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52 52 Anno XIII - n. 52 - Dicembre 2014 - Periodico Trimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Bergamo - c/c 16386245

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“Se vuoi un anno di prosperità, fai crescere il grano

Se vuoi dieci anni di prosperità, fai crescere gli alberi

Se vuoi cent’anni di prosperità, fai crescere le persone.”

Ringraziamo le aziende che con il loro contributo ci permettono di crescere giorno per giorno e portare avanti iniziative come questo giornale.

“Se vuoi un anno di prosperità, fai crescere il grano

Se vuoi dieci anni di prosperità, fai crescere gli alberi

Se vuoi cent’anni di prosperità, fai crescere le persone.”

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EDITORIALE 3“Una storia a mille mani”Angelo Frigerio

SPAZIO SCIENTIFICO 4“La Direzione Scientifica.Strumento per migliorare...”Sandro Barni

SPAZIO ASSOCIAZIONE 7“Una presenza sempre più importante”

SPAZIO TECNICO 8“Insufficienza renale e tumori”Emilio Galli

SPAZIO CULTURA 10“Sulle spalle dei giganti:Il fu Mattia Pascal”Beppe Pezzoni

SPAZIO PSICOLOGICO 12“Il tempo passato insieme”Silvia Bosio

SPAZIO TERRITORIO 14“Al Vertical: un’eccellenza trevigliese”Domenico Durante

SPAZIO BENESSERE 16“Alla scoperta dei prodotti a Km Zero...”Giusi De Agostini

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SOMMARIO

COMITATO SCIENTIFICOBarni Sandro Bonetti Luisa Cremonesi Marco Cabiddu Mary Petrelli Fausto

COMITATO Dl REDAZIONEBonetti Luisa Barni Sandro Durante DomenicoCabiddu Mary

DIRETTORE RESPONSABILEFrigerio Angelo

VICEDIRETTORECremonesi Marco

SEGRETERIAFrigerio Enrico Tel. 0363-314151 Fax 0363-314121 [email protected]

PROGETTO GRAFICOStudio Origgi Via Mac Mahon, 78 - 20155 MILANO

REALIZZAZIONE GRAFICAVenturini Fiorenzo - Treviglio

STAMPATipocarto Via L. D a Vinci - 24043 Caravaggio (Bg)

EDITOREAssociazione “Amici di Gabry” ONLUSVia Matteotti, 125 - 24045 Fara G. d’Adda (Bg)

N. AUTORIZZAZIONE 34Del 06 Luglio 2001 Tribunale di Bergamo

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Copertina:Di Lena“Omaggio a Venezia”

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Un’azienda che comunica bene, si sente meglio.

Venturini Grafica & Pubblicità < Treviglio - Bg > Tel. 328 3330481 < [email protected]

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UNA STORIA A MILLE MANI

Ok... è vero... mille mani hanno costruito questa storia, un rac-conto immenso, dolce, delicato, che trova nella canzone diBenigni “Quanto ti ho amata” la sua compiutezza: parla di unamore silenzioso e composto di un uomo per la sua donna edove la musicalità dei sentimenti è alla base del loro rapporto d’ amore. Ce l’ ha dedicata Carlo Pastori in quel lontano GreenDay del 7 luglio 2002 a Castel Cerreto.

Come le gocce d’ acqua...: L’ acqua purifica e si raccoglie nellaterra. Multiforme, penetrante, sottile. Affiora in un fiume lucente.Quando è piccolo il fiume è debole. Quando è grande scuote lemontagne riducendo poderose rocce in polvere. Non esistenulla di più debole dell’ acqua. Tuttavia , presa in grandi quanti-tà, l’ acqua può tramutarsi in una forza colossale: una enormeondata, oppure un fiume che si fa strada tra le gole della mon-tagna. È uno dei casi in cui il più debole prevale sul più forte.

Guardiamola da un altro punto di vista. In realtà l’ acqua nonprevale perchè è debole: prevale perché è inarrestabile, perchépersevera nel suo cammino senza mai arrendersi, perché ècostante. La roccia può bloccare l’ acqua trattenendola in unlago anche per migliaia di anni. Perchè in questo caso il piùdebole non riesce a prevalere sul più forte? Perché non puòmuoversi, non può dare libero sfogo alla sua natura inarrestabi-le. Come l’ acqua deve avere la possibilità di esprimere la suavera natura, anche noi, tutti quelli che fanno parte dell’ associa-zione, dobbiamo esprimere simultaneamente ed incessante-mente la nostra determinazione nel voler raggiungere i nostriobiettivi .

SIAMO LIBERI, SIAMO PURI, SIAMO COME L’ACQUAPERCHÈ ABBIAMO FATTO TUTTO CON LA NOSTRAFORZA, CON LA NOSTRA VOGLIA DI FARE E CON LANOSTRA VOLONTÀ RICORDANDOCI DI COME ERAGABRY, AMICA NOSTRA.

