2013 - ministry of defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. le...

84
PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2013 Bim - Ed. Ministero Difesa - € 2,80 - Taxe Perçue XXXIX Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare Nato Communications and Information Agency: la comunicazione diventa strategica La preparazione culturale dell’ambiente operativo

Upload: others

Post on 24-Dec-2019

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2013

2013

5

INFO

RMAZ

IONI

DELL

ADI

FESA

Bim

- Ed.

Minis

tero D

ifesa

- € 2,

80 - T

axe P

erçue

XXXIX Congresso della Commissione Internazionaledi Storia MilitareNato Communications and Information Agency:la comunicazione diventa strategicaLa preparazione culturale dell’ambiente operativo

Page 2: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

STILGRAFICA srlconcessionaria esclusiva pubblicità

INFORMAZIONI DELLA DIFESA

via Ignazio Pettinengo, 31/ 33 - 00159 Roma tel. 06 43588200 (4 linee r.a.) - fax 06 4385693 www.stilgrafica.com - [email protected]

La pubblicitàsu “Informazionidella Difesa”

Questo è un servizio che può costituire utileinformazione per illettore.Quanti abbiano necessitàdi aprire una finestra in questo campo,possono contattare la Stilgrafica avanzandola propria proposta. Questa verrà sottopostaalla Redazione dellaRivista e se consideratanon in contrasto con gliscopi istituzionali dellatestata, verrà approvata e ritrasmessa allaStilgrafica, con la qualein seguito l’interessatoprenderà direttamente inecessari accordi tecnici.

Posizione speciale 3a di copertinamm 173 x 243

€ 1.000,00

Pagina interamm 173 x 243

€ 800,00

1/2 pagina orizzontalemm 173 x 120€ 400,00

1/2 pagina verticalemm 85 x 243

€ 400,00

Gli importi si intendono al netto di IVA

CARATTERISTICHE

Periodicità:bimestrale (6 numeri annui)

Sistema di stampa:offset formato: mm. 173 x 243

DIFFUSIONEI dati si riferiscono alla diffusioneagli abbonati e non comprendonole copie distribuite mensilmente ascopo promozionale

Tiratura:7.000 copie

Distribuzione:in abbonamento postale

ATTIVITÀ PROMOZIONALI

Inserti:forniti dai Clienti inserzionisti per l'inclusione nella rivista

Allestimento:a carico dell'inserzionista

INDIRIZZOSTILGRAFICA srlvia Ignazio Pettinengo, 31/33 00159 Roma tel. 06 43588200 (4 linee r.a.)fax 06 4385693www.stilgrafica.come-mail [email protected]

PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

TARIFFE PUBBLICITARIE

Page 3: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

IL SALUTO DEL NUOVO DIRETTORE

Non è facile succederenell’incarico di Di-rettore responsabile

ed è ancora più difficilequando il predecessore è sta-to il proprio Comandanteche, senza timore di dire fal-sità, è stato l’uomo, il milita-re, il generale che ha datoimpulso, oserei dire, “hacreato” la pubblica informa-zione nelle Forze Armate ita-liane, tanto da essere diventa-to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale.

Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei vari teatri operativi, hanno fatto emergere il “mondo dellaDifesa” nell’ambito della delicata tematica della “sicurezza”, diventato quindiargomento di estremo interresse per i media nazionali.

In quest’ottica emerge la necessità sia di un costante e proficuo rapportocon gli organi di informazione, sia di continuare a pubblicare una rivista disettore, dal maggio 2012 anche in versione on-line, che abbia la finalità di illu-strare l’operato delle Forze Armate, in Patria ed all’estero, secondo canoni diequo trattamento, obiettività dell’informazione e univocità d’indirizzo.

Tale sensibilità nei confronti delle televisioni, radio e carta stampata, inragione dell’attuale contesto sociale e dell’importante contributo da essi for-nito nell’orientare l’opinione pubblica e le scelte istituzionali anche in ambitomilitare, reca con sé la necessità di fornire risposte adeguate in tempi ristretti.In tale contesto emerge con sempre maggiore intensità la necessità di operarecon una sempre crescente professionalità, al fine di evitare ogni possibile illa-zione sull’operato delle nostre Forze Armate innescata da comunicazioniomissive o ritardate.

Un saluto particolare va ai nostri lettori, che ci seguono con interesse edattenzione, affinché il loro contributo di pensiero possa rappresentare pernoi il filo conduttore attraverso il quale la redazione profonderà ogni sforzoper continuare a realizzare, anche in questo periodo di spending review, quel“progetto di comunicazione” a nome “Informazioni della Difesa”.

Grazie!

Pier Vittorio Romano

EDITORIALE 1

Il direttore responsabile Pier Vittorio Romano

EDITORIALE

Page 4: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/20132

n EditorialeIl saluto del nuovo Direttore 1Pier Vittorio Romano

n Forze ArmateAudizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa 4

L’accordo transatlantico dopo Chicago 10Luigi Epifanio

Nato Communications and Information Agency: la comunicazione diventa strategica 20Roberta Muzio e Daniela Volpecina

SOMMARIOINFORMAZIONI DELLA DIFESA

Nr. 05/2013

Page 5: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

n Forze Armate e SocietàL’Antropologia nella pianificazionedelle operazioni militari:il modello di analisi ASCOPE-PMESIIe la dimensione culturale “C”(Coordinato con il Centro Innovazione della Difesa) 28Chiara Galli

XXXIX Congressodella Commissione Internazionaledi Storia MilitareOperazioni Interforze e Multinazionali 38Ada Fichera e Pier Vittorio Romano

n Panorama InternazionaleLa “fitna” siriana: il ruolo delle nazioni unite 48Ivano Fiorentino e Andrea Tunno

Cyber-warfare versus leggi umanitarieSeconda parte 64Carlo Carli

n RubricheFinestra sul mondo 76Osservatorio strategico 78Recensioni 80

SOMMARIO 3

Periodicodello Stato Maggiore

della Difesafondato nel 1981

Direttore responsabileed editoriale

Ten. Col. Pier Vittorio RomanoRedazione

Ten. Col. Pier Vittorio RomanoCapo 1^ cl. Francesco Irde

M.llo Capo Sebastiano RussoFotografi

M.llo 1^ cl. Fernando GentileM.llo 1^ cl. Maurizio Sanità

SedeVia XX Settembre, 11 - 00187 RomaTel.: 06 4884925 - 06 46912544

Fax: 06 46912729e-mail: [email protected]

AmministrazioneUfficio Amministrazione delloStato Maggiore della Difesa

Via XX Settembre, 11 - 00187 RomaRealizzazione, distribuzione e stampa

Stilgrafica s.r.l.Via Ignazio Pettinengo, 31 - 00159 RomaTel. 06 43588200 - Fax 06 4385693

AbbonamentoItalia: euro 16,40 - estero: euro 24,35.Il versamento può essere effettuato sulc/c postale 27990001 intestato a:INFORMAZIONI DELLA DIFESAUfficio Amministrazione SMD

Via XX Settembre, 11 - 00187 RomaGli articoli investono la direttaresponsabilità degli autori, di cuirispecchiano le idee personali.

© Tutti i diritti riservati Registrato pressoil Tribunale Civile di Roma

il 19 marzo 1982 (n. 105/982)

Copertina:Nave Scuola

AmerigoVespucci

in navigazione

Page 6: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/20134

Signori Presidenti, Senatore Casini, Senatore Latorre e Senatore Chiti, Onorevoli Se-natori della terza, quarta e quattordicesima Commissione del Senato, ringrazio perquesta convocazione su un tema di grande attualità, che ritengo rivesta particolare

importanza, non solo e non tanto per le Forze Armate, ma per il futuro della nostra Nazio-ne e della stessa Europa.

Pur prendendo le mosse da diverse prospettive le numerose audizioni intervenute sullospecifico tema, da parte di eminenti personalità delle Istituzioni - nazionali e comunitarie -del mondo accademico e dell’Industria, hanno posto in evidenza un comune obiettivo:un’Europa più forte, più solidale e più coesa, anche nel settore della Difesa.

Questo obiettivo non è stato indicato come una delle possibili opzioni, bensì come un’esi-genza prioritaria alla luce dell’attuale congiuntura economica e dell’evoluzione dello sce-nario geostrategico.

Proprio da questo ultimo aspetto vorrei partire per illustrare le linee programmatiche na-zionali in relazione al Consiglio di dicembre.

Cercherò inoltre di essere sintetico, sia per non ripetere quanto è stato già illustrato, sia perriservare più spazio ad eventuali quesiti ed approfondimenti da parte Loro.

L’Alleanza Atlantica ha garantito all’Europa oltre mezzo secolo di sicurezza e stabilità so-prattutto, occorre riconoscerlo, grazie alla deterrenza esercitata dal potere militare USA,ma anche grazie alla compattezza dell’Alleanza ed ai suoi efficaci meccanismi decisionali.

Il legame transatlantico è dunque fondamentale, ma la NATO poggia su due pilastri, quel-lo nordamericano (Stati Uniti e Canada) e quello Europeo che, dopo la caduta del “muro”,ha registrato un rapido allargamento verso est (fino a 28 Nazioni), politicamente vincente,ma in un certo senso penalizzante per il processo decisionale, senza contare la Turchia che,nel cosiddetto “pilastro europeo”, rappresenta una discontinuità non irrilevante.

Il Capo di Stato Maggiore della DifesaAmmiraglio Luigi BINELLI MANTELLI

Audizionedel Capo di Stato Maggiore

della Difesapresso le Commissioni

3ª (Affari Esteri, Emigrazione),4ª (Difesa) e 14ª (Politiche

dell’Unione Europea) del SenatoIndagine conoscitiva

sulle linee programmatichee di indirizzo italiane in relazioneal prossimo Consiglio Europeo

sulla Difesa che avrà luogo nel mesedi dicembre 2013

Page 7: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

FORZE ARMATE 5

Un legame dunque che poggia su due pilastri di diversa consistenza politico-militare: unosolido, compatto, relativamente snello e dotato di piena autonomia operativa - quello Ame-ricano - ed uno più pesante, ma più fragile e frammentato - quello costituito dai Paesi Eu-ropei - che in più dispone di capacità militari pregiate molto limitate a fronte di un ridon-dante complesso logistico e di forze tradizionali, quindi con un’autonomia operativa moltopiù limitata dalla carenza dei cosiddetti “assetti abilitanti”: quelle capacità pregiate che ren-dono possibile l’impiego efficace dello strumento militare in ogni condizione.

Gli stessi Americani vengono oggi a chiedere all’Europa, o meglio agli alleati europei, uncontributo maggiore e più qualificato al comune sforzo di stabilizzazione internazionaledella NATO. Dunque “More Europe for a better NATO”, perché un’Europa più forte è un “va-lore aggiunto” anche per l’Alleanza Atlantica.

Lo scenario geostrategico sul quale ci affacciamo, per quello che possiamo prevedere, èinoltre sensibilmente diverso da quello che si era delineato dopo la caduta del muro e do-po l’11 settembre 2001, ovvero quello caratterizzato dalla cosiddetta “guerra asimmetrica”.

La crisi libica, il risveglio arabo, soprattutto la crisi siriana e quella egiziana mostrano que-sta evoluzione verso forme di confronto tra grandi potenze e tra potenze emergenti (mi ri-ferisco in particolare all’area dell’Oceano Indiano e del Pacifico - strategica anche per l’Ita-lia e l’Europa - vista la comune dipendenza dall’importazione di materie prime e dal-l’esportazione di prodotti di trasformazione).

Un confronto non più basato su dinamiche asimmetriche che richiama piuttosto all’attua-lità, in forme certamente diverse dal passato, il cosiddetto “Grande Gioco” politico-milita-re-diplomatico dell’era precedente al confronto bipolare e riporta alla ribalta un ruolo del-lo strumento militare spesso trascurato in questi ultimi anni, ovvero la deterrenza.

In sintesi è giunto il momento di cominciare a pensare a come “prevenire” piuttosto che“gestire” le ricadute delle crisi internazionali.

La deterrenza politico-militare non funziona nella guerra al terrorismo o asimmetrica per-ché le tattiche e le strategie in uso non sono tra loro comparabili, ma mi domando se la lu-ce che oggi intravediamo alla fine del tunnel siriano si sarebbe potuta ottenere soltantocon lo strumento della diplomazia, ovvero se la deterrenza esercitata da alcune potenzenon abbia invece portato a più miti consigli tutte le forze in gioco.

E la deterrenza per essere credibile deve poggiare su tre fattori, due di ordine militare ed unopolitico: CAPABILITY (ovvero le capacità militari utili a conseguire l’obiettivo) e CAPACITY(ovvero la quantità disponibile ed usabile di tali capacità) - le ho dette in inglese perché in ita-liano queste due caratteristiche sono genericamente comprese nel termine CAPACITÀ.

Il terzo fattore, quello politico, è però quello fondamentale e condizionante i primi due,perché indicativo della determinazione e della volontà di usare lo strumento militare per ilraggiungimento di determinati obiettivi.

L’indirizzo politico nell’impiego dello strumento militare è dunque un prerequisito checaratterizza oggi la difficoltà di realizzare una comune difesa europea.

Mi auguro di sbagliare, ma oggi si guarda con eccessiva fiducia alla prospettiva che il Paese,grazie appunto alla “difesa europea”, possa destinare minori risorse finanziarie per l’opera-tività delle Forze Armate (risorse di esercizio e funzionamento) e per il loro ammoderna-mento inteso ad assicurarne l’interoperabilità con gli alleati (risorse di investimento).

Page 8: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Una comune difesa europea potrà infatti ottimizzare la spesa, ma il nostro contributo dovrànecessariamente essere all’altezza del ruolo che l’Italia intende giocare nel contesto euro-peo anche in relazione alle nostre capacità tecnologiche e operative.

Una seconda riflessione, eminentemente politica, riguarda il respiro strategico dell’Europa.

Se si immagina un respiro politico-strategico di livello globale si deve presupporre unostrumento militare in grado di operare in tutti quegli scenari dove l’Europa politica ed eco-nomica già opera, superando quindi la dimensione regionale del “vecchio continente”.

Un onere questo che può essere ripartito tra le Nazioni, ma che implica due tipologie di “co-sti”: un costo “finanziario” (indubbiamente rilevante, soprattutto per i 5-6 paesi maggior-mente industrializzati) ed un costo “politico” legato alla perdita di parte della sovranità na-zionale, nel momento in cui le capacità operative vengono condivise a livello comunitario.

Certamente, nel medio-lungo periodo, sussistono margini di miglioramento nell’impiegodelle risorse finanziarie (ed aggiungerei anche umane), legati però non tanto alle capacitàed alla qualità dell’ipotetico strumento militare europeo, quanto alla riduzione delle ri-dondanze di alcuni assetti e soprattutto all’integrazione delle attuali sovrastrutture tecnico-logistiche e burocratico-amministrative comunitarie.

Ma è soprattutto sulle capacità militari europee “esprimibili” che bisogna incentrare la discussione.

Proprio in questa ottica il nostro Ministro della Difesa, nel corso della audizione dello scor-so 31 luglio, ha evidenziato la necessità di un “Libro Bianco” della Difesa europea, un “rife-rimento” comune che indirizzi anche le scelte nazionali.

Un quadro di riferimento che possa orientare non solo le scelte in ambito comunitario maanche quelle nazionali, al fine di non erodere alcune rilevanti capacità del nostro strumen-to militare che sono disponibili in Europa in misura assai limitata.

L’Europa infatti non dispone delle capacità che le assicurano una più ampia autonomia diazione ed una pari dignità strategica rispetto all’alleato trans-atlantico.

Ma per invertire questa tendenza è necessario superare le logiche esclusivamente nazionaliper indirizzare in modo più coordinato ed in termini di complementarietà le risorse e leconseguenti capacità.

Questo è lo scenario di riferimento del prossimo Consiglio Europeo sulla Difesa.

Il Consiglio di Dicembre è dunque un’opportunità unica per un concreto rafforzamentodella Politica di Sicurezza e Difesa Comunitaria (PSDC), un argomento sul quale molto siè dibattuto ma poco si è realizzato, soprattutto in relazione al rapido ed imprevedibile evol-vere dello scenario strategico di quest’ultimo lustro.

Per la verità qualche piccolo passo in avanti è stato compiuto, tanto sul piano normativo, at-traverso la costituzione del EEAS (Servizio Europeo di Azione Esterna), che su quello ope-rativo, con l’avvio di numerose operazioni civili o militari e con risultati nel complesso sod-disfacenti, ma con ampi margini di miglioramento, sia in termini di flessibilità e reattivitàdel meccanismo decisionale, sia di maggiore sinergia nell’impiego coordinato - se non in-tegrato - delle capacità militari e di quelle civili.

Un approccio interdisciplinare (“comprehensive” secondo la dottrina NATO) che propriol’Unione Europea, per sensibilità politica e retaggio storico-culturale può - meglio di ognialtro - mettere al servizio della Comunità Internazionale.

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/20136

Page 9: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

È sintomatico infatti che mentre le operazioni a guida NATO o di coalizioni ad hoc (le co-siddette “Coalition of the Willing”), vengono avviate sin dalle fasi iniziali della crisi, le opera-zioni a guida UE si sono limitate a svolgere un ruolo di gestione “post crisi”, con un atteg-giamento defilato sullo scenario internazionale.

Occorre cioè “più Europa”, intendendo che dobbiamo chiedere che le istituzioni europee simuovano “verso politiche realmente comuni o quantomeno coordinate”, (come affermato dalMinistro MAURO) quindi cooperare con maggior determinazione per un disegno comune.

Ben consapevole dell’impervietà di questo percorso, con grande concretezza e senso di re-sponsabilità, l’Italia ha proposto numerose iniziative, mirate a ciò che si ritiene tecnica-mente fattibile e concretizzabile nel breve/medio periodo e per una crescita delle capacitàdi difesa europee in assonanza con i requisiti dell’Alleanza Atlantica.

La collaborazione fra Ministero Affari Esteri e Ministero della Difesa ha dato quindi il via aun proficuo processo di condivisione di idee e di iniziative, intese a fornire ai Partners euro-pei proposte concrete per lo svolgimento del Consiglio di dicembre.

La prima tappa di questa collaborazione ha visto l’elaborazione del documento program-matico “More Europe. Spending and arranging better to shoulder increased responsabilities for Inter-national peace and security”, che ha riscosso una generalizzata condivisione anche da Paesi,come il Regno Unito, notoriamente poco inclini a cambiamenti dello status quo.

Il documento evidenzia alcuni requisiti fondamentali, sintetizzabili nelle «cinque C»: impe-gno politico (commitment) per un ruolo internazionale coerente con la dimensione socio-economica, inclusione di strumenti civili e militari nelle strategie di intervento (comprehen-siveness) quale vantaggio comparativo del “sistema Europa”, capacità militari coerenti agliscenari di prevedibile impiego, connettività, per non duplicare quanto già esiste in ambitoNATO e cooperazione, per acquisire nuovi partners, concordi nel perseguire un modello“condiviso” di sicurezza internazionale.

In relazione poi al successo riscosso del seminario internazionale “More Europe on Defense”,organizzato a Roma il 14 e 15 marzo 2013, è stato elaborato, sempre in forma congiuntaEsteri-Difesa, il documento “Possible deliverables for the European Council on Defence”, che riper-corre le tematiche di “More Europe” affrontandole in maniera più concreta ed “operativa”.

Le azioni proposte afferiscono alle tre aree delineate nelle conclusioni del Consiglio Euro-peo del 2012 e propedeutiche al Summit di dicembre (“Aumento dell’efficacia, visibilità eimpatto della PSDC”; “Potenziamento e sviluppo delle capacità civili e militari” e ”Rafforza-mento dell’industria europea della Difesa”).

Il documento prevede, in particolare, una revisione collettiva delle Priorità di Sicurezza Eu-ropea, ricercando il giusto equilibrio tra i legittimi interessi strategici nazionali, alla lucedei rischi, delle minacce e delle vulnerabilità di ciascuna nazione.

Tale processo dovrebbe portare alla realizzazione del già citato “Libro bianco per la DifesaEuropea”, quale riferimento di base e indirizzo strategico-operativo per lo sviluppo dellecapacità comuni e per una “convergenza” verso criteri di complementarietà.

Sul piano operativo oltre a proposte per rafforzare il livello di integrazione tra componentimilitari e civili delle strutture deputate alla gestione delle crisi è anche ipotizzata la revisio-ne del concetto dell’European Battle Group, finalizzato ad un suo più efficace e flessibile di-spiegamento.

FORZE ARMATE 7

Page 10: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Vi è poi un approccio integrato per la formazione e l’addestramento nell’ambito della Si-curezza e Difesa Europea, ipotizzando una maggiore cooperazione tra le diverse istituzionidegli Stati membri che si occupano di formazione militare, attraverso una rete di collega-menti (European Security and Defence College - una sorta di “Erasmus” militare).

Un’enfasi particolare viene data all’evoluzione delle capacità militari europee attraverso il Capa-bility Development Plan (CDP), uno strumento che va armonizzato con il NATO Defence PlanningProcess, ma che ha il pregio di individuare i settori capacitivi da sviluppare per colmare i gap co-muni, ottimizzando le risorse disponibili e massimizzando la cooperazione fra gli Stati membri.

Ciò in diretta connessione con le iniziative Pooling & Sharing (UE) e Smart Defence (NATO),per stimolare ulteriormente la cooperazione tra i Paesi EU e la NATO (in un contesto carat-terizzato dalla ridotta disponibilità di risorse finanziarie) ed in ossequio al sano principio diun unico pacchetto di forze disponibile per impegni internazionali (single set of Forces).

Infine, uno sguardo al comparto industriale della difesa.

Una base industriale europea più coesa e meno virulenta nella competizione interna è unobiettivo importante anche per il rilancio della nostra economia.

È evidente che la competizione focalizzata sul “prodotto”, ovvero sui mezzi militari che ven-gono immessi sul mercato internazionale, senza coordinamento (nonostante gli sforzidell’Agenzia Europea della Difesa - l’EDA), non aiuta questo processo.

In questo quadro un concreto passo in avanti è sotteso del progetto italiano denominato “ma-trice delle tecnologie abilitanti”, una sorta di coordinamento a livello nazionale ed europeo(EDA) per lo sviluppo coordinato di tecnologie specifiche piuttosto che di prodotti finiti.

Ciò apre il campo a maggiori prospettive ed opportunità di finanziamento a livello europeo so-prattutto per quei progetti polivalenti che trovano applicazione sia in ambito civile che militare.

Infatti la “dualità” di impiego civile-militare interessa non solo i sistemi complessi (ad esem-pio le capacità satellitari), ma anche singole componenti tecnologiche di sistemi e mezziterrestri, navali, aeronautici, spaziali o delle comunicazioni che, prese singolarmente, nonpossono certamente classificarsi come “militari”.

Su tutte queste basi è anche stato concordato un documento presentato congiuntamentedai Ministri della Difesa di Italia, Spagna e Portogallo nello scorso mese di agosto, in prepa-razione all’incontro ministeriale informale svoltosi a Vilnius (in Lituania), il 5 e 6 settembre.

