21 grammi pg senigallia aprile 2011

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Mensile della Pastorale Giovanile - aprile 2011 + “NEL CENTRO”. Questo il titolo di una canzone di Nicolò Fabi che si ascolta durante il mese al Punto giovane. Giovani al centro della loro vita, una casa al centro della città, al centro della nostra Chiesa giovane. Questo mese è festa per tutti gli amici del Punto Giovane, arrivato alla sua quarantesima comunità. Ecco allora che dedichiamo il nostro mensile alla storia e alle testimonianze di persone che il Punto l’hanno vissuto. Sono diverse le proposte che come Pastorale Giovanile portiamo avanti per far conoscere Cristo ai giovani, ma il Punto giovane è una grazia speciale. Lì non è l’eventualità di un momento, ma il gusto della vita vissuta, la quotidianità che si fa incontro. Il Punto Giovane è il cuore della nostra realtà giovanile perché lì il giovane può trovare il volto vero della Chiesa. Mi viene in mente il cammino del Sinodo con il tema di quest’anno (la comunione) e l’assemblea giovani che abbiamo vissuto in questi mesi per contribuire alla riflessione. Penso che se noi giovani parliamo con tale entusiasmo di comunione, è perché per primi ne abbiamo sperimentato la bellezza. Certo sono tanti i modi per viverla, ma il Punto giovane rappresenta l’attenzione costante che la nostra Chiesa ha verso il singolo giovane, verso la sua vita, le sue relazioni, il suo cammino spirituale. Realtà, insomma, in cui troviamo condensati gli elementi di una vita di fede. Ogni mese la casa del Punto diviene custode di una comunità di amici dove la relazione si basa sull’accoglienza dell’altro, sulla condivisione, sull’Eucarestia adorata e gustata; è anche casa di missione perché l’esperienza non finisce in quattro settimane, ma ti chiama a riportare nella tua vita di sempre quello che hai vissuto fra quelle mura. Vale proprio la pena di entrare, allora avanti… benvenuti al Punto Giovane! Maria Savini Quando si festeggia un anniversario sono gli anni trascorsi quelli che vengono contati, per rendersi conto della costanza di un’esperienza, della sua durata e bellezza. Noi del Punto Giovane… contiamo i mesi invece che gli anni! E proprio in questi giorni festeggiamo i nostri primi 40 mesi. Eh sì, siamo arrivati a 40: 40 mesi, 40 comunità che da novembre 2003 ad oggi si sono alternate nell’appartamento del Punto Giovane. 40 comunità, quasi 200 giovani, che in questi anni hanno desiderato e hanno vissuto un’esperienza così piena di vita comune, di condivisione, di fraternità, di preghiera, di amicizia. E così, di mese in mese siamo arrivati a questo traguardo. Lo vogliamo un po’ festeggiare, con semplicità. Non sono i numeri quelli che festeggiamo, è solo un pretesto questo “40”. Sono i volti quelli che festeggiamo, i volti dei giovani che hanno abitato quella casa. E non i singoli volti, ma il volto di ciascuno insieme ai volti dei fratelli e sorelle della sua comunità. Festeggiamo le 40 comunità perché il gruppo per noi non è un banale espediente sociologico per far vivere insieme circa 10 giovani per un mese. Le comunità sono un disegno del Signore, che ha intessuto e legato la vita di ognuno di questi volti alla vita dei loro fratelli e sorelle scelti dal buon Dio per lui in quel mese. Lo sappiamo benissimo noi che abbiamo fatto il mese: quelli che il Signore ti mette accanto, percepisci che davvero sono i fratelli e le sorelle che Lui ha scelto per te in quel frammento di tempo della tua storia. C’è un principio nella psicologia, quello della Gestalt, che dice: “l’insieme è più della somma delle sue parti”. Così per noi: quando si vive il Vangelo insieme, e non solo lo si legge e commenta, ognuno trova nell’altro la possibilità di scoprirsi diverso, di superare