Di nuovo ok… acqua passata… ma ora ricordiamoci dove siamoper capire dove stiamo andando: nelle pagine successive c’èqualche spunto del nostro bilancio morale, delle nostre attivitàquotidiane, ma parliamo delle altre attività invisibili dove stiamocostruendo un territorio diverso, ma estremamente dentro la vitaquotidiana delle nostre relazioni.

Nella sede di Caravaggio si sono svolte attività di sostegno psi-cologico a famiglie di pazienti affetti di patologie croniche chenon presentano le caratteristiche per essere inseriti nelle curepalliative. Partirà a gennaio una esperienza di gruppo di paren-ti di pazienti oncologici per trasformare i propri vissuti da inco-municabili a condivisibili, dando un nome alla sofferenza e rico-noscendone le emozioni. Il gruppo sarà condotto da due psico-loghe e psicoterapeute esperte, a cadenza quindicinale nellagiornata di giovedì.

È continuata l’ assistenza a domicilio (cinquanta interventi) perpazienti in fase di terminalità ed in continuità con la cura delreparto di oncologia.

Un grazie particolare a Marco Cremonesi… dottore amico di tuttii pazienti: nelle scuole di Romano a novembre e nei prossimimesi nelle scuole di Treviglio a parlare di prevenzione oncologi-ca ma soprattutto volontario ora inpensione che ha deciso di prestare ilsuo lavoro da gennaio come attivistadell’ associazione e che sarà il colle-gamento tra gli “Amici di Gabry”, ilreparto di oncologia ed il nascenteHospice.

Marco..ci facciamo una birra?

ED

ITO

RIA

LE

ASSOCIAZIONEAMICI DI GABRYTel. e Fax 0363 [email protected]

CHI INCONTRATE?Donne disponibili all'ascoltoMedicoSpecialisti del settore: Oncologo, Senologo, Esperti di Medicina AlternativaPsicologo

DOVE SIAMO:"Associazione Amici di Gabry"V.le Oriano, 2024047 Treviglio (BG)Martedì e Venerdì dalle ore 9.30 alle 11.30Tel. 0363 305153

DH OncologicoOspedale di TreviglioLunedì, Mercoledì e Giovedìdalle ore 9,30 alle 11,30Tel. 0363 424739

Centro formazione e ascolto“Clotilde Finardi” via Fermo Stella, 13Caravaggio (BG)

COLLABORAZIONESe diventi socio/a sostenitore, anche conun piccolo contributo, potenzierai il progetto che coinvolge ognuno di noi.

ASSOCIAZIONE “AMICI DI GABRY”ONLUSSede legale:Via Matteotti 12524045 Fara d’AddaP.I.: 02645050168Cod. IBAN: IT 92 D 08899 53643 000000210230Credito Cooperativo di Treviglio

c/c postale 16386245

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La Direzione Scientifica deve pro-muovere la diffusione della cono-scenza attraverso attività d’insegna-mento, addestramento e formazio-ne, anche in collaborazione conUniversità e con altre Istituzioninazionali ed internazionali. Tali atti-vità si estrinsecano in valutazioni intermini di rilevanza scientifica e clini-ca, di qualità metodologica, di fattibi-lità e di coerenza e compatibilitàrispetto alle strategie ed alle attivitàcomplessive dell’A.O.

I compiti della Direzione Scientifica sipossono quindi sintetizzare in:• Definire, promuovere, coordinare erendicontare i Piani di Ricerca

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febbraio di quest’anno laDirezione della AziendaOspedaliera Treviglio-Cara-

vaggio, con lo scopo di valorizzare laricerca, una delle “mission” dellanostra Azienda, ha istituito laDirezione Scientifica, organo consul-tivo in staff al Direttore Generale.Non sono molte le Aziende che lohanno fatto questa scelta e crediamoche sia veramente un passo impor-tante e lungimirante. Il compito che leè stato affidato è quello di promuove-re, sostenere, valutare ed esprimereparere in merito all’attività di ricercasvolta in Ospedale nel campo dellaprevenzione, diagnosi, assistenza eterapia.

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Aziendali• Promuovere e coordinare le attivitàdi trasferimento della conoscenzaattraverso pubblicazioni scientifiche,convegni, congressi, gruppi di lavoro,ed altre modalità di divulgazionescientifica• Promuovere le attività di trasferi-mento del know-how tecnologico ed’innovazione, compatibilmente all’e-conomia aziendale. La Direzione Scientifica è compostadal Presidente, nominato dal Diret-tore Generale, e da 11 Componenti. Alla Direzione Scientifica partecipa-no di diritto: il Direttore Generale, ilDirettore Sanitario, il DirettoreAmministrativo, il Direttore delServizio di Assistenza Infermieristica,Tecnica e della Riabilitazione. Sono stati scelti dal DirettoreGenerale :- Dr. Maurizio Destro

Medicina Interna Presidente Dir. Scientifica

- Dr. Sandro BarniOncologia. Vicepresidente

- Dr. Antonio C. BossiEndocrinologia. Componente

- Dr. Giovanni SgroiChirurgia. Componente

In seguito la Direzione Scientifica hadeciso di allargarsi con l’inserimentodi altri qualificati medici che hannoinviato il loro Curriculum Vitae e cioè

