati gli unici a sostenere la

causa delle pompe di calore, né il nostro intervento è stato

decisivo, ma è una soddisfazione toccare con mano come

stia pagando il lavoro compiuto in questi anni.

Molto importanti saranno i prossimi impegni.

A fine febbraio a Roma si svolgerà il Convegno Internazionale dal titolo “Edifici di valore storico: progettare la riqualificazione”, organizzato assieme

ad Ashrae. La riqualificazione del patrimonio esistente

rappresenterà la grande sfida energetica del futuro,

perché il mercato delle nuove costruzioni diventerà

sempre più marginale. I nostri centri storici sono pieni di

edifici di pregio architettonico nei quali un intervento di

riqualificazione energetica è sempre molto complesso.

Al Convegno parteciperanno i maggiori

esperti mondiali del settore con un’attesa di oltre 100

relazioni sulle varie problematiche. Aicarr sta cercando di

coinvolgere il più possibile tutte le istituzioni, dal Ministero

dei beni Culturali alle varie sopraintendenze, perché si

tratta di un’occasione unica per presentare delle linee

guida in grado di aiutare tutti gli operatori coinvolti a

raggiungere i risultati sperati.

Per i soci Aicarr l’autunno porterà due importanti scadenze elettorali. La prima si terrà

ai primi di settembre e riguarderà il referendum per la

modifica dello Statuto. La nostra associazione è cresciuta

sia in termine di numero di soci che di attività e, di

conseguenza, anche le proprie regole si devono adattare.

In particolare, l’esigenza primaria è quella di diventare

un’Associazione riconosciuta ai sensi della legislazione

vigente, condizione fondamentale per poter compiere

tutta una serie di attività a livello locale, in primis i corsi

di formazione. Per raggiungere questo scopo è stata

necessaria una revisione dello Statuto, che deve essere

approvato tramite un referendum.

La seconda scadenza, che si terrà a fine

novembre, è altrettanto importante e riguarda il

rinnovamento delle cariche elettive dell’associazione.

Si deve eleggere il nuovo Consiglio Direttivo che dovrà

affiancare il Presidente Eletto Livio De Santoli nel triennio

2014 – 2016. Personalmente mi aspetto un elevato

numero di candidature, soprattutto tra i soci più giovani:

Aicarr ha bisogno di nuove energie per affrontare i propri

impegni istituzionali, tanto più importanti in un periodo

di grandi cambiamenti come questo. Dedicare del tempo

all’associazione è sempre gravoso, ma porta anche a

grandi soddisfazioni.

IMPOSTANDOIL LAVORO FUTURO

Michele Vio, Presidente AiCARR

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AiCARR Informa 59 Editoriale 1 Novità prodotti 4

Direttore responsabile ed editoriale Marco Zani

Direttore scientifico Michele Vio

Consulente scientifico Renato Lazzarin

Consulente tecnico per il fascicolo Natale Foresti

Comitato scientifico Paolo Cervio, Sergio Croce, Francesca Romana d’Ambrosio Alfano, Livio de Santoli, Renato Lazzarin, Luca Alberto Piterà, Mara Portoso, Michele Vio, Marco Zani

Redazione Alessandro Giraudi, Silvia Martellosio, Marzia Nicolini, Erika Seghetti [email protected]

Art Director Marco Nigris

Grafica e Impaginazione Fuori Orario - MN

Hanno collaborato a questo numero Maurizio Cellura, Francesca R. d’Ambrosio Alfano, Francesco Guarino, Livio Mazzarella, Luca A. Piterà, Riccardo Romanò, Christian Rossi, Igor Sartori, Alessandra Scognamiglio, Paolo Tronville

Pubblicità Quine Srl 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 72016740

Traffico, Abbonamenti, Diffusione Rosaria Maiocchi

Editore: Quine srl www.quine.it

Presidente Andrea Notarbartolo

Amministratore Delegato Marco Zani

Direzione, Redazione e Amministrazione 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 72016740 e-mail: [email protected]

Servizio abbonamenti Quine srl, 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 70057190 e-mail: [email protected] abbonamenti decorrono dal primo fascicolo raggiungibile.

Stampa CPZ spa - Costa di Mezzate -BG

AiCARR journal è una testata di proprietà di AICARR – Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione Via Melchiorre Gioia 168 – 20125 Milano Tel. +39 02 67479270 – Fax. +39 02 67479262 www.aicarr.orgPosta target magazine - LO/CONV/020/2010.Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n. 12191Responsabilità Tutto il materiale pubblicato dalla rivista (articoli e loro traduzioni, nonché immagini e illustrazioni) non può essere riprodotto da terzi senza espressa autorizzazione dell’Editore. Manoscritti, testi, foto e altri materiali inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Tutti i marchi sono registrati.INFORMATIVA AI SENSI DEL D.LEGS.196/2003 Si rende noto che i dati in nostro possesso liberamente ottenuti per poter effettuare i servizi relativi a spedizioni, abbonamenti e similari, sono utilizzati secondo quanto previsto dal D.Legs.196/2003. Titolare del trattamento è Quine srl, via Santa Tecla 4, 20122 Milano ([email protected]). Si comunica inoltre che i dati personali sono contenuti presso la nostra sede in apposita banca dati di cui è responsabile Quine srl e cui è possibile rivolgersi per l’eventuale esercizio dei diritti previsti dal D.Legs 196/2003.

Periodico Organo ufficiale AiCARR

© Quine srl - Milano

Tiratura del presente numero: 10.000 copie

Associato Aderente

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento C.S.S.T. Certificazione Editoria Specializzata e TecnicaPer il periodo 01/01/2012 - 31/12/2012Tiratura media n. 10.000 copieDiffusione media 9.774 copieCertificato CSST n. 2012-2338 del 27/02/2013 – Società di Revisione Metodo s.r.l.

REGOLAMENTO UE 305/2011

10 Anche per gli impianti servirà la DoPCon il nuovo regolamento sui prodotti da costruzione, l’attestato di conformità previsto dalla Direttiva 89/106 è sostituito dalla dichiarazione di prestazione, accompagnata dalla marcatura CE che prevede la verifica in laboratorio di alcuni valori prestazionalia cura della Redazione

LE LEGGI SULLA PROGETTAZIONE ENERGETICA

14 Il professionista e la progettazione energetica: amore o odiodi Francesca R. d’Ambrosio Alfano e Luca A. Piterà

25 Intervista ad Armando Zambrano (CNI) a cura di Francesca R. d’Ambrosio Alfano

FOCUS NET ZEB

26 Nzeb, nella lingua (e mente) della UEÈ possibile definire in maniera chiara e univoca l’edificio a energia quasi zero, NZEB, così come richiesto dalla direttiva EPBD, solo attraverso la definizione dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale edificio, per essere univoco, coincide con l’edificio autarchico e non con il net Zero Energy Building, nNZEBdi Livio Mazzarella

36 Progettare i Net ZebSebbene non esista ancora una definizione precisa e condivisa a livello internazionale, è possibile rintracciare alcuni indicatori che contraddistinguono una progettazione a “energia netta zero”. Vediamoli nel dettagliodi Maurizio Cellura, Francesco Guarino, Igor Sartori, Alessandra Scognamiglio

SPECIALE FILTRAZIONE

46 Impianti di climatizzazione, come scegliere i sistemi filtranti La norma EN 13779 fornisce alcune indicazioni per la scelta dei filtri ma è lacunosa perché non considera le reali prestazioni degli elementi. Soltanto con il contributo di utenti e progettisti ai lavori normativi si potrebbero fare dei reali passi in avantidi Paolo Tronville

50 Filtri e normativa. A che punto siamo?A livello mondiale non esiste ancora una normativa condivisibile per i sistemi filtranti ma, anche grazie all’intervento dell’UNI, è in corso un’opera di revisione delle norme europee (in particolare della EN779) attraverso lo sviluppo di nuove norme ISO. Vediamone gli aspetti fondamentalidi Riccardo Romanò

55 Life Cycle Cost dei sistemi filtranti: calcolo ed esempi applicativiPer effettuare la scelta della tipologia ottimale dei sistemi di filtrazione non si deve considerare solo il costo iniziale del materiale, ma anche calcolare il costo del ciclo di vita delle diverse soluzionidi Christian Rossi

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Il compressore è il cuore di ogni sistema di refrigerazione. E nei chiller a R134a a basse temperature di

condensazione, batte ancora più forte con la nostra nuova serie CSW. Con bassi costi di capitale, maggiore

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Novità Prodotti

CONDIZIONATORI RESIDENZIALI CON SISTEMA PURIFICANTELG Electronics presenta la nuova serie di condizionatori residenziali Prestige Plus. Oltre a rispettare le caratteristiche necessarie per ottenere gli ultimi Ecobonus approvati dal Go-

verno, che prevedono spese detraibili al 65% per l’installazione di un nuovo cli-matizzatore che includa la pompa di ca-lore, la gamma ha un design moderno che ne permette l’applicazione in ogni contesto.LG Prestige Plus garantisce, come ri-ferito dall’azienda, un elevato coeffi-ciente di prestazione (S.C.O.P. pari a 5,2 e S.E.E.R. paria a 9,1 per il modello H09AK) e, rispetto ai modelli preceden-ti, i consumi sono ulteriormente ridotti grazie all’adozione di uno scambiatore di calore cui è stato aggiunto un nuo-vo rango e di un compressore. La rumo-rosità delle unità prestige Plus inoltre è stata ridotta al minimo: 17dB(A).

Purificazione dell’ariaIl sistema di ionizzazione Plasmaster consente di purificare l’aria, eliminan-do, stando alle stime, fino al 99.9% di sostanze nocive, batteri, germi e aller-geni. Inoltre la funzione Auto Clean al termine dell’utilizzo dell’unità in moda-lità raffreddamento provvede all’asciu-gatura delle parti interne al prodotto per prevenire la proliferazione di muf-fe e batteri. Il filtro 3M Multiprotezione è costituito dalla combinazione delle di-verse tecno- logie di rimozione dei mi-crorganismi sviluppate da LG, applica-te al supporto filtrante prodotto da 3M con elevate portate d’aria e ridotte per-dite di carico. Questo elemento filtran-te rimuove dall’aria anche le polveri più sottili, rendendo inattivi virus e batteri eventualmente presenti nell’ambiente, ed elimina gli odori.www.lg.com

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Efficienza ed eleganzaEfficienza ed eleganza

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• Galleggiante di troppo-pieno attivo anche con lo scarico continuo.

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aggiuntivi.

Deumidifi catori serie Nader midiI deumidifi catori NADER Midi sono equipaggiati con compressori rotativi ad alta effi cienza che riducono sensibilmente l’assorbimento di energia rispetto ai modelli tradizionali. Ciò signifi ca un costo di esercizio ridotto e maggior rispet-to per l’ambiente. Su tutta la serie fi ltro dell’aria, nuovo controllo e umidostato elettronici. NADER Midi: il deumidifi catore professionale per uso domestico.

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CLIMATIZZATORE MONOBLOCCO CON RICAMBIO D’ARIA Bastano due fori da 16 cm su una parete e un attacco alla rete elettrica. Il nuovo climatizza-tore monoblocco Emmeti X-ONE è stato pensato per l’installazione in ambienti in cui non è possibile montare l’unità esterna o in affiancamento a un sistema centralizzato. Disponibile in due modelli di diversa potenza, è una soluzione facile da installare sia nei locali a uso re-sidenziale sia nelle piccole attività commerciali.

Ricambio d’aria con recupero energetico Mentre gli elettroventilatori garantiscono — come riferisce l’azienda — efficienza e silen-ziosità, le bocchette di cui sono dotate le aperture si chiudono quando la macchina è spen-ta: in questo modo si riduce l’im-patto ambientale, si eliminano le correnti d’aria e si evita l’intru-sione di insetti. È possibile inol-tre attivare un ricambio d’aria con il recupero energetico dell’a-ria espulsa dall’interno.www.emmeti.com

RADIATORI AD ALTA EFFICIENZA Con un layout innova-tivo dell’unità di venti-lazione e di scambiato-re di calore, dal design molto sottile, Aquarea Air è la nuova gamma di radiatori lanciata da Panasonic. La ventola

Aquarea Air è di tipo tangenziale con pale asimmetriche, mentre l’ampia superficie dello scambiatore consente ai flussi d’aria, come riferisce l’azienda, di lambirlo senza perdite di pressione e con bassi livelli di rumorosità. Diversamente dai tradizionali ra-diatori in ghisa, Aquarea Air richiede una temperatura di 35°C dell’acqua in circolo. Di-sponibile in tre misure, Aquarea Air è facile da installare e non necessita di alcuna val-vola di pieno eccessivo, dal momento che è dotato di una valvola a tre vie. Il radiatore ha tre funzioni operative: modalità in riscaldamento con il solo effetto radiante, mo-dalità in riscaldamento con effetto radiante più ventilazione e modalità raffrescamen-to con ventilazione.www.panasonic.it

Efficienza ed eleganzaEfficienza ed eleganza

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CONTROLLARE IL RENDIMENTO DELLE CALDAIE A CONDENSAZIONECasper 201 è il nuovo analizzatore di combustione compatto e manegge-vole di Seitron. Dotato di due celle di misurazione dei gas (O2 e CO), pre-calibrate e intercambiabili, l’analizzazore è in grado di calcolare il rendi-mento delle caldaie a condensazione e di misurare la temperatura dei fumi di combustione, dell’aria esterna e dell’ambiente. Tra le caratteristiche del nuovo prodotto, oltre le misure compatte e il display LCD retroilluminato, troviamo un guscio di protezione in neoprene con tre magneti e una me-moria in grado di registrare 300 analisi complete. Le batterie agli ioni di li-tio consentono una lunga autonomia (fino a 12 ore di funzionamento con-tinuo) e con l’uscita mini USB è possibile collegare l’analizzatore al pc e scaricare i dati raccolti.

Tre analisi dei fumi e undici combustibili Con Casper 201 è possibile fare tre analisi dei fumi in sequenza e calcola-re automaticamente la media con un solo comando. Ci sono undici com-bustibili preprogrammati, compresi legno, pellets, cippato e biogas; inol-tre, grazie a un software l’analizzatore effettua misurazioni del livello di CO nell’ambiente, calcola il CO2 e rileva le perdite al camino e l’eccesso d’aria. La stampa dei risultati avviene grazie alla stampante termica IR collegata tramite infrarossi.www.seitron.it

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neo o relativo a una determinata fa-scia temporale, monitorando in tem-po reale i consumi. Il tutto tramite l’interfaccia grafica, intuitiva e user-friendly, di touch screen da 4,3 polli-ci (della nuova serie civile Arké) o da 10 pollici (il Multimedia Video touch screen di Eikon Evo).

Due contrattiDue sono i tipi di contratti di ener-gia elettrica che si possono gestire: a fasce orarie oppure di tipo a soglia, per il quale è previsto un massimo di consumo energetico mensile. I dati necessari per fare riferimento alla tipologia di contratto che si è scelta possono essere inseriti attraverso un menù di configurazione chiaro e faci-le da impostare.

Visualizzazione giornaliera, settimanale, mensile o annuale La visualizzazione del consumo di energia, invece, può essere giornalie-ra, settimanale, mensile o annuale a seconda della scala di tempo impo-stata (ore, giorni, settimane, mesi). In questo modo si avrà uno storico completo dell’utilizzo di energia nel-la propria abitazione e un’idea preci-sa dei picchi di prelievo. E se si sfora la soglia prevista un’icona di colore ros-so lo segnala subito.www.vimar.it

MONITORARE I CONSUMI IN TEMPO REALE Con l’obiettivo di controllare tutti gli ambienti e fornire una conoscenza puntuale del profilo energetico dell’abitazione, il sistema domotico By-me di Vimar ha sviluppato la funzione “Energy Guard”, che registra informazioni precise sul consumo istanta-

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#218

Novità Prodotti

POMPA MULTISTADIO ORIZZONTALELowara e-HM è la nuova gamma di pompe per soluzioni di pressurizzazione idrica in ambito residenzia-le prodotta da Xylem. Caratterizzata da valori di portata fino a 29 m³/h e pressione massima fino a 16 bar,

la gamma ha un numero di configurazioni che permette all’utente di incontrare esigenze specifi-che come, ad esempio, nell’ambito di alimentazione idrica e impianti di pressurizzazione per

riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria. Inoltre, abbinato a Hydrovar, siste-ma di controllo intelligente della velocità, il prodotto, secondo quanto dichiarato dall’azien-da, è in grado di generare livelli di risparmio energetico fino al 30% superiori rispetto all’e-dizione precedente.

VersioniLowara e-HM è disponibile come pompa compatta o come parte di un sistema “plug & pump” do-

tato di serbatoio e controlli di velocità fissa o variabile, per soluzioni “chiavi in mano”. Nella modalità a velocità fissa, il pro-dotto offre una soluzione base con un serbatoio più capiente. L’opzione a velocità variabile consente di regolare la velocità della

pompa in funzione della richiesta, riducendo notevolmente il consumo di energia, mentre l’opzione a velocità variabile previene lo svi-luppo di colpi d’ariete durante la fase di spegnimento dell’impianto.www.lowara.it

COMPRESSORI SCROLL PER APPLICAZIONI IN BASSA TEMPERATURA Danfoss estende la propria gamma di compressori scroll MLZ progettati per media temperatura, con la gamma LLZ per bassa temperatura. La nuova gamma, composta da 4 modelli, offre una capacità di raffreddamento da 2,7 a 7 kW (da 4 a 10 HP) come standard e 3,9-9,9 kW con il kit econo-mizzatore - iniezione di vapore - con refrigerante R404A.

Campi di applicazioneIl prodotto è particolarmente adatto per applicazioni di refrigerazione a bassa temperatu-ra per: celle frigorifere, macchine per il ghiaccio e spazi di stoccaggio a freddo in mini-mar-kets/supermarkets, ristoranti, negozi, stazioni di servizio, catena del freddo.www.danfoss.com

UNITà DI CONTROLLO PER LA VENTILAZIONE CON MONITORAGGIO A DISTANZA Sempre più impianti utilizzati in ambito domestico vengono integrati in un’unica rete e possono essere controllati attraverso una singola unità di controllo. Lodam Electronics, società del gruppo Bitzer, ha presentato la sua nuova unità di controllo per la ventilazione che combina opzioni per il fun-zionamento e il monitoraggio a distanza.Il sistema può essere combinato con una pompa di calore, pannelli solari e impianti fotovoltaici ed èprovvi-sto di un modulo Ethernet con web server integrato per consentire la comunicazione esterna. La soluzione web server non solo permette agli utenti finali di accedere al loro sistema da remoto tramite computer o smartpho-ne, ma assicura anche ai produttori di pompe di calore e sistemi di ventilazione la possibilità di rendere i loro prodot-ti compatibili con Smart Grid.Oltre all’accesso remoto, l’estensione dell’interfaccia in internet consente di gestire un web server in linea con l’immagine aziendale specifica di un produttore, offrendo ai clienti finali un’interfaccia pratica e facile da utilizzare. www.lodam.com

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I sistemi ibridi ELCO integrano i vantaggi della pompa di calore e della caldaia a condensazione.

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#2110

I l 24 aprile 2011 entra in vigore del regolamento europeo n. 305/2011 “Construction Production Regulation” (CPR) che abroga la Direttiva 89/106/

CEE Prodotti da Costruzione (CPD) e fissa le con-dizioni armonizzate per la commercializzazione degli stessi. Lo scorso 1° luglio 2013 sono diven-tati cogenti anche gli articoli da 3 a 28, da 36 a 38, da 56 a 63, l’articolo 65 e l’articolo 66 nonché gli allegati I, II, III e V di questo regolamento che inte-ressa l’immissione sul mercato.

• BWR 2 Sicurezza in caso di incendio;• BWR 3 Igiene, salute e ambiente;• BWR 4 Sicurezza e accessibilità

nell’uso;• BWR 5 Protezione contro il rumore;• BWR 6 Risparmio energetico e

ritenzione del calore;• BWR 7 Uso sostenibile delle risorse

naturali. Nonostante venga riconosciuto ai

Sette requisiti di base Come già la CPD il CPR considera che siano

le costruzioni nel loro insieme ad essere adatte all’uso cui sono destinate e debbano soddi-sfare una serie di requisiti di base. Il CPR elenca e descrive sette requisiti di base (si veda Tabella 1) delle opere di costruzione (RBC, citati spesso con la sigla inglese BWR basic works requirements) che “devono” essere soddisfatti:• BWR 1 Resistenza meccanica e stabilità;

Con il nuovo regolamento sui prodotti da costruzione, l’attestato di conformità previsto dalla Direttiva 89/106 è sostituito dalla dichiarazione di prestazione, accompagnata dalla marcatura CE che prevede la verifica in laboratorio di alcuni valori prestazionali

a cura della Redazione

Anche per gli impianti servirà la DOP

Regolamento Ue 305/2011

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#21 11

il risultato del processo di valutazione e verifica della costanza di prestazione del prodotto mede-simo ed è fornita dal fabbricante in una copia per ciascun elemento commercializzato.

La dichiarazione di prestazione descrive la pre-stazione dei prodotti da costruzione in relazione alle loro caratteristiche essenziali, conformemente alle pertinenti specifiche tecniche armonizzate o in presenza di una valutazione tecnica europea. Pertanto i prodotti che non sono regolati da norme armonizzate non sono toccati dal regolamento.

I contenuti della dichiarazione di prestazione sono riportati nell’Allegato III al Regolamento e comprendono, tra l’altro:• il riferimento del prodotto-tipo;• il sistema di valutazione delle prestazioni (1+, 1,

2+, 2, 3 o 4) e i riferimenti delle specifiche tec-niche armonizzate applicabili;

• l’uso previsto del prodotto;• l’elenco delle caratteristiche essenziali, di cui

almeno una deve essere dichiarata;• le lettere NPD laddove la prestazione non sia

determinata.

Un documento che accompagna sempre il prodotto

Per quanto riguarda la sua redazione e distri-buzione, accanto alla conferma di regole già previ-ste per la Dichiarazione di conformità (redatta dal fabbricante prima dell’immissione del prodotto sul mercato, contiene le informazioni sulla presta-zione del prodotto come definite nella specifica tecnica armonizzata di riferimento, fornita nella

comunque essere importanti (per esempio il colore) ma non comportano implicazioni legali e per-tanto non possono costituire barriera legale alla libera commercializzazione.

Il CPR conseguentemente limita strettamente la Dichiarazione di Prestazioni e la marcatura CE alle sole caratteristiche essenziali del prodotto.

La dichiarazione di prestazione sostituisce l’attestato di conformità

Oltre all’introduzione del settimo requisito, quello inerente l’ “uso sostenibile delle risorse naturali” — che però necessita di alcuni chiarimenti da parte del CEN (Comitato Europeo di Normazione) per capire come potrà essere trasferito alle presta-zioni dei prodotti da costruzione — la seconda e più importante novità del Regolamento 305/11 è l’introduzione della Dichiarazione di Prestazione (DoP) che va a sostituire la dichiarazione di con-formità prevista dal CDP.

Mentre l’attestato di conformità poteva consi-stere, a seconda della classe di rischio del prodotto, in una dichiarazione di conformità del fabbricante oppure in un certificato di conformità rilasciato da un organismo riconosciuto, la dichiarazione di prestazione è, per qualsiasi tipologia di prodotto,

soli Stati Membri il potere di specifi-care i requisiti applicabili alle costru-zioni, lo scopo di elencare e descrivere questi BWR nel CPR è quello di met-tere in luce che i requisiti legali che si applicano alle costruzioni e che restano di competenza degli Stati Membri hanno una diretta correla-zione con i requisiti dei prodotti da costruzione. Questo significa che per progettare e costruire un edificio in modo tale che soddisfi la stabilità strutturale minima definita a livello nazionale, gli architetti, gli ingegneri e le imprese debbono conoscere, per esempio, la resistenza meccanica dei prodotti da usare. A tale fine il CPR usa i BWR come riferimento ausiliario ed introduce il termine caratteristiche essenziali, che sono quelle “caratte-ristiche del prodotto da costruzione che si riferiscono ai requisiti di base delle opere di costruzione”.

Questa definizione implica che i prodotti possono avere altre caratte-ristiche “non essenziali” che possono

Perché un nuovo regolamentoLa CPD, in vigore da 22 anni, necessitava una riformula-zione e un aggiornamento. Era ormai unanimamente sentita l’esigenza di definire con maggior evidenza gli obiettivi e facilitarne l’applicazione, semplificare le procedure e sopra-tutto di accrescere la credibilità della marcatura CE. Questi i principali obiettivi che il Cpr si è posto: Chiarezza• non ci sarà più bisogno di linee guida perché il regolamento

non deve essere recepito a livello nazionale, con possibi-lità di interpretazioni differenti, ma è immediatamente operativo in tutti gli Stati Membri, nello stesso modo;

• sono garantite informazioni precise e affidabili relative alle prestazioni dei prodotti;

• l’apposizione della marcatura CE attesta che il prodotto è conforme alle prestazioni dichiarate;

• sono definiti i diversi operatori (fabbricanti, importa-tori, mandatari, distributori) e sono chiarite le relative responsabilità.

Credibilità• è stata migliorata la sorveglianza sul mercato tramite

l’istituzione di organismi di controllo a livello nazionale;• sono stati rafforzati e chiariti i criteri per la designazione

degli enti notificati, coinvolti nella valutazione e veri-fica dei prodotti da costruzione.

Tabella 1 – Quadro legislativo di riferimento e i requisiti di base che i prodotti da costruzione devono rispettare

Direttiva sui Prodotti da Costruzione 89/106/CEE (CPD) Regolamento sui Prodotti da Costruzione No 305/2011 (CPR)

Requisiti Essenziali (ERs) Requisiti di base delle opere di costruzione (BWRs)1 Resistenza meccanica e stabilità

L’opera deve essere concepita e costruita in modo che le azioni cui può esseresottoposta durante la costruzione e l'utilizzazione non provochino:• il crollo dell'intera opera o di una sua parte;• deformazioni di importanza inammissibile;• danni ad altre parti dell'opera o alle attrezzature principali o accessorie in se-

guito a una deformazione di primaria importanza degli elementi portanti;• danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati.

2 Sicurezza in caso di incendioL’opera deve essere concepita e costruita in modo che, in caso di incendio:

• la capacità portante dell'edificio possa essere garantita per un periodo di tem-po determinato;

• la produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all'interno delle opere sia-no limitate;

• la propagazione del fuoco ad opere vicine sia limitata;• gli occupanti possano lasciare l'opera o essere soccorsi altrimenti;• sia presa in considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.

3 Igiene, salute e ambienteL'opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l'igie-ne o la salute degli occupanti o dei vicini e in particolare in modo da non provocare:• sviluppo di gas tossici;• presenza nell'aria di particelle o di gas pericolosi;• emissione di radiazioni pericolose;• inquinamento o tossicità dell'acqua o del suolo;• difetti nell'eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi;• formazione di umidità su parti o pareti dell'opera.

4 Sicurezza nell'impiegoL'opera deve essere concepita e costruita in modo che la sua utilizzazione non com-porti rischi di incidenti inammissibili, quali scivolate, cadute, collisioni, bruciatu-re, folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosioni.

5 Protezione contro il rumoreL'opera deve essere concepita e costruita in modo che il rumore cui sono sotto-posti gli occupanti e le persone situate in prossimità si mantenga a livelli che nonnuocciano alla loro salute tali da consentire soddisfacenti condizioni di sonno, diriposo e di lavoro.

6 Risparmio energetico e ritenzione di caloreL'opera ed i relativi impianti di riscaldamento, raffreddamento ed aerazione devonoessere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia durante l'utilizza-zione dell'opera sia moderato, tenuto conto delle condizioni climatiche del luogo,senza che ciò pregiudichi il benessere termico degli occupanti.

7 Impiego sostenibile delle risorse naturaliTale requisito prevede che un’opera debba essere progettata,costruita, gestita e demolita in modo che l’impiego delle ri-sorse naturali sia sostenibile e al tempo stesso assicurandola riciclabilità dell’opera e dei materiali dopo la demolizione,la durabilità, nonché che le materie prime e secondarie uti-lizzate siano compatibili dal punto di vista ambientale. Si pren-de pertanto in considerazione l’intero ciclo di vita dell’opera.

I 6 REQUISITI ESSENZIALISONO MANTENUTI

E PRENDONO IL NOMEDI

“REQUISITI DI BASEDELLE OPERE DI COSTRUZIONE”

IL NUOVO 7° REQUISITO DI BASE PREVISTO DAL CPR �

� �

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#2112

lingua o nelle lingue richieste dallo Stato membro in cui il prodotto è messo a disposizione) ne vengono introdotte di nuove:• deve essere redatta in base al

modello di cui all’allegato III del CPR;• deve essere accompagnata

dalle informazioni sulle sostanze pericolose

• e, soprattutto, deve essere distri-buita ogni volta che il prodotto è messo a disposizione del mercato, in formato cartaceo o elettronico.

Al contrario di quanto previsto dalla CPD, per cui la Dichiarazione di conformità rimane al fabbricante e deve essere consegnata solo dopo richiesta, la DoP è un documento che accompagna sempre il prodotto. Il fabbricante può fornire la DoP in modo attivo (cioè senza che sia il cliente a richiedergliela) in forma car-tacea o tramite mezzi elettronici (fax, email, supporto dati, ecc.), in alter-nativa il fabbricante può fornire una copia della DoP (in modo passivo e sarà il cliente a scaricarla) su un sito web in conformità con le condizioni che sono in fase di definizione da parte Commissione Europea con un cosiddetto “atto delegato”.

Deroghe alla dichiarazione di prestazione

Il Regolamento prevede delle deroghe alla dichiarazione di pre-stazione. Tali deroghe, indicate all’ar-ticolo 5, intervengono quando un prodotto è fabbricato in esemplare unico o su misura in un processo

ImmIssIone vs messa a dIsPosIzIone sul mercato Non è stato previsto un periodo di coesistenza durante il quale i prodotti possano essere immessi sul mercato sia sotto la CPD che sotto il CPR, tuttavia i prodotti da costruzione che sono stati immessi sul mercato da un fabbricante o da un impor-tatore in accordo alla CPD prima del 1 luglio 2013 sono considerati, dopo tale data, anche conformi al CPR. Ciò significa che gli operatori economici che hanno ricevuto forniture di prodotti da parte di fabbricanti o importatori prima del 1 luglio 2013 con riferimento alla Direttiva possono distribuire tali prodotti anche dopo il 1 luglio 2013. Il CPR non ha impatto sul contenuto tecnico dei metodi di valutazione delle pre-stazioni che sono esclusivamente contenuti nelle specifiche tecniche armoniz-zate, quindi le prove o i calcoli per la definizione del prodotto-tipo non devono essere ripetuti fintantoché i metodi di prova e di calcolo indicati nelle norme armonizzate di prodotto non cambiano. I fabbricanti possono quindi redigere le Dichiarazioni di Prestazione per i loro prodotti sulla base di certificati rilasciati ai fini delle dichiarazioni di conformità che sono stati emessi prima del 1 luglio 2013.Il CPR definisce inoltre i termini “immissione sul mercato” e “messa a disposizione sul mercato”, che corrispondono a precisi momenti nel tempo nella fornitura di prodotti per costruzioni.

Messa a disposizione sul mercatoLa messa a disposizione sul mercato significa qualsiasi “fornitura, a titolo one-roso o gratuito, di un prodotto da costruzione perché sia distribuito o usato sul mercato dell’Unione nel corso di un’attività commerciale”. Mettere a disposizione sul mercato in altre parole indica quel momento nel tempo in cui un prodotto da costruzione cambia di proprietà.Immissione sul mercatoL’immissione sul mercato, significa “la prima messa a disposizione di un prodotto da costruzione sul mercato dell’Unione”. Questo significa che i patti che si appli-cano nel momento in cui un prodotto è messo a disposizione sul mercato si appli-cano anche al momento in cui è immesso sul mercato ma non viceversa.Di conseguenza solo i fabbricanti o gli importatori possono immettere un pro-dotto sul mercato mentre ogni altro operatore economico lungo tutta la catena di fornitura mette a disposizione il prodotto al successivo operatore o al cliente finale. Secondo il CPR un operatore economico è “il fabbricante, l’importatore, il distributore o il mandatario del fabbricante”.

Tabella 2 – PROGRAMMI DI LAVORO DEI CEN/TC SOTTO CPD/CPR. Per la trasformazione delle norme europee in norme europee candidate armonizzate il CEN e la Commissione hanno lavorato congiuntamente nell’arco degli anni alla preparazione di un modello di appendice ZA, che stabilisce quali punti della norma devono essere utilizzati per la marcatura CE. Con l’approvazione del Nuovo Regolamento Europeo sui Prodotti da Costruzione, i comitati tecnici e i consulenti del Cen stanno cercando di risolvere le principali problematiche Fonte: U&C luglio 2013, UNI

CEN/TC 33 Doors, windows, shutters, building hardware and cur-tain walling

CEN/TC 38 Durability of wood and derived materialsCEN/TC 46 Oil stovesCEN/TC 50 Lighting columns and spigotsCEN/TC 51 Cement and building limesCEN/TC 67 Ceramic tilesCEN/TC 69 Industrial valvesCEN/TC 72 Automatic fire detection systemsCEN/TC 88 Thermal insulating materials and productsCEN/TC 89 Thermal performance of buildings and building com-

ponentsCEN/TC 92 Water metersCEN/TC 99 WallcoveringsCEN/TC 104 Concrete and related productsCEN/TC 112 Wood-based panelsCEN/TC 121 WeldingCEN/TC 124 Timber structuresCEN/TC 125 MasonryCEN/TC 126 Acoustic properties of building products and of buil-

dingsCEN/TC 127 Fire safety in buildingsCEN/TC 128 Roof covering products for discontinuous laying and

products for wall claddingCEN/TC 129 Glass in buildingCEN/TC 130 Space heating appliances without integral heat sourcesCEN/TC 132 Aluminium and aluminium alloyCEN/TC 133 Copper and copper alloysCEN/TC 134 Resilient, textile and laminate floor coveringsCEN/TC 135 Execution of steel structures and aluminium structuresCEN/TC 154 AggregatesCEN/TC 155 Plastic piping systems and ducting systemsCEN/TC 156 Ventilation for buildingsCEN/TC 163 Sanitary appliancesCEN/TC 164 Water supplyCEN/TC 165 Waste water engineeringCEN/TC 166 ChimneysCEN/TC 167 Structural bearingsCEN/TC 175 Round and sawn timberCEN/TC 177 Prefabricated reinforced components of autoclaved

aerated concrete or light-weight aggregate concretewith open structure

CEN/TC 178 Paving units and kerbsCEN/TC 185 FastenersCEN/TC 189 Geosynthetics

CEN/TC 191 Fixed firefighting systemsCEN/TC 192 Fire service equipmentCEN/TC 193 AdhesivesCEN/TC 203 Cast iron pipes, fittings and their jointsCEN/TC 208 Elastomeric seals for joints in pipework andpipelinesCEN/TC 217 Surfaces for sports areasCEN/TC 226 Road equipmentCEN/TC 227 Road materialsCEN/TC 229 Precast concrete productsCEN/TC 236 Non-industrial manually operated shut-off valves for

gas and particular combinations valves- other productsCEN/TC 241 Gypsum and gypsum based productsCEN/TC 246 Natural stonesCEN/TC 249 PlasticsCEN/TC 250 Structural EurocodesCEN/TC 254 Flexible sheets for waterproofingCEN/TC 266 Thermoplastic static tanksCEN/TC 277 Suspended ceilingsCEN/TC 295 Residential solid fuel burning aplliancesCEN/TC 297 Free-standing industrial chimneysCEN/TC 298 Pigments and extendersCEN/TC 303 Floor screeds and in-situ floorings in buildingsCEN/TC 312 Thermal solar systems and componentsCEN/TC 336 Bituminous bindersCEN/TC 339 Slip resistance of pedestrian surfaces - Methods of

evaluationCEN/TC 340 Anti-seismic devicesCEN/TC 342 Metal hoses, hose assemblies, bellows and expansion

jointsCEN/TC 349 Sealants for joints in building constructionCEN/TC 350 Sustainability of construction worksCEN/TC 351 Construction Products - Assessment of release of dan-

gerous substancesCEN/TC 357 Project Committee - Stretched ceilingsCEN/TC 361 Polymer modified bituminous thick coatings for water-

proofing - Definitions/requirements and test methodsCEN/TC 393 Equipment for storage tanks and for filling stationsECISS/TC 103 Structural steels other than reinforcementsECISS/TC 104 Concrete reinforcing and prestressing steelsECISS/TC 105 Steels for heat treatment, alloy steels, free-cutting steels

and stainless steelsECISS/TC 109 Coated and uncoated flat products to be used for cold

formingECISS/TC 110 Steel tubes and iron and steel fittingsECISS/TC 111 Steel castings and forgings

PROGRAMMI DI LAVORO DEI CEN/TC SOTTO CPD/CPR

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#21 13

applicata;• numero di identificazione dell’organismo noti-

ficato, se del caso;• uso previsto del prodotto.

