22°carnevale della chimica

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unpodichimica lingue negli alberi, libri nei correnti ruscelli Carnevale della Chimica #22: la chimica della bellezza o la bellezza della chimica Posted on novembre 23, 2012 by spanni «….. L’aprì e vide che c’era un grasso unguento giallo. Le parve che odorasse di palude. Con la punta del dito Margherita se ne mise un poco sul palmo e più acuto giunse l’odore d’erbe di palude e di bosco. Col palmo cominciò a spalmarsi la crema sulla fronte e sulle guance. La crema si spalmava con facilità e Margherita ebbe l’impressione che evaporasse immediatamente. Dopo qualche frizione, Margherita si guardò allo specchio e lasciò cadere la scatoletta che andò a finire proprio sull’orologio incrinandone il vetro. Chiuse gli occhi, poi si guardò un’altra volta e scoppiò in una folle risata. Le sopracciglia sottili depilate con la pinza si erano fatte più folte e formavano due archi neri regolari sugli occhi d’un verde più intenso. La sottile ruga verticale alla radice del naso, formatasi dopo che era scomparso il Maestro, non c’era più. Erano sparite anche le ombre giallognole dalle tempie e le piccole rughe appena segnate agli angoli degli occhi. Le guance s’erano fatte rosee, la fronte bianca e limpida e l’ondulazione eseguita dal parrucchiere s’era disfatta. L’immagine di un donna sui vent’anni, scossa da un riso irrefrenabile, dai capelli neri e ondulati naturalmente, guardava dallo specchio la trentenne Margherita …..». Bulgakov: Il Maestro e Margherita

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unpodichimica lingue negli alberi, libri nei correnti ruscelli

Carnevale della Chimica #22: la chimica della bellezza o la

bellezza della chimica

Posted on novembre 23, 2012 by spanni

«….. L’aprì e vide che c’era un

grasso unguento giallo. Le parve che odorasse di palude. Con la punta

del dito Margherita se ne mise un poco sul palmo e più acuto giunse

l’odore d’erbe di palude e di bosco. Col palmo cominciò a spalmarsi la

crema sulla fronte e sulle guance. La crema si spalmava con facilità e

Margherita ebbe l’impressione che evaporasse immediatamente. Dopo

qualche frizione, Margherita si guardò allo specchio e lasciò cadere la

scatoletta che andò a finire proprio sull’orologio incrinandone il

vetro. Chiuse gli occhi, poi si guardò un’altra volta e scoppiò in una

folle risata. Le sopracciglia sottili depilate con la pinza si erano

fatte più folte e formavano due archi neri regolari sugli occhi d’un

verde più intenso. La sottile ruga verticale alla radice del naso,

formatasi dopo che era scomparso il Maestro, non c’era più. Erano

sparite anche le ombre giallognole dalle tempie e le piccole rughe

appena segnate agli angoli degli occhi. Le guance s’erano fatte rosee,

la fronte bianca e limpida e l’ondulazione eseguita dal

parrucchiere s’era disfatta. L’immagine di un donna sui vent’anni,

scossa da un riso irrefrenabile, dai capelli neri e ondulati

naturalmente, guardava dallo specchio la trentenne Margherita …..».

Bulgakov: Il

Maestro e Margherita

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Ecco, questo è esattamente quello che vorrei mi capitasse la mattina, quando lo specchio riflette impietoso la mia immagine. Quanto vorrei la ricetta della preziosa crema del diabolico Azazello! E questo, ne sono certa, è un desiderio universale, uno di quelli che mi accomuna alla gran parte del genere umano e non solo a quello di sesso femminile. Invece quello che capita alle Margherita non protagoniste di alcun romanzo (e a tutti gli altri!) è ben riassunto in questo impietoso filmato

Ma quando è iniziato questo desiderio di trovare rimedi ai vandalici graffiti che il tempo si ostina a tracciare sui nostri volti? Un riflesso nell’acqua: nascita dell’autocoscienza e inizio del sodalizio bellezza – chimica.#cosmesi Questo potrebbe essere il twitt che comunica l’inizio della storia della bellezza e degli incredibili sforzi che l’umanità ha compiuto per crearla, possederla , mantenerla. Una lotta che ha sempre avuto come alleata la chimica, anche quando non si sapeva che quello fosse il suo nome. Un riflesso e l’uomo prende coscienza del suo volto vale a dire dell’interfaccia che separa la sua anima dal mondo. Pochi secondi dall’autocoscienza e lo stupore iniziale si trasforma in palese insoddisfazione : ne sono certa, il gesto successivo al riconoscimento della propria immagine è stato quello di aggiustarsi i capelli. Mi sembra quasi di percepire telepaticamente i due nuovi problemi che il progenitore si è trovato tra capo e collo, contestuali a quel primo sguardo cosciente: come migliorare o comunque modificare i tratti del volto e l’altro …. come costruire uno specchio più facile da maneggiare. Problemi apparentemente frivoli rispetto alle difficoltà di sopravvivenza in un ambiente ostile quale doveva essere la Terra diecimila anni fa. Porre rimedio a un colorito un po’ smorto o farsi labbra di fuoco, sembrano problemi che non avrebbero dovuto neanche venire in mente a chi ha ben altre priorità quali: procurarsi cibo e riparo. Eppure gli uomini preistorici usavano cosmetici, come testimoniato il ritrovamento di piccoli mortai risalenti all’età della pietra, che si presume servissero a preparare pigmenti per colorare il corpo. Quindi, fra una battuta di caccia e la fabbricazione di armi, nell’ età della pietra si trovava il tempo per osservare e manipolare, per entrare cioè, in contatto con la chimica, futura maestra di trasformazioni e alleata fidata. Tutto è cominciato con qualche suggerimento per estrarre i icolori, poi qualche idea per un uso non bellico dei materiali ed ecco che: immagine, bellezza, fashion e chimica, intrecciano una specie di danza che non si è ancora fermata. E ne è passato di tempo! Certo non era proprio chimica delle trasformazioni, quella di allora, ma la manipolazione dei materiale naturali per ricavarne i componenti (come i colori) è già molto vicina alla chimica ed è davvero molto antica.