A Vilnius, l’Italia ha in particolare ribadito l’importanza di una chiara e condivisa StrategiaMarittima di Sicurezza Europea. Una priorità per l’Italia e per l’Europa, alla luce dei recen-ti eventi che hanno interessato la sponda sud del Mar Mediterraneo (in Tunisia, Egitto, Li-bia e Siria), che hanno provocato e continuano a provocare/favorire movimenti migratoried altri traffici illeciti (droga/armi), con il rischio di pregiudicare la stabilità economico-so-ciale dell’intera area e con potenziali minacce alla sicurezza delle rotte commerciali.

Al riguardo la Difesa ha già elaborato un contributo di pensiero che, a seguito della neces-saria condivisione in ambito interministeriale vista la multidisciplinarità della materia, ver-rà presto presentato a livello europeo.

Ulteriori iniziative più dettagliate si stanno sviluppando su questi temi.

Molte delle proposte sopra elencate hanno già sortito un primo effetto positivo e destatointeresse nei nostri interlocutori europei tant’è che nei numerosi documenti informali cir-

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/20138

Page 11: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

colati nell’ultimo periodo emergono (anche in maniera esplicita), le stesse tematiche, so-stenute dalle nostre considerazioni.

Anche l’importante rapporto in vista del Consiglio Europeo sulla Difesa, pubblicato a fineluglio dall’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza,Lady Ashton, rispecchia in buona sostanza il pensiero e gli intendimenti italiani.

Naturalmente tanto attivismo intellettuale non è fine a se stesso e non costituisce un puntodi arrivo.

Di certo non possiamo ritenerci appagati per aver fornito idee e proposte che, seppur vali-de, a nulla servono se non vengono effettivamente supportate dagli altri Stati membri e so-stenute da azioni concrete.

Per questo è stato definito un percorso che ci accompagnerà fino all’importante appunta-mento di dicembre per proseguire con le iniziative del semestre di presidenza italianadell’UE.

Avviandomi alla conclusione consentitemi una notazione personale.

Poche settimane fa ricorrevano i 50 anni dal discorso di Martin Luther KING dinanzi alLincoln Memorial di Washinghton: la celebre frase “I have a dream”.

Mi auguro che anche il “sogno europeo”, quel grande progetto politico avviato negli anni 50da statisti illuminati quali Adenauer, De Gasperi e Schuman, quali Giorgio La Pira e AltieroSpinelli, possa un giorno realizzarsi pienamente, con la nascita degli “Stati Uniti d’Europa”.

Un giorno che auspico non lontano perché la storia ci incalza sempre più pressantemente.

Non un percorso facile (e al momento forse utopistico), perché la rinuncia ad una partedella sovranità nazionale in un settore fondante della stessa identità nazionale e statuale,quale la Difesa, richiede coraggio, fiducia e lungimiranza.

Ma furono proprio queste le qualità umane che guidarono le scelte dei “padri” ispiratori efondatori di quella che oggi è l’Unione Europea. Quelle stesse doti dovranno guidare an-che le scelte dei futuri Parlamenti europei. Perché, come ha sottolineato il Ministro Mauro:“…un’Europa che non sia un attore della difesa, che non sia un attore della pace e dellaguerra è marginale e destinata all’insuccesso”. Il Premio Nobel per la pace assegnato al-l’Unione lo scorso anno non è solo un riconoscimento “formale”, ma rappresenta ancheuna precisa responsabilità ed uno stimolo ad andare oltre, a superare il concetto di sicurez-za legato alla “assenza di conflitti”, verso nuove forme di condivisione delle responsabilità.Una difesa “europea” veramente integrata passa è vero attraverso la complementarietà el’integrazione degli strumenti militari disponibili, ma non può prescindere dalla condivi-sione delle politiche di difesa nazionali. Condividere la sovranità tra le Nazioni significa, inprospettiva, più sovranità in un mondo globalizzato, perché una difesa europea davvero in-tegrata vale molto di più della sommatoria delle difese di 28 paesi!

Con ciò concludo il mio intervento, ringrazio per l’attenzione e rimango a disposizione perulteriori approfondimenti.

FORZE ARMATE 9

Page 12: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201310

L’ACCORDOTRANSATLANTICO

DOPO CHICAGOdi Luigi Epifanio

Il summit di Chicago è terminato e i Capi di Stato e di Governo hannopreso decisioni su un certo numero di problematiche che erano previstein agenda. Limitare l’evento soltanto a un’occasione avara di risultati ma

buona prioritariamente per una foto di gruppo a favore della campagna elet-torale del Presidente Obama, significa perdere il punto cardine dell’evento.

Non tutti i summit della NATO possono essere storici, sebbene anche senzadecisioni di grande respiro si possa affermare che, di massima, ogni due annii leader dell’Alleanza dettano le linee guida per la sua successiva evoluzione.

Page 13: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

FORZE ARMATE 11

In questo summit c’èstata sicuramente unaserie di questioni at-tentamente omessenei dibattiti da partedei Capi di Stato, inparticolare riguardo iquesiti sollevati, du-rante il discorso di sa-luto, dall’uscente Se -gretario Generale del-la Difesa USA RobertM. Gates tenuto aBrusselles in giugno2011, quali: la stabilitàdell’Alleanza in tempidi tagli di bilancio; la suddivisione degli oneri tra gli Stati alleati in modopiù bilanciato; e sul come possono essere rinviati ai principi rappresentatidall’Alleanza Atlantica gli Stati membri europei. Questi quesiti sono diven-tati sempre più pressanti soprattutto da quando è cresciuto il divario tra leambizioni e le risorse disponibili.

Pertanto avendo questo come punto di partenza è necessario esaminarela visione sul dopo-Chicago sotto tre aspetti. Primo, quale peso avrà la NA-TO, negli anni a venire, sulla sicurezza della Comunità che rappresenta?Secondo, quali saranno le conseguenze per lo sviluppo futuro della NA-TO? Terzo, quali passi bisogna fare per aiutare la stabilizzazione del lega-me transatlantico nei prossimi anni?

ORIENTAMENTI SULLA POLITICA DI SICUREZZATra i numerosi argomenti su cui si è orientati a discutere sulla politica disicurezza, sette sembrano quelli più ricorrenti e sensibili perché possonorappresentare un potenziale forte attrito tra gli Alleati.

Il primo di questi orientamenti è che la comunità transatlantica sta viven-do una crisi finanziaria che, particolarmente per l’Europa, differisce peralmeno tre aspetti rispetto alle recessioni economiche del passato: per lasua intensità, perché’ colpisce anche gli Stati della NATO considerati «grandi finanziatori », che in passato erano stati capaci di continuare a in-vestire in modo significativo nelle loro Forze Armate anche durante pe-riodi di recessione economica, terzo perché’ non è prevedibile la sua du-rata. Addirittura, per i Paesi del sud Europa potrebbero volerci decadi pri-ma che i bilanci nazionali ritornino positivi. Qualcuno parla di una «Nuo-va Guerra dei Trent’anni».

Summit di Chicago

Page 14: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Anche per gli Stati Uniti d’America i problemi finanziari sono seri. Co-munque, condizioni demografiche favorevoli (incremento demografico,più bassa aspettativa di vita, immigrazione) potrebbero mettere in gradogli USA di uscirne più rapidamente. In molti Paesi europei, sebbene com-posti da società più invecchiate, il rigetto di riforme strutturali del welfaree l’accumulo dei debiti pubblici hanno creato un serio ostacolo alla cresci-ta economica. Pertanto, a parte la retorica politica, non vi sono le condi-zioni per un aumento delle spese per la Difesa in nessuno dei maggioriStati membri della NATO e quindi si renderanno inevitabili tagli alle ca-pacità militari dell’Alleanza.

Altro argomento trend, risultante dalla riduzione delle forze, è quello chei vertici militari della NATO rappresentano quando si discute di operazio-ni militari che vanno oltre l’auto-difesa o la difesa degli interessi vitali, sulrischio cioè che possono comportare, a causa della suddetta riduzione al-le spese militari, gli interventi militari tesi a proteggere le popolazioni ci-vili coinvolte e/o a stabilizzare regioni al difuori delle aree del Trattatostesso. Questo ha come conseguenza un mutamento nella gerarchia tra letre missioni della NATO codificate nel nuovo Concetto Strategico –1. Au-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201312

Lavori del Summit

Page 15: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

todifesa, 2. Crisi-management, 3. Cooperazione sulla sicurezza/partena-riato. La gestione delle crisi con strumenti militari scivolerà all’indietro eil partenariato assumerà ancora più importanza. Quest’ultimo, infatti, po-trebbe, concettualmente, contribuire ad evitare interventi militari in al-meno due modi: una più stretta cooperazione con i Paesi partner potreb-be disinnescare crisi nascenti e l’addestramento congiunto tra Forze Ar-mate di Paesi Partner può mettere in grado gli attori regionali di gestire inproprio la sicurezza e la stabilità dell’area interessata senza interventiesterni.

Un terzo argomento particolarmente preoccupante, legato in qualchemodo alla crisi economica, è rappresentato da un latente pericolo d’in-stabilità regionale dentro la NATO stessa. Le drastiche misure di austeri-tà adottate in quei Paesi che hanno vissuto fino adesso aldilà delle pro-prie possibilità economiche potrebbero destabilizzare intere società erendere tali Stati ingovernabili. La situazione per esempio che si sta vi-vendo in Grecia e il caos che ne scaturisce potrebbe rappresentare un se-gnale per altri Paesi del sud dell’Europa che si trovano in una condizionenon molto dissimile. Indipendentemente se le ragioni della disoccupa-zione di massa o la mancanza di prospettive future siano state causate dase stessi o meno, hanno come effetto conseguente il vivere alla giornatain queste regioni e fanno sì che nazionalismi e xenofobie guadagninoterreno. La Grecia rappresenta solo un precursore di ciò che potrebbeaccadere ad altri Paesi. Ideologi con risposte troppo semplici per questio-ni complesse arriveranno alla ribalta e cercheranno di additare, quali re-sponsabili di tali situazioni, agenti esterni al proprio Paese sui quali scari-care, facilmente, colpe causate da se stessi. Come risultato, la violenza po-trebbe dilagare oltre i confini nazionali portando verso crisi regionali traStati confinanti. Il pericolo di questa «balcanizzazione » del sud dell’Eu-ropa potrebbe non essere un’esagerazione perché’ se è vero che sono sta-te già ampiamente annunciate o approvate molte misure di austerità è al-trettanto vero che in molti casi la loro applicazione deve ancora essere at-tuata e quindi il momento di maggiore conflittualità sociale non si è an-cora presentato.

Un quarto orientamento, in parte al difuori dell’argomento qui affronta-to ma che rappresenta comunque una sfida per le relazioni transatlanti-che, è posto dagli sviluppi che si stanno avendo nel mondo arabo. Senzasmentire il successo dell’operazione in Libia della NATO, l’intera regionedell’Africa settentrionale e del Vicino/Medio Oriente rimane altamenteinstabile. Anche se quella che è chiamata « Primavera araba » sempre dipiù sembra virare verso un « Inverno islamico » nel quale dogmatismo re-ligioso e blocco sociale prevalgono, gli esiti sono ancora lontani dal poteressere definiti: nuove insurrezioni e violenti proteste accadranno sicura-

FORZE ARMATE 13

Page 16: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

mente, quindi la Libia potrebbe rappresentare solo un precedente perl’Alleanza. L’opinione pubblica in molti Paesi NATO potrebbe esercitareuna grande pressione politica chiedendo azioni militari in risposta a inar-restabili crudeltà contro le popolazioni civili. In questo caso l’Alleanza sidovrà confrontare col doloroso dibattito sul se e quando un interventomilitare potrebbe essere prudente e su chi contribuirebbe ad una talemissione.

La contiguità geografica di quanto sta succedendo nel mondo araborappresenta il quinto focus di discussione per il patto transatlantico, inparticolare lo sforzo dell’Iran a sviluppare armi nucleari. Un Iran nu-cleare potrebbe sottoporre a tensione la coesione transatlantica perquattro diversi motivi. Primo, perché potrebbe rivitalizzare il dibattito inambito NATO sul ruolo futuro delle armi nucleari e sull’attendibilitàdell’impegno USA per la deterrenza nucleare a favore dei Paesi europeidell’Alleanza. L’idea di una riduzione nucleare sostenuta da alcune Ca-pitali della NATO potrebbe subire uno stop. Secondo, una possibileazione militare che Washington potrebbe intraprendere per prevenireche l’Iran diventi nucleare, susciterebbe un dibattito conflittuale dentrola NATO sulla legittimità di un passo del genere. Terzo, tenuto contoche l’Iran ha una frontiera in comune con la Turchia, una crisi seria po-trebbe evolvere verso una situazione Art. 5, sfidando l’Alleanza con peri-colose discussioni circa il coinvolgimento e il contributo da parte deiPaesi Membri. Un tentativo del genere è già emerso in occasione del-l’abbattimento dell’aereo militare turco da parte della Siria. Quarto mo-tivo è dato dal fatto che, anche in caso di non Art. 5, per esempio unblocco da parte dell’Iran dello Stretto di Hormuz, la NATO si dovrebbeconfrontare con la dolorosa decisione sul come reagire collettivamentea una minaccia così vitale.

A dispetto di un certo numero di aggiustamenti simbolici, un sesto argo-mento riguarda il costante decadimento del rapporto NATO-Russia. Lacooperazione sulla Difesa Missilistica rimane molto controversa a causadi posizioni inconciliabili tra le due parti. I Paesi dell’est Europa membridella NATO ancora nutrono preoccupazioni verso la Russia. D’altro can-to, spesso le dure parole di Mosca dette vis-a-vis nei confronti degli Statilimitrofi o ex Alleati non fanno certo diminuire le preoccupazioni diquesti nei confronti di una minaccia Russa. Sulla scena internazionale inparticolare nell’area Afro –medio orientale, la Russia ha perso molto del-la sua influenza e sembra limiti la sua politica nel fare ostruzionismo. Unaspetto molto importante, con riguardo alla sua economia, alla moder-nizzazione delle Forze Armate e della società, è che la Russia al momentooccupa una posizione internazionale più arretrata rispetto alle pretesevantate di voler essere considerata di pari livello della NATO. Dato che il

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201314

Page 17: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

divario tra le aspirazioni e la realtà si andrà probabilmente ad allargare,la leadership di Mosca potrebbe sentirsi tentata di compensare quelloche sembra essere un complesso di celata inferiorità, con un atteggia-mento di maggiore sfida. Questo potrebbe incendiare i ricorrenti dibat-titi in ambito NATO su chi sia da biasimare per aver perduto un contattocostruttivo con la Russia e sul come riportare Mosca verso un atteggia-mento più cooperativo.

Infine, c’è la questione più volte menzionata dagli USA di spostare il cen-tro degli interessi verso la regione del Pacifico Asiatico. Ma a dispetto del-la sua preminenza l’argomento sembra preoccupare poco la ComunitàEuro-Atlantica perché’ lo spostamento dell’attenzione degli Stati Unitilontano dall’Europa non svaluta l’impegno americano nella NATO, ma èconsiderata una logica conseguenza dei cambiamenti strategici degli ulti-mi anni. Per gli USA, infatti, la lista delle cose da portare a termine in Eu-ropa diventa sempre più breve mentre la crescita di Cina e India richiedeuna più forte presenza nella regione del Pacifico. La maggior parte deiPaesi membri della NATO capisce questa esigenza e apprezza altresì chel’Europa rimanga il territorio con il maggiore spiegamento di Forze USAall’estero.

CONSEGUENZE PER IL LEGAME TRANSATLANTICOÈ interessante notare che a dispetto del quadro scoraggiante descritto so-pra, la visione d’insieme sul preservare il legame transatlantico e l’impor-tanza della NATO per il futuro sembra piuttosto positiva.

FORZE ARMATE 15

Leader al Summit di Chicago

Page 18: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

In verità la funzione classica dell’Alleanza, condivisione insieme ad altridella conduzione di operazioni militari, è verosimilmente accresciuta co-me importanza. I rimarcati effetti dei futuri tagli alla difesa interesseran-no anche quegli Stati Membri che in passato potevano mantenere notevo-le Forze d’Intervento. In futuro tutti, ad eccezione degli USA, dovrannoquindi confrontarsi con l’esigenza di dover operare nell’ambito dell’Alle-anza o di rinunciare completamente ad una loro partecipazione autono-ma. Anche a una coalizione “volontaria” composta da Paesi NATO e non-NATO sarà difficile essere capace di eseguire un intervento consistentesenza ricorrere alla NATO, e quindi alle capacità militari degli USA. Que-sto significa che la NATO assumerà sempre più la funzione di “abilitatore”o “facilitatore” per le operazioni collettive fuori dai confini geografici del-l’Alleanza e delle missioni Art. 5.

Tali funzioni della NATO sono diventate apparenti durante l’operazionein Libia. Infatti a dispetto della prossimità del territorio libico all’Europa,la situazione non è sembrata rilevante per gli Stati Uniti. Un certo nume-ro di Stati Membri della NATO ha fatto pressione per un intervento mili-tare e persuaso l’Alleanza di concordare per un intervento (la Francia ini-zialmente preferiva un intervento dell’Unione Europea, ma presto realiz-zò che non vi erano le condizioni per tale leadership). Washinton, dopoun primo coinvolgimento rinunciò alla leadership USA. Il risultato è stato

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201316

Autorità presenti al Summit di Chicago

Page 19: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

quello di condurre un’operazione NATO della durata di sette mesi nellaquale i Paesi europei membri dell’Alleanza hanno dovuto sostenere l’urtodelle attività militari. Gli USA hanno fornito supporto militare e logisticoche, pur essendo stato essenziale per il successo della missione, è da con-siderare limitato rispetto al potenziale militare Americano: l’impegno daessi sostenuto durante tutti i sette mesi è stato pari a quello di una settima-na di presenza statunitense in Afghanistan.

In questo senso l’esperienza libica può essere vista come il modello futu-ro sulla divisione degli impegni e delle responsabilità in ambito Alleanzae per il rinnovato “accordo transatlantico”. In altre parole mentre in casodi “guerra inevitabile” -per es. difesa collettiva ex Art. 5 del Trattato- iPaesi Membri possono contare sul coinvolgimento degli USA, al contra-rio se si tratta di “una guerra per scelta”, con interventi militari nei Paesilimitrofi dell’Europa, i Partner europei si dovranno sobbarcare la leader-ship e condurre le operazioni per proprio conto. Questo dovrebbe esserepossibile anche in tempi di austerità tenendo presente che un fattore didebolezza nell’esperienza libica è stato la rinuncia a partecipare e a ren-dere disponibili le proprie capacità militari da parte di un paese europeochiave.

In effetti, di un’Alleanza in cui l’Europa può contare sull’impegno ameri-cano ma nello stesso tempo si assume la responsabilità di condurre opera-zioni militari per gestire crisi in regioni adiacenti, potrebbero trarne van-

FORZE ARMATE 17

Capi di Stato al Summit Nato di Chicago

Page 20: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

taggio entrambi le sponde dell’Atlantico. Consentirebbe agli USA di man-tenere la loro influenza in e sull’Europa e di utilizzare le loro basi militarieuropee come principali scali per le loro attività militari globali. Di control’Europa potrebbe continuare a godere della protezione americana, co-me unica Potenza globale, contro minacce esterne.

Comunque, alla luce delle sfide poste dalla crisi economica in Europa,questa equazione ha necessità di essere arricchita da un altro fattore: inaggiunta al suo ruolo di protettore per le minacce esterne, gli Stati Unitidovranno funzionare, attraverso la NATO, come stabilizzatore interno.Così come in passato durante la Guerra Fredda, le maggiori dispute tra iPaesi membri della NATO (es. Grecia e Turchia) potevano finire in con-flitto se Washington non avesse usato il suo peso per ridurre le tensioni,nelle dispute che deriveranno dalla crisi economica, dovrà ancora unavolta assumere il ruolo del “Paese egemone benevolo” in ambito NATO,esercitando la necessaria pressione politica per assicurarne la stabilità in-terna.

REQUISITI POLITICI E MILITARIPer evolvere in modo adeguato, affrontare le sfide crescenti e funzionarecome un legame transatlantico stabile, l’Alleanza dovrà perseguire il rag-giungimento completo di tre obiettivi politico-militari:

a) Riduzioni intelligenti

Riduzioni severe nelle capacità militari della NATO potrebbero essereinevitabili, ma è necessario che avvengano in modo coordinato. Al mo-mento ogni Paese membro decide in proprio i tagli senza tener conto del-le riduzioni adottate dagli altri Paesi membri. Solo il fatto di non attuareuna gestione sincronizzata di tali riduzioni, potrebbe provocare la perditadi capacità militari cruciali. In aggiunta alla dichiarata ‘NATO Smart De-fense” si rende quindi necessaria una “riduzione smart delle capacità” inmodo da assicurare che, dopo i tagli, la somma delle capacità residue siaproporzionale alle forze militari effettive, in sintesi evitando la sopravvi-venza di ridondanze inutili.

b) Interoperabilità

Il ruolo della NATO come “facilitatore” per azioni militari comuni richie-de di mantenere e/o di raggiungere la piena interoperabilità a qualsiasilivello: nelle procedure, negli standard, nelle capacità, nella formazione enel linguaggio. Tutto questo diventa più importante nel momento in cuile operazioni congiunte in Afghanistan termineranno nel 2014 e quindibisogna conservare la capacità di operare insieme, con brevi tempi di rea-zione, solo attraverso l’addestramento.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201318

Page 21: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

c) Visione strategica

A dispetto della crisi dell’euro e delle sfide domestiche ad essa collegate,l’Europa ha bisogno di avere una prospettiva strategica che spazi aldilàdei suoi confini geografici. Qualche Paese europeo membro della NATOha questa visione mentre altri no. Washington si aspetta che l’Europa siasempre pronta quando si tratta di operare ad azioni militari globali, men-tre addirittura rimangono lacunose le precondizioni militari per potersiimpegnare. In aggiunta, a dispetto di richieste di un maggiore impegno fi-nanziario europeo da parte degli USA, poiché l’accesso alle materie pri-me e la protezione dei beni globali sono essenziali tanto all’Europa quan-to agli Stati Uniti, un incremento dei budget per la difesa non figura neipiani dei Paesi europei. Essi sostengono, infatti, che tali interessi vitalinon possono essere salvaguardati solo attraverso la diplomazia, il control-lo degli armamenti, poteri deboli o una “cultura delle limitazioni” mapotrebbero altresì richiedere l’uso della forza militare, non come panaceama piuttosto come elemento di supporto ad altri mezzi non militari.Muoversi verso questa direzione, nel raggiungimento di tali traguardi,può essere visto come l’obiettivo principale che l’Alleanza si è dato per ilpost-Chicago periodo, task che potrebbe aiutare a stabilizzare la member-ship per la sicurezza Euro-Atlantica i cui risultati sarebbero da accertarenel prossimo summit della NATO tra due anni.

FORZE ARMATE 19

Page 22: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201320

NATO COMMUNICATIONSAND INFORMATION AGENCY:

LA COMUNICAZIONEDIVENTA STRATEGICA

di Roberta Muzio e Daniela Volpecina

Page 23: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

FORZE ARMATE 21

D all’emergenza Libia all’operazione Active Endeavour: la comunica-zione strategica passa attraverso l’innovativo Data center di LagoPatria, il cuore Nato dei servizi di informazione e comunicazione.

