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3. LE INVASIONI E I REGNI ROMANO BARBARI Tra il IV e VI sec. in seguito a irruzioni di nuove popolazioni e a fattori economici, politici e militari, molti popoli migrarono all’interno dell’Impero Romano. Ciò portò alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (ultimo imperatore Romolo Augusto) e alla formazione di nuovi regni. CHI SONO I BARBARI? I Barbari erano coloro che vivevano al di là del limes (confine dell’Impero Romano) e che non condividevano la loro cultura. Costoro si caratterizzavano in quanto si spostavano continuamente. L’IRRUZIONE DEI BARBARI NEI TERRITORI DELL’IMPERO STORICI FRANCESI/ITALIANI: le invasioni barbariche causarono il regresso della civiltà STORICI TEDESCHI: la migrazione dei popoli permise lo sviluppo della storia europea Dal II sec. in poi i rapporti tra Romani e Barbari furono intensi e a partire dal III sec. molti Barbari entrarono a far parte dell’esercito romano, raggiungendo cariche militari importanti. Il loro rapporto entrò in crisi nel IV sec., quando i Barbari approfittando dell’indebolimento politico ed economico dell’Impero Romano e della vulnerabilità delle difese militari romane, varcarono militarmente il limes, per creare stanziamenti stabili. A loro volta i Barbari stanziati sul limes erano spinti da popolazioni orientali che si spostavano verso l’Occidente, a causa dell’irruzione degli Unni. Tra queste popolazioni vi erano i Goti che diedero vita a 2 raggruppamenti: VISIGOTI (Goti Occidentali) e OSTROGOTI (Goti Orientali). I Visigoti autorizzati dall’Imperatore Romano d’Oriente, Valente, valicarono il limes, oltrepassarono il Danubio e devastarono le regioni de Balcani Meridionali. L’imperatore Valente cercò di difendere il proprio regno ma venne sconfitto e ucciso nel 378 ad Adrianopoli. Gli imperatori romani decisero di bloccarli usando una politica basato sui sistemi della HOSPITALIS e FOEDERATIO. HOSPITALIS: concessione di 1/3 delle terre o delle tasse di una data regione alle popolazioni barbariche, in cambio di fedeltà all’impero e di appoggio militare anche se ri manevano indipendenti. FOEDERATIO: alleanza stretta in cambio di compenso. I Visigoti nonostante si fossero dichiarati foederati dell’impero d’Oriente, dopo Adrianopoli, sotto la guida di Alarico I saccheggiarono Roma nel 410. Alla morte di Alarico I si spostarono in Gallia Meridionale dove dovettero affrontare gli Alemanni e i Franchi. Prima che Roma fosse saccheggiata crollò la frontiera del Reno (406-407), la quale fu oltrepassata da diverse popolazioni dirette in Gallia (Vandali, Alani, Svevi, Burgundi). Questi popoli si scontrarono contro i foederati dell’impero, Franchi e Alemanni, il quale compito era di difendere il confine renano. I BURGUNDI riuscirono a stanziarsi nella Gallia centro-meridionale. Gli altri furono costretti dai foederati a stanziarsi in Spagna, dove dovettero affrontare i Visigoti, i quali al loro volta avevano dovuto lasciare la Gallia Meridionale a causa della forte pressione franca. I VISIGOTI si stanziarono in gran parte della Spagna e costrinsero: SVEVI a ritirarsi nell’odierna Galizia ALANI a ritirarsi nell’odierno Portogallo VANDALI a ritirarsi nell’Africa settentrionale (conquistarono territori attorno Parigi) Nello stesso periodo la Britannia, parte settentrionale dell’Impero, venne attaccata dai Pitti, abbandonata dalle guarnigioni militari, chiesero attraverso la foederatio ad alcune popolazioni germaniche. Questa mossa si rivelò fatale perché molte tribù cercarono di creare insediamenti stabili. Nel 450 le regioni dell’Europa centrale subirono incursioni a opera degli Unni, i quali erano guidati da Attila. Costoro si fermarono prima di Roma, perché Papa Leone I li fece recedere probabilmente dietro concessione di ingenti bene. Nel 476 quando Romolo Augusto venne deposto e sostituito da Odoacre, gran parte dell’Impero d’Occ idente era nelle mani dei Barbari. Gli Imperatori d’Oriente cercarono di recuperare l’Italia attraverso il sistema foedaratio, favorendo lo stanziamento di una popolazione alleata. Infatti l’imperatore Zenone fece entrare in Italia gli Ostrogoti

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  • 3. LE INVASIONI E I REGNI ROMANO BARBARI Tra il IV e VI sec. in seguito a irruzioni di nuove popolazioni e a fattori economici, politici e militari, molti popoli

    migrarono all’interno dell’Impero Romano. Ciò portò alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (ultimo

    imperatore Romolo Augusto) e alla formazione di nuovi regni.

    CHI SONO I BARBARI?

    I Barbari erano coloro che vivevano al di là del limes (confine dell’Impero Romano) e che non condividevano la loro

    cultura. Costoro si caratterizzavano in quanto si spostavano continuamente.

    L’IRRUZIONE DEI BARBARI NEI TERRITORI DELL’IMPERO

    STORICI FRANCESI/ITALIANI: le invasioni barbariche causarono il regresso della civiltà

    STORICI TEDESCHI: la migrazione dei popoli permise lo sviluppo della storia europea

    Dal II sec. in poi i rapporti tra Romani e Barbari furono intensi e a partire dal III sec. molti Barbari entrarono a far

    parte dell’esercito romano, raggiungendo cariche militari importanti. Il loro rapporto entrò in crisi nel IV sec.,

    quando i Barbari approfittando dell’indebolimento politico ed economico dell’Impero Romano e della vulnerabilità

    delle difese militari romane, varcarono militarmente il limes, per creare stanziamenti stabili. A loro volta i Barbari

    stanziati sul limes erano spinti da popolazioni orientali che si spostavano verso l’Occidente, a causa dell’irruzione

    degli Unni. Tra queste popolazioni vi erano i Goti che diedero vita a 2 raggruppamenti: VISIGOTI (Goti Occidentali) e

    OSTROGOTI (Goti Orientali). I Visigoti autorizzati dall’Imperatore Romano d’Oriente, Valente, valicarono il limes,

    oltrepassarono il Danubio e devastarono le regioni de Balcani Meridionali. L’imperatore Valente cercò di difendere il

    proprio regno ma venne sconfitto e ucciso nel 378 ad Adrianopoli. Gli imperatori romani decisero di bloccarli

    usando una politica basato sui sistemi della HOSPITALIS e FOEDERATIO.

    HOSPITALIS: concessione di 1/3 delle terre o delle tasse di una data regione alle popolazioni barbariche, in cambio

    di fedeltà all’impero e di appoggio militare anche se rimanevano indipendenti.

    FOEDERATIO: alleanza stretta in cambio di compenso.

    I Visigoti nonostante si fossero dichiarati foederati dell’impero d’Oriente, dopo Adrianopoli, sotto la guida di Alarico

    I saccheggiarono Roma nel 410. Alla morte di Alarico I si spostarono in Gallia Meridionale dove dovettero affrontare

    gli Alemanni e i Franchi. Prima che Roma fosse saccheggiata crollò la frontiera del Reno (406-407), la quale fu

    oltrepassata da diverse popolazioni dirette in Gallia (Vandali, Alani, Svevi, Burgundi). Questi popoli si scontrarono

    contro i foederati dell’impero, Franchi e Alemanni, il quale compito era di difendere il confine renano.

    I BURGUNDI riuscirono a stanziarsi nella Gallia centro-meridionale.

    Gli altri furono costretti dai foederati a stanziarsi in Spagna, dove dovettero affrontare i Visigoti, i quali al loro volta

    avevano dovuto lasciare la Gallia Meridionale a causa della forte pressione franca.

    I VISIGOTI si stanziarono in gran parte della Spagna e costrinsero:

    SVEVI a ritirarsi nell’odierna Galizia

    ALANI a ritirarsi nell’odierno Portogallo

    VANDALI a ritirarsi nell’Africa settentrionale (conquistarono territori attorno Parigi)

    Nello stesso periodo la Britannia, parte settentrionale dell’Impero, venne attaccata dai Pitti, abbandonata dalle

    guarnigioni militari, chiesero attraverso la foederatio ad alcune popolazioni germaniche. Questa mossa si rivelò

    fatale perché molte tribù cercarono di creare insediamenti stabili.

    Nel 450 le regioni dell’Europa centrale subirono incursioni a opera degli Unni, i quali erano guidati da Attila. Costoro

    si fermarono prima di Roma, perché Papa Leone I li fece recedere probabilmente dietro concessione di ingenti

    bene. Nel 476 quando Romolo Augusto venne deposto e sostituito da Odoacre, gran parte dell’Impero d’Occidente

    era nelle mani dei Barbari. Gli Imperatori d’Oriente cercarono di recuperare l’Italia attraverso il sistema foedaratio,

    favorendo lo stanziamento di una popolazione alleata. Infatti l’imperatore Zenone fece entrare in Italia gli Ostrogoti

    kosRIASSUNTISDF

  • guidati da Teodorico. Alla fine del V sec. nella parte occidentale dell’Impero si formarono dei regni romano-barbarici

    nata dalla fusione politico-istituzionale romana e organizzazione sociale barbara.

    CARATTERISTICHE COMUNI DEI EGNI ROMANO-BARBARICI

    In tali regni i barbari erano in minoranza e il problema della convivenza fu risolto attraverso la giurisdizione e

    l’amministrazione precedente integrate con quelle barbare. Gli stessi sovrani barbarici preferivano usare la

    codificazione scritta in lingua latina, dimostrando così l’incontro culturale tra Barbari e Romani. La gestione

    amministrativa rimase nelle mani dei Romani. Sia i Romani che i Barbari dovevano riconoscere il potere regio

    sacrale. Il re aveva potere di giudicare e punire, ed era una guida militare. Cambia l’idea di cittadinanza:

    PRIMA: godimento di diritti civili e politici

    DOPO: legata all’esercizio delle armi. I guerrieri erano uomini liberi e potevano eleggere il re

    FRANCHI, ANGLOSSASONI, OSTROGOTI, VISIGOTI, VANDALI

    FRANCHI: il loro nome significa “uomo coraggioso”. Erano stanziati nelle sponde del Meno e nella parte

    settentrionale del Reno. Erano suddivisi in SALII (coloro che erano stanziati lungo il basso Reno) e RIPARUI (coloro

    che erano stanziati lungo il corso del Reno). Nel 430 furono foederati dei Romani. Il loro re fu Clodoveo, fondatore

    della stirpe merovingia. Clodoveo conquistò: il Regno di Siagro (nord della Gallia); Neustria (nuova terra dell’ovest);

    Austrasia (le terre dell’est). Clodoveo strinse rapporti con l’episcopato e con la Chiesa di Roma e si fece battezzare

    da Remigio, arcivescovo di Reims, in modo tale che i Franchi si potessero presentare come fedeli difensori della

    Chiesa. Nel 510 fece redigere la LEX SALICA in base alla quale il suo regno, dopo la sua morte, veniva diviso tra i suoi

    figli. Nell’VII sec. il potere dei Merovingi entrò in crisi a causa dell’accresciuto potere de maestri di palazzo.

    ANGLOSASSONI: migrarono in Britannia orientale, dando vita a diversi regni regionali, e costrinsero i Britanni a

    rifugiarsi nei territori più occidentali. L’invasione anglosassone comportò la paganizzazione della Britannia la quale

    era stata cristianizzata in età romana. Nel VI sec. il monaco Agostino avviò una rienvagelizzazione e la fondazione

    della sede vescovile di Canterbury.