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Ed ecco il rosso e il giallo provenienti da ocre contenenti ematite cristallizzata con diverse percentuali d’acqua, ( ossido di ferro e ossido di ferro idrato). Da terre con silicati d’alluminio invece si otteneva il verde, il nero si ricavava dal carbone vegetale, il marrone dall’ossido di manganese, il bianco dal gesso e dalle ossa macinate. I colori venivano ridotti in polvere finissima con il pestello e venivano poi aggiunti come leganti oli vegetali e se ancora non si poteva parlare di trasformazioni, sicuramente venivano elaborate ricette in cui, per addizione di componenti, si miglioravano le miscele. I pigmenti così ottenuti erano usati per colorare la pelle e … le pareti di casa .

specchi in ossidiana: museo di Ankara

Era già stato ottenuto, lucidando dell’ ossidiana, anche lo specchio tascabile. Non è però certo che ci fosse già stata l’invenzione della tasca. Tornando a unguenti e pigmenti, quelli del paleolitico erano solo primi balbettii, ma per parlare di vera cosmesi bisogna attendere il neolitico e trasferissi in Mesopotamia.

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È qui, in oriente, nella mezzaluna fertile, che si trovano i migliori ingredienti vegetali e minerali da trasformare in oli, profumi e tinture. All’estetica e al rito, si affianca il tentativo di affrontare, con l’aiuto della cosmesi, problemi igienici. Ecco allora, ad esempio, la pratica di ungere la pelle per evitare eccessive sudorazioni, l’ uso dei prodotti cosmetici per diverse finalità, contribuisce alla loro diffusione. I Sumeri (3500 a.C. ca.) e i Babilonesi (2003 a.C–539 a.C.) praticarono per primi trattamenti estetici estremamente progrediti: ci restano i vasetti e i piccoli flaconi destinati a contenere unguenti profumati, oli, pigmenti e polveri, molte delle quali d’oro, usate probabilmente per cerimonie religiose o per grandi solennità. Durante gli scavi di Ur vennero rinvenuti i lussuosi ornamenti della principessa sumera Shub-ad, oltre alla sua bellissima arpa. Un particolare curioso: il trucco, soprattutto il rosso per guance e labbra, veniva portato con sé dalla persona che lo usava. E per questo c’erano piccoli recipienti che facevano da ciondolo a braccialetti o a orecchini. Con gli Assiri(1350-612 a.C.) si assiste ad un ulteriore sviluppo dell’arte cosmetica: alla leggendaria regina Semiramide si attribuiscono ricette particolarmente efficaci e una grande conoscenza di fitocosmesi.Con questa popolazione la cosmesi passò veramente dall’artigianato a qualcosa di simile alla produzione industriale. Nel frattempo l’umanità aveva imparato a utilizzare il fuoco e a compiere le prime trasformazioni della materia. L’uomo si rese conto di essere in grado di cambiare la struttura, la forma e l’aspetto della materia e i suoi primi spettacolari interventi, contribuirono ad accrescere la bellezza del mondo. Nacquero le ceramiche (e i contenitori per intrappolare l’acqua e specchiarsi più frequentemente), i vetri per produrre splendidi flaconcini per unguenti, e soprattutto nacque la metallurgia. Il metallo fu strappato ai suoi minerali

e si trasformò in armi, contenitori e … specchi. I primi specchi furono dischi di metallo . bronzo, argento e raramente oro.avevano un manico e la superficie lievemente curva. Furono lucidati con sabbie, talco e polveri sempre più sottili, fino a mettere a nudo la superficie riflettente. Con la pratica, nel tempo, gli uomini riuscirono a ottenere dai metalli

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prestazioni incredibili, ma solo dal secolo scorso quando gli scienziati hanno iniziato a saperne di più sugli atomi, il riflesso abbagliante di una superficie metallica ha svelato i suoi segreti. Un viaggio tra i cosmetici ha una tappa obbligata: gli Egizi , i primi cultori della bellezza e i primi a mettere insieme vere formulazioni chimiche (come quella del blu egizio). Un canto del II millennio a.C. dice molto sul rapporto che le donne egizie avevano con i cosmetici.

Mi sono confusa vedendoti,

che metà dei capelli si sono sciolti

correndoti incontro

vado subito a rifarmi i ricci

e adornarmi gli occhi con il kohl

a mettere il rosso

e l’olio profumato di Punt

per essere pronta ad ogni istante.

Il Kohl o Kajal era solfuro di ammonio: stemperato in olio di semi, veniva messo all’interno e all’esterno dell’occhio che veniva così allungato verso le tempie. Serviva per proteggere gli occhi e dare profondità allo sguardo. Ogni donna, così come gli alti dignitari e i sacerdoti , aveva una tavolozza d’avorio su cui comporre i colori del trucco, spesso di origine minerale e piuttosto inquietanti per la salute. Solfuro di mercurio per il rosso, ocre a base di limonite per l’arancio, sali di rame per l’azzurro, i derivati del

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manganese per il viola, la malachite per il verde, e la velenosissima biacca, carbonato di piombo per sbiancare la pelle. L’oro era utilizzato come smalto e come ornamento per i capelli.Gli Egiziani raggiunsero livelli altissimi nella produzione di colori che utilizzavano oltre che per cosmesi, per colorare ceramiche, papiri e pareti. I cretesi raccolsero la tradizione cosmetica egiziana come testimonia il fantastico ritratto della “parigina”, affresco

del palazzo di Cnosso conservato a Creta. I greci invece furono molto più austeri nell’uso di cosmetici decorativi, ma molto rigorosi per la cura del corpo. Le donne trascurate incorrevano in multe e sanzioni varie. Questa usanza, estesa agli uomini, dovrebbe essere in uso anche nella nostra civiltà tutelando così gli utilizzatori di mezzi pubblici, quali treni e autobus, da incredibili afrori in grado di innescare danze tribali nei succhi digestivi del già vessato pendolare. Nella lingua greca troviamo anche le origini della parola cosmesi: kosmeo che significa ornare e kosmos che significa ordine e che è la stessa da cui deriva cosmo cioè universo.

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E lo specchio? Con i greci, lo specchio diventa un oggetto riservato alle donne. Gli uomini, al massimo, possono darsi una sbirciatina nello scudo, mai in uno specchio. Comprensibile: il mito di Narciso doveva aver lasciato tracce profonde nella popolazione maschile dell’antica Grecia! Per riposarvi dopo tutte queste chiacchiere, guardate questo divertente video che ne propone una versione moderna.