Il comandante del settore Napoli, colonnello Dario Nicolella: “Questo luo-go sarà sempre più vitale e primario nella nuova architettura della rete Nato”.

Gestisce, mantiene, sostiene le capacità dei servizi di informazione e co-municazione in tempo di pace, crisi e guerra nell’area di responsabilità odove diversamente indicato. È un braccio operativo strategico nel settoredell’Information Technology dell’Alleanza Atlantica ed è anche l’unicoComando Nato a guida italiana in tutto il Sud Italia: il comandante è il co-lonnello Garn Dario Nicolella dell’Aeronautica militare. Si chiama Nci

Agency (NCIA) che sta per Nato Communications andInformation Agency ed ha sede nel nuovo sito di LagoPatria a Giugliano, tra le province di Napoli e Caserta.Inaugurata a dicembre scorso, la struttura accoglie an-che il JFC (Allied Joint Force Command).

La testa pensante durante le operazioni in Libia era quidove le professionalità, civili e militari, sono in gran par-te, almeno un cinquanta per cento, italiane. D’altra par-te Napoli è sempre stata, storicamente, una base strategi-ca per il controllo del Sud Europa. Un ambiente inter-nazionale stimolante, lo definisce il colonnello Dario Ni-colella. Napoletano, classe ’54, una lunga carriera milita-re alle spalle, già al vertice della NCSA (Nato Communi-cations and Information Services Agency), una dellecinque agenzie (NCSA – Nato CIS Services Agency,NC3A – Nato Consultation Command and ControlAgency, NACMA – Nato Air Command and Control Sy-stem Management Agency, Active Layered Theatre Balli-stic Missile Defence Programme Office, ICTM – HQ In-formation Communication Technology Management)che, dal 1 luglio 2012, sono state accorpate in un’unicaorganizzazione. Oggi, il colonnello Nicolella, riveste ilruolo di Comandante della Nci Agency Sector Naples.

Ha frequentato la Scuola militare Nunziatella nel 1970e si è arruolato, nel 1973, presso l’Accademia Aeronau-tica. Laureato in Ingegneria Elettronica nel 1979, du-

La sede della Nci Agency nel nuovo sito di Lago Patria (foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 24: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

rante la sua carriera è stato, dal 1990 al 1995, responsabile presso l’Ispetto-rato logistico dell’architettura di sistema del Sistema Informativo LogisticoIntegrato dell’Aeronautica militare e, dal ’95 al ’98, Capo Divisione delSupporto al sistema ed alla missione degli Awacs (Airborne warning andcontrol system) presso la base di Geilenkirchen in Germania. Rientrato inItalia, dal ’98 al 2001, ha ricoperto il ruolo di Capo Ufficio Piani presso ilReparto Sistemi informativi automatizzati dell’Aeronautica militare e, dal2001, di quello di Comandante del Gruppo di Supporto ai Sistemi compu-terizzati a Napoli. Poi, nel 2004, è stato nominato Comandante del NCSASector Naples e, quindi, dal 2012, ha assunto lo stesso ruolo presso laN.C.I.A.. L’Agenzia ha il suo headquarters a Bruxelles e conta una trentinadi sedi in Europa, Nord America e nell’Asia Sud orientale.

La nuova agenzia, frutto della revisione della struttura dei Comandi Natoe della riforma delle Agenzie Nato, era prima basata a Bagnoli, sededell’Allied Joint Force Command Naples. Per 59 anni, infatti, Bagnoli haospitato la Nato. Il complesso, costruito negli anni ’30, venne inauguratoformalmente nel 1954 e accolse dapprima la sede del Comando delle for-ze alleate del Sud Europa (AFSOUTH – Allied Forces Southern Europe)e, poi, dal 2004, il JFC, Joint Force Command Naples. Dal dicembre delloscorso anno il Comando interforze alleato di Napoli si è trasferito nellanuova sede di Lago Patria, più moderna e tecnologica.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201322

Il comandante N.C.I.A. - settore Napoli - Col. Dario Nicolella (foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 25: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Della nuova agenzia e del suo ruolo, in particolare dell’attività svolta e del-le prospettive legate al trasferimento presso Lago Patria a Giugliano, parlaappunto il Comandante Nicolella.

Comandante, cosa ha determinato la necessità di una riforma?“Direi che lo sforzo a cui siamo sottoposti come comando strategico operativo ma an-che la trasformazione globale hanno dato l’opportunità di far sì che ci fossero gli as-setti per una riforma».

La ristrutturazione delle agenzie ha avuto, tra gli altri, lo scopo di ottimiz-zare le risorse economiche e di personale. Quali saranno i risultati di talerazionalizzazione? «È stata avvertita l’esigenza di contrarre le spese ottimizzando le risorse senza ri-nunciare alla qualità dei servizi. Oggi la tecnologia lo consente. In termini di per-sonale la riforma dovrà portare ad un risparmio del 20 per cento delle risorse. Almomento abbiamo raggiunto un 5 per cento».

Cinque diverse agenzie prima della riforma, non si rischiava una sovrap-posizione? «Dal summit 2011 è emersa appunto l’esigenza di integrare i cinque organismi che sioccupavano di sistemi informativi. Sì, ciò, in alcuni casi, poteva determinare delle so-vrapposizioni. Da qui la volontà di avere un’unica organizzazione che dovrebbe porta-

FORZE ARMATE 23

Uffici Nato di Lago Patria a Giugliano (foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 26: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

re un vantaggio economico. La Nci Agency, per intenderci, supporta le trasmissioni e lecomunicazioni durante l’operatività delle missioni la cui catena di comando fa capo aBruxelles. In definitiva sono state accorpate tutte le fasi di un progetto informatico».

Il settore Napoli della Nci Agency è quello più grande con i suoi circa 500dipendenti. Quanti sono e chi sono i vostri clienti? «Sono oltre cento. Ci sono nazioni, comando Nato, comandi nazionali e multinazio-nali a cui forniamo servizi di Information Technology. Collaboriamo, in ordine alla ri-cerca, con l’Università di Bari e abbiamo un rapporto di studio e progetti in campo conl’Università di Parma. Inoltre, dal 2014, saremo customer funded, il che si traducecon la ricerca di fondi, una diversa tipologia di finanziamento da parte dell’utente».

Cosa significherà questo cambiamento? «La differenza tra ciò che avviene oggi e ciò che avverrà a partire dal 2014 è che at-tualmente le cifre stanziate sono fisse, poi saranno correlate ai servizi forniti. Manon si escludono cooperazioni con il mondo esterno alla Nato purché veicolate dalleautorità nazionali preposte, come Stato Maggiore della Difesa o Università».

Il passaggio a Lago Patria cosa ha significato? «Un’innovazione senza precedenti. Intanto abbiamo dovuto gestire un trasferimentoche, per complessità e dimensioni, è il più grande mai realizzato nella Nato. Inoltreil data center installato qui è il più moderno della Nato ma anche in assoluto. Con-sente la partecipazione e la condivisione di più utenti da tutto il mondo Nato. D’al-tra parte Napoli ha sempre rappresentato un elemento vitale nel settore comunicazio-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201324

Interno palazzo Nato di Lago Patria (foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 27: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

ni e sistemi informativi. Qui, durante la missione in Libia, è stato provato con suc-cesso un modello di supporto alle operazioni innovativo rispetto a quello usato in Af-ghanistan. Fondamentale è, poi, il supporto informatico oggi svolto nell’ambitodell’operazione Active Endeavour, ancora poco conosciuta ma importantissima. Pre-vede controlli in chiave antiterroristica su navi sospette nel Mediterraneo».

Insomma dalla nuova sede di Lago Patria e dalla nascita della N.C.I.A. cosabisogna aspettarsi? «Lo dico con l’orgoglio di italiano e di napoletano, Napoli, per la parte delle comu-nicazioni e dei sistemi informativi, reciterà un ruolo di primaria e vitale importan-za nella nuova architettura della rete Nato».

IL RUOLO OPERATIVO DELLA NCI AGENCYLa missione della Nci Agency è, dunque, quella di garantire tutte le comu-nicazioni e i sistemi di informazione indispensabili alle attività strategico-militari. Lo spiega bene l’ingegnere Raffaele De Luca, responsabile deiServizi IT: “Basti pensare al ruolo svolto dall’Agenzia (all’epoca si chiamavaancora Ncsa) durante l’operazione Unified Protector per assicurare l’applicazionedell’embargo marittimo alla Libia in occasione della caduta del regime di Gheddafio, ancora, alle recenti attività di supporto alle operazioni di controllo e monitorag-gio del Mediterraneo. Qui, grazie alle nuove tecnologie, siamo stati i primi ad in-stallare una rete satellitare estesa su tutto il globo che si è rivelata fondamentale nel-le azioni di contrasto alla pirateria e al terrorismo”.

FORZE ARMATE 25

Data Center della Nci Agency (foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 28: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Punto di forza dell’Agenzia si conferma il processo di virtualizzazione alquale hanno mostrato interesse, finora, circa centoventi utenti, sia pubbli-ci che privati. “Prima – fa notare De Luca - era necessario disporre di un siste-ma dedicato per ogni tipo di esigenza. Ora, invece, grazie alle nuove e sofisticate tec-nologie in nostro possesso, siamo in grado di convogliare in un unico pool tutte lerisorse hardware e software disponibili e con queste far fronte a qualsiasi richiesta”.Il riferimento va al data center che rappresenta motivo di vanto per l’inte-ro quartier generale. “Siamo orgogliosi – spiega il comandante Nicolella –di essere riusciti a realizzare qui a Napoli il data center in assoluto più modernodella Nato. Una tecnologia che consentirà a questo territorio di rivestire ancora unavolta un ruolo decisivo nell’architettura delle comunicazioni”.

LA REALTÀ DI LAGO PATRIASono cinquecento i dipendenti del settore Napoli dell’Agenzia che in tut-to il mondo può contare su oltre tremila unità. Un ambiente internazio-nale davvero stimolante secondo Thelia Puryear, Sergent Major del-l’Agenzia, originaria degli Usa: “Lavorare in un contesto come questo – spiega– rappresenta un’ottima opportunità di crescita sul piano professionale ma anchesu quello umano. Gli ostacoli da affrontare quotidianamente sono tanti e spesso ri-guardano proprio le differenze linguistiche o le diverse sfumature culturali ma sitratta di sfide che accettiamo di buon grado perché ci consentono di perseguire unobiettivo comune. Ciascuno di noi è infatti un sorta di ambasciatore del propriopaese di origine oltre che un rappresentante della squadra Nato”.Il nuovo sito di Lago Patria rappresenta una vera e propria cittadella dotatanon soltanto di uffici, laboratori e conference room dove l’accesso è rigoro-samente vietato ai non addetti ai lavori ma anche di una nutrita serie di ser-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201326

Da sinistra l’ing. Raffaele De Luca - Sergent Major Thelia Puryear - Col. Dario Nicolella

Page 29: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

vizi a disposizione del personale delJFC e della Nci Agency: mensa, ri-storante internazionale, piscina,campi di basket, palestra e il Com-munity center che ospita negozi divario tipo, una storica sartoria, unabanca e tanto altro.

IL DATA CENTERIl data center della Nci Agency èun centro di calcolo che consenteun largo uso di virtualizzazione, ol-tre che flessibilità e adattabilità al-le esigenze interne. Controllo re-moto, ambienti climatizzati. In re-altà sono due i data center princi-pale, distinti per motivi di classifi-cazione, il che significa anche se-parazione fisica delle reti. A Ba-gnoli questa tecnologia non sareb-be stata possibile perché ogni reteera concepita per un servizio. Perspiegare cosa sia la virtualizzazio-ne, il comandante Nicolella ricor-re all’esempio dell’automobile: «Immaginate di avere una società di autono-leggio. Bene, la società vi mette a disposizione le ruote, lo sterzo, il motore e tutte lealtre componenti, per cui ogni utente può configurare la sua automobile secondo lesue necessità senza che l’auto esista nella realtà. Si tratta, in due parole, di fornireall’utente una cosa che in realtà non c’è o, meglio, che nella sostanza è diversa daquella che lui vede, ricevendo però i servizi che desidera». E, giusto per citare uncaso sul ruolo svolto da Napoli nell’ambito dei sistemi informativi, spiega:«Qui fu installato il primo embrione di quella che poi è diventata la rete classificatache noi tutti nella Nato usiamo oggi per le comunicazioni riservate».Il data center consente, tra l’altro, il servizio VTC, ovvero un sistema di vi-deo-tele-conferenze che permette di connettere più utenti e di inviare at-traverso lo stesso circuito immagini, file, contenuti o presentazioni. Il fun-zionamento fa sì che si possa lavorare sia in ambito locale, sia in tutto ilmondo Nato, attraverso altri server che, in questo modo, uniscono i loropartecipanti per un’unica VTC. In più, tutto ciò che si svolge, viene regi-strato attraverso un ulteriore server. Ciò consente di rilevare eventuali er-rori ricorrenti per capire se si tratti di una connessione seriale e cercarnel’origine e, dunque, la soluzione. Un ottimo aiuto per i tecnici.

FORZE ARMATE 27

Personale in attivita al Data Center della Nci Agency(foto Nicola Palermo, N.C.I.A.)

Page 30: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/201328

L’ANTROPOLOGIANELLA PIANIFICAZIONE

DELLE OPERAZIONI MILITARI:IL MODELLO DI ANALISI ASCOPE-PMESII

E LA DIMENSIONE CULTURALE “C”(Coordinato con il Centro Innovazione della Difesa)

di Chiara Galli

Page 31: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 29

Gli esperti americani, civili e militari, riconoscono all’antropologiaculturale, in particolare alla sua metodologia di ricerca e di anali-si, una posizione importante nella pianificazione di operazioni mi-

litari “counter insurgency population centric” (COINs). Nel 2006, il gene-rale David H. Petraeus fu esplicito e chiaro al riguardo, al punto da scrive-re alcuni capitoli del manuale “Counterinsurgency, FM-3-24”, oramai unclassico della letteratura militare, in stretta collaborazione con l’antropo-loga Montgomery Mc Fate, teorica dello Human Terrain System (HTS).Dopo questo, molti altri manuali sono stati scritti sull’argomento, tra gliultimi, “A Counterinsurgent’s Guidebook - The application of COIN doc-trine and theory” del 2011. In tutti è messa in evidenza l’importanza di co-noscere il sistema culturale delle popolazioni che vivono in teatro. Chesiano di tattica, di intelligence o altro, tra le varie indicazioni che nei testi

americani sono fornite ai Comandanti, due sono co-stantemente presenti e ripetute: il consenso della po-polazione è sempre alla base del successo delle opera-zioni ed è necessario conoscere l’ambiente culturalenel quale i militari devono muoversi.

La questione, in effetti, non è riconoscere, o meno,l’importanza dell’antropologia culturale, quanto chia-rire in che modo essa possa contribuire ai provvedi-menti messi in atto dal Comandante nella fase di con-duzione: vale a dire, definire quali sono le informazio-ni etnografiche che possono essere utili ed efficaci peril processo decisionale. Poiché queste possono variarecon una certa velocità, correttamente è stata valutatal’opportunità di avere degli antropologi anche nellostaff del Comandante: possono, così, adeguare l’ogget-to delle ricerche ed i loro strumenti analitici in temporeale nella direzione ritenuta necessaria al momento.La collaborazione tra militari e ricercatori, conosciutadottrinalmente come Human Terrain System, è stataconcretamente realizzata nei team (HTTs) che condu-cono un’intensa attività di raccolta ed analisi dei datietnografici in teatro. Questo contributo ha acquistatosempre più rilevanza nel corso degli anni, anche se ac-compagnata spesso da discussioni accademiche sul-l’etica degli studiosi e da alcune recenti perplessità sul-l’efficacia della cooperazione in taluni contesti.

Musahi Valley - Afghanistan

Page 32: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

I MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE DELLO SCENARIO OPERATIVOE IL SUO LIMITE CONCETTUALEQuali sono le informazioni che servono ai comandanti per condurre leoperazioni tenendo conto del sistema culturale della popolazione e cer-cando il consenso? Le attività dei team HTTs hanno contribuito all’elabo-razione di diversi modelli di rappresentazione dello scenario operativo,nei quali sono state selezionate alcune categorie di informazioni, piutto-sto che altre. Il loro scopo principale è la creazione dello strumento ope-rativo del CPE (Cultural Preparation of the Environment), inteso come“Preparazione Culturale dell'Ambiente”. Il CPE è, in parole semplici, ilprocesso di acquisizione delle informazioni etnografiche ritenute utili perla pianificazione di operazioni di contro-insorgenza. È un processo cicli-co, continuo, focalizzato sull’analisi delle informazioni socio culturali del-l’area di operazioni, e segue un processo similare al “Joint Intelligence Pre-paration of the Operational Environment” (JIPOE). Le informazioni che sonoprese in esame possono essere suddivise tra quelle che focalizzano l’atten-zione sulle caratteristiche morfologiche del terreno, sulla tipologia dellepopolazioni presenti, sulle installazioni create dall’uomo per rispondereai suoi bisogni fisici e spirituali (ad esempio ponti, ospedali, scuole e luo-ghi di culto), così come, in generale, sui loro sistemi sociali e politici. Il fi-ne, come già detto, è quello di contribuire al processo decisionale delleoperazioni, monitorandone allo stesso tempo l’impatto culturale e valu-

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/201330

Area di scambi economici a Hebron

Page 33: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

tando le conseguenze percepite dalla popolazione. È per questo che èprevisto un continuo aggiornamento dei dati acquisiti e la costante pre-senza nei team di esperti culturali.Se è chiara, a livello teorico, la necessità di avere un quadro approfonditodell’ambiente culturale, più difficile è tradurre questo in una matrice, oin un modello, comprensivo ed utilizzabile a livello operativo. L’oggettodell’analisi è, di per se stesso, sfuggente. La popolazione civile non si pre-sta facilmente a farsi studiare; è in continuo movimento, agisce, soprattut-to reagisce agli eventi esterni, in particolare a quelli violenti ed inaspetta-ti, che siano stati ad opera di Insurgens o della forza multinazionale, rimo-dulando nuove e vecchie alleanze, riformulando le proprie aspettative, e,a lungo termine, necessariamente, anche le credenze. Bisogna dire che,nella maggior parte di questi modelli, la popolazione appare relativamen-te defilata nella sua vitalità e non sempre si ottiene un’immagine nitidadella società reale. Il dilemma, in sintesi, è cosa si intenda per “ambiente culturale”. Come è,infatti, impossibile dare una definizione certa di “cultura” (ne esistono inletteratura alcune migliaia), altrettanto indefinibile è precisare cosa signi-fica “ambiente culturale”. Questo è un aspetto poco discusso, in effetti, da parte dei militari, chesemplificano la questione domandandosi, molto semplicemente, cosapossa loro servire per operare sul campo, raggiungendo gli obiettivi pre-fissati e mantenendo il consenso (o limitando il dissenso) della popolazio-ne. È, questo, il vero quesito che pongono agli antropologi. Una prima considerazione: il sostegno dei civili è essenziale anche per ilsuccesso delle attività degli Insurgens. Questa riflessione non è così ovvia,e punta al centro del problema: anche se possono non essere favorevoli al-le motivazioni degli Insurgens o alle loro modalità di combattimento, i ci-vili condividono lo stesso sistema rappresentazionale, simbolico e cultua-le, oltre all’idioma. Ciò significa che non possono esserci malintesi cultu-rali tra loro. Diversa è la relazione con chi non condivide lo stesso univer-so simbolico, con chi “non parla la stessa lingua” negli atteggiamenti, neicomportamenti. “Conoscere l’ambiente culturale” deve prevedere unacomprensionemolto più profonda dell’Altro affinché, ad ogni livello opera-tivo, qualunque azione, comportamento e decisione da parte delle forzepresenti risulti conforme ad esso. La necessità che non sorgano frainten-dimenti non voluti, è essenziale e certamente decisivo per il raggiungi-mento degli scopi strategici: su questo tutti concordano.

L’ASCOPE-PMESIIUno dei modelli che maggiormente considera il fattore umano, prestan-do attenzione alla presenza nell’area sia della popolazione locale, sia di al-tri gruppi, quali le organizzazioni umanitarie, o altri operatori è l’ASCO-PE-PMESII (fig. 1).

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 31

Page 34: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Questo strumento è uti-lizzato principalmentedagli americani, in Iraqe in Afghanistan, ma èstato già testato anchein alcuni scenari africa-ni, con risultati perlo-meno interessanti. Es-senzialmente utilizza leinformazioni acquisitedagli Human TerrainTeams, ma a tutti i mili-tari presenti in teatro èrichiesto di notare ognielemento ritenuto utileper l’aggiornamento più completo e coerente con la situazione. Questo modello è il prodotto, in effetti, della correlazione di due matrici

già utilizzate da tempo:l’ASCOPE e il PMESII. Lo strumento di analisiè costituito da una gri-glia nella quale sono ri-portate su un asse le seicategorie di informa-zioni considerate dalmodello ASCOPE (fig.2): Aree (A), Strutture(S), Capacità (C), Or-ganizzazioni (O), Per-sone (P) ed Eventi (E),che si ipotizza delinea-no bene il contesto so-ciale e culturale del-l’ambiente operativo,dunque gli aspetti piùvicini alle espressionidella popolazione.Sull’altro asse sono ri-portate le sei dimensio-ni del modello PMESII,che permettono, daparte loro, di avere unavisione bidimensionaledell’organizzazione po-

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/201332

Fig. 1 - L'ASCOPE-PMESII

Fig. 2 - L'ASCOPE - Fonte Handbook 10-41

Page 35: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

litico- sociale della popolazione: “Politica” (P), “militare” (M) intendendoanche gli aspetti legati alla sicurezza, “Economia” (E), “(Aspetto) Sociale”(S), “Infrastrutture” (I) e “Informazioni” (I).Come si può osservare dalla fig. 1, con questo modello emerge un quadrodella realtà locale relativamente complesso e ricco di dati. Preciso che le in-formazioni che sono prese in considerazione in teatro sono più numerosedi quelle presentate in figura, necessariamente semplificato. Così come sin-tetica non può che essere, in questa sede la descrizione delle categorie con-siderate. Per Aree si intendono quegli spazi, delimitati fisicamente, che han-no una valenza culturale, come le zone di confine (geografico e/o tribale),le enclaves, quelle sulle quali un movimento religioso o politico esercitauna certa influenza, le municipalità, oppure quelle che si differenziano dal-le altre per motivi economici, e così via: le Strutture sono, ovviamente, i pon-ti, le dighe, le strade, gli ospedali, ma anche i cimiteri, e, in generale, i luo-ghi di culto; con Capacità si intendono in modo generico le risorse (idriche,produttive e via dicendo) ed i servizi a disposizione della comunità, qualil’Amministrazione, il sistema sanitario, scolastico, economico. In questa ca-tegoria sono considerate anche quelle risorse e funzioni che la popolazionepuò offrire di sostegno alla missione militare. Le Organizzazioni, sono ovvia-mente tutte quelle presenti nel territorio, quali quelle religiose, o politiche,che possono indirizzare l’opinione pubblica, comprese quelle straniere,quali le NGOs. Le persone, così come inteso nel modello, sono tutti quegli es-seri umani che, in un modo o in un altro, si relazionano con la forza multi-nazionale e possono avere un’influenza sullo svolgimento del confronto.Anche in questo caso sono compresi sia gli indigeni, sia gli stranieri presentinel territorio. Infine, la categoria degli Eventi comprende sia quelli occasio-nali, come potrebbe essere un terremoto, una rivolta, sia quelli consueti,anche ciclici, come le festività e le ricorrenze comunitarie. Il fine di questa matrice è, come già detto, quello di proporre una vera epropria rappresentazione bidimensionale della società, dando evidenzain particolare a un aspetto importante: l’espressione del sistema organiz-zativo è mostrato in relazione ai processi funzionali delle singole parti,quasi ci trovassimo di fronte ad un esempio di funzionalismo strutturale.