limiti, di allargare il proprio respiro, il proprio cuore. Festeggiamo le comunità non perché sono la somma di singoli giovani che hanno vissuto una bella esperienza: ma perché sono segno della fantasia del Signore, che crea continuamente nuova vita, mescolando le vite secondo i suoi piani, secondo la sua bontà e la sua creatività. Così ringraziamo il Signore per come in questi anni ha intessuto di vita le nostre relazioni e amicizie, colorando la nostra fede e il nostro cammino di amicizia verso Gesù. Festeggiamo anche la sua grande fedeltà verso di noi, verso la nostra chiesa diocesana, verso questo semplice ma splendente progetto. È semplice, è quello che Lui ha semplicemente pensato da sempre, che ci ha lasciato come esempio possibile e realizzabile nel Vangelo: vivere in fraternità, vivere la quotidianità nella comunione coi fratelli e in Cristo. Con 40 comunità si è mostrato fedele a questo nostro desiderio: che nella nostra chiesa diocesana i giovani sperimentino che è possibile, anzi, è desiderabile vivere così. Quando abbiamo iniziato nel 2003 non eravamo sicuri che sarebbe andata così. Non abbiamo neanche comprato i mobili per arredare il primo appartamento del Punto, li abbiamo presi in prestito qua e là, con l’idea di affidarci e di provare. Certo, le radici erano buone: non è stato solo un’intuizione di alcuni cuori innamorati di Dio e dei giovani, o l’emulazione della bella esperienza del Punto Giovane di Riccione: è stato un percorso, ancor prima di iniziare le comunità, condiviso con altri giovani, con tanti sacerdoti e con il Vescovo. Ma questo poteva anche non bastare, se per il Signore non fosse stato un buon sogno questo, a cui dare Lui stesso vita. E alla fine, è davvero come leggiamo nei testi del cammino spirituale del mese, tramite le parole di Bonhoeffer: la comunione è un dono che viene del signore, e in quanto tale ci può essere da lui tolto in qualsiasi momento. Per questo non ci gloriamo di nessuna capacità particolare, né gongoliamo in lodi a noi stessi per questa festa: semplicemente ringraziamo! Ringraziamo i giovani che nel cuore hanno un desiderio di vita Vera, i sacerdoti che credono nei giovani e amano non solo servirli, ma semplicemente essere loro amici. Ringraziamo il Signore, che con questo ci dice quanto sia un Dio fedele ai desideri di Amore in ogni cuore. Chiara Canonici PER CHI NON CI CONOSCE… Il Punto Giovane è una comunità per giovani dai 18 ai 30 anni. È un’iniziativa della Pastorale Giovanile, ed è presente nella nostra diocesi dal 2003. Nell’appartamento del Punto Giovane, in via Testaferrata 13 a Senigallia, ogni mese si alterna una comunità composta da circa 10 giovani (ogni mese diver- si), provenienti da qualsiasi parte della diocesi, che sceglie per questo tempo di vivere un’esperienza di vita comune e di cammino spirituale. Il tutto inte- grato nella vita quotidiana di ciascuno. È proprio questo l’obiettivo: integrare la fede con la vita quotidiana, facendo esperienza che è possibile trovare Dio in tutte le cose, anche nella più ordinaria quotidianità. I giovani che fanno questa esperienza dunque continuano le loro ordinarie attività di lavoro, studio, sport, relazioni, etc, ma scelgono per un mese di vivere il tutto in una nuova famglia, quella della comunità, spesso composta da giovani che non si conoscono, o non sono già amici stretti, ma che “per caso” sono disponibili a fare il mese nello stesso periodo. A scandire la giornata le lodi e la compieta nella cappellina della casa con il meraviglioso mosaico di Rupnik, e la messa quotidiana delle 19.25 al duomo. Questa esperienza da l’opportunità ai giovani di sperimentare la bellezza di una chiesa fatta di relazioni, e di poter improntare una personale regola di vita spirituale.