E siamo arrivati ai Romani. Qui abbiamo fior di poeti che ci parlano della situazione cosmesi nella Roma antica. Il caustico Marziale, per esempio,nei suoi epigrammi deride le varie Fabulle, Galle e Messaline per l’ intonaco del volto che rischia di sciogliersi con la pioggia ( l’uso della biacca -fondotinta, a quei tempi, era più che mai di moda), per le torture a cui sottopongono i capelli a furia di tingerli di biondo, ( il contatto con le donne celtiche stava dando una dura mazzata alla bellezza mediterranea) per l’ uso smodato di

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mosaici di Piaza Armerina, particolare copia eseguita dagli studenti dell’Istituto d’arte G. Severini di Ravenna

trucco che rende il volto irriconoscibile.( “I due terzi di Messalina si trova chiusa nei tuoi bussoletti) Ovidio invece mostra maggior apprezzamento per tutti quegli artifizi, che aiutano a mantenere la bellezza ( Ars Amatoria libro terzo: la cosmetica) e nel Medicamina Faciei dà anche consigli pratici come questa ricetta per schiarire la pelle.

All’orzo, che inviano per mare i coloni africani, togli via paglia e pula una misura uguale di ervi sia fatta macerare in dieci uova (che l’orzo mondato ammonti a due libbre): quando il tutto si sarà asciugato al

soffio del vento, fallo macinare con ruvida mola da un’asina lenta. Trita anche corna che cadranno per prime ad un cervo longevo (ce ne vada una sesta parte di libbra), e poi, quando si saranno mescolate a questa polvere farinosa, setaccia subito il tutto nei fitti fori di un vaglio. Aggiungi dodici bulbi di narciso sbucciati, da pestare con mano instancabile in un mortaio ben pulito, la gomma insieme a sementa d’Etruria pesi un sestante, a questo si aggiunga nove volte tanto di miele. Qualunque

donna curerà il volto con questo cosmetico risplenderà

più liscia del suo specchio.

Plinio il vecchio, erudito e un po’ noioso, ma ricco di notizie utili, ci dà invece l’elenco di tutti i cosmetici usati all’epoca. Stranamente sopravvissute a queste pratiche di bellezza naturali e micidiali che imperversavano nell’antichità, le donne arrivarono al XII secolo. Qui Trotula, donna coltissima dell’epoca, le attendeva con il suo libro “De mulierum passionibus,” nel quale ha lasciato molte ricette cosmetiche, alcune improponibili, come l’uso di testa e coda di lucertola bollita per dare lucentezza ai capelli, altre come questa:

Defensivo per il sole. Piglia il latte di donna che allatti figlia femmina quanto capie in due cucciari et ponvi dentro tanto orpimento quanto una fava e mestica insieme e la mattina

ponilo in su la faccia.

Tanto per capirci, l’orpimento è trisolfuro di arsenico As2S3,

piuttosto velenoso ma in grado di fornire un colore giallo difficilmente ottenibile con altre sostanze. Rimase in uso nei cosmetici fino al 1800. Altre ricette di Trotula, invece, sono molto importanti per l’uso di ingredienti come l’acqua di rose, gli infusi di crusca o la canfora, ancora utilizzati. E gli specchi? Si incominciano a trovare le tracce degli specchi di vetro: Le tracce più antiche della produzione di piccoli specchi in vetro risalivano all’Egitto del I secolo a.C. Anche i Romani tentarono piccole produzioni, che non ebbero grande diffusione, pur in presenza di una notevole capacità tecnica nella lavorazione dei vetri. Il

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tradizionale e facile uso del bronzo rendeva troppo complicato e apparentemente inutile, studiare come realizzare l’unione del vetro con una foglia metallica. Bisogna arrivare al XII secolo poter iniziare veramente a parlare di specchi di vetro. In quel secolo, in alcune zone della Germania e della Lorena si sviluppò un a tecnica di metallizzazione del vetro con il piombo o stagno senza però arrivare a produrre specchi di grande dimensione. Nel XIV sec a Venezia inizia la produzione dei primi costosissimi specchi. I mastri vetrai avevano formulato un vetro così lucente da essere definito cristallo. Questo tipo di vetro fu il segreto principale dei famosi specchi veneziani, che si producevano unendo una lastra di cristallo lucidato con fogli di stagno e utilizzando il mercurio: i sottili strati di stagno venivano uniti al vetro tramite un bagno di mercurio ed esercitando pressione; tale processo era costoso e complesso e rendeva lo specchio un prodotto di lusso. Il predominio di Venezia nel settore si ebbe per due secoli. Ma il resto d’Europa non stava a guardare. Con l’intento di soppiantare le produzioni veneziane, Colbert, in Francia, fonda nel 1665 la Compagnie des glaces. Gli specchi vengono soffiati a Tourlaville e trasportati a Parigi dove vengono puliti. Dal 1672, Colbert vieta l’importazione di specchi veneziani. Alla fine del XVII secolo, la tecnica della colata del vetro su tavolo di metallo consente la creazione di specchi alti fino a tre metri. Il processo chimico di rivestimento del vetro con argento venne scoperto da Justus von Liebig nel nel 1835. Grazie a lui nacquero le tecniche di produzione degli specchi usate ancora oggi. Dopo il 1848, ha inizio “l’età d’oro” dell’industria degli specchi con i grandi cantieri legati alle nuove condizioni di vita: stazioni, biblioteche, galleria, grandi negozi… Lo specchio “di oggi” è una lastra di vetro, con una faccia rivestita di alluminio, o d’argento responsabile della riflessione dell’ immagine. Come si fa? Si spruzza, sotto vuoto, un sottilissimo strato di alluminio o argento sulla faccia inferiore di una lastra di vetro e il gioco è fatto. E, a proposito di spechi, oggi, 23 novembre, si inaugura al MAO di Torino: La Cina e l’arte degli specchi2500 anni di capolavori di tecnica metallurgica.