    OSTROGOTI: erano guidati da Teodorico le quali connotazioni erano germaniche e bizantine. Quest’ambiguità si

    rifletteva sull’organizzazione politica del regno ostrogoto, infatti l’amministrazione era affidata ai funzionari romani,

    invece l’ambito militare e giuridico era affidato ai funzionari goti. Quest’incontro di culture si può notare anche negli

    edifici. Il rapporto tra Romani e Ostrogoti andò in crisi negli ultimi anni del regno di Teodorico e si ruppe alla sua

    morte, perché la lotta per la successione diedero il pretesto a Giustiniano d inviare truppe in Italia. Un conflitto che

    finì con la sconfitta degli Ostrogoti. (il conflitto duro circa 30 anni).

    VISIGOTI: il loro regno si estendeva dalla Gallia meridionale a quasi tutta la Spagna. S’integrarono con la tradizione

    gallo-romano e ispanica. Vi era una forte influenza romana sull’ambito politico amministrativo. I Visigoti

    mantennero il loro credo ariano fino al VI sec. e ciò non ostacolò la convivenza con i Romani. Il loro regno venne

    abbattuto nel 711 in seguito alle invasioni islamiche.

    VANDALI: occuparono l’Africa settentrionale. Attraverso persecuzioni contro i cristiani non ariani e per tale motivo

    questo regno romano-barbarico fu abbattuto immediatamente dai Bizantini nel 533, i quali erano guidati da

    Belisario (generale di Giustiniano), in quanto la popolazione era sfavorevole al domino vandalo.

    4. L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE GIUSTINIANO E LA “RENOVATIO IMPERI”

    Giustiniano regnò dal 527 al 565. Obiettivo della sua azione politica di riunificare l’impero, riconquistando i territori

    della parte occidentale, dove si erano formati i regni romano-barbarici. Le sue principali azioni militari si

    concentrarono nel Mediterraneo contro: VANDALI (nell’Africa settentrionale); VISIGOTI (nella Spagna meridionale);

    OSTROGOTI (nella penisola italica). Tali imprese vennero condotte con successo da Narsete e Belisario. La guerra

    greco - gotica durò circa 20 anni (dal 535 al 553) e segnò il rollo della civiltà tardo-antica.

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  • Teodorico (I° re goto in Italia) aveva conservato all’aristocrazia senatoria romana i privilegi tradizionali e un ruolo

    nella gestione politica della penisola, anche se i ruoli più importanti nell’esercito erano riservati ai Goti. Questo

    equilibrio tra Goti e Romani si sgretolò alla morte di Teodorico, per poi frantumarsi del tutto nella guerra contro i

    Bizantini. In un 1° momento i Goti e la classe senatoria difesero insieme l’attacco imperiale. In un 2° momento la

    classe senatoria passò al fronte bizantino dietro promessa di una posizione di privilegio economico e politico. Prima

    di ciò, però, avvenne la conquista della capitale Ravenna e la ritirata dei Goti al di là del Po’. Totila, re dei Goti, nel

    suo programma di conquista della penisola tentò di attaccare la classe senatoria. Egli concedeva libertà ai coloni

    dipendenti e gli impediva di versare canoni e tributi ai padroni. Quest’ultimi dovevano essere versati direttamente

    al re e la libertà personale comportava l’obbligo di servire il re combattendo. Solo una minima parte dei coloni

    dipendenti aderì molti non lo fecero perché non credevano di poter migliorare le loro condizioni, anzi spesso

    combattevano a favore dei padroni. Totila riuscì a riconquistare la maggior parte della penisola ma Narsete riuscì a

    prevalere sui Goti e nel 553 la penisola fu assoggettata a Bisanzio. Ciò durò poco tempo perché dopo la morte di

    Giustiniano (avvenuta nel 567), nel 568 la penisola italiana venne occupata dai Longobardi e in seguito gli Arabi

    interromperanno l’egemonia bizantina sul Mediterraneo.

    LA CODIFICAZIONE DEL DIRITTO ROMANO

    Nel mondo romano le norme non venivano raccolte in codici e ciò funzionò fino a quando si mantenne un’unità

    culturale nelle diverse aree dell’impero, un sistema alimentato anche dalle scuole di diritto. Nel momento in cui

    tutto ciò venne a mancare, vennero raccolte compilazioni della tradizione giurisprudenziale romana. Nella I° metà

    del V sec., imperatore Teodosio, fece raccogliere in un codice la legislazione dell’impero con le leggi emanate da lui

    e dai suoi predecessori, escludendo la normativa dei giuristi. Giustiniano privilegiò soltanto quei giuristi che erano

    impegnati in un opera di recupero del diritto classico e post-classico in modo particolare ciò che riguardava il

    patrimonio giuridico dell’età repubblicana e del 1° principato. Il lavoro venne incorporato nella CORPUS IURIS

    CIVILIS diviso in:

    DIGESTO o PANDACTATE: sentenze e commenti dei più famosi giuristi del passato

    ISTITUTIONES: trattazione completa semplificata e destinata all’insegnamento nelle scuole, ma che ebbe anche

    valore di legge

    NOVELLAE: riguardavano diversi argomenti come diritto di famiglie, attività professionali, cariche ecclesiastiche..

    CODEX: tutte le leggi emanate a partire dall’imperatore Adriano, le quali vennero selezionate e integrate con quelle

    emanate da Giustiniano. Giustiniano così consentiva di conservare memoria di quello che era stato il diritto romano,

    anche se così, perdeva la sua caratteristica di essere adattato alle diverse situazioni della realtà sociale.

    LA RIFORMA AMMINISTRATIVA

    Al termine della guerra in Italia contro i Goti, Giustiniano, emanò la PRAMMATICA SANZIONE (554) aveva l’obiettivo

    di restaurare gli antichi rapporti sociali e di dare al territorio un nuovo assetto amministrativo. Tale richiesta venne

    emanata su richiesta del vescovo Vigilio il quale scopo era di legittimare il dominio bizantino in Italia. Nello stato

    bizantino vi erano le PREFETTURE DEL PRETORIO che erano le maggiori circoscrizioni territoriali dello Stato; DIOCESI

    che avevano funzioni fiscale; quest’ultime erano divise in PROVINCAE ovvero delle unità territoriali primarie

    dell’amministrazione fiscale e giudiziaria. Inoltre si voleva restituire alla classe senatoria il patrimonio fondiario che

    le era stato sottratto nell’Italia meridionale da Totila. L’introduzione dell’insegnamento pubblico fallì in quanto vi

    erano le scuole episcopali e i monasteri. L’amministrazione della giustizia sfuggì al controllo dell’impero si preferì

    affidare ad una persona autorevole, scelta dalle parti in causa per il parere decisivo. Si giunse a ciò perché le spese

    processuali si dimostrarono molto costose.

    L’IMPERO DOPO GIUSTINIANO

    Alla morte di Giustiniano la condizione finanziaria era precaria, tanto da non poter pagare le truppe mercenarie che

    costituivano la maggior parte degli eserciti imperiali. In più le diverse etnie e culture e le distanze geografiche

    kosRIASSUNTISDF

  • rendevano difficili gli intervanti del potere centrale nelle aree periferiche. Nella 2° metà del VI sec, l’impero

    bizantino era soggetto a forti pressioni sui diversi confini dei popoli ostili. Solo durante i regni degli immediati

    successori di Giustiniano si riuscì a mantenere l’integrità territoriale dell’impero bizantino a esclusione della

    penisola italica, la quale era occupata dai Longobardi. Ciò svanì con la rivolta militare di foca (602) in cui venne

    ucciso l’imperatore bizantino Maurizio; allentamento del controllo sulle frontiere nord-est permettendo l’ingresso

    di tribù di Avari e Slavi nella penisola balcanica; a sud-est i Persiani penetrarono in Armenia e nell’Asia Minore e nel

    614 conquistarono Gerusalemme. Durante questa situazione l’imperatore bizantino Eraclio, anziché mirare alla

    riconquista dei territori occupati dai Persiani, attaccò il cuore dell’impero persiano e ciò avvenne proprio quando

    Costantinopoli era assediata da Avari e Slavi. Costantinopoli seppe resistere a tali attacchi e l’imperatore Eraclio

    riuscì a riconquistare tutti i territori occupati e in più ampliò i domini imperiali in Armenia. Al suo ritorno Eraclio

    cercò di superare l’opposizione dei Monofisti con il Monotelismo. Secondo quest’ultimo in Cristo vi sono 2 nature

    distinte, umana e divina, ma unite da una sola volontà. Tale dottrina anziché placare, ravvivò i contrasti teologici e la

    Chiesa occidentale la condannò come eretica.

    I TERRITORI BIZANTINI IN ITALIA

    Nel 568 i Longobardi giunsero in Italia ma non riuscirono ad avere il completo controllo territoriale della penisola,

    infatti molte aree rimasero sotto il dominio bizantino. I territori rimasti sotto il controllo bizantino vennero

    riorganizzate dal punto di vista amministrativo dall’imperatore Maurizio, il quale affidò all’ESARCA, tutte le funzioni

    pubbliche, amministrative, civili e militari. Egli risiedeva a Ravenna e controllava i territori bizantini della penisola

    assoggettati in sede locale a duchi, mentre la Sicilia era governata direttamente da Bisanzio. Il potere effettivo

    dell’Esarca veniva effettuato nell’attuale Romagna e nelle Marche settentrionale. Nelle altre zone i ducati si resero

    indipendenti. Nell’VIII sec quando i pontefici strinsero un alleanza con la dinastia franca dei Pipinidi (carolingi),

    anche Ravenna venne ceduta alla Chiesa Romana dopo esser stata conquistata dai Longobardi e in seguito dai

    Carolingi. L’impero bizantino cercò di reagire militarmente nella penisola ma la conflittualità con i Longobardi e

    l’arrivo di truppe mercenarie romane segnarono nel XI sec la scomparsa dell’impero bizantino in Italia. La scomparsa

    avvenne solo dal punto di vista politico militare perché la sua influenza continuò persistere in alcune zone della

    penisola.

    5.I LONGOBARDI E LE DUE ITALIE L’ORIGINE DEI LONGOBARDI

    I Longobardi irruppero in Italia nord-orientale attraversando le Alpi Giulie e sotto la guida del loro re Alboino. Loro

    costituivano un gruppo di individui basato sul credere in un qualcosa comune e per rafforzare tale tesi crearono un

    loro mito d’origine ORIGO GENTIS LANGABARDORUM secondo cui le loro origini sarebbero scandinave. Con

    certezza, però, si sa solo che alla fine del I sec si stanziarono nelle foci dell’Elba e che nel V sec migrarono in Pannoia

    (attuale Ungheria). Questa posizione era situata tra l’impero bizantino e il mondo barbarico. I Longobardi si

    allearono con i Bizantini nel conflitto contro gli Ostrogoti permettendogli così di giungere in Italia.

    L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEI LONGOBARDI PRIMA DELLA MIGRAZIONE IN ITALIA

    I Longobardi erano popolo esercito guidato dal lo re. Simbolo di regalità di quest’ultimo era la LANCIA, arma tipica

    dei cavalieri. Il re veniva scelto dagli ARIMANNI, uomini liberi che prestavano servizio militare. Gli arimanni si

    differenziavano dagli SCHIAVI, perché quest’ultimi erano dei veri e propri servi a cui veniva affidata la pastorizia e

    privi di qualsiasi diritto. Tra questi 2 strati sociali vi erano gli ALDI, i quali erano autonomi dal punto di vista

    economico ma nel loro agire erano limitati da vincoli giuridici. Nella società longobarda era presente la FARA ovvero

    famiglie con funzione d’unità militare che si rivelarono importanti durante le migrazioni. I capi supremi delle singole

    fare si chiamavano DUCHI e successivamente ebbero la funzione di intermediatori tra re e liberi. Gran parte dei

    kosRIASSUNTISDF

  • Longobardi credeva in culti religiosi di tradizione germanica solo alcuni diventarono cristiani di fede ariana quando

    giunsero in Italia.