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21 grammi Pastorale Giovannile Senigallia Aprile 2011

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Mensile della Pastorale Giovanile - aprile 2011

+“NEL CENTRO”. Questo il titolo di una canzone di Nicolò Fabi che si ascolta durante il mese al Punto giovane. Giovani al centro della loro vita,

una casa al centro della città, al centro della nostra Chiesa giovane. Questo mese è festa per tutti gli amici del Punto Giovane, arrivato alla sua quarantesima comunità. Ecco allora che dedichiamo il nostro mensile alla storia e alle testimonianze di persone che il Punto l’hanno vissuto. Sono diverse le proposte che come Pastorale Giovanile portiamo avanti per far conoscere Cristo ai giovani, ma il Punto giovane è una grazia speciale. Lì non è l’eventualità di un momento, ma il gusto della vita vissuta, la quotidianità che si fa incontro. Il Punto Giovane è il cuore della nostra realtà giovanile perché lì il giovane può trovare il volto vero della Chiesa. Mi viene in mente il cammino del Sinodo con il tema di quest’anno (la comunione) e l’assemblea giovani che abbiamo vissuto in questi mesi per contribuire alla riflessione. Penso che se noi giovani parliamo con tale entusiasmo di comunione, è perché per primi ne abbiamo sperimentato la bellezza. Certo sono tanti i modi per viverla, ma il Punto giovane rappresenta l’attenzione costante che la nostra Chiesa ha verso il singolo giovane, verso la sua vita, le sue relazioni, il suo cammino spirituale. Realtà, insomma, in cui troviamo condensati gli elementi di una vita di fede. Ogni mese la casa del Punto diviene custode di una comunità di amici dove la relazione si basa sull’accoglienza dell’altro, sulla condivisione, sull’Eucarestia adorata e gustata; è anche casa di missione perché l’esperienza non finisce in quattro settimane, ma ti chiama a riportare nella tua vita di sempre quello che hai vissuto fra quelle mura. Vale proprio la pena di entrare, allora avanti… benvenuti al Punto Giovane!

Maria Savini

Quando si festeggia un anniversario sono gli anni trascorsi quelli che vengono contati, per rendersi conto della costanza di un’esperienza, della sua durata e bellezza.Noi del Punto Giovane… contiamo i mesi invece che gli anni! E proprio in questi giorni festeggiamo i nostri primi 40 mesi.Eh sì, siamo arrivati a 40: 40 mesi, 40 comunità che da novembre 2003 ad oggi si sono alternate nell’appartamento del Punto Giovane.40 comunità, quasi 200 giovani, che in questi anni hanno desiderato e hanno vissuto un’esperienza così piena di vita comune, di condivisione, di fraternità, di preghiera, di amicizia. E così, di mese in mese siamo arrivati a questo traguardo.Lo vogliamo un po’ festeggiare, con semplicità. Non sono i numeri quelli che festeggiamo, è solo un pretesto questo “40”. Sono i volti quelli che festeggiamo, i volti dei giovani che hanno abitato quella casa. E non i singoli volti, ma il volto di ciascuno insieme ai volti dei fratelli e sorelle della sua comunità.Festeggiamo le 40 comunità perché il gruppo per noi non è un banale espediente sociologico