- Dr. Bruno FerraroNeurologia.Componente

- Dr. Emilio GalliNefrologia. Componente

- Dr.ssa Lavinia GilbertiFarmacia. Componente

- Dr. Angelo PesentiLaboratorio Analisi. Componente

- Dr.ssa Daniela CortiAnatomia Patologica. Componente

I componenti della DS si sono suc-cessivamente divisi in gruppi di lavo-ro (GdL) per una migliore funzionali-tà del lavoro:• GdL per il coordinamento ed ilsupporto delle attività di ricercaaziendale : Seguirà tutta l’attività di

Sandro Barni Direttore dell’U.O.di Oncologia MedicaAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

sperimentazioni e ricerca.• GdL amministrativo – fund rai-sing : Dovrà studiare forme di “incen-tivazione” da far affluire a favoredella Direzione Scientifica. I contribu-ti raccolti saranno prioritariamenteutilizzati per valorizzare il capitaleumano con borse di studio.• GdL Ospedale - Territorio_

• GdL Comunicazione: Si occuperàdella Newsletter Aziendale e delrestyling del sito internet (il DG hadato mandato alla sig.ra Prandinaper la revisione di tale strumentocomunicativo).

Sono stati già effettuati una serie difruttuosi incontri che hanno portatoalla messa a punto di regolamenti ealla formulazione di strategie operati-ve che sono poi state affidate allaDirezione Generale.Un grande lavoro di supporto è statodato a tutti i ricercatori della Aziendache hanno poi potuto presentare iloro progetti al Comitato EticoProvinciale di Bergamo, dove sonostati approvati senza difficoltà.Attualmente è in corso il rifacimentodel portale aziendale, continua laproduzione della Newsletter ospeda-liera e si sta lavorando per la revisio-ne e il miglioramento della bibliotecascientifica che collabora col sistemabibliotecario regionale.Il clima è estremamente collaborativoe questo fa presagire ottimi risultati.

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· AGNADELLO · ALBIGNANO · ALZANO · ANTEGNATE · ARCENE · ARZAGO D’ADDA · BADALASCO

· BARIANO · BRIGNANO G. D’ADDA · CALCIO · CALVENZANO · CAMBIAGO · CANONICA D’ADDA · CAPRALBA · CAPRIATE D’ADDA · CASCINE SAN PIETRO

· CASTEL ROZZONE · CASIRATE D’ADDA · CASSANO D’ADDA · CASTEL CERRETO · CISERANO · CIVIDATE · COLOGNO AL SERIO · CORNELIANO · CORTENUOVA · CREMOSANO

· FARA G. D’ADDA · TREVIGLIO · CARAVAGGIO · ROMANO DI LOMBARDIA · FONTANELLA · FORNOVO · GESSATE · GHISALBA · GORGONZOLA · GROPPELLO D’ADDA · INZAGO · ISSO · LURANO · MASANO· MARTINENGO · MASATE · MELZO · MISANO · MORENGO · MORNICO · MOZZANICA · ORIO AL SERIO

· OSIO SOTTO · PAGAZZANO · PALOSCO · PANDINO · POGNANO · PONTIROLO · POZZO D’ADDA· POZZUOLO M.· PUMENENGO · RIVOLTA D’ADDA · SERGNANO · SOLA · SPINO D’ADDA

· SPIRANO · TELGATE · TREZZO D’ADDA · TRUCAZZANO · URGNANO · VAILATE · VAPRIO D’ADDA · VERDELLINO · VERDELLO

· VIDALENGO · VIGNATE · ZANICA

“Amici di Gabry” Onlus15 anni di presenza73 LOCALITA' servite4 PROVINCEPiù di 50.000 km anno percorsi1.100 servizi erogaticon un incremento del10% in più rispetto al 201395% servizio di prelievi a domicilio5% Radioterapia e Chemioterapia5 autovetture per il trasporto:2 da Treviglio 1 da Caravaggio 2 da Romano di L.

Anche nel 2014 un servizio trasporto e assistenza invidiabile

un grande lavoro offerto gratuitamente dalla nostra associazione piccola, ma dall’ organizzazione impeccabile

locale, ma con sempre più ampio riscontro e vedute sul territorio

Un servizio non da poco... tutto effettuato da volontari e da infermiere/i in pensionecon una grande direzione e organizzazionetra il personale dell'oncologia ed i responsabili del servizio in associazione.Tutto in modo particolare e gratuito.

“ Partenza alle 7 di mattina......bisogna andare a prendere i materiali...essere pronti ad assisterli e riportarli in ospedale. In pratica chi deve fare la chemioterapia il giorno prima deve fare dei controlli sulla possibilità di fare la terapia: prima doveva andare in ospedale a fare il prelievo e sentirsi dire OK ... tutto questo entro il mezzogiorno stesso del prelievo... immaginatevi il disagio...sia per la persona anziana o indigente... per i familiari che li debbono portare all'ospedale...tempo e costi vari per gli spostamenti... ecc.”