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donna allo specchio, Douglas Hofmann

E’ ora vorrei dare uno sguardo alle tecniche chimiche che si sono sviluppate grazie alla strana commistione di alchimia, magia, pratica erboristica e farmacologia, scienze e pseudoscienze che hanno contribuito al nascere e all’evolversi della cosmesi. Fra le tecniche di preparazione più usate, già nell’ antichità , troviamo la “stillatione” ovvero la distillazione usata per legni, piante e minerali: gli acidi si ottenevano dalla distillazione dei loro sali, così i prodotti alcoolici erano ricavati con lo stesso metodo. Il procedimento avveniva a bagnomaria o con apparecchi speciali: “lambicco” e “campana”. Si ricorreva anche alla macinazione piuttosto grossolana con il mortaio, oppure alla raffinata porfirizzazione tramite il setaccio. Questa operazione era praticata in farmacia, per ridurre una sostanza in polvere impalpabile si compie strofinando dapprima la sostanza fra un pezzo mobile e una lastra fissa di pietra dura, che un tempo era di porfido, da cui il nome, e poi pestandola in un mortaio. Un’ altra tecnica era l’estrazione del succo con lo strettoio. In pratica, il succo fresco delle piante si ottiene, dopo averle frantumate minutamente, spremendole mediante torsione manuale o strumentale. Altra possibile operazione era la cottura: alcuni prodotti minerali come l’allume venivano usati “crudi”, oppure riscaldati fortemente: “allume bruciato”. Un trattamento usuale era l’essiccazione al sole, oppure in forno, che poteva essere spinta fino alla riduzione in cenere. La cenere, talvolta ripresa con acqua, forniva un determinato sale e il prodotto polverizzato entrava così a fare parte delle varie preparazioni. Per trasferire i principi attivi delle materie prime a un liquido o ad un unguento si potevano adoperare ulteriori tecniche: la decozione, l’infusione e la macerazione in acqua o vino o aceto oppure in altri liquidi (oli, grassi, resine, cere). Molto usato l’olio di oliva, ma anche quello di noci o mandorle; i grassi maggiormente adoperati erano quelli animali: “lardo di porcho maschio”, “sevo di capretto”; fra le resine: la ragia di pino, la colofonia, la trementina, il mastice, la pece. La cera d’api offriva una materia addensante: gli unguenti e le composizioni di materie grasse, unite a cera, costituiscono infatti gli antenati di diverse creme cosmetiche odierne. Questa con poche modifiche era la situazione delle tecniche e degli ingredienti utilizzati nelle preparazioni cosmetiche alla fine del 1800. Nel 1900 le cose cambiarono radicalmente. La cosmesi esce dai libri di ricette ed entra nell’industria. In particolare, due sono le donne che hanno traghettato la cosmesi verso questa nuova avventura: Helena Rubistein, che era migrata in Australia dalla Russia portando con sé alcune creme di sua madre e Elizabeth Arden americana e figlia di un povero camionista. L’industria cosmetica attualmente è un settore cruciale dell’intera

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economia, l’unico che non abbia subito flessioni nonostante il vento forte di crisi. Insomma, poveri ma belli a tutti i costi. E ora cercatevi uno specchio e controllate fino a che punto questa lunghissima introduzione vi ha sconvolto. Io intanto andrò a mettermi la maschera (per l’occasione idratante ed emolliente). Poi ritroviamoci tutti qui perché ha inizio il

22° CARNEVALE DELLA CHIMICA

I numerosi e interessantissimi contributi, che mi sono arrivati, trattano tutte le componenti del binomio bellezza-chimica; dai tessuti , alla cosmesi, dai profumi alla filosofia fino ad arrivare al “kalòs kai agathòs” dei greci .

Li presenterò in ordine di apparizione, vale a dire nell’ordine in cui sono apparsi fra le mie mail

Il primo è quindi Roberto Ferri , chimico, cosmetologo, cantautore

e paroliere, che nel suo articolo “E io avrò cura di me” parla di bellezza e del suo stretto rapporto con lo star bene :”Come in tutte le cose, la posizione ideale è quella di equilibrio che è sempre quello a cui anche la NATURA, naturalmente, tende. L’EQUILIBRIO. Una persona equilibrata nel breve e alla lunga risulta sempre affascinante; allora quel naso, che inizialmente ci pareva discutibile, diventerà bellissimo, il colorito della pelle originale, quelle labbra, che modulano parole, intriganti. Se sarete in salute, mentale prima di tutto e poi fisica, sarete BELLE, e se sarete BELLE significa che sarete in SALUTE.“ conclude poi con un monito:”E ricordate anche che…chi si ama ha sempre ragione.”Assolutamente necessario, quindi, incominciare o continuare ad amarsi !

Il prossimo contributo lo invia Sergio Palazzi docente di chimica all’ I.S.I.S.Como Paolo Carcano e si intitola”Chimica e bellezza, l’uovo e la gallina“. In un punto del suo articolo, dedicato ai quasi cristalli, Sergio racconta di come la stampa commentò la notizia dell’attribuzione del Nobel 2011 a Daniel Shechtman e fa un’importante osservazione ; “

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durante la presentazione e nel comunicato stampa viene messo in evidenza come l’importanza di questa scoperta sta nell’essere stato capace di accorgersi (e di segnare immediatamente sul quaderno di

laboratorio!!!) che quello che aveva davanti ai suoi occhi sembrava una violazione di tutte le regole scritte nelle prime pagine di qualsiasi libro di testo di cristallografia. Conclude poi con alcune riflessioni filosofiche“Ma c’è una domanda che da sempre i filosofi della scienza si sono posti: noi siamo in grado di leggere e riconoscere queste strutture nella chimica, nella materia che osserviamo al microscopio (o almeno immaginiamo), perchè prima abbiamo imparato a riconoscerle nell’arte – fosse pure quella del bambino che le costruisce con gli stampini?O invece è che noi riusciamo a leggere queste forme e strutture nel mondo che ci circonda perchè siamo noi a vivere, ad esistere, grazie al fatto che il nostro corpo, i nostri organi di senso, il nostro cervello sono fatti di molecole simmetriche-ma-non-del-tutto? ovvero:Viene prima l’uovo (la bellezza) o la gallina (la chimica)?”. Nel contributo successivo dal titolo: Puzzano più le calze o le parole si affronta una tematica di gran moda ovvero: l’impiego dei tessuti intelligenti per abbigliamento, in particolare calze. Il tessuto intelligente in questione è dotato di fili d’argento che svolgono un’ importante funzione antisettica ” La realizzazione di “tessuti intelligenti” che siano stati progettati per le loro proprietà chimiche e tecnologiche è una delle sfide per il futuro, e fornisce degli ottimi motivi ad una ricerca in un settore come quello tessile che molti ritengono tecnologicamente “maturo”, che è come dire sostanzialmente superato.” A proposito di calze e tessuti intelligenti, ho notato che spesso, la pubblicità di alcuni capi di abbigliamnto femminili, quali calze e collant, esagera le virtù di questi tessuti che sembrano un pò troppo intelligenti, fino a travalicare l’effetto puramente estetico per assumere “i panni” del chirurgo plastico. Nel suo sito il prof di chimica Palazzi scrive anche un qualcosa che fa riflettere la prof di chimica Spanedda : noi prof di chimica siamo fenomenali. La chimica è la cosa più facile, divertente, appassionante, coinvolgente, naturale, e noi sappiamo convincere gli altri che sia astrusa, pallosa, algida, estranea, innaturale… è come riuscire a convincerti che Keira Knightley e Johnny Depp sono delle ciofeche, come togliere le bollicine al lambrusco. Mica facile, vero? però noi ci riusciamo…

Sergio Palazzi e le sue classi si occupano di tessuti e colori e concordo con lui quando afferma che:”la chimica delle fibre, del colore e della tintura è una delle più affascinanti, moderne e capaci di dare spunti che allargano la mente”Peccato che il ministero non sia dello stesso parere e, con la riforma, di fatto ne abbia decretato la fine. Infatti ha abolito l’indirizzo tintoriale, insieme a tutti quelli di alta specializzazione che proseguivano storie di un secolo o un secolo e mezzo entro contesti produttivi innovativi.