La marcatura CE (come recita l’articolo 30 del regolamento (UE) n. 765/200813 che costituisce il riferimento principale per la commercializza-zione di tutti i prodotti sul mercato Interno UE ed cui il CPR si adegua) deve essere la sola mar-catura che attesta la conformità del prodotto ai requisiti applicabili della legislazione di armoniz-zazione comunitaria che ne richiede l’apposizione.

Altre marcature o marchi diversi dalla marca-tura CE possono essere usati solo se aiutano a migliorare la protezione dell’utilizzatore del pro-dotto da costruzione e forniscono informazioni aggiuntive non coperte dalla marcatura CE.

Gli Stati Membri non possono proibire o impe-dire la messa a disposizione di prodotti marcati CE. Inoltre uno Stato Membro non può proibire o impedire l’uso di un prodotto marcato CE nel pro-prio territorio o sotto la propria responsabilità fin-tanto che la prestazione dichiarata corrisponde al requisito nazionale per tale uso sempre che siano definiti dei requisiti per il prodotto.� n

da dichiarare obbligatoriamente, specificato per cia-scun prodotto nel corrispondente decreto (per le caratteristiche essenziali non obbligatorie il fabbri-cante può riportare la dicitura NPD).

La marcatura CE La dichiarazione di prestazione è accompa-

gnata dalla marcatura CE, l’unica marcatura che attesta la conformità del prodotto da costruzione alla prestazione dichiarata in relazione alle carat-teristiche essenziali.

La marcatura CE è apposta in modo visibile, leggibile e indelebile sul prodotto, su un’etichetta ad esso applicata, oppure, se ciò fosse impossibile o ingiustificato a causa della natura del prodotto, sull’imballaggio o sui documenti di accompagna-mento. Essa è seguita da:• ultime due cifre dell’anno in cui è stata appo-

sta per la prima volta;• nome e indirizzo del fabbricante;• riferimento del prodotto-tipo;• numero di riferimento della dichiarazione di

prestazione;• livello o classe della prestazione dichiarata;• riferimento alla specifica tecnica armonizzata

non di serie, su ordine specifico di un committente, ed è installato in un’o-pera singola ed identificata; oppure quando un prodotto è fabbricato sul cantiere dell’opera cui è destinato; oppure ancora quando il prodotto è fabbricato con metodi tradizionali o con metodi atti alla conservazione del patrimonio storico-architetto-nico e mediante un processo non industriale per il restauro di opere di rilevanza storica o architettonica.

Per i prodotti da costruzione per i quali era stato emanato un decreto di attuazione della Direttiva, ovvero: accessori per serramenti (D.M. 5 marzo 2007); isolanti termici (D.M. 5 marzo 2007); aggregati (D.M. 11 aprile 2007); appoggi strutturali (D.M. 11 aprile 2007 e D.M. 16 novembre 2009); geotessili e prodotti affini (D.M. 11 aprile 2007); aggregati per conglomerati bitu-minosi (D.M. 16 novembre 2009), si deve intendere che rimane valido l’e-lenco delle caratteristiche essenziali

Esempio di DoP per le serrande tagliafuoco

QualI ProdottI dovranno avere la doP?L’elenco sempre aggiornato delle norme armonizzate, quindi dei prodotti toccati dal regolamento 301/11, citate in Gazzetta Ufficiale Europea si trova a questo indirizzo:http://ec.europa.eu/enterprise/policies/european-standards/harmonised-standards/construction-products/index_en.htm

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#2114

I l 6 giugno scorso è entrato in vigore il Decreto Legge 63, recante “Disposizioni urgenti per il rece-pimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento

europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la defini-zione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale”. Come suggerito nella presentazione del Decreto, apparsa nel numero di giugno di questa rivista, a dispetto dell’altiso-nante titolo si tratta dell’ennesimo “decreto pezza” messo su in fretta per rispondere alle procedure di infrazione aperte dalla Commissione nei confronti del nostro Paese per il mancato recepimento della Direttiva e per problematiche legate all’attestato

energia quasi zero (dal 2018 gli edifici pubblici, di proprietà o comunque occupati da enti pubblici, dal 2020 tutti gli altri): di tutto ciò nel DL 63/13 non vi è traccia, ma si demanda a decreti successivi. Inoltre, il Decreto 63/13 non ha chiarito le idee, anzi ha contribuito a confonderle ulterior-mente, come ampiamente testimo-niato dal fatto che già il 25 giugno il MSE ha dovuto inviare una circolare di chiarimenti della quale si parlerà in seguito. Inoltre, il 3 luglio il Senato ha approvato in prima lettura il docu-mento “Conversione in legge, con

di certificazione energetica e all’informazione al pubblico in caso di trasferimenti e locazioni. Se si pensa che l’Italia ha avuto tre anni per recepire la Direttiva Europea, viene da chiedersi perché si sia atteso tanto tempo, riducendosi all’istante succes-sivo all’ultimo momento utile.

Il Decreto 63/13 si inserisce nella scia dei tanti stru-menti legislativi che si sono susseguiti dal 2005 ad oggi, a partire dal DLgs 192/05 fino al DM 26/06/09 (le cosiddette Linee Guida), e segna la strada per decreti a venire. Infatti, la storia infinita della legi-slazione italiana sul risparmio energetico in edilizia non finirà qui, nel senso che la grande novità della Direttiva 31 sta nel fatto che da qui a qualche anno gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a

?1Cosa cambia e cosa non cambia nel valzer della legislazione sull’efficienza energetica in Italia

di Francesca R. d’Ambrosio Alfano e Luca A. Piterà*

Il professionistae la

progettazione energetica:

amore o odio

Dalla Legge 10/91al Decreto 63/2013

Le leggi sulla progettazione energetica

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#21 15

oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, a seconda della gra-vità dell’infrazione a monte. Ovviamente, paga Pantalone. È forse il caso di ricordare, a questo proposito, che anche il ritardo nel recepimento della EPBD recast, poi risolto formalmente con la pubblicazione del 63/13, ci è costato un procedi-mento di infrazione.

In tutto ciò, si inseriscono i dispositivi legislativi riguardanti l’utilizzo delle fonti rinnovabili, in parti-colare il DLgs 28/11 e quelli riguardanti gli incen-tivi, ad esempio il Decreto MSE 28.12.2012, noto come Conto Termico, che a loro volta presentano luci e ombre, come evidenziato dai position paper di AiCARR disponibili sul sito dell’Associazione, e che non sempre sono coerenti con i vincoli dettati da altre norme o leggi, come si dirà nel seguito.

Altro aspetto da non trascurare è quello nor-mativo: le norme a corredo della Direttiva 2002/91 sono tantissime e molte sono in revisione per ren-derle conformi alle novità introdotte dalla Direttiva 2010/31; in attesa della versione aggiornata, il Decreto prevede che le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici siano la raccomandazione CTI 14/2013 “Prestazioni ener-getiche degli edifici – Determinazione dell’ener-gia primaria e della prestazione energetica EP per la classificazione dell’edificio” (in alternativa alle norme UNI sullo stesso argomento e alle norme che verranno) e le specifiche tecniche della serie UNI TS 11300: le parti 1 e 2 sono già disponibili nella versione aggiornata, la 3 è in revisione e la 4 richiederebbe una revisione seria.� n

a sua volta, faceva riferimento alle linee guida che sono state pubblicate a giugno 2009. Se poi si pensa che la L.10/91 per molti versi anticipava di 11 anni la Direttiva Europea 2002/91/UE, per esem-pio prevedendo il calcolo del fabbisogno ener-getico e il certificato energetico, e che non è mai stata fatta rispettare seriamente viene da chie-dersi se si è in un incubo o su “scherzi a parte”.

Sulla Gazzetta Ufficiale del 27 giugno 2013 sono stati pubblicati il DPR 16 aprile 2013, n. 75, attua-tivo del DLgs 192/05, che finalmente definisce i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti e degli organismi cui affidare la cer-tificazione energetica degli edifici, e il DPR 74, che regola i criteri generali per l’esercizio, la condu-zione, il controllo, la manutenzione e le ispezioni agli impianti per la climatizzazione. Ambedue i DPR erano previsti entro il mese di gennaio 2006 dal 192/05, ma addirittura entro il mese di aprile 1991 dalla L. 10/91, in attuazione della quale fu emanato il DPR 412/99, successivamente modifi-cato e attualmente ancora in vigore in alcune sue parti; finalmente sono stati pubblicati, in rispo-sta a una procedura di infrazione aperta contro l’Italia nel lontano 2006. Verrebbe da dire “meno male che c’è la Commissione Europea”, se non fosse che il ritardo nella risposta alla procedura ha determinato il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia nel 2012 e non è facile capire se il nostro Paese sia stato condannato alla sanzione pecuniaria, che consiste nel pagamento di circa 10 mila euro con una penalità di mora che può

modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposi-zioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 mag-gio 2010, sulla prestazione energe-tica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coe-sione sociale” che appunto modi-fica il 63/13, a solo un mese dalla sua pubblicazione, e lo integra nel processo di conversione. Sembra un remake della L.10/91, che prevedeva a 180 giorni l’emanazione di Decreti attuativi, uno dei quali pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 2 agosto 2005, con circa 14 anni di ritardo sulla data prevista e circa 2 mesi prima della pubblicazione del DLgs 192/05, attuativo della Direttiva 2002/91, sulla Gazzetta Ufficiale del 23 settembre 2005. Per non parlare proprio del 192/05: sul S.O. alla Gazzetta Ufficiale 15/10/2005 (circa 20 giorni dopo l’u-scita del Decreto) è stato pubblicato il testo aggiornato, corredato delle relative note; il regime transitorio, la cui durata era prevista in 120 giorni, è stato interrotto solo ad aprile 2009 (con più di 4 anni di ritardo), con la pubblicazione del DPR59/09 il quale,

1

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#2116

alla fine ci si affida al programma di calcolo, i cui aggiornamenti spesso hanno un costo (come d’altra parte è giusto che sia, considerato che le case di software non sono enti di beneficenza) e si rischia di perdere il controllo sul risultato finale del

dal punto di vista tecnico e tecnologico, ma anche da quello legislativo-normativo. Gli strumenti per informarsi non mancano: portali e riviste tecniche, bollettini legislativi; purtroppo, però, l’informazione in genere non è integrata, nel senso che le novità vengono pubblicizzate ma non sempre contestua-lizzate nel quadro generale. La conseguenza è che

I l professionista, a meno che non decida di subire passivamente quanto succede e di utilizzare i software a prescindere dalla conoscenza del pro-

blema (atteggiamento assolutamente sbagliato, comprensibile data la complessità della situazione ma comunque non giustificabile), deve tenersi costan-temente aggiornato su ciò che succede, non solo

Non solo è necessario un costante aggiornamento, ma il progettista termotecnico deve fare i conti anche con l’integrazione architettonica delle rinnovabili, le prestazioni energetiche e la committenza

Il ruolo e i problemi del progettista termotecnico

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Per applicazioni di sicurezza in zone a rischio di esplosione per polveri e gas

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pratica di applicare la UNI TS 11300-4 in quanto i dati prestazionali delle pompe di calore, in termini di valori del COP alle varie temperature, sono stati resi disponibili solo da alcuni costruttori.

Sempre in riferimento al DLgs 28/11, la sua applicazione è spesso complicata nel caso delle ristrutturazioni, a causa dell’impossibilità di uti-lizzare tecniche e tecnologie, per esempio per vincoli architettonici.

Anche nel caso degli edifici industriali, dove in genere non c’è problema di integrazione architet-tonica, il discorso è complesso, se non altro per i vincoli logistici imposti dal layout dell’impianto produttivo, che spesso impedisce l’utilizzo di vet-tore termico a bassa temperatura.

È vero che il Decreto parla espressamente di

il fotovoltaico, generalmente aggravati dalla pre-senza degli accumuli e della rete idronica di col-legamento. L’eolico, recentemente introdotto in edilizia nella versione ad asse verticale, pone anch’esso problemi di spazio, raramente risolti. Le biomasse richiedono spazi esterni per l’ap-provvigionamento e deposito, ma soprattutto pongono problemi di qualità dell’aria legati alla emissione di polveri. Per quanto riguarda invece il calcolo dell’energia ricavabile da fonte rinnova-bile così come previsto dal DLgs. 28/11, le cose si complicano ulteriormente. Nel caso delle pompe di calore, si rimanda al position paper di AiCARR sull’argomento (AiCARR, 2012), nel quale questo argomento è approfonditamente discusso. A que-sto proposito, si vuole sottolineare l’impossibilità

calcolo, che si può avere solo se si ha la padronanza del processo. Ma i problemi non finiscono qui, anzi. Qui di seguito proviamo a dare degli esempi di come la vita di un proget-tista termotecnico sia dura.

Il progetto termotecnicoProbabilmente uno dei problemi

maggiori è relativo al fatto che un corretto progetto termotecnico pre-vede la perfetta osmosi tra il pro-getto dell’involucro e quello degli impianti: ciascuno dei due aspetti diventa complementare per l’altro e la sempre più stringente necessità di integrazione architettonica delle fonti rinnovabili non fa che esaltare questa esigenza. A questo punto intervengono le competenze, nel senso che il progettista termotec-nico viene generalmente coinvolto nel processo progettuale solo se si tratta di edifici di certe dimensioni e, talvolta, se si prevede un impianto HVAC che non sia quello a caldaia a condensazione con termosifoni. Ma anche in questo caso, la disponibi-lità di software fa pensare a tutti di essere in grado di affrontare il fai da te. Infatti, per progetti di edifici di pic-cole dimensioni, soprattutto destinati al monoresidenziale, generalmente il progettista delle strutture tende a non coinvolgere il termotecnico, affidando all’idraulico il dimensio-namento dell’impianto di riscalda-mento, e ormai anche quello di climatizzazione estiva, e a un qua-lunque tecnico abilitato la redazione del certificato energetico. Nel caso dei grandi edifici e di quelli destinati a terziario per fortuna la sensibilità sui problemi energetici va aumen-tando e il termotecnico viene spesso chiamato ad affrontare la proget-tazione energetica in maniera oli-stica, come è giusto che sia.

Le fonti rinnovabiliL’integrazione architettonica delle

fonti rinnovabili è un altro problema. Si parta con il fotovoltaico: purtroppo non sempre è possibile sfruttarlo a dovere per esempio per mancanza di spazio in copertura, per vincoli architettonici e paesaggistici e per questioni legate alle ombre portate, in copertura o in facciata. Per il solare termico tradizionale sussistono più o meno gli stessi problemi che per

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#2118

sui progetti energetici degli edifici erano previsti già nel 1976 dalla L. 373, per cui gli uffici tecnici hanno avuto tutto il tempo di organizzarsi, e che il risparmio energetico in edilizia dovrebbe costituire una delle prio-rità della Pubblica Amministrazione. Al solito, sembra un remake del film visto proprio alla fine degli anni ’70, quando le relazioni previste dalla L. 373 e consegnate ai Comuni erano una raccolta di fogli più o meno bianchi con la copertina che recava la scritta “proprietario: Mario Rossi, località: Carugate”: si trattava della stampa della demo del programma di calcolo di una nota casa produt-trice di isolanti.

MiscellaneaVal la pena ricordare qualche altra

difficoltà cui va incontro il profes-sionista. Per esempio, l’applicazione dei protocolli di sostenibilità, che in alcuni casi sono imposti dalla com-mittenza e/o dai regolamenti regio-nali. In particolare, a creare problemi talvolta è la differenziazione regio-nale di ITACA, il cui schema varia appunto da regione a regione, che comporta problemi simili a quelli visti per il calcolo delle prestazioni energetiche.

Un’altra attività che in questo momento comincia a prendere piede, ma che ci si augura si diffonda sem-pre più, è il commissioning, noto in Italia dagli inizi degli anni ’90 ma finora poco considerato, se non da alcuni progettisti illuminati, e comple-tamente ignorato dalla legislazione vigente. Il commissioning, se fatto con coscienza e accuratezza, è un processo di qualità di grande impor-tanza che, seppure comporti costi per la sua applicazione, determina una serie di risparmi sia di investi-mento sia nella vita utile dell’edificio. Purtroppo non è facile farne capire il valore e le potenzialità alla com-mittenza, per cui i professionisti che dispongono delle capacità per por-tarlo avanti spesso sono costretti a non applicarlo.� n

aspetti economici (perché devo spendere oggi tanto denaro per ridurre le spese di gestione) a quelli estetici (non mi piacciono le schermature; gli schermi li voglio all’interno; non mi piacciono i pannelli sul tetto). Tristemente, molto spesso la committenza meno sensibile a questi problemi è proprio quella Pubblica Amministrazione che invece dovrebbe costituire un esempio virtuoso per il cittadino.

Gli stessi costruttori, in molti casi, non sono ancora entrati nell’ordine di idee che gli edifici devono autoprodurre energia. E a questo pro-posito, viene da parlare di nZEB.

Gli nZEBIl 31 dicembre 2018 si avvicina a grandi passi. A

partire da questa data, gli edifici di nuova costruzione che sono di proprietà delle pubbliche amministra-zioni o comunque da queste occupati dovranno essere edifici a energia quasi zero. Questa dispo-sizione si applica a tutti gli edifici costruiti a par-tire dall’1 gennaio 2021.

È vero che la discussione sugli nZEB è ancora vivace, si pensi alla questione ZEB/nZEB ampia-mente discussa in un articolo del prof. Mazzareella in questo stesso numero di AiCARR Journal, per cui i progettisti sono un po’ disorientati, ma è altrettanto vero che qualcosa a livello legislativo dovrebbe cominciare a muoversi. E qui iniziano (o ricominciano) le dolenti note cui si è già accen-nato nella storia di questa vicenda. La Direttiva 2010/31/UE e il Regolamento delegato 244/2012 introducono alcuni concetti nuovi rispetto alla EPBD, in particolare l’obbligo di progettare edi-fici nZEB. Il Decreto, che sulla carta è il decreto di recepimento della Direttiva, si limita all’art. 5 a rinviare a un decreto da pubblicare entro il 31 dicembre 2014, contenente il Piano d’azione desti-nato ad aumentare il numero di edifici a ener-gia quasi zero: nessuna traccia di cosa si dovrà fare per rispettare la scadenza del 2018. Il rischio è che a fine anno 2018 venga pubblicato l’en-nesimo strumento legislativo improvvisato e da modificare subito, al quale professionisti e case di software dovranno adeguarsi nel giro di bre-vissimo tempo. Tutto ciò, come sempre, a disca-pito della qualità del progetto.

I controlliAltra spina dolente. Come spesso accade, i

controlli previsti dalla legge non vengono effet-tuati e ciò spinge alcuni progettisti a non rispet-tare gli obblighi nella certezza che non saranno soggetti alle sanzioni previste. Tutto ciò pena-lizza coloro che operano eticamente, in quanto il loro comportamento comporta tempi e costi aggiuntivi.

La responsabilità è evidentemente da imputare agli enti quali i Comuni, che si trincerano spesso dietro la scusante della mancanza di personale da dedicare a questa attività. Peccato che i controlli

impedimento tecnico, il che mette il progettista al riparo da sanzioni nel caso in cui non riesca a rispettare le prescrizioni di legge, ma è altrettanto vero che spesso l’impedimento viene invocato (ovviamente giustificandolo in qualche modo) anche quando non necessario e ciò penalizza i professionisti seri. Qui intervengono poi i con-trolli, dei quali si parlerà in seguito.

Il calcolo delle prestazioni energetiche

Passando poi al calcolo delle prestazioni ener-getiche dell’edificio, il DL 63/13 prevede la pub-blicazione di uno o più decreti del Ministro dello Sviluppo Economico che definiranno la metodo-logia di calcolo della prestazione energetica e le sue modalità di applicazione, l’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici e la prestazione energe-tica degli edifici, le prescrizioni e i requisiti minimi riferiti alle prestazioni energetiche degli edifici e delle unità immobiliari, di nuova costruzione o oggetto di ristrutturazioni importanti o di riqua-lificazioni energetiche, determinati con l’utilizzo dell’edificio di riferimento (del quale non si sa ancora nulla), in funzione della tipologia edilizia e delle fasce climatiche. Come detto a propo-sito degli aspetti normativi, il Decreto riporta le norme transitorie rispetto alle quali la circolare 25 giugno n. 12976 precisa che “nelle more dell’ag-giornamento tecnico, le norme transitorie conte-nute all’articolo 9 del decreto legge 63/2003 per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici fanno riferimento al DPR 59/2009 e a specifiche norme tecniche (UNI e CTI) già note”.

Va poi ricordato che alcune Regioni hanno deliberato valore limite degli indicatori diversi da quelli previsti a livello nazionale. Questo comporta che il progettista ha l’obbligo di conoscere tutte le disposizioni regionali per poter lavorare al di fuori dei confini in cui abita, e fin qui nulla qua-estio, ed è spesso costretto a “scambi” di piaceri (e di file) con colleghi delle regioni interessate o ad adeguare il proprio software di calcolo ai differenti dispositivi regionali, attraverso l’acqui-sto dei vari pacchetti applicativi (sulla qualcosa ci sarebbe da impostare una discussione con le case di software). Il tutto in barba alla libera cir-colazione dei professionisti.

Altro bel problema è il rispetto delle norme tecniche, che talvolta sono in contrasto tra loro e spesso lo sono con i regolamenti di igiene comunali.

La committenzaPuò sembrare una stupidaggine, ma anche la

committenza, soprattutto quella privata, può costi-tuire un problema. Molte volte il committente, per quanto illuminato, non accetta di dover rispettare i vincoli di legge, sia in riferimento al fabbisogno di energia che all’uso di fonti rinnovabili. Questo atteggiamento, che può costituire un ostacolo for-midabile, è dovuto a varie cause che vanno dagli

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Sono molte le soluzioni idroniche disponibili per ridurre i costi energetici degli impianti HVAC, ottimizzandone al contempo il rendimento e le prestazioni. Nel campo della distribuzione idronica, TA Hydronics dispone di prodotti e know-how specialistici. Per dimostrare a voi e ai vostri clienti quanta energia si può risparmiare, lasciamo parlare i risultati.

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#2120

sia di verifica dei risultati per il rispetto dei vincoli di legge, soprattutto se si considera che i limiti del valore del fabbisogno non sono stati cam-biati. A questo proposito, è significativo che il DPR 75/13, approvato il 16 aprile scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 giugno, agli articoli 3 e 6 parli di attestato di certificazione energetica: è la conferma che l’iter dei provvedimenti legisla-tivi italiani è caratterizzato da un forte comporta-mento autistico e/o schizofrenico.

Tornando alla domanda formulata all’inizio di questo paragrafo, l’art. 2 del DPR sancisce che sono abilitati ai fini dell’attività di certificazione energe-tica, e quindi riconosciuti come soggetti certifica-tori, i tecnici abilitati, gli Enti pubblici e gli organismi di diritto pubblico operanti nel settore dell’energia e dell’edilizia, gli organismi pubblici e privati qua-lificati a effettuare attività di ispezione nel settore delle costruzioni edili, opere di ingegneria civile in generale e impiantistica connessa, accreditati presso l’organismo nazionale italiano di accreditamento, e

della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, fatto salvo nelle Regioni che hanno provveduto ad emanare proprie disposizioni normative in attuazione della direttiva 2002/91/CE”. Il fatto sostanziale è che il DL 63/11 definisce la prestazione energetica specifi-cando, e questa è la novità, che è “la quantità annua di energia primaria effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per sod-disfare, con un uso standard dell’immobile, i vari bisogni energetici dell’edificio” e che “può essere espressa in energia primaria non rinnovabile, rin-novabile, o totale come somma delle precedenti”. Evidentemente nella definizione ci sono due errori: il primo consiste nel fatto che una quantità di ener-gia non rappresenta una prestazione, ma al limite è un indicatore di una prestazione; il secondo è legato al concetto di prestazione energetica di un sistema edificio-impianto, che deve tener conto solo dell’energia primaria non rinnovabile. Inoltre tutto ciò comporta una novità importante sia a livello di procedura di calcolo, che va modificata,

L a prima cosa che viene da chiedersi, a valle della pubblicazione del DPR 75/13 è il significato del cer-

tificato energetico, anzi, dell’attestato di prestazione energetica, visto che siamo passati dall’ACE all’APE: il primo, secondo la definizione riportata nel DLgs 192/05, è il “documento redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto, attestante la prestazione energetica ed eventual-mente alcuni parametri energetici caratteristici dell’edificio”; il secondo, per il DPR 75/13, è il “documento, redatto nel rispetto delle norme con-tenute nel presente decreto e rilasciato da esperti qualificati e indipendenti che attesta la prestazione energetica di un edificio attraverso l’utilizzo di specifici descrittori e fornisce rac-comandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica”. Questa que-stione, che potrebbe sembrare solo formale, nasconde invece qualcosa di ben più sostanziale. Innanzitutto va detto che già la Direttiva 2002/91 prevedeva l’“energy performance cer-tificate of a building” che in italiano è stato tradotto “attestato del ren-dimento energetico di un edificio” e nel 192/05 “attestato di certifica-zione energetica o di rendimento energetico dell’edificio”. Quindi, in qualche modo si può dire che è stato sanato un errore iniziale di traduzione. Fatto è che le case di sof-tware hanno dovuto modificare tutti i modelli sostituendo “prestazione” a “certificazione”; fin qui il fatto formale, rispetto al quale sono comunque sorti alcuni dubbi che la Circolare del 25 giugno n. 12976 ha fugato, pre-cisando che in attesa che vengano pubblicati i decreti di cui si è parlato a proposito del calcolo delle presta-zioni energetiche, bisogna redigere l’APE “secondo le modalità di cal-colo di cui al decreto del Presidente

Come si può pensare di affidare una certificazione energetica a professionisti che non hanno nemmeno idea di come si affronta lo studio del sistema edificio-impianto?

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3

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#21 21

Il DPR 75/13 riporta i requisiti necessari per essere abili-tati alla certificazione energetica degli edifici. Esistono due possibilità di abilitazione, come dettagliato nel seguito. L’elenco è abbastanza complesso, in quanto negli ultimi anni i percorsi formativi universitari sono stati più volte modificati, passando attraverso i cosiddetti vec-chio e nuovo ordinamento per giungere al nuovissimo. Per consentire al lettore interessato di orientarsi, oltre alla denominazione del titolo sono state riportate anche le indicazioni sulle corrispondenti classi di laurea e sui regimi legislativi cui fare riferimento.La prima categoria comprende i professionisti in possesso dei titoli che seguono, che abbiano conseguito l’abilita-zione all’esercizio e che siano iscritti agli ordini professio-nali o ai collegi di riferimento. 1. laurea magistrale in (in parentesi la classe di laurea come da DM 16 marzo 2007):architettura e ingegneria edile – architettura (LM-4),ingegneria chimica (LM-22)ingegneria civile (LM-23)ingegneria dei sistemi edilizi (LM-24)ingegneria della sicurezza (LM-26) ingegneria elettrica (LM-28)ingegneria energetica e nucleare (LM-30) ingegneria gestionale (LM-31)ingegneria meccanica (LM-33) ingegneria per l’ambiente e il territorio (LM-35)scienza e ingegneria dei materiali (LM-53)scienze e tecnologie agrarie (LM-69) scienze e tecnologie forestali ed ambientali (LM-73) 2. laurea specialistica in (in parentesi la classe di laurea come da DM 28 novembre 2000):architettura e ingegneria edile (4/S) ingegneria chimica (27/S)ingegneria civile (28/S)ingegneria elettrica (31/S) ingegneria energetica e nucleare (33/S)ingegneria gestionale (34/S) ingegneria meccanica (36/S) ingegneria per l’ambiente e il territorio (38/S) scienza e ingegneria dei materiali (61/S) scienza e gestione delle risorse rurali e forestali (74/S) scienze e tecnologie agrarie (77/S) 3. diploma di laurea in (secondo equipollenza come da DM 5 maggio 2004): architettura ingegneria edile – architettura ingegneria chimicaingegneria civile ingegneria edileingegneria elettrica ingegneria nucleare ingegneria gestionale ingegneria meccanica ingegneria industriale ingegneria per l’ambiente e il territorio ingegneria dei materiali scienza dei materialiscienza forestali e scienze forestali e ambientali scienze agrarie scienze agrarie tropicali e subtropicali

scienze e tecnologie agrarie4. laurea in (in parentesi la classe come da DM 16 marzo 2007 e da DM 4 agosto 2000):ingegneria civile e ambientale (L-7)ingegneria industriale (L-9); comprende le aree dell’inge-gneria aerospaziale, dell’automazione, biomedica, chimica, elettrica, energetica, gestionale, dei materiali, meccanica, navale, nucleare, della sicurezza e protezione industrialescienze dell’architettura (L-17) scienze e tecniche dell’edilizia (L-23)scienze e tecnologie agrarie e forestali (L-25)scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile (4)ingegneria civile e ambientale (8) ingegneria industriale (10); comprende le aree dell’inge-gneria aerospaziale, dell’automazione, biomedica, chimica, elettrica, energetica, gestionale, dei materiali, meccanica, navale, nuclearescienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali (20)5. diploma di (come da DPR 15 marzo 2010 n.88 e da DPR 30 settembre 1961, n.1222 e smi):

Istruzione tecnicaSettore tecnologico

Indirizzo C1(meccanica)

Indirizzo C3(elettronica ed elettrotecnica)

Indirizzo C9(costruzioni ambiente e territorio)

Articolazione energia

Articolazione elettrotecnica

Perito industrialeIndirizzi specializzati: edilizia, elettrotecnica,

meccanica, termotecnica

GeometraPerito agrario o agrotecnico

I professionisti che rispondono a uno dei requisiti riportati nei punti da 1 a 5, ma non hanno conseguito l’abilitazione professionale in tutti i campi concernenti la progettazione di edifici e impianti asserviti agli edifici stessi, e quelli dell’elenco che segue possono essere abilitati esclusiva-mente in materia di certificazione energetica degli edifici se hanno frequentato un corso di formazione per la certifi-cazione energetica degli edifici e superato l’esame finale.b. laurea magistrale in (in parentesi la classe di laurea come da DM 16 marzo 2007):fisica (LM-17)ingegneria aerospaziale e astronautica (LM-20)ingegneria biomedica (LM-21)ingegneria dell’automazione (LM-25)ingegneria delle telecomunicazioni (LM-27)ingegneria elettronica (LM-29)ingegneria informatica (LM-32)ingegneria navale (LM-34)matematica (LM-40)modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (LM-44)pianificazione territoriale urbanistica e ambientale (LM-48)scienze chimiche (LM-54)scienze della natura (LM-60)scienze e tecnologie geologiche (LM-74)scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio (LM-75)scienze geofisiche (LM-79)c. laurea specialistica in (in parentesi la classe di laurea come da DM 28 novembre 2000):

fisica (20/S)ingegneria aerospaziale e astronautica (25/S)ingegneria biomedica (26/S)ingegneria dell’automazione (29/S)ingegneria delle telecomunicazioni (30/S)ingegneria elettronica (32/S)ingegneria informatica (35/S)ingegneria navale (37/S)matematica (45/S)modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (50/S)pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale (54/S)scienze chimiche (62/S)scienze naturali (68/S) scienze ambientali (82/S)scienze geofisiche (85/S)scienze geologiche (86/S)d. diploma di laurea (secondo equipollenza come da DM 5 maggio 2004):ingegneria aerospaziale e astronautica ingegneria biomedica ingegneria medicaingegneria delle telecomunicazioni ingegneria elettronica ingegneria informatica ingegneria navale matematica pianificazione territoriale e urbanistica pianificazione territoriale, urbanistica e ambientalepolitica del territoriourbanisticachimicascienze naturali scienze ambientali e. laurea in (in parentesi la classe come da D.M. 16 marzo 2007 e da DM 4 agosto 2000):ingegneria dell’informazione (L-8)scienze e tecnologie fisiche (L-30)scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, pae-saggistica e ambientale (L21)scienze e tecnologie chimiche (L27)scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (L32)scienze geologiche (L34)scienze matematiche (L35)urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale (7)ingegneria dell’informazione (9)scienze della terra (16)scienze e tecnologie chimiche (21)scienze e tecnologie fisiche (25)scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (27)scienze matematiche (32)f. diploma di (come da DPR 15 marzo 2010 n.88 e da DPR 30 settembre 1961, n.1222 e smi)

Istruzione tecnicaSettore tecnologico

Indirizzo diverso da C1, C3, C8 e C9

Articolazione tutte

Perito industrialeIndirizzi specializzati: diversi da edilizia, elettrotecnica, meccanica, termotecnica

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infine le società di servizi energetici (ESCO). Il problema riguarda i tecnici abilitati: nel momento in cui si legifera che l’APE può essere elaborato e firmato non solo da ingegneri, architetti, geo-metri, periti tecnici e agronomi, ma anche da chimici, geologi, fisici, matematici e altri laureati che possono essere considerati tecnici abilitati secondo quanto riportato nel box 1, si sta affer-mando in maniera inconfutabile che si tratta di un documento praticamente inutile. Facendo un paragone di tipo sanitario, un medico, eventualmente assistito da personale paramedico, quando si trova di fronte a un paziente innanzitutto fa l’anam-nesi, poi passa alla visita, elabora le informazioni, formula una diagnosi e propone una cura, firmando poi tutti i certificati e le prescrizioni del caso. L’esempio è perfettamente calzante nel caso di edifici esistenti, ma funziona anche nel caso di edifici nuovi, se all’anamnesi si sostituisce la fase di concept del pro-getto, alla visita l’esame delle diverse possibilità progettuali, alla diagnosi la scelta della soluzione progettuale e alla cura la proposta di ulteriori possibili miglioramenti. Probabilmente non tutte le figure professionali considerate dal DPR hanno davvero le competenze per firmare un APE. È vero che il DPR prevede che i professionisti che non hanno competenze nel settore della termofisica dell’edificio debbano seguire un corso di formazione, superandone l’esame finale, ma resta da capire come un laureato per esempio in matematica possa diventare competente seguendo un corso di circa 64 ore, in cui viene insegnato di tutto, come risulta evidente ad una semplice let-tura dei contenuti minimi, riportati nel box 2. Dividendo più o meno equamente le ore per il numero di moduli, si ricava che in 8 ore il laureato di cui sopra deve poter essere messo in con-dizione di poter gestire argomenti complessi quali “Impianti termici: fondamenti e prestazione energetiche delle tecnologie tradizionali e innovative; soluzioni progettuali e costruttive per l’ottimizzazione dei nuovi impianti e la ristrutturazione degli impianti esistenti”. Se non si trattasse di un problema serio, ci sarebbe davvero da pensare a uno scherzo. Tra l’altro, come detto, sulla base del 63/13 l’attestato deve fornire anche rac-comandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica, che possono essere suggerite solo da chi ha piena padronanza dei fenomeni energetici coinvolti.