L’INSERIMENTO DELLA DIMENSIONE CULTURALE “C”: L’ASCOPE-PMESII-CL’ASCOPE-PMESII attribuisce molta importanza all’elemento umano,ma ancora non riesce a considerare, nella rigidità dello schema bidimen-sionale, la vita della popolazione. Anche in tempo di conflitto, le personenascono, si sposano, creano alleanze, fanno baratti che non rientranosempre nelle logiche economiche del profitto, si scambiano visite, doni, siaiutano nel bisogno e così via. Il fervere dell’umanità, il loro agitarsi, lestrategie che gli uomini attuano in conseguenza agli eventi che accadono,o nonostante questi, non sono presi in considerazione nei modelli. Mispiego meglio: le azioni condotte dai militari hanno delle conseguenze vi-

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 33

Page 36: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

sibili, immediate; ad esempio, le forze politiche reagiscono stringendonuove alleanze o rafforzando le esistenti. Sono cambiamenti immaginabi-li e attorno al quale si possono condurre analisi e studi: trovano una loroconsistenza nel modello. Cosa succede, però se un soldato si appropria diuna gallina e la mangia davanti al proprietario? Questo atto, condotto daun singolo, verso un altro singolo, possibile per quanto imprevedibile, hacertamente fortissime conseguenze ed inficia gli sforzi, condotti dalle Au-torità e perseguiti a livello centrale per una relazione il più possibile posi-tiva con la popolazione civile. Il limite dell’ASCOPE-PMESII è quello di non considerare l’elemento cen-trale all’ambiente culturale, vale a dire la cultura. In questo contesto, pos-siamo dire che manca tutto quello che permette di vedere la differenza trail Noi e il Loro. Finché si rimane legati ad una sorta di catalogazione di usie costumi, di regole e di norme comportamentali, la distanza sarà grande.Sapere quali sono gli eventi che fortificano, ad esempio, la comunità è im-portante, ma ancora più importante è il parteciparvi, non come invitato,ma come ospite. Così, può essere apprezzato se il Comandante è invitato adun matrimonio nella comunità, ed è importante che conosca le norme dicomportamento, per evitare di creare disagi reciproci o, addirittura, di of-fendere la sensibilità locale. Tuttavia, deve essere compreso che solamentequando sarà invitato ad un funerale che tocca la comunità, nel quale ilmorto non sia classificabile tra gli “effetti collaterali”, quando, cioè, sarà ac-colto nella dimensione più intima della società, potrà essere certo che glisforzi fatti per ridurre la distanza tra Noi e Loro non sono stati inutili.

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/201334

Incontri tra culture

Page 37: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

La dimensione cultu-rale non appare, in-somma, così evidentenel modello ASCOPE– PMESII. Esistonoovviamente diversematrici culturali, ma,per quanto siano benpresenti nelle rifles-sioni degli analisti, so-no considerate in unafase separata rispettoal modello (fig. 3). Se pensiamo che loscopo della matricesia quello di contri-buire alla redazione della “preparazione culturale dell’ambiente” (CPE),allora, la percezione è che si perda l’occasione per entrare nel vivo del-l’esperienza culturale della popolazione e degli altri soggetti presenti nel-l’Area. Ritengo utile introdurre nel modello un’altra variabile, quella della Cul-tura, intesa come “sistema di rappresentazione culturale”, visibile nellemanifestazioni concrete della popolazione. In questo modello, denomi-nato ASCOPE-PMESII-C sono presenti fattori considerati nella versioneamericana, ma registrati nel significato che assumono nell’interpretazionelocale. Un esempio nella realtà spagnola: anziché elencare nella matricele strade della Spagna, considerando la dimensione “C”, si registrerebbe-ro quelle della Navarra o della Castiglia come una rete complessa ed uni-ca di vie che portano a Santiago di Compostela. La visione olistica chepropongo con l’ASCOPE-PMESII-C tracima la semplice questione delleinfrastrutture: il sistema viario si intreccia con quello ideologico, religio-so, economico e politico. In tal modo si fornisce al comandante una piùcompleta e chiara informazione sulle conseguenze del condurre opera-zioni insistendo su queste antiche vie di pellegrinaggio tuttora attraversa-te da migliaia di fedeli. La prima novità di questo progetto è di tenere puntata l’attenzione conti-nuamente sulla prospettiva culturale locale: in ogni situazione, le azioni,gli atteggiamenti, anche le decisioni assunte dalla popolazione affondanole radici nella rappresentazione culturale che hanno della realtà. In talmodo, possiamo de/codificare i sistemi sociali e fornire ai comandanti leinformazioni richieste, utilizzando le parole chiave previste nelle matriciASCOPE e PMESII, ma fornendo altresì una rappresentazione realmenteantropologica, onni-comprensiva, dell’ambiente nel quale sono organizza-te. Un risultato possibile è che non solo diamo una spiegazione dell’agire

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 35

Vita agreste in zona di conflitto

Page 38: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

dell’Altro, ma creiamo i presupposti perché si possano prevedere le con-seguenze anche delle situazioni impreviste. Nel caso, ad esempio, dellagallina predata, il considerare la dimensione dell’onore, permette di preve-dere sia l’azione del soldato, sia la risposta del proprietario, considerandoche sono, in ogni caso, due sistemi culturali che si confrontano. Vediamo alcuni esempi, a titolo esemplificativo, di come la dimensione Cinsisterebbe sull’ASCOPE:

INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/201336

Aree

Strutture

Capacità

Organizzazioni

Persone

Eventi

Luoghi sacri: qui trovano spazio anche i dati etnografici in merito al-le credenze e norme di comportamento richieste ai fedeli ed a chi ap-partiene ad altri sistemi. Elemento centrale a questa dimensione èl’attenzione costante al concetto di “sacro”, che permette di rilevareanche i luoghi non evidenti, ma in ogni caso importanti per l’identi-tà locale e dare un indirizzo comportamentale appropriato, senzamalintesi.

Costruzioni legate alle espressioni religiose (es. luoghi di culto), conattenzione alle modalità di accesso e di esclusione, che fornisconoinformazioni su genere, autorità reali o immaginate; Servizi e strutture (scuole, ospedali, banche) amministrate da Istitu-zioni private (ad es. awqaf) che forniscono informazioni sul potere(influenze, dipendenze).

Simboli, miti (es. di fondazione), credenze, espressioni rituali: tuttol’apparato culturale e cultuale che attribuisce significato alla comu-nità, differenziandola dalle altre.

Confraternite, patronato, organizzazioni di mutuo soccorso. La di-mensione culturale di solidarietà trova un’espressione nelle varieforme di patronato, che crea sempre delle relazioni di clientelismo.Studiare le diverse forme di mutuo soccorso solamente nella dimen-sione economica non mette in evidenza gli aspetti culturali della di-pendenza economica.

Le figure mitiche che incarnano i valori della comunità e rendonoreale i modelli di vita. Attraverso il loro studio si perviene realmentealla comprensione delle credenze, dei valori, quali onore, rispetto,pudore, ospitalità, che sono centrali ad ogni confronto intercultura-le; gli operatori religiosi: considerarli non solo come Autorità con lequali relazionarsi, bensì nella dimensione di esperto di pratiche reli-giose facilita la comprensione del sistema ideologico.

Le feste religiose di forte intensità, i riti di ingresso dei nuovi nati, imatrimoni o i funerali: i sistemi economici, religiosi, politici, ideolo-gici, sociali si rivelano nella comune “manifestazione” e nell’incontro.

Fig. 3 - Culturale

Page 39: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

CONCLUSIONIIl modello ASCOPE-PMESII è importante non solo perché rende contodelle richieste dei comandanti e delle riflessioni, nel tempo, in merito aquali fattori possono maggiormente mettere in luce il sistema sociale edorganizzativo locale. Un risultato altrettanto significativo è che è richiestoa tutti i militari presenti sul campo di partecipare alla sua elaborazione,osservando quanto avviene intorno a loro e dandone comunicazione aiteam dello Human Terrain; soprattutto li si sollecita a porsi interrogativisulle logiche sociali e performative degli indigeni. Già i programmi di for-mazione nelle scuole militari americane prevedono corsi specifici ed arti-colati nel tempo di antropologia culturale con particolare attenzione allaquestione della diversità culturale. L’ASCOPE-PMESII-C con l’innesto della dimensione “C” permette diconseguire due risultati: primo, si hanno dati etnografici reali e vivi dellapopolazione che forniscono un più decisivo apporto al processo decisio-nale del comandante. Il secondo risultato, altrettanto importante, è cheapre la questione dell’addestramento, (o dell’educazione) dei militari adosservare le espressioni culturali della popolazione. Questo potrebbe con-tribuire, da una parte, a modificare la loro percezione della diversità sen-sibilità, e quindi dovrebbero diminuire i malintesi e le occasioni di scon-tro; dall’altra permetterebbe, almeno a livello locale, di recuperare partedel vantaggio che spesso hanno gli Insurgens, che condividono il sistemaculturale locale. In una logica di Operazioni di risposta alle crisi, uno degliobiettivi della missione è quello di fare apprezzare la presenza dei militari:questo può avvenire con il soddisfacimento di due aspetti; il primo, quellodecisivo, è una politica di sostegno alla popolazione nei diversi aspetti,quali quello politico, economico, infrastrutturale. Il secondo, è la ricercadi una vicinanza che si basa sul rispetto culturale e che richiede la cono-scenza reciproca. L’attenzione che si dimostrerebbe alla comprensionedel sistema culturale dell’Altro, riconoscendone la coerenza interna, con-tribuirebbe certamente all’elaborazione di un più ottimale studio del-l’ambiente culturale (CPE), ma allo stesso tempo, ad una migliore relazio-ne con la popolazione. Eccoci, così, tornare al punto dal quale eravamo par-titi: l’importanza della collaborazione con gli antropologi.

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 37

Page 40: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201338

XXXIX CONGRESSODELLA COMMISSIONE

INTERNAZIONALEDI STORIA MILITARE

Operazioni Interforze e Multinazionalidi Ada Fichera

e Pier Vittorio Romano

Inaugurazione del XXXIX Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare

Page 41: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 39

Trentasei de-legazioni,duecento-

trenta partecipan-ti, ottantatre rela-zioni in quattrogiorni. Gli ele-menti c’erano tut-ti per decretare unsuccesso… e così èstato!

Dall’1 al 6 settem-bre 2013, Torinoha ospitato ilXXXIX Congres-so della Commis-sione Internazio-nale di Storia Mili-tare (CIHM), or-ganizzato dallaCommissione Ita-liana di Storia Mi-litare (CISM) del-lo Stato Maggioredella Difesa.Il tema scelto perl’e di zione di que-st’anno è stato “Leoperazioni interforzee multinazionalinella storia milita-re”: un tema di ri-levanza storica ma anche di estrema attualità.Ben quindici Università hanno dato il loro patrocinio e la loro collabora-zione di natura scientifica all’evento, che è stato costituito da quattro gior-ni intensi di lavori presso il Centro “Torino Incontra” della Camera diCommercio del capoluogo piemontese e da una giornata di visita cultura-le esterna, svoltasi a La Spezia presso il Museo Tecnico-Navale e a bordodel cacciatorpediniere lanciamissili di nuova generazione “Caio Duilio”. Il Congresso è stato presentato lo scorso 29 agosto 2013, durante una con-ferenza stampa tenutasi presso il Palazzo Città di Torino, nel corso dellaquale l’Assessore alle Politiche per la Sicurezza, Dott.ssa Giuliana Tede-sco, delegata dal Sindaco Fassino per rendere gli onori di casa, ha affer-

Intervento del Sen Prof Mario Mauro Ministro della Difesa

Page 42: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

mato: “è molto lusinghiero che questa assise si svolga a Torino per la seconda volta.Il nostro orgoglio nel presentare questo congresso è tutt’altro che scontato perché c’èun legame stretto con le Forze Armate. Torino ha contribuito alla nascita del primoEsercito Italiano. Ringraziamo la Brigata Alpina Taurinense che dà lustro alla Re-gione ed alla città con le numerose missioni all’estero”. Nella stessa occasione, ilColonnello Matteo Paesano, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggioredella Difesa/Presidente della Commissione Italiana di Storia Militare,presente alla conferenza stampa, ha dichiarato: “sono lieto di presentare oggiil XXXIX Congresso Internazionale di Storia Militare. A soli cinque anni dall’edi-zione di Trieste il Convegno “torna” in Italia. La scelta è caduta su Torino, poichéil capoluogo piemontese ha permesso di trasformare tale “mission impossible” inuna realtà, grazie al ‘trait d’union’ fra il Sindaco, On. Piero Fassino, tutte le au-torità territoriali, gli Enti e gli sponsor. Con il loro contributo, in questo periodo dispending review, si è potuta garantire la realizzazione del Congresso”.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201340

Intervento dell'Amm. Binelli Mantelli Capo di Stato Maggiore della Difesa

Page 43: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

L’evento, infatti, è stato realizzato grazie alla straordinaria sensibilità e di-sponibilità degli Enti pubblici (civili e militari) e privati di Torino, oltre anumerosi sponsor.

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 41

Intervento del Presidente del CIHM Prof. Kamphuis

Page 44: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

I lavori si sono aperti ufficialmente il 2 settembre alla presenza del Mini-stro della Difesa, Sen. Prof. Mario Mauro, del Capo di Stato Maggiore del-la Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, del Capo di Stato Maggioredell’Esercito, Gen. C.A. Claudio Graziano, del Sindaco della Città di Tori-no, On. Piero Fassino, del Vice Presidente del Consiglio Regionale, Dott.Fabrizio Comba, dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Torino,Dott. Antonio Mar co D’Acri, del Presidente della Camera di Commerciodi Torino, Ing. Alessandro Barberis. Determinante il qualificato supportologistico del Corpo Militare del la Croce Rossa Italiana ed del Corpo delleInfermiere Volontarie.

“Preparare le ragioni e le condizione della pace è un lavoro lungo e difficile che habisogno di passione e del valore non solo dei nostri soldati”. Ha affermato il Mi-nistro della Difesa, Sen. Prof. Mario Mauro, in riferimento alle ragionidella Storia e ai sacrifici dei militari italiani impegnati nelle missioniall’estero. “Perché in quel valore – ha proseguito il ministro - ritroviamo laragione delle nostre scelte politiche purché esse siano oculate, non affrettate, pur-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201342

L'Amm Binelli con il Prof. De Leonardis Vice Pres CIHM

Page 45: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

ché siano orientate al diritto e alla pace. In modo da rendere più agevole la storiaintera dell’umanità. Noi vorremmo cercare di essere attraverso i lavori di questoconvegno degni del sacrificio di quegli uomini. E se è vero che una delle principa-li battaglie della storia è stata la battaglia aerea d’Inghilterra, salutata da Win-ston Churchill con le parole Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi, io cre-do che forse ancor di più potremmo dover disporre nei confronti del lavoro deglistorici perché se il lavoro degli storici e degli storici militari saprà evidenziare leragioni e lo scopo della politica nei confronti di ciò che giorno per giorno è la re-sponsabilità dei governi, credo che avremmo fatto qualcosa di molto utili e per inostri popoli”.

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Binelli Mantelli, haevidenziato che “Oggi l’incertezza e l’imprevedibilità degli scenari geostrategici ciimpongono analisi molto più sofisticate e dunque la riflessione storica ci possonoaiutare a leggere il presente con maggior consapevolezza, a non ripetere gli errori delpassato, piuttosto a sostenerne i valori, le idee vincenti, le iniziative positive, per co-struire il futuro. Il concetto di sicurezza significa molto più della semplice “assenza

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 43

Da dx On. Fassino, Sen. Mauro e Ammiraglio Binelli Mantelli

Page 46: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

di conflitti” e poggia piuttosto sullo sviluppo di forme di cooperazione e di mutuaconfidenza, partendo dalla reciproca comprensione fra culture, società, religioni equindi anche delle rispettive realtà storiche. Un aspetto questo che travalica gli stes-si concetti Joint e Combined per un approccio davvero comprehensive in contestimultidisciplinari ed interagenzia. La conoscenza del nostro passato è anche un mo-do di tutelare la nobiltà della nostra coscienza nazionale e dei nostri valori, perchéquesto contributo sia più pregnante e consapevole. Un dovere morale da trasmetterealle nuove generazioni, ai nostri figli e nipoti, perché sappiano fare ancora meglioe ancora più di noi”.

L’On. Piero Fassino, nel suo intervento, ha voluto evidenziare che il te-ma del convegno “è di enorme rilievo: non si tratta soltanto di condurre unariflessione storica che pure è importante, ma una riflessione storica che sia capa-ce di illuminare il presente. […] In realtà la costruzione di coalizioni interforzee di coalizioni che vedessero la partecipazione di contingenti militari di quei Pae-si è una costante della storia: lo strumento militare è stato nei secoli il principalestrumento attraverso cui ogni Paese ha costruito la propria identità nazionalequando ha ritenuto la propria politica di potenza, la propria politica estera. […] Negli ultimi cinquant’anni in ogni continente sono cresciute le istituzionimultilaterali, e accanto alle istituzioni multilaterali politiche sono cresciute viavia sempre di più le istituzioni multilaterali militari. […] Dopo la caduta delmuro di Berlino tutto questo è cresciuto ancora di più, perché è cambiato radical-mente lo scenario: dagli accordi di Jalta alla caduta del muro di Berlino noi ab-biamo vissuto in un’Europa e in un mondo che affidava la propria sicurezza al-le due principali grandi potenze di questo pianeta. Due grandi potenze avevanola responsabilità di produrre la sicurezza e tutti noi la consumavamo. […]Ogni qualvolta un nostro soldato, italiano o di un altro Paese, muore in Afgha-nistan, o in Iraq, o in qualche altro teatro nel quale si realizzano missioni di pa-ce, viene spontanea una domanda amplificata dal sistema mediatico, se vale lapena morire per Kabul?”. Io penso che a questa domanda si può dare una rispo-sta soltanto se abbiamo la consapevolezza che morire per Kabul in realtà è morireper New York, è morire per Roma, è morire per Parigi, è morire per Madrid, è mo-rire per la sicurezza del mondo intero, e la sicurezza non è divisibile. […] Il ter-rorismo internazionale nel momento in cui colpisce, colpisce in un luogo deter-minando l’instabilità e l’insicurezza dell’intero pianeta. Costruire le condizioniper una sicurezza comune è dunque per questo una responsabilità comune, e perquesto il tema che oggi è al centro del vostro Congresso è di particolare attualitàe rilievo.”

A seguire la tavola rotonda sul tema: “Le operazioni interforze e multinaziona-li nella Storia Militare”, con la partecipazione del Capo di Stato Maggioredella Difesa, Amm. Binelli Mantelli, il Comandante del Comando Opera-tivo di Vertice Interforze, Gen. C.A. Bertolini, del Presidente e del VicePresidente CIHM, moderata dallo storico Dottor Gianni OLIVA.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201344

Page 47: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Il XXXIX Congresso internazionale di Storia Militare ha rappresentatouna significativa occasione di “diplomazia sociale”, nel corso della quale si èanche registrata la presenza di trenta giovani dottorandi italiani e stranie-ri provenienti dalle università patrocinanti, che si sono confrontati in variworkshop tra cui uno sul tema “Memoria, fonti documentarie e guerra”. Alti esponenti della Difesa, studiosi, docenti di Università, , hanno discus-so nei vari panel, nel corso della settimana, su molti aspetti relativi alla sto-ria delle missioni internazionali: dalla guerra del Peloponneso alle Cro-ciate, passando per le Falkland Malvinas fino alle attuali “Peace Support Ope-rations” in Iraq, Afghanistan e Libano.Nel tempo, infatti, le missioni internazionali e i loro “strumenti militari”sono cambiati molto: dalla nascita dell’aviazione italiana, alla sostituzionedel modello tradizionale delle alleanze nelle organizzazioni di difesa col-lettiva, quali la NATO e il Patto di Varsavia con i loro comandi integrati, emolto altro.

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 45

Le Infermiere volontarie con il Ministro della Difesa Sen. Prof Mauro

Page 48: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

L’approccio interforze e multinazionale è apparso, dunque, particolar-mente rilevante sia nelle operazioni terrestri e navali nella storia antica,medievale, moderna e contemporanea, sia per l’elaborazione di nuovedottrine sul potere terrestre, marittimo e aereo, sulla cooperazione aero-navale e aerospaziale fino a giungere alle guerre di coalizione. Rilevanteè stata, nel tempo, l’unificazione dei Ministeri di Forza Armata in Mini-stero della Difesa, i Comitati dei Capi di Stato Maggiore e i Comandi in-tegrati di teatro, l’approccio interforze e multinazionale nelle operazionimilitari del XX e XXI secolo, l’evoluzione tecnico-politica dei servizi diintelligence. «Dall’antichità l’uomo ha combattuto per terra e per mare e, nel corso delle epoche,i grandi imperi e le grandi potenze hanno dovuto sviluppare forze terrestri e navali- ha affermato il Col. Matteo Paesano - per ottenere influenza in politica inter-nazionale e conseguire la vittoria in guerra. Dall’inizio del XX secolo, con l’avven-to dell’aviazione che ha dato impulso alla guerra nei cieli, fino a giungere alle at-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201346

Le Infermiere volontarie con il Ca.SMD Amm. Binelli Mantelli

Page 49: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

tività svolte durante la Seconda Guerra Mondiale, è emersa la necessità di unostretto coordinamento tra operazioni terrestri, navali e aeree».Inoltre, dal 1 settembre per circa un mese, è stata allestita nella Bibliote-ca Nazionale Universitaria del capoluogo piemontese la mostra fotogra-fica a tema: “I Volti dei Militari Italiani… I Valori della Patria in un’Immagi-ne”, curata dallo Stato Maggiore della Difesa: un tributo alle donne eagli uomini delle Forze Armate Italiane impegnati quotidianamentenelle aree di crisi e, allo stesso tempo, un omaggio alla Città di Torino,alla Provincia, alla Regione ed a tutte le Istituzioni pubbliche per averreso possibile lo svolgimento del XXIX Congresso di Storia Militare In-ternazionale. Torino, città importante sul piano militare per la presenza di note struttu-re di formazione e prima capitale d’Italia, ha già ospitato in passato il 18°Congresso Internazionale di Storia Militare, esattamente nel 1992, sul te-ma “La scoperta del Nuovo Mondo e la sua influenza nella Storia Militare”, orga-nizzato dal Prof. Raimondo Luraghi di cui è stata commemorata la scom-parsa, avvenuta lo scorso dicembre, durante questa edizione giovedì 5 set-tembre.Il Prof. Raimondo Luraghi, eminente storico e giornalista, è stato unodei massimi studiosi al mondo della guerra civile americana, dei cuiaspetti militari ha dato interpretazioni originali suffragate da ricerchesui campi di battaglia. La sua opera sulla storia della guerra civile ame-ricana, considerata la miglior al mondo edita in un solo volume, è statatradotta in inglese ed è diventata un classico anche negli stessi StatiUniti.Il Congresso CIHM 2013 è stato anche caratterizzato da quattro eventisocio-culturali che hanno allietato le quattro serate torinesi dei Congres-sisti: presso il Museo del Cinema, il Museo dell’Automobile, il Conserva-torio “Giuseppe Verdi” dove hanno assistito ad un concerto dell’ensembledi dodici sassofoni composta da giovani e bravissimi allievi e la Reggia diVenaria.