Un’ iniziativa unica nel suo genere, presente in Italia,Ce la invidiano tutti.

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Ciao. Mi chiamo Lucia e scrivo da Verbania...Lago Maggiore.Sono stata colpita da tumore al seno ed operata nel 2009...oggi dopo quasi 5 annisto per terminare tutte le cure... aggiungo finalmente.

Volevo informazioni riguardo alla bellissima t-shirt vista sul sito...”Colpite ma non sconfitte!”. E' acquistabile? E' bellissima...racchiude in poche parole tutto un percorso doloroso, lungo e difficile. Attendo vostre notizie. Saluti..Lucia...colpita ma non sconfitta.(Immediata la nostra risposta...)...e Lucia...Ok grazie. Per la misura andrebbe bene una M, oppure quello che avete...voglio però pagarla, fatemi sapere le modalità per il pagamento...Lucia (indirizzo) Verbania ecc. ecc.Non abitiamo molto lontani... se potete, trenetemi al corrente...mi piacciono le vostre iniziative... potrei deciderre di venirvi a trovare...grazie per la cortesia...Buongiorno Lucia(...e chiaramente... tra emozione e commozione... le abbiamo spedito subito la maglietta gratuitamente.)

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Un riscontro sempre più ampio e significativo.

Il nostro impegno funziona bene anche online.www.amicidigabry.it

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di amicizia e di sostegno

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sul rrritorio

Qui trovi il menùdi navigazione,informazioni e

archivio storico

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a una recente stima, in Italiaci sono circa 4 milioni di per-sone affette da insufficienza

renale cronica (IRC) e 50.000 di essesono in terapia sostitutiva della fun-zione renale (dialisi o trapianto rena-le).La maggior parte dei pazienti affettida IRC lo sono per cause secondariecome l’ipertensione arteriosa (nefro-angiosclerosi) ed il diabete (nefropa-tia diabetica).Altre cause possono essere alcuneforme di malattie autoimmuni che

colpiscono i reni. Le cause infettive(pielonefriti croniche), fortunatamen-te, sono sempre più rare come quel-le secondarie a sostanze tossiche(come alcuni farmaci).Vi sono diversi gradi di insufficienzarenale che corrispondono a diversiatteggiamenti terapeutici. Man mano che la funzione renaleviene ridotta dalla malattia, le funzio-ni che il rene svolge normalmente siriducono. L’eliminazione delle tossi-ne si riduce e di conseguenzaaumentano nel sangue intossicandol’organismo. Il mantenimento di livelli normali nelnostro organismo di alcune sostanzecome il sodio, il potassio, il calcio edil fosforo, diviene deficitario creandosquilibri di tali sostanze. La produzione di eritropoietina(ormone prodotto dal rene che stimo-la la produzione di globuli rossi) siriduce creando uno stato di anemia. Con il tempo anche l’eliminazionedell’acqua in eccesso non è più otti-male, creando degli stati di ritenzioneidrica. Altro aspetto non secondario è l’eli-minazione dei farmaci. Molti di essivengono eliminati attraverso i reni.Avendo perso una parte o tutta lacapacità di eliminazione dei farmaci,i pazienti affetti da IRC, devono assu-mere i farmaci in dosi ridotte in basealla loro funzionalità renale residua.Quando questa insufficienza d’orga-no è grave, si introduce una terapiacome la dialisi (emodialisi o dialisiperitoneale) che sostituisce artificial-mente la depurazione del sangue el’eliminazione dell’acqua in eccesso.Il trapianto renale (da donatore cada-

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vere o da vivente) è la terapia piùcompleta e naturale per l’IRC.

L’insufficienza renale complica fre-quentemente la malattia neoplasticaed il suo trattamento. Vi sono diver-se forme di interessamento renale :insufficienza renale acuta (IRA), cro-nica (IRC) e disturbi tubulari.Fortunatamente, queste situazionisono spesso prevenibili o reversibilicon una pronta diagnosi ed un trat-tamento immediato.L’insorgenza di insufficienza renalein pazienti neoplastici è spesso mul-tifattoriale. È comune l’insorgenza di insufficien-za renale per deficit di liquidi (vomitoprotratto, diarrea) o per l’uso di far-maci chemioterapici particolari.Alcune neoplasie possono interes-sare direttamente i reni come, adesempio, il mieloma multiplo in cui viè una deposizione renale di parapro-teine neoplastiche.La terapia medica dell’ IRA si limita,per lo più, alla correzione degli squi-libri idro-elettrolitici e acido-base edelle complicazioni cliniche (turbedigestive, alterazioni ematologiche,ipertensione arteriosa). Nella formacronica della malattia renale, vienedata molta importanza all’alimenta-zione ed all’uso di farmaci “nefropro-tettivi” come gli ACE inibitori, oltreche alla correzione di tutte le comor-bidità che possono influire sulla pro-gressione del danno renale (iperten-sione, anemia, dislipidemia, iperuri-cemia, ecc).Quando l’insufficienza renale evolveprogressivamente verso gli stadiavanzati, quelli cioè del cosiddettostato uremico, diventa ineluttabile ilricorso alla terapia dialitica che, allostato attuale, non trova controindica-zione nel paziente neoplastico quan-do il suo stato di malattia sia in unasituazione di stabilità clinica. In tal senso, il paziente uremico conassociata patologia neoplasticaviene trattato con le stesse modalitàdi dialisi così come ogni altro pazien-te con sola insufficienza renale o,come spesso avviene, con più