Viene da chiedersi e da chiedere come si possa pensare di affidare una certificazione energetica a professionisti che non hanno neanche idea di come si possa affrontare seria-mente lo studio del sistema edificio-impianto e come si possa banalizzare e ridicolizzare la professione del termotecnico fino a questo punto.

Ovviamente, il DPR presenta anche degli aspetti positivi: innanzitutto prevede che qualora il tecnico abilitato non abbia competenza specifica in uno degli aspetti tecnici previsto dal processo di certificazione debba cooperare con un altro tec-nico abilitato competente in materia, il che è certamente a favore del progettista termotecnico.

Il DPR affronta anche in maniera dettagliata il problema della terzietà del certificatore, stabilendo che, sia nel caso di edifici nuovi che in quello di edifici esistenti, questi non debba essere in rapporti con i produttori dei materiali e dei compo-nenti utilizzati nell’edificio e che non debba procurare van-taggi al richiedente, che in ogni caso non deve essere né il coniuge né un parente fino al quarto grado. Inoltre, nel caso di edifici nuovi, il certificatore non deve essere coinvolto, diret-tamente o indirettamente, nel processo di progettazione e realizzazione dell’edificio da certificare.

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#21 23

Nota generale: le norme transitorie contenute nel DLgs 192/05 sono state abrogate dal DPR 59/09, le cui norme sono a loro volta transitorie a seguito della pubblicazione del DL 63/03.

EDIFICI PRIVATI E PUBBLICI – Art. 3 c2bis DLgs. 192/05 e smi

Riferimento all’articolo 4 del DPR 59/09: Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti

CONTENUTI

SPECIFICHE

RIFERI-MENTI

APPLICAZIONE INTEGRALE

APPLICAZIONE INTEGRALE MA

LIMITATA ALL’INTERVEN

TO

APPLICAZIONE LIMITATA AL RISPETTO DI SPECIFICI PARAMETRI,

LIVELLI PRESTAZIONALI E PRESCRIZIONI

Nuovo edificio, nuovi Impianti in edifici

esistenti e ristrutturazione edifici

ad eccezione dei commi 2 e 3

(Art. 3 comma 1 lett, a)

Edifici esistenti ristrutturazione integrale con

Sutile > 1000 m2

(Art.3 comma 2 lett a.1)

Edifici esistenti demolizione e ricostruzione in manutenzione

straordinaria con Sutile > 1000 m2

(Art.3 comma 2 lett a.2)

Ampliamento edifici esistenti per

una volumetria maggiore del 20 % dell’intero edificio

(Art.3 comma 2 lett b)

Ristrutturazione totale o parziale, manutenzione

straordinaria dell’involucro edilizio ed ampliamenti

volumetrici all’infuori dei casi previsti nelle 3 colonne

precedenti (Art.3 comma 2 lett c.1)

Nuova installazione di

impianti termici in edifici esistenti e

loro ristrutturazione.

(Art.3 comma 2 lett c.2)

Sostituzione di generatori di

calore. (Art.3 comma

2 lett c.3)

[4.1]

I criteri generali e i requisiti della prestazione energetica per la progettazione degli edifici e per la progettazione ed installazione degli impianti sono fissati da: L 10/91 - DPR 412/93 – DPR 551/99

Tutte Tutte Tutte Tutte Tutte Tutte Tutte

[4.2] Verifica del fabbisogno di energia per il riscaldamento invernale

Calcolo di EPi Verifica che sia EPi ≤ EPi lim

DLgs 192/05 - All. C.1

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

[4.8] (eccezioni al [4.2])

Verifica del fabbisogno di energia per il riscaldamento invernale

Se è Strasp comp/Sutile < 0,18 si può omettere il calcolo di EPi Se sono rispettati i limiti imposti sull’involucro in [4.4.a,b,c] e le prescrizioni impiantistiche in [g.8.a,b,c,d], si può assumere EPi = EPlim purché:

- siano installati generatori con ηtu 100% ≥ (X + 2 log Pn), con X=90 per zone

A,B,C e X=93 per le zone D,E,F. Per Pn > 400 kW si pone Pn =400 kW

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

- la temperatura media del fluido in

Corrispondenza delle condizioni di progetto sia non superiore a 60°C.

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

- sia installata almeno una centralina di

termoregolazione in ogni unità immobiliare

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

- siano installate pompe di calore con ηu ≥ (90 + 3 log Pn)% . Si utilizza un fattore di conversione tra Eelettrica e Eprimaria definito dalla Autorità Energia Elettrice Gas

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

- sia verificata la condizione U ≤ Ulim con il valore di Ulim riportato nelle tabelle 2.1 dell’allegato C del DLgs 192/05 per le strutture opache verticali;

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

- sia verificata la condizione U ≤ Ulim con il valore di Ulim riportato nelle tabelle dell’allegato C del DLgs 192/05:

3.1 e 3.2 per le strutture opache orizzontali 4.a per le chiusure trasparenti 4.b per i vetri.

Esclusa la categoria E.8

Esclusa la categoria E.8

Esclusa la categoria E.8

Esclusa la categoria E.8

- - -

[4.3] Verifica del Fabbisogno di Energia per il raffrescamento estivo

Calcolo di Epe,invol Verifica che sia Epe,invol ≤ Epe,invollimite con Epe,invollimite pari a: - per edifici di categoria E.1, 40 kWh/m2 anno (zone climatiche A e B) 30 kWh/m2 anno (zone climatiche C,D,E e F) - per tutti gli altri edifici 14 kWh/m2 anno (zone climatiche A e B) 10 kWh/m2 anno (zone climatiche C,D,E e F)

Tutte Tutte Tutte Tutte - - -

[4.4.a] Verifica del valore di trasmittanza termica

Pareti verticali opache: - U ≤ Ulim a ponte termico corretto - U ≤ Um se non viene considerato il ponte termico o se il ponte termico non è corretto, con Um trasmittanza media parete corrente più ponte termico

DLgs 192/05 - All. C.2

- - - - Tutte

[4.4.b]

Pareti opache orizzontali e inclinate ponte termico corretto: - U ≤ Ulim - U ≤ Um se non viene considerato il ponte termico o se il ponte termico non è corretto, con Um trasmittanza media parete corrente più ponte termico. Pareti orizzontali su terreno: va considerata la U media tra struttura e terreno. La verifica non va fatta per gli edifici di categoria E.8.

DLgs 192/05 - All. C.3

- - - - Esclusa E.8 - -

[4.4.c]

Chiusure trasparenti: - U ≤ Ulim e Uvetro ≤ Uvetrolim. Riferito a porte, finestre vetrine anche se non apribili. Sono esclusi gli ingressi pedonali automatizzati.

DLgs 192/05 - All. C.4

- - - - Esclusa E.8

[4.5] Verifica del valore di rendimento

Calcolo di ηg Verifica che sia ηg < ηglim con ηglim = (75 + 3 log Pn) ηglim = 84% per Pn > 1000 kW per Pn > 100 kW è obbligatorio allegare una diagnosi energetica alla relazione di cui all’Art.8 del DLgs 192/05

DLgs 192/05 - All. C.5 DLgs 192/05 - Art. 8

- - - - - Tutte Tutte

[4.6.a] Obblighi da rispettare nel caso di sostituzione di generatori di calore

I nuovi generatori devono avere un rendimento ηtu 100% ≥ (90 + 2 log Pn). Per valori maggiori di 400 kW si applica il limite max a 400 kW (95%).

- - - - - - Tutte

[4.6.b]

Le pompe di calore devono avere un rendimento utile in condizioni nominali riferito all’energia primaria ηu ≥ (90 + 3 log Pn). Il fattore di conversione da kWhel a MJ è definito dall’AEEG.

- - - - - - Tutte

[4.6.c]

Deve essere installata una centralina di termoregolazione programmabile per ogni generatore di calore e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone che, per le loro caratteristiche di uso ed esposizione possano godere, a differenza degli altri ambienti riscaldati, di apporti di calore solari o comunque gratuiti.

- - - - - - Tutte

[4.6.d] L’eventuale aumento di potenza del nuovo generatore di calore rispetto a quello esistente deve essere motivato.

- - - - - - Tutte

[4.6.e] Se i generatori di calore sono a servizio di più unità immobiliari, deve essere verificata la corretta equilibratura del sistema di distribuzione.

- - - - - - Tutte

[4.6.f]

Nel caso di sostituzione del generatore di calore con Pn < 35 kW, le autorità locali competenti possono richiedere la relazione tecnica di cui al comma 19 oppure la dichiarazione ai sensi della 46/90 e smi.

- - - - - - Tutte

un edificio nuovo o una ristrutturazione, interro-gare il sistema per sapere cosa si deve fare nelle diverse situazioni per rispettare i vincoli di legge.

Sempre in termini di legislazione, sarebbe fon-damentale che il legislatore si impegnasse a pro-durre documenti definitivi, nel senso che non è più pensabile avere un documento pubblicato in gazzetta che dopo pochi mesi deve essere modi-ficato perché, nel migliore dei casi, incompleto. Non è più pensabile che ci si riduca all’ultimo

salti mortali da un decreto a una legge a una circolare per mettere insieme le informazioni. In Tabella 1 sono raccolte alcune prescrizioni legi-slative relative a edifici privati e pubblici. Sul sito di AiCARR, nella sezione normativa (riservata ai soli Soci) è riportato uno strumento da cui è stata tratta questa tabella, che comprende tutti i casi previsti dalla legislazione vigente. Utilizzando lo strumento realizzato da AiCARR è possibile, una volta definito se il progetto di interesse riguarda

Cosa farePer cominciare, bisognerebbe

esercitare controlli seri sull’attività dei professionisti. Non si può aspet-tare che un certificato energetico venga messo in vendita a 39,00 euro su Groupon per gridare allo scandalo.

Poi sarebbe importante avere una legislazione chiara, che non costringa il professionista a fare

Tabella 1 – Acune prescrizioni legislative relative a edifici privati e pubblici

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#2124

sarebbero quello di avere un unico riferimento e il fatto che, scrivendo ex novo il documento, sarebbero auto-maticamente evidenziate e quindi facilmente eliminabili le discrasie e le incoerenze attualmente esi-stenti. Ovviamente, AiCARR, con i suoi esperti, si propone come inter-locutore qualificato per la realizza-zione di questo progetto ed è a disposizione degli esperti ministe-riali per qualunque tipo di collabo-razione.� n

* Francesca R. d’Ambrosio Alfano, Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Salerno

Luca A. Piterà, Segretario Tecnico AiCARR

fino ai sistemi di conversione dell’energia.Per questi motivi AiCARR ritiene di poter fare

alcune proposte. La prima riguarda il coinvolgi-mento dei professionisti: la trasversalità delle pro-fessionalità coinvolte nell’associazione può essere utile per superare le ancestrali difficoltà tra lin-guaggi diversi, quali quelli degli architetti e degli ingegneri. L’Associazione avrebbe piacere di rice-vere dai progettisti, soci e non, contributi, consigli, sfoghi che raccoglierebbe, sintetizzerebbe e pro-porrebbe sulle pagine di questa rivista offrendo a sua volta commenti e possibilmente soluzioni.

La seconda parte dal fatto che AiCARR ritiene indispensabile che si giunga alla definizione di un quadro legislativo chiaro ed efficace. In parti-colare, auspica uno strumento legislativo sull’ef-ficienza energetica in edilizia che raccolga tutti i contenuti delle diverse leggi attualmente in vigore, dalla relazione ex L 10/91, prevista dal 311/06 ai vincoli sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, e abroghi tutto ciò che finora è stato pubblicato. I vantaggi

giorno, e anche dopo, per rispondere a direttive europee quando il tempo concesso è tre anni. Ancora, potrebbe essere molto utile iniziare un dibattito tra professionisti, per definire problema-tiche e istanze comuni da portare con forza sui tavoli legislativi e normativi. Questo ruolo è indub-biamente degli Ordini professionali, che però rac-colgono solo le opinioni dei propri iscritti.

Le proposte di AiCARRAiCARR, come tutti sanno, è un’associazione

che raccoglie tutti gli operatori del settore del risparmio energetico: produttori, installatori, pro-gettisti, studenti, professori universitari. In questo senso, l’associazione si pone come interlocutore competente per tutti i problemi relativi al rispar-mio energetico, dall’isolamento termico dell’in-volucro ai sistemi HVAC alla qualità dell’ambiente interno in riferimento all’edilizia, alle apparecchia-ture termiche e ai grossi impianti utilizzati nell’in-dustria, all’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia,

Contenuti minimi del Corso di formazione per teCniCi abilitati alla CertifiCazione energetiCa degli edifiCiI corsi possono essere svolti, a livello nazionale, da uni-versità, organismi ed enti di ricerca, da consigli, ordini e collegi professionali autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico, di intesa con il Ministero delle infrastrutture e quello dell’ambiente. A livello regio-nale i corsi possono essere svolti dalle Regioni e dalle Province autonome o da altri soggetti, con competenza specifica, autorizzati dalle predette amministrazioni.Durata minima 64 oreI ModuloLa legislazione per l’efficienza energetica degli edifici.Le procedure di certificazione.La normativa tecnica.Obblighi e responsabilità del certificatore.II ModuloIl bilancio energetico del sistema edificio impianto.Il calcolo della prestazione energetica degli edifici.

Analisi di sensibilità per le principali variabili che ne influenzano la determinazione.III ModuloAnalisi tecnico economica degli investimenti.Esercitazioni pratiche con particolare attenzione agli edifici esistenti.IV ModuloInvolucro edilizio:• le tipologie e le prestazione energetiche dei

componenti;• soluzioni progettuali e costruttive per l’ottimizza-

zione: dei nuovi edifici; • del miglioramento degli edifici esistenti.V ModuloImpianti termici:• fondamenti e prestazioni energetiche delle tecno-

logie tradizionali e innovative;

• soluzioni progettuali e costruttive per l’ottimizza-zione: dei nuovi impianti;

• della ristrutturazione degli impianti esistenti.VI ModuloL’utilizzo e l’integrazione delle fonti rinnovabili.VII ModuloComfort abitativo.La ventilazione naturale e meccanica controllata.L’innovazione tecnologica per la gestione dell’edifi-cio e degli impianti.VIII ModuloLa diagnosi energetica degli edifici.Esempi applicativi.Esercitazioni all’utilizzo degli strumenti informatici posti a riferimento dalla normativa nazionale e pre-disposti dal CTI

le noVità introdotte dalla legge di ConVersioneAl momento di andare in stampa è arrivata la notizia della conversione in Legge del DL 63, che ha subito alcune variazioni durante l’iter parlamentare. Qui di seguito sono riportate alcune delle modifiche principali riguardanti il ruolo e i problemi del progettista.Attestato di prestazione energetica1. Deve essere prodotto non più al termine dei lavori, ma entro 15 giorni dalla

data di richiesta del rilascio del certificato di agibilità.2. Va prodotto anche in caso di trasferimento di immobili a titolo gratuito.3. Se non viene allegato al contratto di vendita, agli atti di trasferimento di immo-

bili a titolo gratuito o ai nuovi contratti di locazione, questi contratti sono nulli.4. Può essere riferito a più immobili serviti dallo stesso impianto non più solo a

parità di destinazione d’uso, ma anche a parità di situazione al contorno, orien-tamento e geometria.

5. La sua validità temporale massima dipende dalle operazioni di controllo di efficienza energetica non più del solo impianto termico, ma in generale dei

sistemi tecnici dell’edificio.6. Per gli edifici utilizzati dalla pubblica amministrazione e aperti al pubblico che

non ne sono ancora dotati, va prodotto entro 180 giorni, non più 120, dalla data di pubblicazione della legge.

Fonti rinnovabili7. Per gli edifici di nuova costruzione deve essere fatta uno studio di fattibilità

tecnica, ambientale ed economica, opportunamente documentato, dell’inse-rimento di “sistemi alternativi ad alta efficienza, tra i quali sistemi di fornitura di energia rinnovabile, cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento, pompe di calore e sistemi di monitoraggio e controllo attivo dei consumi”.

Calcolo 8. Nel calcolo della prestazione energetica degli edifici non residenziali sono stati

esclusi i consumi di energia dovuti agli ascensori e alle scale mobili.9. Tra le norme da rispettare è stata inserita la UNI EN 15193 - Prestazione ener-

getica degli edifici - Requisiti energetici per illuminazione.

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F.D. Il decreto legge 63 prevede una serie di passaggi intermedi per arrivare all’obiettivo di edifici ad energia quasi zero in funzione dei livelli ottimali di costo. Il Consiglio nazionale degli Ingegneri ha previ-sto qualche iniziativa per seguire l’evoluzione della legislazione e della normativa in materia?

A.Z. Il CNI nell’ambito di un protocollo d’in-tesa recentemente stipulato con il CTI (Comitato Termotecnico Italiano) ha dato la propria dispo-nibilità a collaborare e dare un contributo di professionalità su tale importantissimo tema. In particolare è stato proposto al CTI di creare un gruppo di lavoro ad hoc che possa dialogare in maniera fattiva anche con il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), in particolar modo sulle caratteristiche degli edifici di riferimento e sugli NZEB. È stata già trovata una prima intesa con il CTI e si sta cercando di trovare l’ulteriore sinergia con il MISE.

Tra gli aspetti più impattanti sulla professione del nuovo Attestato di Prestazione Energetica ci sono gli interventi migliorativi che il profes-sionista dovrebbe suggerire al proprietario, unitamente agli strumenti finanziari per attuarli. Considerato che, visti i requisiti richiesti al profes-sionista abilitato, potrebbe mancare il valore aggiunto dal professioni-sta nell’identificazione degli interventi migliorativi, per quale motivo un utente dovrebbe spendere più dei 39 euro proposti dai siti on line visto che la certificazione è redatta con uno dei software certificati CTI, commer-cializzati in tutta Italia o con software messi a disposizioni dalle Regioni?

Il CNI ha sempre sostenuto, e continua a soste-nere, che, visto l’impalcato di leggi e decreti in mate-ria, l’ACE (oggi APE) non avrebbe mai contribuito a realizzare effettivi risparmi energetici: infatti non si ha il coraggio di chiamarla con il suo nome più appropriato e tecnicamente corretto e cioè “dia-gnosi energetica”, relegandola al ruolo seconda-rio (ed ipocrita) di “raccomandazioni”. Stante così le cose, non c’è nessun motivo per cui un utente debba spendere più dei 39 euro proposti dai siti on line per tali prestazioni! Il CNI pertanto pro-pone di rivalutare la diagnosi energetica, che è cosa diversa dalla certificazione energetica, e per la quale sono richieste indiscusse e precise com-petenze professionali. In tal senso si segnala l’esi-stenza della norma “UNI CEI 11339:2009. Gestione dell’energia – Esperti in gestione dell’energia – Requisiti generali per la qualificazione”.

Il decreto 63 introduce controlli e sanzioni per comportamenti scor-retti del professionista. In quale maniera gli Ordini e i Collegi potrebbero supportare la pubblica amministrazione nella verifica della regola-rità operativa dei propri iscritti? Chi potrebbe svolgere questo ruolo di

nazionali diviene necessa-rio. La recente indagine Oice

sulle società d’ingegneria attesta che solo quelle di grandi

dimensioni e con visione interna-zionale riescono a cresce di fatturato. Il CNI

cosa fa per aiutare i professionisti meno struttu-rati a lavorare con l’estero senza essere costretti ad espatriare definitivamente, come i dati sull’immi-grazione in Germania ci stanno dicendo?

Il CNI è convinto che l’interna-zionalizzare della categoria, e quindi degli ingegneri italiani, è aspetto di primaria valenza e rilevante impor-tanza strategica. In quest’ottica è operativo, dall’insediamento di que-sto Consiglio il Gruppo di Lavoro “Internazionalizzazione della Professione”, che sta già operando fattivamente in questa direzione attra-verso la stretta collaborazione con altri organismi europei e con ini-ziative volte al raggiungimento di tale obiettivo. In quest’ottica nel mese di novembre 2013 si terrà a Lecce, organizzata dal CNI, un’im-portante conferenza sull’Ingegne-ria nel Mediterraneo.

Oggi il tema delle Smart cities riesce a far dia-logare tutti i rami dell’ingegneria, dalla gestione energetica della città, alla mobilità, alle infrastrut-ture sostenibili, alla comunicazione tra tutti que-sti apparati. Considerato che nel “semplice” sistema edificio c’è ancora qualche problema di comunica-zione tra i professionisti, ritiene che la formazione e le modalità di lavoro dell’ingegnere siano oggi adeguate ad affrontare la sfida del “sistema Città”?

C’è innanzi tutto un problema di adeguamento della formazione universitaria: ad esempio si dovreb-bero valorizzare i corsi di progetta-zione integrata. Il tema dello smart building sarà certamente centrale nei programmi di formazione pro-fessionale continua di prossima atti-vazione, in forza del regolamento approvato nei giorni scorsi. Il CNI sta svolgendo una pressante azione nei confronti dei propri iscritti invitan-doli a forme di aggregazione e di costante presenza nei più impor-tanti sistemi di comunicazione, al fine di superare la logica del pic-colo studio (spessissimo costituito da un solo componente), che ha sto-ricamente costituito l’articolazione prevalente di esercizio della profes-sione in Italia.� n

supporto nel caso di tecnici abilitati che non hanno albo professionale di riferimento, quali i laureati in matematica e fisica?

Le sanzioni c’erano anche prima, ma le Regioni non hanno applicato le procedure in maniera adeguata. Se le Regioni avvisassero in maniera puntuale e circostanziata gli Ordini dei compor-tamenti scorretti dei colleghi, certamente ver-rebbero intraprese le dovute azioni disciplinari, ancor più oggi in forza dell’istituzione dei collegi disciplinari voluti dalla recente riforma. Quanto ai certificatori senza albo rimandiamo al mittente (Governo e Ministero) il problema, magari rimo-dulando la norma che prevede in atto che si può diventare esperto in materia semplicemente fre-quentando un corso, senza una preparazione di base che può essere acquisita esclusivamente attraverso un percorso universitario, o di scuola superiore, che porti all’acquisizione di un titolo professionale di area tecnica.

Per una maggiore chiarezza della legislazione tecnica sarebbe impor-tante che il legislatore si impegnasse a produrre documenti definitivi e non norme parziali che rimandano a norme successive con il solo intento di evitare procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea. Tuttavia, all’estero molte leggi tecniche vengono elaborate con l’aiuto delle parti, anzi, spesso il legislatore ha solo un ruolo di mediazione o guida. Non pensa che questo ruolo debba essere degli ordini professionali che invece per ora si stanno limitando a raccogliere le opinioni degli iscritti?

Assolutamente d’accordo. Il CNI si sta muo-vendo negli ultimi mesi affinchè i nostri rappre-sentanti siano presenti nei tavoli di lavoro presso i Ministeri competenti nella fase in cui le leggi, le norme, i regolamenti, i decreti vengono elabo-rati e discussi, affinchè il nostro contributo possa essere utilizzato nella fase propedeutica e non a norma varata, dove gli interventi possono essere solo di dissenso e quindi privi di contributi positivi. In alcuni ambiti queste iniziative hanno trovato già riscontro. La linea del CNI è quella di produrre norme, leggi e decreti a carattere definitivo, dopo gli approfondimenti con tutte le forze sociali inte-ressate e competenti in materia, evitando il più possibile norme transitorie volte a rispondere ad infrazioni imposte dall’Unione Europea.

Un nuovo rapporto pubblicato recentemente da Global Construction Perspectives e Oxford Economics prevede che il volume di produzione edilizia crescerà di oltre il 70% in tutto il mondo entro il 2025, con un giro d’affari pari a 15.000 miliardi di dollari. Questo boom delle costruzioni interesserà prevalentemente tre paesi, vale a dire Cina, Stati Uniti e India e sarà all’insegna dell’efficienza energetica. Il poter lavorare oltre i confini

Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri

Rivalutiamo la diagnosi energetica

INTERVISTA A…

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#2126

L a Direttiva europea sul renDimento energetico degli edifici 31/2010 [1], che costituisce la revi-sione della 91/2002 [2], ha lanciato l’obiet-

tivo per il 2020 dell’edificio a energia quasi zero (NZEB), con l’obbligo per gli Stati membri di defi-nire cosa sia esattamente per ciascuno di loro un edificio NZEB.

Infatti, la Direttiva introduce solo una defini-zione molto generica che lascia spazio a diverse interpretazioni: edificio a energia quasi zero signi-fica “ad altissima prestazione energetica, determi-nata conformemente all’allegato I. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe

dei costi di investimento legati all’energia, dei costi di manuten-zione e di funzionamento (com-presi i costi e i risparmi energetici e gli utili derivanti dalla produzione di energia), se del caso, e degli eventuali costi di smaltimento; e

b) il ciclo di vita economico stimato è determinato da ciascuno Stato membro. Esso si riferisce al ciclo di vita economico stimato rima-nente di un edificio nel caso in cui siano stabiliti requisiti di prestazione

essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”.

La Direttiva [2] introduce poi anche il con-cetto della “cost optimality”, chiedendo agli Stati membri di ridefinire gli obiettivi di prestazione energetica degli edifici (il valore limite del fabbi-sogno energetico) prima del 2020 e per il 2020, tramite “il livello ottimale in funzione dei costi”, che rappresenta il livello di prestazione energe-tica che comporta il costo più basso durante il ciclo di vita economico stimato, dove:a) il costo più basso è determinato tenendo conto

È possibile definire in maniera chiara e univoca l’edificio a energia quasi zero, NZEB, così come richiesto dalla direttiva EPBD, solo attraverso la definizione dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale edificio, per essere univoco, coincide con l’edificio autarchico e non con il net Zero Energy Building, nNZEB

di Livio Mazzarella*

NZEB,nella lingua (e mente)

della UE

FOCUS NET ZEB

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#21 27

optimality”. Il che significa capire se l’obiettivo del 2020 deve essere definito secondo le stesse pro-cedure economiche dell’obiettivo del 2014 (dato che quello del 2013 è ormai passato).

La risposta è sì da un punto di vista metodolo-gico, no da un punto di vista del mercato immo-biliare. Infatti, la metodica di definizione del valore limite massimo ammissibile per il fabbisogno ener-getico non può che essere quella che coniuga l’ot-tenimento del massimo risparmio energetico con il concetto di sostenibilità economica e/o finan-ziaria, e quindi la procedura del “cost optimality”. Di contro, la definizione dei valori ottimali si basa da una parte sulle tecnologie impiegate (sia di involucro, sia di impianto) e dall’altra sui costi di realizzazione e di esercizio di tali tecnologie. È evi-dente che tecnologie, oggi non mature ma inte-ressanti sotto l’aspetto del risparmio energetico o dello sfruttamento delle fonti rinnovabili di ener-gia, potranno diventare economicamente soste-nibili in un futuro prossimo. Di conseguenza la risposta corretta è che la definizione dello NZEB va sdoppiata, nel senso che occorre stabilire una definizione tecnica che consenta il corretto cal-colo delle prestazioni energetiche definite nello spirito della Direttiva [1], e successivamente il valore numerico del limite massimo del fabbisogno ener-getico, non prima del 2019 (tenuto conto che l’ap-plicazione è al 2020, salvo che per la Lombardia che ha spostato l’introduzione dell’NZEB al 2015) per poter tenere conto delle possibili evoluzioni delle nuove tecnologie e dei loro costi.

La definizione tecnica dello NZEB, che è alla base delle modalità secondo le quali si calcola la prestazione energetica, non è banale, in quanto deve permettere di stabilire in maniera corretta, distinta e distinguibile:• l’altissima prestazione energetica dell’edificio

e non quella dei sistemi energetici fornitori di vettori energetici;

definizione della prestazione energetica degli edifici in generale e degli NZEB in particolare. Purtroppo, l’assenza di una chiara definizione legislativa sia su base nazionale sia su base regionale di cosa sia uno NZEB, associata al proliferare di interpre-tazioni differenti che spesso associano allo stesso acronimo (NZEB) significati diversi, determina una grande confusione. Nel seguito si cerca di dare una definizione univoca dello NZEB, valida in quanto basata sui contenuti della normativa vigente.

Definizione TeCniCA Di nzeBLa Direttiva [2] richiede tra l’altro per il 2013 la

ridefinizione dei valori limite di prestazione energe-tica degli edifici, secondo la procedura di ottimiz-zazione economica [3,4], e per il 2020 la definizione delle caratteristiche dello NZEB, da farsi con una specifica nazionale sui concetti di “altissima pre-stazione energetica” e “in misura molto significa-tiva da energia da fonti rinnovabili”, oltre che di “prodotta in loco o nelle vicinanze”.

In riferimento a questo obbligo ci si chiede se, per coerenza, anche lo NZEB debba essere definito in termini di prestazioni energetiche raggiungi-bili, cioè del. valore massimo limite del fabbiso-gno energetico, secondo la procedura del “cost

energetica per l’edificio nel suo complesso oppure al ciclo di vita economico stimato di un elemento edilizio nel caso in cui siano stabi-liti requisiti di prestazione energe-tica per gli elementi edilizi.Tale concetto viene dettagliato

nel successivo regolamento dele-gato (UE) n. 244/2012 [3], che integra la Direttiva [1] ”istituendo un qua-dro metodologico comparativo per il calcolo dei livelli ottimali in fun-zione dei costi per i requisiti minimi di prestazione energetica degli edi-fici e degli elementi edilizi”.

A supporto di questo regola-mento sono state poi emanate le linee guida [4] che, come riporta lo stesso titolo, costituiscono “orienta-menti che accompagnano il rego-lamento delegato (UE) n. 244/2012 del 16 gennaio 2012”

A completamento del quadro legislativo sulla prestazione ener-getica degli edifici, che ovviamente riguarda anche gli NZEB, occorre con-siderare anche la Direttiva sulla pro-mozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili del 2009 [5], che all’art 13, comma 4, chiede che:

“Entro il 31 dicembre 2014 gli Stati membri, nelle regolamentazioni e nei codici in materia edilizia o in altro modo avente effetto equivalente, ove opportuno, impongono l’uso di livelli minimi di energia da fonti rinnovabili in tutti gli edifici nuovi e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Gli Stati membri consen-tono di raggiungere tali livelli minimi anche mediante il teleriscaldamento o il teleraffrescamento prodotti uti-lizzando una quota significativa di fonti di energia rinnovabile”.

La successiva Direttiva del 2012 [6] sull’efficienza energetica non ha invece alcun impatto diretto sulla

Nzeb iN europe’s laNguage It is possible to clearly define the nearly zero-energy building, NZEB, as required by the EPBD directive, alone through the definition of the building zero energy, ZEB. This building, to be univocal, coincides with the building self-sufficient and not with the net Zero Energy Building, nNZEB.The ability to be a distributed generator to the national power grid does not conflict with the definition provided of NZEB, which is a feature of the building alone, while this capacity is a combined property of the building and the net-work and can be defined independently with an appropriate index of Electricity Exported to any production of CO2. The share of renewable energy used by one NZEB should be high and is still calculated starting from the knowledge of the same energy vectors counted for the calculation of EP, without weighing in terms of primary, since the Directive simply requires to know the percentage of substitution of the non-renewable energy sources with renewable ones.

Keywords: Nzeb, Epdb

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#2128

o calore o per operare processi chi-mici o fisici, o, più semplicemente, la corrente elettrica, i flussi termici legati al trasporto di fluidi termo-vettori, combustibili, ecc.

Sono quindi vettori energetici le portate di fluidi termovettori caldi e freddi, le correnti elettriche, le masse di combustibili importate, e tutti i flussi di energia che non necessaria-mente coincidono nella forma con la sorgente energetica che li ha pro-dotti. Di contro l’energia primaria è l’energia propria della sorgente di energia così come estratta o estrai-bile (un esempio di energia prima-ria della fonte solare è la radiazione elettromagnetica così come misu-rata nel punto di “estrazione”).

Dalle definizioni riportate dalla norma [7] è possibile derivare le seguenti, funzionali a una applicazione non ambigua della definizione di ZEB:Energia primaria non rinnova-bile: energia non rinnovabile che non è stata assoggettata ad alcuna conversione o processo di trasfor-mazione, cioè energia così come disponibile nella fonte non rinno-vabile, ad esempio petrolio o gas naturale.Energia primaria rinnovabile: energia rinnovabile che non è stata assoggettata ad alcuna conversione o processo di trasformazione, cioè energia così come disponibile nella fonte rinnovabile, ad esempio radia-zione elettromagnetica solare o ener-gia cinetica del vento.Vettore energetico non rinnova-bile: vettore energetico prodotto da conversione o trasporto dell’e-nergia primaria di una fonte non rinnovabile, ad esempio corrente elettrica distribuita dalla rete o por-tata di gas naturale fornita da un gasdotto.Vettore energetico rinnovabile: vettore energetico prodotto da con-versione o trasporto dell’energia pri-maria di una fonte rinnovabile, ad esempio corrente elettrica prodotta per conversione fotovoltaica dell’e-nergia solare o portata di acqua calda prodotta da collettori solari termici.

Infine, occorre richiamare la defi-nizione di fattore di conversione di un vettore energetico non rinnova-bile, sinteticamente indicato nella UNI EN 15603 [7] con il termine fattore di energia primaria non rinnovabile:

pari a 0 kWh/m² nell’anno, ottenuto senza espor-tare vettori energetici prodotti dall’edificio.

In questa definizione ci sono due punti di par-ticolare importanza, che verranno meglio appro-fonditi nel seguito:• l’affermazione che il fabbisogno energetico che

definisce la prestazione energetica è misurato in termini di energia primaria non rinnovabile;

• il fatto che ciò si deve ottenere senza esportare vettori energetici prodotti dall’edificio, ciò per distinguerlo dal net ZEB.

