a cura del dipartimento sicurezza della cgil scuola nazionale · a larino, in occasione del...

62
A cura del Dipartimento Sicurezza della Cgil Scuola Nazionale

Upload: dinhdieu

Post on 16-Feb-2019

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

A cura del Dipartimento Sicurezza della Cgil Scuola Nazionale

2

Sommario

• Premessa Pag.2 • Parte I – Lo stato Dell’arte • Il quadro • Gli incidenti a scuola: un fenomeno decisamente in crescita • Gli edifici scolastici e il loro stato • Gli interventi degli enti locali e la domanda insoddisfatta • La cultura della sicurezza nella scuola…

Pag. 6 Pag. 7 Pag.12 Pag. 16 Pag.17

• Parte II – Le proposte di Cgil, Cisl e Uil • A scuola, sicuri. Comunicato stampa di Cgil, Cisl e Uil • Salute e sicurezza nelle scuole: per la garanzia delle risorse • La piattaforma di Cgil Cisl Uil confederali e scuola

Pag. 25 Pag. 26 Pag. 26

• Parte III – Larino e dintorni… Dal convegno “A scuola, sicuri” • La relazione di Enrico Panini al Convegno di Larino • Sintesi del convegno “A scuola sicuri”

Pag. 31 Pag, 42

• Parte IV – Il dopo Larino • Scuole insicure: gravi responsabilità politiche • Edilizia scolastica: ancora non ci siamo! • A proposito del DM sui finanziamenti all’edilizia scolastica: il quadro

storico

Pag. 49 Pag. 50 Pag. 51

• Decreto Ministeriale 30 ottobre 2003 Pag. 53 • Vogliamo, possiamo e dobbiamo avere una scuola sicura Pag. 59

3

Premessa

A Larino, in occasione del convegno nazionale “A scuola, sicuri” CGIL-CISL-UIL scuola e confederali hanno voluto porre all’attenzione dell’opinione pubblica, del mondo politico e delle istituzioni il problema della sicurezza nelle nostre scuole.

Tra le tante emergenze che hanno caratterizzato l’avvio di questo nuovo anno scolastico ce né una che costantemente si ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa, delle famiglie e degli operatori: la sicurezza nelle scuole.

Lo stato in cui versano gran parte degli immobili adibiti ad uso scolastico ci fa dire che ci troviamo di fronte ad un’emergenza vera e propria.

Gli infortuni che colpiscono ogni giorno operatori e alunni mentre sono a scuola sono la cartina di tornasole di questo stato di cose.

In una recente statistica l’Inail segnala che gli infortuni a scuola censiti nell'arco del triennio 99-01 sono in preoccupante crescita.

E questo è solo un quadro parziale in quanto la statistica interessa solo alunni e addetti coperti dall’INAIL durante lo svolgimento di alcune attività assicurate dall’istituto.

Anche se non ci sono statistiche relative agli incidenti non coperti dall’INAIL, possiamo, senza ombra di dubbio, affermare che il fenomeno ha una rilevanza e una consistenza di gran lunga superiore a quella segnalata dai censimenti.

Se a tutto questo si aggiungono, poi, gli incidenti occorsi a seguito di calamità naturali per via delle peculiarità del nostro territorio il fenomeno assume caratteristiche drammatiche. Basti, per tutti, ricordare la tragedia di San Giuliano ove persero la vita un’intera classe di scuola elementare e la sua insegnante.

A fronte di tale quadro di riferimento quello che colpisce più di ogni altra cosa è l’atteggiamento del mondo politico e in particolare dell’esecutivo che, nel corso di questi ultimi anni, anziché mettere gli Enti locali e le istituzioni scolastiche in condizioni di assolvere ai propri compiti ha tagliato sia le risorse destinate a comuni e province sia le risorse destinate all’edilizia scolastica e alla prevenzione.

Anche in quest’ultima finanziaria le risorse destinate all’edilizia scolastica e all’implementazione del sistema di protezione e prevenzione nelle scuole sono decisamente esigue e largamente insufficienti per portare a bonifica la situazione dell’edilizia scolastica entro i termini fissati dalla legge ovvero il 31 dicembre 2004.

Più che dare una risposta credibile alla pressante domanda della società civile di mettere in sicurezza le nostre istituzioni scolastiche, il Governo e il Ministro dell’istruzione si sono preoccupati di dare giustificazioni alle loro scelte politiche scaricando la responsabilità dei

4

ritardi ad altri e in particolare agli Enti locali dimenticando la politica dei tagli operata nei confronti di quest’ultimi.

Proprio sulla base di queste considerazioni di quadro CGIL-CISL-UIL e rispettivi sindacati di categoria hanno lanciato, in occasione del convegno di Larino, la “Vertenza sicurezza a scuola” con l’obiettivo di rendere la scuola adeguata alle esigenze di sicurezza affermate dalle numerose direttive delle istituzioni europee e di far rispettare le scadenze per la messa a norma degli edifici entro il 2004.

I sindacati confederali e di categoria dicono basta alla logica di deresponsabilizzazione da parte delle istituzioni. E’ giunta l’ora di operare effettivamente per raggiungere quegli obiettivi per avere una scuola all’altezza della sfida europea.

I cittadini vogliono risposte concrete. Per questo CGIL-CISL-UIL hanno chiesto al Governo impegni concreti sul versante delle risorse.

Le richieste del sindacato si muovono su tre direttrici fondamentali.

La prima. Sull’edilizia scolastica si rivendica che con la finanziaria 2004 “l’emergenza sicurezza nelle scuole” sia considerata una priorità del Governo secondo una precisa programmazione e che sia adeguatamente supportata da interventi finanziari per il triennio 2004-2006.

Al Governo si chiede la predisposizione di un piano pluriennale di interventi – adeguatamente finanziati - a sostegno dell’edilizia scolastica partendo dall’individuazione delle priorità sulla base delle emergenze e di una accurata mappatura dello stato degli edifici, anche in considerazione alle particolari situazioni idrogeologiche e sismiche del nostro territorio, nonché alla natura inquinante di molte strutture e alla collocazione degli edifici in prossimità di fonti di inquinamento.

In mancanza di tale previsione di risorse finanziarie la situazione gli stessi Enti locali non potranno far fronte alla scadenza del 31 dicembre 2004 per la messa a norma degli edifici scolastici.

Il ricorso ad una ulteriore proroga sarebbe pertanto un atto pericoloso e inaccettabile in quanto non potrà che aggravare ulteriormente la situazione.

La seconda. Contemporaneamente e in maniera speculare alle questioni riguardanti l’edilizia è indispensabile portare a piena attuazione quanto previsto dal D.Lgs. 626/94 nell’ambito delle istituzioni scolastiche. In particolare si rivendicano adeguati investimenti finanziari sul terreno della formazione e della informazione non solo per le figure previste dal sistema ma per tutte le componenti che operano all’interno della scuola.

Come pure sono indispensabili specifiche risorse alle scuole destinate a coprire le esigenze di attuazione degli adempimenti ordinari e di emergenza che sono posti a carico del datore di lavoro ovvero del Dirigente scolastico.

5

Formazione, informazione e partecipazione rappresentano la chiave di volta per realizzare all’interno dei luoghi di lavoro sistemi di prevenzione e protezione effettivamente efficaci ed efficienti.

La scuola inoltre può dare anche un proprio contributo alla formazione nella coscienza delle genoani generazioni di quella cultura della sicurezza indispensabile per una società civile. Allora rilanciare le intuizioni presenti in Carta 2000 significa mettere la scuola in condizioni di assolvere questo suo compito istituzionale.

La terza. Come si sa il D.Lgs 626 individua una pluralità di soggetti istituzionali coinvolti nella realizzazione della tutela e la salute sui luoghi di lavoro. Vanno pertanto realizzate e implementate le attività e il funzionamento ai vari livelli degli organismi paritetici (Osservatorio nazionale per la sicurezza e organismi paritetici territoriali).

Vanno inoltre individuati e costituiti tavoli permanenti di coordinamento delle attività tra i soggetti istituzionali coinvolti sia a livello centrale che periferico che realizzino una costante azione di monitoraggio e che concertino interventi necessari a fronteggiare sia le emergenze che le attività di adeguamento e messa a norma.