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RaffRag’s

Una Tantum , Raffaele

Ragone interpretando il concetto di bellezza alla maniera

degli antichi ( kalòs kai agathòs bello e buono) e direi, di quelli più

golosi fra loro, ha mandato un contributo che ha come protagonista la

cioccolata. Il brano che vi propongo, tratto dal suo Cioccolata a colazione, pone l’accento sulla suddivisione della materia in

sostanze, semplici e composte piuttosto che naturali e di sintesi: “Certo, tra

antiossidanti ed endorfine, la chimica la fa proprio da padrona in questo campo. E non potrebbe essere altrimenti, perché, a dispetto

della conclamata distinzione tra sostanze sintetiche e sostanze

naturali, tutta la materia è costituita da ‘sostanze’, semplici o composte, le quali, nella loro accezione chimica, sono tutte

riconducibili ad atomi, che possono essere identici tra loro (gli

elementi) o combinati chimicamente in molecole, composte da atomi

anche diversi tra loro (i composti).”

Monica Marelli, fisica, scrittrice di bellissimi testi divulgativi (che molto mi hanno aiutato, quando mi sono trovata a dover parlar di scienza con quindicenni indifferenti ai segreti del piano inclinato, ma disposte a scoprire tutti quelli del tacco 12) è l’autrice dei quattro frizzantissimi post che seguono e che illustrano le proprietà chimico fisiche di alcuni cosmetici. il primo articolo si chiama Bella chimica e descrive una nuova tecnologia che rende il fondotinta molto più confortevole e con effetti estetici decisamente apprezzabili : “Grande notizia: grazie alla chimica ora la stratificazione perfetta si ottiene con un solo prodotto. Vorrei segnalarvi, gentili science lovers, che è appena uscito un prodotto me-ra-vi-glio-so. E’ un fondotinta che svolge tre mansioni: fa da primer, da fondotinta (ovvio) e da correttore.” Il secondo spiega in modo brillante e accattivante le proprietà fisiche di magici ombretti di nuova produzione “Gli elastomeri sintetici (in questo caso a base di silicone) si allungano senza difficoltà e imitano le caratteristiche della gomma naturale” Per completare il trucco del viso, il terzo post non poteva che essere dedicato al rossetto. “La confezione è stupenda e la porto in borsa perché sul tubetto di metallo dorato spicca la firma “Monica” e questo lo rende un po’ più mio: tutto il contrario di quando ero molto piccola…Ed infine è una scia di profumo a concludere la produzione di Monica, ma attenzione, brutte notizie per le amanti di un famoso profumo …da notte! Addio a Chanel n°5?: Se siete affezionate a profumi storici, come Chanel N.5 (ultimamente pubblicizzato

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da quel gran pezzo di protone di Brad Pitt), fatene scorta.

E’ ora la volta di Bruna Vestri che dal suo fantasioso ed esotico blog Al Tamburo Riparato propone un post dal titolo: Cosmetica: universo di bellezza In questo articolo, che non potete assolutamente non leggere, tocca diverse delle tematiche proposte, figendo amabilmente di non volerne trattare alcuna e si sofferma su di un tema particolarmente scottante che è quello sulla sperimentazione sugli animali. “Le organizzazioni sorte a difesa degli animali sono riuscite ad ottenere che l’Unione Europea bandisca a partire dal 2013 la sperimentazione animale sui singoli ingredienti dei cosmetici (già dal 2004 è proibita tale sperimentazione sul prodotto finito). Purtroppo però tale divieto può

essere aggirato semplicemente usando la sostanza anche per un uso non cosmetico”. Purtroppo, leggendo questo post, mi sono resa conto che il profumo che distrugge le narici di Bruna è l’unico che riesco a sopportare. Niente profumi quindi, in caso di un nostro incontro non virtuale! Bruna Vestri contribuisce a questo Carnevale anche con un altro articolo: igiene è bellezza! in cui sottolinea l’indissolubile legame tra questi due sostantivi, legame così forte da rendere i due termini praticamente sinonimi. In questo post , Bruna parla di sapone, dentifricio, carta igienica, ma soprattutto ricorda una pratica in uso nelle nostre campagne fin dopo la guerra. Quale? parlo del bucato con la liscivia. “Ma è probabile che il primissimo detergente dell’umanità sia stato la liscivia, ovvero cenere di legna. A questo proposito ho dei ricordi di ben sessant’anni fa: ricordo quando, bambina, ero in campagna dai nonni, il bucato mensile delle lenzuola (le piccole cose si lavavano con sapone, a mano, di volta in volta) si faceva sistemando strati di lenzuola alternati a strati di cenere di legna del camino in un enorme (per me, così piccola) contenitore di coccio, una specie di immenso vaso da fiori ma con il buco non sul fondo ma laterale, turato con uno zipolo”

Dal suo eclettico blog dal nome difficilissimo, Knedliky, ecco uno dei più assidui frequentatori di carnevali: Palmiro Zavorka. Il suo post si intitola Dermocosmesi e illustra alcune classi di sostanze utilizzate in cosmesi quali surfattanti, emulsionanti e detergenti:” Gli emulsionanti sono ampiamente utilizzati come additivi alimentari, classificati con le sigle da E400 a E499 (addensanti, stabilizzanti e emulsionanti). Esempi di emulsionanti

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alimentari sono la lecitina, contenuta nel tuorlo d’uovo o ricavata dai semi di soia, e i semi di senape, che devono la loro proprietà emulsionante a una varietà di sostanze presenti nella mucillagine che circonda la parte esterna del seme; sono comuni anche emulsionanti proteici e a basso peso molecolare. Sia la maionese che la salsa olandese sono emulsioni olio in acqua stabilizzate dalla lecitina contenuta nel tuorlo d’uovo” Palmiro poi conclude il suo articolo in lingua inglese dando un taglio internazionale a questo Carnevale.