Per maggiore chiarezza conviene ricordare come sono definite secondo la UNI EN 15603 [7] le grandezze in gioco:Energia primaria: energia che non è stata assog-gettata ad alcuna conversione o processo di trasformazioneNota 1: L’energia primaria include energia rinnova-

bile e energia non rinnovabile. Se vengono prese in considerazione entrambe, può essere chiamata energia primaria totale.

Nota 2: Per un edificio, è l’energia utilizzata per produrre l’energia fornita all’edificio (ener-gia fornita). Viene calcolata dall’ammontare dei vettori energetici forniti ed esportati, utilizzando i fattori di conversione.

Energia non rinnovabile: energia estratta da una fonte che si esaurisce con l’estrazione (ad esempio i combustibili fossili).Energia rinnovabile: energia da una fonte che non è esaurita per estrazione, come ad esem-pio l’energia solare (termica e fotovoltaica), eolica, idraulica, biomassa rinnovabile.Vettore energetico: sostanza o fenomeno che può essere utilizzato per produrre lavoro meccanico

• lo sfruttamento corretto delle fonti di energia rinnovabile;

• il significato della locuzione “prodotta in loco o nelle vicinanze”, o comunque deve definire una metrica per distinguere tra “vicinanze” diverse.

In tale ottica il Comitato Tecnico 371 del CEN sta revisionando la norma EN 15603 del 2008, recepita in Italia come UNI EN 15603 [7]. Attualmente la proposta di revisione è in inchie-sta tra gli Enti normatori degli Stati membri del CEN e l’invio di commenti è previsto entro il 2 ottobre 2013, per cui la nuova versione sarà pronta agli inizi del 2014

Qui di seguito è riportata una procedura pro-posta dall’Autore che permette di descrivere le modalità di calcolo della prestazione energetica attraverso le definizioni dei confini del sistema, dei flussi energetici che li attraversano e del posi-zionamento e appartenenza o meno dei conver-titori di energia rinnovabile ai sistemi impiantistici dell’edificio, tenendo conto anche di quanto viene attualmente sviluppato in ambito normativo.

Definizione del riferimento: lo zeBPer poter definire l’altissima prestazione ener-

getica, occorre definire un riferimento univoco rispetto al quale misurarla, che è evidentemente l’edificio a fabbisogno energetico nullo, ZEB (Zero Energy Building).

Anche per lo ZEB non esiste una definizione chiara e condivisa a livello internazionale. Considerato che il riferimento deve anche essere indipendente dal metodo di misura, qui lo ZEB sarà considerato come:

Edificio a energia nulla (ZEB): edificio caratteriz-zato dall’impiego di energia primaria non rinnovabile

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fattore di conversione in energia primaria.Questo concetto sarà più chiaro una volta

introdotta la modalità di calcolo della presta-zione energetica.

Definizioni dei confini del sistemaLa definizione della prestazione energetica

dello ZEB e dello NZEB è basata sui vettori ener-getici che attraversano opportuni confini di rife-rimento, che possono o meno coincidere con i confini materiali dell’edificio e dei suoi sistemi tecnologici.

Con riferimento alla figura 1, che si riferisce solo al sito dell’edificio per evidenziare l’energia prodotta in loco da fonte rinnovabile così come richiesto dalla direttiva EPBD [1], i principali con-fini di riferimento cui si applica il bilancio energe-tico per determinare i vettori energetici necessari

dell’indicatore della Direttiva va letta come ener-gia primaria non rinnovabile.

L’affermazione vincolante “senza esportare vet-tori energetici prodotti dall’edificio” che compare nella definizione di ZEB qui proposta specifica proprio che non è di fatto consentito bilanciare la richiesta di importazione di vettori energetici con l’esportazione di vettori energetici prodotti dall’edificio stesso, che moltiplicati per opportuni valori dei fattori di conversione di energia primaria possono portare ad un valore nullo, cioè possono azzerare l’utilizzo di energia primaria non rinnova-bile con diverse combinazioni di fattori.Tale vin-colo consente di definire lo zero in modo univoco: cioè è possibile ottenere un fabbisogno nullo di energia primaria solo quando non vi è alcun vet-tore energetico non rinnovabile importato, indi-pendentemente dal valore che si attribuisce al

fattore di energia primaria non rinnovabile: per un dato vettore energetico, l’energia primaria non rinnovabile divisa per l’energia for-nita, dove l’energia non rinnovabile è quella necessaria per alimentare una unità di energia fornita, tenendo conto dell’energia non rinnovabile necessaria per l’estrazione, la lavo-razione, lo stoccaggio, il trasporto, la generazione, la trasformazione, la trasmissione e la distribuzione e di eventuali altre operazioni necessarie per la consegna all’edificio in cui l’e-nergia fornita dovrà essere utilizzata.

Per esempio, per il vettore cor-rente elettrica fornita dalla rete se prodotta da una centrale di potenza alimentata a gas naturale, il fattore di energia primaria dovrebbe tener conto dell’energia spesa per l’estra-zione e il trasporto a bocca centrale, dell’efficienza di conversione dell’e-nergia chimica del combustibile in energia elettrica e delle perdite di trasporto nella rete elettrica, otte-nendo quindi un coefficiente sem-pre maggiore dell’unità. È evidente che tale fattore è dipendente dalla efficienza dalla tecnologia di conver-sione dalla forma propria dell’ener-gia della fonte alla forma dell’energia vettoriata all’utente finale e che il suo valore dovrà essere fornito dal distributore del vettore energetico in questione. Ogni altra soluzione per la definizione del valore dei fat-tori di conversione in energia pri-maria non rinnovabile sarà sempre puramente convenzionale o rappre-senterà un valore medio statistico.

Sulla base delle definizioni fin qui riportate è possibile comprendere il significato della definizione data di ZEB ed è chiaro il motivo per cui si è detto che la definizione fornita non dipende dalle modalità di misura.

L’obiettivo dichiarato della Direttiva EPBD [1] è la riduzione delle emissioni di CO2 e quindi la riduzione dell’impiego delle fonti energetiche non rinnovabili, la cui combustione porta appunto alla produzione di CO2. Da qui di fatto la corrispon-denza tra l’energia primaria gene-ricamente indicata dalla Direttiva quale indicatore di prestazione e l’energia primaria non rinnovabile, dato che l’impiego di energia rinno-vabile non genera una produzione netta di CO2; cioè l’energia primaria

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primaria, come definito dalla norma UNI EN 15603:2008 [7]. Il bilancio energetico su tale confine non tiene esplicitamente conto dell’energia pro-pria delle fonti di energia rinnovabile (che lo attraverserebbero se fosse un confine reale che circonda l’e-dificio), in quanto l’energia rinno-vabile estratta in loco per produrre i vettori energetici rinnovabili rap-presenta un termine sorgente (cioè interno al confine e che quindi non lo attraversa). Di contro, tale bilan-cio si applica ai vettori energetici, rinnovabili e non rinnovabili, che lo attraversano, pesati con i rispettivi fattori di conversione in energia pri-maria. Questo nel caso in cui tra i vettori energetici importati dall’edi-ficio non vi siano vettori energetici prodotti nelle vicinanze. Qualora vi fosse questa evenienza, il sistema dei confini di riferimento viene esteso con l’aggiunta del confine di rife-rimento di vicinanza, riportato in figura 2 e definito come:d) il confine di riferimento per il cal-

colo del fabbisogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile, se vi sono produzioni di vettori energetici in vicinanza dell’edificio oltre a quelli distribu-iti dalle reti regionali e/o nazio-nali (CRFEP di vicinanza).In questo caso il confine di riferi-

mento esteso (confine di riferimento di vicinanza) serve a mettere in evi-denza un impianto di produzione di un vettore energetico, producibile sia da fonte non rinnovabile sia da fonte rinnovabile, che si trova nelle vicinanze del sito dell’edificio e che serve l’edificio con il vettore pro-dotto. Questo confine, giustificato nella revisione della norma UNI EN 15603 [7] per poter assegnare valori dei fattori di conversione in ener-gia primaria dell’impianto di produ-zione in vicinanza dell’edificio diversi da quelli dello stesso vettore pro-dotto su base regionale o nazionale, di fatto ha significato solo se l’im-pianto di produzione è in qualche modo parte integrante dei sistemi tecnici dell’edificio.

Infatti, per trattare il primo caso (impianto non integrato) basta con-siderare più vettori dello stesso tipo importati ma con fattori di conver-sione in energia primaria aventi valori diversi (non serve aggiungere un

che va da a) a c), tenendo presente che i confini sono virtuali.

Il bilancio energetico sul sistema definito dal confine a) (CRFTE), se limitato al fabbisogno ter-mico, coincide con quanto definito nella norma UNI EN ISO 13790 [8] o nella specifica tecnica UNI-TS 11300-1 [9] e corrisponde al fabbisogno energetico utile.

Il bilancio energetico sul sistema definito dal confine b) (CRFE) porta alla determinazione dei vari vettori energetici, rinnovabili e non rinnova-bili, necessari per soddisfare il fabbisogno termico ed elettrico dell’edificio, e corrisponde a quanto descritto dalle specifiche tecniche UNI-TS 11300-2, -3 e -4 [10,11, 12].

Il bilancio energetico sul sistema definito dal confine c) consente infine di determinare il fabbi-sogno energetico dell’edificio in termini di energia

per il soddisfacimento dei servizi richiesti dall’e-dificio sono:a) il confine di riferimento per il calcolo del fabbi-

sogno termico ed elettrico dell’edificio, CRFTE (C.R. Fabbisogni termici ed elettrici, linea con-tinua blocco Usi Finali);

b) il confine di riferimento per il calcolo del fabbi-sogno energetico per vettore energetico dell’e-dificio, CRFE (C.R. Fabbisogni energetici, linea continua blocco Sistemi Tecnici dell’Edificio);

c) il confine di riferimento per il calcolo del fabbi-sogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile, se non vi sono produzioni di vettori energetici in vicinanza dell’edificio, CRIS (il confine del sito dell’edificio, linea tratteggiata).Per determinare la prestazione energetica

dell’edificio si applica un bilancio energetico a ciascuno dei 3 sistemi così individuati, nell’ordine

Figura 1 – Confini di riferimento dell’edificio per il calcolo di: a) fabbisogni termici ed elettrici, b) fabbisogni energetici (per vettore energetico), c) fabbisogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile

Figura 2 – Confini di riferimento dell’edificio per il calcolo di: d) fabbisogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile quando vi sono vettori energetici prodotti in vicinanza al sito dell’edificio

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della prestazione energetica dello NZEB, che può essere la seguente:0 < EP,x < EP,x|lim ovvero 0 < EPx < EPx|lim (4)dove EPx|lim dovrà essere fissato tramite la proce-dura di “cost optimality” prevista dalla Commissione Europea [3].

Questa scelta porta alla diretta conseguenza di non considerare “bilanciabili” i flussi di energia importata con quella autoprodotta e esportata, caratteristica alla base della definizione di un altro tipo di edificio, il net Zero Energy Building (net ZEB). Risulta quindi evidente come lo ZEB e il net ZEB siano tra loro diversi e di conseguenza l’N-ZEB (Nearly Zero Energy Building) sia diverso da un net NZEB (Nearly net Zero Energy Building).

Ma qual è la richiesta della direttiva EPBD [2]? È lo NZEB o il net NZEB?

La risposta è semplice e non comporta dubbi. La Direttiva chiede di definire la prestazione ener-getica di un edificio e di certificarla, chiede cioè di “misurare” una specifica proprietà dell’edifi-cio. Se uno NZEB richiede per il riscaldamento 10 kWh/m² annui, questo significa in modo uni-voco che quell’edificio importa una certa quan-tità di energia prodotta da fonti non rinnovabili, che a sua volta ha comportato l’impiego di una certa quantità di energia primaria non rinnova-bile, determinata in funzione del valore dei fat-tori di energia primaria adottati. Se invece i 10 kWh/m² annui sono richiesti da un edificio net NZEB, tale richiesta può essere dovuta alla diffe-renza (30-20) come alla differenza (300-290). Nel primo caso al sistema energetico nazionale sono stati chiesti 30 kWh/m² annui di energia prima-ria non rinnovabile (gas, barili di petrolio, ecc.), mentre nel secondo ben 300. Questa richiesta è stata bilanciata da una produzione in loco dello stesso vettore richiesto o di altro vettore energe-tico tramite produzione da fonte rinnovabile e l’e-sportazione al sistema energetico regionale e/o nazionale, che così andrebbe a evitare tale produ-zione con impiego di fonte non rinnovabile. Ciò è numericamente attuabile se e solo se si attribui-sce ai vettori energetici rinnovabili esportati quale fattore di conversione in energia primaria, non il fattore di conversione in energia primaria non rin-novabile (che sarebbe nullo o quasi nullo), ma un fattore di conversione che rappresenta l’energia primaria non consumata dal sistema energetico regionale e/o nazionale per effetto dell’immis-sione nella rete dell’unità di energia del vettore considerato. Ma la capacità di recepimento di pro-duzione locale da parte del sistema energetico regionale e/o nazionale non è infinita e soprat-tutto in certi momenti potrebbe non essere in grado di accogliere tale produzione.

È evidente quindi come la definizione dello NZEB, data a partire da quella dello ZEB, rappre-senti una prestazione che è una proprietà uni-voca dell’edificio, mentre il net NZEB è in grado di fornire certe prestazioni in modo non univoco

altro confine). Il secondo caso invece può essere identificato con un impianto consortile che serve più edifici e che a questi appartiene. In questo caso, l’impianto, a prescindere dalla vicinanza materiale all’edificio che potrebbe permettere di considerarlo interno al sito, non è includibile neppure virtualmente in quanto serve più edifici. Di conseguenza si preferisce mantenere l’impianto al di fuori del sito e evidenziare quanto viene impor-tato dall’edificio in termini di produzione in vicinanza e quanto invece proviene da pro-duzione a distanza attraverso i vettori scambiati da e per l’edificio e da e per le reti energetiche esterne (distanti).

Il tutto appare più chiaro se si considera un esempio pratico: un super condominio costituito da un insieme di condomini dotati di centrale termica convenzionale, ma serviti anche da una centrale termica solare che produce un vettore termico “caldo” o “freddo” in modo più efficiente ed economico sfruttando l’effetto di scala rispetto ad analoghi impianti presso ogni condominio.

Definizione della prestazione energeticaLa prestazione energetica degli edifici, NZEB compresi, è definita dalla Direttiva EPBD

[1] tramite l’indice di efficienza energetica EP espresso in fabbisogno annuale di ener-gia primaria per metro quadro di superficie utile, in genere kWh/m² annui per il servizio x considerato (riscaldamento, climatizzazione invernale, raffrescamento, climatizzazione estiva, ventilazione, illuminazione):EPx = EP,x / Autile (1)conEP,x = ∑ i (Eimp,i · f imp,i)x – ∑ j (Eesp,j · fesp,j)x (2)dove EP,x è l’energia primaria associata al servizio x calcolata come differenza tra le somma dei vettori energetici importati per i valori dei loro fattori di conversione di energia pri-maria e dei vettori energetici esportati per i valori dei relativi fattori di conversione in energia primaria (E rappresenta il generico vettore energetico). Si ricorda che fattore di energia primaria qui è sinonimo di fattore di conversione in energia primaria non rinno-vabile e che i fattori riferiti agli stessi tipi di vettori ma con provenienza diversa e quelli importati rispetto a quelli esportati possono essere tra loro diversi.

Una volta definita la misura della prestazione energetica con le equazioni (1) e (2) è possibile verificare la consistenza della definizione di ZEB. Dato che:• i fattori di conversione in energia primaria sono fattori di conversione in energia pri-

maria non rinnovabile,• non è possibile esportare vettori energetici, quindi è Eesp,j = 0 per ogni j; si ha che:EP,x = 0 se e solo se Eimp,i = 0 per ogni i (3)

Come si può vedere tale definizione è univoca rispetto alla scelta dei valori dei fattori di conversione in energia primaria e quindi rappresenta un chiaro limite per la definizione

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energetici tra auto produttori, oggi limitato solo al vettore elettrico, è a capo del gestore di rete, che tra le altre cose ha la necessità di poter gestire le autoproduzioni locali per evitare il collasso della rete per sovraccarichi e sbilanciamenti eccessivi. In definitiva, risulta più efficiente tenere separate le due caratteristiche affiancando al fabbisogno di energia, che definisce la prestazione energetica, un ulteriore indice che definisca univocamente il contributo dell’edificio alla produzione regionale, quindi nazionale, di energia elettrica a CO2 nulla e che sia sotto il controllo del gestore di rete, che in relazione alla capacità della rete locale può o meno incentivare/disincentivare tale produzione in specifiche aree. In particolare, essendo l’obiet-tivo la riduzione della produzione di CO2, tale separazione consente di valorizzare non solo l’e-nergia elettrica da fotovoltaico, ma anche quella

prodotta da sistemi cogenerativi posti in situ ed esportata verso la rete (in questo caso se si attribuisce il tutto consumo di energia primaria al servizio di riscaldamento/raffre-scamento dell’edificio si ha un fattore di conversione di energia primaria dell’elettricità esportata nullo, cioè la spesa energetica è allocata tutta alla funzione riscaldamento e quindi l’energia elettrica è un sottoprodotto “energeticamente gratuito”).

Si può quindi introdurre l’indice di contribuzione alla produzione di energia elettrica da fonte di energia rinnovabile o “a produzione nulla di CO2”, come:Indice di Energia Elettrica Esportata a produzione nulla di CO2, NEEE (Neutral Electrical Exported Energy):rapporto tra la somma della quota rinnovabile della produzione elettrica da fonte di energia rinnovabile esportata e quella prodotta da sistemi cogenerativi e esportata e l’area utile dell’edificio, cioè:NEEE = [ ∑NRES=1

(WRES,ren,exp) + WCHP,exp] / A (5) conWRES,ren,exp quota esportata dell’autoproduzione elettrica da fonti rinnovabili in situ;WCHP,exp quota esportata dell’autoproduzione elettrica da cogenerazione termico guidata.oppure l’indice relativo, se lo si vuole correlare in modo diretto all’indice EP:Percentuale di contribuzione elettrica per energia primaria consumata, NEEE%: quantità di energia elettrica a produzione di CO2 nulla esportata dall’edificio verso la rete e il fabbisogno di energia primaria annuo complessivo dell’edificio, Ep:NEEE = (NEEE/Ep) · 100 = {[ ∑NRES=1

(WRES,ren,exp) + WCHP,exp] / Ep} · 100 (6) Questi ultimi due indici possono essere utilizzati per definire delle premialità per edi-

fici che, oltre che essere poco energivori, diano un contributo positivo alla rete elettrica nazionale immettendovi energia ottenuta senza produzione di CO2.

Lo nzeB e la quota di energia rinnovabile impiegataResta da esaminare come lo NZEB si pone nei confronti della richiesta della Direttiva

sulla promozione dell’uso delle fonti di energia rinnovabili [5], che richiede ai paesi mem-bri dell’Unione Europea di imporre entro il 2014 “l’uso di livelli minimi di energia da fonti rinnovabili in tutti gli edifici nuovi …”.

Premesso che, tenuto conto soprattutto della climatizzazione estiva, valori limite dell’in-dice EP molto bassi sono raggiungibili solo con l’impiego di fonti di energia rinnovabile e che quindi uno NZEB è un edificio che di principio, se climatizzato tutto l’anno, usa una quota rilevante di energia rinnovabile, la definizione della quota di sfruttamento delle fonti rinnovabili è e deve essere un’informazione complementare a quella fornita dall’in-dicatore EP, che quantifica l’energia primaria necessaria per fornire il servizio, ad esempio la climatizzazione invernale ed estiva all’edificio. Non è quindi necessario, anzi è ridon-dante e spesso non consistente, cercare di esprimere la quota di energia da fonte rinno-vabile utilizzata dall’edificio in termini di energia primaria equivalente; l’impego di vettori diversi con fattori di conversione di energia primaria differenti è già conteggiato nell’in-dice EP. Tra l’altro, il fattore di conversione in energia primaria non rinnovabile di un vet-tore prodotto il loco da fonte rinnovabile sarebbe nullo o quasi nullo e di conseguenza tale quota sarebbe sempre nulla o quasi nulla. Inoltre, il D.Lgs. 28/11 [13], attuativo della

(le perdite di rete di un sistema che scambia 30 e 20 non sono le stesse di un sistema che scam-bia 300 e 290) e in funzione delle caratteristiche del sistema energetico regionale e/o nazionale cui si interconnette.

Lo nzeB e l’auto produzione e l’esportazione di energia

Da quanto detto in precedenza potrebbe sembrare che la definizione di NZEB data possa penalizzare quegli edifici che producendo vet-tori energetici con lo sfruttamento di fonti rinno-vabili in loco ne esportino la sovra produzione contribuendo all’incremento della quota di ener-gia rinnovabile utilizzata dal Paese. Questo è un falso problema se si riconosce che l’indicatore di prestazione richiesto dalla direttiva EBPD [1] quali-fica esclusivamente l’auto-sostenibilità energetica dell’edificio e che definire la capacità dell’edificio di contribuire alla produzione di vettori energe-tici a CO2 nulla per conto del sistema energe-tico nazionale è un’altra cosa. Entrambi gli aspetti sono importanti ma non necessariamente devono essere rappresentati con un unico indice, che toglie chiarezza ai risultati confondendo tra loro obbiet-tivi diversi.

C’è un’ulteriore motivazione che dovrebbe spin-gere a tenere separati tali aspetti, legata al fatto che il primo è una proprietà del solo edificio, mentre il secondo è una proprietà combinata dell’edifi-cio e del sistema energetico cui questo è inter-connesso. In altri termini, non si deve confondere una proprietà del solo edificio con una proprietà combinata dell’edificio e del sistema energetico cui questo è interconnesso. Tra l’altro, questa dif-ferenziazione trova una motivazione anche per gli aspetti relativi alle problematiche di controllo e gestione. Infatti, la prestazione energetica dell’e-dificio è a capo dei Comuni e dei proprietari di unità immobiliari, nel senso che la documenta-zione è associata alla concessione edilizia e ai con-tratti di compravendita, di locazione e cessione a titolo gratutito. Invece l’interscambio di vettori

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elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i bisogni interni dell’edificio e la somma di tale contributo e della somma dei vettori energetici non rinnovabili importati: ∑

Nt

RES=1 (QRES,ren,iu) + ∑

Ne

RES=1 (WRES,ren,iu)

FER = –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– –––––––––––––––––––––––––– (7) ∑

Nt

RES=1 (QRES,ren,iu) + ∑

Ne

RES=1 (WRES,ren,iu) + ∑

Mi

URES=1 (EURES,imp) + ∑

Me

URES=1 (WURES,esp)

conQRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia termica annua prodotta da un

impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;WRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un

impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile importato dall’edificio;EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile esportato dall’edificio.fattore di copertura con energia rinnovabile per il servizio termico, definito come rapporto tra la somma dei vettori termici ed elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i fab-bisogni termici dell’edificio e la somma di tale contributo e della somma dei vettori energetici non rinnovabili importati destinati esclusivamente agli usi termici, sia direttamente che indirettamente: ∑

Nt

RES=1 (QRES,ren,iu) + ∑

Ne,t

RES=1 (WRES,ren,iu)

FERTS = –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– –––––––––––––––––––––––––– (8) ∑

Nt

RES=1 (QRES,ren,iu) + ∑

Ne,t

RES=1 (WRES,ren,iu) + ∑

Mt,i

URES=1 (EURES,imp) + ∑

Mt,e

URES=1 (WURES,esp)

conQRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia termica annua prodotta da un

impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;WRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un

impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES e destinata solo al sistema di climatizzazione (Ne,t);

EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importato dall’edificio e destinata solo al sistema di climatizzazione (Mt,i).

EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES esportato dall’edificio e destinata solo al sistema di climatizzazione (Mt,e).

fattore di copertura con energia rinnovabile per il servizio elettrico, definito come rapporto tra la somma dei vettori elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i fabbisogni elettrici dell’edificio (esclusi quelli relativi all’alimentazione del sistema termico) e la somma di tale contributo e della somma dei vettori energetici non rinnovabili importati destinati esclusivamente agli usi elettrici diversi da quelli relativi al sistema termico, cioè:FERES = ∑

Ne

RES=1 (WRES,ren,iu) / [ ∑

Ne

RES=1 (WRES,ren,iu) + ∑

Me,i

URES=1 (EURES,imp) + ∑

Me,e

URES=1 (WURES,esp) ] (9)

conWRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un

impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES e destinata a tutte le utenze elettriche escluso il sistema di climatizzazione (Ne);

EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importata dall’edificio e destinata a tutte le utenze elettriche escluso il sistema di climatizzazione (Me,i).

EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importata dall’edificio e destinata a tutte le utenze elettriche escluso il sistema di climatizzazione (Me,e).

Direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili [5] al punto 11 dell’Allegato 1 recita:

“La quota di energia da fonti rinno-vabili è calcolata dividendo il consumo finale lordo di energia da fonti energe-tiche rinnovabili per il consumo finale lordo di energia da tutte le fonti ener-getiche ed è espressa in percentuale”.

Inoltre, come definito nella Direttiva e nel D.Lgs, il consumo finale lordo è misurato in termini di vettori energe-tici così come consegnati all’utenza incrementati delle perdite di distribu-zione; in particolare, riguardo alla cli-matizzazione degli edifici, la Direttiva afferma all’art.5 comma 4:

“il consumo finale lordo di ener-gia da fonti rinnovabili per il riscalda-mento e il raffreddamento è calcolato come quantità di teleriscaldamento e teleraffrescamento prodotti in uno Stato membro da fonti rinnovabili …”,

cioè misurato sulla quantità di vet-tore energetico prodotto e non sulla quantità di energia estratta dalle fonti rinnovabili.

L’unico modo consistente di definire tale rapporto, complementare all’EP, è quindi quello di considerare solo i vet-tori energetici e non la loro pesatura con i fattori di conversione in ener-gia primaria. Per tali motivi qui si pro-pone di valutare l’impiego delle fonti rinnovabili negli edifici attraverso un altro approccio che contabilizzi i vet-tori energetici da fonti non rinnovabili importati e i vettori da fonti energeti-che rinnovabili e internamente utiliz-zati, sia prodotti in sito che importati (da vicinanze). Con questo approccio tutte le tecnologie possono portare, con un opportune composizioni di generatori che impiegano fonti di ener-gia rinnovabili, a una quota di utilizzo delle rinnovabili pari al 100% quando non si ha impiego di fonti non rinno-vabili, così come è possibile conta-bilizzare l’uso di fonti rinnovabili per il raffrescamento e anche in questo caso raggiungere, in linea di princi-pio, un 100% di copertura da rinno-vabili quando non si usano fonti non rinnovabili.

Secondo tale procedura si può defi-nire un fattore unico, ovvero fattori distinti per servizio termico ed elet-trico; cioè:fattore di copertura con energia rinnovabile, definito come rapporto tra la somma dei vettori termici ed

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#2134

ConCLUSioniÈ possibile definire in maniera chiara e univoca

l’edificio a energia quasi zero, NZEB, così come richiesto dalla direttiva EPBD [1], solo attraverso la definizione dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale edificio, per essere univoco, coincide con l’edificio autarchico e non con il net Zero Energy Building, nNZEB.

La capacità di essere un generatore distribuito per la rete elettrica nazionale non confligge con la definizione data di NZEB, che costituisce una proprietà del solo edificio, mentre tale capacità è una proprietà combinata dell’edificio e della rete e può essere definita in maniera indipendente con un opportuno Indice di Energia Elettrica Esportata a produzione nulla di CO2.

La quota di energia rinnovabile utilizzata da uno NZEB dovrebbe essere di per se elevata ed è comunque calcolabile a partire dalla conoscenza degli stessi vettori energetici computati per il cal-colo dell’indice EP, senza alcuna pesatura in ter-mini di primaria, dato che la Direttiva [5] richiede semplicemente di conoscere la percentuale di sostituzione dei vettori energetici non rinnova-bili con quelli rinnovabili.

Le caratteristiche di uno NZEB sono dunque sintetizzabili nei seguenti requisiti:A. fabbisogno di ENERGIA TERMICA ridotto quanto

più ragionevolmente possibile (isolamento, incre-mento dell’impiego di luce diurna, attivazione termica della massa, ecc.);

B. fabbisogno di ENERGIA degli impianti ridotto quanto più economicamente fattibile (recu-peratori termici, incremento dell’efficienza dei sistemi di climatizzazione, ecc.);

C. fabbisogno di ENERGIA coperto in misura signi-ficativa con l’impiego di vettori energetici pro-dotti da fonti rinnovabili o tramite produzione di energia termica ed elettrica prodotta in situ da fonti rinnovabili (solare termico e fotovol-taico, pompe di calore, teleriscaldamento ali-mentato da rinnovabili, biocombustibili).

D. quanto previsto ai punti A, B e C deve essere ottenuto in regime di sostenibilità economica e/o finanziaria;

E. la capacità di essere un produttore distribu-ito di energia elettrica a CO2 nulla per la rete non è un requisito dello NZEB, ma può essere comunque valorizzata separatamente con un opportuno indice.� n

* Livio Mazzarella, Buildings’ Energy and Environmental Systems Group (BEES), Politecnico di Milano

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n. L 81/18 del 21.03.2012.[4] Commissione Europea. 2012. Linee Guida di accompagnamento al Regolamento delegato (UE) N. 244-2012

della Commissione – 19-04-2012. G.U.E. n. C 115/1 del 19.4.2012.[5] Parlamento Europeo. 2009. Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009

sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. G.U.E. n. L 140/16 del 5.6.2009.[6] Parlamento Europeo. 2012. Direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012

sull’efficienza energetica. G.U.E. n. L 315/1 del 14.11.2012.[7] UNI. 2008a. Prestazione energetica degli edifici – Consumo energetico globale e definizione dei metodi di valu-

tazione energetica. Norma UNI-EN 15603. Milano: Ente Italiano di Unificazione.[8] UNI. 2008b. Prestazione energetica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il

raffrescamento. Norma UNI-EN-ISO 13790. Milano: Ente Italiano di Unificazione.[9] UNI. 2008c. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica

dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-1. Milano: Ente Italiano di Unificazione.

[10] UNI. 2008d. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-2. Milano: Ente Italiano di Unificazione.

[11] UNI. 2008e. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 3: Determinazione del fabbisogno di energia prima-ria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-3. Milano: Ente Italiano di Unificazione.

[12] UNI. 2012. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di gene-razione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-4. Milano: Ente Italiano di Unificazione.

[13] D.Lgs. 3 marzo 2011. Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rin-novabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE – n. 28, G.U. n. 71 del 28 marzo 2011

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segue a pag. 3 e 4

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ANNO ACCADEMICO/2

UNIVERSITÀDEL SALENTO:Conoscienza e sapere

a pag. 8

RICHIAMO3

TITOLO DELRICHIAMO:

a pag. 8 a pag. 6

GOVERNO TECNICO

C’è solo un ingegnere nella squadra La decisione desta meraviglia e rammarico e richiama all’impegno dott. ing Franco Ligonzo

Sia chiaro: la mia meraviglianon è per nulla una critica

alla scelta dei ministrifatta dal Premier,Prof. Mario Monti,ma è la reazione alfatto che nel suocosiddetto “gover-no tecnico” c’è un

solo ingegnere. Cer-tamente quest’unico

ingegnere è personaben nota: il Prof. Ing. Fran-

cesco Profumo, infatti, è sta-to a lungo rettore del Poli-tecnico di Torino e da qual-che mese era passato allapresidenza del CNR. E ilministero dell’Istruzione, del-l’Università e della Ricerca,che gli è stato affidato, sap-piamo essere di grandissimopeso in un’economia dellaconoscenza. Meraviglia, pe-rò, che non siano stati sceltialtri ingegneri-architetti-geo-

147

segue a pag. 5

GIUSEPPE LANZAVECCHIA

LAVORO E OCCUPAZIONE

La crisi finanziariae quella culturaleNel 1996 ho pubbli-

cato un libro (1) cheesaminava per di-

versi paesi industrializzatil’evoluzione – dal 1960 al1995 – di economia, occu-pazione, forza lavoro; de-mografia per sesso, fasced’età, fertilità, mortalità, du-rata della vita, processi mi-gratori; società (come l’in-gresso delle donne sul mer-cato del lavoro); necessitàdi una continua crescitaeconomica in tutto il mon-do in un contesto di globa-lizzazione crescente, e quin-

di di competizione semprepiù diretta tra le diverse areegeopolitiche. L’evoluzionerichiedeva cambiamentistrutturali di lavoro e occu-pazione: aumento dell’etàlavorativa (fino a 65–70 an-ni) dovuto alla maggior du-rata della vita; scomparsadi tante attività del passatoe comparsa di altre del tuttonuove; riduzione del lavorodipendente a favore di quel-lo autonomo; attività sem-pre più sofisticate e prepa-

segue a pag. 7 segue a pag. 5

2

ENERGIA NUCLEARE

La situazione mondiale dopo Fukushimadott. ing. Alessandro clerici

Nuovi vertici al CNI: il presidente degli Ingegneri Italiani illustra idee e strategie

Zambrano: “Tutelare gli interessi dell’intera collettività”

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FOCUS/ Benessere termico

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CRISI, LAVORO E OCCUPAZIONE pag.7 • UNIVERSITÀ pag. 8 • DALL’ITALIA E DAL MONDO pag. 10 • DALL’ITALIA E DAL MONDO pag. 11 • VARIE pag. 10

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MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012NEWSLETTER – Nr.01 — Pag.1

NewsletterNr.01 – MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

6

Andamento del prezzo del petrolio e dei prezzi dell'energia elettrica e del gas per un consumatore domestico tipo

Numeri indici: gen 2007 = 100

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Brent ($/b)Brent (€/b)Prezzo energia elettrica (consumatore domestico tipo)Prezzo gas (consumatore domestico tipo)

Perché la trattativa privata non piace all’AntitrustLa Manovra Salva

Italia cambia i lavori pubblici

Le Rinnovabili sono la causa degli aumenti della bolletta elettrica

Modello tedesco per le tariffePresidente Cni

RAPPoRto CNI suI bANdI dI PRogettAzIoNe

Infrastrutture e project financing: matrimonio felice?

Vietare gli affidamenti in house negli appalti —>pag.4

Costo del lavoro, disciplina sulle varianti, soglie per i servizi di progettazione e consultazione preliminare modificano alcuni aspetti del Codice dei Contratti —>pag.5

Lo dice l’AEEG, lo conferma-no studi indipendenti eppure non tutti sono d’accordo sui nu-meri. Le cause per cui il prez-zo dell’energia cresce di più di quello del petrolio —>pag.7

Zambrano contrario all’ingres-so dei soci di capitale negli studi professionali —>pag.13

Calo del 43% degli importi messi a gara rispetto allo stesso periodo del 2010. Il crollo coinvolge an-che e soprattutto le aggiudicazioni —>pag.8

Per attirare i privati l’esecutivo punta su project financing e incentivi fiscali —>pag.6

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#2136

I l concetto di edificio a energia netta zero si sta progressivamente affermando nel panorama scientifico internazionale anche in riferimento

ai contenuti della recente Direttiva 2010/31/EU [1], secondo cui dal 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione in Europa dovranno essere a “energia netta quasi zero”.