Alla Conferenza Stato-Regioni si chiede di assumere uno specifico impegno in ordine alla sicurezza nelle scuole, utilizzando anche specifici momenti di confronto tra le OO.SS. e le Regioni.

Per CGIL-CISL-UIL confederali e di categoria l’avvio della Vertenza sicurezza a scuola è l'inizio di un processo che deve coinvolgere e sensibilizzare l'intera società civile, le istituzioni, il mondo del lavoro e il mondo politico perché si ponga la parola fine all’emergenza edilizia scolastica e sicurezza nella scuola.

6

Parte I

Lo stato dell’arte

7

1. Il quadro. La tragedia di San Giuliano di Puglia ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico la questione relativa alla sicurezza degli edifici scolastici con particolare riferimento all’edilizia scolastica. Nelle 10.824 scuole statali dislocate in 41.328 edifici – comprese le sedi staccate, le succursali ecc. – studiano e lavorano circa 9 milioni di persone. Tabella 1. Scuole ed edifici scolastici ripartititi per regione. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Edifici %Edifici

Piemonte 685 3.029 7,32% Liguria 239 916 2,21% Lombardia 1.306 5.176 12,52% Veneto 743 3.172 7,67% Friuli Venezia Giulia 205 917 2,21% Emilia Romagna 559 2.308 5,58% Toscana 559 2.553 6,17% Marche 282 1.329 3,21% Umbria 178 803 1,94% Lazio 803 3.256 7,87% Abruzzo 294 1.286 3,11% Molise 94 387 0,93% Campania 1.391 4.148 10,03% Basilicata 182 713 1,72% Puglia 926 2.610 6,31% Calabria 608 2.892 6,99% Sicilia 1.193 4.156 10,05% Sardegna 428 1.677 4,05% Totale 10.824 41.328 100% A fronte di una recente indagine condotta dal MIUR, dalla quale emerge un quadro molto preoccupante dello stato degli immobili ad uso scolastico, e una volta esauriti i finanziamenti destinati all’edilizia scolastica (ex legge 23/96, in cui vennero stanziati 3.150 miliardi di vecchie lire per l'emrge’za edilizia scolastica), sia nel DPEF che nella stessa finanziaria il Governo ha previsto irrisori stanziamenti economici a sostegno dell’edilizia scolastica il che, coniugato con i tagli agli enti locali, rende ancora più nero il quadro.

8

Al Governo diciamo che davanti all’emergenza edilizia scolastica la CGIL scuola e la CGIL non si accontentano di mere e semplici dichiarazioni di solidarietà. Ci vogliono i fatti! Ci vogliono stanziamenti finanziari adeguati in grado di permettere agli Enti locali la messa a norma di tutti gli edifici scolastici entro il 31dicembre del 2004 così come prevede la legge 265/1999. Come pure non sono stati previsti, nella finanziaria, impegni economici a sostegno della sicurezza nella scuola con particolare riguardo alla formazione delle figure previste dalla legge e a sostegno degli obblighi posti a carico dei dirigenti scolastici, qualificati come datori di lavoro. Da parte nostra, oltre ad incalzare il Governo, l’impegno è quello di rilanciare le iniziative ad ogni livello per una scuola sicura. 2. Gli incidenti a scuola: un fenomeno decisamente in crescita

A leggere i dati sugli infortuni a scuola forniti dall’INAIL in occasione della premiazione del concorso “insieme a scuola di prevenzione” – Firenze 15 novembre 2002 – non c’è da stare tranquilli.

Non si può tacere sul fatto che purtroppo nelle nostre scuole accadono ogni anno numerosi infortuni, che vedono coinvolti insegnanti ed alunni. Secondo la statistica INAIL gli infortuni degli alunni nelle scuole sono in costante: nel 1999 vennero denunciati 79.168 casi, nel 2000 i casi denunciati sono stati 81.888, mentre nel 2001 gli infortuni censiti sono saliti a 88.268 (tabella 1.1). Tabella 1.1 - Infortuni denunciati all’Inail relativi agli alunni di scuola pubblica suddivisi per territorio. Elaborazione CGIL scuola su dati INAIL. Anni evento 1999, 2000 e 2001 Territorio 1999 2000 2001 Piemonte 8.579 8.180 8.741 Valle d’Aosta 1 1 Lombardia 14.028 14.184 14.985 Trentino A.A. 258 475 607 Veneto 7.138 6.793 7.267 Friuli V.G. 1.670 1.689 1.665 Liguria 1.940 1.997 2.289 Emilia Romagna 8.659 8.288 8.549 Toscana 5.990 5.988 6.195 Umbria 1.713 1.883 1.847 Marche 2.476 2.523 2.749 Lazio 5.710 6.413 6.470 Abruzzo 1.052 1.006 1.188

9

Molise 476 475 576 Campania 5.923 6.540 7.584 Puglia 6.867 7.763 8.740 Basilicata 649 674 748 Calabria 1.110 1.401 1.698 Sicilia 3.369 3.876 4.532 Sardegna 1.561 1.739 1.837

ITALIA 79.168 81.888 88.268 Purtroppo una parte degli infortuni occorsi agli studenti nell’arco del triennio analizzato hanno causato invalidità permanenti e in alcuni casi sono risultati essere mortali (tabella 1.2)

11

Tabella 1.2 - .Infortuni permanenti e mortali accaduti agli alunni di scuola pubblica. Elaborazione CGIL scuola su dati INAIL. Anni evento 1999, 2000 e 2001 Territorio

1999

2000

2001

Permanenti mortali Totale Permanenti MortaliTotale Permanenti Mortali totaliPiemonte 2 3 1 4 - Valled’Aosta - - - Lombardia 31 1 32 18 1 1 1 TrentinoA.A. - 2 - Veneto 11 4 1 Friuli V.G. 2 1 - Liguria 3 5 - EmiliaRomagna 13 5 1 Toscana 13 5 - Umbria 3 2 1 Marche 7 5 - Lazio 7 3 1 Abruzzo 4 3 - Molise 1 1 - Campania 11 5 - Puglia 8 2 - Basilicata 3 2 - Calabria 4 - - Sicilia 3 2 - Sardegna 8 3 -

ITALIA 134 1 135 72 1 73 5 1 6

A cura del Dipartimento Sicurezza della Cgil Scuola Nazionale

Come pure sono cresciuti gli infortuni degli insegnanti. Nel triennio considerato è stata registrata, anche qui, una crescita costante: sono stati denunciati 4.393 casi nel 1999, 4.988 casi nel 2000 e 5.978 nel 2001 (tabella 1.3) Tabella 1.3 - .Infortuni denunciati all’Inail relativi agli insegnanti di scuola pubblica. Elaborazione CGIL scuola su dati INAIL. Anni evento 1999, 2000 e 2001 Territorio 1999 2000 2001 Piemonte 279 299 418 Valle d’Aosta - - - Lombardia 591 682 851 Trentino A.A. 33 57 63 Veneto 428 476 556 Friuli V.G. 86 123 151 Liguria 120 163 178 Emilia Romagna 356 351 466 Toscana 305 369 466 Umbria 106 138 144 Marche 183 244 227 Lazio 399 471 476 Abruzzo 59 60 89 Molise 6 18 20 Campania 415 441 455 Puglia 434 385 487 Basilicata 50 50 64 Calabria 129 126 205 Sicilia 320 414 529 Sardegna 94 121 133

ITALIA 4.393 4.988 5.978

Degli infortuni sopra ricordati alcuni sono risultati gravi e hanno determinato invalidità permanenti o sono stati addirittura mortali.