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Dr. Emilio GalliDirettore U.O. di Nefrologia Azienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

comorbidità. Va comunque ricordato che il dializ-zato con patologia neoplastica vieneseguito in stretta collaborazione conlo Specialista Oncologo e che la pre-gressa patologia neoplastica nonesclude la possibilità dell’inserimentodel paziente nella lista ordinaria ditrapianto di rene.

VUOI FINANZIARCI? ECCO COME:

Sostienici senza spendere.Deduci dalle tasse il tuo contributo

Iscriviti ad “Amici di Gabry”Apponi una firma nell’appositoriquadro del tuo modello fiscale

(CUD/730/Unico) e il 5 per mille

della tua imposta sul reddito verràdestinato ad “Amici di Gabry”.Per sceglierci dovrai indicare il

codice fiscale dell’associazione:02645050168

La destinazione del 5 per mille non interferisce con quella

dell’ 8 per mille per le opere socialidello Stato e delle Chiese.

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he Truman show è tra i filmpiù belli che io abbia visto.Un bimbo viene fatto nasce-

re in uno studio televisivo e segui-to, per tutta la sua vita, da un pub-blico di teledipendenti cui, tra spote fiction, si dà da mangiare l'esi-stenza di un protagonista inconsa-pevole. Fino al momento in cui -ed è questo il passaggio cruciale -partito per un'avventura ritenutaimpossibile, nel suo viaggioTruman incontra la fine: il fondaledello studio televisivo, la sceno-grafia su cui sono stati proiettati icieli sereni e quelli tempestosi, laparete della bolla in cui, come inuna sorta di grandissimo acqua-rio, ha vissuto, ignaro come unpesce d'acqua dolce, scrutatogiorno e notte da un pubblicofedelissimo, desideroso della vitaaltrui perché privo di una propria.

Chi legge Il fu Mattia Pascal trova lostesso tragico passaggio: c'è unoanche in questo romanzo uno “strap-po nel cielo di carta”, grazie al qualesi rende evidente la insignificanzadella condizione di ciascun uomo,inconsapevole attore nella vita di unaparticina che gli dà qualche miseracertezza cui aggrapparsi per costruir-si dignità, centralità, importanza.Il percorso per relativizzare le certez-ze è duro ed aspro: Mattia Pascal ciarriva passando attraverso la notiziadella sua morte e la relativa libertàche crede di poter assumere unavolta liberatosi della sua identità percostruirsene una nuova. Ma - e quista il vero “ma” - noi non possiamoesistere se non ci aggrappiamo aduna forma, ad un'identità, ad unnome-cognome-codicefiscale chesembra diventare il nostro tutto,quando in realtà non si tratta che diun “purissimo accidente”, comedirebbe Manzoni. Il protagonista puòprovare l'ebbrezza di ricostruirsi dacapo, di inventare una storia nuovaper sé, dopo aver vinto al casino edaver abbandonato Miragno, suopaese natale. Strappa, diciamo, conla sua identità precedente e si lancianel mondo, convinto di poter (r)esi-stere proprio perché libero dallecostrizioni. Una nuova vita, il matri-monio con una donna che ama, ilsoggiorno a Roma. Non funziona. Ècostretto a ritornare al paese nataledopo due anni ma tutto è cambiato:una moglie risposata, una tomba alcimitero in cui era stato sepolto chi,due anni prima, era stato scambiatoper lui, suicida. Si trova quindi in una

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forse perché siamo convinti dellanecessità di passare il testimone ma,d'altro canto, ci spaventa che altrisappiano quanto è rischioso - ma pro-prio per questo bello - il vivere. «Beate le marionette,» sospirai, «sule cui teste di legno il finto cielo siconserva senza strappi! Non perples-sità angosciose, né ritegni, né intoppi,né ombre, né pietà; nulla! E possonoattendere bravamente e prendergusto alla loro commedia e amare etener se stesse in considerazione e inpregio, senza soffrir mai vertigini ocapogiri, poiché per la loro statura eper le loro azioni quel cielo è un tettoproporzionato».C'è un molto di amaro in questopasso: ma questo romanzo, proprioper la vicenda e l'artificio letterariocon cui questa è raccontata, è unasfida a non essere marionette, feliciperché inconsapevoli, per diventareinvece autori dello “strappo nel cielodi carta”. In un libro che nelle parole del suoautore/narratore si presenta comeinutile sta la sfida al confronto con lalettura e con questo e tanti altri libriche abbiamo nelle nostre case.Scrive Marcel Proust, e così ci salu-tiamo al termine di questi quattro pas-saggi nei classici italiani: «la potenzadella nostra intelligenza e della nostravolontà possiamo svilupparla soltantoin noi stessi, nella profondità dellanostra vita spirituale; ma l'educazionedelle “maniere” dello spirito si compiein quel contatto con altri spiriti che èla lettura».Buone letture a tutti!