    LO STANZIAMENTO DEI LONGOBARDI IN ITALIA

    I Longobardi quando giunsero in Italia cominciarono a conquistare le città settentrionali e posero le loro guarnigioni

    nelle vie di comunicazioni e in tutto ciò non trovarono resistenza da parte dei Bizantini. Alcuni storici sostengono

    che l’arrivo dei Longobardi sia stato favorito da alcune fazioni bizantine. Altri storici sostengono che abbiano

    sottovalutato l’irruzione longobarda e che non creassero stanziamenti stabili. I Longobardi conquistarono PAVIA la

    quale divenne la capitale del regno longobardo. I primi anni di stanziamento furono caratterizzati da una

    conflittualità interna tra duchi e sovrani che scoppiarono dopo la morte di Alboino. Secondo Paolo Diacono venne

    ordinata dalla moglie Rosmulda, la quale era stata costretta dal marito a bere dal cranio di suo padre (era una

    tradizione tribale). Il successore di Alboino fu Clefi dopo il quale, per un periodo di tempo (574-584) non fu eletto

    nessun re e in questo periodo i duchi longobardi conquistarono 2 nuovi insediamenti SPOLETO e BENEVENTO. Lo

    stanziamento longobardo fu un compatto violento con la società italica, in quanto verrà interrotta la tradizione

    politico-amministrativa precedente. I Longobardi ebbero dei punti di rottura con il clero, in particolare con i vescovi

    che difendevano la popolazione romana. La frammentazione politica dei Longobardi della 1° fase dello

    stanziamento rendeva i Longobardi un facile bersaglio per i Bizantini, per questo motivo i duchi elessero un nuovo

    sovrano AUTARI, figlio di Clefi, e per creare il fisco regio, i duchi gli cedettero la metà ei propri beni. Autari fu il

    primo re longobardo ad aggiungere “Flavio” al suo nome, facendo così richiamo a Teodorico. Autari sposò

    Teodolina, figlia del duca di Baviera, la quale scelse, secondo Paolo Diacono, come successore di Autari, Agilulfo il

    quale era di origine turingia e nuovo sposo di Teodolina. Agilulfo portò a termine i progetti del suo predecessore

    morto improvvisamente nel 590. Agilulfo continuò a condurre una politica ecclesiastica autonoma. La regina

    Teodolina, cattolica, appoggiò il clero Tricapitolino (nato da una divisione della Chiesa) in modo da poter superare la

    contrapposizione tra Longobardi ariani e Romani cattolici.

    IL CONSOLIDAMENTO DEL REGNO (VII SECOLO)

    Nei territori conquistati i Longobardi istituirono dei ducati e le attività dei duchi erano affiancate a quelle di

    funzionari minori: CENTENARI che erano dei capo-villaggio e GASTALDI che avevano la funzione di gestire aziende

    agricole. L’organizzazione politica, militare e amministrativa era presente sia nelle città sia nelle campagne. Nelle

    campagne Longobardi entrarono in contatto con la popolazione romana di cui era formata da alcuni che facevano

    parte della classe senatoria che erano diventati piccoli proprietari. Il consolidamento del regno longobardo,

    avvenuto nel VII sec, è testimoniato dal ruolo crescente della capitale Pavia e dalla promulgazione di un codice di

    leggi. Infatti nel 643 per volontà di ROTARI vi fu la prima raccolta scritta di leggi e delle usanze tradizionali dei

    Longobardi, il tutto era scritto in lingua latina testimonianza dell’incontro cultuale. I Romani continuavano a vivere

    secondo le norme del loro diritto romano. Uno dei principali scopi dell’editto era di eliminare la FAIDA, giustizia

    privata, che venne sostituita con il GUIDRIGILDO in caso di uccisione o lesione era previsto un prezzo da risarcire in

    base allo status sociale e giuridico degli individui.

    L’ESPANSIONE DEL REGNO LONGOBARDO E L’ORIGINE DEL POTERE TEMPORALE DEI PAPI

    LIUTIPRANDO (712-744), re dei Longobardi fece raggiungere al suo dominio la massima potenza. Approfittò

    dell’indebolimento di Bisanzio per occupare l’ESARCATO e altri territori sotto il controllo bizantino. Conquistarono il

    CASTELLO DI SUTRI e anziché restituirlo all’autorità bizantina lo donarono alla Chiesa di Roma. A questa donazione,

    nel passato, è stata attribuita un importanza decisiva considerandola l’atto costitutivo del potere temporale dei

    papi. In realtà era soltanto una delle tante donazioni che a quel tempo venivano fatte alle Chiese e ai Monasteri,

    anche se in questo caso, acquistava un indubbio valore politico perché segnava il riconoscimento della sovranità che

    il papa esercitava su Roma e sul territorio circostante, esautorando il governatore bizantino. Anni più tardi venne

    redatta, la DONAZIONE DI COSTANTINO, uno dei più noti falsi della storia, secondo cui l’imperatore Costantino,

    kosRIASSUNTISDF

  • guarito dal papa Silvestro I da una grave malattia, per riconoscenza glia abbia donato alla Chiesa di Roma i territori

    occidentali dell’impero. Tale donazione, in realtà, era una giustificazione del progetto papale di assumere

    direttamente la guida del ducato di Roma e dei domini bizantini in Italia.

    LA FINE DEL REGNO LONGOBARDO

    Nel VIII sec vi fu una nuova alleanza costituita da papi e Franchi. Nel 751 ASTOLFO, re dei Longobardi, conquistò

    Ravenna, per cui il papa Stefano II chiese l’intervento dei Franchi i quali con 2 spedizioni guidate dal re Pipino il

    Breve riconquistarono a vantaggio della Chiesa di Roma i territori occupati dai Longobardi. L’ultimo re longobardo,

    DESIDERIO, cercò di interrompere il legame tra Chiesa e Franchi, facendo sposare sua figlia Ermengarda con il figlio

    di Pipino, Carlo (Magno). Il papa Adriano I temendo un attacco longobardo chiese aiuto a Carlo che ripudiò la moglie

    e discese in Italia tra il 733 e il 774 sconfiggendo i Longobardi e conquistò Pavia. Desiderio venne fatto prigioniero,

    mentre suo figlio Adelchi si rifugiò dai Bizantini. Solo i Longobardi di Benevento mantennero la loro indipendenza,

    difendendola con le armi, ma che comunque venne spazzata via con l’arrivo dei Normanni nel XI sec.

    7. I FRANCHI E L’EUROPA CAROLINGIA DAI MEROVINGI AI CAROLINGI

    Dopo la morte di Clodoveo, il regno franco fu diviso tra i 4 figli, secondo la legge salica (legge che non permetteva il

    diritto di primogenitura). Superate le contrapposizioni interne, nel giro di pochi decenni, i Franchi conquistarono la

    Borgogna, la Turingia e la Provenza, estendendo il loro dominio su quasi tutta la Gallia. Per breve tempo, CLOTARIO

    I, riuscì ad assumere il controllo di tutto il regno. I suoi figli CHILPERICO I (re della Neustria) e SIGIBERTO I (re

    dell’Austrasia) avviarono un periodo di conflittualità dove emerse BRUNILDE, vedova di Sigiberto I, la quale assunse

    la guida del regno. Costei rappresentava un simbolo della conflittualità tra il vecchio regno di Austrasia e la nuova

    Francia. In questo conflitto emerse CLOTARIO II (figlio di Chilperico I), il quale fece uccidere Brunilde. Clotario II

    rafforzò l’organizzazione politico-amministrativa del regno consolidando il suo potere nei 3 regni regionali:

    AUSTRASIA, NEUSTRIA, BURGUNDIA. La vittoria di Clotario II avvenne anche grazie all’appoggio di ARNOLFO

    (vescovo di Metz) e PIPINO IL VECCHIO (maggiordomo di Palazzo del regno merovingio d’Austrasia). Quest’ultimi

    furono a capo della rivolta dell’aristocrazia e del clero d’Austrasia. Il matrimonio tra la figlia di Pipino e di Arnolfo

    permise di unificare gli interessi delle 2 famiglie dando vita alla dinastia dei ARNOLFINGI o PIPINIDI o CAROLINGI da

    cui nacque CARLO MARTELLO. Gli esponenti di questa famiglia riuscirono a ereditare la carica di maggiordomo e

    poterono usufruire del matrimonio fondiario del re che fu usato per creare nuove clientele militari attraverso la

    distribuzione delle terre. I Carolingi sopravvalsero i Merovingi merito anche di Carlo Martello che vinse contro una

    spedizione militare islamica (732). L’ultimo sovrano dei Merovingi fu rinchiuso nel’abbazia di Saint-Bertin e gli

    vennero tagliati i capelli, simbolo di suprema forza. Ciò venne fatto da PIPINO IL BREVE figlio di Martello. Pipino, re

    dei Franchi, per legittimare il proprio atto e il diritto della propria dinastia a guidare il popolo dei Franchi si fece

    consacrare con l’olio santo da Bonifacio. Quindi la sacralità pagana dei Merovingi venne contrapposta alla sacralità

    cristiana dei Carolingi. E per rafforzare la loro operazione all’interno del regno avviarono un’operazione denigratori

    nei confronti dei Merovingi.

    DA PIPINO IL BREVE A CARLO MAGNO

    L’ascesa al potere dei Carolingi comportò una ripresa dell’espansione franca. Pipino il Breve organizzò una

    spedizione in Italia contro i Longobardi, in cui vinse e riconsegnò al pontefice l’ESARCATO e la PENTAPOLI, questo

    passo segnò l’alleanza con la Chiesa di Roma (tra il 754 e 756). Cercò di consolidare la presenza franca nella Gallia

    Meridionale. Dopo la sua morte (768), il regno venne diviso tra i suoi 2 figli CARLO e CARLOMANNO. Quest’ultimo

    morì precocemente e di conseguenza il regnò passò nelle mani di Carlo (Magno).

    Carlo: nel 772 avviò una guerra trentennale contro i Sassoni e la vittoria gli permise di controllare i territori a est del

    Reno; conquistò i territori della Germania Meridionale e iniziò a espandersi nella penisola iberica; conquistò il regno

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  • longobardo dove controllarono i luoghi del potere civile, militare e religioso e in caso d’infedeltà avveniva una

    sostituzione con l’aristocrazia franca o di popoli alleati. Questa conquista di Carlo Magno completava il progetto di

    legittimazione avviata da Pipino. Il principale alleato era la Chiesa di Roma, di cui Carlo Magno era il difensore.

    Questo ruolo venne formalizzato quando aiutò Papa Leone III il quale era stato aggredito durante la lotta tra le

    famiglie dell’aristocrazia e il giorno di Natale Carlo Magno venne incoronato imperatore. Dopo l’800 Carlo Magno,

    anziché continuare ad espandere il proprio regno cerco di rafforzare i propri domini.

    UNA CORTE, TANTE CORTI

    Nel regno franco non c’era una vera e propria capitale, i sovrani risiedevano in palazzi costruiti all’interno della

    proprietà della corona, il FISCO REGIO. A partire della fine dell’VIII sec Carlo Magno elesse come residenza principale

    la città di AQUISGRANA e qui ebbero importanza la CAPPELLA PALATINA e la REGGIA. Nella Reggia vi erano diversi

    funzionari; la gestione dell’amministrazione centrale era affidata a un laico e ad un ecclesiastico (non più al

    maggiordomo). Vi erano le figure del CONTE PALATINO (esercitava l’alta giustizia per conto del sovrano e

    coordinava altri funzionari) e dell’ARCICAPPELLANO (era responsabile dei numerosi ecclesiastici che vivevano a

    corte e gestiva la cancelleria regia in cui vi erano gli atti pubblici). Per rendere leggibili tali atti venne creata la

    carolina un modo di scrittura. Carlo Magno chiamò alla sua corte i maggiori intellettuali, che diedero via alla scuola

    palatina, il quale compito era di istruire il clero.