13

Tabella 1.4 - Infortuni permanenti e mortali accaduti agli insegnanti di scuola pubblica. Elaborazione CGIL scuola su dati INAIL. Anni evento 1999, 2000 e 20001 Territorio

1999

2000

2001

Permanenti

mortali

Totale

Permanenti

MortaliTotale Permanenti

Mortali totali

Piemonte 6 6 3 1 4 - - Valled’Aosta - - - - - - Lombardia 6 6 2 1 2 1 1 2TrentinoA.A. - - - - - - Veneto 3 3 2 1 3 2 2 Friuli V.G. 1 1 2 2 - - Liguria 1 1 3 3 - - EmiliaRomagna

3 3 4 4 -

1 1

Toscana 4 4 8 1 9 - - Umbria 2 2 8 8 2 2 Marche 5 5 7 7 - - Lazio 6 6 3 3 - - Abruzzo 1 1 1 1

- 1

1 Molise - - - - - - Campania 5 5 6 6 1 1 Puglia 8 1 9 2 2 - - Basilicata 4 1 5 2 2 - - Calabria 7 7 1 1 - - Sicilia 6 6 4 4 1 1 Sardegna 1 1 3 3 - -

ITALIA 69 2 71 61 4 65 7 3 10

La statistica INAIL mette in evidenza che la maggior parte degli infortuni che colpiscono alunni e insegnanti è riconducibile direttamente o indirettamente all’ambiente di studio e di lavoro non certamente idoneo che mescolato con altre concause ci fornisce una realtà preoccupante. In una precedente statistica la stessa INAIL riferita all’anno 1997 aveva evidenziato questo stato di fatto. Per cui gli infortuni riconducibili all’ambiente di lavoro risultavano essere il 32% del totale. Agente materiale Maschi Femmine Totale

Ambiente di lavoro 10.200 6.055 18.255 Materiali, sostanze 6.885 7.504 14.389 Persone, animali ecc. 3.256 1.280 4.646 Parti meccaniche 577 391 968

14

Attrezzi, utensili 535 340 675 Altri agenti materiali 445 350 795 Totale 21.306 17.920 38.828 Non determinato 9.085 7.088 16.183 in complesso 30.993 25.016 56.011

I dati dell’INAIL, però, forniscono solo un quadro parziale del fenomeno infortunistico a scuola in quanto si limita a censire solo i casi soggetti direttamente assicurati dall’Istituto che si limita a coprire solo una parte di personale e gli alunni solo durante particolari attività. Pertanto nelle statistiche non compaiono gli incidenti occorsi ad alunni e operatori in momenti diversi da quelli contemplati dall’Istituto, cosicché non è difficile ipotizzare che il numero dei sinistri che si verificano all’interno delle nostre scuole sono decisamente superiori ai dati in possesso dell’INAIL. E’ eclatante in questo senso quanto è accaduto a San Giuliano ove genitori e parenti delle vittime non sono stati risarciti dall’Istituto in quanto l’incidente è avvenuto al di fuori dei casi contemplati dalla normativa INAIL. 3. Gli edifici scolastici e il loro stato

Il monitoraggio del MIUR, nella sezione riguardante lo stato degli immobili, descrive le condizioni in cui versano le strutture delle nostre scuole. Solo il 42,98% delle scuole censite possiede il certificato di agibilità statica dell’immobile (tabella 2). Tabella 2. Scuole con edifici che hanno dichiarato di essere in possesso del certificato di agibilità statica. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Edifici Agibilità statica

Piemonte 664 3.012 52,41% Liguria 196 829 31,63% Lombardia 1.222 4.915 39,53% Veneto 692 2.971 41’47% Friuli Venezia Giulia 193 899 55,98% Emilia Romagna 555 2.352 50,09% Toscana 533 2.483 39,40% Marche 269 1.245 48,70% Umbria 177 803 23,73% Lazio 803 2.644 31,01% Abruzzo 291 1.261 33,68% Molise 86 316 37,21% Campania 991 3.166 79,92% Basilicata 162 566 56,79% Puglia 878 2.422 36,33% Calabria 481 2.185 23,49% Sicilia 985 3.319 42,03% Sardegna 412 1.662 15,53%

15

Totale 9.590 37.083 42,98%

L’assenza del certificato di agibilità statica ovviamente non consente di effettuare una corretta valutazione dei rischi dovuti alla struttura, in modo particolare non consente l’individuazione corretta delle misure da adottare e di effettuare interventi corretti. Va sottolineato che gli edifici che ospitano le nostre scuole non sempre erano destinati ad uso scolastico. Spesso si tratta di abitazioni, conventi, caserme con evidente destinazione d’uso originaria diversa e poi riadattati ad uso scolastico. In una statistica precedente l’allora MPI aveva individuato che il 17% degli edifici sono stati riadattati.

Anche sotto il profilo sanitario la situazione non migliora. Solo il 42,65% delle scuole possiede il certificato di agibilità igienico sanitaria (tabella 2 bis.) Tabella 3. Scuole con edifici che hanno dichiarato di essere in possesso del certificato di agibilità igienico sanitaria. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Edifici Agibilità igienico

sanitaria Piemonte 664 3.012 52,71% Liguria 196 829 35,71% Lombardia 1.222 4.915 38,13% Veneto 692 2.971 41,91% Friuli Venezia Giulia 193 899 60,62% Emilia Romagna 555 2.352 48,11% Toscana 533 2.483 38,27% Marche 269 1.245 45,35% Umbria 177 803 25,42% Lazio 803 2.644 25,65% Abruzzo 291 1.261 40,21% Molise 86 316 44,19% Campania 991 3.166 77,30% Basilicata 162 566 50,00% Puglia 878 2.422 34,51% Calabria 481 2.185 25,57% Sicilia 985 3.319 45,58% Sardegna 412 1.662 18,45% Totale 9.590 37.083 42,65%

Un dato questo che evidenzia, qualora ce ne fosse bisogno, in quali condizioni igieniche studiano i nostri ragazzi.

Mentre la situazione è decisamente drammatica per quanto riguarda la prevenzione incendi. Infatti solo il 26,79% possiede il certificato prevenzione incendi (tabella 4) Tabella 4. Scuole con edifici che hanno dichiarato di essere in possesso del certificato prevenzione incendi. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR

16

Regioni Scuole

Edifici Prevenzione incendi

Piemonte 664 3.012 33,73% Liguria 196 829 25;00% Lombardia 1.222 4.915 32,08% Veneto 692 2.971 27,60% Friuli Venezia Giulia 193 899 46,11% Emilia Romagna 555 2.352 36,04% Toscana 533 2.483 36,04% Marche 269 1.245 25,65% Umbria 177 803 15,82% Lazio 803 2.644 19,68% Abruzzo 291 1.261 21,65% Molise 86 316 16,28% Campania 991 3.166 30,07% Basilicata 162 566 22,22% Puglia 878 2.422 22,21% Calabria 481 2.185 15,59% Sicilia 985 3.319 28,73% Sardegna 412 1.662 13,35% Totale 9.590 37.083 26,79% Eppure il rischio incendi e/o esplosioni rappresenta un pericolo costante dovuto non solo per la presenza di materie infiammabili e di laboratori, ma anche dalla vicinanza dell’ubicazione delle nostre scuole ad aree industriali, distributori di benzina, aeroporti ecc. Il pericolo incendi aumenta nel momento stesso in cui ci si confronta con la gestione delle emergenze. Solo il 63,04% delle scuole sono dotate di scale di sicurezza, mentre le scuole che hanno porte antipanico sono il 79, 35% (tabella 5) Tabella 5 . Scuole con scale di sicurezza e con porte antipanico. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Scuole con scale di sicurezza

Scuole con porte antipanico

Piemonte 664 77.56% 89,01% Liguria 196 56,12% 72,96% Lombardia 1.222 73,32% 88,95% Veneto 692 65;90% 85,26% Friuli Venezia Giulia 193 62,69% 86,01% Emilia Romagna 555 75,86% 87,39% Toscana 533 61,73% 84,43%

17

Marche 269 46,51% 82,90% Umbria 177 68,93% 79,66% Lazio 803 55,42% 72,60% Abruzzo 291 55,67% 74,91% Molise 86 46,51% 68,60% Campania 991 54,69% 75,68% Basilicata 162 65,43% 74,69% Puglia 878 69,02% 75,06% Calabria 481 43,24% 66,32% Sicilia 985 58,68% 74,92% Sardegna 412 53,88% 69,66% Totale 9.590 63,04% 79,35% Considerando l’alto tasso di affollamento presente quotidianamente nelle scuole non v’è dubbio che, in assenza di vie di fuga, il rischio in situazioni di emergenza cresce notevolmente. Per non parlare di alcuni comportamenti a dir poco “stravaganti” di alcuni dirigenti che, per impedire l’uscita degli alunni, tengono chiuse a lucchetto le uscite di emergenza. A tutto ciò c’è poi da aggiungere gli impianti elettrici non a norma e la presenza di barriere architettoniche. Tabella 6 . Scuole con impianti elettrici a norma. Scuole con presenza di barriere architettoniche. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Impianti elettrici a norma