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situazione del tutto nuova: è ed alcontempo non-è, si autodefinisce “fuMattia Pascal” associando la suaidentità alla perdita della stessa. E,geniale trovata di Pirandello, Mattiatrova rifugio in una oscura e polvero-sa biblioteca, che nessuno dei citta-dini di Miragno frequenterà mai. Ed èqui che scrive le sue memorie, rac-chiudendole in un manoscritto desti-nato alla stessa identica sorte di tuttii libri che sono in quella biblioteca,frutto di un incompreso gesto di filan-tropia di un defunto monsignore loca-le.

Siamo in un gioco di specchi, in cui siriflettono le considerazioni più altesul senso della esistenza e, dopo lascoperta di Copernico che ha rivela-to la non-centralità della Terra rispet-to all'universo, la assoluta irrilevanza,nel cosmo, di tutti gli uomini nel loroinsieme e quindi ancor più di ciascu-no di loro, preso singolarmente. «E dimentichiamo spesso e volentie-ri di essere atomi infinitesimali perrispettarci e ammirarci a vicenda, esiamo capaci di azzuffarci per unpezzettino di terra o di dolerci di certecose, che, ove fossimo veramentecompenetrati di quello che siamo,dovrebbero parerci miserie incalcola-bili».Questa deflagrante scoperta, cheMattia Pascal vive nella sua straordi-naria esperienza, viene chiusa in unlibro che corre il rischio di costituireun ulteriore tassello di inutilità all'in-terno del grande mosaico della sto-ria. Un tesoro nascosto in un libro,scritto da un personaggio che nei libriha pochissima fiducia. Come se affi-dassimo quanto abbiamo di più caroa qualcuno di cui non ci fidiamo,

Beppe PezzoniInsegnante ed amicodell’ Associazione

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e c’è una cosa che ha semprereso fieri noi infermieri, è laconsapevolezza di quanta

parte del loro tempo,i pazienti pas-sano con noi... e noi con loro. Ed èvero, con noi più che con qualsiasialtro operatore sanitario. Ma diquesto tempo e per tanto tempo,anche noi infermieri ne abbiamo fattoun uso prevalentemente “tecnico”convinti che soprattutto il saper farecorrispondesse al fare bene, lontaniquindi “dall’essere con” e incon-sapevoli “dello stare insieme a”.Naturale che il progresso della tecni-ca e della specializzazione comporti-no la doverosa necessità diavvalersene. Ma rifugiarsi nel tecni-cismo ha fatto si che una voltaesaurito l’ impegno concessoci dallenostre competenze, ci si accorgesse

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di un “Tutto” che ancora rimaneva,con molto da dire e soprattutto conmolto da ricevere. Ci si dimentica, che l’ essere umanoè un insieme inscindibile e originaleche già di per sè con il passare deltempo è impegnato continuamente aridefinirsi e non trae certo vantaggioda comportamenti che non tenganoconto di questa sua fatica.“Gli uomini non hanno più tempoper conoscere nulla.Che bisogna fare?Bisogna essere molto pazienti.Non si conoscono che le cose chesi addomesticano.Che vuol dire addomesticare?Vuol dire creare dei legami.”(da Il Piccolo Principe)

Solo se riusciamo a capire il valore diquesto messaggio, se riusciamo a“rinunciare” alla certezza di unsapere tecnicistico per lasciarespazio ad una maggiore attenzionealla particolarità di ogni relazione,allora si che noi infermieri potremmosentirci fieri ed orgogliosi di passarecosì tanto tempo con i pazienti.Perchè è su quel creare dei legamiche recuperiamo senso. Siamo nel XXI capitolo del “PiccoloPrincipe” in cui leggiamo di come conpazienza e poche parole ci si accos-ta, ci si conosce e si prepara spazioper una relazione. Con un amico?Con un paziente? Si e lo posso farese penso che colui che ho di frontenon è l’utente, il cliente, ma ilpaziente, la persona che soffre nellasua globalità. E qui ritorna tutto ciòche un tempo a scuola chiamavamo“Nursing” dove lo sguardo veniva