È largamente condiviso che un Net ZEB debba avere un involucro caratterizzato da elevate presta-zioni termofisiche ed essere in grado di produrre energia da fonti rinnovabili in modo da coprire i propri consumi. È implicito inoltre il riferimento del termine “Net” a edifici connessi alla rete, in grado quindi di realizzare un bilancio “netto” nullo sulla base di un periodo di riferimento; il termine ZEB (Zero Energy Building) è invece più generico e si riferisce anche ad edifici completamente auto-sufficienti. Tuttavia, nonostante l’enfasi attribuita all’argomento [2-3] nelle legislazioni nazionali ed internazionali, non esiste ad oggi una definizione comune e dettagliata di Net ZEB. L’inserimento nelle normative locali dell’attuale pluralità di definizioni

In questo contesto si inseriscono i lavori del joint implementation agreement dei programmi Solar Heating and Cooling (SHC) Task 40 e The Energy Conservation in Buildings (ECB) Annex 52 dell’In-ternational Energy Agency (IEA) “Towards Net Zero Energy Solar Buildings” [9], volti all’approfondi-mento delle tematiche descritte e alla creazione di un quadro comune di conoscenze sugli edifici ad energia netta zero. Il lavoro in oggetto delinea i concetti scatu-riti dai lavori del gruppo di ricerca dell’IEA, e approfonditi da Sartori et al. [10] con particolare enfasi su idee, metodi, bilanci di energia e indicatori utili a definire il con-cetto di Net ZEB.

potrebbe favorirne interpretazioni ed approcci progettuali non corretti.

Di seguito si porrà attenzione ad alcune questioni che si ritengono cruciali nell’ambito della definizione e della progettazione dei Net ZEBs; in particolare: la definizione condivisa, chiara e non ambigua di “edificio a energia netta zero” [4-7] e la creazione di uno standard nel calcolo di bilanci di energia per i Net ZEBs. Inoltre, un altro elemento di fondamen-tale importanza nella definizione dei Net ZEBs è la connessione dell’edificio con la rete elettrica: l’uti-lizzo diffuso di fonti energetiche rinnovabili, nel qua-dro di un’integrazione del concetto di Net ZEB nella pratica costruttiva, genererebbe un impatto posi-tivo sul livello di penetrazione di queste tecnolo-gie nel parco elettrico nazionale, ma potrebbe, allo stesso tempo, causare problemi di rete specialmente a livello di distribuzione locale. Per tale ragione è, quindi, necessario che gli edifici ad energia netta zero siano progettati nell’ottica di una spiccata siner-gia con la rete elettrica, in primo luogo interagendo con le cosiddette “Smart Grids” [8].

Net ZEBCommunity Center ad Hunter’s Point in San Francisco

Sebbene non esista ancora una definizione precisa e condivisa a livello internazionale, è possibile rintracciare alcuni indicatori che contraddistinguono una progettazione a “energia netta zero”. Vediamoli nel dettaglio

di Maurizio Cellura, Francesco Guarino, Igor Sartori e Alessandra Scognamiglio*

Progettarei Net ZEB

FOCUS NET ZEB

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#21 37

gruppi di edifici o singoli edifici. È però necessario sottolineare come in un’ottica di quartiere non sia più necessario che ogni singolo edificio sia Net ZEB; è invece importante che l’intero sistema risulti ad energia netta zero. La scelta dei confini fisici

Nel seguito, sarà descritto il quadro generale di definizioni e concetti scaturito dai lavori del gruppo di ricerca sugli edifici a consumo zero della IEA (Task 40-Annex 52), che prevede l’uso di un set di criteri e indicatori riportati in Tabella1.

Confini fisiciNello studio finalizzato all’ottenimento di un

Net ZEB si possono prendere in considerazione

L’equazione (1) descrive il con-cetto fondamentale insito nella defi-nizione di edificio a energia netta zero. Questa formulazione non è tuttavia sufficiente: è necessario affi-nare la descrizione del sistema tra-mite la valutazione di altri aspetti, come ad esempio. la definizione di un sistema di conversione appropriato.

WHICH BUILDINGS SHOULD BE CONSIDERED “NET ZEBS”?Although there is not an internationally agreed definition of the “Net ZEB” concept, some indicators may be identified when designing “net zero energy buildings”. In addition to a high thermo-physical perfor-mances envelope and being able to generate energy from renewable sources in order to cover energy needs, a building is a Net ZEB when it achieves “net” zero consumption based on a reference period. Another key feature is the connection of the building with the electricity grid, so it is necessary that the net zero energy buildings are designed in synergy with the grid, in particular with “smart grids”.

Keywords: Net ZEB, energy, electricity grid

Figura 2 – Rappresentazione schematica di un bilancio Net ZEBFigura 1 – Schema della connessione tra edifici e reti

BILaNCI DI ENERGIaLa definizione dei confini del sistema oggetto di analisi è fondamentale per com-parare flussi energetici in ingresso e in uscita. È possibile distinguere:• confini fisici: il sistema può comprendere un singolo edificio o un quartiere; la

definizione dei limiti del sistema determina quali fonti rinnovabili siano “on-site” e quali “off-site”;

• confini di bilancio: la delimitazione dei confini determina inoltre quali usi dell’e-nergia (e.g. riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, acqua calda sanitaria, utenze, illuminamento) sono inclusi nel bilancio.

La Figura1 rappresenta uno schema delle possibili interazioni tra edificio e reti energetiche.Per reti di energia si intende il sistema di fornitura dei vettori energetici (elettri-cità, gas naturale, energia termica per sistemi di teleriscaldamento, biomassa) alle utenze. La rete garantisce energia all’edificio (energia importata) quando neces-sario e ne assorbe le eccedenze (energia esportata), nel dettaglio di ogni vettore energetico. La produzione di energia è indicata in Figura 1 come “generazione”; il fabbisogno energetico dell’edificio è descritto come “carico”, che differisce dall’e-nergia importata a causa dell’energia prodotta in loco ed auto-consumata. Un sistema di fattori di conversione trasforma le unità fisiche delle grandezze prese in esame allo scopo di ottenere informazioni aggregate sull’energia importata

dal sistema ed esportata in rete, o sul confronto tra produzione e carico nel detta-glio di ogni vettore energetico presente nel sistema. La natura dei dati risultanti è fortemente dipendente dalla tipologia di bilancio di energia prescelto. Quando l’energia generata convertita in primaria eguaglia il carico nel periodo di tempo considerato, generalmente un anno, l’edificio può essere considerato un Net ZEB. Il bilancio di energia netta zero per l’edificio in esame può essere determinato sia dal confronto tra energia importata ed esportata, sia dal bilancio carico/genera-zione. Una terza opzione prevede la valutazione del bilancio utilizzando valori mensili netti di carico e generazione (bilancio netto mensile, monthly net balance).L’equazione 1 esprime quanto sopra descritto: Bilancio Net ZEB: ∑

j | Pj · pj | – ∑

j | Fj · pj | = 0 (1)

Dove j si riferisce agli gli energy carriers relativi alla produzione/uso dell’ener-gia, P ed F indicano produzione e fabbisogno di energia. pj sono i fattori di con-versione associati ai vettori energetici relativi alla produzione e al fabbisogno.L’ottenimento di un bilancio Net ZEB può essere perseguito attraverso due approcci, comunque complementari ed integrabili (fig.2):1 – riduzione del fabbisogno di energia (asse x), tramite misure di efficienza

energetica;2 – aumento della generazione di energia (asse y) per raggiungere il bilancio nullo.

GLI INDICATORI CHE DEFINISCONO UN NET ZEB

1 Confini del sistema-edificio

1.1 Fisici1.2 Di bilancio1.3 Condizioni di bilancio

2 Fattori di conversione2.1 Metriche2.2 Simmetria2.3 Variabilità temporale

3 Il bilancio ad energia netta zero dell’edificio

3.1 Intervallo temporale3.2 Bilanci di energia3.3 Efficienza energetica3.4 Fornitura di energia

4 Contemporaneità nella fornitura d’energia

4.1 Load Matching4.2 Interazione con la rete

5 Monitoraggio e controllo

Tabella 1 – Criteri impiegati nella definizione di Net ZEB

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#2138

ad esempio i consumi elettrici per batterie di auto elettriche, nell’ot-tica di una ottimizzazione delle inte-razioni dell’edificio con la rete (e.g. effettuare la ricarica in presenza di un surplus di produzione). Ampliando l’orizzonte di analisi dalla fase d’uso all’intero ciclo di vita dell’edificio, si dovrebbe compendiare anche l’EE dei materiali e delle tecnologie utiliz-zate nella costruzione. L’EE dovrebbe essere valutata su base annuale, il che implica delle assunzioni sulla vita utile stimata del sistema consi-derato. È inoltre possibile effettuare considerazioni sui costi energetici della costruzione e della demoli-zione dell’edificio, anche se l’im-portanza relativa di queste voci è generalmente più bassa delle pre-cedenti. [17]

Condizioni di confine Va rilevato che una definizione

di Net ZEB efficace dovrebbe essere tale da garantire la possibilità di effet-tuare valutazioni comparative tra le

È utile altresì rilevare come nel caso in esame il Net ZEB non è considerato come “stand alone” ma è connesso alla rete con valenza bidirezio-nale, ovvero la rete è in grado di fornire energia al sistema quando è in deficit e di assorbirne la pro-duzione in eccesso. Studi recenti su tali tematiche mostrano come, per edifici efficienti dal punto di vista termofisico, l’incidenza dell’Embodied Energy (EE) nell’interociclo di vita sia in costante aumento: l’EE annualizzata dei materiali e tecnologie è dive-nuta comparabile alla quantità di energia impie-gata in fase d’uso. Va rilevato nel contempo come gli ecoprofili di materiali e tecnologie impiegati nei Net ZEBs stiano costantemente migliorando. Ciò è dovuto alla diffusione dei protocolli di certifica-zione ambientale di edifici, tecnologie e materiali (Ecolabel, DAP, LEED, ITACA etc.) e più in generale alla crescita di ecoefficienza del tessuto produt-tivo delle nazioni industrializzate [15-16].

Confini del bilancioI confini del sistema permettono di individuare

quali flussi energetici sono da includere nel bilan-cio Net ZEB. Generalmente si considerano riscalda-mento e raffrescamento, ventilazione, consumi per acqua calda sanitaria, consumi per illuminamento e utenze elettriche. Ulteriori voci potrebbero essere

del sistema è fondamentale nella classificazione degli input di energia rinnovabile come “on-site” o “off-site”: l’esempio più evidente riguarda l’in-stallazione di un impianto fotovoltaico su un’a-rea prossima all’edificio considerato. Se i confini del sistema sono ristretti al singolo edificio, l’im-pianto fotovoltaico risulterà off-site; viceversa se è compresa un’area più estesa, sarà on-site [11]. Un impianto alimentato da fonti rinnovabili potrebbe inoltre essere incluso nel bilancio se finanziato dal proprietario dell’edificio [12-13], sebbene risulti esterno ai confini fisici. Viceversa, la produzione di energia potrebbe non essere considerata dal punto di vista di un bilancio Net ZEB se il proprie-tario avesse affittato la superficie del tetto del suo edificio a un investitore, a sua volta proprietario del sistema fotovoltaico ivi installato.

È di fondamentale importanza sottolineare come l’approccio al bilancio energetico sia anche strettamente legato al dominio del progetto archi-tettonico, che dovrà necessariamente estendersi oltre il confine fisico dell’edificio (involucro), al suo intorno prossimo, per poter includere quei dispositivi di generazione energetica necessari a realizzare un bilancio energetico pari a zero. [14]

È importante anche specificare le caratteristi-che delle reti energetiche cui l’edificio è connesso.

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#21 39

Variabilità temporaleA causa della complessità dell’infrastruttura

energetica, i fattori di conversione sono spesso sti-mati come valori medi per un prefissato periodo. È una metodologia statica di contabilizzazione che si applica generalmente all’energia primaria e ai fattori di emissione.

È, tuttavia possibile anche stimare i fattori di conversione su base oraria (contabilizzazione dina-mica). Come soluzione intermedia, si possono uti-lizzare termini di natura quasi-statica, con valori medi mensili-stagionali. Per i prezzi dell’energia è già abbastanza comune prendere in conside-razione variazioni orarie o stagionali, mentre per le altre metriche, come energia primaria ed emis-sioni di carbonio, l’utilizzo della variazione dina-mica non è una prassi standard, ma potrebbe diventare più comune in futuro.

La conversione dinamica e quasi-statica potreb-bero aiutare, in teoria, la progettazione di edifici che ottimizzino l’interazione con le reti, ma includere l’analisi dinamica dei fattori di pesatura nei bilanci Net ZEB aumenterebbe considerevolmente la com-plessità dei calcoli e delle assunzioni da effettuare. Spesso si preferisce calcolare il bilancio Net ZEB con valori statici o quasi statici e quindi utilizzare, come ulteriore strumento di analisi, valori dina-mici per descrivere il “Load Matching” del modello.

Il bilancio a energia netta zero dell’edificio

Il bilancio dell’Eq. (1) può essere calcolato in modi differenti, a seconda delle grandezze dispo-nibili o in riferimento ai target dello studio e in fun-zione del periodo di tempo oggetto di bilancio.

Intervallo temporale di bilancioIl periodo di tempo impiegato con maggiore

frequenza corrisponde ad un anno.La scelta di un periodo di analisi più breve

(stagionale o mensile) potrebbe essere insuffi-ciente dal punto di vista progettuale, per deter-minare le misure di efficienza energetica ottimali per il raggiungimento del target Net ZEB. D’altro canto, un periodo di analisi più ampio, nell’ordine delle decadi, potrebbe essere prescelto per redi-gere il bilancio nell’intero ciclo di vita dell’edifi-cio: un approccio di questo tipo potrebbe essere integrato sia da un’analisi dell’energia incorporata nei materiali costituenti l’edificio, sia da scenari di emissioni di gas climalteranti, tramite l’utilizzo di indicatori sintetici (e.g. Global Warming Potential (GWP), Ozone Depletion Potential (ODP) etc.) o tramite l’espressione dell’EE in termini di tonnel-late di CO2 equivalenti (tenendo quindi conto della natura del processo produttivo dell’ener-gia). L’EE potrebbe tuttavia essere annualizzata e inserita nel bilancio Net ZEB come un ulteriore termine additivo agli altri usi dell’energia consi-derando sia l’energia utilizzata nel ciclo di pro-duzione dei materiali, sia l’energia incorporata al

SimmetriaLa scelta dei fattori di conversione è un aspetto

chiave nello sviluppo di bilanci di energia netta zero. Sebbene a livello internazionale i fattori di con-

versione impiegati sono frequentemente valori statici (costanti nel tempo) o quasi-statici (stagio-nali), la scelta della metrica e natura degli stessi determina la definizione di Net ZEB da applicare ai casi in esame. Ad esempio è possibile utiliz-zare le seguenti definizioni:

• “Net ZEB Strategic”, nell’ottica di effettuare scelte strategiche di politica energetica, uti-lizzando fattori asimmetrici (Fattori di conver-sione differenti per generazione e consumi);

• “Net ZEB Carbon”, in cui si utilizzi come metrica le emissioni di carbonio e un sistema di con-versione asimmetrico o simmetrico;

• “Net ZEB Primary”, in cui i fattori utilizzati sono simmetrici e relativi alla conversione in ener-gia primaria.La scelta di un sistema di fattori di conversione

simmetrico o asimmetrico incide fortemente sulla natura dei risultati: ad esempio, se l’idea originale è quella di stilare un bilancio di energia primaria si può basare il sistema di fattori di conversione sulla natura fisica degli impianti utilizzati e/o sui rendimenti medi del sistema di generazione.

Viceversa, se lo scopo dello studio è di valo-rizzare una tecnologia per favorirne la penetra-zione nel sistema energetico è possibile optare per un sistema di fattori di conversione asimme-trico e differente dal sistema utilizzato nell’esem-plificazione precedente.

Anche in termini economici è possibile intro-durre degli aspetti di asimmetria, come ad esem-pio nei due casi seguenti:

1. I fattori di pesatura per l’energia importata sono più alti di quelli relativi all’energia esportata. Questa opzione prende in considerazione costi e perdite in rete, associate con il trasporto e l’accumulo dell’energia esportata, come nel sistema tariffario tedesco dal 2009 [18]. Questa opzione potrebbe avere la funzione di ridurre lo scambio con le reti, di fatto favorendo il con-sumo di energia prodotta in sito.

2. I fattori di pesatura per l’energia esportata sono più alti. In questo caso si potrebbe favorire una tecnologia emergente in fase di adozione nel panorama energetico, come nel caso delle incentivazioni per il fotovoltaico adoperate negli ultimi anniin Germania, Italia, Spagna e altri paesi, dove l’elettricità immessa in rete era pagata da due a tre volte di più rispetto all’elettricità importata (in questo caso l’a-simmetria è costituita dal costo dell’energia).È possibile inoltre utilizzare una pesatura asim-

metrica per compensare eventuali termini non inclusi nel bilancio di energia. Ad esempio, se l’Em-bodied Energy non è inclusa nei bilanci di energia, è possibile utilizzare fattori di conversione asimme-trici tra generazione e carico per tenerne conto.

“performance” energetiche attese e i valori ricavati dal monitoraggio. In caso di scostamenti dai dati attesi è fondamentale comprenderne la causa: errori nel design o semplici modifiche nelle condizioni di uti-lizzo. A questo scopo per l’edificio in esame è importante specificare nel dettaglio un set di dati riguardanti i livelli di occupazione, le caratteri-stiche climatiche del sito e livelli di comfort attesi, da confrontare con i dati derivanti dal monitoraggio.

Fattori di conversioneI fattori di conversione conver-

tono le unità di misura di differenti vettori energetici nella stessa unità fisica, frequentemente l’energia prima-ria. La scelta di una metrica comune permette di rendere omogenei i dati di consumo o produzione relativi a fonti diverse (e.g. l’export di ener-gia prodotta da fonte fotovoltaica in estate compensa l’impiego di ener-gia da biomassa durante l’inverno).

MetricheÈ possibile scegliere tra un’am-

pia gamma di metriche differenti [4]: ad esempio energia in sito, costo dell’energia, emissioni climalteranti relative all’uso dell’energia, energia primaria, exergia, crediti ambientali. Non è semplice scegliere fattori di conversione appropriati, special-mente per l’elettricità e per le reti termiche, a causa della dipendenza da diversi fattori, come il mix di fonti energetiche utilizzate nella zona di interesse, la produzione media e mar-ginale di energia, valori presenti e stime future. I fattori di conversione dipendono anche dalle assunzioni effettuate nel corso dell’analisi. Ciò può condurre spesso alla possibi-lità di scegliere dei fattori di con-versione tali da indirizzare verso l’adozione di talune tecnologie a scapito di altre. Ad esempio, la pro-duzione di energia da biomassa è vincolata da una disponibilità delle materie prime non infinita e dalla sovrapposizione delle finalità energe-tiche e alimentari del terreno desti-nato a colture. Per questa ragione anche in zone ad alta disponibilità di biomassa potrebbe essere necessa-rio incrementare il relativo fattore di conversione per favorire altre solu-zioni, come i sistemi solari.

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auto-consumata oppure no, non ha alcun tipo di impatto sull’effi-cienza energetica del sistema edi-ficio-impianto. Nel bilancio import/export l’edificio è considerato in con-nessione con le reti e l’auto-con-sumo può quindi ridurre la quantità di energia scambiata e influenzare l’efficienza energetica del sistema edificio-impianto.

Le differenze sottolineate eviden-ziano come sia difficile convergere verso un’unica soluzione. Il bilancio import/export descrive più esau-stivamente il problema, e mostra l’interazione con le reti ma è il più complesso da ottenere in fase di design, dato che richiede stime di profili di auto-consumo e simula-zioni dettagliate (con un livello di dettaglio generalmente orario).

Il bilancio carico/generazione è più semplice e più adatto ad essere integrato nelle normative/regola-mentazioni che sono orientate al calcolo dei carichi. Tuttavia si tratta di un approccio che non approfon-disce l’interazione con le reti.

Il bilancio netto mensile ha il van-taggio di essere semplice da imple-mentare sebbene non approfondisca completamente l’interazione con le reti. Questo metodo, che impiega solamente valori mensili di genera-zione e carico e non simulazioni det-tagliate o stime di auto-consumo, fornisce ugualmente informazioni, seppure approssimate, sull’intera-zione stagionale con le reti.

Efficienza energeticaÈ auspicabile che la definizione

di Net ZEB parta dal presupposto

Come si osserva dalla figura 3 il bilancio carico/generazione su base annuale definisce il punto più lontano dall’origine, mentre negli altri due casi i punti si avvicinano all’origine come conse-guenza dell’auto-consumo e dell’auto-consumo virtuale mensile. Il bilancio import/export assu-merà valori intermedi rispetto alle altre due tipo-logie di bilancio, dato che esisterà sempre una quota di auto-consumo, inferiore all’auto-con-sumo virtuale mensile.

Il bilancio carico-generazione ha auto-con-sumo nullo: l’energia generata e quella consumata sono infatti considerati due termini totalmente separati del bilancio e calcolati separatamente. L’ipotesi fondamentale dell’approccio mensile è che si consideri nel bilancio solamente la diffe-renza tra produzione e consumi a livello mensile, ipotizzando che la restante quantità di energia prodotta venga interamente consumata in sito. Si tratta tuttavia di una semplificazione evidente, visto che, per verificarne le ipotesi, dovrebbe accadere un perfetto allineamento istantaneo tra produzione e consumi per un anno intero. Il bilancio reale import/export invece, conside-rando le reali interazioni tra rete e edificio, ripor-terà una quota di energia auto-consumata reale e avrà un valore intermedio tra il bilancio carico/generazione (Autoconsumo nullo) e il bilancio medio mensile (Auto-consumo massimo).

In caso di bilancio carico/generazione, l’auto-consumo può essere considerato parte della gene-razione complessiva ed è visualizzato nel grafico come uno spostamento della fornitura di energia pesata in alto lungo l’asse y. In caso di bilancio import/export, l’auto-consumo è inteso come una riduzione nel carico, visualizzata nel diagramma spostando il punto relativo alla domanda pesata più vicino all’origine lungo l’asse x.

Le apparenti differenze sopra evidenziate non influenzano comunque gli algoritmi impiegati o i bilanci energetici redatti. Infatti, nel bilancio carico/generazione, l’edificio è inteso come indi-pendente, così che l’energia generata, sia essa

fine di effettuare manutenzione e sostituzione dei sistemi con vita utile inferiore a quella dell’edificio.

Bilanci di energiaIn accordo ai contenuti delle direttive euro-

pee e agli output scientifici del gruppo di lavoro dell’IEA sugli edifici a consumo energetico zero (Task 40-Annex 52), il bilancio tra domanda e carico, opportunamente pesati, è descritto nell’Eq. (1). L’energia esportata e importata possono essere impiegate per calcolare il bilancio import-export, descritto nell’Eq. (2).∑

j ej · pe,j – ∑

j ij · pi,j = E – l ≥ 0 (2)

Dove e rappresenta l’energia esportata, i l’e-nergia importata, pj sono i fattori di conversione, j si riferisce ai vettori energetici per l’energia espor-tata e l’energia importata.

L’Eq. 3 consente di redigere un bilancio carico/generazione nell’ipotesi che i sistemi di genera-zione e carico non interagiscano.∑

j gj · pg,j – ∑

j cj · pc,j = G – C ≥ 0 (3)

Dove g e c rappresentano rispettivamente la generazione e il carico, pj sono i fattori di conver-sione, j gli energy carriers considerati per gene-razione e carico.

È importante sottolineare ulteriormente che l’equazione (3) riflette una semplificazione di fondo riguardante le interazioni tra i sistemi di generazione e di carico: per ogni vettore ener-getico si impone infatti che il carico sia soddi-sfatto interamente dall’energia importata mentre quella generata sia interamente inviata alla rete. Sebbene questo tipo di approccio non tenga in considerazione il livello di dettaglio relativo all’in-terazione dell’edificio con la rete, l’Eq. 3 permette un confronto chiaro tra l’energia prodotta e l’e-nergia globalmente consumata.

Un’altra opzione potrebbe essere la scelta della base temporale mensile quale intervallo temporale di redazione del bilancio. Per ogni vettore energetico si assuma che generazione e carico che si verificano nello stesso mese siano contemporanei (Ovvero l’autoconsumo sia pari al minore tra Generazione e Carico per il mese in esame); in questo caso sola-mente i valori residui mensili (Differenza tra gene-razione e carico) saranno sommati per ottenere i valori annuali. Questo sistema può essere visto come un bilancio carico/generazione che consente di formulare valutazioni mensili assumendo un “vir-tuale” auto-consumo mensile. L’approccio è defi-nito come “bilancio netto mensile”, ed è riportato nell’equazione (6), impiegando le equazioni (4) e (5).gm,j = ∑

m max [0, gj(m) – cj(m)] (4)

cm,j = ∑m

max [0, cj(m) – gj(m)] (5)∑

j gm,j · pg,j – ∑

j cm,j · pc,j = Gm – Cm ≥ 0 (6)

Dove g e c rappresentano rispettivamente generazione e carico, con m si intende il mese e con j il generico energy carrier considerato. Gm e Cm rappresentano rispettivamente la genera-zione e il carico mensili convertiti in accordo a fattori precedentemente definiti.

Figura 3 – Rappresentazione grafica delle tre tipologie di bilancio: bilancio import/export, bilancio carico/generazione e bilancio netto mensile

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• zero emissioni nella fase d’uso e ridotte per-dite di trasmissione, trasporto e conversione;

• disponibilità nell’intero ciclo di vita dell’edificio;• impianti dimensionabili ad hoc;• tecnologie con ampi margini di replicabilità

nei futuri Net ZEBs.Un esempio di classificazione e gerarchia delle

fonti energetiche è fornito dagli indirizzi contenuti nella “Zero Carbon Home” (UK) [12], nella qualeil bilancio nullo di emissioni di carbonio è raggiunto in due diversi step: il primo riguarda un approc-cio rivolto ad una serie di misure di efficienza energetica e una selezione di opzioni on-site da implementare come priorità, il secondo indivi-dua le opzioni di fornitura più adeguate, inclu-dendo opzioni on-site e off-site. Si identificano inoltre opzioni di generazione rinnovabile “soft”, ovvero azioni volte alla creazione di fondi di inve-stimenti nazionali nei progetti a basse emissioni

In assenza di requisiti espliciti sull’efficienza energetica dell’edificio dovranno essere i proget-tisti a definire economicamente un “trade-off” soddisfacente tra misure di efficienza energetica e opzioni di produzione di energia.

Va sottolineato che dall’esame di un ampio numero di Net ZEBs realizzati la priorità proget-tuale è stata generalmente attribuita al rispar-mio rispetto alla produzione di energia da fonti rinnovabili [19].

Fornitura di energiaUn’altra auspicabile indicazione potrebbe essere

costituita dalla scelta di una percentuale minima di produzione dell’energia da fonti rinnovabili da utilizzare nella copertura del fabbisogno di energia dell’edificio [20]. Le motivazioni alla base dell’in-dicazione precedente sono, seppur non esausti-vamente, di seguito indicate:

che bisogna definire dei livelli di effi-cienza energetica minimi ed obbli-gatori. I limiti normativi potrebbero applicarsi sia alle proprietà termo-fisiche dei componenti dell’involu-cro e dei sistemi di climatizzazione sia al fabbisogno di energia o alla domanda di energia convertita in pri-maria. I requisiti obbligatori sull’effi-cienza energetica potrebbero essere determinati anche sulla base di con-siderazioni economiche, come indi-cato nella direttiva europea EPBD [1]. Nel caso di retrofitting degli edifici un approccio da seguire potrebbe essere rappresentato da una riduzione della domanda nell’edificio esaminato rispetto a dei valori di riferimento ottenuti da un’analisi di benchmark.

LEaF HOUSE. Situata ad Angeli di Rosora (Ancona), la Leaf House comprende sei appartamenti ed è il præimo esempio di nearly Net Zero Energy Building in Italia. Combina sistemi solari PV e termici con un involucro dalle ottime prestazioni energetiche

ECOTERRa. Edificio monofamiliare situato in Quebec, Canada. L’edificio dimostra la fattibilità di case prefabbricate in ottica Net ZEB: è progettato per ottimizzare gli apporti passivi solari e prevede un sistema BIPV/T integrato nel tetto

NREL. L’edificio NREL (National Renewable Energy Laboratory) è un ufficio di più di 20.000 m2, situato nei pressi di Denver, Colorado, USA. Le caratteristiche principali dell’edificio sono un’attenta progettazione rivolta a daylighting, ventilazione incrociata e recupero di calore da data center

ENERPOS. L’EnerPos (Energie positive) è un edificio accademico situato a St.Pierre, Reunion Island, Francia. Soggetto a clima tropicale, è caratterizzato da un ampio utilizzo di strategie di ventilazione naturale e da schermature che proteggono dalla radiazione solare sia le finestre sia gli elementi strutturali verticali

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di controllo dei sistemi di accumulo in funzione di prezzi di mercato per l’import-export di energia. Le inte-razioni con la rete saranno proget-tate in maniera quanto più affidabile tanto più ipotizzeremo in maniera realistica i carichi interni. Questi dati dovrebbero essere statisticamente rappresentativi per il tipo di edifi-cio in esame (residenziale, ufficio, scuola, etc.) o, qualora disponibili, dovrebbero derivare da indicazioni normative. Inoltre, la valutazione di strategie differenti per il controllo del carico, della generazione e dei sistemi di accumulo, necessitano del supporto di strumenti di simulazione dinamica avanzati e affidabili.

CONCLUSIONI Mentre il concetto di edifici ad

energia netta zero è facilmente intu-itivo, non esiste ancora una defi-nizione dettagliata e condivisa a livello internazionale. È stato veri-ficato che diverse definizioni sono possibili, tali da essere coerenti con gli obiettivi e i target connessi alla diffusione dei Net ZEBs.

Il denominatore comune delle definizioni possibili di Net ZEB è il bilancio tra domanda e fornitura pesate di energia. Come osservato, il bilancio può essere calcolato in modi differenti, in dipendenza degli obiettivi dello studio. Un bilancio import/export considera gli scambi di energia tra l’edificio e le reti; è appli-cabile al monitoraggio o alla fase di design quando le stime di auto-con-sumo sono disponibili. Un bilancio più semplice, carico-generazione, si concentra sui valori lordi di carico e generazione, non approfondendone le interazioni con la rete; si applica nella progettazione quando le stime su consumi totali e sull’auto-consumo non sono disponibili. Un terzo tipo di bilancio è il bilancio mensile netto che può esser visto come una com-binazione degli altri due; in questo caso la generazione mensile e il carico per ogni vettore energetico sono assunti come bilanciati tra di loro e solamente i surplus mensili sono sommati per formare i totali annui.

La scelta di una tipologia di bilan-cio e di un sistema di fattori di con-versione potrebbe anche dipendere da indirizzi di politica energetica.

Aspetti ugualmente importanti

Il calcolo del Load Matching è particolarmente dipendente dalla risoluzione temporale conside-rata, come analizzato in [22] da simulazioni di edi-fici ad alta latitudine. Nello studio, basato su dati dalla risoluzione di 10 minuti, non più del 28% del carico annuale può essere coperto, sebbene la produzione soddisfi pienamente la domanda annuale. Analizzando il Load Matching a livello mensile, invece, si ottiene un valore del 67%. Anche il carico considerato incide sui calcoli di Load Matching. Simulazioni di un edificio belga [23] hanno dimostrato che considerando dati con risoluzione temporale di un minuto il 42% della domanda di energia risulterebbe contempora-neo alla produzione, mentre la frazione decresce sino al 29% se si include nella domanda il riscal-damento e l’acqua calda sanitaria.

Se calcolato su valori mensili, il Load Match Index (LMI) fornisce la stesso tipo di informazioni del bilancio netto mensile. Secondo la definizione, più il LMI risulta alto, più gli sfasamenti di carico e produzione stagionali risultano meno marcati. Il LMI è, comunque, un indicatore più preciso del bilancio medio mensile perché analizza un vet-tore energetico per volta e non dipende dai valori che assegniamo ai fattori di conversione.

Interazione con la retePer analizzare lo scambio di energia tra un Net

ZEB e la rete è necessario conoscere almeno il pro-filo di import-export energetico dell’edificio. Altre informazioni devono essere ricavate dalla rete in termini di carichi medi di picco, prezzo orario o fattore di emissioni di carbonio.

L’interazione con la rete può essere analizzata sulla base di dati sull’energia in transito ai confini del sistema. Molti indicatori sono stati proposti in letteratura per analizzare l’interazione tra edi-fici e reti talvolta più mirati ad analizzare l’edifi-cio oppure considerandolo nella sua interazione con la rete[24]. Il Grid Interaction Index rappre-senta la deviazione standard del flusso di energia (net export) nel corso di un anno, normalizzato sul valore assoluto più alto. L’esportazione netta dall’edificio è definita dalla differenza tra energia esportata e importata nel corso di un certo inter-vallo di tempo. L’indice è calcolato come nell’e-quazione (8): ej(t) – ij(t)fgrid,j = STD [ ——––––––———— ] (8) | max [ ej(t) – ij(t) ] |

Dove e ed i rappresentano energia esportata ed importata, j il generico energy carrier, t la riso-luzione temporale adottata. Come il LMI anche il Grid Interaction Index è sensibile al lasso tem-porale considerato.

Con riferimento alle reti, una caratteristica impor-tante è la flessibilità di interazione di un Net ZEB, definibile come l’abilità di rispondere ai segnali dalla rete (smart grids), e.g. dati sul prezzo, e conseguen-temente modificare carico, generazione e strategie

di carbonio o al finanziamento di misure di effi-cienza energetica negli edifici: si tratta di azioni “soft”, che non coinvolgono la generazione effet-tiva di energia rinnovabile tramite creazione di impianti (Opzioni “hard”).

Contemporaneità di produzione e carico: “Load Matching” e “Grid Interaction”

Oltre ai bilanci annuali di energia e di emis-sioni, i Net ZEBs devono essere caratterizzati da una produzione di energia quanto più in sincro-nia possibile con il carico, allo scopo di minimiz-zare lo stress sulla rete di trasmissione di energia. Saranno definiti nel seguito alcuni indicatori nella descrizione delle caratteristiche di un Net ZEB, come lo sfasamento temporale tra carico e gene-razione di energia di un edificio (Load Matching) e lo sfasamento di import/export (Grid Interaction) di energia dalla rete. Gli indicatori vanno utilizzati come degli strumenti di valutazione, non sono accompagnati da valori positivi o negativi asso-luti nella scala di definizione: aumentare o dimi-nuire il Load Matching potrebbe o meno essere appropriato a seconda delle condizioni al con-torno del sistema preso in considerazione.

Il LoadMatching e il Grid Interaction sono cal-colati separatamente per ogni vettore energetico. Il calcolo di questi indicatori richiede dati energetici con risoluzione temporale almeno mensile, per stu-diare variazioni su scala stagionale, oraria o anche inferiore per studiare gli effetti dei carichi di picco.