    DOPO CARLO MAGNO

    Carlo Magno attraverso la Divisio imperii divise il regno tra i suoi 3 figli, due dei quali morirono precocemente e il

    regno passò nelle mani di LUDOVICO, detto il PIO. Egli nella prima fase del suo regno favorì un ricambio degli uomini

    di corte. Ludovico nell’817 promulgò la disposizione legislativa ORDINATIO IMPERII in cui stabiliva che il territorio

    venisse diviso tra i suoi figli LUDOVICO, PIPINO e LOTARIO, tale disposizione venne effettuata attraverso per

    sottrarre il regno d’Italia a BERNIGIARIO, figlio di suo fratello Pipino. In seguito Ludovico emanò la CONSTITUTIO

    ROMANA con la quale si stabiliva che il papa, eletto da clero e dal popolo romano, avrebbe dovuto prestare

    giuramento di fedeltà all’imperatore prima di essere consacrato. Dall’830 nacquero delle conflittualità interne

    dovute al cambiamento dell’Ordinatium imperium causata dalla nascita del 4° figlio Carlo. In un primo momento i

    conflitti nacquero nei confronti del padre, in seguito tra di loro. Quando Pipino morì: CARLO (aveva il controllo sui

    territori a ovest); LUDOVICO (aveva il controllo dei territori a est del Reno); LOTARIO (aveva il controllo sulla

    Lotaringia e regno d’Italia).

    Carlo e Ludovico si giurarono fedeltà reciproca di fronte ai rispettivi eserciti. Seguirono 30 anni di equilibrio. Ma le

    contraddizioni dell’impero emersero quando Ludovico II, figlio di Lotario morì senza lasciare eredi, l’impero

    attaccato da Normanni e Saraceni, indebolì il potere imperiale. L’impero carolingio iniziò a cessare di esistere

    nell’881 dal momento in cui non vi furono eredi di Ludovico II e chi governava, Carlo il Grosso, era un incapace.

    Cessò definitivamente di esistere quando Carlo il Grosso fu deposto (887)

    8. CONTI E VASSALI, FEUDI E COMITATI L’incontro del modello di organizzazione sociale dei Franchi e dei Galli-Romani formò un acculturazione reciproca,

    fino a formare i rapporti VASSALATICO-BENEFICIARI ovvero un contratto stretto liberamente tra 2 persone le quali

    s’impegnavano alla fedeltà e al mantenimento. La fedeltà che il vassallo giurava al suo signore di cui aveva ricevuto

    ospitalità o fonti di reddito veniva cambiato con il feudum. Con questi tipi di rapporti il re si attorniava di capi

    militari e funzionari, i quali reclutavano combattenti creandosi così una cerchia clienterale. La concessione dei

    beneficio, necessaria per legare a sé numerosi fedeli, presupponeva un ampio patrimonio. Era anche vero che

    disporre di ampie clientele permetteva di avere sempre maggiori risorse. Si venne a creare un aristocrazia potente

    sia nei confronti del sovrano che dei propri fedeli. Infatti anche gli uomini liberi che non disponevano di un

    patrimonio sufficiente per attorniarsi di una clientela non potevano partecipare all’esercito e alla vita pubblica. Le

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  • grandi aziende e le corti assorbivano le piccole proprietà e gli ex piccoli proprietari. Questo meccanismo risultò duro

    per il regno longobardo la cui economia si basava sulla piccola proprietà. L’introduzione del sistema economico e

    sociale dei Franchi comportò nella parte centro-settentrionale dell’Italia l’aumento delle grandi proprietà e

    l’uniformazione sociale dei lavoratori della terra in contadini dipendenti.

    L’ORGANIZZAZIONE AMMINSTRATIVA DEL’IMPERO CAROLINGIO

    Nell’impero carolingio, all’interno dei doversi regni vennero designate delle circoscrizioni pubbliche dette

    “COMITATI” a capo dei quali vi era funzionari pubblici con il titolo di CONTE. Questi avevano il compito di

    provvedere all’amministrazione della giustizia; convocare e guidare l’esercito; esigere tasse e imposte; fare svolgere

    servizi pubblici. Nelle zone di confine e di nuova conquista dove era necessario un maggior impegno militare i

    distretti, chiamati MARCHE, avevano una maggiore estensione ed erano affidati a funzionari chiamati MARCHESI.

    Grandi distretti erano anche i DUCATI, alcuni dei quali ebbero un carattere nazionale, nel senso che

    rappresentavano una forma di riconoscimento dell’identità nazionale di alcuni popoli che erano stati inglobati in

    maniera non stabile nell’impero, come i Baveresi e Bretoni. I territori venivano assegnati a personaggi legati al

    sovrano da un rapporto vassallatico-beneficiario. A causa dell’ampiezza del territorio il sovrano decideva di

    assegnare le cariche pubbliche a quei uomini che nei singoli territori godevano di prestigio e di molte proprietà. Per

    controllare tali personaggi, all’interno dei loro distretti, vennero inseriti i MISS DOMICI ovvero i fedeli diretti del re. I

    Miss Dominici appartenevano alla più alta aristocrazia del regno; erano sia laici che ecclesiastici; diffondevano sul

    regno le leggi emanate dal sovrano

    L’ISTITUTO DELL’IMMUNITA’. VERSO L’AFFERMAZIONE DEI POTERI LOCALI

    L’istituto dell’immunità limitava l’autorità dei funzionari pubblici, i quali non potevano esercitare il loro potere

    (riscuotere tasse e amministrare la giustizia) sulle proprietà immuni, specialmente su quelle degli ecclesiastici.

    10. LA CITTA’ LA CITTA’ VESCOVILE

    I Romani quando occupavano nuove zone ristrutturavano o creavano centri di insediamento secondo un progetto

    preciso. Al centro della città c’era il FORUM ( piazza principale in cui si svolgeva il mercato) sul quale si affacciavano

    gli edifici pubblici: PALATIUM (residenza imperiale, sede del potere politico); PRAETORIUM (sede

    dell’amministrazione locale); CURIA MUNICIPALE (sede del senato locale). La crisi economica dell’impero colpì le

    città ma causò solo l’eliminazione di piccoli centri. Le città restanti riuscirono a sopravvivere grazie ai cambiamenti

    dell’impianto urbano e della sua organizzazione. Elemento centrale di questa trasformazione fu la presenza del

    VESCOVO in città. Nelle città vennero costruite CATTEDRALI ed edifici correlati come Palazzo del vescovo, Battistero,

    Cimitero. Questi edifici erano separati dell’abitato da cinta di mura e sorgevano o in un area sopraelevata o protetta

    da corsi d’acqua. Tali edifici vennero costruiti in modo da poter controllare il traffico commerciale. Dell’impianto

    romano venne conservato il Foro che venne riadattato come piazza di una chiesa.

    CONTINUITA’ E CAMBIAMENTO: IL DIBATTITO STORIOGRAFICO

    Secondo lo storico Henri Pirenne la funzione essenziale della città è quella commerciale e che a causa della

    conquista degli Arabi e quindi alla fine degli scambi commerciali sicuri nel Mediterraneo, essa diventa solo un centro

    di insediamento protetto da mura. Secondo Robert Lopez, che definisce la città “uno stato d’animo”, essa in diversi

    momenti, ha avuto diverse funzioni: amministrativa, politica, religiosa e culturale.

    ISTITUZIONE E POTERI FRA CITTA’ E CAMPAGNA

    Vi era una distinzione tra le città conquistate dai Longobardi e dai Romani

    CITTA’ LONGOBARDE: i ducati non sempre ebbero a capo un centro urbano; la loro cultura rimase di stampo tribale

    fino allo stanziamento in Italia infatti l’organizzazione del territorio era basata più sulle campagne che sul centro

    urbano.

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  • CITTA’ ROMANE: nelle città risiedevano i fondiari, le autorità pubbliche, amministrative e giurisdizionali; in esse

    venivano raccolti i canoni e le vendite.

    Quando i carolingi conquistarono il regno dei Longobardi vi fu una sorta di “rinascimento”. Le città vennero

    valorizzate sia nelle loro funzioni giurisdizionali sia nel loro impianto urbanistico. Testimonianza di ciò sono le

    LAUDES CIVITATUM (componimenti poetici). I comitati erano situati al centro della città, e in essa dovettero

    convivere vescovi e conti.

    MERCATO E COMMERCIO URBANO

    La città rimase sempre il ruolo privilegiato per lo svolgimento del mercato. Nonostante l’espansione islamica e la

    rottura dell’unità del bacino del Mediterraneo, il commercio con l’Oriente non venne mai spezzato anche se vi fu un

    mutamento nella quantità e nella qualità dei traffici. La funzione commerciale era importante anche nell’Italia

    meridionale soprattutto nelle coste dove si riscontrava anche l’attività manifatturiera. Nei centri urbani la continuità

    del potere pubblico era espressa dalla presenza e dall’autorità vescovile. I vescovi controllavano le principali vie

    commerciali delle città e dei suoi porti fluviali. I vescovi riuscirono ad ottenere il diritto di ricavare guadagno

    connessi ai pedaggi e alle tasse, cosa che contribuì all’arricchimento dei vescovi e delle città.

    I CITTADINI

    Nelle città risiedevano mercanti e artigianati e anche proprietari fondiari che vivevano di rendita e tra di loro non vi

    fu distinzione di ceto. La documentazione privata testimonia che dal X sec. I mercanti milanesi investivano su

    proprietà fondiarie e che molti proprietari preferivano vivere in città anziché nelle loro aziende agricole.

    11. ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA

    Dal 4 secolo la capacità di scrivere andò concentrandosi nelle mani di un numero sempre minore di persone. Il

    mondo romano era altamente alfabetizzato, ma con la sua crisi scomparvero le scuole e questo portò al degrado. Si

    può distinguere un alto livello di istruzione legato a pochissimi, e una generale analfabetizzazione, che riguardava

    anche il saper leggere. Restarono tuttavia in piedi le scuole cristiane, che attorno al 6 secolo divennero anche le

    scuole per i laici. Dall’8 secolo, accanto alle scuole vescovili sorte presso le chiese cattedrali si diffusero anche quelle

    monastiche. Carlo Magno si applicò in particolare alla riforma liturgica (uguale per tutti i chierici), il miglioramento

    della formazione del clero, la riaffermazione dell’importanza della scrittura nell’amministrazione. Ai bambini la

    lettura fu insegnata secondo il metodo classico (apprendimento delle lettere, sillabe, memorizzazione delle frasi).

    Più raro fu l’insegnamento della scrittura. La formazione superiore riguardava le arti del Trivio (grammatica, retorica

    e dialettica) e del Quadrivio (matematica, geometria, musica, astronomia).

    13. IL TRIONFO DEI POTERI LOCALI NELLE CAMPAGNE E NELLE CITTA’ UN CONCETTO AMBIGUO: FEUDALESIMO

    Il termine feudalesimo venne coniato nel 700 ed è stato impiegato per indicare realtà di diversa natura: modo di

    produzione (Marx); civiltà europea del X-XIII sec. (Bloch); norme che regolavano le relazioni vassallatico-

    beneficiario. La parola “FEUDO” trae origine dell’antico germanico “fihu” che significa gragge/bestiame. Questo

    termine assunse il significato del tardo latino “beneficium”.

    Il BENEFICIO: concessione patrimoniale che il senior faceva al vassallo in cambio di servizio reso. Questa

    connessione tra servizio e beneficio porta a considerare FEUDO l’ambito territoriale in cui il vassallo prestava

    servizio.

    La storiografia contemporanea distingue le diverse componenti del rapporto vassallatico-beneficiario.

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  • 1° FASE (VIII-IX sec): diffusione del rapporto vassallatico-beneficiario nell’impero carolingio. Questo sistema rendeva

    legale i rapporti clientelari fra il sovrano e i suoi funzionari.

    2° FASE (IX-X sec): dopo l’impero carolingio, l’aristocrazia s’impadronisce del potere. I conti, i duchi e i marchesi

    diventano dinasti nell’ambito del loro territorio che continuavano a gestire in base al sistema vassallatico-

    beneficiario.

    3° FASE (XI-1°metà del XII): la frammentazione del potere pubblico avviene anche nei territori comitali e marchiani

    affidati ai vassalli dei conti. Punto fondamentale di questa organizzazione è il castello.