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educato ad incontrare non la malattiama il malato, a leggere non unapatologia ma una biografia.Perchè l’infermiere non guariscenessuno ma con la propria compe-tenza tecnica di cui è responsabilecerca di mettere il paziente nella con-dizione di attivare e mobilizzare lerisorse di cui dispone per superare ilmomento di difficoltà in cui si trova,così da permettergli di convivere almeglio con il proprio limite e le pro-prie possibilità residue nel “qui edora” Il suo compito pertanto non siesaurisce di fronte ad una prognosiinfausta. Partendo dal presuppostoche non esiste una salute “oggettiva”l’ operatore dovrà rinunciare all’ ideadi conoscere il modo giusto o larisposta giusta per accogliere primadi tutto all’ interno di se stesso unospazio di incertezza necessario peraccettare l’ altro così come è. Questo per dire che nella relazioneassistenziale siamo impegnati con-tinuamente attraverso il dialogo, ilconfronto e la comunicazione, a porciil seguente interrogativo: “cosa stàsuccedendo al paziente?” e “a me?”.Già duemila anni fa qualcuno disse:<Ama il prossimo tuo come te stes-so>…Ma continua a non averesenso finchè non si capisce che laparola chiave non è “prossimo” ne’“amore”, ma quel semplice “come”che tante volte si ignora. Perchè finoa quando non saremo capaci diamare noi stessi saremo anche in dif-ficoltà ad amare gli altri. In realtàciascuno dovendo amare se stesso,per poter amare anche gli altri, deveinnanzitutto ritrovare il proprio equi-librio sfruttando le proprie risorse chesono originali ed irrinunciabili. Lacapacità di stabilire una relazionenon si acquisisce una volta per sem-pre ma è un obiettivo presente pertutta la vita che si rinnova nel tempo.È evidente quindi che nella relazionecon il paziente l’ informazione e lasincerità dell’ operatore sanitariodebba essere modulata in rapportoalle capacità psichiche del soggettodi cura evitando di deprimerne ledifese, attivando la sua collabo-

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razione per affrontare il momento dif-ficile che sta attraversando.Ci lasceremo guidare e condurre nell’ascolto proprio dove spesso leparole non arrivano o arrivano dopoe cio'che diventa sostanza è il nostrosguardo, il nostro corpo, la nostrapostura, la nostra capacità di stare,semplicemente il nostro esserci.Certo è molto più faticoso e impe-gnativo che non applicare unoschema o un protocollo, trinceran-dosi dietro un’ assistenza terapeuti-ca tecnica che di fatto rischia diabbandonare il paziente e chi gli stàvicino in una solitudine sconfortante.Prestando attenzione all’ altro noncome semplice oggetto di cura macome soggetto di un'azione terapeu-tica, ci si accorgerebbe che larelazione non è qualcosa in più ma èl’ aspetto centrale di qualsiasi cura.Se per curare un organo malato sipossono succedere azioni precise, lostesso non si può dire per stabilireuna relazione d’ aiuto. Non ci sonorisposte che vanno bene per tutti,non c’è un paziente uguale ad unaltro, non c’è nemmeno un operatoreuguale ad un altro e non c’è neppureun tempo giusto per tutti. L’ unicapossibilità, è imparare ad “usare” noistessi come strumenti…...anche d’ amore. Con semplicità.

Silvia BosioInfermiera Professionale Day Hospital OncologicoAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

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i sono immagini che si trova-no ormai solo nelle riprodu-zioni di sbiadite foto o docu-

menti d'epoca, immagini che, spes-so, riproducono oggetti a fatica rin-tracciabili in un museo.Eppure le immagini ed il loro conte-nuto sono spesso presenti in modoforte in quel museo eccezionale cheè la nostra mente.La loro presenza è talmente forte chevorremmo, per un colpo di bacchettamagica, riprodurle.Vorremmo perché il nostro pensiero,le emozioni e le sensazioni si ripro-ducono con grande immediatezza eforza, come se il tempo non fossepassato.Quanti hanno presente l’ometto ricur-vo che traina un pesante organetto: ilsuo incedere è lento e faticoso men-tre un cilindro gira e, per incanto, siascolta la musica.

L’emozione è tale che ci sembraancora possibile che appaia da dietrol'angolo ma non sarà più così, perchéormai si fa fatica, tanta fatica, ve lotestimonio, a trovare chi di quell'or-ganetto vi racconti qualcosa.Il maestro Mombrini, da me interpel-lato, è stato soave nella sua defini-zione:” quei carretti trasportavanoper il paese l'incanto della favola”.Si fermavano nella piazza e raduna-vano l'attenzione di tanta gente.Pensate oggi la musica si ascoltacorrendo, al massimo camminando,di fermarsi neanche a pensarlo.Erano conosciuti in tutta Italia, spes-so con nomi diversi.A Reggio Calabria era “a pianola”, inVeneto “el vertical”.Forse per la vicinanza con quellaregione, anche a Treviglio sono ricor-dati con quel nome, nel resto dellaLombardia e nel confinantePiemonte erano “barberia”.Gli organetti erano uno strumento adue piani meccanici a cilindro denta-to, montato sul carretto a ruote,dotato di due rulli con 10 pezzi musi-cali per ciascuno. Erano autentiche opere d'arte, per-ché attorno alla tecnologia dei cilindriche giravano emettendo suoni, spes-so c’era una struttura esterna digrande gusto artistico. A questo proposito, suggerisco lavisita al museo donizettiano aBergamo dove è possibile ammirareun esemplare.Perché abbiamo raccontato questastoria? La risposta è semplice: per riportarealla memoria una delle tante eccel-