per far vivere insieme circa 10 giovani per un mese. Le comunità sono un disegno del Signore, che ha intessuto e legato la vita di ognuno di questi volti alla vita dei loro fratelli e sorelle scelti dal buon Dio per lui in quel mese.Lo sappiamo benissimo noi che abbiamo fatto il mese: quelli che il Signore ti mette accanto, percepisci che davvero sono i fratelli e le sorelle che Lui ha scelto per te in quel frammento di tempo della tua storia. C’è un principio nella psicologia, quello della Gestalt, che dice: “l’insieme è più della somma delle sue parti”.Così per noi: quando si vive il Vangelo insieme, e non solo lo si legge e commenta, ognuno trova nell’altro la possibilità di scoprirsi diverso, di superare limiti, di allargare il proprio respiro, il proprio cuore.Festeggiamo le comunità non perché sono la somma di singoli giovani che hanno vissuto una bella esperienza: ma perché sono segno della fantasia del Signore, che crea continuamente nuova vita, mescolando le vite secondo i suoi piani, secondo la sua bontà e la sua creatività.Così ringraziamo il Signore per come in questi anni ha intessuto di vita le nostre relazioni e amicizie, colorando la nostra fede e il nostro cammino di amicizia verso Gesù.Festeggiamo anche la sua grande fedeltà verso di noi, verso la nostra chiesa diocesana, verso questo semplice ma splendente progetto.È semplice, è quello che Lui ha semplicemente pensato da sempre, che ci ha lasciato come esempio possibile e realizzabile nel Vangelo: vivere in fraternità, vivere la quotidianità nella

comunione coi fratelli e in Cristo.Con 40 comunità si è mostrato fedele a questo nostro desiderio: che nella nostra chiesa diocesana i giovani sperimentino che è possibile, anzi, è desiderabile vivere così.Quando abbiamo iniziato nel 2003 non eravamo sicuri che sarebbe andata così. Non abbiamo neanche comprato i mobili per arredare il primo appartamento del Punto, li abbiamo presi in prestito qua e là, con l’idea di affidarci e di provare. Certo, le radici erano buone: non è stato solo un’intuizione di alcuni cuori innamorati di Dio e dei giovani, o l’emulazione della bella esperienza del Punto Giovane di Riccione: è stato un percorso, ancor prima di iniziare le comunità, condiviso con altri giovani, con tanti sacerdoti e con il Vescovo.Ma questo poteva anche non bastare, se per il Signore non fosse stato un buon sogno questo, a cui dare Lui stesso vita.E alla fine, è davvero come leggiamo nei testi del cammino spirituale del mese, tramite le parole di Bonhoeffer: la comunione è un dono che viene del signore, e in quanto tale ci può essere da lui tolto in qualsiasi momento.Per questo non ci gloriamo di nessuna capacità particolare, né gongoliamo in lodi a noi stessi per questa festa: semplicemente ringraziamo! Ringraziamo i giovani che nel cuore hanno un desiderio di vita Vera, i sacerdoti che credono nei giovani e amano non solo servirli, ma semplicemente essere loro amici. Ringraziamo il Signore, che con questo ci dice quanto sia un Dio fedele ai desideri di Amore in ogni cuore.

Chiara Canonici

PER CHI NON CI CONOSCE…Il Punto Giovane è una comunità per giovani dai 18 ai 30 anni. È un’iniziativa della Pastorale Giovanile, ed è presente nella nostra diocesi dal 2003.Nell’appartamento del Punto Giovane, in via Testaferrata 13 a Senigallia, ogni mese si alterna una comunità composta da circa 10 giovani (ogni mese diver-si), provenienti da qualsiasi parte della diocesi, che sceglie per questo tempo di vivere un’esperienza di vita comune e di cammino spirituale. Il tutto inte-grato nella vita quotidiana di ciascuno. È proprio questo l’obiettivo: integrare la fede con la vita quotidiana, facendo esperienza che è possibile trovare Dio in tutte le cose, anche nella più ordinaria quotidianità. I giovani che fanno questa esperienza dunque continuano le loro ordinarie attività di lavoro, studio, sport, relazioni, etc, ma scelgono per un mese di vivere il tutto in una nuova famglia, quella della comunità, spesso composta da giovani che non si conoscono, o non sono già amici stretti, ma che “per caso” sono disponibili a fare il mese nello stesso periodo. A scandire la giornata le lodi e la compieta nella cappellina della casa con il meraviglioso mosaico di Rupnik, e la messa quotidiana delle 19.25 al duomo.Questa esperienza da l’opportunità ai giovani di sperimentare la bellezza di una chiesa fatta di relazioni, e di poter improntare una personale regola di vita spirituale.