Con barriere architettoniche

Piemonte 664 73,19% 70,48% Liguria 196 72,45% 73,98% Lombardia 1.222 70,21% 65,38% Veneto 692 69,36% 66,33% Friuli Venezia Giulia 193 79,79% 58,03% Emilia Romagna 555 75,14% 62,88% Toscana 533 71,67% 66,42% Marche 269 76,95% 73,61% Umbria 177 72,88% 75,14% Lazio 803 54,55% 71,23% Abruzzo 291 53,95% 72,16% Molise 86 43,02% 80,23% Campania 991 60,04% 74,17% Basilicata 162 60,49% 78,40% Puglia 878 60,82% 68,91% Calabria 481 56,13% 77,13% Sicilia 985 57,46% 74,01%

18

Sardegna 412 43,20% 75;24% Totale 9.590 63,90% 70,33% Dai dati riportati in questo paragrafo ne scaturisce un quadro preoccupante e allarmante che non può in nessun caso essere sottovalutato come alcuni tragici episodi ci ricordano.

4. Gli interventi degli enti locali e la domanda insoddisfatta Sempre la statistica in questione ci segnala gli interventi che sono stati effettuati nel corso degli ultimi 5 anni da parte degli enti locali proprietari degli immobili e quante richieste sono state soddisfatte. Tabella 7. Scuole che hanno chiesto interventi manutentivi o strutturali all’Ente locale negli ultimi 5 anni. Scuole con interventi manutentivi o strutturali soddisfatti da parte dell’Ente locale. In percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Richiesta di interventi manutentivi o strutturali

Interventi manutentivi o strutturali effettuati dagli Enti locali

Piemonte 664 97,44% 70,32% Liguria 196 97,96% 58,85% Lombardia 1.222 95,83% 66,18% Veneto 692 96,24% 66,22% Friuli Venezia Giulia 193 94,30% 70,88% Emilia Romagna 555 97,30% 68,15% Toscana 533 97,00% 68,47% Marche 269 98,14% 64,39% Umbria 177 93,79% 62,05% Lazio 803 96,89% 49,49% Abruzzo 291 98,28% 52,10% Molise 86 94,19% 49,38% Campania 991 96,47% 55,67% Basilicata 162 97,53% 43,67% Puglia 878 96,70% 48,76% Calabria 481 95,84% 56,40% Sicilia 985 96,24% 51,79% Sardegna 412 95,87% 47,59%

19

Totale 9.590 96,53% 58,72% Il gap tra interventi richiesti (96,53%9 e interventi soddisfatti (58,72%) rappresenta un indicatore significativo non soltanto per via dello scarto esistente tra domanda e soddisfazione della stessa, ma per via della richiesta avanzata praticamente da quasi tutte le scuole monitorate. Ciò a significare il grado di sofferenza sia delle scuole ma anche da parte degli enti locali che hanno, però, in questa circostanza potuto far fronte a parte del fabbisogno utilizzando i fondi previsti dalla legge 23/96. L’assenza di risorse economiche per il futuro e la scadenza, per legge, della messa a norma degli edifici entro il 31 dicembre del 2004 aggraverà ulteriormente il disagio e le responsabilità degli enti locali.

Chiudiamo questa nostra sintetica analisi sullo stato degli edifici con un dato emblematico: l’attività di vigilanza da parte degli organismi preposti ASL, VV.FF. ecc. e lo stato degli edifici scolastici.

Sono state oggetto di visita ispettiva 4633 (48,31%) scuole e sono stati redatti verbali in 2712 (58,54%) istituti di cui a carico dei dirigenti scolastici 590 (21,76%) e ben 2450 (90,34%) a carico degli enti locali proprietari degli immobili. Il che a significare due ordini di problemi. Il primo, la maggior parte delle ispezioni evidenziano notevoli carenze delle strutture e ciò a conferma di quanto sopra esposto. Il secondo, è che non tutti i dirigenti scolastici hanno messo in essere quel sistema prevenzionale imposto dal D.Lgs 626/94. Quest’ultimo dato ci indica che, nonostante l’obbligo da parte del dirigente scolastico, in qualità di datore di lavoro, non ha provveduto agli adempimenti entro le scadenze fissate.

Comunque le irregolarità più consistenti e più frequenti si registrano sullo stato delle strutture scolastiche decisamente inadeguate. 5. “La cultura della sicurezza nella scuola” ovvero il punto sullo stato di applicazione del D.Lgs 626/94. Per motivi di spazio non ripercorreremo le vicissitudini che hanno caratterizzato l’applicazione del D.Lgs 626/94 nella scuola. Segnaliamo semplicemente che solo a seguito dell’emanazione del regolamento ministeriale n. 388/99 hanno cominciato a prendere corpo nella scuola le disposizioni previste dal legislatore. Come si sa il legislatore comunitario prima e il legislatore ordinario poi hanno voluto che in ogni ambiente di lavoro ha individuato nel documento di valutazione dei rischi lo strumento mediante il quale il datore di lavoro individua le misure di prevenzione e di protezione da adottare per assolvere i suoi obblighi nei confronti dei destinatari della sicurezza ossia dei lavoratori e dei soggetti ad essi equiparati. Secondo il monitoraggio questo obbligo essenziale e iniziale del sistema prevenzionale è stato soddisfatto, almeno dal punto di vista cartaceo, dal 92,55% delle istituzioni scolastiche censite. Ovviamente fa parte del piano di valutazione dei rischi anche il piano di evacuazione che è stato, però, predisposto dal 91,50% delle scuole (tabella 8). Tabella 8. Scuole in possesso del documento di valutazione del rischio e che hanno predisposto il piano di evacuazione. In percentuali. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR

20

Regioni Scuole

Documento di valutazione del rischio

Piano di evacuazione

Piemonte 664 92,62% 97,89% Liguria 196 89,80% 94,90% Lombardia 1.222 91,08% 90,75% Veneto 692 92,20% 95,38% Friuli Venezia Giulia 193 90,67% 98,45% Emilia Romagna 555 94;77% 97,30% Toscana 533 93,25% 93,62% Marche 269 94,42% 97,03% Umbria 177 90,40% 97,74% Lazio 803 90,41% 86,67% Abruzzo 291 95,19% 86,94% Molise 86 81,40% 91,86% Campania 991 95,56% 91,93% Basilicata 162 93,21% 95,68% Puglia 878 95,56% 88,15% Calabria 481 91,48% 87,72% Sicilia 985 91,47% 92,99% Sardegna 412 90,05% 73,06% Totale 9.590 92,55% 91,50% Se, però, compariamo questo dato con quelli precedenti e in particolare con quello relativo all’agibilità statica dei locali e alla prevenzione incendi ne scaturisce che il piano di valutazione del rischio delle scuole lungi dall’essere esaustivo nell’analisi, nella rimozione e nella prevenzione dei rischi. Insomma, senza ombra di errore, si può dire che la maggior parte delle scuole possiede un piano di valutazione dei rischi nella migliore dei casi “monco”. Infatti alcuni rischi non vengono presi in considerazione come quelli dovuti alle particolarità dell’edificio. Come pure non vengono presi in considerazione i cosiddetti rischi esterni tra cui quello ambientale. In buona sostanza, sebbene in presenza di un documento valido qualità, si lavora nella rimozione dei rischi sempre in emergenza. Va sottolineato, comunque, che in tutta l’operazione valutazione dei rischi il dirigente scolastico è stato tranquillamente abbandonato dal Ministero che non ha stanziato fondi per tale adempimento. Cosicché il dirigente scolastico ha dovuto provvedere con scarse risorse e in moltissimi casi all’aiuto degli enti locali. I prossimi dati evidenziano ancora di più tali discrasie. Nell’82,77% delle scuole è stato istituito il servizio di prevenzione e protezione. Nell’88.07% il dirigente scolastico ha designato il responsabile del servizio di prevenzione e protezione; gli addetti all’antincendio sono stati designati nell’84,17% dei casi, mentre l’80,21% delle scuole ha gli addetti al pronto soccorso ( tabella 9).