Ed ora Leonardo Petrillo che dal suo blog Scienza e musica ci regala uno dei suoi preziosissimi articoli nei quali riesce a racchiudere un’infinità di informazioni e curiosità il tutto accompagnato da dell’ottima musica. Il titolo è : Chimica e bellezza: acido lattico , malachite, vanadio e smalto Questa è la sintesi che ne fa l’autore :“Dopo una piccola introduzione di carattere musicale, l’articolo inizia la sua analisi rivolta ai 2 temi portanti del Carnevale della Chimica n.22, ovvero “La Chimica della Bellezza” e “La Bellezza della Chimica”. Grande attenzione è focalizzata su Cleopatra, la quale, per mantenere inalterata la sua bellezza, soleva fare il bagno in latte acido di asina. Viene dunque chiarita la ragione chimica di tale usanza: l’acido lattico. Dopo un simpatico aneddoto su Giulio Cesare si cambia prospettiva, dato che viene descritto a 360° (cioè sia da un punto di vista prettamente mineralogico, sia riportando curiosità a riguardo) uno splendido minerale dal caratteristico colore verde, la malachite. A seguito di ciò, entra in scena l’elemento chimico emblema della bellezza, il vanadio (chiamato così da Berzelius, ispirandosi alla dea della bellezza della mitologia norrena), che venne scoperto non una singola volta bensì 2! Infine, dopo questa lunga parentesi sul tema “La Bellezza della Chimica” si ritorna al suo speculare “La Chimica della Bellezza”, con una brevissima analisi della Chimica degli smalti per le unghie. Da non perdere!

Da Chimicare arrivano due articoli davvero interessanti: il primo è di Nadia Di Blasio e si intitola: cosa sono i cosmetici? una introduzione alla chimica cosmetologica. Dopo una breve parentesi storica:“La storia dei cosmetici parte da lontano; in molte culture antiche si utilizzavano i cosmetici per arricchire ed evidenziare delle parti del corpo ritenute sacre”L’autrice passa all’analisi dell’etichetta dei cosmetici, soffermandosi sulle funzioni degli ingredienti pricipali.”Grazie alla

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legge 713/1986 sulla confezione dei cosmetici oggi deve essere riportata la lista di tutti gli ingredienti presenti nel cosmetico; altro punto di vantaggio è che la nomenclatura dei prodotti usati in cosmetica è stata uniformata almeno per quanto riguarda i paesi europei.” e conclude con la formulazione e preparazione di una crema. Il secondo articolo è di Nicole Ticchi e si intitola Sodio Laurilsolfato: questo (s)conosciuto compagno quotidiano“Una sostanza che da qualche anno a questa parte è al centro di un importante dibattito e sta facendo parlare molto di sé è il Sodio Laurilsolfato (SLS). Probabilmente si tratta del surfattante anionico più studiato finora. Ebbene sì, non c’è etichetta che non rechi in pole position questo nome: Sodium Lauryl Sulfate.”In questo post potremo scoprire tutti gli inquietanti segreti di questa sostanza, spesso accusata di nuocere alla salute e presente nella gran parte dei cosmetici. E sempre da Chimicare e assolutamente in tema con “la bellezza della chimica”, voglio proporvi questo articolo che ha partecipato alla 1°edizione del concorso Nazionale di divulgazione chimica “Parlar di chimica”. L’articolo in questione,E’ ora di ardere! scritto da Veronica Battaglia, si è piazzato fra i cinque finalisti ed ha ottenuto un Encomio.“Per me la chimica ci dà forma. Pirandello ci ha sempre associati al nostro bisogno di prendere forma, di essere qualcosa: cattivi, pazzi, giusti, buoni… Perfino le cose di cui ci circondiamo contribuiscono alla nostra forma e a creare le maschere che indossiamo.” Colgo l’occasione per ricordare che fino al 31/01/2013 c’è tempo per mandare contributi per la 2° edizione del concorso. Troverete tutte le informazioni su www.divulgazione chimica.it

Ed eccoci alla bravissima Annarita Ruberto che, dal suo splendido blog Scientificando ci fa avere questi interessanti contributi: Il primo racconta di una esperienza condotta nel laboratorio di chimica con i suoi alunni e si intitola: Miscugli eterogenei: emulsioni di olio in acqua. Ecco l’incipit: “Continua la sperimentazione sui miscugli con i ragazzi di 2° B. Questa volta pubblico la relazione di Camilla Carroli e Giorgia Linguerri riguardo ai miscugli

eterogenei, in particolare l’emulsione di olio in acqua.” Vengono poi sviluppati, da un punto di vista didattico, i concetti che stanno alla base della formazione di un’emulsione. allegate al l’articolo ci sono anche le relazioni delle allieve, che diventano così le più giovani partecipanti a questo Carnevale della Chimica. Il secondo contributo è un video dal titolo: La storia dei cosmetici. Il titolo non tragga in inganno, non si parla di storia ma:“Nel video, viene esaminato l’impiego diffuso di sostanze chimiche tossiche, presenti nei nostri prodotti di uso quotidiano per la cura personale: dal rossetto allo shampoo per bambini”. Un monito quindi a porre coscienza e conoscenza nell’uso dei cosmetici

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Titina, proteina da shock è il titolo del terzo contributo di Annarita che in questo articolo ci parla del colpo di fulmine scoccato fra lei e una gigantesca proteina dal nome talmente lungo da poter essere il protagonista assoluto di un video. Se non vi sembra poi così bella questa Titina (appassionatamente cercata). Annarita taglia corto” Eppure trovo affascinante questo gigante proteico. Lo so che potete non essere d’accordo, ma si sa che “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò

che piace!“

Paolo Gifh, il chimico impertinente, regala a questo carnevale una pagina indimenticabile. Anche i più tenaci detrattori delle potenzialità di affascinante ammaliatrice della chimica, dopo aver letto l’articolo di Paolo, non potrà che ricredersi e provare a perdersi nella meravigliosa simmetria-asimmetria, complessità e reattività di ogni sua molecola.Sull’estetica delle molecole, ovvero può una molecola essere sexy? : “Talvolta la bellezza di una molecola può essere palese, come nel caso evidente del fullerene, o ancora meglio del kekulene, ma in altri casi è nascosta, camuffata per essere rivelata alla giusta occasione o all’osservatore più attento.” Non si può perdere una riga di questo post corredato, tra l’altro, di tentacolari immagini a luci rosse di magnifici pezzi di … molecole Paolo ospiterà il prossimo Carnevale e credo che il tema sarà sorprendente proprio come i suoi articoli!