    4°FASE (2° metà XII): i signori locali vengono assoggettati ai regni attraverso strumenti giuridici che costituiranno il

    diritto feudale.

    La storiografia tedesca dell’800 con il termine “ANARCHIA” intende che dopo la frantumazione dell’impero

    carolingio, i re deboli abbiano ceduto parti di potere in feudo a signori che a loro volta ne avevano concessi ad

    alteri, creando una piccola piramide feudale, al cui vertice vi era il RE successivamente il VASSALLO DEL RE, i

    VALVASSORI, i VALVASSINI.

    Nel 900 la storiografia francese e tedesca attribuisce le cause di anarchia allo sviluppo dei poteri (più che alla

    cessione) che i grandi proprietari potevano esercitare sui loro uomini.

    Dopo la 2° Guerra Mondiale la storiografia francese ha elaborato una TEORIA MUTAZIONISTA, secondo cui sarebbe

    venuta a mancare la capacità di controllo dei funzionari regi sui loro territori.

    LA FRAMMENTAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO

    Il CAPITOLARE DI QUIERZY emanato da CARLO IL CALVO nell’877 stabiliva che in assenza del re, i figli maschi dei

    feudatari avevano il diritto di esercitare le funzioni del padre in sua assenza. Questo fu il primo passo in direzione

    dell’ereditarietà dei feudi. Dalla fine del IX conti e marchesi esercitarono le loro funzioni senza controllo delle

    autorità pubbliche. La legittimità del potere si basava sul fatto di essere in grado di esercitarla ovvero possedere

    cospicue risorse economiche ed avere un congruo numero di fedeli armati. Per quanto riguarda il potere pubblico,

    CORRADO II, nella prima metà dell’XI sec (1037) emanò la disposizione “EDICTUM DE BENEFICIIS” stabilendo che

    nessun vassallo poteva essere privato del beneficio ottenuto senza una giusta causa che comunque doveva essere

    giudicata dal tribunale o dal sovrano. Con l’Edictum beneficiis, in sostanza, venivano resi ereditari anche i feudi

    minori.

    L’INCASTELLAMENTO

    A seguito degli attacchi della cavalleria degli Ungari e delle navi saracene e della perdita progressiva di

    autorevolezza degli esponenti della dinastia carolingia si diffuse una sensazione d’incertezza che probabilmente

    favorì il fenomeno dell’INCASTELLAMENTO. Ogni proprietario in grado di costruire una fortificazione la realizzò e in

    essa si trasferirono molte persone che erano accomunate dal bisogno di protezione. Tale fenomeno servì anche per

    estendere l’autorità del grande proprietario sia sui coltivatori sia su tutti i residenti che si trovavano nella grande

    proprietà. Venne modificato anche il paesaggio, infatti, scomparvero o diminuirono le abitazioni che sorgevano sui

    poderi e a ridosso delle mura dei castelli si concentrarono le coltivazioni di maggior pregio.

    SIGNORIA FONDIARIA, SIGNORIA TERRITORIALE

    In seguito all’incastellamento molti grandi proprietari terrieri si trasformarono in signori territoriali. La storiografia

    distingue 2 forme di signoria (i singoli uomini a quel tempo non erano consapevoli di tale distinzione:

    SIGNORIA FONDIARIA: consisteva nell’insieme dei poteri che un proprietario esercitava sui lavoratori di condizione

    servile e sui coloni liberi che lavoravano le sue terre.; riscossione dei canoni in natura e in denaro, donativi fissati da

    clausole contrattuali; gli assoggettati dovevano prestare opera da svolgere sulle terre signorili e il proprietario

    doveva dirimere le controversie che potevano svolgersi nell’ambito del suo patrimonio.

    SIGNORIA TERRITORIALE: è legata all’incastellamento. I poteri signorili si estendevano oltre sulle persone

    economicamente soggette anche sugli abitanti di un determinato insediamento. All’interno del castello il signore

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  • poteva richiedere prestazioni di lavoro, esercitava la giustizia e poteva dirimere le controversie. Riscuoteva tasse

    quali: FODRO, ALBERGARIA (obbligo di ospitalità al sovrano e ai suoi ufficiali), CURADIA (tassa sul mercato),

    RIPATICO, PONTATICO. Inoltre riscuoteva una tassa, chiamata FOCATIUM, per la protezione che esercitava.

    Nelle diverse signorie una stessa persona poteva essere soggetta a più signori, che entravano in conflitto tra loro e

    si combattevano attraverso azioni di saccheggio e di rapina. Alla morte del signore il castello poteva essere venduto

    liberamente in più parti. Alcuni documenti di compravendita attestano la divisione di un castello fino a 18 parti.

    LE CITTA’ E I VESCOVI

    Nelle città vi erano le sedi episcopali e il vescovo riuniva periodicamente negli spazi le istanze della cittadinanza e

    venivano discussi i problemi comuni per trovare una soluzione. Il vescovo nelle città aveva potere spirituale e civile

    (miss domini in età carolingia). Con la fine dell’impero carolingio, i vescovi mantengono il loro potere e durante le

    Seconde Invasioni provvidero alla difesa urbana, costruendo delle mura per difendere la città dagli attacchi dei

    pagani: UNGARI, SARACENI e dai MALI CHRISTIANI che erano i detentori dei poteri signorili nel territorio e i loro

    vassalli. Nell’Italia centro-settentrionale molte sedi episcopali ottennero dai sovrani il riconoscimento del loro ruolo

    urbano e ottennero oltre alla IMMUNITA’ anche la DISTRICTIO ovvero avevano la possibilità di

    obbligare/costringere.

    14. IMPERO E REGNI NELL’ETA’ POST-CAROLINGIA AL DI FUORI DELL’IMPERO: LA FRANCIA POST-CAROLINGIA

    Dopo la crisi dinastia carolingia, il potere effettivo dei re di Francia, si ridusse in un’area limitata attorno a Parigi.

    Dopo alcune contese per impossessarsi del potere regio, ci riuscì la famiglia dei ROBERTINGI con UGO CAPETO. Tale

    famiglia in seguito venne ribattezzata con il nome CAPETINGI. Il re aveva poteri limitati, riusciva a governare sui

    territori che riusciva a controllare direttamente, sui territori del suo patrimonio personale. Egli si differenziava dagli

    altri signori per la sua autorità d’ordine morale e religioso. Dopo l’887 in Gallia si costituirono oltre al REGNO DI

    FRANCIA , quello di PROVENZA (che verrà assorbita dalla Borgogna) e di BORGOGNA ( aveva un ruolo importante

    nella regione dell’Alto Rodano, dove passavano vie di comunicazione tra i territori alpini).

    IL REGNO ITALICO

    Alla fine dell’impero carolingio, il regno italico mantenne la sua estensione geografica ovvero la parte settentrionale

    escluse le zone costiere e la parte dell’Italia centrale. La mancanza di una discendenza diretta dai carolingi causò

    una fase di conflittualità per il regno. I protagonisti furono 4 famiglie: duchi e marchesi di SPOLRTO, TOSCANA,

    IVREA, FRIULI. Per taluni decenni si contesero il regno la famiglia del Friuli e di Spoleto ma nessuno riuscì a prevalere

    sull’altro. Venne richiesto l’intervento di RODOLFO, re di Borgogna (re d’Italia dal 924-926) e poi l’aiuto di UGO

    CAPETO, re di Provenza (re d’Italia 926-946). La politica di quest’ultimo era contro l’alta aristocrazia italica di origine

    carolingia. Gli uomini che emersero durante il suo regno erano di famiglie longobarde. Costoro a differenza dei

    carolingi non avevano rapporti internazionali ma attraverso le armi, garantivano al re, maggior controllo del

    territorio. Ugo lasciò il regno al figlio LOTARIO che morì dopo 4 anni. Il nuovo re divenne BERENGIARO II, marchese

    d’Ivrea. Costui rafforzò il suo potere dando cariche importanti ai suoi fedeli e umiliando o annientando gli avversari.

    Infatti la moglie di Lotario, Adelaide, venne rinchiusa in una fortezza ma verrà liberata da Alberto Atto, vassallo di

    Lotario. Venne chiamato in aiuto Ottone I, re di Germania, il quale giunto in Italia sposò Adelaide pere legittimare il

    potere e si fece incoronare re d’Italia. A causa della precarietà degli equilibri politici italiani non detronizzò

    Berengiaro II, però fu costretto a giurargli fedeltà.

    IL REGNO TEUTONICO E L’INCORONAZIONE IMPERIALE DI OTTONE I

    Nel regno dei Franchi orientali (regno teutonico) venne eletto re ARNOLFO DI CARINZIA, esponente della dinastia

    carolingia. La sua morte e la minore età del figlio crearono un periodo di conflittualità tra gli esponenti delle famiglie

    aristocratiche che miravano al potere regio.

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  • Il re di Germania, che veniva eletto dai “grandi del regno”, aveva il ruolo di giudice supremo e di guida militare

    (faceva parte della stirpe ducale). Secondo alcuni storici con CORRADO I DI FRANCONIA, re di Germania (911),

    avvenne la NASCITA DELLA GERMANIA perché tutte le stirpi tedesche si riunirono sotto la guida di un unico re. Alla

    morte di Corrado I venne eletto ENRICO I DI SASSONIA. Suo successore fu il figlio OTTONE I IL GRANDE (regno 936-

    973), egli cercò di ristabilire nuovi legami con i grandi del regno, laici ed ecclesiastici. Sua intenzione era di cercare

    una rete amministrativa tra il centro del regno e la periferia. I conti, i duchi e i vari signori territoriali esercitavano

    autonomamente una propria sovranità (non erano più funzionari o rappresentanti del potere regio). Secondo alcuni

    studi gli stessi signori ecclesiastici non erano volenterosi esecutori del re, in quanto la loro fedeltà verso il sovrano

    era dovuta alla condizione di profitto che ne traevano. Ottone I, oltre a conquistare il regno italico, fu impegnato

    contro gli Ungari che vennero sconfitti nel 955 nel fiume di Lech (Baviera). Per legittimare il ruolo sacrale del re

    richiamò dall’età carolingia, dalla tradizione imperiale romana e bizantina aspetti simboli del potere come: l’abito, lo

    scettro, la corona, i cerimoniali di corte, rito della sacra unzione. Ottone I, seguendo la tradizione carolingia,

    promulgò il PRIVILEGIUM OTHONIS con cui riconosceva le proprietà e i diritti della Chiesa di Roma; e rifacendosi alla

    Constitutio Romana di Ludovico Pio, stabilì che il papa dopo esser stato eletto dal clero e dal popolo di Roma doveva

    prestare giuramento all’imperatore. Si ponevano così le basi di una conflittualità tra impero e chiesa che però non si

    manifestò in età ottanianza per la debolezza papale causata da contese per la carica papale che seguirono ad una

    successione di papi amorali.

    L’IMPERO DAGLI OTTONI AI SALII

    Ottone I cercò di rafforzare la propria posizione in Italia a danno dei domini bizantini del Meridione. Tale progetto di

    espansione militare fallì, per tale motivo avviò un’azione diplomatica con il matrimonio di suo figlio Ottone I con

    Teofano, nipote dell’imperatore bizantino Zimisce. Però il progetto di acquisire l’Italia meridionale fallì perché la

    principessa era la nipote e non la figlia. Il successore di Zimisce, BELISARIO II, inoltre rinnegò le scelte del

    predecessore. Ottone II fece fronte, ma fallendo, alla spedizione contro i Saraceni. Quando Ottone II morì vi fu una

    crisi. Suo figlio OTTONE III ancora piccolo poté succedergli solo ai 16 anni (996). La successione gli venne garantita

    dalla madre e dalla nonna. Il primo atto di governo di Ottone III fu la nomina a pontefice di Gerberto D’Aurillac, che

    prese il nome di Silvestro II. A differenza di Ottone I, Ottone III, non stabilì dei legami con i grandi dell’impero, in

    quanto riteneva che la sua autorità e sovranità fossero garantite dalla sacralità del suo titolo. Il suo progetto di

    rinnovamento prevedeva la sottomissione dei vescovi al papa. A causa di sollevazioni di esponenti dell’aristocrazia

    italica e romana venne cacciato da Roma e si rifugiò in un monastero dove morì. Non ebbe figli si conseguenza

    neanche eredi e di conseguenza si riaccese la conflittualità per il potere regio. ENRICO II, duca di Baviera, fu eletto

    re di Germania (1022-1024), il quale aveva una stretta parentela con i Sassoni. Egli, a differenza di Ottone III cercò di

    rafforzare la propria autorità nei confronti dei poteri locali. Sconfisse Arduino d’Ivrea che aveva cercato di

    ricostituire un regno d’Italia indipendente. Enrico II non riuscì a mantenere la corona regia nelle mani della sua

    famiglia, in quanto non ebbe figli. Venne eletto CORRADO II (1024-1039), duca di Franconia, appartenente la

    famiglia dei Salii, famiglia che mantenne il potere regio per 4 generazioni.