21

Tabella 9. Scuole dove è stato costituito il Servizio di Prevenzione e Protezione con la designazione del Responsabile del servizio e degli addetti. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

S. P.P. Responsabil

e S.P.P.

Addetti antincendio

Addetti pronto soccorso

Piemonte 664 82,53% 87,50% 81,78% 78,46% Liguria 196 85,20% 90,82% 88,78% 84,18% Lombardia 1.222 78,31% 85,43% 78,48% 77,66% Veneto 692 77,02% 86,56% 80,06% 73,41% Friuli V. G. 193 80,31% 86,53% 80,31% 74,09% Emilia Rom. 555 90,81% 90,63% 94,23% 88,29% Toscana 533 83,30% 89,68% 81,43% 74,11% Marche 269 85,13% 87,36% 83,64% 79,93% Umbria 177 86,44% 89,83% 90,96% 84,18% Lazio 803 80,70% 90,04% 80,45% 76,34% Abruzzo 291 81,10% 89,69% 79,38% 79,04% Molise 86 75,58% 88,37% 84,88% 72,09% Campania 991 89,51% 94,75% 92,63% 90,72% Basilicata 162 85,80% 83,33% 88,27% 86,42% Puglia 878 87,70% 91,69% 91,00% 89,98% Calabria 481 76,09% 74,01% 76,51% 71,31% Sicilia 985 85,99% 88,02% 86,80% 79,29% Sardegna 412 70,39% 82,52% 75’49% 72,57% Totale 9.590 82,77% 88,07% 84,17% 80,21% Dati quest’ultimi che non solo rilevano ancora un deficit circa l’adempimento degli obblighi, ma che si contraddicono tra loro in quanto non coincidenti. Insomma viene evidenziato che spesso il servizio di protezione e prevenzione è insufficiente e che le nomine non corrispondono affatto all’esigenza imposta dalla legge soprattutto perché le figure sono state individuate solo nella carta come dimostra la successiva tabella 10 sulla formazione. Tabella 10. Scuole dove è stato costituito il Servizio di Prevenzione e Protezione e che hanno provveduto alla loro formazione delle figure designate. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR

22

Regioni Scuole

S. P.P. Formazione Responsabile S.P.P.

Formazione Addetti antincendio

Formazione Addetti pronto soccorso

Piemonte 664 82,53% 69,71% 59,48% 68,14% Liguria 196 85,20% 78,65% 91,38% 87,88% Lombardia 1.222 78,31% 73,95% 64,65% 78,08% Veneto 692 77,02% 69,95% 74,01% 74,98% Friuli V. G. 193 80,31% 76,05% 70,97% 78,32% Emilia Rom. 555 90,81% 82,90% 87,19% 76,33% Toscana 533 83,30% 76,99% 70,51% 67,09% Marche 269 85,13% 79,15% 76,00% 70,23% Umbria 177 86,44% 78,62% 73,29% 73,15% Lazio 803 80,70% 72,61% 63,31% 64,44% Abruzzo 291 81,10% 76,63% 52,38% 54,35% Molise 86 75,58% 75,00% 71,23% 58,06% Campania 991 89,51% 87,22% 74,51% 76,20% Basilicata 162 85,80% 68,15% 53,15 50,00% Puglia 878 87,70% 77,02% 63,58% 67,85% Calabria 481 76,09% 59,27% 52,45% 50,44% Sicilia 985 85,99% 71,16% 63,86% 56,59% Sardegna 412 70,39% 59,12% 39,87% 40,13% Totale 9.590 82,77% 74,60% 66,72% 67,86% Il che ci porta a dire che il servizio di prevenzione e protezione con esclusione per certi versi del responsabile è pressoché inesistente. Solo il 66,72% delle scuole ha formato gli addetti all’antincendio, mentre sono il 67,86% delle scuole che hanno provveduto a formare gli addetti al pronto soccorso. Anche il dato sulla realizzazione del sistema partecipativo lascia molto a desiderare. Eppure il legislatore ha insistito moltissimo su questo aspetto individuandolo come il volano indispensabile per affermare nei luoghi di lavoro un sistema prevenzionale efficace, efficiente, partecipato e condiviso da tutti i destinatari della sicurezza. Come si sa la figura chiave è quella del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza . Questa figura è presente solo nell’87,08% delle scuole. Dato che non corrisponde con quello relativo alla presenza delle RSU, nonostante che il rls coincida, per effetto del CCNQ nel pubblico impiego recepito dal CCNLI, con la stessa rsu. Tabella 11. Scuole con presenza di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) eletti o designati. Scuole che hanno provveduto alla loro formazione. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR

23

Regioni Scuole

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Formazione RLS

Piemonte 664 86,75% 52,43% Liguria 196 78,06% 50,33% Lombardia 1.222 82,08% 55,43% Veneto 692 74,71% 51,84% Friuli Venezia Giulia 193 90,16% 57,47% Emilia Romagna 555 87,39% 63,09% Toscana 533 82,93% 45,02% Marche 269 86,99% 65,81% Umbria 177 90,96% 50,31% Lazio 803 84,54% 46,92% Abruzzo 291 91,86% 58,13% Molise 86 91,86% 75,95% Campania 991 97,58% 80,04% Basilicata 162 88,27% 60,84% Puglia 878 96,13% 60,43% Calabria 481 84,62% 48,16% Sicilia 985 88,32% 50,23% Sardegna 412 81,55% 33,33% Totale 9.590 87,08% 56,24% La discrasia sopra accennata è dovuta anche alla scarsa attenzione data dalle scuole alla formazione di questa figura. Infatti solo il 56,24% delle istituzioni scolastiche ha provveduto alla formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Tabella 12. Scuole in cui in occasione del piano di valutazione del rischio è stato consultato il Rls. In percentuali. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Documento di valutazione del rischio

Consultato il RLS

Piemonte 664 92,62% 75,90% Liguria 196 89,80% 63,37% Lombardia 1.222 91,08% 72,42% Veneto 692 92,20% 60,55% Friuli Venezia Giulia 193 90,67% 74,09% Emilia Romagna 555 94;77% 78,74% Toscana 533 93,25% 70,17% Marche 269 94,42% 76,58%

24

Umbria 177 90,40% 81,92% Lazio 803 90,41% 76,96% Abruzzo 291 95,19% 72,85% Molise 86 81,40% 80,23% Campania 991 95,56% 92,63% Basilicata 162 93,21% 84,57% Puglia 878 95,56% 87,02% Calabria 481 91,48% 71,31% Sicilia 985 91,47% 75,84%% Sardegna 412 90,05% 69,90% Totale 9.590 92,55% 76,58% Il dato della tabella 12 sulla consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza segnala la difficoltà nella realizzazione di un vero sistema partecipato. Di fatti solo il 76,58% delle scuole hanno messo in atto tale disposizione. C’è però da fare una considerazione non di poco conto legata soprattutto alle modalità di consultazione che, in un numero consistente di casi, non rappresenta certamente un esempio di seria consultazione. Infine anche per quanto riguarda l’informazione e la formazione dei lavoratori e dei soggetti ad essi equiparati ossia gli studenti – nel primo caso il 58,01% delle scuole, nel secondo il 48,96% - risultano decisamente carenti. Tabella 13. Scuole dove è stato predisposta e completata l’informazione ai lavoratori ( compresi gli studenti) prevista dall’art. 21. Scuole dove è stata prevista e completata la formazione dei lavoratori ( compresi gli studenti ) di cui all’art.22. Dato percentuale. Elaborazione CGIL scuola su dati MIUR Regioni Scuole

Informazione ai lavoratori e agli studenti

Formazione lavoratori e studenti

Piemonte 664 61,24% 53,87% Liguria 196 69,95% 63,01% Lombardia 1.222 52,98% 46,31% Veneto 692 57,03% 46,21% Friuli Venezia Giulia 193 52,45% 46,54% Emilia Romagna 555 59,85% 47,05% Toscana 533 50,91% 39,46% Marche 269 60,32% 50,21% Umbria 177 45,63% 34,53% Lazio 803 61,32% 50,40% Abruzzo 291 52,34% 47,03% Molise 86 51,95% 46,15%