Una diversa interpretazione del tema del Carnevale ce la propone Giuseppe Deliso dal suo blog Discoveryuorsound, con un articolo dal titolo: Chimica della belezza, bellezza della chimica: la fine di una storia. La filosofia è circa questa: la chimica è responsabile delle reazioni che hanno come risultato il dolore, ma il bello della chimica è che essa stessa produrrà le sostanze che leniranno le pene fino a farle scomparire. Anche nel caso di dolorosissime pene d’amore. “Vedi,

ciò che vorrei dirti con tutto questo discorso, è di non prendere la tua

esperienza in modo troppo personale. Vorrei mostrarti la tua situazione

dall’esterno e guidarti a comprendere che non sei l’unica a provare

questo profondo dolore. Spero di riuscire, almeno un po’, ad attenuare

la tua sofferenza e, a farti capire che almeno l’ottanta per cento di

ciò che ti succede ora è la reazione naturale del tuo corpo ai tuoi

stessi ormoni: è in buona parte chimica”. “Eppur mi son scordato di te” è la colonna sonora di questo post che si conclude con un delizioso aereoracconto di un amore fatale.

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Ed ora una serie di infografiche sulla cosmesi che Paolo Pascucci i ropone dal suo blog :Questione della Decisione. La prima, come dice il titolo, Breve storia della cosmetica. Un’infografica, ci racconta in poche mirate immagini/didascalie la storia dei cosmetici “E così, di innovazione in innovazione, si arriva ai giorni nostri, in questa breve storia della cosmesi da leggersi come aperitivo alla storia (e forse alla pericolosità, come vedremo in seguito) della cosmetica.” L’aspetto più interessante è, probabilmente, l’osservazione che sin dalla notte dei tempi donne, ma anche uomini, hanno cercato di curare o migliorare l’aspetto fisico attraverso l’utilizzo di ritrovati più disparati. “Attrazione

fatale”: la chimica dei cosmetici. Un’infografica è invece un’analisi, leggermente più approfondita, sempre in forma di infografica, della componente chimica dei cosmetici, non sempre esente da effetti avversi.Viene presa in considerazione la situazione americana. Al di là delle grida d’allarme e isterismi varivale la regola del principio di precauzione, nei farmaci come nei cosmetici, passando per gli alimenti. Come terzo contributo, Paolo ci fornisce la lista dei componenti chimici dei cosmetici Si tratta della regolamentazione europea sui cosmetici che comprende la lista dei componenti chimici dei cosmetici, la cosiddetta INCI, insieme al nome IUPAC e ad altri codici e denominazioni utilizzate nel mondo. La Direttiva europea comprende, oltre questo, anche dei pareri scientifici sui vari composti e componenti usati in cosmetica e i vari allegati che regolano l’utilizzo di conservanti, coloranti e filtri UV. Uno strumento preziosissimo per acquisire consapevolezza nel consumo di cosmetici. Qualcosa mi dice che quella lista è molto diversa dal tempo di Plinio il Vecchio. potrebbe essere interessante un confronto fra i rischi nascosti nei cosmetici antichi (rigorosamente naturali) e quelli dei cosmetici odierni, rigorosamente sintetici.

Tania Tanfoglio curatrice del blog Science for Passion e bravissima prof, ha coinvolto le sue studentesse nella partecipazione a questo Carnevale e i contributi, di cui leggerete ora, sono quelli scritti dalle ragazze, che frequentano le classi 2°, 3°, 4° di un corso di formazione professionale CFP per estetiste e acconciatrici.Di ognuno riporterò oltre al titolo, nome e classe frequentata dall’autrice. Sono tutti da leggere con attenzione perchè forniscono una miniera di notizie su ogni tipo di cosmetico . Incominciamo da Luisa della classe IV BEN che ci propone: un Trattamento lisciante alla cheratina (del quale avrei veramente bisogno) al 100% sicuro, performante, flessibile. Con molta professionalità, ci presenta un trattamento lisciante alla cheratina: ci spiega quali sono le sostanze chimiche coinvolte, le diverse fasi del trattamento e persino come mantenere il risultato una volta

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tornate a casa. Erica della classe IV BEN ci parla della Crema idratante. Questo post è preziosissimo: ci dice infatti quali sono gli ingredienti migliori ed è un aiuto efficace per una lettura oculata delle etichette. Parla infatti delle diverse tipologie presenti sul mercato, delle sostanze chimiche benefiche per la nostra pelle ma anche di quelle sostanze che proprio benefiche non sono. Naturalmente, da buona estetista, ci fornisce anche qualche consiglio su come scegliere la crema idratante più adatta alle nostre esigenze. Angelica è un’estetista che frequenta la classe IV BEN. e ci presenta Un peeling ristrutturante a base di piante officinali. Le proprietà della malva, delle foglie di limone e dell’olio di jojoba al servizio del benessere della nostra pelle! Ci spiega come eseguire il trattamento viso e corpo e conclude la presentazione con un occhio di riguardo per la sicurezza. Come si fa a sapere per quanto tempo può restare aperto un prodotto cosmetico? Leggete e lo scoprirete. Natalia, classe IV BEN. ha deciso di presentarci le proprietà del Latte detergente: ha scelto un latte detergente adatto per pelli giovani che deterge in profondità e lascia la pelle luminosa e purificata. Ci spiega quali sono i principali componenti chimici del prodotto e, in chiusura, fornisce diverse indicazioni utili: data di scadenza, PAO e INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredient)… Per non dimenticare che la bellezza è una cosa seria! Ecco entrare in scena i Tonici. Ce ne parlano Clara e Lara due studentesse della IVBEN. Clara si è concentrata sopratutto sulla differenza tra tonici che contengono alcol e quelli che ne sono privi: ci spiega le diverse caratteristiche dei prodotti e per quali pelli sono indicate. Lara, invece, si concentra su un particolare tipo di tonico contenente l‘estratto di mandorle dolci, spiegandoci quali sono le sue specifiche proprietà. Lara consiglia anche l’uso dell’olio di mandorle per preservare splendore ed elasticità della pelle Vanessa, della classe III ACC ha deciso di parlarci di un Balsamo doposole con Burro di Karité e Olio di Monoi. Ci presenta le proprietà benefiche del balsamo ma anche gli ingredienti, indicati secondo International Nomenclature of Cosmetic Ingredients (INCI) e con un occhio di riguardo alla sicurezza. Nadia della classe IV BEN. parlerà della crema detossinante, utilizzata per far tornare luminose le pelli impure. In modo semplice e chiaro ci spiega le caratteristiche di questa crema, il suo contenuto ed, infine, fornisce qualche consiglio per l’applicazione del prodotto. Raouya, della classe III EST, parlerà di un prodotto cosmetico tipico della sua tradizione: il sapone nero. un prodotto affascinante che ci porta nell’esotiche atmosfere dell’Hammam e ai riti del benessere dele donne islamiche. Giada della classe IV BEN. presenta le caratteristiche di una crema anti-rottura, che ripara i capelli danneggiati grazie alla presenza della cheratina. Giada ci spiega quali sono gli altri ingredienti chimici