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HANNO COLLABORATO Letizia Prezzemoli, Maria Savini, Diego Bossoletti, Daniela Giuliani, don Andrea Franceschini, Davide Nataloni, Chiara Canonici.

Tra le tante caratteristiche della specie umana, una delle più significative è sicuramente quella spinta innata all’aggregazione e alla condivisione che, attraverso il linguaggio, i gesti e i meccani-smi socio-culturali, permette di descrivere e rac-contare tutto quanto sta avvenendo nel mondo circostante. Ciò che differenzia gli uomini dagli animali è proprio il fatto che le informazioni scambiate non si limitano a stadi di pericolo o alla soddisfazione di bisogni fisiologici e naturali; in millenni di storia gli uomini hanno sviluppa-to abilità cognitive e comunicative molto più ampie e diversificate, andando con curiosità e meticolosità ad esplorare tutti i vari campi del sapere e della natura, a volte superando anche

“Sono qui a fare il mese per quello che ho visto sul volto di un mio amico che ha fatto questa esperienza”. Era la prima sera di un mese del Punto di alcuni anni fa, e così cominciò la sua prima condivisione una ragazza che stava cominciando la sua avventura al Punto.Madre Teresa di Calcutta diceva tempo fa che la grande povertà dell’occidente è la mancanza d’amore, una povertà relazionale. In questi tempi, che appaiono ai più come tempi di crisi della fede, diviene profetica una celebre affermazione del grande teologo K. Rahner: il cristiano del XXI secolo o sarà un mistico, uno che ha fatto esperienza di Dio, o non sarà.Tra i tanti punti di forza del Punto Giovane, così difficile da catalogare, di questa esperienza che pone il giovane al centro della vita ecclesiale in una forma semplice e ordinaria di vita evangelica, c’è proprio questa capacità di permettergli un’esperienza di diretta Dio attraverso una dinamica rinnovata di relazione. L’Eucarestia e la Parola diventano la casa e il senso dell’incontrarsi reci-proco e questo permette di situarsi su un altro livello relazionale, più profondo e più vero, dove

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finalmente il fondo oscuro della nostra anima può venire fuori, senza essere giudicato, per essere illuminato dalla luce di Dio. Non mi sembra di esagerare con queste parole, perché tante volte ho visto questa luce riaccendersi nel volto dei giovani alla fine del mese. Certo, nessun automatismo, nessuna magia e nessuna panacea. Se non ci si lascia portare con fiducia dal Signore e dai fratelli e si rimane sui propri preconcetti o ci si crogiola sui proprio pensieri negativi la grazia non agisce. La letizia invece diventa per tutti la caratteristica profonda di quelle quattro settimane: un rinnovata fiducia in se stessi, nella propria capacità di amare ed essere amati, nella certezza della vicinanza di Dio che si fa reale nella ordinaria compagnia della Chiesa, concreto e attuale volto di Cristo stesso. Quasi una “terapia dello spirito”, un rivestirsi di gioia che da sempre è il segno dei salvati, quella gioia che Nietzsche all’alba del nostro tempo imputava come assente negli occhi dei cristiani che vedeva uscire dalla messa domenicale: “Se voi aveste il volto dei salvati, io crederei!”.Ed allora un grande grazie al Signore che ha scelto la nostra Chiesa per il dono di questa espe-rienza, ma anche un immenso grazie per tutti i compagni laici e consacrati di questa straordinaria avventura che anche a me, prete, fa sperimentare in modo sempre nuovo e pieno la gioia profonda del dono del sacerdozio e la gioia segreta delle amicizie che si tessono in Cristo.