FORZE ARMATE E SOCIETÀ 47

Page 50: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201348

LA “FITNA” SIRIANA:IL RUOLO

DELLE NAZIONI UNITEdi Ivano Fiorentino e Andrea Tunno

Page 51: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

PANORAMA INTERNAZIONALE 49

Le alture del GOLAN costituiscono un altopiano montuoso di origi-ne vulcanica che si estende in un’area di circa 1800 km quadraticompresa tra LIBANO, SIRIA, GIORDANIA e ISRAELE. A partire

dalla “Guerra dei sei giorni” (1967) il termine è utilizzato più in generaleper indicare quella porzione di territorio contesa tra ISRAELE e SIRIA eche degrada dolcemente dalle imponenti cime innevate del Monte Her-mon fino a raggiungere il Mare di Galilea e il fiume Yarmuk. L’eteroge-neità del territorio, facilmente apprezzabile da qualsiasi dei rilievi che locostituiscono, non riguarda solo l’orografia. Dal punto di vista sociale, in-fatti, l’area è caratterizzata dalla presenza di due culture che convivono in

uno stato di latente tensione che affonda leproprie radici in fattori storico-antropologi-ci. L’espressione esteriore di tale coesistenzasi manifesta, nella forma più estremizzata,nelle fattezze di un “muro di ferro” (Techni-cal Fence) che separa da più di quattro decen-ni due realtà, due identità: quella israelianae quella siriana. Dopo la fine della “Guerra fredda” alcunimuri non sono crollati. E, mentre nel restodel mondo si invoca la globalizzazione e la ri-duzione di ogni forma di barriera temporalee spaziale tra le diverse comunità e organizza-zioni sociali, in una condizione di continuitàterritoriale e storico-culturale, tra israeliani esiriani è ancora presente un invalicabile e“moderno muro”. La separazione fisica delledue comunità non è percepita quale transito-ria o prossima alla sua soluzione, tantomenoè da considerare una condizione di facciata.Entrambe le parti hanno strutturato la pro-pria porzione di terreno per finalità militari,dalle trincee alla rete stradale, dalle attivitàagricole a quelle logistiche. Uomini in armi,in particolare, occupano con abnegazioneposizioni di guerra, pronti a contendersi e adifendere con la propria vita metri quadratidi un territorio roccioso e “apparentemente”insignificante, ma che in realtà ha una gran-de valenza strategica per le risorse idriche eper gli aspetti difensivi (1).

Aleppo Siria - (Narciso Contreras by AP)

Page 52: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Dal 1974, una esigua buffer zone (con una lunghezza di circa 80 km eun’ampiezza irregolare variabile da 10 km a 200 m) denominata Area diSeparazione (AOS) divide di fatto l’esercito israeliano da quello siriano.Tra questi due eserciti sono presenti due missioni delle Nazioni Unite chehanno il compito di vigilare e assicurare il mantenimento della pacenell’area. Per decenni la stabilità nella regione del GOLAN aveva portatoa considerare le missioni United Nations Truce Supervision Organization(UNTSO) e United Nations Disengagement Observer Force (UNDOF)addirittura un modello da esportare in altre operazioni di peacekeeping as-similabili. Tuttavia, gli eventi succedutisi nel corso degli ultimi anni con laguerra civile siriana, incidendo sensibilmente su uno dei fattori dell’equa-zione (il governo siriano), di fatto minacciano e mettono seriamente a ri-schio questa condizione utopica di pace, spazzando via anni di storia e disacrifici. A questo punto, alla luce della recente e parziale rivisitazione della fisio-nomia organica e del footprint delle missioni ONU che insistono nell’area,e tenuto conto di alcuni dei prevedibili scenari, quale sarà il futuro delGOLAN e più in generale per il Medio Oriente? Pace o Guerra?

L’EVOLUZIONE DELLE MISSIONI ONU NEL GOLANIstituita il 15 luglio 19481 per assistere nel processo di pace il nascente Sta-to di ISRAELE e i Paesi Arabi confinanti, la missione più longeva della sto-ria delle N.U., United Nations Truce Supervision Organization (UNTS)2, hasubito nel corso dei decenni una graduale trasformazione a causa dellenumerose vicende storiche riconducibili al Medio Oriente e più in gene-rale alla mutazione degli scenari geostrategici su scala mondiale.Specificatamente, nella regione del GOLAN (schema di sintesi in Figura 1),si sono avuti i cambiamenti più significativi a seguito della guerra dei “seigiorni” (1967) e della guerra dello “Yom Kippur” (1973). Segnatamente, ilprimo evento comportò l’adozione della Risoluzione 242 con cui le N.U.imposero la fine delle ostilità e ad ISRAELE il ritiro dalle terre occupate nel-la penisola del SINAI, nei territori palestinesi e nelle alture del GOLAN3. Ilsecondo, invece, fu foriero della Risoluzione 350 del 1974 con la quale leN.U. intimarono nuovamente la cessazione delle ostilità, rinnovarono lamissione UNEF4 nel SINAI e istituirono la missione United Nations Disen-gagement Observer Force (UNDOF) con il compito di far rispettare gli ac-cordi tra ISRAELE e SIRIA lungo le alture del GOLAN.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201350

1 A seguito della Prima guerra araba (15 maggio – 10 giugno 1948).2 A cui partecipano circa 150 Ufficiali Osservatori provenienti da 24 Paesi della Comunità Inter-nazionale.

3 Fino al 1967, ISRAELE aveva consolidato la propria presenza nel GOLAN a circa un chilometroa est del fiume Giordano.

4 U.N. Emergency Forces (UNEF).

Page 53: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Il mutare delle condizioni essenziali per il conseguimento della pace du-ratura in Medio Oriente hanno richiesto anche un continuo adattamentoe riarticolazione della missione UNTSO. Al momento UNTSO5 distacca uno dei propri Observer Group, quello “Go-lan” (OGG), sotto Controllo Operativo (OPCON) del Comandante diUNDOF (Figura 2), con la missione di “… assistere ISRAELE e SIRIA nel ri-

PANORAMA INTERNAZIONALE 51

Figura 1: Evoluzione delle Missioni ONU nelle alture del GOLAN

5 UNTSO si compone di due Observer Groups (“Golan” e “Lebanon”) e quattro Liaison OfficeconEGITTO, LIBANO, SIRIA e ISRAELE/PALESTINA.

Page 54: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

spetto dell’Agreement on Disengagement del 1974, al fine di giungere ad una sta-bile condizione di pace, attraverso ispezioni, osservazioni, pattugliamenti e il ripor-to di attività che sono o potrebbero essere una violazione dell’Accordo” 6.L’Area di Responsabilità (AOR) di UNTSO–OGG coincide con quella diUNDOF, in cui è presente baricentrica l’Area di Separazione e dalla qualesi estendono lateralmente per circa 25 chilometri due Aree di Limitazio-ne (AOL) in termini di personale, veicoli e materiali militari. A causa divincoli sia di natura politico-diplomatica che geografici, l’AOR di UN-TSO–OGG è stata ulteriormente ripartita in due outstations, una operantenei territori occupati da ISRAELE (denominata OGG-T) con base a Tibe-riade e l’altra operante in SIRIA (denominata OGG-D) con al momentobase in Camp FAOUAR (SIRIA) presso il Comando UNDOF (Figura 3).I principali compiti di UNTSO–OGG discendenti dalla missione sono:- gestire undici Observation Posts (O.P.) lungo le due linee di separazione

(“A” e “B” line) che delimitano l’AOS7. In particolare lungo la “Alpha”

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201352

Figura 2: UNDOF e UNTSO-OGG relazioni di Comando e Controllo

6 Di seguito alcune delle principali violazioni: presenza di personale, veicoli e materiali militariall’interno dell’Area di Separazione; Azioni di fuoco con qualsiasi tipo di armi all’interno o at-traverso l’AOS; Limitazioni di movimento per il personale delle N.U.; Azioni di fuoco o detona-zioni che potrebbero mettere a rischio la sicurezza del personale e dei materiali delle N.U.

7 Le due linee di separazione sono materializzate sul terreno con dei barili di colore rosso e bian-co. A scopo difensivo, parallelamente e a circa 100-300m a ovest della “A” line, ISRAELE ha rea-lizzato una Technical Fence (peraltro in fase di ammodernamento).

Page 55: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

line sono dislocati 6 O.P.s gestititi da OGG-T e lungo la “Bravo” line so-no dislocati 5 O.P.s gestititi da OGG-D;

- condurre ispezioni quindicinali all’interno delle installazioni militariisraeliane e siriane che insistono nelle due AOL per verificare il rispet-to delle limitazioni in termini di personale, equipaggiamenti e mate-riali militari;

- effettuare pattuglie giornaliere (diurne e notturne) lungo le rotabiliprincipali e secondarie dell’AOS e delle AOL per assicurare una pre-senza costante delle N.U. nell’AOR e garantire attività di addestramen-to/familiarizzazione per il personale neo-assegnato.

UNDOF, invece, composta da circa 1100 militari armati provenienti finoalla fine di giugno prevalentemente da INDIA, AUSTRIA, FILIPPINE eFIJI, con le sue 30 postazioni fisse di diverse dimensioni e livello organicolungo la AOS, a complemento di quanto svolto da UNTSO–OGG, ha ilcompito di pattugliare l’AOS e riportare formalmente alle singole partieventuali violazioni dell’Accordo del ’74.

OLTRE LA “FITNA” SIRIANANel corso degli ultimi due anni a livello internazionale la crisi siriana harappresentato un importante laboratorio di analisi di geopolitica per veri-ficare la valenza di alcuni paradigmi interpretativi o per misurare il gra-diente di entropia delle crisi locali e soprattutto nel Medio Oriente. Nel marzo 2011, sull’onda rivoluzionaria delle “Primavere Arabe” (LIBIA,

PANORAMA INTERNAZIONALE 53

Figura 3: Area di Responsabilità di UNDOF e UNTSO-OGG

Page 56: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

TUNISIA, EGITTO), in alcune città della SIRIA sono iniziate proteste pa-cifiche al fine di avviare un graduale processo di apertura a riforme demo-cratiche. Dette proteste, invece, sono state prodomi all’avvio di un cruen-to e intenso conflitto interno, che ben presto ha assunto i caratteri di unaguerra civile (2), di uno scontro a tutto campo tra forze governative (enello specifico Pro-Governmental Armed Elements - PGAE), e forze anti-governative (Anti-Governmental Armed Elements - AGAE) più comune-mente note come Free Syrian Army (FSA). Due poli che nel corso deltempo hanno finito per calamitare anche altri attori della scena regionalee internazionale (Figura 4).Ogni giorno, le città siriane sono teatro di scontri tra le forze fedeli ad al-Assad8 e quelle che da novembre 2012 sono confluite sotto la COALIZIO-NE NAZIONALE guidata fino a maggio scorso da Al Khatib. La popolazio-ne siriana subisce passivamente gli effetti degli scontri. Il costo della vita èaumentato sensibilmente, nella maggior parte delle città i beni di primanecessità iniziano a scarseggiare e dilaga il mercato nero con la diffusionedi piccole bande dedite a furti e rapine. Secondo fonti ufficiali delle N.U.,il bilancio di questa guerra civile è pari a circa centomila morti, decine dimigliaia di arrestati e circa due milioni tra dispersi e rifugiati in altri Paesiconfinanti, quali GIORDANIA, IRAQ, LIBANO e TURCHIA9.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201354

8 al-Assad è l’attuale presidente della SIRIA e successore del padre Hafiz al-Assad morto nel 2000.9 Secondo alcune analisi, al momento la crisi siriana ha già superato in termini di “dati” la crisi inKossovo del ‘99.

Figura 4: I due principali poli del conflitto siriano: PGAE e AGAE(rielaborazione della Figura “The spectrum of religious ideology” for AGAE p.18 del documento in riferimento n. (3)

Page 57: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Per poter comprendere le complesse dinamiche che si celano dietro que-sta crisi, applicando i principi base del data mining, si propone uno sche-ma concettuale semplificato (Figura 5) che prende a riferimento alcune“linee operative” che sembrano più di tutte accomunare le due parti inconflitto sul terreno: i PGAE e gli AGAE.

PRO-GOVERNMENTAL ARMED ELEMENTSI PGAE, composti essenzialmente da ciò che resta delle forze militari siria-ne (convenzionali, Forze Speciali e unità paramilitari) hanno il compitodi assicurare la difesa di al-Assad e il mantenimento dello status quo. Perprolungare la “sopravvivenza” del regime, non solo Damasco è sotto laprotezione dei PGAE, ma anche le principali postazioni militari dissemi-nate in tutto il territorio e i key terrain e le key positions. Nello specifico, con azioni prevalentemente statiche10, i PGAE tendono acontenere la presenza di AGAE nell’area. A ciò si sovrappongono puntua-li o areali azioni di fuoco aereo / terrestre e operazioni dinamiche (impie-gando essenzialmente Quick Reaction Force mediamente addestrate edequipaggiate, composte da forze convenzionali e non) contro le principa-li “roccaforti” dei ribelli ritenute ormai compromesse. Recentemente,inoltre, è stato fatto ricorso all’impiego indiscriminato di sistemi missilisti-ci e molto probabilmente anche alle armi chimiche (considerate quale ul-

PANORAMA INTERNAZIONALE 55

10 Questo atteggiamento statico oltre ad evitare il contatto diretto con l’avversario, è da ricondur-re anche al livello di addestramento delle unità, ai mezzi/materiali a disposizione.

Figura 5: Schema interpretativo semplificato

Page 58: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

tima ratio). Il regime di al-Assad, inoltre, ha ricevuto e gode tuttora del pie-no supporto diplomatico di attori Statuali come RUSSIA e IRAN, che nonsi esclude possano aver fornito (o potranno fornire) anche aiuti in termi-ni di: armi, missili, truppe e supporto intelligence. Peraltro, si assiste ad uncoinvolgimento diretto anche di attori non-Statuali come gli Hezbollah ei Pasdaran, che a partire da aprile scorso si stanno rivelando fondamentalia supporto delle forze governative di al-Assad per la riconquista di posizio-ni strategiche nel nord del Paese (in particolare a inizio giugno è stata ri-conquistata la città di Qusayr principale snodo da e per il LIBANO).

ANTY-GOVERNMENTAL ARMED ELEMENTSGli elementi antigovernativi, invece, raggruppati in unità di diversa estra-zione culturale e regionale, hanno gradualmente assunto una posturasempre più dinamica. Nello specifico, applicando i principi della “guerri-glia”, questi piccoli nuclei, in base alle armi a disposizioni (in genere ar-mamento leggero) e al livello di addestramento ricevuto, conducono at-tacchi di limitata intensità e durata contro obiettivi selettivi e soprattuttolungo le main supply routes allo scopo di acquisire significative key position.In questa fase del conflitto gli AGAE cercano di sensibilizzare attraverso imedia l’opinione pubblica internazionale al fine di ottenere il supportoindiretto o diretto della Comunità Internazionale per spazzare via il regi-me di al-Assad. Negli ultimi tempi, molto probabilmente a causa di un maggiore coinvol-gimento di gruppi di estremisti11, si è registrata una sorta di evoluzionenelle tipologie di azioni poste in essere dagli AGAE, come ad esempio at-tacchi suicidi (suicide VBIED) e attacchi con l’impiego di IED, che causa-no un gran numero di morti, feriti e danni materiali soprattutto fra la po-polazione civile. Al riguardo il ricorso a una strategia stragista generalizzata e altresì azionimirate contro le unità e il personale delle N.U. (per es. sequestro di veico-li e di personale militare), molto probabilmente, sono volte da un lato adiscreditare la credibilità del regime di al-Assad sul piano internazionale edall’altro ad allargare il più possibile i confini del conflitto. In questi ulti-mi mesi, inoltre, a causa delle resistenze in Aleppo e Homs, gli AGAE stan-no intensificando le proprie attività lungo le alture del GOLAN e in parti-colare nell’AOS, considerata quale principale corridoio di mobilità perraggiungere il cuore del Paese: Damasco.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201356

11 La presenza di una fitta rete “terroristica” di diversa estrazione è da ricondurre anche all’ereditàdegli ultimi anni, quando le autorità siriane hanno supportato detti gruppi come strumento dipolitica estera (3).

Page 59: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

IL RUOLO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALEGli Stati Uniti e alcuni Partners dell’U.E. (principalmente gli anglo-france-si), oltre a riconoscere sul piano diplomatico la COALIZIONE NAZIONA-LE, in dichiarazioni ufficiali, si sono resi disponibili a fornire un supportoagli AGAE principalmente in termini di aiuti umanitari, di risorse finanzia-rie e recentemente anche un supporto di armi. Gli inglesi protendono, inparticolare, per aiuti più concreti che tengano conto anche di veicoli blin-dati, supporto logistico e di addestramento delle unità. Ovviamente, uneventuale coinvolgimento diretto della Comunità Internazionale, in analo-gia ad altre recenti situazioni (come ad esempio la LIBIA), potrebbe signi-ficare, di fatto, la premessa per nuovi scenari nel conflitto interno siriano.In tale contesto le Nazioni Unite continuano a seguire da vicino gli svilup-pi della vicenda. Nell’aprile 2012, per esempio, avevano istituito la missio-ne United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS) per verificare ilcessate il fuoco e le violenze in SIRIA. Ma a causa del deterioramento dellivello di sicurezza, detta missione è stata ritirata nell’agosto dello stessoanno, lasciando invece inalterato il profilo delle altre due missioni milita-ri: UNTSO e UNDOF.

POSSIBILI INTERPRETAZIONI DELLA “FITNA” SIRIANALa guerra civile in SIRIA, così come viene presentata e schematicamente ri-proposta in questo lavoro, sembra mostrare tutti i caratteri della “FITNA”, ov-vero di uno scontro settario interno al mondo islamico. Ma a distanza di seco-li cosa si cela veramente dietro questa nuova condizione di conflittualità? Prendendo spunto dalle numerose decodificazioni che fino ad oggi sonostate fornite al riguardo, di seguito si riportano almeno tre possibili inter-pretazioni del conflitto in SIRIA inteso come:- nuova variante delle “guerre per procura” in seno alla civiltà islamica,

sfruttando una secolare e latente “linea di faglia”. In effetti, il coinvolgi-mento diretto o indiretto di attori Statuali e non nella vicenda siriana, purrichiamando alla mente il celebre modello presentato da Huntington(4), conferma che sul piano culturale e identitario non esiste un islammonolitico. Ne consegue che parallelamente ad uno “scontro tra civiltà”può coesistere anche uno “scontro in una stessa civiltà”, tanto potente cheaddirittura potrebbe capovolgere le relazioni associative tra gli stessi attoriche operano su altri piani referenziali a livello regionale o globale;

- prosecuzione della conflittualità sistemica del mondo islamico. Pren-dendo a riferimento le serie storiche e le analisi di Kepel (5) e (6), nellaconsiderazione che il mondo islamico è sempre stato attraversato da unacondizione di tensione e conflittualità, l’attuale crisi siriana potrebbe es-sere intesa quale nuova guerra in chiave moderna della così detta seco-lare “FITNA”. Un processo che, nel corso degli ultimi decenni, vede piùacceso lo scontro tra la componente radicale, fondata su nazioni-stato dimatrice islamica, con quella più moderata di stampo laico-democratica;

PANORAMA INTERNAZIONALE 57

Page 60: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

- nuovo processo di modernizzazione e di democratizzazione del XXI sec.nel mondo islamico. Categorizzata tra le “Primavere Arabe”, questa nuo-va condizione di conflittualità in SIRIA costituisce la naturale prosecuzio-ne di un processo spontaneo che vede come protagoniste le masse. Unsoggetto corale e multiforme che, prendendo coscienza del proprio ruo-lo nella storia, tenta il rovesciamento del regime autoritario a livello loca-le alla ricerca di nuove forme di governo più liberali. In ogni caso, comeanche la storia dell’Europa insegna, si tratta non solo di processi lenti eche hanno bisogno di una profonda e ampia metabolizzazione in tutti glistrati sociali, ma altresì non sono né a “costo zero” né a “somma zero”. Inquesto caso, richiamando il pensiero provocatorio di Luttwak (7), è il ca-so che per assicurare il pieno compimento del processo venga data “unachance alla guerra” ovvero ad una delle sue possibili forme: la rivoluzione?

GLI EFFETTI DELLA “FITNA” SIRIANA SULLE MISSIONI ONU NELLE ALTURE DEL GOLAN Il conflitto interno alla SIRIA come accennato non ha tuttavia risparmiatola regione del GOLAN. Crescendo di intensità, a macchia d’olio gli scon-tri hanno finito per interessare direttamente personale delle N.U. UNTSO e UNDOF, consolidate ormai da decenni sulla condotta di speci-fiche attività riconducibili al rispetto dell’Agreement on Disengagement del1974 tra ISRAELE e SIRIA, si trovano, oggi, a fronteggiare una situazioneimprevista i cui sviluppi futuri restano ancora del tutto incerti.A partire dall’inizio del 2013, il livello di sicurezza in SIRIA è stato caratte-rizzato da una continua evoluzione. Al riguardo, sulla base del Modello Se-curity Risk Management (8) e alla luce della frequenza e dell’intensità deglieventi bellici, il Departament of Safety and Security delle N.U. (UNDSS) hainnalzato il livello di rischio in SIRIA da “HIGH” a “VERY HIGH”. Solo a titolo di esempio si riepilogano una serie di eventi ritenuti più si-gnificativi e che sono stati raggruppati nelle seguenti categorie:- atteggiamento ostile da parte dei PGAE nei confronti di personale del-

le N.U.: in più occasioni il personale delle N.U. in attività di pattuglia-mento o nel corso delle ispezioni è stato minacciato, detenuto e per-quisito con le armi da personale dell’esercito regolare siriano;

- atteggiamento ostile da parte degli AGAE nei confronti di personaledelle N.U.: le forze ribelli hanno più di una volta sequestrato veicolidelle N.U. (in particolare veicoli blindati) rilasciando il personale, finoa giungere ad azioni più eclatanti come il sequestro di: 21 militari delleN.U. appartenenti alla battaglione del contingente filippino il 6 marzo2013; 4 militari filippini il 5 maggio e 3 Ufficiali Osservatori di UNTSOin data 15 maggio u.s.;

- fuoco incrociato tra AGAE e PGAE in prossimità di installazioni delleN.U.: la maggior parte degli Observation Posts dislocati lungo la AOS, inparticolare quelli sul versante siriano, sono sempre più interessati da azio-ni di fuoco diretto o indiretto. E più di recente, in data 6 giugno, gli

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201358

Page 61: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

AGAE hanno attaccato Al Qunaitra12, in prossimità dell’unico gate ufficia-le tra ISRAELE e SIRIA. Le forze governative per riprendere il controllodell’area hanno fatto intervenire unità carri e nel corso dell’operazioneanche Camp Ziouani è stata più volte investita da fuoco di mortaio.