25

Campania 991 65,26% 52,75% Basilicata 162 54,61% 44,80% Puglia 878 62,22% 52,84% Calabria 481 54,19% 46,24% Sicilia 985 61,88% 55,16% Sardegna 412 45,27% 35,85% Totale 9.590 58,01% 48,96 Insomma da una comparazione dei dati fin qui esposti ne esce un quadro decisamente poco rassicurante sullo stato di applicazione del D.Lgs 626/94. Il sistema partecipativo, voluto dal legislatore, è ancora lontano da raggiungere e consolidare, nonostante che qualche passo in avanti negli ultimi due anni di Governo di centro sinistra sono stati fatti. Ciò che preoccupa è la prospettiva. L’inversione di tendenza sul fronte sicurezza nelle scuole, così come su quello dell’edilizia scolastica, fatta dal Governo di centro destra non rassicura certamente. La sicurezza nella scuola non può essere vissuta solo con una serie di atti positivi delle persone che vi studiano e vi lavorano, ci vogliono atti positivi anche da parte di chi la governa che deve prevedere, predisporre e finanziare tutte quelle risorse economiche necessarie per realizzare una scuola più sicura e più adeguata ai livelli europei.

26

Parte II

Le proposte di Cgil Cisl Uil

27

”A scuola, sicuri”

Comunicato stampa di CGIL-CISL-UIL

I luttuosi fatti del Molise avevano riproposto, in tutta la loro drammaticità, all’attenzione dell’opinione pubblica l’emergenza edilizia scolastica! A quel tragico evento sono succeduti altri episodi dove solo per puro caso è stata scongiurata la tragedia. A fronte di tali eventi risulta inadeguata la politica del Governo e occorre che tutte le istituzioni, nazionali e locali, considerino davvero l'edilizia scolastica una emergenza nazionale". Le OO.SS., CGIL-CISL-UIL confederali e di categoria, chiedono una radicale inversione di tendenza. A Larino (CB) in occasione del convegno nazionale “ A scuola, sicuri” – 21 ottobre 2003- le OO.SS. sottoporranno all’attenzione del Governo, del Ministro del MIUR, degli Enti Locali, delle istituzioni, dell’opinione pubblica e dei lavoratori una piattaforma rivendicativa per chiedere lo stanziamento urgente di adeguate risorse finanziarie necessarie per far fronte all’emergenza edilizia scolastica; per l’applicazione completa delle norme sulla sicurezza nelle scuole. Si chiede con forza che la scuola italiana venga messa in sicurezza e in condizioni di assolvere ad un suo compito istituzionale ossia formare le coscienze dei giovani anche sul terreno della salute e della sicurezza. La sicurezza nelle scuole è una battaglia di civiltà. E’ intollerabile per un paese civile non rispondere all’ esigenza di una scuola sicura che alunni, genitori ed operatori da anni invocano

CGIL – CISL - UIL CGIL Scuola - CISL Scuola – UIL Scuola

28

Salute e sicurezza nelle scuole: per la garanzia delle risorse

Anche per quest’anno circa 10 milioni di persone continueranno a studiare e a lavorare nel solito ambiente di “degrado”. I luttuosi fatti del Molise avevano riproposto, in tutta la loro drammaticità, all’attenzione dell’opinione pubblica l’emergenza edilizia scolastica! A quel tragico evento sono succeduti altri episodi dove solo per puro caso è stata scongiurata la tragedia. Tutto questo sembra, però, non scalfire, nei fatti, la politica di questo Governo e di questo Ministro che nei fatti hanno dimostrato la loro indifferenza. Le OO.SS. di CGIL-CISL-UIL confederali e di categoria chiedono al Governo una radicale inversione di tendenza. A Larino (CB) in occasione del convegno nazionale “ A scuola, sicuri” – 21 ottobre 2003 - le OO.SS. sottoporranno all’attenzione del Governo, del Ministro del MIUR, degli Enti Locali, delle istituzioni, dell’opinione pubblica e dei lavoratori una piattaforma rivendicativa per chiedere l’urgenza dello stanziamento di adeguate risorse finanziarie necessarie per far fronte all’emergenza edilizia scolastica; per l’applicazione completa delle norme sulla sicurezza nelle scuole. Si chiede con forza che la scuola italiana venga messa in sicurezza e in condizioni di assolvere ad un suo compito istituzionale ossia formare le coscienze dei giovani anche sul terreno della salute e della sicurezza. La sicurezza nelle scuole è una battaglia di civiltà. E’ intollerabile per un paese civile non rispondere all’ esigenza di una scuola sicura che alunni, genitori ed operatori da anni invocano __________________________

La piattaforma di CGIL-CISL-UIL confederali e scuola Le Organizzazioni sindacali confederali di categoria del Comparto scuola ritengono necessario sottoporre all’attenzione del dibattito politico e sindacale sia l’emergenza dell’edilizia scolastica che gli irrisolti problemi legati all’applicazione del decreto legislativo 626/1994 nell’ambito delle istituzioni scolastiche. A tal fine, essendo tra l’altro sempre più ravvicinata la scadenza del 31 dicembre 2004, entro la quale dovrebbero essere completati – ai sensi dell’articolo 15, comma 1, della legge 265/1999 – gli interventi volti a mettere a norma gli edifici scolastici, intendono proporre una piattaforma rivendicativa volta a sensibilizzare il Governo e le istituzioni responsabili, e a coinvolgere tutti i soggetti comunque interessati – compresi gli utenti e le loro organizzazioni – per individuare percorsi, strumenti e risorse con l’obiettivo di rendere la scuola adeguata alle esigenze di sicurezza affermate dalle numerose direttive delle istituzioni europee. 1. Gli interventi sull’edilizia scolastica

29

La normativa vigente. Come detto , il 31 dicembre 2004 scadrà il termine imposto dalla legge ai soggetti responsabili, per il completamento degli interventi di adeguamento e messa a norma degli edifici adibiti ad uso scolastico. Il termine, fissato già nel 1999 in deroga di quello già previsto per il 31 dicembre 1997 dalla legge 2 ottobre 1997, n. 340, non può, ad avviso delle OO.SS., subire ulteriori dilazioni. E’ indispensabile, inoltre, attuare l’anagrafe dell’edilizia scolastica: prevista e finanziata dalla legge n. 23 del 1996, non ha ancora trovato la sua realizzazione. Manca, quindi, quello che era definito lo «strumento conoscitivo fondamentale per accertare la consistenza, la funzionalità e la sicurezza di tutto il patrimonio edilizio scolastico». Le norme tecniche quadro per la costruzione degli edifici scolastici – anch’esse previste dalla legge 23 – sono ancora riferite al decreto ministeriale 18 dicembre 1975. Le inadempienze. Allo stato attuale, come è stato purtroppo reso evidenti dagli

eventi luttuosi del Molise e dalle altre vicende ad essi seguite, la condizione generale degli edifici che ospitano le istituzioni scolastiche si rivela estremamente precario per gran parte di essi. Da recenti ricerche emerge un panorama variegato sullo stato dell’edilizia scolastica, dal quel emerge comunque un valore medio di realizzazione di interventi strutturali del 58,72%, con un divario molto ampio tra l’Italia settentrionale – ove si raggiungono punte del 71% - e l’Italia meridionale e insulare ove la percentuale si assesta su valori inferiori al 50%. Da quanto descritto appare evidente una situazione di inadempienza, imputabile in primo luogo ai “fornitori” delle strutture edilizie (comuni e province). Tali inadempienze sono dovute in massima parte all’inadeguatezza degli stanziamenti di bilancio per il 2003 e il 2004. La difficoltà in cui versano gli enti locali è ancor più accentuata dal taglio delle risorse che sempre la legge finanziaria per il 2003 ha operato nei confronti degli enti locali. Si deve evidenziare anche la necessità di giungere all’effettiva messa a norma delle istituzioni scolastiche anche in ordine all’abbattimento delle barriere architettoniche, per consentire l’agevole frequenza da parte di alunni in situazione di handicap. Gli interventi indispensabili: medio e lungo termine. E’ indispensabile,