    15. L’ANNO MILLE: CONTINUITA’ E TRASFORMAZIONI I TERRITORI DEL MILLE

    L’anno mille scoccò più volte perché il sistema di datazione era diverso da una località all’altra. L’idea che il

    millennio potesse coincidere con eventi apocalittici era ristretto a una cerchia. Vi era il mito che un angelo avesse

    imprigionato Satana per 1000 anni e che passati questi sarebbe uscito dalla sua prigione e avrebbe sedotto le

    nazioni.

    CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’ DELL’ECONOMIA. L’ESPANSIONE AGRARIA

    kosRIASSUNTISDF

  • Dall’VIII sec fino alla metà del XIV sec vi fu un aumento della crescita demografica. A tale fenomeno vennero date

    diverse spiegazioni: riprese dei commerci, innovazioni tecnologiche e miglioramento dell’alimentazione. Tale

    crescita costrinse a ricercare nuove quantità di risorse. Le nuove tecnologie intensificarono lo sfruttamento delle

    fonti energetiche: MULINO, GIOGO FRONTALE DEI BOVINI, COLLARE DEL CAVALLO e ROTAZIONE TRIENNALE.

    L’elemento importante fu l’allargamento degli spazi di coltivazione. Si diede inizio a un fenomeno di occupazione di

    terre, di dissodamenti, di colonizzazione. L’ampliamento della superficie coltivata si ebbe sia in zone incolte

    all’interno delle curtes, sia in ambienti abbandonati dove i signori cercavano nuovi spazi di potere, attirando nuova

    popolazione con la promessa dell’esenzione fiscale (nascita di “ville nuove”, “borghi franchi”. Tra la fine del XI e

    l’inizio del XII sec si ricavarono nuovi terreni dall’acqua). La curtis subì trasformazione nelle varie parti d’Europa:

    grandi dove erano forti le sollecitazioni del mercato cittadino più lieve nelle zone meno urbanizzate. La tendenza

    era quella di ridurre la riserva padronale e di estendere l’area a diretta gestione dei coltivatori, così essi potevano

    impiegare meglio sulle loro terre il tempo che avrebbero dovuto dedicare alla riserva padronale, ricavando di più e

    potendo pagare canoni in denaro. Dal punto di vista economico non vi fu una mutazione improvvisa ma un

    miglioramento.

    LA “MUTAZIONE FEUDALE”

    Avvenne la mutazione feudale, cioè la nascita di una forma di controllo politico del territorio definita “SIGNORIA DI

    BANNO”, da parte dei grandi proprietari.

    FRA POLITICA ED ECONOMIA: L’ANNO MILLE COME SINTOMO

    Secondo Duby, la mutazione feudale portò anche un cambiamento sull’economia, facendo emergere una nuova

    domanda da parte ei signori di banno che per soddisfare i loro bisogni incrementarono la produzione. Secondo

    Pierre Bonnassie l’accumulo economico favorì l’ascesa di un’aristocrazia capace di minare il potere regio e di

    provocare la nascita della signoria.

    16. IL NUOVO MONACHESIMO E LA RIFORMA DELLA CHIESA VERSO LA RIFORMA DELLA CHIESA

    Un contributo importante al rinnovamento della Chiesa venne dal mondo monastico, che sentì di dover dare una

    credibilità morale alla chiesa stessa. La riforma monastica non contestava le ricchezze e i beni ecclesiastici ma

    proponeva un modello di chiesa basato sulla preghiera e sulla purezza del corpo. Principali esponenti furono i

    MONACI DI CLUNEY. L’abbazia di Cluny nacque come monastero privato ma riuscì ad acquisire autonomia grazie alla

    concessione dell’immunità da parte di Guglielmo duca d’Aquitania. Tali monaci non dipendevano dal vescovo della

    loro diocesi grazie all’esenzione papale. Furono proprio i Monaci di Cluny a creare la festa dei morti, inoltre costoro

    ribadivano il valore della verginità per chi volesse fare da mediatore tra il mondo terrestre e quello celeste. Cluny

    divenne una delle abbazie più ricche grazie alle donazioni dei potenti che pagavano in cambio delle preghiere dei

    monaci per salvare la loro anima. Non erano sottoposti al controllo del vescovo ma direttamente al papa.

    Costituirono una congregazione di priorati che influenzerà la storia della Chiesa sino al XII sec. In Italia vi erano

    piccole comunità monastiche che riprendevano l’idea dell’eretismo e gli ideali del primo monachesimo. Questo tipo

    di monachesimo si sviluppò anche in Francia come contrapposizione allo sfarzo di Cluny. Nacque l’ordine dei

    Certosini che anche se vivevano in grandi abbazie , trascorrevano tutto il giorno pregando nelle loro celle. Alcuni

    movimenti riformatori contestavano l’idea di SIMONIA DEL CLERO (ovvero l’acquisizione di cariche ecclesiastiche.

    Tale accusata venne lanciata contro i vescovi nominati dagli imperatori. Questi contestatori rafforzarono l’idea che

    solo il papa potesse decidere chi nominare e non l’imperatore) e di NICOLAISMO DEL CLERO (concubinato o

    matrimonio degli ecclesiastici). Si diffusero altri movimenti religiosi come quello PAUPERISTICO che predicava la

    povertà, la rinuncia dei beni e contestava l’alto clero locale. Esemplare fu la PATARIA (ispirazione pauperistica) che

    si diffuse a Milano criticava la corruzione del clero milanese e cercavano di rafforzare l’autorità papale.

    LA RIDEFINIZIONE DEL PAPATO

    kosRIASSUNTISDF

  • Nel 1046 un contrasto tra gruppi di potere romani aveva portato la presenza di 3 papi che si accusavano di simonia.

    Venne convocato un concilio a Sutri, da ENRICO III, che depose i 3 papi e nominò un vescovo tedesco che non

    apparteneva agli ambienti romani, CLEMENTE III. Il sistema della chiesa imperiale si basava su una selezione anche

    morale delle persone che dovevano ricoprire la carica vescovile. Tra i papi voluti da Enrico III, vi fu LEONE IX, che

    condusse una battaglia contro la simonia e il nicolaismo. Leone IX si scontrò con il patriarca di Costantinopoli sul

    controllo delle chiese locali in Italia meridionale e si giunse nel 1054 alla rottura tra la chiesa di Roma e quella di

    Costantinopoli (ancora oggi presente). Leone IX morì lo stesso anno ma la sua opera fu continuata dai suoi

    successori. Successore di Enrico III, fu il figlio ENRICO IV, che essendo minorenne, non poté regnare , per cui le

    elezioni del papa tornarono nelle mani dell’aristocrazia (famiglia Canossa-Lorena) che scelse:

    NICOLO’ II: riprese la politica antisimoniaca; promulgò il DECRETUM ELECTIUM PAPAE secondo cui il papa doveva

    essere individuato dai cardinali-vescovi, poi venivano interpellati i cardinali-preti, infine il clero e la popolazione

    romana lo approvava e acclamava il nuovo pontefice.

    ALESSANDRO II: non venne riconosciuto dalla corte imperiale. A lui si contrappose ONORIO II (eletto

    dall’imperatore).

    ENRICO IV , GREGORIO VII E LA LOTTA PER LE INVESTITURE

    La seconda metà dell’XI sec fu caratterizzata dalla lotta per le investiture che rappresenta il contrasto tra la chiesa e

    l’impero sulla possibilità degli imperatori di eleggere i vescovi. Nel 1073 (Enrico IV maggiorenne), per acclamazione

    popolare (no secondo il decreto di Nicolò II) venne eletto papa GREGORIO VII il cui progetto era di desacralizzare la

    carica imperiale. Gregorio VII mandò alcuni delegati in Germania con il risultato, inaspettato, che molti vescovi

    tedeschi si schierarono con Enrico IV. Da ciò ne segui una reciproca delegittimazione tra papa e imperatore.

    Gregorio VII promulgò il DICATATUS PAPAE secondo cui solo il papa poteva deporre i vescovi e l’imperatore e

    poteva sciogliere i sudditi dall’ubbidienza verso il sovrano. Per risposta Enrico IV, nel 1076. Convocò a Worms un

    concilio di vescovi tedeschi in cui dichiarò deposto Gregorio VII. A questo punto Gregorio VII scomunicò i vescovi

    presenti a Worms e l’imperatore, sciogliendo così i sudditi dal dovere di fedeltà. Di questa situazione se ne

    approfittarono gli oppositori interni di Enrico IV. Per tale motivo Enrico IV dovette scendere a patti con il papa, si

    recò nel castello di Canossa (1076/77) in cui vi era il papa e la sua alleata contessa Matilde. Enrico IV venne

    ammesso al cospetto del papa solo dopo 3 giorni e solo allora ottenne il ritiro della scomunica. Enrico IV

    riappropriatosi del potere tornò in Germania e continuando la sua politica, si approfittò dell’indebolimento militare

    del papa per convocare a Bressanone un sinolo di vescovi filo imperiali in cui venne eletto papa CLEMETE III,

    arcivescovo di Ravenna Wiberto. 4 anni dopo Enrico IV occupò Roma e insediò Wiberto a Roma. Il papa Gregorio VII

    venne portato in salvo da truppe normanne a Salerno, dove morì l’anno successivo. Anche dopo la morte del papa il

    conflitto tra impero e chiesa continuò, venne risolto solo nel 1122 con il CONCORDATO DI WORMS sottoscritto

    dall’imperatore Enrico V e il papa Callisto II in cui veniva stabilito che l’elezione dei vescovi doveva esser fatta dal

    clero e dal popolo della città, in più nel regno di Germania solo dopo l’elezioni l’imperatore poteva investire i

    vescovi di funzioni e beni temporali.

    17. LA COSTRUZIONE DELLE MONARCHIE FEUDALI L’USO POLITICO DEI RAPPORTI FEUDALI DA PARTE DELLE MONARCHIE

    Tradizionalmente le popolazioni germaniche attribuivano al re la funzione di mantenere la pace o condurre la

    guerra. Dal re delle genti si è passati al re del territorio. Per questo motivo le grandi monarchie europee provvidero

    a differenziarsi dai signori locali rivendicando titoli e funzioni superiori e instaurando con lo stesso gruppo relazioni

    vassallatico-beneficiaire da cui apparisse chiara la loro posizione di preminenza. I re rivendicavano la sacralità del

    loro potere con l’allestimento di liturgie di incoronamento e l’unzione di parte di autorità ecclesiastiche. In Francia e

    in Inghilterra si creò la mitologia dei taumaturghi, capaci di guarire i sudditi affetti da particolari malattie. Quando

    kosRIASSUNTISDF

  • cominciarono ad affermarsi le monarchie, la gestione del potere stava andando in frantumi. Le relazioni feudali

    erano cambiate in quanto erano diminuiti gli obblighi del vassallo. Venne meno l’obbligo militare, anche perché ogni

    vassallo era legato a più signori e di conseguenza si creavano insanabili conflitti di priorità. Dalla fine del XI sec però i

    grandi principi territoriali iniziarono a richiamare la propria autorità sui vassalli. A quest’ultimi imposero di prestare

    un omaggio ligio, cioè il vassallo in caso di difficoltà doveva cedere un bene che gli veniva immediatamente

    restituito in feudo. Altri principi e re per affermarsi provarono a controllare i diritti e le controversie dei propri

    vassalli. In più i sudditi in caso di delitti gravi si dovevano rivolgere al tribunale regio.