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lenze del nostro territorio che, comericordano importanti testi in materia,ha primeggiato in questa attività arti-gianale grazie alla maestria delladitta F.lli Pozzi (era sita dinanzi aVilla Ida). Nonostante approfondite ricerchenon è stato possibile trovare immagi-ne alcuna.Treviglio, nella nostra regione, riva-leggiava con artigiani del mantovano,in un contesto agguerrito e più vasto,

con Piemonte e Veneto.In occasione della mostra dell’artigia-nato del 1929, tra gli espositori sonopresenti Bernasconi e Pozzi Battistache portano all'attenzione dei visita-tori la loro produzione, gli organettiche avevano un tempo il nome diBarberia.Che la costruzione degli organetti siastata una grande eccellenza delnostro territorio, è confermato anchedall'interesse del maestro Longarettiche, nella sua analisi dei volti e dellefatiche, nella sua introspezione dellapovertà sul territorio (situazioni dipresenza verso gli altri cui oggi inaltre forme, è attenta la nostra asso-ciazione Amici di Gabry), ha dato vitae colore a parecchie sue opere.Qui ne riportiamo due: la prima “vio-linista nella neve e madre con l’orga-netto” la secondo viandante che tra-scina, come detto con fatica ed umilededizione un organetto.Due quadri che richiamano l’attenzio-ne sugli organetti che il maestro nonsolo apprezzava ma che sentivacreatura importante del suo territorio,

altra manifestazione dell’ingegno edell’arte trevigliese.Gli organetti sono effigiati perchérientrano perfettamente nel pensierodel maestro per il quale c’è una uma-nità in cammino solitario.Uomini e donne emarginati o costret-ti dalla vita a vagabondare senza unameta precisa. Uomini e donne cui l’ arte, anche tre-vigliese dell'organetto da speranza,infatti i volti e l'organetto sono posti in

primo piano, mentre i paesaggi sonosolo accennati. Ciò perché il maestro riconosce aquesto connubio tra un eccellenzadel territorio e la sofferenza dellapovera gente, un valore particolare:l'organetto consentiva di portaregioia nelle piazze e piccolo sostenta-mento alle famiglie.

Durante DomenicoVolontario dell’ Associazione“Amici di Gabry”

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prodotti a Km zero o a “filieracorta” sono prodotti locali vendutinelle vicinanze dei luoghi di produ-

zione.

Questi alimenti oltre a provenire da unaspecifica zona di produzione, offronomaggiori garanzie di freschezza egenuinità, proprio per l’assenza, oquasi, di trasporto e passaggi. Infatti sefino a pochi decenni fa i cibi percorreva-no solo pochi chilometri ora possonoviaggiare per centinaia o addiritturamigliaia di chilometri prima di arrivaresugli scaffali dei supermercati, ciò chearriva sulle nostre tavole subisce spes-so molti passaggi, è frequente infattiacquistare frutta e verdura coltivata inAfrica, lavata e pulita in un’altra località,confezionata in uno stabilimento postoin un’altra località ancora e infine con-segnata alla grande distribuzione.

È ovvio che tutto questo comportaimmancabilmente un impatto ambienta-le non indifferente, sulle emissioni di

anidride carbonica, sul consumo energeti-co e sul traffico. Una recente inchiesta hadimostrato che i prodotti alimentari di unpasto medio consumato a tavola hannoviaggiato per oltre 1900 chilometri.

Un ritorno al passato, la riscoperta dei pro-dotti tipici e la spesa fatta direttamente daipiccoli produttori agricoli ultimamente si stadiffondendo sempre di più, le personehanno voglia di riscoprire la freschezza e lagenuinità degli alimenti che consumano. Ilcibo a chilometri zero acquistato presso leaziende vicine a casa è più fresco e la suarotazione ci insegna a riscoprire la stagio-nalità dei prodotti.

Oggi invece ci vengono offerte zucche ebroccoli nel mese di Agosto e, in pienoinverno possiamo comprare fragole epesche noci enormi e perfette. Ma il gusto?E il profumo? Ogni stagione è diversa per ilpalato, la vista e l’olfatto, perché non torna-re a riscoprire i sapori e i profumi tipici deiprodotti che nascono e crescono secondonatura?

Con questa scelta di consumo, si valorizzala produzione locale e si recupera il legamecon le proprie origini, si punta a stabilireuna relazione di fiducia diretta tra chi con-suma e chi produce. Questi ultimi possono“aprire” la loro azienda permettendo ai con-sumatori di trascorrere delle ore all’apertoin fattoria osservando da vicino la produ-zione e quindi la trasparenza dei prodotti.

Inoltre, i prodotti locali costano meno per-ché la merce, non deve essere trasportata,imballata e posta su degli scaffali, tutti pas-saggi che fanno aumentare i prezzi al con-sumatore.

Giusi De AgostiniPsicologa dell’U.O. di Oncologia MedicaAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

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