Questo insieme di eventi, da ricondurre essenzialmente all’espansionedegli AGAE a ridosso dell’AOS, ha richiesto l’adozione di provvedimentiprogressivi volti a prevenire ulteriori incidenti e soprattutto assicurareun’adeguata cornice di sicurezza per il personale delle N.U. (schema disintesi in Figura 6). L’implementazione di dette misure cautelative, oltread avere un impatto diretto sulle attività operative e logistiche nel settoresiriano delle due missioni delle N.U., ha comportato una vera e propria“evoluzione storica” della fisionomia organica e del footprint delle missioniUNTSO-OGG e UNDOF13 (Figura 7).

PANORAMA INTERNAZIONALE 59

Figura 6: Principali provvedimenti posti in essere dalle N.U. nel GOLAN

12 Al Qunaitra fu distrutta nel corso dei precedenti conflitti con ISRAELE e di fatto mai ricostruita,tanto da essere un cimitero di macerie e un monumento vivente a imperituro ricordo degli ef-fetti devastanti che può causare una guerra.

13 A titolo di esempio si evidenzia che nel corso del conflitto dello “Yom Kippur” (1973) gli Observa-tion Posts nel GOLAN non furono abbandonati. Sotto il fuoco incrociato tra forze siriane e quelleisraeliane, gli Ufficiali Osservatori di UNTSO continuarono a svolgere la propria missione.

Page 62: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Infatti, a inizio marzo 2013, la violenza degli scontri tra AGAE e PGAE nelvillaggio di Al Jamlah (a circa 8 km a nord del confine con la GIORDA-NIA), ha imposto l’abbandono temporaneo di alcune posizioni fisse diUNTSO e UNDOF e la cessione, per questioni di sicurezza, di altri Obser-vation Posts di UNTSO a militari armati di UNDOF. A partire dallo stessoperiodo, il contingente croato ha abbandonato il GOLAN, a fine giugno ilbattaglione austriaco (lo “zoccolo duro” della missione, perché presentenell’area da circa 40 anni) e molto probabilmente ad agosto anche le au-torità filippine adotteranno un provvedimento simile.Mentre le isole FIJI hanno inviato un primo contributo di forze di circa150 unità e le N.U. cercano di tamponare in qualche modo la situazione eaffrontare con urgenza i gap capacitivi per proseguire con la missioneUNDOF, gli AGAE tendono a consolidare le proprie posizioni nel GO-LAN in attesa degli sviluppi delle battaglie in altri settori. Tenuto contodegli attuali conflitti nell’area di Al Rafid e Khan Arnabah, non si puòescludere che l’intera area possa essere, nel breve-medio termine, a totaleappannaggio del controllo degli AGAE (Figura 8). Il completo controllodell’AOS, e in particolare del villaggio di Khan Arnabah nella provincia di

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201360

Figura 7: Evoluzione del footprint di UNTSO-OGG e UNDOF

Page 63: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

QUNEITRA, assicurando una maggiore libertà di movimento e di riforni-mento dal settore meridionale, dischiude di fatto l’avvio di una nuova faseper l’offensiva finale verso Damasco e il regime di al-Assad.Di contro, l’eventuale perdita di controllo dell’AOS e la potenziale infil-trazione di gruppi terroristici, oltre a rappresentare una problematica perle missioni ONU, potrebbe altresì costituire una minaccia reale per la stes-sa ISRAELE. Le Forze di Difesa Israeliane, infatti, hanno progressivamen-te da un lato intensificato le attività di sorveglianza aerea, terrestre e stru-mentale e al contempo incrementato il livello di readiness, tanto da inter-venire in più occasioni con fuoco di efficacia su posizioni PGAE nel setto-re centro-meridionale del GOLAN.

PROSPETTIVE FUTURE Nell’era della globalizzazione, in una condizione paradossale che vede an-cora la presenza di un “muro” tra israeliani e siriani, si assiste inoltre aduna condizione di deflagrazione in seno alla realtà siriana. Una condizio-ne che produce morte e distruzione.Alla luce del quadro di situazione descritto, numerose sono le incertezzeche avvolgono la “FITNA” siriana. Una conflittualità che in meno di dueanni è passata da proteste di piazza a una guerra civile che non ha rispar-miato nessuno, e tanto da assumere ormai i caratteri di una guerra a livel-lo regionale (Figura 9). Ma a questo punto, sulla base delle interpretazio-ni proposte, quali potrebbero essere i possibili scenari futuri e soprattuttoquale potrebbe essere il ruolo delle missioni ONU nell’area del GOLAN?

PANORAMA INTERNAZIONALE 61

Figura 8: Processo di espansione degli AGAE nelle alture del GOLAN(in colore rosso evidenziate le aree di maggiore scontro tra AGAE e PGAE)

Page 64: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Riprendendo le citate categorie interpretative, se la crisi siriana rappre-sentasse di fatto:- una nuova variante delle “guerre per procura”, c’è il rischio che la stes-

sa possa estendersi anche ai principali attori Statuali giungendo addi-rittura a scenari da “Guerra Fredda” e costituendo la premessa per unavera e propria guerra globale;

- la prosecuzione della conflittualità sistemica del mondo islamico, èmolto probabile che si giungerà ad una “balcanizzazione” della SIRIAin cui prevarranno posizioni estreme che renderanno ancor più com-plesso il già articolato mosaico etnico-culturale del Medio Oriente;

- un nuovo processo di democratizzazione nel mondo islamico, è presu-mibile che nel prossimo futuro si assisterà alla rimozione di al-Assad ealla nascita di una nuova organizzazione sociale e politica nel Paese.

Ovviamente, questi tre “possibili futuri” sono solo delle semplificazioni,delle estremizzazioni condizionate da una serie di fattori e variabili, in pri-mis dal ruolo e dalle azioni poste in essere da: Comunità Internazionale oCoalizioni “a geometria variabile”, al-Assad, ISRAELE, LIBANO, TUR-CHIA, altri attori Statuali e Nazioni Unite.In tale contesto, mentre ci si interroga in generale sulla portata storica e irischi delle “Primavere Arabe”, indipendentemente dai loro risvolti futu-ri, al fine di impedire che l’ondata rivoluzionaria siriana continui a disse-minare morte e distruzione o che nel prossimo futuro un’incontrollata va-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201362

Figura 9: Evoluzione della guerra civile in SIRIA

Page 65: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

canza di potere possa generare eventuali derive estremiste e una nuovaminaccia per la stabilizzazione.In questa specifica fase, infatti, ispirati ai principi universali che la con-traddistinguono, tenuto conto del mandato della missione UNTSO e UN-DOF, e preso atto del deterioramento delle condizioni di sicurezza nel set-tore siriano, le Nazioni Unite potrebbero porre in essere una serie di mi-sure cautelative sia sul piano diplomatico che su quello pratico, mirate a:- imporre un cease-fire tra le parti;- riformulare il mandato della missione UNDOF e potenziarne le capa-

cità C2 e quelle operative al fine di estenderne l’operato a tutta la SI-RIA, o quanto meno alle aree interessate dalla guerra civile, con il com-pito di: far rispettare il cease-fire e i diritti umani, porre fine alle violenzee assicurare la separazione delle parti;

- fornire un’adeguata assistenza di Post-conflict e Peace building alle nuove isti-tuzioni per un graduale processo di normalizzazione volto a ridurre o pre-venire i rischi di una “potenziale polveriera” nel Medio Oriente e al con-tempo contribuire al conseguimento di una pace duratura in tutta l’area;

- confermare i compiti di UNTSO-OGG nel settore del GOLAN, sempresotto OPCON di UNDOF, al fine non solo di assicurare il rispetto deitermini dell’Accordo del 1974 tra ISRAELE e SIRIA ma anche e soprat-tutto la ripresa del confronto diplomatico per sanare la problematicadel riconoscimento delle alture del GOLAN.

RIFRIMENTI

EILAND Giora, “Defensible borders on the Golan Heights”, in “Jerusalem Center forPublic Affairs”, ed. 2009.

HOLLIDAY Joseph, “The ASSAD regime – from counter insurgency to civil war”, in “In-stitute for Study of War”, marzo 2013.

O’BAGY Elizabeth, “Jihad in SYRIA”, in “Institute for Study of War”, settembre 2012;Huntington Samuel, “Scontro di civiltà”, Garzanti ed. 2003.Kepel Gilles, “FITNA. Guerra nel cuore dell’Islam”, Laterza, ed. 2004.Kepel Gilles, “Oltre il Terrore e il Martirio”, Feltrinelli Editore, ed. 2009.Luttwak Edward, “Give War a Chance”, in “Foreign Affairs”, Vol. 78, n. 4 (July-Au-

gust 1999).U.N. Security Management System, Chapter IV – Security Management, Section

“C” – Guidelines for determining Acceptable Risk, in Security Policy Manualof UNDSS ed. 2009.

PANORAMA INTERNAZIONALE 63

Page 66: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201364

CYBER-WARFAREVERSUS

LEGGI UMANITARIE- Seconda parte -

di Carlo Carli

SOCIETÀ A GEOMETRIA VARIABILE, ORDINAMENTI GIURIDICI PARZIALI E POTERIREGOLATORIIl diritto internazionale è stato definito come il diritto della comunità degli Stati,intendendo questi ultimi non come delle comunità di individui, ma come orga-nizzazioni e apparati, dato che è a organi e apparati dei singoli Stati che fanno ri-ferimento le norme internazionali, con lo scopo di disciplinare e limitare le capa-cità di governo.

Page 67: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Ma non ci si può non chiedere – come già accennato – quale possa essere oggi lareale portata del così detto ”diritto internazionale”.In dottrina si ritiene che uno dei requisiti fondamentali che uno Stato deve pos-sedere per poter vantare soggettività giuridica internazionale è l’effettività. Pereffettività si intende la reale capacità di esercitare il proprio potere su di una co-munità territoriale erogando norme vincolanti e reggendo tutti gli altri compitidi governo1. Il secondo requisito è quello dell’indipendenza: non sarebbero sog-getti di diritto internazionale gli Stati membri di federazioni o confederazioni, nétantomeno i cosiddetti governi fantoccio. Allo stesso tempo è teoricamente indif-ferente che il governo di uno Stato venga o no riconosciuto da altri perché siaportatore di soggettività giuridica internazionale. Questa è una caratteristica chesi basa essenzialmente sulla capacità di un’autorità d’imporre un regime di gover-no su di un territorio in maniera indipendente rispetto ad altri Stati2.

Ma se guardiamo all’effettività della nuova “dimensione spazio-temporale” non-ché all’attuale contesto sociopolitico e geo-economico, innanzitutto possiamonotare come il concetto di governance – o di regolazione - si distingue sempre piùda quello di governo – o normativo - per la maggiore inclusività, cioè per la sua in-tenzione di comprendere, oltre alle forme istituzionalizzate e formalizzate delpotere regolatore, essenzialmente legate agli stati e considerate oggi in declino,anche le forme di autorità complesse, pluralistiche, pubbliche e private, decen-trate a vari livelli, a geometria variabile, policentriche, transnazionali e sub-nazio-nali, informali non istituzionalizzate né gerarchizzate”.

PANORAMA INTERNAZIONALE 65

1 In base a quanto detto si nega per esempio che i governi in esilio abbiano soggettività giuridicainternazionale o che organizzazioni, fronti, comitati di liberazione abbiano tale caratteristica.

2 Secondo questa lettura non sarebbero ad esempio soggetti validi gli individui, le comunità, ipopoli e tutte le organizzazioni non governative, mentre le organizzazioni internazionali(come le Nazioni Unite o l’Unione Europea) godono invece di una personalità giuridica in-dipendente da quella degli Stati membri che le costituiscono e come tali possono stipulareaccordi e trattati in maniera autonoma.La personalità giuridica delle organizzazioni internazionali è stata affermata dalla Corte In-ternazionale di Giustizia nel parere 20/12/1980, che recita: “L’organizzazione internazionaleè un soggetto di diritto internazionale, vincolato, in quanto tale, da tutti gli obblighi che gliderivano dalle regole generali del diritto internazionale, del suo atto costitutivo e dagli accordidi cui è parte”. Peraltro, oramai da anni ed in applicazione della così detta politica regionaledella Comunità Europea, si da luogo a forme di rappresentatività internazionale – o quanto-meno comunitaria – di autorità locali, quali le regioni.Un ragionamento complesso ed articolato sulla soggettività politica in ambito internazionalenon potrà limitarsi quindi al campo del diritto internazionale classico e pur tenendone contodovrà prendere in considerazione tutta un’altra serie di soggetti che, pur non possedendo ilrequisito della personalità giuridica internazionale, sono comunque in grado di agire politi-camente in maniera costitutiva e/o distruttiva di centri di potere politico. Saranno pertantosoggetti politici internazionali tutti quei soggetti che con il loro operato possono creare, spo-stare, determinare equilibri di vario genere sullo scenario internazionale mediante azioni po-litiche implicanti o meno l’uso diretto della forza.

Page 68: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Si tratta, dunque, di utilizzare un “ap-proccio di tipo realista”, in un campoquale quello delle relazioni internazio-nali, dominato fino a qualche decen-nio fa dalle “teorie di tipo normativo3”.

La politica internazionale è caratteriz-zata, dunque, dalla ricerca del potereperché anche con il potere militare loStato sopravvive e realizza l’interessenazionale, in un quadro in cui i sog-getti del sistema internazionale cerca-

no soltanto di accrescere il proprio potere, al fine di realizzare i propri interessinazionali. Qualsiasi richiamo a pretese di tipo etico, con valenza universalistica, èconsiderato dai teorici realisti strumentale a ragioni di dominio e quindi da com-battere come esempio di utopia pericolosa per la stabilità del sistema.L’approccio “realista” alle relazioni internazionali è quindi il tentativo di superarela teoria normativa, basandosi sul presupposto che esistano sia principi morali esociali comuni che interessi singolari che rendono possibile la composizione pa-cifica dei conflitti tra Stati. Il problema di fondo dell’etica delle relazioni interna-zionali è trovare “una concezione politica del giusto” valida per principi della pra-tica internazionale.Il tema generale dei diritti umani oggetto di questo elaborato fa dunque parte,pur non esaurendole, di questioni definite di “giustizia globale”. Esempi sono la neces-sità di una redistribuzione globale della ricchezza che riduca le diseguaglianze(come tra nord e sud del mondo), la gestione dei flussi migratori, la protezionedai rischi ambientali e la lotta contro le reti transnazionali del terrorismo globale.Tali questioni travalicano i confini nazionali e gli spazi locali per riferirsi a quellache è stata definita la “costellazione post-nazionale”.La sfida che attende oggi un approccio di tipo “realista” - e più in generale quellomultidisciplinare - è quindi quella posta dalla necessità di riferirsi a criteri di giu-dizio e valutazione etica variabili, tipici di un rapporto di multiculturalità quale èil contesto globale.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201366

3 Il realismo politico internazionale è una corrente di pensiero molto antica, che affonda le sueradici in storici della Grecia classica come Tucidide, per passare da Machiavelli ed arrivare a teo-rici contemporanei come l’americano Hans J. Morghentau, l’inglese M. Wight, il francese R.Aron.Secondo l’approccio realista alle relazioni internazionali l’unico criterio che le nazioni usanonei loro rapporti reciproci è l’interesse, inteso ora come interesse alla sicurezza, ora comeinteresse a estendere la propria area di influenza. Questo si verifica perché in mancanza diun organismo sovra-ordinato capace di regolare le controversie tra i soggetti del sistemainternazionale, quest’ultimo assume una struttura anarchica inidonea ad avere un centro dipotere, in cui ogni stato può sopravvivere e realizzare i suoi interessi soltanto agendo comegarante di se stesso.

Manuale di Tallinn sulla guerra cibernetica

Page 69: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Giudizi e valutazioni certo non limitati a comunità chiuse ma anzi validi al di làdei confini statali, non limitati a singole discipline ma collegati in un approccio dicomplessità. In poche parole occorre prevedere e gestire una “difesa dinamica inprofondità”.

NECESSITÀ DI INNOVARSI PER ISTITUZIONI, SISTEMI GIURIDICI E WARFAREOggigiorno, come già menzionato, il “diritto internazionale” da “diritto delle re-lazioni tra Stati” è passato ad essere un “diritto degli individui”. Lo stesso “dirittodelle operazioni militari o diritto umanitario”, che costituisce una branca di quel-lo che è individuabile come classico diritto pubblico internazionale, codificacomportamenti di soggetti pubblici le cui violazioni sono concretamente opponi-bili da parte degli interessati in apposite Corti.Ciò non deve meravigliare.Da anni ormai sono esistenti ordinamenti specifici quale quello sportivo, dotatodi un proprio giudice; senza contare gli “ordinamenti locali” che hanno potestà“regolatorie” a volte anche di rango primario. Ma è anche il caso delle Organizza-zioni criminali. Esse sono sempre illecite, ma a volte sono illegali solo in diritto,mentre possono essere tollerate sul piano pratico, soprattutto se ciò corrispondead un male minore di quello possibile.Un’altra possibilità è poi quella delle Comunità religiose che spesso formano deiveri e propri Poteri anche di livello ultrastatale. Ugualmente si può dire per talu-ni poteri economici, quali le imprese multinazionali o i cartelli finanziari, che

PANORAMA INTERNAZIONALE 67

Istituto Internazionale di Diritto Umanitario - Sanrremo

Page 70: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

spesso riescono anche ad influenzare le azionidegli Stati.Ma ciò equivale anche ad affermare concre-tamente l’esistenza di una così detta “dottri-na della plurisoggettività ordinamentale”che può peraltro vantare illustri valutatori,da Grozio ai più recenti Santi Romano eMalintoppi.

Si può arrivare ad affermare che nel futuro sipotrà anche non avere più lo “stato”, quale tipi-

ca estrinsecazione dell’ordinamento giuridico. Eciò, d’altra parte, non rappresenterebbe al-tro che un’applicazione della nuova di-mensione “non materiale” della realtà,quindi dell’economia, quindi del diritto.

A tal proposito si può notare come in passato veniva considerata una tripartizionedella regolazione - sulla “organizzazione”, sulla “soggettività”, sulla “normazione”–, quale visione formalistica dell’attività di un ente sovrano. Si rappresentava an-che una tripartizione delle funzioni statali – giudiziaria, amministrativa, politica,veicolo formale dell’applicazione della norma. Si studiava anche una definizionedi Stato che partiva da concetti come sovranità, territorio, popolo. Oggi nessunodi tali situazioni e concetti appare pertinente ed utile a spiegare e, soprattutto, adinterpretare la realtà. Tantomeno il futuro.

CYBER-WARS E DIRITTOL’abbiamo visto: oggi, la realtà è fatta non solo di virtualità, ma anche di velocità e diinterconnettività.Ai giorni nostri, infatti, per stabilire “vitalità”, “coesistenza” e “concretezza” dellapluralità di ordinamenti (intesi come complessi di entità organizzati, autoreferenzian-ti, dotati di regole) non è più necessario far riferimento all’elemento della plurisog-gettività; peraltro non c’è più solo l’ordinamento “concreto”, ma anche quello“virtuale”.È peraltro vero che il “teatro di operazioni” si estende e si diffonde al di là delcampo di battaglia, il quale viene attraversato da reti di informazione di ogni tipo,anche civili e commerciali. Oggi, si può dire, il così detto ‘campo di battaglia’ nonè solamente “globale”, ma è soprattutto “economico”.Conseguentemente risulta evidente – ancora una volta - l’imprescindibile neces-sità di integrazione tra le varie professionalità e le diverse esperienze, anche insettori di per sé “specializzati” quale quello dei militari - cioè la gestione del con-flitto - che deve ora essere aperto ai civili.Inoltre risulta assolutamente inefficace ed inefficiente utilizzare schemi concet-tuali ‘classici’ (sarebbe meglio definirli ‘desueti’) per tentare di gestire le nuove –spesso non prevedibili – situazioni che la stessa galoppante innovazione ci sfornaquotidianamente. Pensiamo al mercato virtuale di eBay: se non si fosse realizzatoun parallelo sistema di garanzia delle vendite, il normale sistema legale/giudizia-

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201368

Dipartimento americano per la Sicurezza Nazionale

Page 71: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

rio sarebbe stato in grado di gestire milioni dioperazioni inter-statali? Se ciò è vero, comepensare che la struttura del così detto “dirit-to umanitario”, sia questo di natura “patti-zio”, sia eventualmente consuetudinario,possa gestire tale conflittualità virtuale ?Il Manuale di Tallin a questo proposito for-nisce una possibile chiave interpretativa, cheperò non potrà non essere ritenuta global-mente valida se l’ONU o altra possibile fontegiuridico-etica mondiale non la acquisisca comepropria.

NUOVE CONFLITTUALITÀ E DIRITTOUMANITARIOÈ ormai chiaro: non ha molto senso parlare di ‘guerre’, ma piuttosto di interventi umani-tari, all’interno di situazioni di conflittualità. Ad avviso di chi scrive, bene farebbe-ro alcuni Stati a studiare un proprio e più efficiente riposizionamento nel conte-sto dello scacchiere internazionale, da un punto di vista non solo ‘militare’ maanche geo-economico.All’interno, ci sono i vari ‘campi di battaglia’ di una guerra economica continuadove, ormai, tutti sono contro tutti! …e “non si fanno prigionieri”!Chi non ha sentito parlare delle “sanzioni” allo Stato Italiano al tempo di Musso-lini ed alla Rhodesia di J. Smith, l’embargo agli Stati Federati nella guerra civileamericana e all’Iraq di Saddam? Ma anche il così detto “proibizionismo” vigentenegli USA intorno agli venti e la guerra al Cartello di Medejin in Colombia o ai si-gnori della droga in Afghanistan, costituiscono altri esempi. La crisi valutaria de-gli anni ’90, attribuita al finanziere Soros, è ancora un possibile esempio. Ed an-cora, esempi sono gli atti di concorrenza sleale attraverso manovre indirette, qua-le sembra sia stato il sabotaggio del commercio del “Concorde” da parte delle au-torità giudiziarie d’oltreoceano o la destabilizzazione di Airbus attraverso infor-mazioni varie pubblicate su internet su siti anglofoni.Come ho già detto, il conflitto ha cambiato volto di pari passo con la tecnologia e oggi– in modo più esplicito rispetto a prima - non è necessariamente connesso ad unclassico “stato di guerra”, né risparmia gli Stati così detti “neutrali” che ne risulta-no coinvolti direttamente o indirettamente.Puro conflitto, questa è la “guerra economica” che oggi è essenzialmente “guerra alle fon-ti di conoscenza” e il suo terreno normale è la palude nebbiosa dell’informazione.Soprattutto negli ultimi venti anni questa situazione costituisce una delle più im-pegnative sfide al sistema internazionale, coinvolgendo numerosi elementi e fat-tori nella competizione e nella conflittualità tra Stati e tra Imprese. Il tutto resoancora più grave ed urgente dall’esistenza di un quadro di elevata interdipenden-za dell’intero sistema delle Relazioni Internazionali e della Geopolitica.Gli attori del sistema internazionale post-bipolare hanno infatti visto crescere laconflittualità economica in uno scenario internazionale sempre più dominato

PANORAMA INTERNAZIONALE 69

Agenzia USA per la Sicurezza Nazionale

Page 72: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

dal prevalere di organismi e organizzazioni transnazionali, regionali e tematiche.In tale contesto, i competitor sfruttano tutti gli elementi a disposizione in un conte-sto spesso privo di diritto, come è attualmente quello cyber, in cui assenti o co-munque non percettibili sono i confini, spesso senza che l’opinione pubblica pos-sa neppure percepire che tale guerra sia in corso o sia avvenuta.Tale nuovo tipo di guerra - che va oltre i concetti di “guerra guerreggiata” e“guerra tecnologica” ed è definibile come più subdola di tutte le altre - è il possi-bile risultato di conflitti portati sul piano dell’informazione e nell’ambito dellacompetizione strategica fra sistemi-paese, grandi imprese, entità sovrastatali o a-statali, collettività territoriali, chiese e mafie, aree economiche regionali4.