pertanto, a fronte del quadro prospettato, che fin dal prossimo DPEF l’emergenza della sicurezza delle scuole occupi un posto di rilievo negli interventi che il Governo proporrà all’esame del parlamento per l’anno 2004 e per il triennio 2004-2006. In mancanza di tale previsione di risorse finanziarie la situazione non potrà che aggravarsi ulteriormente, impedendo il rispetto del termine del 31 dicembre 2004 e rendendo sempre più precarie le strutture scolastiche. E’ quindi assolutamente indispensabile che, oltre a fronteggiare le emergenze, il Governo si faccia carico di predisporre un piano pluriennale di interventi – adeguatamente finanziati – a sostegno dell’edilizia scolastica, individuando le priorità sulla base delle emergenze verificatesi e di una accurata mappatura dello stato degli edifici, legata tra l’altro alle particolari condizione idro-geologiche e sismiche del nostro territorio, nonchè alla natura inquinante di molte strutture – costruite, ad esempio, con coperture in amianto – e alla collocazione degli edifici in prossimità di fonti di inquinamento (elettrodotti, antenne).

30

2. La tutela della sicurezza e della salute nelle istituzioni scolastiche

Speculare all’emergenza dell’edilizia scolastica è lo stato di attuazione del d.lv,o 626/1994, nell’ambito delle istituzioni scolastiche. I dati forniti dal MIUR (monitoraggio effettuato ai sensi della CM n. 86 dell’8 maggio 2001) evidenziano soprattutto una forte carenza nell’attività di formazione delle “figure sensibili”, che coinvolge almeno un terzo delle scuole. Le risorse necessarie. Risultano indispensabili adeguati investimenti sul

terreno della formazione e dell’informazione, sia per i lavoratori che nei confronti degli utenti. Ciò al fine di adempiere compiutamente a quanto previsto dalla legge e di mettere in essere comportamenti idonei alla salvaguardia della salute e della sicurezza di tutti i soggetti che gravitano all’interno dei singoli edifici scolastici, evitando anche le conseguenze di natura amministrativa e penale che rischiamo di ricadere in modo particolare sui dirigenti scolastici, individuati come datori di lavoro ai fini delle responsabilità legate all’attuazione delle norme sulla sicurezza. Le risorse da reperire devono essere rivolte anche a coprire tutte le esigenze di attuazione degli adempimenti ordinari e di emergenza che sono di stretta competenza del datore di lavoro. Si evidenzia, tra l’altro, che le risorse già esistenti per l’anno finanziario 2002, nella misura di 20.658.2776 Euro, finalizzate all’attività di formazione del personale coinvolto nel sistema di prevenzione e protezione, sono state erogate e suddivise tra le Direzioni generali regionali, senza che queste ultime, tuttavia, le abbiano ancora destinate alle singole istituzioni scolastiche. Gli adeguamenti normativi. E’ necessario dare piena attuazione all’articolo 1,

comma 2, del d.l.vo 626/1994 laddove il legislatore ha previsto che per le istituzioni scolastiche le norme del decreto fossero applicate «tenendo conto delle particolari esigenze connesse al servizio espletato». Il decreto interministeriale 382 del 1998 risulta, infatti, carente sia sotto il profilo dell’individuazione delle specificità organizzative che dell’individuazione delle risorse indispensabili per realizzare le finalità di tutela. La scuola, tra l’altro, essendo chiamata istituzionalmente alla formazione del cittadino, può essere soggetto e strumento per diffondere e radicare nelle coscienze dei giovani quella cultura della prevenzione e della sicurezza indispensabile nel futuro impegno lavorativo dei nostri ragazzi. Per realizzare queste finalità le OO.SS. ritengono fondamentale partire da quanto già individuato al punto 3 del Capitolo 3 di “CARTA 2000”. Le malattie professionali. Si ritiene opportuno sollecitare un attento

monitoraggio dell’entità e della frequenza delle infermità che colpiscono il personale della scuola, per verificare l’eventuale natura professionale di alcune di esse.

3. I soggetti coinvolti

I soggetti istituzionali. Il decreto 626 individua una pluralità di soggetti coinvolti nella realizzazione della tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro. In questi anni, tuttavia, sono emerse le carenze di coordinamento tra di essi, sia per quanto riguarda l’individuazione di politiche adeguate alle finalità della legge, sia per quanto riguarda la predisposizione di strategie e la

31

programmazione di interventi a sostegno di una coerente applicazione delle norme. Le OO.SS. rivendicano pertanto, nell’ambito specifico del Comparto Scuola,

l’implementazione del funzionamento dell’Osservatorio nazionale, previsto dall’articolo 73 del CCNL del 24 luglio 2003, nonché degli organismi paritetici territoriali (art. 72 del medesimo CCNL), ridefiniti su base regionale. Ritengono contestualmente indispensabile che si realizzi effettivamente sulle problematiche prospettate dalla presente piattaforma, un tavolo permanente di coordinamento delle attività tra i soggetti istituzionali coinvolti, a livello centrale e periferico che realizzi una costante azione di monitoraggio e che concerti gli interventi necessari a fronteggiare sia le emergenze che le necessità permanenti di adeguamento e messa a norma delle istituzioni scolastiche. In sede di Conferenza Stato-Regioni deve essere assunto uno specifico impegno in ordine a questa delicata materia, realizzando anche uno specifico confronto tra le Regioni e le OO.SS. in ordine all’utilizzazione dei finanziamenti destinati alla realizzazione dei piani sull’edilizia scolastica.

Le parti sociali: limiti e potenzialità – Per la realizzazione degli obiettivi

indicati in questa piattaforma le OO.SS. ritengo necessario il coinvolgimento delle organizzazioni confederali e di categoria, le strutture territoriali e i lavoratori, gli studenti e le loro organizzazioni, le famiglie e tutti gli altri soggetti della società civile che hanno a cuore i problemi legati alla sicurezza in termini generali e in particolare con riferimento alla realizzazione di una scuola sicura.

32

Parte III

Larino e dintorni… Dal convegno “A scuola, sicuri”

33

La relazione di Enrico Panini al Convegno di Larino

Carissime amiche e cari amici, è pieno di emozioni il mio cuore mentre mi appresto ad affrontare assieme a tutti voi una questione delicata e drammatica come quella relativa all’edilizia e alla sicurezza nelle scuole. Non a caso Confederazioni e sindacati di categoria hanno scelto di chiedere alle strutture del Molise di ospitare questo Convegno nazionale. Svolgere i lavori in questo luogo ci riporta alle immagine drammatiche di quel terremoto che quasi un anno fa colpì duramente questa terra, distrusse e devastò tanti paesi, portò via la vita di ventisette bambini e della loro maestra nella scuola “Jovine” di San Giuliano di Puglia. Contemporaneamente, però, proprio il dramma che qui si è consumato impone da parte di tutti l’assunzione di impegni concreti non la riproposizione di vuote declamazioni. Per questo arriviamo qui in punta di piedi, rispettosi dei luoghi e delle ferite non ancora chiuse, se mai potranno esserlo, ma altresì determinati ad andare avanti ed in fretta perché le tragedie che dipendono da responsabilità umane non si ripetano più. Con il Convegno di oggi le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil ed i sindacati di categoria parlano ai diritti, primo fra tutti quello alla sicurezza. Ma parlano anche ai sogni, primo fra tutti quello di avere una scuola. Pochi mesi fa, a Barcellona Pozzo di Gotto, durante un’assemblea con migliaia di ragazzi uno di loro, guardandomi negli occhi, mi ha detto che lui, ormai vicino agli esami di stato, non sapeva qual era la sua scuola: un istituto professionale smembrato in nove sedi in affitto nella città. Quel ragazzo non solo non vedeva i suoi compagni di corso ma non sapeva neanche chi fossero. Non vedeva neanche i laboratori dove avrebbe dovuto imparare ad usare gli strumenti. Pochi giorni fa, ho visitato l’istituto professionale di Siderno, in provincia di Reggio Calabria: minuscoli laboratori senza finestre, aule ricavate in locali originariamente adibiti a docce, lezioni fatte con il martello pneumatico in azione sopra la testa per tutta la mattinata e con la prospettiva che ciò duri mesi. Ho poi visitato “l’aula inferno”: 20 minuti di autonomia poi, adulti e ragazzi, devono uscire per rifiatare. Ho visitato anche “l’aula del collettivo”. No, niente di politico! Semplicemente : tre aule ricavate in uno stanzone, pareti mobili a dividere i banchi ma niente soffitto: tutti sentono lezioni ed interrogazioni in contemporanea. A quei ragazzi, e ad altre migliaia, l’egoismo e l’indifferenza degli adulti hanno tolto la possibilità di avere una scuola vera nella quale studiare e della quale raccontare. Al suono della campanella gli alunni, i docenti, il personale ausiliario tecnico e amministrativo, i dirigenti, disseminati in oltre 40 mila edifici, hanno ritrovato, anche quest’anno e nella stragrande parte dei casi, lo stesso ambiente di “degrado” che avevano lasciato qualche mese prima. L’Eurispes ha denunciato che ci sono 10 milioni di bambini a rischio tutti i giorni nelle nostre scuole: ha ragione. La sicurezza a scuola è una vera e propria emergenza che non viene trattata come tale ma declassata, se va bene, al rango di routine quotidiana.