Load MatchingLa contemporaneità di carico e generazione

per ogni vettore energetico fornisce le prime infor-mazioni sull’efficacia delle strategie progettuali impiegate nell’edificio in termini di sinergia con la rete. Quando la correlazione tra carico e genera-zione è scarsa, come ad esempio quando il carico è prevalentemente invernale e la generazione estiva, l’edificio dovrà dipendere in maniera più accentuata dalla rete. Se carico e generazione sono sovrapposti, l’edificio avrà maggiori possi-bilità di effettuare un auto-consumo dell’energia prodotta in loco, accumulare ed esportare ener-gia in risposta ai segnali proveniente dalla rete.

Il Load Matching può essere affrontato nella progettazione attraverso calcoli separati o simu-lazioni su carico e generazione, senza bisogno di conoscere o stimare l’autoconsumo: nelle formu-lazioni (7) e (8), infatti, si effettua un confronto tra i profili istantanei di domanda e carico, in cui non è richiesto di conoscere l’interazione tra gli stessi. L’indicatore “Load Match Index” [21] è espresso dalla seguente equazione:fload = 1 ∕N · ∑

j min [ 1, gj(t) ∕cj(t) ] (7)

Dove g e c rappresentano generazione e con-sumi, j si riferisce all’energy carrier preso in esame, t è la risoluzione temporale prescelta per l’ana-lisi, N il numero di eventi presi in considerazione.

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edifici devono altresì tenere conto dell’importanza dei fattori di conversione nel privilegiare talune soluzioni tecnologiche a scapito di altre. Le metri-che di conversione saranno veramente importanti nell’immediato futuro, nella strutturazione delle linee guida volte alla progettazione di Net ZEB. Dei requisiti minimi sull’efficienza energetica potreb-bero essere prescelti in una definizione di Net ZEB,

o agli scenari di crescita dei costi dell’energia. Ciò non vuol dire minimizzare la sfera economica, ma semplicemente evidenziare che un Net ZEB deve scaturire da un “trade off” articolato in grado di compendiare molteplici aspetti, alcuni al di là dell’edificio stesso (si pensi alle tematiche della generazione di energia distribuita a scala urbana). Gli indirizzi di politica energetica sul settore degli

appaiono i criteri sull’efficienza ener-getica e sulla fornitura di energia. È possibile affermare che conseguire il target di Net ZEB difficilmente può essere conciliabile solo con la mini-mizzazione di costi di investimento, a meno che non si guardi quanto meno al life cycle costing dell’edificio

mONITORaGGIO E CONTROLLOPer verificare che un edificio sia in accordo con la definizione di Net ZEB applicata è necessario un sistema di monitoraggio e controllo. Le caratteristiche del sistema dovrebbero dipendere dalle definizioni impiegate per ogni criterio e dalle carat-teristiche dell’edificio; requisito minimo appare la possibilità di valutare il bilan-cio import-export, aspetto chiave del concetto di Net ZEB. È importante notare che solo gli usi dell’energia inclusi nei confini del bilancio con-tribuiscono alla definizione del bilancio Net ZEB. Come conseguenza escludere un impiego dell’energia dal bilancio richiederebbe l’installazione di contatori sepa-rati in aggiunta a quelli utilizzati all’interfaccia con le reti. Questo significa muo-versi da un approccio di monitoraggio riguardante l’intero edificio ad un sistema di sub-monitoraggio, aumentando la complessità del sistema e incrementando la difficoltà di verificare la definizione.Allo scopo di creare un sistema di rating energetico è inoltre importante deter-minare la validità dello stesso in funzione della variabile temporale e di ipoteti-che variazioni nelle condizioni operative: • Per quanto tempo un Net ZEB può essere considerato tale?

• Un Net ZEB può ancora essere considerato tale se, nel periodo di tempo consi-derato, si verificano modificazioni sostanziali dei livelli di comfort, dei livelli di occupazione o dei comportamenti degli occupanti?

• La definizione di Net ZEB è statica o necessariamente dinamica?In particolare risulta necessario definire:1. il periodo di tempo in cui il rating stabilito verificherà effettivamente le con-

dizioni di Net ZEB;2. le tolleranze sui bilanci e sulle condizioni richieste di comfort;3. le analisi parametriche in grado di mostrare le relazioni tra il bilancio e le varia-

bili che lo influenzano, come comfort, microclima, destinazione dell’edificio, livelli di occupazione, comportamento degli occupanti.

Pertanto, anche nel caso dei sistemi di monitoraggio e controllo, è necessario prevedere dei progetti “ad hoc” del sistema, per verificare la consistenza nume-rica dei numerosi indicatori, alcuni ricordati in precedenza, impiegati nella defi-nizione di Net ZEB.

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insieme ad una gerarchia delle opzioni di forni-tura di energia. Dall’esperienza fin qui conseguita a livello internazionale risultano preponderanti gli aspetti di efficienza e di risparmio energetico.

I Net ZEBs sono caratterizzati da più di un mero bilancio pesato effettuato sul periodo di analisi. Si è presentata infatti una caratterizzazione basata su due aspetti relativi alla contemporaneità di carico e produzione di energia: il Load Matching e l’interazione con la rete. In entrambi i casi tut-tavia esiste la marcata necessità di lavorare con una risoluzione temporale almeno oraria, in modo da affrontare tematiche come la fluttuazione dei prezzi dell’energia e i carichi di picco.

In conclusione si sottolinea che solamente un sistema di rating basato su dati monitorati per-metterebbe la verifica della condizione di Net ZEB, l’efficienza e l’ottimale livello delle soluzioni di design prescelte e, infine, l’adempimento di tar-get prescelti in campo di politiche energetiche.

È inoltre importante che una definizione di Net ZEB sia facilmente verificabile tramite un processo di misura e verifica: è quindi preferibile includere tutti gli usi dell’energia nei confini di bilancio.�n

* Maurizio Cellura e Francesco Guarino, Università di Palermo – Dipartimento dell’Energia, Ingegneria dell’informazione e Modelli matematici, Palermo, Italia

Igor Sartori, SINTEF, Dept. Building and Infrastructure, Trondheim, Norvegia

Alessandra Scognamiglio, ENEA-UTTP-FOTO / Solar Technologies Area, Portici, Italia

Il presente lavoro è stato sviluppato nel contesto del programma congiunto IEA SHC Task 40 - ECB Annex 52 dal titolo “Net Zero Energy Solar Buildings” e dell’ac-cordo di collaborazione tra ENEA e Università di Palermo, Dipartimento di Energia, Ingegneria dell’Informazione e Modelli Matematici per una attività di ricerca dal titolo: “Design di edifici a energia netta zero alla luce della diret-tiva europea 2010/31/CE (EPBD Recast) sulla prestazione energetica nell’edilizia GU Europea del 18 Giugno 2010”.

SImBOLIP Produzione di energiaF Fabbisogno di energiaj Generico energy carriere Energia esportata verso la retei Energia importata dalla retep Fattori di conversione (pesatura)m Mese dell’anno consideratogm Generazione di energia per il mese consideratocm Carico energetico totale per il mese consideratoN Numero di eventi presi in esame nella definizione di

LoadMatchingindext risoluzione temporale dei calcoliSTD Deviazione standard

BIBLIOGRafIa1. EPBD recast (2010) Directive 2010/31/EU of the European Parliament and of the Council of 19 May 2010

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19. Voss, K. and Musall, E. (2011) Net Zero Energy Buildings- International Projects on Carbon Neutrality in Buildings, DETAIL, ISBN-978-3-0346-0780-3, Munich;

20. BPIE (2011) Principles for nearly zero-energy buildings, Report from the Building Performance Institute of Europe, http://www.bpie.eu/pub_principles_for_n_zeb.html, 2012 (Accessed 09/02/2012);

21. Voss, K., Sartori, I., Musall, E., Napolitano, A., Geier, S., Hall, M., Karlsson, B., Heiselberg, P., Widen, J., Candanedo, J. A. and Torcellini, P. (2010), Load Matching and Grid Interaction of Net Zero Energy Buildings, In the Proceedings of EuroSun 2010, Graz, AT;

22. Widén, J., Wäckelgård, E. and Lund, P. (2009) Options for improving the load matching capability of distributed photovoltaics: Methodology and application to high-latitude data, Solar Energy, (83)pp. 1953-1966;

23. Baetens, R., De Coninck, R., Helsen, L. and Saelens, D. (2010) The impact of domestic load profiles on the grid-interaction of building integrated photovoltaic (BIPV) systems in extremely low-energy dwel-lings, In Proceedings of the Renewable Energy Research Conference, 7-8 June, Trondheim, Norway;

24. Salom, J., Widén, J., Candanedo, J., Sartori, I., Voss, K. and Marszal, A. (2011) Understanding Net Zero Energy Buildings: Evaluation of load matching and grid interaction indicators, Proceedings of Building Simulation, 14-16 Nov., Sydney, AU.

Page 47: 2013 21 aj aicarr%20journal non%20protetto

VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012

NEWSLETTER – Nr.17 — Pag.1

Newsletter

Nr.17 – VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012

In www.hsh.info il programma completo delle conferenze e il modulo di iscrizione

Venerdì 19 ottobre, ore 11,00 - Isolamento sismico del patrimonio edilizio esistente per la

ricostruzione de L’Aquila. Relatori Prof. Ing. Bruno Briseghella, Prof. Ing.Tobia Zordan, Ing. Alessandra

Romano e Ing. Lamberto Zambianchi.

Venerdì 19 ottobre, ore 15,00 - Analisi tridimensionale di stazioni metropolitane: modellazione

strutturale di intersezioni fra tunnel. Relatore Ing.Giuseppe Maria Gaspari (GEODATA Engineering SpA).

Sabato 20 ottobre, ore 11,00 - Arco e passerella pedonale del villaggio olimpico Torino 2006.

Relatori Ing. Sandro Tarditi, Ing. Paolo Soldani (Tarditi e Soldani Ingegneria) e Ing. Innocente Porrone.

Sabato 20 ottobre, ore 15,00 - Restauro e riuso della Mole Antonelliana di Torino.

Relatori Prof. Ing. Giorgio Romaro e Arch. Chiara Romaro.

Domenica 21 ottobre, ore 11,00 - Building envelopes designed with foils. Meeting challenges

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Relatore Dr. Ing. Lutz Schöne (LEICHT structural engineering and specialist consulting GmbH).

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Lineare e Non-Lineare

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METà DEL 2013 —>pag.9 LE DiScREPaNzE TRa La DocuMENTazioNE E

La SicuREzza oggETTiVa —>pag.32

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L'AUTORIZZAZIONE

UNICA AMBIENTALE

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LE NoVità PER EDiLiZia E aPPaLti —>pag.9

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VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012

NEWSLETTER – Nr.20 — Pag.1

NewsletterNr.20 – VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012

ANALiSi DEL DM 161/2012 —>pag.14

—>pag.15

LA cLASSificA DELLE MigLiORi E LE PEggiORi ciTTà —>pag.9

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NORME iN VigORE DAL 1° gENNAiO 2013 —>pag.11DAL cSLP uNA NuOVA ciRcOLARE PER SuPERARE i

DuBBi iNTERPRETATiVi —>pag.12

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VERDE” DELL’iTALiA —>pag.6

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VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012

NEWSLETTER – Nr.21 — Pag.1

Newsletter

Nr.21 – VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012

IN VIGORE LA NUOVA MODULISTICA —>pag.11

LE PRINCIPALI NOVITà —>pag.4

LA RIFORMA DEL

CONDOMINIO È LEGGE

PREVENZIONE INCENDI

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CERTIFICAZIONI ENERGETICHE

DISSESTO IDROGEOLOGICO

EFFICIENZA ENERGETICA

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PROFESSIONIAPPALTI PubbLICI

STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE

RINNOVAbILISENTENZEMERCATIREGIONI E ENTI LOCALI

ESTEROSMART GRIDNORME TECNICHEPRODOTTI INNOVATIVI

PERSONAGGIVIDEOCORSI

bANDI

DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE LE REGOLE

PER L’ESERCIZIO DELL’OPZIONE —>pag.6

NUOVE REGOLE E

SEMPLIfICAZIONI

IN LOMBARDIA —>pag.7

CLINI STIMA IN 40 MLD I

COSTI PER LA MESSA IN

SICUREZZA —>pag.9

PRESENTATO IL 2° RAPPORTO DEL

POLITECNICO DI MILANO —>pag.3

APPROVATA LA RIfORMA PREVIDENZIALE

DI INARCASSA —>pag.2

INGEGNERI E ARCHITETTI

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VENERDÌ 29 giugNo 2012

NEWSLETTER – Nr.12 — Pag.1

Newsletter

Nr.12 – VENERDÌ 29 giugNo 2012

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dI deCreto

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defInItI I parametrI per Il

Compenso neI ContenzIosI e nelle

gare d’appalto

—>pag.15

PROFESSIONI

REGIONI

ENERGIE

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LA RIFORMA DEL

LAVORO È LEGGE

Riforma delle professioni

RitoRno delle taRiffele novItà su partIte Iva e

settore CostruzIonI —>pag.2

TuTTi gLi iNCENTiVi

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L’imPaTTo ECoNomiCo DEL DECRETo SECoNDo aNCE —>pag.7

SEmPLifiCazioNi PER Dia E SCia

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RiPRiSTiNo DELL’iVa PER CESSioNi E LoCazioNi Di NuoVi

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deCReto SVilUPPo

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VENERDÌ 13 LUGLIO 2012

NEWSLETTER – Nr.13 — Pag.1

Newsletter

Nr.13 – VENERDÌ 13 LUGLIO 2012

Le nuove regoLe e Le opinioni

degLi operatori —>pag.12

Normativa

rEGioNi E ENti locali

sENtENzE

appalti

sviluppi tEcNoloGici

NormE uNi

associazioNi E pErsoNaGGi

BaNDi

coNGrEsso

spENDiNG rEviEW

NEL 2011 GLI APPALTI HANNO

RAPPRESENTATO L’8,1% DEL PIL

COmE CambIaNO GLI aCqUISTI

DELLa Pa —>pag.2

iL Cni prevede 45.000 nuovi posti di

Lavoro per gLi ingegneri —>pag.6

—>pag.4

—>pag.8

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Assicurazione obbligatoria,

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compagnie assicurative

v° conto Energia e

Decreto rinnovabili

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VENERDÌ 27 LUGLIO 2012NEWSLETTER – Nr.14 — Pag.1

NewsletterNr.14 – VENERDÌ 27 LUGLIO 2012

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SI Va VERSO La PROROGa? —>pag.8

REGIONI E ENtI lOcalI

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DEcREtO sVIlUPPOLE NOVITà DOPO IL PaSSaGGIO a mONTEcITORIO —>pag.2

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VENERDÌ 3 AGOSTO 2012

NEWSLETTER – Nr.15 — Pag.1

NewsletterNr.15 – VENERDÌ 3 AGOSTO 2012

BRuxELLES E iL PiANO VERDE PER iL

RiLANciO DELLE cOSTRuziONi —>pag.8

iNARcASSA, GLi EffETTi DEL PASSAGGiO

AL SiSTEmA cONTRiBuTiVO —>pag.11

—>pag.10

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SPENDING REVIEW

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DOSSIER EVOLUZIONE DELLA PROFESSIONE

TARIFFE PROFESSIONALI

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Influenza della modellazione di connessioni spinottate trave-colonnasulla risposta sismica di edificimonopiano prefabbricati.

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LE NOViTà DEL DEcRETO APPROVATO

DAL SENATO —>pag.13

i PARAmETRi DEL miNiSTERO PER LA LiquiDAziONE DEL cOmPENSO —>pag.2

RIFORMA DELLE PROFESSIONIDALLE COMMISSIONI DI CAMERA E SENATO RICHIESTE DI MODIFICA

—>pag.18

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NEWSLETTER – Nr.16 — Pag.1

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GSE, LE PROCEDURE APPLICATIVE

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coME caMBiaNo gLi oRDiNi? —>pag.2

uNa caBiNa Di REgia PER DEciDERE

gLi iNVESTiMENTi —>pag.7

MILANO DICE NO AL

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#2146

L a depurazione dell’aria circolante negli impianti di climatizzazione rappresenta una tra le appli-cazioni più diffuse e con rilevante impatto

economico nel settore della filtrazione dell’aria. L’importanza della scelta appropriata dei filtri cozza però contro l’attuale mancanza di criteri rigorosi e consolidati che guidino l’utente nella scelta e nella manutenzione degli elementi filtranti.

Per colmare il vuoto nel settore della ventila-zione e fornire qualche indicazione per la scelta dei filtri, in Europa il comitato tecnico CEN/TC156 “Ventilation for buildings” ha incluso nella norma EN13779:2007 “Ventilation for non-residential buil-dings – Performance requirements for ventilation and room-conditioning systems” l’Appendice A (di tipo informativo), il cui paragrafo A.3 “Considerazioni sulla qualità dell’aria esterna e sull’uso dei filtri d’a-ria” include alcune linee guida di buona pratica

3. classificazione per via indiretta mediante la portata di aria esterna per unità di superficie in pianta dell’ambiente.Si osservi che le indicazioni

sui filtri costituiscono un requisito minimo. Tuttavia non è obbligato-rio effettuare una verifica in campo sulla loro efficacia e sulle loro effet-tive prestazioni. In definitiva il crite-rio che determina la classe IDA è la portata di aria immessa in ambiente e non il livello di contaminazione presente al suo interno.

Questo tipo di approccio “pre-scrittivo” (non si misura direttamente la qualità dell’aria, cioè non si entra nel merito della “prestazione”) lega

e, più in particolare, offre una metodologia utile nella scelta degli elementi filtranti.

Scelta dei filtriPer raggiungere la classe IDA desiderata la

norma EN 13779 raccomanda alcune sezioni fil-tranti, formate da combinazioni di filtri classifi-cati secondo EN779 (Tabella 3). Si osservi che la classificazione secondo EN779 riguarda i soli fil-tri per particelle. Di conseguenza l’esigenza di un filtro per inquinanti gassosi viene specificata in modo generico, senza determinarne le presta-zioni minime attese.

La classe IDA viene stabilita usando uno dei tre criteri seguenti:1. livello massimo di CO2 presente nell’ambiente;2. classificazione per via indiretta mediante la por-

tata di aria esterna per persona;

La norma EN 13779 fornisce alcune indicazioni per la scelta dei filtri ma è lacunosa perché non considera le reali prestazioni degli elementi. Soltanto con il contributo di utenti e progettisti i lavori normativi potrebbero fare dei reali passi in avanti

di Paolo Tronville*

come scegliere i sistemi filtranti

Impianti di climatizzazione,

Speciale filtrazione

Page 49: 2013 21 aj aicarr%20journal non%20protetto

#21 47

Tuttavia non tiene conto della contaminazione particellare che potrebbe essere elevata nel caso in cui la classe del filtro non garantisse un’effi-cienza minima sufficiente.

Al proposito va osservato che l’indicazione delle classi di filtri da installare non viene giusti-ficata nella EN 13779 con calcoli e/o prestazioni minime attese. Questo problema è causato in primo luogo dalla norma EN 779 che descrive la misura normalizzata delle prestazioni dei filtri. Essa contiene anche un sistema di classificazione completamente fuorviante che ignora comple-tamente le prestazioni di filtri in sito perché pre-vede una classificazione i filtri in base all’efficienza media ottenuta durante un processo di intasa-mento con polvere sintetica.

Per comprendere quanto siano distanti la classe di filtrazione secondo EN779 e le presta-zioni effettive si osservino le Figure 1 e 2. Esse mostrano gli andamenti delle efficienze per la dimensione 0,4 µm in funzione del tempo otte-nuti da alcuni laboratori europei (Ginestet, 2005) su due filtri F7, uno dotato di carica elettrosta-tica e l’altro privo di carica elettrostatica, esposti ad aerosol atmosferico in unità trattamento aria (100% di aria esterna).

I dati della Figura 2 vanno raffrontati con quelli della Figura 3 (si tratta di due campioni dello stesso tipo di filtro) da cui si evince che a fronte di un’ef-ficienza media dichiarata pari a 80% in realtà l’ef-ficienza dopo 4000 ore di funzionamento è solo

notevole limite per riuscire a diminuire il con-sumo energetico degli impianti di climatizzazione a tutt’aria, specie in climi caldi e umidi dove il trat-tamento termoigrometrico è particolarmente gra-voso. Allo stesso tempo si può osservare che il livello di CO2 nell’ambiente rappresenta un buon tracciante dell’odore prodotto dagli occupanti.

univocamente la qualità dell’aria interna alla portata di aria di venti-lazione, non consentendo in nessun caso la sua riduzione, adottando ad esempio livelli di filtrazione più ele-vati oppure ricircolando l’aria ripresa dall’ambiente. Ciò rappresenta un

Air conditioning systems, how to choose the filter systemsAir filtration is a very technical subject. EN 13779 standard aims to help making conscious choices for air filters to be installed in HVAC systems. The lack of knowledge about the in situ performance of air filters has not so far allo-wed to prepare a methodology based on sound and reliable data. Much work still needs to be done to provide end users and HVAC designers with a meaningful and useful classification system. In this sense, the active participa-tion of end users and HVAC designers to the standardization work in the field of air cleaning technologies would contribute to address the problem of the actual performance of air filters serving HVAC systems.

Keywords: air filtration, fine particulate, EN 13779, EN779, HVAC systems

Qualità dell’aria esternaQualità dell’aria interna

IDA 1(alta)

IDA 2(media)

IDA 3(moderata)

IDA 4(bassa)

ODA 1 (aria pura) F9 F8 F7 F5

ODA 2 (particelle) F7 + F9 F6 + F8 F5 + F7 F5 + F6

ODA3 (concentrazioni molto alte di particelle e di aeriformi) F7 + GF + F9* F7 + GF + F9* F5 + F7 F5 + F6

* GF = Filtro per inquinanti gassosi (filtro con carbone) e/o filtro chimico.

Categoria DescrizioneIDA 1 Qualità dell’aria interna elevata

IDA 2 Qualità dell’aria interna media

IDA 3 Qualità dell’aria interna moderata

IDA 4 Qualità dell’aria interna bassa

Categoria Descrizione

ODA 1 Aria pura che solo momentaneamente può diventare polverosa (ad esempio con polline) ð Casi in cui norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna sono rispettati.

ODA 2Aria esterna con alte concentrazioni di materiale particellare e/o inquinanti gassosi ð Casi in cui le concentrazioni degli inquinanti superano di un fattore fino a 1,5 quanto

prescritto da norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna.

ODA 3Aria esterna con concentrazioni molto elevate di inquinanti gassosi e/o particellarið Casi in cui le concentrazioni degli inquinanti superano di un fattore maggiore di 1,5

quanto prescritto da norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna.

clAssificAzione dellA quAlità dell’AriA esternA e internAIl terzo passo suggerito dalla norma EN13779 è l’attribuzione di una determinata categoria all’aria esterna del luogo in cui si trova l’edificio servito dall’impianto di ventilazione. Le categorie previste sono elencate in Tabella 1, insieme a una loro breve descrizione.La classe dell’aria esterna può quindi essere individuata sulla base dei limiti accet-tabili per la concentrazione degli inquinanti presi in considerazione e dei dati sto-rici di concentrazione effettivamente misurati nel luogo in cui opererà l’impianto di ventilazione. La categoria dovrà tenere conto della condizione più svantag-giosa e cioè, se anche uno solo degli inquinanti supera di 1,5 volte il limite mas-simo ammissibile, la classe dell’aria esterna sarà ODA 3.Per stabilire la combinazione di elementi filtranti più adatti è necessario specifi-care la classe desiderata di qualità dell’aria interna. La norma EN 13779 propone le classi di qualità riportate in Tabella 2. Si osservi che il significato di tali classi è demandato alla norma EN 15251 che si occupa di tutte le grandezze attinenti l’ambiente interno aventi influenza sul consumo energetico dell’edificio, e cioè qualità dell’aria, ambiente termico, acustica e illuminazione.

La norma EN 13779 rimanda alla EN 15251 per definire le quattro classi di qua-lità dell’aria interna. In realtà si tratta di quattro categorie più legate all’aspet-tativa dell’occupante che non dettate da precisi criteri tecnici. La scelta è simile a quella di un hotel usando il numero di stelle: si decide senza analizzare a fondo tutte le caratteristiche. Le quattro categorie della EN 15251, a cui corrispondono quelle della EN 13779 (da IDA 1 a IDA 4), sono:• Categoria I (a cui corrisponde IDA 1): Aspettativa molto elevata, raccomandata

per spazi occupati da persone sensibili e fragili con requisiti particolari, quali persone malate, bambini e anziani;

• Categoria II (a cui corrisponde IDA 2): Aspettativa normale; in tale categoria rica-dono i nuovi edifici e le ristrutturazioni;

• Categoria III (a cui corrisponde IDA 3): Aspettativa moderata che può essere usata per edifici già esistenti;

• Categoria IV (a cui corrisponde IDA 4): Include i casi che non ricadono nelle cate-gorie precedenti; questa categoria andrebbe accettata solo per una parte limi-tata dell’anno.

Tabella 1 – Classificazione dell’aria esterna (Outodoor Air – ODA) Tabella 2 – Classificazione della qualità dell’aria interna (Indoor Air Quality – IDA)

Tabella 3 – Requisiti minimi di filtrazione per ottenere le classi IDA in funzione della qualità dell’aria esterna

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50%. La differenza in termini di efficienza è impor-tante ma è ancora più rilevante se si considera la penetrazione, cioè la quantità di materiale parti-cellare che attraversa il filtro. Nella pratica la quan-tità di particelle di 0,4 µm immesse in ambiente è 2 volte e mezza di quella simulata coi dati di laborato-rio. Tale comportamento è spiegabile entrando nel merito delle cinetica di intasamento dei filtri ma tale discussione esula dallo scopo del presente articolo.

Valori di efficienza minima Va osservato che nel caso dell’ultima versione

della EN779 (datata 2012) per i filtri di classe F7 è richiesta un’efficienza minima di 35% per le parti-celle di 0,4 µm senza variare il requisito di efficienza media (80%). Per chi non è esperto di filtrazione la situazione è molto confusa perché questa grande differenza tra i valori di efficienza minima e media contribuisce a rendere torbido il mercato della fil-trazione dell’aria.

Anche per questa ragione molti progettisti di impianti di climatizzazione non si fidano e riten-gono che la presenza e/o qualità degli elementi fil-tranti non sia in grado di garantire la qualità dell’aria interna desiderata. I lavori in sede normativa dovreb-bero servire anche per migliorare questa situazione.

La prescrizione generica di filtri per inquinanti gassosi senza precisare nulla al riguardo delle loro prestazioni minime è in un certo senso imbaraz-zante. La mancanza di un sistema di classificazione per questo tipo di filtri porta con sé il problema della mancanza di un modo facile e immediato per specificare le loro prestazioni. Preso atto di questa mancanza, sarebbe però utile almeno indicare un valore di efficienza minima al di sotto del quale non vale la pena installare un filtro per inquinanti gas-sosi. Infatti si potrebbero soddisfare formalmente i requisiti della norma EN 13779 e installare un fil-tro con efficienza di rimozione vicina a zero. Tale scelta, magari legata alla scelta di un filtro a basso prezzo finirebbe col minare ulteriormente la cre-dibilità delle tecnologie di depurazione dell’aria.

Migliorare i metodi normalizzati per la misura delle prestazioni degli elementi filtranti

Per ovviare ai problemi sopra elencati bisogne-rebbe agire almeno in due direzioni:1. definire nel modo più accurato possibile i requisiti

per la contaminazione presente nell’aria interna affinché il rischio per la salute umana divenga accettabile, o comunque minimo, con i mezzi disponibili secondo lo stato dell’arte attuale della tecnica;

2. caratterizzare gli elementi filtranti in modo più significativo e rispondente a quanto si osserva nella pratica.È inutile gonfiare le prestazioni dei filtri pubbli-

cando solo i dati ottimistici misurati in laboratorio, magari per facilitarne la vendita. Il ruolo e la repu-tazione dei filtri d’aria vanno difesi in primo luogo

Figura 3 – Andamento dell’efficienza misurata in laboratorio in funzione del diametro della particella e per le varie fasi di intasamento per lo stesso filtro di Figura 2 (la freccia rossa indica la dimensione a 0,4 µm)

Figura 2 – Andamento dell’efficienza per la dimensione 0,4 µm nel caso di un filtro di classe F7 privo di carica elettrostatica intenzionale ed esposto all’aerosol atmosferico in una unità trattamento aria

Figura 1 – Andamento nel tempo dell’efficienza per la dimensione 0,4 µm di un filtro di classe F7 dotato di carica elettrostatica ed esposto all’aerosol atmosferico in una unità trattamento aria

Speciale filtrazione

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sopra esposto, anche se la principale ragione è da addebitarsi alla mancanza di una richiesta del mer-cato e più in particolare da parte degli utenti finali.

Quest’ultimo elemento è un tassello fondamen-tale per lo sviluppo di politiche di mercato traspa-renti. Infatti, il laboratorio di prova che misura le prestazioni di un prodotto per conto di chi ha inte-resse a venderlo si trova comunque in una situa-zione difficile da gestire. Talvolta il compenso per il servizio del laboratorio viene pagato per ottenere dati sgraditi, perché al di sotto delle proprie legit-time aspettative, specie quando l’unico obiettivo è la conformità formale, e non sostanziale, delle prestazioni. Ciò è ancora più evidente per i labo-ratori privati, la cui sopravvivenza è totalmente legata agli introiti provenienti dai propri clienti.

Viceversa, è molto più facile gestire la commessa quando al laboratorio viene chiesto un servizio impar-ziale da chi intende valutare l’acquisto del prodotto, oppure quando il produttore ha un genuino inte-resse a conoscere le effettive prestazioni del com-ponente sotto esame. In quest’ultimo caso si tratta generalmente di produttori che adottano politiche commerciali di “margine”, cioè si propongono di vendere un prodotto tecnologicamente innovativo e si avvalgono di personale qualificato in grado di mettere in atto tale proposito. La maggior parte dei produttori adotta oggi politiche di “volume”, cioè si prefigge la vendita di grandi quantitativi di pro-dotti maturi ma costruiti a basso costo.

ConclusioniIl settore della filtrazione dell’aria è molto tec-

nico e la norma EN 13779 intende portare un con-tributo per una scelta consapevole dei filtri da installare negli impianti di climatizzazione. La scarsa conoscenza delle vere prestazioni dei filtri non ha consentito finora di approntare una metodologia poggiata su dati solidi e affidabili. Resta molto da fare per fornire all’utente finale un sistema di clas-sificazione significativo e utile. In tal senso il contri-buto ai lavori normativi nel settore della filtrazione dell’aria da parte di utenti e progettisti potrebbe consentire di superare il timore dei costruttori nell’affrontare il tema delle vere prestazioni dei filtri negli impianti di climatizzazione.� n

* Paolo Tronville, Politecnico di Torino – Dipartimento Energia (DENERG)

finora ciò non è avvenuto è di tipo commerciale e non tecnico. Infatti, molti produttori di filtri hanno usato la necessità di misurare le prestazioni come strumento di marketing per promuovere i pro-pri prodotti presso la clientela. Si tende a ven-dere insieme al prodotto anche la misura delle sue prestazioni, magari offrendo corsi di forma-zione al personale del cliente in merito ai principi di funzionamento dei dispositivi e ai metodi con cui caratterizzarlo.

Guardando la questione da un angolo diverso si potrebbe affermare che, nella situazione sopra descritta, il consumatore riesca ad ottenere i dati sulle prestazioni del componente solo compran-dolo da un’azienda con i mezzi a disposizione per caratterizzarlo e, nel caso di produttori tecnologi-camente avanzati, dati sul funzionamento in sito.

Quando però manchi la possibilità di fare una verifica per via teorica delle prestazioni e non esista un metodo di prova ripetibile e riproduci-bile per controllare i dati forniti dal produttore, consegue che qualunque dato (o quasi) possa essere usato per vendere i propri prodotti, magari facendo leva sulla componente a cui molti acqui-renti guardano con estremo interesse: il prezzo.

Riassumendo l’analisi, si può affermare che, in mancanza di necessità precise e ineludibili da parte del cliente finale, il vuoto normativo con-sente di vendere prodotti a basso prezzo, senza preoccuparsi troppo delle effettive prestazioni e confidando nell’immagine che il venditore riesce a proiettare verso l’esterno.

Fanno ovviamente eccezione i casi in cui le prestazioni minime sono un requisito di capitale importanza. Si tratta di applicazioni in ambito militare, a servizio degli impianti nucleari e, dopo l’avvento dell’elettronica di consumo, dell’indu-stria dei semiconduttori, le cui costose produzioni dipendono dalla disponibilità di aria ultrapura. Non a caso i metodi di prova normalizzati e svi-luppati per primi sono stati proprio quelli a ser-vizio di queste applicazioni.

Mancanza di laboratori “indipendenti” Altro elemento frenante lo sviluppo della nor-

mativa è stato la scarsa presenza di laboratori indipendenti in grado di offrire al mercato dati misurati da chi non ha necessità di orientare le scelte di acquisto. Ciò è legato in parte a quanto

fornendo dati quanto più rispon-denti alle effettive prestazioni in sito. Una necessità importante è senz’altro migliorare l’affidabilità dei dati oggi disponibili sul mercato in merito alle prestazioni dei filtri. Ci si potrebbe chiedere perché questo problema sia molto serio nel campo della fil-trazione dell’aria mentre in altri set-tori non esista.

Una della ragioni principali è che il funzionamento di molti componenti e materiali per la depurazione dei gas non è attualmente descrivibile con leggi fisiche di validità generale, cioè non puramente empiriche o semi-empiriche, che poggino su proprietà misurabili con ragionevole facilità.

Per illustrare questo concetto ricor-riamo a un esempio. La superficie di uno scambiatore di calore e la portata e la temperatura del fluido che lo attraversano sono molto più facilmente misurabili della distribu-zione e della posizione delle fibre all’interno di un qualunque mate-riale fibroso, per non parlare della distribuzione delle dimensioni, velo-cità e concentrazione delle parti-celle che il mezzo filtrante deve catturare. Nel caso di uno scam-biatore di calore si può, quindi, fare un calcolo di massima per preve-dere il flusso termico scambiato in determinate condizioni di funziona-mento. Non così, invece, per l’effi-cienza o l’incremento di caduta di pressione al variare dell’intasamento di un comune elemento filtrante. In questo caso la misura diretta delle prestazioni è l’unico modo per cono-scere, almeno in parte, le presta-zioni in modo affidabile.

Gli attuali metodi di misura delle prestazioni in laboratorio e in opera presentano limiti molto seri, portando a una prima e parziale conclusione: le effettive prestazioni in servizio di molti dispositivi per la pulizia dell’aria sono, di fatto, a tutt’oggi un’incognita.