Gli Stati e le Organizzazioni internazionali hanno tuttavia – comunque - il compito ditutelare i Cittadini ed i Consumatori, attraverso proprie risorse e capacità organizza-tive, cioè tramite o quello che viene definito “interesse nazionale” ovvero quello“dell’Area rappresentata”. Come d’altra parte prevede anche la nostra Costituzione5.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201370

4 Ovviamente ogni “operatore” avrà proprie caratteristiche, a volte distinguibili con tecniche ti-piche della scienza criminologica. È ad esempio il caso del differente approccio strategicodell’orientale rispetto l’occidentale: il primo valorizza il combattimento e la sua cultura, il se-condo tende a ridurre tale tematica alla sola sfera militare.

5 Splendide pagine quelle dello storico L. CANFORA (Roma antica, il mito del «sistema perfetto - Lostorico greco Polibio esaltò la «costituzione mista», ma fu smentito dalla crisi dei Gracchi, in http://www.la-vocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3168): «Democrazia » torna ad essere una parolaproblematica e di combattimento, come nelle sue origini ateniesi quando era per lo più usatacome disvalore da parte dei suoi implacabili critici. Non solo: si torna liberamente a criticarlaproprio negli ambienti che l’avevano brandita come bandiera da guerra fredda.Si torna a chiedersi quali siano i necessari correttivi (si parla di «governabilità »), quali sianoi limiti tollerabili, quale il contrasto di fondo con il criterio della competenza (è l’antica obie-zione dei pensatori ateniesi); per non parlare dell’invito ad una presa d’atto dell’inevitabilitàdel principio oligarchico al di sotto della corteccia democratica. È qui la radice della riscopertaanglosassone del sistema «misto» e della romana costituzione mista, come la intese Polibio: sipensi agli studi di N. MACCORMICK.Parallelamente torna a vigoreggiare tra i nostri studiosi del mondo romano, la tendenza a de-finire democrazia l’ordinamento costituzionale romano, o per lo meno la sua prassi tardo-re-pubblicana: ordinamento che invece a Polibio (libro VI) e al suo emulo-interprete Machiavelli( Discorsi sulla prima deca di Tito Livio) parve l’esempio perfetto di costituzione mista.La discussione non è nuova se solo si pensa alla diverse posizioni sostenute in proposito dadue grandi romanisti quali F. De Martino e A. Guarino. Ma, significativamente, la visione diRoma repubblicana come democrazia viene rilanciata da uno storico di spicco quale F. MIL-LAR (The Crowd in Rome in the Late Republic) proprio negli USA - e l’accoglienza è stata entu-siasta, «Historians Give Romans Better Marks in Democracy», titolò il New York Times (23luglio 1999). E questo si spiega nella realtà, quella americana, dove la trasformazione del mec-canismo democratico in costituzione mista è più avanzato e consolidato.Già K. VON FRITZ, passato dalla Germania agli Usa negli anni Trenta, scrisse un imponentetrattato The Theory of the Mixed Constitution in Antiquity: a Critical Analysis of Polybius’ PoliticalIdeas (Columbia University Press, 1951) partendo dal presupposto non erroneo secondo cui«nessuna parte della teoria politica antica ha avuto maggior influenza sulla moderna politicache la teoria della mixed constitution »; essa ha avuto in Polibio, greco trapiantato a Romacome ostaggio di guerra e ben presto conquistato alla totale ammirazione del «modello» ro-mano, il suo più convinto assertore.

Page 73: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Conseguentemente, benché in molte società civili disomogenee manchi o, co-munque, è non compreso, un diffuso e conclamato concetto di “Sistema Paese”,con le ovvie conseguenze sulla mancanza di concreta tutela degli interessi di area(nazionali o comunitari), la costruzione di una solida organizzazione di poterenon può prescindere proprio dalla difesa degli interessi economici rappresentati.D’altra parte, il concetto di Sicurezza Nazionale tende ad ampliarsi ad aspetti economici,ambientali, demografici, informatici, dei flussi migratori, delle comunicazioni. Tra questila dimensione economica - sia sul versante della protezione che dello sviluppo delsistema economico nazionale - assume certamente carattere di preminenza, ren-dendo forse necessario un ripensamento dello stesso concetto tradizionale di Si-curezza e di Sicurezza Nazionale.

A distanza di più di cinquanta anni nel Preambolo della Carta dei diritti fonda-mentali dell’UE si afferma che: “l’Unione si fonda sui valori indivisibili e univer-sali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà” e dall’articolo I-2che Trattato che dispone una Costituzione per l’Europa, si dice: “l’Unione si fon-da sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia,dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi idiritti delle persone appartenenti ad una minoranza”[...].Oggi, dopo il collasso del mondo comunista e la diffusione massiccia del nuovo“zeitgeist democratico”, che erano sembrate le premesse necessarie per diffonde-re su scala globale il linguaggio dei diritti umani, si è sgretolato anche l’ordine in-ternazionale bipolare vigente ai tempi dell’approvazione della dichiarazione uni-versale, ma non sembra essere ancora stato sostituito né da un nuovo “imperiali-smo”, tantomeno da un valido ordine sovrastale.La fine della guerra fredda aveva posto sul tavolo problemi politici ed etici: i dirit-ti umani, l’intervento umanitario, il trattamento dei rifugiati, la sostenibilità am-bientale dei processi di sviluppo economico. Nel mondo post-guerra fredda riaf-fiorava anche la possibilità che l’ONU, potesse ricoprire il ruolo di garante dellalegalità internazionale e di guida della comunità mondiale. La crisi irachena del1991, in cui l’ONU aveva assunto un ruolo centrale, pareva confermare questatendenza.

PANORAMA INTERNAZIONALE 71

Ai moderni questa classificazione non basta più e la contestazione alla radice del modello clas-sico delle sei forme costituzionali verrà da T. HOBBES. Quella distinzione suscita il suo sarca-smo e viene da lui fatta risalire appunto agli «scrittori greci e romani» ed ai loro moderniseguaci: «Non ci si convincerà facilmente (scrive nel De Cive, VII, 3) - che il regno e la tirannidenon sono specie diverse di Stato (...); in cosa differisca il re dal tiranno va ricercato con la ra-gione, non con la passione. In primo luogo, non differiscono nel fatto che il secondo abbiamaggiore potere del primo, perché non si può dare potere maggiore di quello supremo. Nep-pure differiscono perché la potenza dell’uno è limitata e quella dell’altro no. Chi ha una po-tenza limitata non è re, ma suddito di chi gli pone limiti. Inoltre non differiscono per il modoin cui hanno conquistato il potere.Infatti, se in uno Stato democratico o aristocratico un cittadino si impadronisce con la forzadel potere supremo, qualora ottenga il consenso dei cittadini, diviene monarca legittimo; al-trimenti è un nemico, non un tiranno. Differiscono quindi solo per l’esercizio del potere: ère chi governa rettamente, tiranno chi governa in altro modo.”

Page 74: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

L’evoluzione successiva del sistema politico globale ha purtroppo smentito le ipo-tesi ottimistiche. Il “nuovo ordine internazionale”, che il Presidente Usa G. BushSr. voleva instaurare a partire dalla prima guerra irachena, risultò irrealizzabilesenza un’opportuna riforma di istituzioni internazionali risalenti al modello bi-polare di Yalta. Anche il tentativo compiuto dal successore B. Clinton di ricercareun maggiore multilateralismo e una condivisione degli oneri del governo mon-diale fallì. Non ultimo le azioni come quelle che l’11 settembre 2001 hanno tra-scinato ancor di più il mondo in un nuovo tipo di guerra: la conflittualità complessa.Una conflittualità sempre latente, in agguato, eventualmente emergente con for-me, modi, tempi poco prevedibili. Unica necessità: l’approccio globale!In tema di universalizzazione dei diritti umani – che impatta direttamente su quel-la del diritto umanitario - ogni cultura deve poter esprimere la propria adesione allinguaggio dei diritti umani, nella maniera più confacente ai propri valori.Dall’altra, al fine di permetterne una qualche effettività generalizzata, è stata dapiù parti manifestata la necessità di individuare un nucleo minimo di diritti del-l’uomo che possa essere garantita in ogni Stato, a prescindere dal livello di svilup-po economico.Un’importante conseguenza di ciò sta nel fatto che si deve anche trovare un siste-ma di misure che sarebbe legittimo intraprendere in caso di gravi violazioni deidiritti umani. Anzi, c’è chi li ha differenziati rispetto ai “diritti fondamentali”, alfine di lasciare questi ultimi alla libera definizione e tutela da parte dei singoli or-dinamenti.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201372

Il sistema Italia

Page 75: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Ma questi non sono compiti dei “giuristi”, ma dei “governatori”.Potremmo infine però dire che, dopo una “logistica della percezione” - dove le mac-chine da guerra si sono da tempo appropriate dell’orizzonte percettivo, dotando-si di sensi e modi di rappresentazione della realtà, rendono la gestione della ma-teria militare simile ad una grande regia cinematografica, magari con “finali” in-terattivi e intercambiabili: ci troviamo di fronte allo sviluppo di una “logistica semio-tico-comunicativa”. Qui il teatro di operazioni si estende e si diffonde al di là delcampo di battaglia, il quale viene attraversato da reti di informazione di ogni tipo,anche, e soprattutto, civili e commerciali.

SICUREZZA NAZIONALE E LOTTA PER IL DOMINIO COGNITIVOSe la Comunicazione è nata con la Guerra e viceversa, ancor di più oggi questedue componenti costituiscono due facce di una stessa medaglia, dove esistono siaattori ibridi (ci troviamo sempre di più di fronte a figure miste che operano sia inzone lontane che in prossimità di conflitti, da tecnici informatici, a esperti di co-municazione e esperti di didattica, da analisti e studiosi di ecologia a psicologi, in-gegneri delle catastrofi e architetti urbanisti, da hackers arruolati a giuristi), siamodelli di guerra compositi, in cui i decisori cambiano la catena di comando e con-trollo in senso tecnico-funzionale, dove l’intervento armato diviene “opzione”possibile, rendendosi contingente e sempre disponibile fra altre opzioni e dovealta è l’ibridazione fra “civile” e “militare”, sia concezione di intervento, dove viene acambiare il ruolo della “guerra”, che diventa una “operazione umanitaria”. Cosapotrà accadere se la “comunità internazionale” comincia a considerare una certazona un patrimonio dell’umanità suscettibile di “diritto di ingerenza”? Come po-trà essere considerato l’“attacco preventivo cibernetico” in considerazione dellaesistenza in tale contesto di un One Shot?In questo contesto è “vitale” parlare di Sistema di Sicurezza Nazionale. Un sistema‘integrato’ tra componenti civile6 e militare, “coordinato” tra tutte le forze e corpiarmati ma anche con ogni cittadino.Un “Sistema’’, appunto, non un “coacervo” di teste, fatti, propositi, azioni, pol-trone. Qui, l’unica regola valida è quella dell’efficienza e dell’efficacia.

IL FUTUROPer quanto posso vedere o solo supporre, le principali novità del futuro sarannola miniaturizzazione degli “Unmanned System”, legata allo sviluppo delle nanotec-nologie, e la comparsa di robot sempre più simili agli esseri umani in forme e compor-tamenti, i cosiddetti androidi.

PANORAMA INTERNAZIONALE 73

6 Ad avviso di chi scrive è opportuna l’avvenuta (non compiuta) riforma dell’apparato di sicurez-za delle aziende, con la previsione delle figure dei RESPONSABILI DELLA SICUREZZA; ad es-sa si dovrebbe abbinare anche la riforma delle aziende di sicurezza, nonche la standardizzazio-ne della formazione anche di tutti gli altri addetti civili.

Page 76: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Queste tecnologie – prefigurate da scienziati, futurologi e scrittori di fantascienza– produrranno opportunità e pericoli inediti, che però, con grande difficoltà, po-tranno essere risolte dai vetusti sistemi giuridici.Tra le possibili soluzioni ai problemi c’è quella che richiama l’essenza di istitutipiù o meno nuovi ma conosciuti, intendo riferirmi agli “schiavi” nella società ro-mana e ai condomini nella nostra era. Per entrambe i casi si è ricorsi, da una par-te all’astrazione, alla fictio juris (riscontro ovvero negazione della qualità di sog-getto di diritti) e, dall’altra, la costruzione di un “patrimonio separato” di garan-zia per i creditori.Ma perché far riferimento al sistema civilistico - codicistico che comporta una evi-dente dicotomia tra realtà veloce e norma inefficace?Ma anche il sistema giudiziario di common law potrebbe non essere del tuttoadatto, dovendosi comunque applicare principi giuridici che promanano dalconvincimento di un giudice, con alla base la propria cultura acquisita con pre-gressi studi e passate esperienze.E poi, perché dovremmo ancora sfruttare sistemi di ipostatizzazione che poteva-no andare bene per “società agricole” o comunque “ferme”?Si noti come la problematica esemplificativa dei “droni” mostra molto bene lanuova realtà (noi, siamo già nel futuro!) e presenta incertezze di definizione giu-ridica fin dalle sue fondamenta.Cerchiamo principi interpretativi per “situazioni” che – già di per sé – non sappia-mo se siano ancora qualificabili come “Gruppi sociali organizzati” oppure “Insie-mi di bande”: “situazioni” in cui i rapporti non sono più gerarchizzati da struttureastratte e da scale di valori autoreferenziali.Situazioni in cui le quattro dimensioni classiche ci vanno strette e, comunque,dovrebbero essere sfruttate in modo migliore e differente.

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201374

Sicurezza delle reti di comunicazione

Page 77: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

Potremmo avere anche un’altra interpretazione. Per esempio, si potrebbe prefi-gurare il ricorso sistematico e standardizzato all’applicazione di moderne teoriefisiche e biologiche, quale quella dello “sciame”. Della qual cosa conseguenza è,ad esempio, l’applicazione in campo organizzativo del “controllo per pari grado”,che rappresenta di fatto un’applicazione del criterio del “merito” rivisitato con quello del“consenso”, cioè, una applicazione dei principi di economia, efficienza ed efficacia.Ma c’è di più. In molti ambienti si da per scontata l’esistenza di una colonizzazionevirtuale, che si attua in modi e forme evidentemente diverse da quanto già avve-nuto. Esempio ne può essere la guerra dei geni.Siamo ormai nell’era in cui le sfide ed i conflitti si creano, non solo nel mondo“virtuale” (ovviamente quelli del “mondo fisico” è roba preistorica!), ma in quello“concreto” della Noosfera, cioè nella nostra mente: o meglio, nella “mente condi-visa” delle Culture planetarie?

D’altra parte però, lo scenario complessivo sarà quello del dilagare della Micro-Conflit-tualita’, sempre più diffusa, sempre meno confinabile, sempre più asimmetrica.Povertà diffusa, incremento demografico, disoccupazione giovanile, mutamentisociali, dipendenze energetiche, degrado ambientale, questo è il quadro socioe-conomico dello scacchiere strategico che obbliga i Paesi a confrontarsi – in primabattuta - con instabilità economica e disordini sociali. Gli scenari geopolitici e ge-oeconomici sono quindi indissolubilmente legati a tre elementi chiave: crescitademografica, perdita di aree fertili e scarso approvvigionamento idrico.C’è poi la dimensione psichica: quella degli uomini, quella degli animali, quella dei droni.Anche queste dovranno essere gestite sempre di più: sentito parlare di aumentodegli efferati omicidi?In una tale situazione – per la quale è assolutamente calzante l’aggettivo “liquida” – ilgestore pubblico dovrà (cercare di) applicare sistemi di comando e controllo distri-buiti e accettati, anche per diminuire i rischi di sovvertimenti, sempre possibili specienel luoghi dove potrebbero attecchire le così dette “intelligenze con il nemico”.Soprattutto, però, si deve ritenere essenziale la modifica di due accezioni: quellodi Sicurezza Nazionale e quello di Infrastruttura Critica. Il primo, che ha evidente-mente un impatto nella “gestione sociale” del Sistema, dovrebbe comportare unaquanto più diffusa percezione della “convivenza civile” come diritto e come one-re. Il secondo, con impatto sulla “gestione economica”, dovrebbe invece costitui-re oggetto di profonda riflessione, ad iniziare dal concetto che in passato è statodato da UE e NATO.In entrambe le costruzioni divengono essenziali le funzioni militari e di poliziache dovrebbero concorrere, in modo coordinato, unitamente alle componentiindustriali e professionali, alla definizione di modelli comportamentali consoniai nuovi orizzonti.È altresì chiaro che, se accettiamo queste conclusioni, si dovrebbe costruire un Si-stema Regolamentare e Giudiziario efficace ed efficiente, soprattutto moderno eteso soprattutto al recupero di fatti.

PANORAMA INTERNAZIONALE 75

Page 78: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201376

SiriaAttualmente la situazione militare è in una fase di stallo. Dopo il vertice G20 del 5 e 6 settembre a San Pietroburgo - che haevidenziato le profonde divergenze tra Stati Uniti, Regno Unito e Francia, da un lato, e l’asse russo-cinese dall’altro - il governodi Mosca ha proposto al Presidente siriano di sottoporre il suo arsenale chimico al controllo internazionale per evitare l’in-tervento americano. La proposta è stata accolta con favore da Assad e da Obama; il Presidente degli Stati Uniti, il 10 settembre,ha dunque chiesto al Congresso di rimandare il voto sull’attacco in Siria.Il 12 settembre il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il Segretario di Stato americano John Kerry si sono quindi in-contrati a Ginevra per discutere su come mettere sotto controllo le armi chimiche di Damasco. Le parti sono riuscite a con-vergere su come rimuovere l’arsenale chimico siriano. Nello stesso giorno è stata ricevuta dall’ONU comunicazione ufficialeda parte della Siria circa l’intenzione del Paese di aderire alla convenzione internazionale sulle armi chimiche. Il 16 settembre è stato consegnato il rapporto degli ispettori ONU al Segretario Generale Ban Ki-moon. Nel documento si af-ferma che il 21 agosto, ad al-Ghouta, sono stati utilizzate armi chimiche su vasta scala contro civili (almeno 350 litri di gassarin con razzi terra-terra). Il 19 settembre Bashar Assad ha dichiarato il suo impegno a distruggere le armi chimiche entroun anno. Si stima che siano una cinquantina i posti di stoccaggio, molti dei quali in zone di combattimento.Il 1° ottobre è giunto a Damasco il team internazionale di venti esperti dell’OPAC (Organizzazione per la Proibizione delleArmi Chimiche) incaricati dall’ONU di smantellare l’arsenale chimico siriano. Al momento risultano sequestrati agenti tossiciancora non caricati su vettore, come razzi e proiettili di artiglieria. Il 15 ottobre un centinaio di camion dell’esercito siriano -scortati da numerosi mezzi militari - sono stati avvistati mentre trasportavano un grosso carico di armi chimiche da Al Safira,a est di Aleppo, in direzione di Hama, circa 160 km più a sud. Non è ancora chiaro se l’operazione sia stata effettuata per fa-vorire l’intervento dei tecnici ONU o, al contrario, per sottrarre parte dell’arsenale chimico allo smantellamento.TunisiaIl 5 ottobre, Rachid Ghannouchi, leader del partito islamico al governo Ennahda, ha firmato il documento definitivo per lo scio-glimento del governo con l’obiettivo di fare uscire il Paese dalla crisi provocata dall’assassinio, a luglio, dell’esponente di op-posizione Mohamed Brahmi. La road map prevede la designazione di un nuovo Primo Ministro indipendente, il quale a suavolta avrà il compito di formare un nuovo governo che resterà in carica fino alle prossime elezioni. Non sono mancate le protestesul fronte Ennahda: oltre 80 deputati hanno chiesto al governo di non dimettersi e di rifiutare le richieste dell’opposizione.LibiaIl 5 ottobre, Anas al-Libi, esponente di Al Qaeda considerato l’ideatore degli attentati alle ambasciate americane in Kenya eTanzania del 1998 (il bilancio fu di oltre 200 morti), è stato arrestato a Tripoli in un’operazione congiunta di CIA, FBI e corpispeciali dell’esercito americano, la Delta Force. Pochi giorni dopo, il 10 ottobre, il Primo Ministro libico Ali Zeidan è statovittima di un sequestro lampo. Il rapimento - rivendicato dalla Camera dei Rivoluzionari di Libia e presentato come un arrestoin piena regola - è da leggersi come un atto di ritorsione contro lo stesso premier per il suo coinvolgimento nella cattura di