Don Andrea Franceschini

le loro stesse possibilità. Considerando la storia, è facilmente riscontrabile come ogni strumento comunicativo utilizzato ed inventato abbia con-tribuito a modificare sostanzialmente la socie-tà, gli uomini e le stesse relazioni. Oggi questi nuovi media si stanno sviluppando ad una velo-cità frenetica ed aprono nuove e straordinarie prospettive di comunicazione nonostante ci sia il rischio concreto di ridurre la comunicazione al semplice scambio di informazioni, facendo veni-re meno la personalità e la relazione fisica insita nel’atto stesso di comunicare. Quest’enorme percezione dell’immediato nello spazio e nel tempo depotenzia la dimensione della memoria e della storia, rendendoci sempre più incapaci

di progettare insieme un futuro collettivo. Pa-radossalmente siamo bombardati da tantissime informazioni ma fatichiamo, al tempo stesso, a relazionarci faccia a faccia e in modo costruttivo con i nostri amici, familiari, partner. Ormai è già diventata una prassi nelle cause di separazione e divorzio portare come prove “inconfutabili” link e foto pubblicati sui vari social network, segno che non si sono dematerializzati solo i processi comunicativi ma anche le persone. Un altro fattore preoccupante è la crescita espo-nenziale degli “amici”, sempre più confusi con i conoscenti e da questi rimpiazzati; condividere link ed informazioni, news ed eventi non vuol dire, parallelamente, aprirsi a fondo agli altri ri-

…Anche oggi la pazienza del Signore ci invita in maniera sempre radicale e diretta a viverlo questo presente, a cercare i segni e ce ne sono, anche non molto distanti da noi: guardiamoci a destra e a sinistra di noi stessi. I nostri compagni di panca non sono forse segni della vicinanza e della cura che il Signore ha per me? Desideriamo sollevare le sorti del mondo facendo i piccoli dottori ed ingegneri salva vita dei paesi africani e poi quelli in casa nostra di individui li portiamo nelle case di cura, negli ospizi o li bruciamo. Che strana la nostra testa e il nostro cuore: i segni sono in noi e noi andiamo altrove a cercarli, sono in casa nostra ma noi fuggiamo da noi stessi. Il buon sant’Agostino suggeriva a ben vedere di ritornare dentro noi stessi: siamo proiettati verso il futuro che non c’è perdendo di vista il presente e così alla fine restiamo a bocca asciutta sia per l’uno che per l’altro. Invochiamo a questo punto Signore tanti piccoli Giona nella nostra vita, tante regine del sud che ci aprano un po’ di più, testa orecchie e cuore, persone che ci scuotano dal nostro torpore e dalla nostra indifferenza per evitare che la nostra fede voli a 10.000 piedi e non diventi concretezza, rischiando di farci fare un volo e romperci tutti se qualcosa di storto ci accade nella vita. Apri il cuore Signore ai segni del nostro presente, perché la fede è ora, adesso, in questa chiesa con questi fratelli che ho accanto: questi sono i segni, sono i tuoi segni, sono quelli da leggere non altri. Sono quelli che abbiamo cercato di leggere e di custodire in questo mese e che ti chiediamo Signore di imprimerli con il fuoco del tuo amore nei nostri cuori di pietra.

Don Filippo Savini

Dall’omelia della messa finale della 39^ comunità

velando le proprie debolezze, il proprio essere perché si potrebbero pubblicare solamente quei contenuti che lo farebbero apparire, agli occhi degli altri, bello, sereno, … Ogni strumento ha delle potenzialità e, soprattutto, non è sbagliato a prescindere; è il corretto uso che se ne fa e la capacità di integrare i vari media che permette di andare oltre alla visibilità, approfondendo la conoscenza ed esaltando i veri valori, le relazio-ni più profonde e durature. Il filosofo tedesco Adorno, a tal proposito, cita: “Non c’è pensiero che sia immune dalla sua comunicazione; basta però formularlo nella falsa sede e in senso equi-vocabile per minare la sua verità”.

Diego Bossoletti