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INTRODUZIONE
Sono tre i protagonisti fondamentali di questa trattazione: radio,
industria discografica e musica.
La musica infatti è la componente fondamentale della
comunicazione radiofonica, definisce l‟identità delle stazioni
musicali e costituisce il tessuto connettivo della
programmazione anche delle emittenti non musicali: radio e
musica non possono fare a meno l‟una dell‟altra, vivono quasi in
simbiosi.
In questo senso l‟industria musicale può apparire come una
“scomoda” presenza: le sue logiche di mercato, le sue “ciniche”
strategie dettate dal contesto economico sembrano “smitizzare”
questo legame…
Ma non si può parlare di musica senza chiamare in causa
l‟organismo economico che la produce.
La discografia, poi, non è solo il necessario tramite tra radio e
musica, ma è essa stessa figlia di questo rapporto: se infatti la
radio, sdoganandosi dalla tv, è riuscita nella difficile impresa di
rinnovarsi continuamente e trovare la propria dimensione grazie
alla trasmissione di musica, la musica si è sviluppata tanto da
divenire industria proprio grazie al canale di diffusione
radiofonico.
In questo lavoro quindi ci proponiamo di analizzare i rapporti tra
radio e discografia, in particolare centrando l‟attenzione sulla
situazione attuale e tentando di coglierne i recenti sviluppi e ledifferenze rispetto al passato, anche prossimo.
L‟ipotesi sottotraccia che ci accompagna in questo viaggio è la
sensazione che ci siano effettivamente delle piccole
“rivoluzioni” in questo senso: la crisi dell‟industria discografica,
la crescita delle etichette indipendenti, la nascita di alcune
etichette discografiche di proprietà di emittenti radiofoniche
sono tutti elementi che fanno pensare ad assestamenti in atto oimminenti nelle relazioni tra questi due mondi.
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In particolare, pensiamo che i rapporti di forza si possano
modificare in favore delle radio, che storicamente paiono in una
posizione subordinata e dipendente nei confronti delle majors.
L‟elaborato comincerà approfondendo il tema della radio in
generale, entrando poi nel merito delle emittenti commerciali,
che sono interessate più da vicino dal binomio con la musica.
Successivamente si presenterà il mercato discografico, e in quali
termini gli “stenti” di oggi possono inf luire sugli equilibri
esistenti.
Per compiere questo percorso, il lavoro bibliografico è stato
corroborato e guidato da alcune interviste ad operatori del
settore1, con i quali sono entrato in contatto nel corso del mio
stage curricolare; questi confronti mi hanno aiutato ad
orientarmi sul campo, oltre che essersi dimostrati utili per
l‟interpretazione di alcune dinamiche, da cui poi sono scaturite
le conclusioni.
1 Marco Camozzi, programmatore di Radio Marconi; Antonio Vandoni,Direttore Artistico di Radio Italia, prima discografico di Sony (giugno 2009);Marco Garavelli, ex-direttore di RockFM (emittente monotematica chiusa nelmaggio 2008), attualmente a Radio Lombardia (luglio 2009).
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1.
LA RADIO E LA MUSICA
“Cent‟anni, e non sentirli”: è quello che, in due parole,
basterebbe dire sulla radio.
Perché “il primo dei nuovi media”, come lo definì McLuhan,
rimane uno dei mezzi di comunicazione più vitali e duttili su cui
l‟uomo possa fare affidamento, nonostante abbia passato tempi
difficili e più volte sia sembrato ad un passo dalla fine.
La radio è sempre stata un medium sui generis, con
caratteristiche specifiche che la contraddistinguono nettamente:
ci parla in modo unico e ci invia stimoli che gli altri media non
riescono a suscitare; riesce come nessun altro a rappresentare
una comunicazione che è allo stesso tempo personale, interattiva
e mobile.
Ma queste peculiarità vincenti non sono emerse tutte subito; il
medium è invece riuscito, nel corso della sua avventurosa storia,
a tirarle fuori al momento giusto, per evitare una prematura
scomparsa.
1.1 Perché la radio è differente? Evoluzione delle
caratteristiche nel tempo
Sono diversi gli elementi che caratterizzano la radio e la
rendono unica. Come abbiamo accennato, tali qualità sono
venute fuori col tempo: saranno gli eventi stessi che, poco a poco, le delineeranno e le faranno emergere, in una sorta di
“selezione naturale”.
Un momento fondamentale per lo sviluppo del mezzo
radiofonico è stata la fine degli anni sessanta e l‟inizio dei
settanta.
Per uscire da questa fase critica la radio avrebbe dovuto tirar
fuori tutte le sue potenzialità, reinventandosi per l‟ennesimavolta nella sua storia, ma ora in maniera più netta e definitiva.
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In questo periodo la crisi del mondo della radio, iniziato a metà
degli anni cinquanta con l‟avvento della televisione, raggiunge il
suo apice: il video sembra davvero aver “ucciso la stella della
radio”, come cantava una nota canzone dei Buggles.
La “sorella minore” tv, cannibalizzata la maggior parte dei
programmi e dei formati radiofonici, non lascia più spazio alle
radio, che, prive di idee, non riescono a rinnovare il loro
palinsesto e venire incontro ai nuovi bisogni del pubblico.
Il piccolo schermo sembra così la definitiva evoluzione della
radio, che rischia seriamente di essere una vera e propria
comparsa nel mondo dei mezzi di comunicazione del XX
secolo: di fatto la tv sostituisce il mezzo radiofonico come
centro della fruizione famigliare.
Ma per la radio non è ancora detta l‟ultima parola: ha nuove e
inaspettate cartucce pronte da sparare.
È un‟innovazione tecnologica a dare il la alla serie di
trasformazioni che porteranno la radio ad acquisire le nuove
specificità che noi oggi le attribuiamo.
Gli apparecchi riceventi, grazie all‟invenzione dei transistor e
delle pile zinco-carbone, riducono molto le loro dimensioni: non
sono più quelle scatole di legno ingombranti, ma divengono
addirittura portatili, tascabili. Da qui inizia quel processo di
miniaturizzazione che porterà la radio ad essere un medium
quasi da “indossare”, sotto forma di autoradio, radiolina,
walkman, lettore mp3 che segue ovunque il proprietario…Il
primo esempio di comunicazione mobile2.Si viene così a definire in ogni suo aspetto uno dei tratti più
caratteristici della radio moderna: la leggerezza (Ortoleva).
La radio è leggera innanzitutto per le caratteristiche materiali
dell‟apparecchio: portatile, maneggevole, facile da usare. Ma lo
è soprattutto perché si rivolge ad un solo senso, l‟udito, che è
uno dei meno impegnativi; ciò le permette di essere flessibile, di
2 Menduni E. “Il mondo della Radio” ed. Il Mulino, Bologna (2001), p. 43