Un problema “commerciale” Tale situazione sembrerebbe giu-

stificare il contrario di quanto finora avvenuto. Parrebbe cioè favorire il proliferare di metodi di prova nor-malizzati di cui il mercato e gli utenti hanno necessità, proprio per cono-scere l’effettivo funzionamento dei componenti usati per la depurazione dell’aria. Una delle ragioni per cui

BiBliogrAfiA• Pope C. A., Burnett R. T., Thun M. J., Calle E. E., Krewski D., Ito K., and Thurston G. D., “Lung cancer, cardiopulmonary mortality and long-

term exposure to fine particulate air pollution”, The Journal of the American Medical Association (JAMA), v. 287, n. 9, p. 1132-1141, 2002.• Directive 2008/50/EC of the European Parliament and of the Council of 21 May 2008 on “Ambient air quality and cleaner air for Europe”• Dockery D. W., Pope C. A., Xu X., Spengler J. D., Ware J. H., Fay M. E., Ferris B. G., Speizer F. E., “An association between air pollution and

mortality in six US cities”, The New England Journal of Medicine (NEJM), v.329, n.24, p. 1753-1759, 1993.• EN13779:2007 “Ventilation for non-residential buildings - Performance requirements for ventilation and room-conditioning systems”• Ginestet A., Pugnet D., “NTV 2005/007 Air filters used in general ventilation EUROVENT 2004 Round Robin Test on the basis of EN 779

Annex A and long term test in real life”, Final Report, CETIAT, 2005.• Hinds W. C., “Aerosol Technology: Properties, Behavior, and Measurement of Airborne Particles”, Wiley-Interscience, New York, 1999.• Samet J. M., Dominici F., Curriero F. C., Coursac I., and Zeger S. L., “Fine Particulate Air Pollution and Mortality in 20 U.S. Cities, 1987–

1994”, The New England Journal of Medicine (NEJM), v.343, n.24, p.1742-1749, 2000.

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L’anno scorso è stata pubblicata la nuova ver-sione della EN779. La pubblicazione della EN779:2012 è stata rallentata dall’appello dell’UNI al Bureau Technique del CEN in quanto, secondo il Gruppo di lavoro competente del CTI, la classificazione proposta, che include ancora l’efficienza media, non rende giustizia alle reali prestazioni dei filtri.

È vero che, come è detto anche nella norma, il sistema di classificazione serve solo a confrontare

che per la determinazione dell’ef-ficienza media la norma prevede di raggiungere una perdita di carico di 450 Pa che non ha riscontro con le perdite di carico normalmente raggiunte in condizioni operative.

Il Bureau Technique del CEN ha riconosciuto il merito tecnico dell’ap-pello italiano e ha però chiesto di

tra loro diversi prodotti ma è anche vero che, per correttezza nei confronti degli utenti che non sempre conoscono i dettagli della normativa, si dovrebbe fare tutto quanto è possibile per for-nire dati che descrivono le prestazioni tenendo conto di quanto avviene nella realtà.

L’efficienza media calcolata col metodo pre-visto dalla EN779 sovrastima l’effettiva efficienza raggiunta in opera. Si deve anche tener conto

FILTRI PER LA VENTILAZIONE gENERALE

A livello mondiale non esiste ancora una normativa condivisibile per i sistemi filtranti ma, anche grazie all’intervento dell’UNI, è in corso un’opera di revisione delle norme europee (in particolare della EN779) attraverso lo sviluppo di nuove norme ISO. Vediamone gli aspetti fondamentali

di Riccardo Romanò*

Filtri e normativa.A che punto siamo?

Speciale filtrazione

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Dato che in ambito ISO erano già iniziati i lavori per la defini-zione di una norma per i filtri per ventilazione generale, è pre-valsa l’idea di effettuare la revisione della EN779:2012 mediante lo sviluppo della serie delle ISO 16890 destinate a sostituirla (le revi-sione è già in corso).

La ISO 16890 è divisa in quattro parti:• Parte 1: Specifiche tecniche, requisiti e sistema di classificazione

dell’efficienza basato sul particolato (PM)• Parte 2: Misura dell’efficienza frazionaria e della resistenza al flusso

dell’aria• Parte 3: Determinazione dell’efficienza gravimetrica e della resi-

stenza al flusso dell’aria in funzione della massa di polvere di prova trattenuta

• Parte 4: Metodo di condizionamento per determinare l’efficienza frazionaria minima

La prima parte è in una fase di sviluppo abbastanza avanzato, si sono raccolti i commenti alla prima stesura che saranno oggetto di discussione in occasione del prossimo meeting previsto per settembre. Il lavoro su questa parte è coordinato dal Dr. Thomas Caesar ed è basato su una proposta avanzata dagli esperti italiani nel competente gruppo di lavoro ISO.

Particelle e distribuzioneLa distribuzione di aerosol in atmosfera dipende dalla loro velo-

cità di sedimentazione che a sua volta dipende dalle proprietà fisi-che delle particelle come la massa, il diametro la densità del gas, ecc. La distribuzione di massa o volume delle particelle è general-mente caratterizzata da due modi: “accumulation mode”, da 0,1 a circa 2 μm e “coarse mode” da 2 a 50 μm.

Nel primo caso le particelle sono risultato di emissioni primarie, condensazione di solfati, nitrati o composti organici da fase gas-sosa e coagulazione di piccole particelle; nel coarse mode le parti-celle sono prodotte da processi meccanici quali vento ed erosione (polveri, sali, pollini). Si ha quindi una prima suddivisione delle par-ticelle: quelle con diametro maggiore di 2,5 μm sono definite gros-solane, quelle con diametro inferiori sono definite fini. Quelle con diametro inferiore a 0,1 μm sono spesso dette ultrafini.

Naturalmente per diverse tipologie di aree abbiamo diverse distribuzioni di aerosol. Nelle aree urbane gli aerosol hanno alte concentrazioni di emissioni da industrie, trasporti, ecc. (circa 0,2-0,5 micron). Le concentrazioni di massa sono paragonabili per la

Figura 5 – Sovrapposzione delle curve di distribuzione del particolato con la curva di efficienza, in funzione della dimensione della particelle di un filtro

Figura 4 – Confronto delle curve di distribuzione con la stessa “concentrazione relativa” a 0,3 micron

Figura 3 – Confronto delle curve di distribuzione con la stessa scala di concentrazione

Figura 2 – Sovrapposizione delle distribuzioni del particolato tipiche di aree urbane e rurali

Figura 1 – Distribuzioni del particolato tipiche di aree urbane (a sinistra) e rurali (a destra)

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maggior parte delle aree urbane. Nelle zone rurali gli aerosol sono invece principalmente di origine naturale con una moderata influenza di fonti antropogeniche e distribuzione di massa è dominata dalla modalità grossolana (circa 7 micron). In Figura 1 sono riportate le distribu-zioni del particolato tipiche di aree urbane e rurali. Se si sovrappongono le immagini (Figura 2) si vede che le due forme sono simili per-ché la distribuzione delle dimensioni è det-tata dalla fisica degli aerosol.

Considerando solo la distribuzione del volume, siamo in grado di confrontare le curve di distribuzione con la stessa scala di concen-trazione (Figura 3) e con la stessa “concentra-zione relativa” a 0,3 micron (Figura 4).

Se sovrapponiamo poi alle curve di distri-buzione del particolato la curva di efficienza in funzione della dimensione della particelle di un filtro, otteniamo il risultato espresso in Figura 5.

Efficienza Possiamo introdurre l’efficienza riferita al

materiale particellare come: ∑ Ei · PVi · ∆i ——————— ∑ PVi · ∆

dove Ei, è l’efficienza per particelle di dimen-sioni di e (PVi x Δi) è proporzionale al volume delle particelle con dimensioni comprese tra (di – Δi/2) e (di + Δi/2)

È evidente che il valore di efficienza dipende dalla distribuzione delle dimensioni delle par-ticelle. Gli esempi seguenti mostrano che se si considera la distribuzione “rurale” con una maggiore presenza di particelle con diametro elevato l’efficienza PM è maggiore di quella cal-colata considerando la distribuzione “urbana”.

ClassificazionePer poter avere una norma e una relativa

classificazione ragionevolmente valida, è neces-sario determinare una distribuzione accetta-bile in tutti i contesti.

Come prima soluzione si era pensato a una distribuzione media tra l’urbana e la rurale. Un gruppo di esperti giapponesi ha successiva-mente mediato dati relativi alla distribuzione del PM di diverse località ottenendo così una “distribuzione standard” (Figura 6).

Anche per la ISO 16890 si è deciso di tener conto della possibile carica elettrostatica che caratterizza alcuni materiali filtranti. In questa fase si ipotizza di utilizzare ai fini della classi-ficazione la media tra il valore dell’efficienza del filtro pulito e del filtro (o media) scaricato.

A tal proposito, al fine di evitare possibili danneggiamenti dei materiali filtranti causati dell’immersione in alcool isopropilico, il Gruppo di lavoro competente per i filtri per turbogas ha

Tabella 3 – Classi di filtri e gruppi

Figura 6 – “Distribuzione standard” ottenuta dal confronto fra dati relativi alla distribuzione del PM di diverse località

Tabelle 1 e 2 – L’efficienza PM è maggiore di quella calcolata considerando la distribuzione “urbana”, se si considera la distribuzione “rurale” con una maggiore presenza di particelle con diametro elevato

Speciale filtrazione

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ultime pubblicazioni rehva

le Guide rehva sono disponibili su www.rehva.eu o www.aicarr.org

No.18: Prevenzione Legionellosi nei sistemi HVAC degli edifici: una guida pratica per la progettazione, il funzio-namento e la manutenzione per minimizzare i rischi

Sergio LA MURA (a cura di), Cesare Maria JOPPOLO (a cura di), Luca Alberto PITERA (a cura di), Jean Pierre ANGERMANN, Mark IZARD

Questa Guida si pone come manuale pratico per la progettazione, la gestione e la manutenzione per minimizzare il rischio di legionellosi nella costruzione dei sistemi HVAC. La guida è suddivisa in diverse tematiche, quali: aria condizionata (da acqua - umi-dificazione), produzione di acqua calda sanitaria.

No.19: Ventilazione a miscelazione - Guida sulla progettazione di sistemi di distribuzione dell’aria a miscelazione

Dirk Müller (a cura di), Claudia Kandzia, Risto Kosonen, Arsen Krikor Melikov, Peter Vil-timone Nielsen

In questa guida viene discusso quanto già cono-sciuto e utilizzato per il raggiungimento della distri-buzione dell’aria a miscelazione. La ventilazione a miscelazione è stata applicata a molti differenti spazi, fornendo così aria fresca e comfort termico agli occu-panti. Oggi, un ingegnere può scegliere tra un’am-pia selezione di diffusori d’aria e aperture di scarico.

No.20: Sistema avanzato di progettazione e gestione degli edifici GEOTABS

Franziska Bockelmann, Stefan Plesser, Hanna Soldaty

Questa guida fornisce informazioni complete sui sistemi GEOTABS. Si intende con questa guida sup-portare i proprietari di edifici, gli architetti e gli inge-gneri nella fase iniziale di progettazione, mostrando come GEOTABS possa essere integrato nei nuovi concetti di edilizia. La guida fornisce inoltre molti consigli utili per gli ingegneri che si occupano di progettare e gestire edifici.

Relazione n 4: REHVA dà la definizione tecnica degli NZEB (edifici a consumo energetico quasi zero)Questa task force di REHVA, sviluppata in collabo-razione con il CEN, offre una serie di definizioni tec-niche e principi di calcolo energetico per gli NZEB, necessari alla revisione della direttiva del rendimento energetico degli edifici. Questa revisione 2013 va a sostituire la versione 2011. Queste definizioni e le specifiche tecniche sono state preparate nel detta-glio per essere adatte alla realizzazione di regola-menti edilizi a livello nazionale. L’intenzione della Task Force è quella di aiutare gli esperti degli Stati membri per definire gli edifici a energia quasi zero in modo uniforme nelle normative nazionali.

Lingua: Inglese Lingua: Inglese

sviluppato un metodo di scarica basato sull’espo-sizione degli stessi a vapori di alcool isopropilico.

Questo metodo offre anche il vantaggio di poter scaricare filtri interi ed è supportato dai buoni risultati ottenuti da prove di laboratorio (round robin test).

La definizione del metodo di scarica sarà oggetto della parte 4 dello standard, mentre la prima pro-posta di classificazione è riassunta in Tabella 3.

Come si può notare non si fa più riferimento alla Efficienza Media e i valori di efficienza sono riferiti ai diversi tipi di particolato normalmente utilizzati per la definizione dell’inquinamento

Per filtri con efficienza rispetto al PM 10 infe-riore al 50% la classificazione sarà in base all’effi-cienza gravimetrica.

I metodi di prova per i filtri “medio-fini” e “gros-solani” sono invece oggetto rispettivamente delle parti 2 e 3 dello standard. Lo sviluppo di que-ste parti tiene conto delle diverse necessità di Europei e Americani in merito a aerosol e circuito di prova attualmente in uso. Si è comunque defi-nito di utilizzare aerosol liquido (DEHS) per parti-celle tra 0,3 e 1 micrometri e aerosol solido (KCl) per particelle di dimensioni superiori al microme-tro. A titolo di esempio si riportano in Figura 7 i calcoli di efficienza relativi a un filtro a tasche sin-tetiche F7 secondo EN779 e MERV-A 14 secondo ASHRAE 52.2.

Figura 7 – Calcoli di efficienza relativi a un filtro a tasche sintetiche F7 secondo EN779 e MERV-A 14 secondo ASHRAE 52.2.

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anche la EN ISO 10121-1 che si occupa della caratterizzazione dei materiali filtranti usati per la rimo-zione di inquinanti gassosi e che potrà anche essere usata per sce-gliere i materiali da usare per sosti-tuire quelli esausti nei sistemi con materiale granulare sfuso.� n

* Riccardo Romanò, Ad Lombarda Filtri, Rappresentante italiano dell’ISO TC142 e CEN TC195

FILTRI AD ALTA EFFICIENZA Nel 2009 è stata pubblicata la nuova versione

della EN 1822 con alcune modifiche rispetto alla precedente del 1998. Innanzi tutto sono state rino-minate alcune classi creando così dei gruppi omo-genei per tipologia di test, in particolari le classi da H10 a H12 sono diventate E10, E11 ed E12 a rimar-care la differenza tra le classi per cui non è previsto il test individuale e le altre per cui questo è previsto.

Altra novità è l’introduzione della prova di effi-cienza sul materiale filtrante scaricato per quei fil-tri costruiti con materiale sintetico. La procedura di scarica è la stessa descritta nella EN779:2002 lasciando però la possibilità di utilizzare metodi con risultati equivalenti nei casi in cui l’immersione in IPA potrebbe danneggiare il materiale filtrante.

Nel 2011 è stata pubblicata la ISO 29463, deri-vata, come dice l’introduzione alla norma stessa, dalla EN 1822 con alcune modifiche introdotte per venire incontro alle necessità dei Paesi non Europei, quali la possibilità di utilizzare il fotome-tro per il “leak test”.

Come si può notare, la classificazione della ISO 29463:2011 è sostanzialmente paragonabile a quella della EN 1822 pur con un maggiore dettaglio che contempera le esigenze del mercato europeo e di quello americano. In occasione della riunione plenaria del TC195 del CEN dello scorso anno si è deciso di effettuare la revisione della EN 1822 cor-reggendo eventuali errori nella ISO 29463 e quindi adottandola successivamente come norma euro-pea (con il processo noto come Vienna Agreement).

FILTRI PER INQUINANTI gASSOSIInfine il WG 8 “Gas-phase air cleaning devices”

ha elaborato la norma EN ISO 10121-2 “Metodi di prova per la determinazione delle prestazioni di materiali e dispositivi per la normale ventilazione atti a rimuovere inquinanti aeriformi. Dispositivi per la depurazione dell’aria da inquinanti aeri-formi (GPACD)”.

Si tratta della prima norma EN in assoluto che tratta della misura delle prestazioni dei filtri per inquinanti gassosi. Colma una lacuna sentita sul mercato perché finora i dispositivi per la rimo-zione degli inquinanti gassosi sono stati venduti sulla base di prestazioni non verificabili in modo

attendibile e puntuale. La disponibilità di que-sta norma potrà anche consentire lo sviluppo di questo mercato proprio grazie alla possibilità di misurare le prestazioni di componenti che pro-mettono di migliorare la qualità dell’aria interna. Infatti, l’assenza di un metodo normalizzato di prova ha finora impedito la piena comprensione e verifica delle potenzialità dell’applicazione dei dispositivi che promettono di rimuovere i conta-minanti gassosi allo scopo di ricircolare l’aria cli-matizzata e consentire un risparmio energetico.

Tra non molto dovrebbe essere disponibile

Tabella 5 – Classificazione secondo ISO 29463:2011

Tabella 4 – Classi per tipologia di test. Confronto fra la versione del 1998 e quella del 2009

Altri Aspetti dA prendere in considerAzione Per risolvere il problema della non corrispondenza tra i valori di efficienza determi-nata secondo la EN 779 (o altri standard) e le prestazioni in opera dei filtri, è stata pubblicata la EN ISO 29462:2013 “Misura in campo di elementi e sistemi filtranti per la normale ventilazione per la determinazione in situ dell’efficienza in funzione della dimensione della particella e della resistenza al moto dell’aria”. La norma for-nisce una procedura di misura per valutare le prestazioni di elementi o sistemi fil-tranti, durante il loro effettivo funzionamento negli impianti di climatizzazione.La EN ISO 29462:2013 si propone invece di fornire agli utenti finali e ai produt-tori informazioni in merito all’effettivo comportamento in opera dei filtri, anche in considerazione delle diverse caratteristiche dell’aria da trattare e del tipo di

impianto considerato.È in fase di sviluppo anche la ISO 15957 “contaminanti di prova” volta a definire le proprietà delle polveri sintetiche attualmente utilizzate per le prove. L’obbiettivo è individuare polveri sintetiche che possano essere in grado di simulare artificial-mente l’intasamento dei filtri.Per quanto riguarda le tematiche relative alla sostenibilità ambientale si sta lavo-rando alla ISO 12249 parti da 1 a 3. La prima parte “metodo di calcolo per il life cycle cost”, basata attualmente su un documento EUROVENT è allo stato preli-minare mentre sono in stand-by le parti 2 “Metodo di calcolo delle prestazioni Energetiche dei filtri e classificazione” e 3 ”Life Cycle Assessment“.

Speciale filtrazione

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#21 55

L a filtrazione dell’aria ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più importante per garantire la qualità dell’aria ambiente sia nelle applica-

zioni per il comfort sia nei processi industriali. Uno strumento utile per la scelta del sistema filtrante

per mantenere sotto controllo la con-centrazione del particolato disperso nell’aria. L’utilizzo di sistemi di filtra-zione assoluta rappresenta inoltre uno dei punti chiave per il controllo

ottimale è sicuramente costituito dal calcolo del Life Cycle Cost.

In abbinamento con i sistemi di ventilazione, una corretta filtrazione dell’aria, sia immessa dall’esterno sia ricircolata negli ambienti, risulta fondamentale

Per effettuare la scelta della tipologia ottimale dei sistemi di filtrazione non si deve considerare solo il costo iniziale del materiale, ma anche calcolare il costo del ciclo di vita delle diverse soluzioni

di Christian Rossi, SagiCofim

Life Cycle Costdei sistemi filtranti:

calcolo ed esempi applicativi

Speciale filtrazione

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#2156

le formule di calcolo del costo del ciclo di vita per una particolare applicazione.

È da notare che il prezzo d’acquisto del mate-riale non fa parte dei criteri di scelta bensì rappre-senta uno dei componenti del LCC. Come illustrato in precedenza i componenti della formula per il calcolo del costo del ciclo di vita sono costituiti dal materiale, dal consumo di energia, dalla manu-tenzione e dallo smaltimento. La tabella 1 riporta un calcolo dettagliato dei costi annui del mate-riale e dell’energia per un prefiltro a pieghe ed un filtro finale a tasche rigide. Il costo del mate-riale tiene conto anche dei ricambi mentre quello dell’energia è stato calcolato usando la formula che verrà presentata più avanti. Si può notare come, per entrambe le tipologie di filtro, il costo del materiale risulta sempre inferiore al 15%del totale, mentre il costo dell’energia rappresenta la componente fondamentale.

Per determinare il tipo di filtro ottimale da impiegare bisogna quindi valutare in primo luogo i costi di investimento e di manutenzione relativi al materiale impiegato, che comprendono non solo i costi d’acquisto, ma anche quelli relativi a tra-sporto, immagazzinaggio e, soprattutto, ricambio.

Per quanto riguarda i costi di ricambio un ele-mento fondamentale è costituito dalla durata prevista

Quale filtro impiegareLa scelta della tipologia di filtro da adottare

si basa sulla valutazione di 4 criteri fondamentali:• il livello richiesto di qualità dell’aria interna in

relazione alla qualità dell’aria esterna, che deter-mina l’efficienza del filtro;

• il tipo di filtro utilizzabile in base alle caratteri-stiche dell’impianto;

• la durata prevista dell’apparecchiatura di filtrazione;• le proprietà (perdita di carico, capacità di raccolta

delle polveri, ecc.) delle varie opzioni filtranti.Una volta definito il livello di efficienza neces-

sario (sulla base delle normative vigenti, ad esem-pio la UNI EN 13779) e verificate le caratteristiche dell’impianto, è possibile effettuare la scelta del filtro e quindi definirne proprietà e durata. Sulla base di queste informazioni vengono elaborate

della contaminazione ambientale nelle sale operatorie e nelle camere bian-che. Nei diversi campi di impiego diventa quindi sempre più diffusa l’e-sigenza, da parte di utilizzatori finali e gestori di impianti, di ottimizzare la scelta e l’impiego dei filtri in modo da garantire le prestazioni richieste riducendo il costo di gestione.

A tale scopo, è possibile effet-tuare la scelta della tipologia otti-male dei sistemi di filtrazione non soltanto considerando il costo ini-ziale del materiale, ma sulla base del calcolo del costo del ciclo di vita (LCC ovvero Life Cycle Cost) delle diverse soluzioni.

CalCulation of th lCC for optimal filtering systemThe calculation of the cost of the life cycle of the different options available allows to make a correct decision regard-ing the choice of the optimal filter. However, it must be considered that, while the figures for the material costs and maintenance are easily calculable, the other components of LCC, such as energy, waste disposal and losses due to damage, can vary significantly from case to case and require a more complex analysis.

Keywords: filters, LCC

Figura 1 – Il LCC è come un iceberg del quale si vede soltanto la parte emergente: il costo d’investimento Fonte: SAS-069 Code of Practice for Life Cycle Costing, NORTH ATLANTIC TREATY ORGANISATION

oBiettiVi e CalColo Del lCCL’obiettivo del LCC consiste nel confrontare due o più treni di filtrazione al fine di determinare:• il numero di ore di funzionamento che minimizzi i costi;• la perdita di carico massima di funzionamento che minimizzi i costi;• il treno di filtrazione che riduca i costi di manutenzione dell’impianto;• il treno di filtrazione che riduca i costi del processo.I dati necessari per effettuare l’analisi sono:• tempo di utilizzo dell’impianto;• dati caratteristici degli elementi filtranti;• costo dell’alloggiamento;• costi operativi: installazione, manutenzione, pulizia, energia;• dati caratteristici dell’impianto.Per il calcolo dei costi si utilizza lo strumento del Valore Attuale Netto (VAN) detto anche Net Present Value (NPV). Il vincolo fondamentale per il calcolo è che le dif-ferenti alternative a confronto devono coprire lo stesso periodo di analisi.La formula per il calcolo del VAN è la seguente: VAN = C + R – S + A + M + EdoveC = costo d’investimentoR = costo di sostituzioneS = valore residuo al termine del periodo di analisiA = costi annuali della manutenzioneM = costi non annuali della manutenzioneE = costo dell’energiaSecondo le Eurovent Recommendations il costo LCC si calcola con la seguente formula:LCC = Investimento + LCCEnergia + LCCManutenzione + LCCSmaltimento

Il costo dell’investimento dipende da:• Filtro di prima installazione• Alloggiamento

• Manodopera d’installazione• Costo del volume tecnico utilizzato• Costo Ventilatore – Sistema – MacchinaIl valore attualizzato del costo dell’energia è invece composto da:• Energia spesa per la movimentazione dell’aria• Energia correlata agli elementi di scambio termico influenzabili dalla presenza

di particolato (efficienza scambiatori)Il valore attualizzato del costo di manutenzione dipende da:• Sostituzione del filtro compresa la manodopera• Eventuale pulizia degli elementi d’impianto e/o UTAIl valore attualizzato del costo di smaltimento è infine legato a:• Costo di smaltimento in discarica• Costo di smaltimento in termovalorizzatore con possibile recupero energeticoIn definitiva il LCC è paragonabile ad un iceberg, del quale si scorge soltanto la parte emergente, rappresentata dal costo del materiale. Se non si considerano tutti gli altri costi che rimangono nascosti, si rischia di prendere la decisione errata.

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#21 57

del filtro. Come mostra la figura 2, all’aumentare della vita del filtro corrisponde una diminuzione del suo costo operativo per ora di funzionamento. Per contro, dato che aumenta la perdita di carico del filtro, si verifica un aumento del consumo ener-getico e quindi del costo dell’energia. È quindi possibile determinare il valore minimo del costo complessivo scegliendo la perdita di carico del filtro in corrispondenza della quale risulta conve-niente sostituire il filtro.

I prefiltriConsideriamo un edificio per uffici servito da

un impianto nel quale sono complessivamente installati 40 prefiltri a pieghe con efficienza G3 e dimensioni nominali di 600 x 600 x 48 mm instal-lati a monte di quaranta filtri finali con efficienza F7 da 600 x 600 x 300 mm. Nella scelta dei filtri a pieghe sono disponibili tre diverse opzioni di efficienza: bassa, media o alta. Un filtro a bassa capacità presenta un basso costo iniziale, ma biso-gna considerare il fatto che un filtro a pieghe con maggiore capacità può essere sostituito, solita-mente, 3 volte all’anno invece di 4, ottenendo quindi un costo complessivo inferiore per il con-sumo di materiale. Nella tabella 2 è riportato il confronto dei costi di investimento e di manu-tenzione del materiale (primo acquisto e ricambi) relativi al ricambio di 40 filtri a pieghe a bassa e ad alta capacità, considerando 4 ricambi all’anno per i primi e 3 ricambi per i secondi.

In questo esempio, per semplicità, non sono stati considerati i costi relativi alle perdite durante il trasporto e lo stoccaggio, ma si può calcolare di avere 2 o 3 filtri danneggiati ad ogni ricambio. Anche se il valore del risparmio annuo comples-sivo può sembrare marginale, risulta evidente che il filtro con il costo del materiale inferiore pre-senta il costo del ciclo di vita superiore. La scelta di un investimento a basso costo sulla base del solo costo iniziale del filtro può quindi produrre, a lungo termine, un costo complessivo più elevato.

I filtri a tasche rigideEsaminiamo ora il costo totale in 10 anni di due

tipologie di filtri a tasche rigide con efficienza F7, rispettivamente con superficie filtrante di 14 e di 18 m². A parità di portata unitaria, l’incremento di superficie filtrante ha gli stessi effetti della ridu-zione di portata tra filtri con la stessa superficie. Si verifica inoltre un effetto di riduzione della per-dita di carico iniziale e sono incrementate le capa-cità di captazione in massa del particolato con conseguente riduzione del numero di ricambi.

Come risulta dalle figure 3 e 4, il costo del LCC del filtro dotato di maggiore superficie risulta pari a 1673,01 euro, contro un costo di 2196,46 euro per quello con minore superficie. Il risparmio risulta quindi pari al 24%. Se invece si mettono a con-fronto due tipologie di treno di filtrazione F7+F9 (figura 5), è possibile verificare che utilizzando

Tabella 1 – Confronto tra costo annuo (in valore assoluto e in %) del materiale e dell’energia per filtri piani G3 e filtri a tasche F6

Tipo di filtro Costo materiale Costo energia Costo materiale Costo energiafiltro a pieghe G3

(4 ricambi) 10 € 141 € 7 % 93 %

filtro a tasche rigide F6 37,50 € 218,7 € 14 % 86 %

Figura 2 – Calcolo della perdita di carico ottimale di un filtro

Tabella 2 – Confronto fra costo di investimento, manutenzione e smaltimento per filtri a pieghe a bassa e ad alta capacità

Tipo di filtro a pieghe

Costo Materiale€

Costo Manodopera€

Costo Smaltimento€

Costo Totale€

Bassa capacità 2,50 0,23 0,015 2,73

Totale x 40 filtri 97,50 9,45 0,60 107,50

Totalex 4 ricambi 390,00 37,00 2,40 429,40

Alta capacità 3,20 0,23 0,015 3,45

Totale x 40 filtri 127,00 9,45 0,60 137,05

Totalex 3 ricambi 381,00 28,00 1,80 410,80

Figura 4 – Filtro a tasche con superficie di 18 m² – Ripartizione dei componenti del LCC

Figura 3 – Filtro a tasche con superficie di 14 m² – Ripartizione dei componenti del LCC

Speciale filtrazione

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ENERG EFFICIENCY CLASSY IJA IE IA

SAGICOFIM S.P.A.Filtra-PakRPF-E

AIR FILTERS

FILTRI ARIAFILTRES AIR EN779

F7

Nominal airflow:Initial efficiency 0.4 μm:Minimum efficiency 0.4 μm: Annual Energy Consumption:

m3/h%%kWh/annum

34004846

1424

B

Eurovent 4/11

AIR

FIL

TER;

OM

-11-

2012

;T20

12

App

rove

d –

25/0

5/20

12

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

ENERG EFFICIENCY CLASSY IJA IE IA

SAGICOFIM S.P.A.Filtra-PakRPF-I

AIR FILTERS

FILTRI ARIAFILTRES AIR EN779

F7

Nominal airflow:Initial efficiency 0.4 μm:Minimum efficiency 0.4 μm: Annual Energy Consumption:

m3/h%%kWh/annum

34004947

1111

A

Eurovent 4/11

AIR

FIL

TER;

OM

-11-

2012

;T20

12

App

rove

d –

25/0

5/20

12

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

filtri con superficie di 18 m² il risparmio raggiunge il 35% (3933 euro contro 6011).

ConclusioniIl calcolo del costo del ciclo di vita delle varie opzioni

disponibili permette di prendere una decisione corretta per quanto riguarda la scelta del sistema filtrante otti-male. Bisogna tuttavia considerare il fatto che, mentre i dati relativi ai costi del materiale e della manutenzione sono calcolabili facilmente, le altre componenti del LCC, quali energia, smaltimento e perdite dovute a danni, pos-sono variare notevolmente di caso in caso e richiedono un’analisi più complessa.

L’analisi LCC non deve essere considerata solo essen-ziale per la singola scelta ad impianto nuovo, ma è essen-ziale un piano di monitoraggio dei costi e soprattutto della perdita di carico dei filtri. Tale monitoraggio serve a verifi-care i costi di gestione e se necessario a valutare la sostitu-zione del treno di filtrazione a prescindere dal costo iniziale dei dispositivi. Gli esempi illustrati servono inoltre a dimo-strare come il costo. Gli esempi illustrati servono, inoltre, a dimostrare come il costo di gestione dei sistemi di filtra-zione dell’aria non dipenda solamente dal costo del mate-riale di ricambio ma anche, e soprattutto, da altri fattori, come la capacità di accumulo e le perdite di carico.�n

Figura 5 – Tipologie di treni filtranti

Figura 6 – Etichette energetiche EUROVENT per l’efficienza dei filtri

Consumi Di energiaLo sviluppo di nuovi materiali ha permesso all’in-dustria della filtrazione di sviluppare e produrre dei nuovi media con minore perdita di carico, con la conseguenza di ridurre il consumo, e quindi il costo, dell’energia elettrica delle apparecchiature, pur man-tenendo elevate efficienze di raccolta delle particelle di polvere. Impiegando un filtro d’aria che presenta una minore perdita di carico, il ventilatore di un’u-nità di trattamento aria incontra infatti una minore resistenza per fornire la necessaria portata d’aria, con conseguente riduzione del consumo di energia del motore elettrico. Per calcolare il costo di energia si utilizza la formula standard, che tiene conto della perdita di carico. Come già illustrato nella figura 2, è possibile determinare il punto ottimale di ricambio di un filtro, ovvero il punto in cui il consumo elettrico supera il costo ope-rativo del filtro. L’equazione utilizzata per determi-nare il costo dell’energia basato sulla perdita di carico è la seguente: Q Δp · tConsumo di energia (kWh) = ———— η · 1000

doveQ = portata aria, (m³/s)Δp = perdita di carico (Pa)t = tempo operativo (ore)η = rendimento del ventilatore

Sulla base delle linea guida Eurovent 4/11 (Energy efficiency classification of air filters for general ven-tilation purposes) il consumo di energia si ottiene inserendo nella formula un valore del rendimento pari a 0,50, una portata di 0,944 m³/s, un numero di ore annue pari a 6.000 e una perdita di carico media del filtro che viene calcolata ipotizzando un intasa-mento diverso in base al tipo di filtro: • 100 g per filtri F7-F9• 250 g per filtri M5-M6

• 350 g per un filtro G4Lo scopo della linea guida Eurovent è di definire un metodo per la classificazione dei filtri in merito all’ef-ficienza energetica in condizioni operative. In realtà essa fornisce solo un metodo per il calcolo del consumo medio annuo di energia, basato sull’intasamento con polvere sintetica secondo EN 779. Eurovent, per iden-tificare i filtri in funzione del consumo energetico, ha introdotto un’etichetta energetica per l’efficienza in due forme, semplificata e dettagliata (figura 6).

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AiCARR informawww.aicarr.com a cura di Lucia Kern

Il 49º Convegno internazionale AiCARR: la sfida è stata raccolta (Roma, 26-28 febbraio 2014)Numerosi lavori di particolare valore tecnico-culturale sono giunti, dall’Italia e dall’estero, in risposta al Call for Papers per il 49º Convegno internazionale AiCARR “Edifici di valore storico: progettare la riquali-ficazione. Una panoramica, dalle prestazioni energetiche alla qualità dell’aria interna”, che si terrà a Roma dal 26 al 28 febbraio 2014.Il Convegno CLIMA 2013, organizzato in giugno da REHVA a Praga, e il Summer Meeting ASHRAE di Denver hanno evidenziato il crescen-te interesse di professionisti, enti di ricerca e operatori del settore del-la climatizzazione per le problematiche connesse alle ristrutturazioni edili ed impiantistiche degli edifici nell’ottica di un’ottimizzazione del-le risorse energetiche e della qualità del costruito, con un particolare riguardo al patrimonio storico-artistico, di cui il nostro Paese è partico-larmente ricco. Il tema scelto per il Convegno AiCARR si rivela dunque centrale per esplorare, affermare, ribadire linee di ricerca, metodologie, possibilità tecniche e casi studio. L’evento, in un contesto internazionale che si annuncia molto vivace e con l’intervento di qualificati esperti del settore, è infatti destinato ad analizzare le principali tecnologie impiantistiche e di apparecchiature oggi disponibili al fine di migliorare il rendimento energetico, la qualità ambientale e la sostenibilità degli edifici esistenti, in particolare quelli di valore storico o che ospitano beni culturali. Ricordiamo che la Sessione Plenaria sarà incentrata su quattro grandi

tematiche:• Lo stato di conservazione del patrimonio italiano di edifici

storico-artistici• La sostenibilità e patrimonio edilizio costruito: proposte, soluzioni,

questioni aperte• Una linea guida per gli impianti negli edifici storici e i beni culturali• I sistemi impiantistici per il retrofit di edifici storiciLe Sessioni tecniche si articoleranno invece intorno a otto diversi ar-gomenti: Patrimonio culturale ed edifici storici: conservazione, micro-clima e sostenibilità – Materiali e tecniche per il risanamento dell’in-volucro edilizio – Sistema edificio impianto: valutazioni energetiche e possibili interventi di migliorie prestazionali – Funzionamento, gestio-ne e manutenzione di impianti di climatizzazione – Interventi per l’a-custica e l’illuminazione naturale – Normativa tecnica – Microclima in-terno: progettazione, misure e monitoraggio – Casi di studio.Il Convegno è realizzato in collaborazione con ASHRAE (The American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning), e con il patro-cinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di REHVA (Federation of European HVAC Associations) e IIR (International Institute of Refrigeration). A ciò si aggiunga che anche la rivista Energy and Building si è offerta di pubblicare i migliori contributi in un numero monografico dedica-to all’evento.