    LA MONARCHA NORMANNA IN INGHILTERRA

    GUGLIELMO duca di Normandia con la battaglia di Hastings (1066) conquistò l’Inghilterra ponendo fine alla

    monarchia ancglo-sassone. Prima della conquista la società inglese era formata in THUN che erano degli

    insediamenti rurali. Gli abitanti partecipavano alle HUNDRES (centene) che erano corti giudiziarie locali. Poi vi erano

    le SHIRES che erano le circoscrizione regionali in cui vi erano 2 figure: lo SHERIF che riscuoteva le tasse e l’EARL che

    era il comandante delle Shires. I normanni cancellarono i poteri degli Earls; costruirono molti castelli su delle unità

    fondiarie (manors). I manors di un unico detentore però erano distanti in modo da evitare che si creassero signorie

    territoriali. Nel DOMESDAY BOOK vennero registrate tutte le proprietà fondiarie del regno con l’estensione, il nome

    dei vassalli, numero di capifamiglia residenti, in modo da evitare appropriazioni indebite (era una sorta di

    censimento). Nella nuova organizzazione politica vennero conservate le Hundres e le Shires. Gli Sherifs vennero

    assimilati ai visconti e fino al regno di Enrico I avevano il compito di custodire i castelli regi e di riscuotere le tasse,

    ottenendo così un cospicuo vantaggio economico. Durante il regno di ENRICO II il loro potere venne ridotto, in

    quanto egli fece distruggere molte fortezze e migliorò l’amministrazione. I baroni se non volevano prestare servizio

    militare dovevano pagare una tassa. Enrico II cercò di sottomettere alla giustizia anche il clero, affermando la sua

    potestà giudiziaria con le ASSISE DI CLARENDON (1161-1166) cosa che provocò uno scontro con la Chiesa. Nel 1215

    venne redatta la MAGNA CHARTA, nata dalla coalizione di chiesa e baroni, con questa veniva limitata l’eccessiva

    autorità del potere regio che intanto sotto il regno di Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra cominciò a

    scricchiolare in quanto vennero persi i possedimenti oltre la Manica permettendo ai francesi di estendersi.

    I CAPETINGI IN FRANCIA

    I primi 5 sovrani della dinastia capetingia, che regnarono nel XI sec, governarono in una fascia limitata posta tra la

    Loira e la Senna. Le cose cambiarono nel XII sec quando LUIGI VI iniziò a reprimere l’indipendenza dei signori di

    banno, i quali si erano appropriati delle prerogative pubbliche, chiedendo tasse a chiese e mercanti. Luigi VI iniziò a

    muovere piccole azioni militari contro i piccoli eserciti locali creando così un regno più unito in cui i deboli, chiesa e

    diritto venivano difesi. A causa di una questione di diritto feudale scoppiò uno scontro con i PLANTAGENETI, perché

    GOFFREDO, duca di Normandia e re d’Inghilterra, investì suo figlio ENRICO del ducato senza chiedere il consenso a

    LUIGI VII, il quale intraprese l’atto come un ostile affermazione d’indipendenza. Luigi VII mosse guerra riuscendo ad

    ottenere l’omaggio ligio da parte di Enrico, che poco tempo dopo ereditò tutti i territori divenendo principe. La

    guerra si riaprì quando la moglie di Luigi VII sposò Enrico, portandogli in dote l’Aquitania. Enrico 2 anni dopo

    divenne re d’Inghilterra. Formalmente, Enrico, era un vassallo di Luigi VII però in realtà divenne più potente di

    questo, in quanto deteneva una grande porzione dell’attuale Francia. Lo scontro finì ne 1177 con il riconoscimento

    del rapporto vassallatico e il mantenimento dello status territoriale. Durante il regno di Luigi VII si registrò una

    crescita dell’autorità regia con la formalizzazione delle relazioni feudali tra vassalli e corona. Il sovrano ottenne

    l’omaggio ligio e affermò la superiorità giudiziaria del re. Questa formalizzazione feudale continuò anche sotto il

    regno di Filippo Augusto (1180-1123) il quale ingrandì il regno anche grazie al matrimonio con ISABELLA DI HAINAUT

    che portò in dote la regione dell’Artois. Inoltre riuscì a strappare a Riccardo Cuor di Leone e a Giovanni Senza Terra i

    territori oltre la Manica. Su questi territori intensificò i controlli attraverso l’ordine di 2 funzionari: i BALIVI

    (controllavano i beni posseduti dalla corona) e i PREVOSTI (raccoglievano i tributi).

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  • LA MONARCHIA NORMANNA NELL’ITALIA MERIDIONALE

    I Normanni giunsero nel Mezzogiorno italiano nell’XI sec quando vennero chiamati dai principi Longobardi e

    Bizantini in lotta tra loro. In cambio di aiuto i Normanni ricevettero la contea di Aversa e il ducato di Melfi,

    divenendo così signori territoriali. Il papa LEONE IX preoccupato di questa nuova presenza costituì un esercito ma

    venne sconfitto nel 1053 a Civitate. Nel 1059, papa NICOLO’ II stipulò a Melfi un patto con i 2 capi normanni:

    RICCARDO DI AVERSA e ROBERTO DI ALTAVILLA in cui si diceva che questi si sottomettevano al papato in cambio del

    principato di Capua e il ducato di Puglia, Calabria e Sicilia (quando l’isola sarebbe stata riconquistata ai musulmani).

    La Sicilia venne conquistata da RUGGERO e il loro principale strumento di affermazione fu la nomina dei titolari

    della diocesi e ciò era giustificato dal fatto che Ruggero fu nominato dal papa LEGATO APOSTOLICO. Alla morte di

    Ruggero successe il figlio RUGGERO II, il quale riuscirà ad assumere il controllo dei domini continentali. Nel 1130

    fondò il Regno di Sicilia di cui divenne re, egli approfittandosi dello scisma della Chiesa apertosi dopo la morte di

    Onorio II; ottenne dall’antipapa ANTICLETO II, la conferma dei diritti sui ducati, la dignità e il titolo di re per se e i

    suoi eredi. Nel 1140 convocò le ASSISE DI ARIANO, una serie di ordinamenti che estendevano il controllo del re sulle

    giurisdizioni dei feudatari. Lo scopo era quello di limitare il numero e la potenza dei vassalli del Regno (in gran parte

    baroni). Ciò venne fatto attraverso un censimento di feudatari e dei loro obblighi. Alla morte di Ruggero II esplose

    una rivendicazione e ribellione da parte dei nobili che comunque la monarchia normanna riuscì a gestire

    affermandola propria autorità regia. A Ruggero II gli succedette il figlio GUGLIELMO, a quest’ultimo gli succedette il

    figlio GUGLIELMO II. Dopo non essendoci eredi maschi la corona passò nelle mani di COSTANZA, figlia di Ruggero II.

    Costanza sposandosi con ENRICO VI portò il regno di Sicilia nelle mani della casa di Svevia.

    I REGNI IBERICI E LA “RECONQUISTA”

    Tra la fine del X e l’inizio del XIV sec si verificò la RECONQUISTA, un processo attraverso il quale alcuni piccoli regni

    cristiani del nord riuscirono a conquistare i territori musulmani grazie alla crisi del mondo musulmano. Il califfato

    iberico, diviso al suo interno in signorie territoriali entrò in crisi dopo la morte, nel 1022, del califfo AL-MANSUR.

    Nella penisola iberica, nella prima metà del XI sec, vi fu la nascita di 2 nuove entità politiche che avrebbero

    continuato l’espansione: CONTEA DI CASTIGLIA e ARAGONA. Successivamente in seguito a delle evoluzioni

    dinastiche il PORTOGALLO si separò dalla CASTIGLIA; e vi l’unificazione dell’ARAGONA con la CONTEA DI

    BARCELLONA. Dal punto di vista militare l’XI sec fu caratterizzato dall’avanzamento degli eserciti cristiani, che

    penetravano con facilità nelle zone periferiche del territorio musulmano, raggiungendo le regioni centrali della

    Spagna musulmana. A frenare l’espansione cristiana contribuì l’evoluzione del regno di Castiglia-Leon. L’espansione

    di questo regno avvenne sotto la guida di un’aristocrazia che venne ricompensata con terre e bottini ricavati con il

    sistema dei parias. Quest’aristocrazia nel XIII sec divenne potente tanto da minacciare la corona. Infatti oltre che in

    Francia, Inghilterra e Sicilia, anche in Spagna vi fu la necessità di riscrivere le relazioni tra regno e baroni. ALFONSO

    VI fu il primo a cercare la sacralizzazione del potere monarchico. Nel 1085 conquistò Toledo e si proclamò

    imperatore di tutta la Spagna. Nel XII sec il potere regio venne rafforzato e il problema del ruolo delle altre

    componenti politiche del regno venne risolto con la loro introduzione nei parlamenti: grandi assemblee

    rappresentative.

    18. SOCIETA’ CITTADINA E ORIGINE DEGLI ORDINAMENTI COMUNALI COME NACQUERO I COMUNI?

    Dopo la dissoluzione dell’impero carolingio e la frammentazione del potere in signorie locali, i vescovi acquisirono

    tutti i poteri pubblici all’interno della città. Il vescovo veniva eletto dall’insieme di canonici e dai maggiorenni

    cittadini. All’interno delle cinte urbane il potere non veniva tramandato per via dinastica a differenza di quanto

    accadeva nelle signorie bannali. La società urbana che gestiva l’elezione del proprio vescovo era composta da:

    proprietari terrieri, mercanti e artigiani, e un ceto di esperti di diritto (giudici e notai)

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  • MILANO E GLI “ORDINES” DELLA SOCIETA’ CITTADINA

    A Milano nella prima metà del XI sec i CAPITANEI grandi vassalli della Chiesa arcivescovile si erano contrapposti ai

    VALVASSORES (vassalli dei capitanei) piccoli proprietari che richiedevano l’ereditarietà dei loro feudi. L’arcivescovo

    si schierò con i Capitanei i quali ebbero la meglio. La situazione si complicò con l’intervento dell’imperatore

    CORRADO II che con l’EDICTUM BENEFICIIS garanti ai VALVASSORES la trasmissione ereditaria dei benefici e la

    possibilità di ricorso al tribunale regio in caso di controversie con i loro signori. Nonostante queste disposizioni

    favorirono l’aristocrazia minore, Corrado II non ebbe il loro aiuto nel tentativo di avere il controllo effettivo di

    Milano. Infatti quando decise di processare l’arcivescovo milanese e pose l’assedio alla città, si trovò a dover

    fronteggiare la difesa dell’intera cittadinanza (capitanei, valvassores e populus). Quest’ultimi ebbero la meglio

    dimostrando che nonostante ci fossero delle divisioni interne erano comunque uniti contro quel potere che potesse

    aggredire la loro indipendenza.

    I COMUNI CITTADINI NELLA LOTTA PER LE INVESTITURE

    Nei decenni centrali del XI sec sia il potere imperiale che l’autorità papale volevano gestire la nomina dei vescovi

    cittadini. Questi 2 poteri imposero alle città vescovi estranei alla società locale per avviare un processo di riforma

    del clero urbano. Come prima reazione a questi tentativi di controllo si formarono all’interno della città 2

    schieramenti opposti: 1) composto dal ceto dominante che voleva conservazione delle autonomie locali; 2)

    composto da coloro che erano favorevoli ai cambiamenti proposti dalla riforma.