FINESTRA SUL MONDO

MEDIA BRIEFINGSintesi analitica dei più importanti avvenimenti nelle aree di crisi

tratta da fonti aperte internazionalisettembre - ottobre 2013

A Cura della Redazionedi Lookout News

www.lookoutnews.it

Page 79: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

al-Libi. Secondo alcune ricostruzioni, gli uomini che hanno prelevato Zeidan avrebbero mostrato al personale di guardia unmandato di cattura emesso dalla Procura della Repubblica. Ciò spiegherebbe l’assenza di reazione da parte degli addetti allasicurezza del premier.EgittoIl 24 settembre, con un’ordinanza emessa dalla Corte del Cairo per gli Affari Correnti, è stata vietata qualsiasi attività dei FratelliMusulmani (inclusa l’istituzione di gruppi o associazioni a essi legati) e posti sotto sequestro i loro beni. Anche il Partito Libertàe Giustizia, braccio politico della Fratellanza, subirà pesanti limitazioni. La sentenza ha suscitato scalpore non solo in Egitto, maanche all’estero: probabilmente proprio per questo il governo ha comunicato che al momento l’ordinanza non sarà eseguita.Sono proseguite, nel frattempo, le proteste dei Fratelli Musulmani contro il governo militare ad interim. Gli scontri più violentisono avvenuti tra il 5 e il 6 ottobre, al Cairo, Alessandria e Assiut: oltre 40 i morti e centinaia i feriti. Le forze di sicurezza sonointervenute con armi da fuoco e lacrimogeni. La dura repressione del governo militare ha provocato, il 9 ottobre, la sospen-sione degli aiuti economici all’Egitto da parte degli Stati Uniti.Il 12 settembre il Presidente ad interim Adli Mansour ha prorogato di due mesi lo stato d’emergenza imposto il 14 agosto,quando l’esercito attaccò i manifestanti pro-Morsi al Cairo uccidendo oltre 800 persone. Il 13 settembre la Procura del Cairoha ordinato che l’ex Presidente Morsi (arrestato il 3 luglio) sconti ulteriori trenta giorni di carcere per nuove accuse di spio-naggio. Il 13 ottobre l’arresto è stato prorogato di un altro mese.MaliIl 28 settembre si è registrata una nuova escalation delle violenze nel nord del Paese, con un attacco suicida a Timbuctu eviolente sparatorie a Kidal nei due giorni successivi. Gli episodi mettono in luce la fragilità della tregua raggiunta nel giugno2013 a Ouagadougou, in Burkina Faso, tra il governo maliano e i separatisti tuareg dell’MNLA (Movimento Nazionale di Li-berazione dell’Azawad).Il 7 ottobre è inoltre stata attaccata con proiettili da mortaio la città di Gao, nella parte centro-orientale del Paese: una decinai feriti. Nelle ore successive due attentati dinamitardi hanno colpito due ponti sul fiume Niger, presso i centri di Bendja e Bara,a sud di Gao. Tutti gli attacchi sono stati rivendicati dal MUJAO (Movimento per l’Unità e il Jihad nell’Africa Occidentale),gruppo islamista affiliato ad Al Qaeda che nel novembre 2012 era riuscito a prendere il controllo di queste zone, scontrandosicon l’MNLA. Il portavoce del MUJAO, Abu Walid Sahrawi, ha preannunciato nuovi attacchi.KenyaNella mattinata del 21 settembre militanti del gruppo islamista somalo Al Shabaab hanno attaccato, a Nairobi, il WestgateShopping Center, centro commerciale assiduamente frequentato da stranieri e dall’alta borghesia keniota: quasi 200 i feriti ecirca 70 le vittime. Solo il 24 settembre le forze keniote sono riuscite a eliminare del tutto i terroristi asserragliati nell’edificio.L’attacco è da leggersi come una ritorsione nei confronti del governo di Nairobi, le cui forze sono parte integrante della AMI-SOM (African Union Mission in Somalia) nella battaglia contro gli shabaab. Abulaziz Abu Muscab, portavoce del gruppo isla-mista somalo, ha infatti già annunciato nuovi attacchi in Kenya, qualora Nairobi non ritiri le sue truppe dalla Somalia.SomaliaIl 5 ottobre i Navy Seals, forza d’élite della marina statunitense, hanno attaccato, a Barawe (cittadina costiera situata a circa200 km da Mogadiscio), la residenza di un importante esponente dell’organizzazione jihadista Al Shabaab. Si tratta di Abdul-kadir Mohammed Abdulkadir, meglio noto come Ikrimah, considerato direttamente coinvolto nella pianificazione dell’attaccodel 21 settembre al Westgate Shopping Center di Nairobi. Dopo un violento scontro a fuoco durato una ventina di minuti isoldati americani hanno lasciato l’area senza catturare il terrorista.Circa un mese prima, il 3 settembre, il Presidente Hassan Mohamud era scampato a un attentato a opera di Al Shabaab. Il 7settembre un’autobomba è esplosa nel centro di Mogadiscio uccidendo una ventina di persone. Anche questo attacco è statorivendicato dagli shabaab.FilippineIl 9 settembre miliziani del Moro National Liberation Front si sono asserragliati nella città portuale di Zamboanga, rivendicandol’indipendenza dell’intera regione meridionale di Bangsamoro, dove il gruppo separatista vorrebbe creare uno stato islamico.I ribelli hanno preso in ostaggio circa 200 persone impiegandole come scudi umani per contrastare l’avanzata dell’esercitoregolare e delle forze di polizia. Le forze governative hanno ripreso il controllo delle città il 28 settembre. Il bilancio del conflittoè di circa 100.000 sfollati e oltre 200 morti, la stragrande maggioranza dei quali ribelli. Tutti gli ostaggi sono stati rilasciati.QatarUn centinaio di autisti di autobus scolastici ha scioperato il 15 settembre a Doha per chiedere un aumento dello stipendio,fermo a cinque anni fa. Si tratta del primo sciopero in Qatar, Paese in cui queste forme di protesta sono vietate per legge,così come i sindacati. Gli scioperanti sono stati denunciati alla polizia dai responsabili delle scuole.TurchiaIl 6 ottobre, in Anatolia, la Turchia ha condotto con successo il primo test di un sistema di difesa missilistica a bassa quotadi fabbricazione nazionale. Il test segna un passo importante nel programma di sviluppo militare sostenuto da Ankara.IndiaIl 15 settembre è stato realizzato con successo un test del missile balistico intercontinentale Agni-V, in grado di raggiungereobiettivi a oltre 5.000 km di distanza, e quindi: Pakistan, Cina, Russia ed Europa orientale.

FINESTRA SULMONDO 77

Page 80: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201378

Dopo decenni di distanze, rivalità e scontri verbali ed armati, la Repubblica Popolare Cinese (RPC) e laRepubblica di Cina (ROC o Taiwan) sembrano aver intrapreso un cammino più orientato alla coopera-zione che alla contrapposizione frontale. Anzi, gli eventi che sono accaduti nel corso degli ultimi annisembrano indicare come effettivamente il clima sullo Stretto di Formosa stia cambiando, aprendo frale due realtà una fase di caute aperture. Un segnale significativo di distensione e riavvicinamento tra ledue entità che rivendicano il ruolo di continuità, storico e politico, della Cina sembra esserci stato alvertice APEC (Asia Pacific Economic Cooperation) tenutosi a Bali lo scorso autunno. Nonostante for-malmente per Pechino Taiwan continui ad essere una provincia ribelle, in quella sede, infatti, il Presi-dente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio di circa mezz’ora con l’inviato del Governo di Taipei altermine del quale ha espresso l’auspicio che si arrivi presto ad una soluzione politica sulle relazioni trale due entità, per evitare di lasciare in eredità alle future generazioni le divergenze in atto. Soprattuttosull’isola queste affermazioni hanno suscitato molto interesse, tanto che fonti ufficiali hanno aperta-mente dichiarato il loro entusiasmo per il nuovo corso dei rapporti tra i due Governi. Va rammentatoche Taiwan, come oggi conosciuto, è nato a seguito delle lotte tra il Kuomintang e il Partito Comunistasvoltesi negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale e conclusesicon la proclamazione, il 1 ottobre del 1949, della Repubblica Popolare Cinese da parte di Mao Tse-tung.Chiang Kai-shek, leader del Kuomintang, si ritirò sull’isola Taiwan, con buona parte del suo esercito (euna gran quantità di beni preziosi ed artistici) da dove continuò a rivendicare per sé ed il suo esecutivoil diritto di governare l’intera Cina. Infatti, Taipei (capitale provvisoria della Repubblica di Cina, comecontinua ancora oggi a denominarsi Taiwan) rappresentò la Cina alle Nazioni Unite fino al 1971, annoin cui venne sostituita da Pechino, perdendo ogni legittimità giuridica al riguardo. Oggi, infatti, solopoco più di una ventina di Paesi riconosce il Governo di Taipei come unica rappresentanza della Cina;tra questi, il più importante, almeno simbolicamente, è la S. Sede. Su una cosa sono concordi da semprele due entità al di qua ed al di là dello Stretto: che esiste una sola Cina, un solo erede del “Celeste Im-pero”, anche se poi le considerazioni su chi ne sia erede sono evidentemente divergenti. I rapporti trai due lati dello Stretto, come evidenziano una serie di indicatori e di dichiarazioni, paiono indirizzarsiverso un convinto riavvicinamento ed un appianamento dei toni bellicosi usati in passato. Eppure, negliultimi anni, la RPC ha incrementato notevolmente il proprio arsenale militare. Oggi, secondo diversianalisti, Pechino avrebbe una superiorità militare schiacciante rispetto alla controparte taiwanese, cosache teoricamente le permetterebbe, sul piano militare, di riconquistare facilmente “l’isola ribelle”. Invece,nonostante il divario militare, Pechino e Taipei sembrano essere in una fase di cauto ma costante riav-vicinamento. Negli ultimi tempi, peraltro proprio da quando il Governo di Taipei è in mano al Kuomin-tang, storico avversario dei comunisti del Continente, le relazioni tra le due “Repubbliche” si sonointensificate, divenendo particolarmente continue, frequenti e sempre seguite da dichiarazioni conciliantie collaborative e sviluppate essenzialmente a livello economico, imprenditoriale, turistico, culturale mamai a livello politico. Non vi è mai stato alcun incontro tra delegazioni ufficiali dei rispettivi Governi mapiuttosto meeting informali tra rappresentanti dei partiti politici che presiedono alle attività delle rispet-

OSSERVATORIO STRATEGICO

UNO STRETTOSEMPRE PIÙ STRETTO

di Francesco Lombardi

Centro Militare Studi Strategici

Page 81: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

tive entità. Ciò, evidentemente per mantenere, da ambo le parti, una veste formale neutra che non suscitialcun tipo di reazione né si presti a qualche sorta di strumentalizzazione. Del resto, entrambi i Governiamministrano i rapporti con la controparte attraverso organismi specifici: l’“Associazione per le relazioniattraverso lo Stretto” (ARATS), con sede a Pechino, e la “Fondazione per gli Scambi attraverso lo Stretto”(SEF) di Taiwan che, ulteriore segnale di avvicinamento, a breve apriranno sedi “distaccate” sul territoriodell’“altra Repubblica”. L’economia (ed in particolare il settore dei servizi, dove primeggia Taiwan) è ilterreno da cui hanno cominciato a muoversi le diplomazie. I numeri, d’altro canto, sono indicativi: oggiil 27,1% dell’export di Taiwan è diretto in Cina (primo partner) mentre la RPC è il secondo partner perquanto riguarda le importazioni dell’isola (16,1%) (dati CIA World Factbook 2013). Dei 26 “agreements”che sono riportati sul sito della SEF (ma il numero andrà certo presto aggiornato al rialzo), circa la metàsono stati sottoscritti durante la presidenza di Ma Ying-jeou, dal 2008 al vertice dell’isola. Per i taiwanesinon è mai stato abbastanza difficile investire sul continente. Infatti, la strategia economica cinese versol’isola “irredenta” ha sempre mirato ad attrarre le simpatie della popolazione e, in modo particolare,dell’imprenditoria locale. Al contrario, i cittadini della RPC hanno sempre trovato difficoltà ad impegnarsieconomicamente a Taiwan. Ora molte barriere, formali ed anche psicologiche, paiono cadere od in pro-cinto di essere cancellate. La firma nel 2010 di un accordo quadro in campo economico ha dato il viaad ulteriori forme di partenariato e cooperazione. Nello stesso periodo le porte degli atenei taiwanesi siaprivano ad un numero crescente di studenti continentali. In questo fiorire di iniziative va inquadrato,ad esempio, il fatto che nella capitale di Taiwan la scorsa estate è stata inaugurata la prima filiale dellaAgricultural Bank of China una delle più grandi banche della Repubblica Popolare. Se già oggi la Cinacontinentale è il maggiore partner commerciale di Taiwan, sono da attendersi future ulteriori collabo-razioni se non integrazioni tra le due economie, ampliando anche il già consistente numero di personeche ogni anno attraversano lo Stretto nell’una e nell’altra direzione (valutate in più di 8 milioni). Altrosegnale, più che simbolico, è l’intendimento di Taiwan di ritirare la propria guarnigione (si tratta di forzea livello di compagnia rinforzata) da due isole (Tatan ed Ertan) al largo della Cina sud-orientale. Le dueisole fortificate furono terreno di aspri scontri, entrati anche nell’epopea della storia militare taiwanese.In futuro esse potrebbero diventare attrazioni turistiche per il ruolo che hanno avuto nella storia dellerelazioni tra le due “Cine”. In conclusione, se è ancora troppo presto per affermare con certezza unchiaro riavvicinamento politico ROC-RPC, d’altro canto non va nemmeno trascurato l’importante ruoloche la cooperazione bilaterale sta assumendo in settori cardine per il mutuo sviluppo delle due Cine.Economia, investimenti, turismo, settore bancario, trasporti, pesca ed addirittura embrionali consulta-zioni in materia penale (soprattutto per quanto riguarda la contraffazione monetaria ed il riciclaggio)stanno contribuendo ad avvicinare i due lembi dello Stretto, allontanando, almeno per ora, l’opzionemilitare. Il 9° Cross-Strait Forum, tenutosi a Nanchino, ha concluso i suoi lavori con una dichiarazioneche è un condensato di felici propositi e proponimenti cordiali. Il Forum è stato istituito dai leader delKuomintang e del Partito Comunista Cinese nel 2006, aprendosi poi alla partecipazione anche di altrecomponenti politiche dell’isola. I 19 punti programmatici che sostanziano la dichiarazione finale ab-bracciano un insieme di campi tali da coprire molte aree di cooperazione, la cui utilità è certo per en-trambe le parti. Tutte queste aperture e questi segnali, però, vengono visti con timore da una partedell’opinione pubblica taiwanese che teme di perdere quella libertà esistente e di essere attratta defini-tivamente nell’orbita di Pechino con soluzioni “alla Hong Kong”. La postura verso la Cina continentale,infatti, è uno degli argomenti su cui si dividono i due principali partiti taiwanesi: il Kuomintang e ilPartito Democratico Progressista. Il primo, che esprime, attraverso le posizioni del Presidente Ma, lanecessità di realizzare forme di integrazione, pur rispettando la politica dei “Tre No” (no all’unificazione,no all’indipendenza e no all’uso della forza), il secondo, invece, è da sempre su posizioni vicine ad unatotale e formale indipendenza; soluzione, quest’ultima, foriera di possibili nefaste conseguenze, datoche Pechino ha varato nel 2005 una legge (Legge anti-secessione) che autorizza l’uso della forza militarequalora l’isola si dovesse dichiarare formalmente indipendente. Comunque, osservando l’incrementodelle relazioni tra le due sponde dello Stretto non si può non pensare, con ottimismo, al vecchio adagio,attribuito a Bastiat, secondo cui “dove non passano le merci passano poi gli eserciti”; e qui di merci sene incominciano a vedere tante.

OSSERVATORIO STRATEGICO 79

Page 82: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

INFORMAZIONI DELLADIFESA • 5/201380

BARBARA SCHIAVULLI

LA GUERRA DENTROYoucanprint, 2013, €12,00Il libro di Barbara Schiavulli, il terzo per la precisione, è dedicato interamente alle emozioni deisoldati. Si, le emozioni, perché spesso il cittadino che vive lontano dalla realtà delle Forze Armateconosce solamente quello che raccontano i media, nella maggior parte dei casi quando i militarimuoiono. Ma non è solo questo. È già una contraddizione andare in missione di pace sapendo diessere in guerra e la guerra trasforma le persone, mette a nudo il proprio essere, può rendere piùforti le persone ma può, allo stesso tempo, renderle fragili e mettere in discussione i propri limiti.Nessuno torna come è partito, molti sono morti ed altri tornano a casa faticando per riadattarsi.È questo il leit motiv che lega le dieci storie narrate da Barbara. “La Guerra dentro” entra prepo-tentemente nella vita di dieci militari che hanno trascorso un lungo periodo in zone di crisi lontani dai loro cari.10 storie per 10 perché di andare in missione. La partenza da casa e la separazione dagli affetti, la quotidianità nei Com-pound e nelle FOB (Forward Operating Base), la convivenza con i compagni, le loro paure, le preoccupazioni, gli attentati edil dolore per la perdita di un compagno.Sono militari che si aprono alle emozioni, alle loro paure, ai loro dolori. Dall’artificiere che “Ha sempre dato del Lei alla bom-ba, perché si deve rispetto a ciò che può ucciderti”, all’Ufficiale ferito il 30 maggio 2011 che “sapeva di essere grave, nonriusciva a muoversi, non riusciva a togliersi i massi di sopra”; dal generale comandante che si chiede “se si è pensato a tut-to per proteggere le vite dei propri uomini, ma c’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto”, al militare delle forzespeciali la cui “compagna sa che è un militare, ma non sa quello che fa, si preoccuperebbe troppo”. Ed ancora si descrivonole emozioni del militare che sta in ralla, nel “sedile della morte” e del medico che giustamente ritiene che “Con la vita di unuomo tra le mani non ti senti Dio, ma solo un uomo che deve agire in fretta”. Ma la missione è fatta anche di solitudine, diisolamento. Così il sommergibilista è contento se “a volte col periscopio, riesce a intravedere le finestre di una casa, imma-ginando un papà con i sui figli”, mentre il tiratore scelto si pone problemi di coscienza, qualora “dovesse sparare, e farequel che si deve”. Anche il fato ha la sua parte, così il pilota ritiene che “l’incidente sia casuale, mentre cadere in missioneinvece non lo è, è un atto deliberato nonostante si sappia che c’è qualcuno che ti vuole uccidere”.Queste sono le storie di uomini, chiamati ad affrontare le “nuove guerre”, quelle che gli esperti chiamano conflitti “asimmetrici”,che vedono da una parte un militare super addestrato e tecnologicamente equipaggiato mentre, dall’altra parte, un avversario senzaalcuna uniforme, che non mostra armi, che non rispetta alcuna regola di ingaggio, che si cela spesso dietro il sorriso di un bambinoo lo sguardo gentile e accogliente di una donna, esponendo in tal modo il militare a situazioni atipiche, imprevedibili, inattese.L’opera si conclude con delle riflessioni di un ufficiale psicologo che è giunta alla conclusione che “L’idea dell’uomo che nondeve chiedere mai” è stata smontata. L’uomo che riconosce le proprie emozioni, è più forte, non più fragile.Soprattutto la guerra non è solo quella che si vive sul campo: la psicologa riferisce quanto sia difficile il rientro a casa, il ria-dattamento alla vita normale, quanto lo stress subito in zone di guerra abbia prodotto disagio di carattere psicologico, la-sciando delle ferite interiori. I militari portano con sé ricordi vissuti e sofferenze varie, portano “LA GUERRA DENTRO”.

Angela EpiscopoAA.VV.

Da Baikonur alle stelleIl Grande Gioco spazialeVox Populi, 2013, pp 205 €19,00È certo difficile condensare in un unico testo molto dello scibile intorno ad un argomento, lo Spa-zio, che è sinonimo di infinito. Eppure è questa sfida che ha raccolto il think tank il “Nodo di Gordio”con l’elaborazione di un libro collettaneo che è diretto a chiunque, anche a coloro che non hannouna preventiva approfondita conoscenza delle diverse realtà che hanno interessato ed ancora inte-ressano la corsa allo Spazio. È un testo che consente di avere una visione d’insieme dello statodell’arte della “corsa alle stelle” che spesso ha sulla Terra i suoi veri e pragmatici obiettivi, non soloe non semplicemente scientifici e culturali. Autorità accademiche, istituzionali e militari tolgono ilvelo ad una vicenda ammantata di mito, ma di estrema attualità in quanto riguarda l’economia, le

strategie militari, il controllo delle comunicazioni all’alba del terzo millennio. Il volume, scritto a più mani, è un crogiuolo di in-telligenze e competenze, invitate a confrontarsi su un argomento che oramai, anche dalla Pubblica Opinione, non è più perce-pito come distante dalla generale quotidianità o vissuto come sconosciuto laboratorio per pochi indiziati. Lo Spazio, infatti, ènella nostra vita, nelle nostre vicende domestiche, permea molti degli aspetti del nostro diuturno divenire. La pluralità di vociche emergono dal libro rappresenta un aspetto di indubbio valore. La varietà di argomenti affrontati contribuisce a rendere lalettura ancor più fluida e piacevole, consentendo di far emergere, nelle singole questioni esposte, i concetti portanti e di indub-bia rilevanza. E nessun aspetto di questa frontiera, più vicina a noi di quanto sembri, viene tralasciato; dagli aspetti tecnici aquelli giuridici, da quelli politici a quelli militari, da quelli scientifici a quelli artistici, da quelli storici a quelli aneddotici, fino aquelli non meno significativi che investono tematiche etiche e sociologiche. In definitiva, come scrive nell’Introduzione DanieleLazzeri, Chairman del “Nodo di Gordio”, “questo volume si configura come uno scrigno di informazioni per tutti coloro che de-siderano approfondire le tematiche legate alla ricerca e all’esplorazione spaziale, ai futuri scenari e alle nuove frontiere del Gran-de Gioco geopolitico che, dalla Terra si sposta progressivamente verso quell’affascinante enigma chiamato universo”.

Francesco Lombardi

RECENSIONI

Page 83: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

STILGRAFICA srlconcessionaria esclusiva pubblicità

INFORMAZIONI DELLA DIFESA

via Ignazio Pettinengo, 31/ 33 - 00159 Roma tel. 06 43588200 (4 linee r.a.) - fax 06 4385693 www.stilgrafica.com - [email protected]

La pubblicitàsu “Informazionidella Difesa”

Questo è un servizio che può costituire utileinformazione per illettore.Quanti abbiano necessitàdi aprire una finestra in questo campo,possono contattare la Stilgrafica avanzandola propria proposta. Questa verrà sottopostaalla Redazione dellaRivista e se consideratanon in contrasto con gliscopi istituzionali dellatestata, verrà approvata e ritrasmessa allaStilgrafica, con la qualein seguito l’interessatoprenderà direttamente inecessari accordi tecnici.

Posizione speciale 3a di copertinamm 173 x 243

€ 1.000,00

Pagina interamm 173 x 243

€ 800,00

1/2 pagina orizzontalemm 173 x 120€ 400,00

1/2 pagina verticalemm 85 x 243

€ 400,00

Gli importi si intendono al netto di IVA

CARATTERISTICHE

Periodicità:bimestrale (6 numeri annui)

Sistema di stampa:offset formato: mm. 173 x 243

DIFFUSIONEI dati si riferiscono alla diffusioneagli abbonati e non comprendonole copie distribuite mensilmente ascopo promozionale

Tiratura:7.000 copie

Distribuzione:in abbonamento postale

ATTIVITÀ PROMOZIONALI

Inserti:forniti dai Clienti inserzionisti per l'inclusione nella rivista

Allestimento:a carico dell'inserzionista

INDIRIZZOSTILGRAFICA srlvia Ignazio Pettinengo, 31/33 00159 Roma tel. 06 43588200 (4 linee r.a.)fax 06 4385693www.stilgrafica.come-mail [email protected]

PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

TARIFFE PUBBLICITARIE

Page 84: 2013 - Ministry of Defence · to un’icona nel mondo mili-tare per la stampa nazionale. Le vicende, cui sono state protagoniste le Forze Armate italiane nell’ul-timo decennio nei

PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 4/2013

2013

5

INFO

RMAZ

IONI

DELL

ADI

FESA

Bim

- Ed.

Minis

tero D

ifesa

- € 2,

80 - T

axe P

erçue

XXXIX Congresso della Commissione Internazionaledi Storia MilitareNato Communications and Information Agency:la comunicazione diventa strategicaLa preparazione culturale dell’ambiente operativo