Appuntamento il 17 ottobre a Saie con il 31º Convegno di Bologna“La gestione energetica del patrimonio edilizio pubblico: strategie ed esperienze” è l’argomento al centro del 31º Convegno di Bologna, che si terrà il 17 ottobre prossimo nell’ambito di Saie, secondo una sinergia ormai consolidata nel tempo.Il Convegno di Bologna tocca quest’anno un aspetto nevralgico dell’attuale scenario non solo impiantistico ma anche politico-econo-mico: il risparmio nel settore pubblico, da operarsi attraverso scelte mi-rate e coerenti.È sempre più sentita l’esigenza da parte delle Amministrazioni locali di identificare percorsi sostenibili per attuare interventi di recupero ener-getico sugli edifici esistenti, in gran parte vetusti e scarsamente effi-cienti, e ottimizzare le modalità di gestione degli impianti. A tali aspet-ti, si affiancano i nuovi interventi di ricostruzione o recupero di edifici a uso pubblico, a seguito del sisma che ha interessato lo scorso anno l’Emilia Romagna.

In questa cornice, il Convegno intende dare risalto ad aspetti partico-lari: la diagnosi energetica, uno dei percorsi fondamentali per indivi-duare le strategie di intervento sul patrimonio esistente; le soluzioni di intervento su involucro ed impianti; le soluzioni impiantistiche che prevedono l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, affiancate ad una analisi di sostenibilità tecnico economica; la gestione del sistema edi-ficio-impianto per la minimizzazione dei consumi e l’ottimizzazione dell’efficienza degli impianti; gli aspetti tecnico-amministrativi (appalti pubblici, capitolati prestazionali, incentivi fiscali).Poiché tali argomenti richiedono elevate professionalità e competen-ze interdisciplinari, l’evento interessa molteplici realtà: gli enti pubbli-ci (Stato, Regioni, Provincie, Comuni) proprietari o utilizzatori del pa-trimonio edilizio, figure professionali ed enti privati (Energy manager, progettisti, tecnici specializzati, società di gestione energia), enti di ri-cerca e sviluppo.

“La regolazione degli impianti di climatizzazione”, il nuovo corso della Scuola in Pillole

I dispositivi di regolazione sono ormai presenti in tutti i sistemi impian-tistici, indipendentemente dalla loro taglia e dalla destinazione d’uso degli ambienti serviti, e hanno assunto un ruolo fondamentale non solo nella conduzione degli impianti ma anche nel conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico. Tanto è vero che nel calcolo per la definizione della prestazione energetica degli edifici si deve tener conto del “rendimento di regolazione”, determinato secondo quanto indicato nella Specifica Tecnica UNI TS 11300, parte 2.Oggi è perciò particolarmente importante per chi opera nel settore conoscere i dispositivi e le tecniche di regolazione più diffusi per la gestione degli impianti, al fine di poterli correttamente applicare per garantire benessere, comfort termoigrometrico e contenimento dei consumi energetici.Nell’ottica di creare sul territorio interessanti occasioni di aggiorna-mento su argomenti di particolare attualità, AiCARR Formazione pro-pone il nuovo corso della Scuola in Pillole dal titolo “La regolazione

degli impianti di climatizzazione”, in programma in undici città, da nord a sud, da ottobre a dicembre.Il corso è articolato in due parti – corso Introduttivo e corso Avanzato – frequentabili anche singolarmente.Il corso Introduttivo, che si terrà al mattino, è dedicato a coloro che hanno necessità di prendere dimestichezza con i principi di base e i concetti fondamentali delle tecniche di regolazione applicate agli im-pianti di climatizzazione.Il corso Avanzato, in programma nel pomeriggio della stessa giorna-ta, approfondisce gli argomenti inerenti la regolazione degli impianti nelle configurazioni più comuni, ponendo l’accento, inoltre, sull’attua-le tema del risparmio energetico attraverso il corretto impiego dei più comuni dispositivi di regolazione.Attualmente gli appuntamenti sono previsti a: Torino, Milano, Trieste, Padova, Bologna, Ancona, Cagliari, Roma Palermo, Bari, Cosenza. Per il calendario aggiornato vi invitiamo a consultare il sito www.aicarr.org.

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AiCARR informawww.aicarr.com

Corsi specialistici: il calendario d’autunnoSi apre il 1º ottobre l’edizione 2013 dei Corsi Specialistici della Scuola di

Climatizzazione, dedicati all'aggiornamento professionale su tecnologie innovative, aspetti normativi specifici, temi di attualità legati al settore.Il calendario prende il via con la giornata dedicata a Collaudo e stru-menti di misura, seguita dai Laboratori di taratura e bilanciamento di reti aerauliche e di reti idroniche e dal nuovo Laboratorio di applicazio-ne dei principi di regolazione ai sistemi d’utenza idronici. Seguono poi le due giornate sulla manutenzione degli impianti tec-nologici e la serie di corsi sulla progettazione di sistemi e impianti

particolari, quali i sistemi radianti, i sistemi a espansione diretta VRF, gli impianti VMC a recupero di calore, i sistemi WHLP e il nuovo corso sulla Progettazione degli impianti tecnici meccanici ed elettrici per il blocco operatorio: dopo la serie di giornate organizzate in tutta Italia per ap-profondire la normativa (Specifica tecnica UNI 11425) che regolamenta questo delicato segmento, il corso prende ora in esame gli aspetti tec-nici e progettuali dei suddetti impianti. In novembre, si terranno infine il corso sulla Cogenerazione e quello sulle Analisi economiche nel confronto di sistemi edificio/impianto, en-trambi strutturati in due giornate.

Il calendarioDATA MODULO COD.

Martedì 1 ottobre

Collaudo e strumenti di misura Il modulo presenta gli strumenti di misura maggiormente utilizzati in fase di collaudo e illustra le procedure applicate agli impianti ad aria e ad acqua. Il programma consente ai partecipanti di acquisire gli elementi di base per effettuare in autonomia le misure per la verifica degli aspetti funzionali e dimensionali degli impianti di climatizzazione.

TA1S

Mercoledì 2 ottobre

Laboratorio di taratura e bilanciamento di reti aeraulicheIl modulo espone la taratura e il bilanciamento delle reti aerauliche nell’applicazione agli impianti ad aria e, in particolare, a quelli multizona di una certa estensione. Ad una parte dedicata alla teoria e alle procedure relative alle varie misure, ne segue una dedicata all’applicazione pratica su un circuito didattico, effettuata attraverso la verifica strumentale dei più importanti parametri correlati al funzionamento degli impianti aeraulici e dei ventilatori.

TA3S

Martedì8 ottobre

Laboratorio di taratura e bilanciamento di reti idroniche Il modulo dedica un approfondimento alle attività di taratura e collaudo dei sistemi idronici, di particolare rilevanza nella fase di avviamento degli impianti. I partecipanti potranno acquisire le conoscenze - teoriche e pratiche - necessarie ad eseguire la taratura e il collaudo con metodologie e strumenti classificati in ambito nazionale e internazionale (UNI,CEN). È prevista un’applicazione pratica con l’utilizzo di apposito circuito idronico strumentato in grado di riprodurre le condizioni di funzionamento reali.

TA2S

Mercoledì9 ottobre

Laboratorio di applicazione dei principi di regolazione dei sistemi d’utenza idroniciIl laboratorio fornisce e consolida - attraverso un’esperienza pratica - la sensibilità tecnica e teorica necessaria ad acquisire un approccio corretto al tema della regolazione sugli impianti ad acqua. È previsto l’utilizzo di un apposito circuito idronico strumentato in grado di riprodurre le condizioni di funzionamento reali.

TA4S

Mercoledì e Giovedì9 e 10 ottobre

Conduzione, esercizio e gestione della manutenzione degli impianti tecnologiciIl modulo affronta il tema dell’efficienza energetica nell’ambito della conduzione, esercizio e manutenzione degli impianti tecnologici al servizio delle diverse tipologie di utenza. Gli elementi trattati nella prima parte sono: la normativa di riferimento, le fasi salienti della manutenzione, le principali metodologie dell’impostazione di un piano di manutenzione. Sono, inoltre, previsti esempi contrattuali. La seconda parte presenta i temi dell’efficienza e dell’ottimizzazione delle risorse in rapporto agli standard qualitativi concordati. Il programma comprende anche il tema del rispetto ambientale correlato al corretto smaltimento dei rifiuti generati dalla manutenzione.

GM1S

Mercoledì23 ottobre

Progettazione di sistemi radiantiIl modulo illustra i parametri che influenzano le prestazioni dei sistemi radianti, con particolare attenzione al funzionamento in regime estivo; analizza lo scambio termico che intercorre tra i sistemi radianti, le persone e le superfici; evidenzia gli aspetti principali dei sistemi esistenti e dei possibili risparmi energetici e economici. I sistemi radianti vengono riportati in relazione ai diversi contesti di applicazione, residenziale ospedaliero, commerciale.

PR1S

Giovedì24 ottobre

Progettazione di sistemi a espansione diretta VRF/VRVIl modulo presenta i principi generali di funzionamento dei sistemi a volume di refrigerante variabile e ne definisce le peculiarità dal punto di vista frigorifero e della regolazione del sistema a favore di una progettazione consapevole; presenta, inoltre, le opportunità del sistema “misto” (utilizzo di due fluidi vettori: aria e acqua).

PR2S

Martedì 29 ottobre

Progettazione di impianti VMC a recupero di caloreIl modulo approfondisce il tema dei sistemi di ventilazione meccanica con il controllo delle portate e del recupero di calore (VMC), affrontandone gli aspetti principali: dalla progettazione, alla normativa, al rapporto costi-benefici e alla qualità dell’aria degli ambienti interni.

PR3S

Mercoledì30 ottobre

Progettazione di sistemi WHLPIl modulo presenta i principi generali di funzionamento, gli aspetti specifici per la progettazione e l’applicazione a casi concreti dei sistemi ad anello d’acqua; delinea gli aspetti più significativi delle pompe di calore, i criteri per la selezione, il dimensionamento, la gestione dei componenti di un impianto e l’esecuzione di specifiche analisi energetiche di confronto con altri sistemi.

PR4S

Mercoledì e Giovedì 6 e 7 novembre

Cogenerazione: fondamenti e applicazioni Il modulo illustra gli aspetti legislativi e fiscali relativi agli impianti di cogenerazione. La prima parte è dedicata all’introduzione dei sistemi cogenerativi, ai bilanci termici e ai principali motori. La seconda parte descrive le modalità per effettuare una puntuale analisi energetica ed economica di un sistema di cogenerazione, attraverso l’utilizzo di un software di calcolo in grado di effettuare valutazioni sofisticate.

CO1S

Venerdì 8 novembre

La progettazione degli impianti tecnici meccanici ed elettrici per il blocco operatorioIl modulo illustra i criteri moderni della progettazione degli impianti tecnici presenti all’interno di un blocco operatorio. Per ogni tipologia di impianto si enunciano le norme che ne disciplinano la progettazione e le principali procedure di calcolo da eseguire. Infine, vengono trattate le operazioni per l’esecuzione dell’attività di TABS, di convalida e di certificazione finale degli impianti.

PR5S

Mercoledì e Giovedì 13 e 14 novembre

Analisi economiche nel confronto di sistemi edificio/impiantoIl modulo presenta una visione globale e puntuale dell’analisi economica, con l’ausilio di esercitazioni e esempi pratici. Partendo dalla definizione dei concetti di valore e moneta, introduce i concetti legati al denaro nel tempo, l’interesse e l’inflazione. Si enunciano gli indicatori dell’analisi economica tradizionale basati sul flusso di cassa (tecniche DCF) e i concetti dell’analisi innovativa (tecniche non-DCF). La seconda parte delinea le linee guida della fattibilità tecnico-economica.

AN1S

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Programmate il vostro Percorso Fondamenti 2014Collaudato con successo nel cor-so delle due precedenti edizioni,

torna nel 2014 il Percorso Fondamenti della Scuola di Climatizzazione. Si tratta di 20 corsi sui temi essenziali della progettazione di impianti, ideati per chi intende affacciarsi alla professione supportato da un’effi-cace preparazione tecnica di base.Il Percorso Fondamenti prevede lezioni teoriche e pratiche, oltre a esercitazioni in aula; gli argomenti sono selezionati dagli esperti di

AiCARR Formazione e affidati come sempre a qualificati professionisti e accademici di settore.Al termine del Percorso, frequentabile integralmente oppure selezio-nando i moduli di interesse, il partecipante è in grado di “leggere” un progetto e ha acquisito le nozioni essenziali per cominciare a muoversi con sicurezza nel mondo della climatizzazione. Ricordiamo che i moduli “Fondamenti” sono caratterizzati da prezzi contenuti, studiati su misura per i più giovani.

Il calendarioDATA MODULO COD.

Martedì 4 febbraio

Psicrometria: fondamenti e trasformazioni psicrometriche Il modulo tratta le proprietà e i diagrammi di stato dell’aria umida, le principali trasformazioni termodinamiche dell’aria necessarie alla climatizzazione indoor, i fattori che determinano la definizione delle condizioni di immissione dell’aria in ambiente, il calcolo di portate e potenze necessarie.

PS1F

Mercoledì 5 febbraio

Il comfort termoigrometricoGli scambi energetici tra corpo umano e ambiente vengono analizzati attraverso l’introduzione del concetto di “comfort” termo-igrometrico (con i relativi indici di definizione e misura) e quello di “discomfort”, con le relative cause, secondo gli approcci normativi prescrittivi e prestazionali.

PS2F

Giovedì 6 febbraio

La qualità dell’aria internaIl modulo tratta la correlazione fra salute delle persone e inquinamento dell’aria negli ambienti interni, analizzando i contaminanti e le sorgenti di contaminazione, soffermandosi sulla diluizione degli inquinanti attraverso la ventilazione, in conformità agli approcci normativi prescrittivi e prestazionali.

PS3F

Martedì 11 febbraio

Caratteristiche termofisiche dell’involucro edilizioIl modulo presenta i componenti e i materiali che costituiscono l’involucro edilizio ponendo l’accento sulle loro proprietà termoigrometriche. Viene presentato il calcolo dei parametri prestazionali termici sia per l’involucro che per suoi componenti. Vengono definite e applicate le verifiche di legge previste.

CA1F

Mercoledì 12 febbraio

Calcolo dei carichi termici estiviSi affronta il calcolo dei carichi termici in regime estivo, secondo modelli dettagliati e semplificati finalizzati al dimensionamento dell’impianto di raffrescamento. Vengono analizzate, con applicazioni, le maggiori criticità sul carico estivo determinate dalle prestazioni termiche dei componenti dell’involucro edilizio e dai carichi interni.

CA2F

Giovedì 13 febbraio

Calcolo dei carichi termici invernaliIl modulo illustra l’applicazione della norma UNI 12831al calcolo del carico termico di progetto invernale per il riscaldamento indoor. Si effettuano applicazioni che consentono di approfondire le tematiche relative alle trasmittanze termiche, ai ponti termici, ai limiti di legge e si analizzano gli effetti sul dimensionamento dell’impianto.

CA3F

Martedì 25 marzo

Impianti di climatizzazione: tipologie e criteri di scelta progettualeIl modulo introduce il concetto di sistema “edificio-impianto” ed evidenzia le funzionalità di un impianto di climatizzazione. Presenta le principali tipologie impiantistiche e, con l’ausilio di applicazioni pratiche, illustra i criteri di scelta delle soluzioni da adottare.

PR1F

Mercoledì 26 marzo

Progettazione di impianti di climatizzazione a tutt’aria: fondamentiIl modulo consente di acquisire le competenze necessarie per la scelta e il dimensionamento dell’impianto ad aria più adeguato al caso trattato, secondo la logica di regolazione ottimale e attraverso l’utilizzo dei sistemi più adeguati a conseguire il risparmio energetico (recupero di calore e raffreddamento gratuito diretto e indiretto) con appositi software di progettazione.

PR3F

Giovedì 27 marzo

Progettazione di impianti di climatizzazione a tutt’aria: dimensionamentoTematiche principali del corso sono la scelta e il dimensionamento di un sistema di trattamento aria, delle reti aerauliche, dei terminali ad aria, delle modalità di regolazione che garantiscono risultati ottimali nelle diverse varianti applicative. Viene dedicato un approfondimento alle applicazioni - in ambito ospedaliero - degli impianti di climatizzazione a tutt’aria.

PR7F

Martedì 1 aprile

Progettazione di impianti di riscaldamento ad acqua: fondamentiIl modulo illustra i componenti degli impianti di riscaldamento (caldaie, bruciatori, terminali…), i principali sistemi di distribuzione del fluido termovettore e la strumentazione di controllo e sicurezza. La metodologia per il dimensionamento dell’impianto è spiegata con l’ausilio di esempi pratici.

PR2F

Mercoledì 2 aprile

Progettazione di impianti di climatizzazione misti aria/acqua: fondamentiLe caratteristiche, le peculiarità e i campi di applicazione degli impianti misti aria-acqua sono il tema conduttore del corso, unitamente alle caratteristiche, alle trasformazioni dell’aria primaria e dell’aria secondaria, alle temperature di funzionamento e ai criteri di scelta dei terminali ambiente.

PR4F

Giovedì 3 aprile

Progettazione di impianti di climatizzazione misti aria/acqua: dimensionamentoIl programma illustra le funzionalità delle parti aria e acqua, la scelta e il dimensionamento del sistema di trattamento aria e delle reti aerauliche, dei terminali ambiente e delle reti idroniche. Le modalità di regolazione che consentono di ottenere risultati ottimali vengono presentate nell’ambito delle diverse varianti applicative.

PR8F

Mercoledì 9 aprile

Diffusione dell’aria in ambiente internoIl modulo presenta i principali parametri relativi alla diffusione dell’aria negli ambienti, con la definizione delle caratteristiche fondamentali e delle peculiarità dei terminali di diffusione.

PR5F

Giovedì 10 aprile

Unità di trattamento ariaGli aspetti funzionali, dimensionali e costruttivi dei componenti di un’unità di trattamento aria sono descritti attraverso i trattamenti subiti dall’aria umida al suo interno, ponendo l’accento sulle logiche di regolazione e mettendo in evidenza le specificità in relazione ai diversi sistemi impiantistici in cui una UTA è collocata.

PR6F

Martedì 15 aprile

Centrali termicheIl modulo presenta i fondamenti della combustione e analizza i componenti di una centrale (bruciatori, generatori di calore, compresi camini e canne fumarie collettive); presenta, inoltre, le norme di sicurezza e prevenzione incendi per le centrali, per i recipienti in pressione e per gli impianti a combustibile gassoso.

CE1F

Mercoledì 16 aprile

Centrali e impianti idrici – trattamento acquaIl tema della definizione delle prestazioni e del dimensionamento degli impianti idrico-sanitari, di pressurizzazione, stoccaggio, preparazione, distribuzione e scarico dell’acqua, costituisce la parte principale del corso. Una seconda parte è dedicata agli impianti di trattamento dell’acqua per sistemi di raffreddamento, impianti termici, e per la produzione di acqua calda sanitaria.

CE2F

Giovedì 17 aprile

Macchine frigorifere e pompe di calore: fondamentiIl modulo illustra i principi fisici, i componenti delle macchine, l’impatto sul loro funzionamento, il calcolo delle prestazioni termodinamiche con il diagramma di stato del fluido operativo. Spiega, inoltre, come eseguire valutazioni sulle prestazioni stagionali delle macchine che utilizzano l’aria esterna come sorgente o pozzo.

CE3F

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AiCARR informawww.aicarr.com

Martedì6 maggio

Centrali frigorifereLa progettazione delle centrali frigorifere è il tema principale del corso che dedica particolare attenzione alle logiche di regolazione, al contenuto d’acqua dell’impianto (accumuli), alle criticità di installazione (spazi di rispetto) e a quelle acustiche, descrive le circuitazioni idrauliche adeguate, anche nel caso cui è presente un’installazione plurima di macchine.

CE4F

Mercoledì7 maggio

Regolazione automatica: fondamenti e applicazioniIl modulo presenta i fondamenti della regolazione automatica degli impianti di climatizzazione, con particolare attenzione al dimensionamento delle valvole di regolazione; analizza le applicazioni tipiche della regolazione automatica degli impianti, evidenziando il risparmio energetico che si potrà ottenere.

RE1F

Giovedì8 maggio

Il progetto: procedure, documenti e legislazioneIl modulo consente di acquisire gli elementi base della metodica di progettazione mirata alla soddisfazione comune del committente, del team di progettazione e dell’appaltatore, nel rispetto delle esigenze espresse, dei tempi e dei costi di appalto concordati.

NO1F

Il corso “Igiene, ispezione e manutenzione degli impianti di climatizzazione”, a Roma dal 29 ottobre

AiCARR Formazione organizza a Roma, a partire dal 29 ottobre pros-simo, una nuova edizione della prima parte del Percorso Specialistico “Igiene, ispezione e manutenzione degli impianti di climatizzazione”.Questa esclusiva proposta formativa è dedicata ai tecnici addetti alla manutenzione degli impianti di climatizzazione, al personale di ASL e altre istituzioni con compiti di vigilanza e controllo, ai quali offre tutte le competenze necessarie all’esercizio della loro attività, ai sensi di quanto previsto dalle Linee Guida del Ministero della Salute per la definizione dei protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di cli-matizzazione, riprese poi dalla Procedura operativa per la valutazione e gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di trattamento aria, realizzata dalla Commissione consultiva permanente per la salute e si-curezza sul lavoro.Il Percorso Specialistico di AiCARR Formazione – completo ed autore-vole, in quanto basato sull’esperienza dell’Associazione, che ha contri-buito alla stesura delle “Linee guida”, e sulla presenza in qualità di do-centi di esperti INAIL, AIISA e AS.A.P.I.A. – propone una formazione più ampia e articolata di quella richiesta dalla Procedura operativa. È infat-ti previsto un corso di cinque giornate per la formazione di figure di Categoria B (formazione per operazioni semplici) e per la prima parte della formazione di figure di Categoria A (responsabili dell’igiene), se-guito da un ulteriore corso di tre giornate per il completamento della formazione delle figure di Categoria A.

Il test di autovalutazionePer accedere alle prime cinque giornate di corso (corrispondenti al mo-dulo MA01) è necessario prendere parte al test gratuito di autovalu-tazione online, il cui superamento non è vincolante per l’iscrizione al corso, in quanto il risultato è mirato esclusivamente a confermare ai par-tecipanti stessi se dispongono delle basi necessarie per seguire profi-cuamente le lezioni. Il modulo per l’iscrizione al test è pubblicato sul sito.In alternativa al test, può accedere direttamente al Percorso Specialistico chi ha partecipato al modulo SA01 del corso “Impianti termici e di clima-tizzazione per le strutture sanitarie” oppure ad alcuni corsi della Scuola di climatizzazione AiCARR – Percorso Fondamenti.

ll calendario del corso di Roma• Modulo MA01 (Formazione di figure di Categoria B e prima par-

te formazione di figure di Categoria A): 29-30 ottobre/ 20-21-22 novembre

• Test di autovalutazione online per l’ingresso al modulo MA01: ve-nerdì 11 ottobre, ore 13.30 – martedì 15 ottobre, h. 17.00

Il modulo MA02 (seconda parte formazione di figure di Categoria A) si svolgerà a Milano nel mese di dicembre.

La sesta edizione del Percorso Specialistico “Impianti termici e di climatizzazione per le strutture sanitarie”

I professionisti che operano nelle strutture sanitarie hanno necessità di conoscere bene caratteristiche, funzionamento e criticità delle più dif-fuse tipologie di impianti tecnologici, per migliorarne la gestione e ma-nutenzione, per svolgere con maggior efficacia le azioni di vigilanza e controllo e per prevenire rischi igienico-sanitari.In risposta a queste esigenze, AiCARR ha sviluppato il corso introduttivo teorico-applicativo “Impianti termici e di climatizzazione nelle strutture sanitarie”, che torna nel 2013 dopo cinque edizioni di grande successo.Strutturato nei due moduli SA01 e SA02, di due giornate ciascuno per complessive 32 ore di lezione, il corso: fornisce nozioni di base sul

comfort termoigrometrico e sul trattamento dell’aria e dell’acqua; illu-stra i principi di funzionamento, le caratteristiche costruttive e le più dif-fuse applicazioni in ambito sanitario degli impianti termici, di climatiz-zazione e di preparazione di acqua calda sanitaria; evidenzia le norme di riferimento e le procedure indispensabili per ridurre i rischi connessi al funzionamento degli impianti; presenta i criteri essenziali che orien-tano la scelta delle più adeguate politiche di gestione e manutenzione degli impianti; analizza le principali soluzioni e strategie utili al conteni-mento dei consumi energetici; offre i riferimenti bibliografici essenziali per l’approfondimento delle tematiche trattate.

Il calendario• 24 e 25 settembre: Impianti di climatizzazione e architettura

dei sistemi impiantistici (modulo SA01) Argomenti principali: I fondamenti dei sistemi di climatizzazione –

Le trasformazioni dell’aria umida - Comfort termoigrometrico e requisiti microclimatici – Aria e con-

taminanti: ventilazione per la tutela della salute e per il comfort – Centrali per il trattamento dell’aria e loro componenti – Caratteristiche dei sistemi e dei componenti per la distribuzione e la diffusione dell’aria – Gli impianti di climatizzazione per le strut-ture sanitarie – Procedure per l’avviamento e il collaudo degli im-pianti di climatizzazione

• 15 e 16 ottobre: Centrali termofrigorifere, idriche e acqua cal-da sanitaria – Trattamento acqua – Conduzione e manuten-zione (modulo SA02)

Argomenti principali: Generatori di calore ad acqua, bruciato-ri, stoccaggio ed alimentazione combustibili liquidi – Cenni alle norme di sicurezza – Primi fondamenti sulle macchine frigorifere – Impianti idrico-sanitari, di pressurizzazione, stoccaggio, prepa-razione e distribuzione dell’acqua di consumo – Impianti di trat-tamento dell’acqua. Controllo della “Legionella Pneumophila” – Valutazione delle esigenze manutentive e di conduzione – Scelta delle politiche di manutenzione.

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8° ENERGY FORUM sugli

Involucri Avanzati5-6 Novembre 2013, Bressanone, Alto Adige

Economic Forum, Monaco - Bolzano

Tel. +39 0471 340 050 - Fax +39 0471 089 703

[email protected] - www.energy-forum.com

Per tutti gli interventi sarà disponibile la traduzione simultanea verso l’italiano e l’inglese. La quota d’iscrizione di 480 € comprende gli atti del convegno, due pranzi e tutte le pau-se caffè. I partecipanti che si registrano entrano il 30 settembre riceveranno uno scon-to pari al 10% (430 € per prenotazioni ricevute sul nostro sito www.energy-forum.com).

Le sessioni dell’ENERGY FORUM:

Involucri Edilizi Interattivi, Adattivi e Dinamici

Fotovoltaico Integrato in un Involucro Edilizio (BIPV 1)

Concetti Solari per gli Edifici Storici

Simulazione delle prestazioni edilizie per la progettazione e la ristrutturazione

Valutare gli Investimenti nelle Ristrutturazioni Edilizie

Integrazione Edilizia degli Impianti Solari Termici

Certificazione di sostenibilità in pratica

Modelli e Strumenti per l’Integrazione del Sistema Fotovoltaico nell’Involucro Edilizio (BIPV 2)

Progettazione della Luce Diurna, Simulazione e Conformità degli Involucri Edilizi Solari

Visita guidata all’Enzian Tower a Bolzano (BIPV 3)

Piattaforma internazionale per architetti, ingegneri, scienziati e l‘edilizia

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Certificazione F-gas: in tutta Italia, corsi ed esami Proseguono su tutto il territorio le sessioni di esami per la cer-tificazione F-Gas, organizzate da AiCARR Formazione e ICMQ (l’Istituto di Certificazione e Marchio Qualità per prodotti e ser-vizi per le costruzioni, organismo accreditato ACCREDIA e de-signato dal ministero dell’Ambiente per effettuare la certifica-zione degli addetti e delle imprese), di cui AiCARR Formazione è Organo di Valutazione. L’esame ha la durata di una giornata ed è costituito da una prova teorica e da una prova pratica, così come richiesto dal Regolamento n. 303/2008 della Commissione delle Comunità Europee che individua, anche, i requisiti minimi relativi alle competenze e conoscenze che devono essere esaminate.In preparazione all’esame, AiCARR propone anche un corso propedeutico, snello e completo. Il corso non è obbligatorio per accedere alla prova ma è molto utile in quanto approfon-disce aspetti sia pratici sia teorici legati all’esame ed è struttu-rato in modo da offrire, secondo gli elevati standard qualitativi di AiCARR Formazione, un’occasione di aggiornamento unica per incrementare la propria professionalità e lavorare in piena sicurezza.

Il programma del corso1ª giornata (8 ore): Legislazione e normativa vigente ai sensi del Regolamento CE 842 e Regolamento CE 303. Termodinamica dei cicli frigoriferi. 2ª giornata (8 ore): Componenti di circuiti frigoriferi e strumentazione di misura da utilizzare ai fini dei control-li. Installazione e messa in funzione di impianti. Controlli e procedure da effettuarsi prima di mettere in funzione l’im-pianto, dopo un arresto prolungato, in manutenzione or-dinaria, straordinaria e durante il normale funzionamento.Per il calendario aggiornato di corsi ed esami vi invitiamo a consultare il sito.

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Le soluzioni di oggiper i progetti di domani…

Ventilazione e smoke management

Misure, diagnosi e collaudi

Pompedi calore

Impianti di riscaldamento

Per richiedere arretrati: [email protected]

Editore: Quine srl · Via Santa Tecla, 4 · 20122 Milano - Italia · Tel. +39 02 864105 · Fax. +39 02 72016740

* Il CVV2 è il codice di tre cifre posizionato sul retro della carta di credito dopo i numeri che identificano la carta stessa per il circuito VISA.

ABBONATI! INVIA SUBITO QUESTO TAGLIANDO VIA FAX AL NUMERO 02 72016740 INSIEME ALLA COPIA DEL PAGAMENTODesidero abbonarmi ad AiCARR journal al costo di: 55 euro (6 numeri all’anno) Pagamento

Versamento su c/c postale N.60473477 intestato a Quine srl - Via Santa Tecla,4 I w20122 Milano (Allegare copia)Bonifico a favore di Quine srl - Credito Valtellinese,ag.1 di Milano - IBAN: I T 8 8 U 0 5 2 1 6 0 1 6 3 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 8 5 5 (Allegare copia)Carta di credito N. CVV2* Visa Mastercard Cartasì

Titolare ScadenzaNOME COGNOMEPROFESSIONE AZIENDAINDIRIZZOCAP PROV. CITTÀ TEL FAX EMAILDATA FIRMAPrivacy: con la comunicazione dei dati personali si acconsente al trattamento di tali dati da parte di Quine srl,ai sensi della legge 196/2003,ai fini dello svolgimento del servizio,per fini imposti da obblighi normativi e per fini di marketing estatistici.Quine srl non comunicherà i dati all’esterno. L’utente può esercitare i diritti legge (accesso correzione,cancellazione,opposizione al trattamento) rivolgendosi a Quine srl, via Santa Tecla 4, 20122 Milano.

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTORECUPERO DI CALORE

ANNO 3 - OTTObre 2012

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POMPE DI CALORE, COME DIMENSIONARLEACCUMULO AD IDROGENO, QUALI VANTAGGI?CLIMATIZZAZIONE SATELLITARE E PRESTAZIONI ENERGETICHERADIANTE NEI CAPANNONICASE STUDY RISCALDAMENTO CON RECUPERO DEL CALORE DI CONDENSAZIONEBARRIERE D’ARIA, QUANDO NON FUNZIONANO?

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ambiente#15ISSN:2038-2723

POMPEDI CALORE

ANNO 3 - settembre 2012 EUrO15

CASE STUDIESPOMPA DI CALORE ARIA-ACQUA DI PICCOLA TAGLIAMONITORAGGIO DI IMPIANTI PILOTA IN CENTRI COMMERCIALIPOMPA DI CALORE AD R744 POLIVALENTESORGENTI TERMICHETERRA O ARIA?RETROFIT CON POMPA DI CALOREGEOTERMIA, PRESTAZIONI E COSTIVENTILARE CON UTA A RECUPERO TERMODINAMICOCLIMATIZZAZIONE CENTRALIZZATA IN CONDOMINIO

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ambiente#13ISSN:2038-2723

VENTILAZIONE E SmOKE MANAGEMENT

ANNO 3 - marzO-aPrILE 2012 EUrO15

PrEsTAZIONI dEGLI IMPIANTI dI VENTILAZIONEsIsTEMI VAV E sIsTEMI ON dEMANdMANuTENZIONE E rIquALIfIcAZIONE ENErGETIcA EVAcuAZIONE dI fuMO E cALOrEsMOkE MANAGEMENT, EsEMPI APPLIcATIVIsTrATEGIE PEr LA rEGOLAZIONE

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DOSSIER COMMISSIONINGSTRUMENTI DA USAREMONITORAGGIO MESSA A PUNTO DEL SISTEMATARATURA DEGLI IMPIANTI AD ARIA PROTEZIONE ANTISISMICA DEGLI IMPIANTI VETRI ED EFFICIENZA ENERGETICA OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI FRIGORIFERI

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Fascicolo DOSSIER MONOGRAFICO FOCUS TECNOLOGICO

#17 Centrali frigorifere Freecooling

#18 Riqualificazione degli impianti nelle strutture alberghiere

Norma UNI 10339

#19 Le gare di appalto nel settore impiantistico Ventilazione

#20 Il progetto degli impianti e il comfort Sistemi passivi

#21Decreto attuativo

della Direttiva 2010/31: quali obblighi per il progettista

Filtrazione

#22 Freddo e caldo nell’industria Pompe di calore

#23 L’integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici Manutenzione

#24 Riqualificazione degli impianti negli edifici storici

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MCE è il luogo di incontro ideale dell’intera filiera produttiva e distributiva delle soluzioni per il comfort abitativo.A disposizione di un pubblico diversificato e altamente specializzato proveniente da tutto il mondo, la vetrinadi eccellenza di tutte le tecnologie più innovative nei settori dell’idrotermosanitario, dei sistemi di climatizzazionee delle energie rinnovabili. L’evento mondiale in cui convergono business e aggiornamento professionale, innovazionee sviluppo, nuove relazioni e opportunità di crescita.

MCE 2014

Global comfort techNoloGy

39^ mostra convegno expocomfort

18-21 Marzo/March 2014

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www.mcexpocomfort.it