    LE PRIME ISTITUZIONI COMUNALI

    Da questa situazione di conflitto emerse nelle città una volontà di pacificazione sociale che diede vita a un nuovo

    sistema politico: L’ORDINAMENTO COMUNALE. I cittadini si distaccarono dalla figura del vescovo e sostituirono la

    RIUNIONE SPONTANEA DEI CITTADINI DAVANTI ALLA CATTEDRALE con assemblee non elettive chiamate ARENGHI,

    le qual erano distaccate dalla cattedrale e dalla sua piazza. Tali assemblee elessero come rappresentanti dei

    CONSOLI. In tale consolato vi erano dai 2 ai 24 membri che guidavano questa innovazione istituzionale chiamata

    COMUNE.

    BASI CULTURALI E IDEOLOGICHE DEL MOVIMENTO COMUNALE

    Solo dal XII sec, grazie alla continuità degli archivi comunali, diventa possibile analizzare e studiare strutture sociali e

    istituzionali. Da questi archivi si sa che si fece ricorso al diritto romano come strumento base per la convivenza.

    Alcuni fattori furono espressione di una società sociale cittadina che con le sue regole si contrappose ai regimi di

    stampo signorile diffusi nel territorio. Tra questi fattori: l’uso del termine consolare per designare i magistrati; la

    partizione amministrativa della città in regiones o hores; la precisa definizione giuridica della cittadinanza in base al

    principio di residenza all’interno della cinta urbana.

    LA CONQUISTA DEL CONTADO

    Le città comunali in meno di 50 anni conquistarono molti territori CONTADI (territorio governato direttamente dai

    comuni cittadini) molti aristocratici che vivevano nelle campagne dovettero o scelsero di andare in città e

    partecipare alle nuove forme di azione politica che si formarono. Il sostentamento materiale della città dipendeva

    maggiormente dal mercato e dalle classi dominanti che ne dovevano garantire l’approvvigionamento. La

    concentrazione della proprietà terriera nelle mani dei cittadini comportò cambiamenti nell’organizzazione del

    lavoro nelle campagne. I cittadini vedevano nelle terre una risorsa economica che li spinse a investire il loro denaro

    in proprietà fondiarie . vennero trasformati anche i rapporti di lavoro. I contratti agrari vennero stipulati per periodi

    più brevi e con stipendi fissi, indipendentemente dagli andamenti produttivi stagionali e la libertà personale dei

    coloni venne garantita maggiormente.

    LA SPECIFICITA DEL FENOMENO: LE CITTA’ EUROPEE E DELL’ITALIA MERIDIONALE

    La nascita delle istituzioni comunali segna una divaricazione tra le città dell’Italia centro settentrionale e delle altre

    regioni europee. Tutte erano accomunate dalla crescita demografica e sviluppo commerciale ma nelle città

    kosRIASSUNTISDF

  • europee, dove l’origine sociale era più omogenea, artigiani e mercanti non reinvestivano i loro guadagni nella

    proprietà fondiaria. Nelle CITTA’ FRANCESI vi erano i COMUNI (l’autogoverno venne riconosciuto con un diploma

    regio) e le CITTA’ DI FRANCHIGIA (l’autonomia era più ristretta. Il governo della città rimaneva di competenza di un

    funzionario regio) quindi le città francesi rimanevano sotto il controllo regio. Le CITTA’ TEDESCHE furono soggette al

    potere dei vescovi e sottoposte alle dinastie ducali. L’Italia meridionale come le altre città europee non riuscì a

    sviluppare istituzioni autonome in quanto venne assoggettata dai Normanni.

    19. LA NASCITA DELLA CAVALLERIA E L’INVENZIONE DELLE CROCIATE LA CAVALLERIA: UN NUOVO PROTAGONISTA DELLA STORIA EUROPEA?

    Sulla questione dell’origine della cavalleria v sono diverse tesi:

    MARCH BLOCH: nella seconda metà del XI sec l’affermazione del feudalesimo ha cambiato sempre più

    l’organizzazione sociale, circoscrivendo il mestiere delle armi ad un’elite formata da signori e dai loro vassalli. La

    specializzazione dell’uso delle armi è confermata da una cerimonia attraverso cui una persona poteva accedere al

    mestiere delle armi. Chi doveva divenire cavaliere otteneva SPADA e riceveva un colpo sulla gota o sulla nuca dalla

    mano del cavaliere più anziano. Questa cerimonia dal XII ha permesso di percepire i cavalieri come un gruppo

    sociale a sé stante che avrebbe avuto un proprio stato giuridico: la nobiltà. Egli propose di definire la nuova classe

    sociale con la denominazione: NOBILTA’ DI DIRITTO.

    GEORGES DUBY: già nel X sec “miles” indicava sia guerrieri sia signori del castello che si stavano affermando.

    Successivamente il termine cavaliere si sarebbe esteso a tutto il ceto aristocratico. Egli sosteneva che tra le

    trasformazioni dell’anno 1000 vi era anche l’affermarsi di una nuova nobiltà che coincideva con la cavalleria.

    FLORI: la cavalleria non è né un ordine né una classe ma una professione praticata da persone di ceto diversificato.

    Solo nel 1200 viene limitato l’ingresso. Per Flori non fu la cavalleria a trasformarsi in nobiltà ma fu quest’ultima ad

    appropriarsi della dignità cavalleresca. Alla fine del XII divenne una professione militare onorevole, un titolo.

    I PRIMI CAVALIERI

    All’interno dell’anno 1000 lo sviluppo delle signorie di banno nei castelli aveva portato alla necessità di MILITES

    ovvero persone umili che difendessero il loro signore e i suoi beni. Nel XI sec tale mestiere iniziò a specializzarsi.

    Infatti in base alla tipologia dei combattimenti in cui i cavalieri erano coinvolti si svilupparono nuove tecniche di

    combattimenti. Queste nuove tecniche comportarono lo sviluppo di armature più protettive e di conseguenza

    l’armamento era sempre più costoso e destinato ad un’elite sociale sempre più ristretta. Nelle famiglie vi erano i

    CADETTI ovvero i non primogeniti privi di beni personali e costretti a mettere a frutto l’unico mestiere che

    conoscevano quello delle armi. Quei cavalieri che non si erano affermati si univano in compagnie che si spostavano

    di corte in corte partecipando a combattimenti e tornei in modo da acquisire una base economica. Poi vi erano quei

    cavalieri che usavano la loro abilità nei saccheggi. Per tale motivo i vescovi con l’appoggio dei signori locali

    convocarono assemblee durante le quali facevano giurare ai cavalieri di astenersi alle violenze ingiustificate e di non

    usare le armi in certi giorni dell’anno (movimento della pace di Dio) ma dovevano essere difensori dei poveri, dei

    deboli, delle donne e dei bambini. La un insieme organico di 3 ordini: ORATORES (chi pregava per la salvezza delle

    anime di tutti); BELLATORES (chi combatteva per difendere se e gli altri); LABORATORES ( chi lavorava per produrre

    il sostentamento materiale per l’intero corpo sociale.

    CAVALIERI E PELEGRINI: L’INVENZIONE DELLA CROCIATA

    Anche nella Chiesa vi furono delle trasformazioni in particolare vi fu la diffusione del pellegrinaggio verso Roma e

    Gerusalemme per far espiare i peccati, per guarire da una malattia, per adempire a un voto. Quando venne scoperta

    la tomba di San Giacomo a Santiago de Composteia anche qui avvennero i pellegrinaggi. In tal posto vi era una

    guerra contro i musulmani (MORI). Il papa ALESSANDRO II emanò una BOLLA con cui

    concedeva indulgenza a chiunque avesse partecipato alla lotta contro i Mori spingendo così molti cavalieri francesi

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  • verso la Spagna. Papa URBANO II probabilmente, basandoci su fonti, scritte in epoca successiva, avrebbe fatto un

    appello di pacificazione ai nobili cavalieri cristiani che si combattevano per espiare i loro peccati dovevano

    intraprendere un pellegrinaggio armato verso Gerusalemme, occupata un ventennio prima dai Turchi. In realtà il

    concetto di CROCIATA è stato elaborato nel 1200 per indicare le spedizioni militari, per espandere militarmente la

    cristianità, per difendere i confini e per reprime i nemici interni della chiesa (eretici). Sino al XIII il termine crociata

    non è stato mai utilizzato nelle fonti.

    IN ARMI VERSO LA TERRASANTA

    L’invito di papa URBANO II venne accolto dai ceti popolari e cavalieri poveri animati da una confusa miscela di

    sentimenti religiosi e rivalsa sociale. Nacquero così le CROCIATE POPOLARI, guidate da predicatori itineranti. Questi

    pellegrini contro coloro che erano percepiti come nemici della cristianità (ebrei). Poi combatterono contro i Turchi

    in Anatolia con esito disastroso e infine conquistarono Gerusalemme nel 1099. Nei territori conquistati vennero

    fondati diversi regni. Quello più importante fu quello di Gerusalemme affidato a Goffredo di Buglione, uno dei

    signori che aveva guidato la spedizione . il ceto dirigente di tali regni era formato da nobili e cavalieri che avevano

    partecipato alla crociata. Vennero istituiti ordini religiosi, formati da monaci-guerrieri, per difendere i luoghi sacri e

    per proteggere i pellegrini nel percorso in Terrasanta. Quest’ultima era importante sia dal punto di vista religioso sia

    dal punto di vista commerciale soprattutto per i rapporti con l’Oriente. La reazione musulmana comportò la

    conquista di molte città appartenenti alla cristianità, come Edessea nel 1144 che era posta vicino ad una importante

    rotta commerciale. Tra gli stati crociati emersero delle conflittualità e i Musulmani, guidati da SALADINO IL FEROCE

    riuscirono a riconquistare Gerusalemme nel 1187. Venne fatta una TERZA CROCIATA (1189-1192) in Terrasanta,

    guidata dalle maggior personalità del mondo cristiano: FEDERICO BARBAROSSA, FILIPPO AUGUSTO e RICCARDO

    CUOR DI LEONE. Il loro tentativo si rivelò inutile perché Gerusalemme rimase nelle mani dei musulmani, riuscirono

    ad ottenere solo alcuni territori costieri. Le prime 3 crociate si svolsero tra la fine del XI sec e la fine del XII sec.

    LE MOLTE CROCIATE DEL XIII SECOLO

    Nel XIII sec con i pontificato di INNOCENZO III, lo scopo delle crociate divenne quello di ricondurre alla cristianità

    tutti i territori che un tempo gli erano appartenuti (quindi anche l’impero bizantino). Nella 4 CROCIATA (1202-1204)

    però anziché sottrarre Gerusalemme ai musulmani, sottrassero COSTANTINOPOLI ad altri cristiani. Nei territori

    balcanici e in alcuni anatolici dell’impero bizantino fu creato il nuovo “IMPERO LATINO D’ORIENTE”. Negli stessi anni

    le crociate divennero un mezzo per reprimere i nemici della cristianità. Ad es. Innocenzo III scatenò una crociata

    contro i CATARI TOLOSANI della Francia meridionale (detti anche ALBIGESI) per aver ucciso un legato pontifico e

    contro il conte di Tolosa che aveva coperto gli assassini e concesse ai partecipanti vantaggi spirituali. Nel XIII sec vi

    furono le cosiddette CROCIATE DEL NORD che servivano ad ampliare i confini e per sottomettere popoli balcani

    quali i Balti, i Livoni e i Lettoni. Queste crociate vennero condotte dai CAVALIERI DELL’ORDINE TEUTONICO.

    Innocenzo III fu promotore anche della 5° CROCIATA (1217-1221). Obiettivo era l’Egitto che serviva a poter

    organizzare la conquista dei territori attorno Gerusalemme. Questo progetto fallì a causa di contrasti interni al

    movimento crociato. Dopo pochi anni FEDERICO II, riuscì ad ottenere Gerusalemme, dopo una lunga trattativa con il

    sultano Al-Kamil ma dopo pochi anni Gerusalemme ricadde nelle mani dei musulmani. Le ultime 2 CROCIATE verso il

    Medio Oriente (1248-1254 e 1270) furono guidate dal