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tipici di questi prodotti e, naturalmente, ci indica anche come utilizzare la crema. Samia, della classe II EST, è la più giovane tra le partecipanti all’evento e ci spiegherà la storia del rossetto e la sua composizione chimica. Ci illustrerà anche le diverse tipologie di rossetto presenti in commercio e ci fornirà utili consigli per applicarlo correttamente. Lidia, della classe III EST, concentrerà invece la sua attenzione sui composti chimici del rossetto spiegandoci la loro funzione e mettendo in evidenza quegli ingredienti che possono causare problemi. Non ci farà poi mancare una nota di colore: nella seconda parte del suo lavoro, infatti, ci svelerà quali colori saranno in voga nel 2013 e, soprattutto, come scegliere il colore di rossetto adatto a noi. E per concludere, qui troverete il post in cui Tania Tanfoglo raccoglie tuutti i link dgli articoli delle sue bravissime allieve

Un contributo prezioso ci giunge dal nuovissimo blog della Società Chimica Italiana: un articolo molto speciale, scritto da autori davvero straordinari.

Margherita Venturi, Enrico Marchi, Vincenzo Balzani, hanno voluto regalarci questa splendida anteprima : La bellezza della chimica nelle parole degli scrittori e nel lavoro degli scienziati traduzione del capitolo “The Beauty of Chemistry in the Words of Writers and in

Hands of Scientists” tratto dal loro nuovo libro sulla bellezza della chimica. Ne riporto parte dell’introduzione la cui lettura certamente vi affascinerà, costringendovi a leggere immediatamente l’intero, interessantissimo articolo.

“La Chimica è una scienza fondamentale perché tutti i processi che sostengono la vita sono basati su reazioni chimiche e perché tutte le cose che utilizziamo sono composti chimici naturali o artificiali. La chimica è un mondo fantastico popolato da un incredibile numero di “cose” dalle dimensioni nanometriche chiamati molecole, che sono i più piccoli oggetti a possedere una propria forma, dimensione e specifiche proprietà chimiche. Le molecole possono essere considerate le parole della materia dal momento che quasi tutte le altre scienze, direttamente o indirettamente, utilizzano i concetti della chimica ed il linguaggio delle molecole. Le molecole, così come le parole, contengono specifici elementi di informazione che sono di fondamentale importanza quando interagiscono le une con le altre, oppure quando vengono stimolate da fotoni o elettroni. Nelle mani dei chimici le molecole, in particolar modo se opportunamente combinate o assemblate per creare sistemi supramolecolari, possono svolgere una gran varietà di funzioni, a volte anche più complesse e intelligenti di quelle inventate dalla natura. Dal fantastico mondo della chimica gli scienziati hanno tratto ispirazione non solo per creare nuove molecole, o investigare nuovi processi chimici, ma anche per creare veri e propri “capolavori”. Traendo spunto da alcune affascinanti storie basate sui concetti della chimica è facile concludere che la Terra non ha confini, che tutte le forme della materia sono strettamente connesse e che la luce solare ha un ruolo insostituibile.”

Infine voglio citare una interessantissima rivista on line dedicata alla chimica, che ha dedicato alcuni suoi numeri proprio alla chimica della bellezza. Mi riferisco a L’Alambicco rivista nata in occasione dell’anno della chimica e che ha continuato le pubblicazioni

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fino a maggio del 2012 quando, le solite questioni finanziarie hanno posto fine alla produzione di uno strumento preziosissimo, soprattutto per noi insegnanti.

Gli scienziati-giornalisti di questa rivista, infatti, sono capaci di presentare nei loro articoli, argomenti scientifici in modo semplice e accattivante risultando così comprensibili anche per i nostri studenti spesso così restii ad accostarsi alla scienza.

E questa è anche la conclusione di questo Carnevale, anzi no, voglio

terminare con un po’ di humor chimico, e quindi eccovi due vignette inviatemi da Federico, un mio ex studente grande estimatore delle potenzialità esplosive di questa disciplina. In mancanza di nitroglicerina, Federico si è limitato a giocare un po’con il linguaggio dei chimici anche se per lui ( e per molti studenti) la bellezza della chimica sta in gran parte nella sua possibiltà di sorprenderli con un gigantesco BOOM!

Voglio ringraziare tutti gli autori che hanno contribuito a questo Carnevale con articoli di ottima qualità. Un ringraziamento particolare va a Franco Rosso, che mi ha aiutato e guidato nell’organizzazione, con preziosissimi consigli. Ecco i numeri di questa 22° edizione 28 partecipanti, 34 articoli I partecipanti in ordine alfabetico:

Veronica Battaglia

Giusepe Deliso

Nadia Di Blasio

Roberto Ferri,

Paolo Gifh

Monica Marelli

Sergio Palazzi

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Paolo Pascucci

Leonardo Petrillo

Raffaele Ragone

Annarita Ruberti

Margherita Spanedda

Tania Tanfoglio

12 studentesse : Erica, Luisa, Angelica, Natalia, Clara, Lara, Vanessa,

Nadia, Raouya, Giada, Samia e Lidia.

Nicole Ticchi

Bruna Vestri

Palmiro Zavorka

A DICEMBRE ….. TUTTI DA PAOLO GIFH, IL CHIMICO IMPERTINENTE ! bibliografia e sitografia dell’introduzione a questo Carnevale: Gabriella Costarelli -i cosmetici Editori riuniti 1984 Umberto Eco-Storia della Bellezza- Bompiani 20o4

http://www.ordinefarmacistisiena.it/storia/Bellezza%20di%20ieri.pdf

http://it.wikipedia.org/wiki/Specchio

Per ulteriori notizie sulla chimica della bellezza e la moda date un’ occhiata alla rivista scientifica l’Alambicco