34

Ci sono diversi paradossi nella situazione delle nostre scuole sul versante dell’edilizia scolastica e della sicurezza. Il primo è rappresentato dal fatto che la drammaticità della situazione è ampiamente nota e documentata. Tutti i diversi aspetti sono stati indagati, i dati si riferiscono pressoché al 100% delle sedi, non manca nessuna informazione per descrivere la realtà. Le fonti sono diverse e tutte combaciano nella descrizione. Molte di esse sono dello stato, del Ministero, per cui non si può neanche pensare a denunce pregiudiziali contro il Governo. Ma, è qui che il paradosso si manifesta, il risultato è che non si fa nulla come se la situazione fosse sconosciuta. Vige il motto “Io speriamo che me la cavo”, dove in realtà il pronome io è riferito a tutti gli adulti ed i ragazzi che a scuola vanno tutti i giorni. Le tante statistiche se non raccontano nulla di nuovo, hanno il grande merito di non far cadere l'argomento nel dimenticatoio. Per questo sono preziose e meritorie. Ma ripercorriamoli insieme questi dati sul versante della insicurezza delle nostre scuole, ed intanto, mentre li ascoltate, pensate ai volti, ai progetti di vita, alle persone. In 10.824 scuole statali dislocate in 41.328 edifici ogni giorno studiano e lavorano quasi dieci milioni di persone. Recenti indagini, del Ministero come quella dell’Eurispes, certificano che un numero impressionante di edifici scolastici non è a norma (noi diremmo: sono pericolosi) per via delle carenze delle strutture e dei laboratori, per deficit degli impianti igienico-sanitari ed elettrici, per la presenza di agenti fisici biologici e chimici interni ed esterni alla scuola. Se a ciò si aggiungono i rischi imputabili alla struttura geologica del nostro territorio ed alla ubicazione di molte scuole l’esposizione al pericolo cresce in maniera smisurata. Insomma quotidianamente si studia e si lavora in un ambiente decisamente insicuro! Il 57% degli istituti non possiede il certificato di agibilità statica; il 36,10% non ha gli impianti elettrici a norma; il 29,67% ha barriere architettoniche; il 57,4% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità sanitaria, percentuale che

sale all'81,6% in Sardegna; Il 90% ha ingressi che non dispongono di standard di sicurezza adeguati; Il 91% non ha l’ingresso facilitato per disabili; nel 70% dei casi non esistono gradini antiscivolo; solo nel 36% è stata installata la chiusura antipanico; in 1 scuola su 5 le vie di fuga non sono adeguatamente segnalate; solo 1 scuola su 3 possiede scale di sicurezza.

Inoltre: il 73,21% delle scuole non è in possesso del certificato di prevenzione incendi. Pensate:

ne sono prive oltre 30.000 scuole; il 20,59% delle scuole non ha fatto prove di evacuazione.

Se pensiamo che molti rischi di diversa natura sono condensati nello stesso edificio ne ricaviamo la convinzione che ci sono luoghi dai quali è meglio scappare e subito.

35

Gli infortuni sono la cartina al tornasole di questo autentico disastro: nel 1999 vennero denunciati all’INAIL 79.168 casi; nel 2000 i casi denunciati sono stati 81.888, con un incremento di oltre il 3%; nel 2001 gli infortuni censiti sono saliti addirittura a 88.268, con un incremento record

dell’11% circa. Questo sul versante dei ragazzi. Ma gli infortuni sono cresciuti anche per gli insegnanti. Sono stati denunciati 4.393 casi nel 1999, 4.988 casi nel 2000 e ben 5.978 nel 2001, con un incremento del 36% sul 1999. Degli infortuni sopra ricordati alcuni sono risultati gravi e hanno determinato invalidità permanenti o sono stati mortali. Ma non è finita. Una recente indagine, condotta da Legambiente, denuncia la presenza di amianto nell’11,13% degli edifici scolastici analizzati. Ad essi si deve aggiungere il 3,80% dei casi sospetti, mentre solo nel 4,76% sono state fatte azioni di bonifica. Tra le azioni di bonifica pensiamo non rientri l’affissione di un cartello con su scritto “Attenzione pericolo di amianto” come è accaduto all’istituto “Vallauri” di Velletri. Sempre nell’indagine in questione viene segnalata nelle scuole la presenza di radon, un gas radioattivo presente in natura che si concentra in ambienti chiusi, con proprietà cancerogene. Inoltre, centinaia di istituti non sono a distanza di sicurezza da antenne tv, strutture militari, aeroporti e discariche. Il record spetta a Verbania dove il 65% degli edifici è a meno di un chilometro di distanza da un’area industriale. Il nostro patrimonio edilizio è vecchio. Il 4,9% delle scuole è stato costruito prima del 1900 ed il 12,6 % tra il 1900 e il 1940. Complessivamente, gli istituti scolastici edificati prima del 1965 costituiscono ben il 44,7% del complesso, il 50,9% sono stati realizzati tra il 1965 e il 1990, mentre le scuole di recente costruzione (tra il 1990 e il 2000) sono appena il 4,4%. La manutenzione è l’altro punto dolente. Nelle scuole dell'obbligo e negli istituti superiori è stato realizzato in media un intervento ad edificio, ad eccezione della Calabria e della Basilicata. La tragedia di San Giuliano di Puglia ha anche messo drammaticamente a nudo i ritardi ed i limiti dell’applicazione delle norme di sicurezza contemplate dalla legislazione, con particolare riferimento a quelle introdotte con il Dlgs 626/’94 Si tratta di due questioni interconnesse: nel caso della scuola le questioni relative all’edilizia e quelle relative all’applicazione delle norme sulla sicurezza rappresentano le facce della stessa medaglia. Una scuola è sicura quando si ha un edificio a norma ed un sistema di prevenzione efficace ed efficiente, in grado di far fronte alle specificità e peculiarità delle singole istituzioni scolastiche. Proprio sulla base di questa, quasi ovvia, considerazione si è mosso il legislatore allorquando con il Dlgs 242/’96 ha catalogato la scuola tra quei settori che, nell’applicazione delle norme della 626, avrebbero dovuto seguire specifici itinerari.

36

Le cose, invece, sono andate in maniera decisamente diversa tant’è che a distanza di quasi un decennio dalla 626 le nostre scuole sono ancora insicure sia per quanto riguarda la messa a norma degli edifici scolastici che per quanto riguarda l’applicazione del dettato legislativo in materia di igiene e sicurezza. E’ prevalso, come costume di questo paese, la logica dei rinvii piuttosto che quella di affrontare una buon volta per sempre i problemi alla radice e cercare attraverso interventi programmati di rimuovere i ritardi, le discrasie, le inadempienze e le carenze strutturali. L’unico risultato è che la situazione sta mediamente peggiorando! Ma esiste una cultura della sicurezza e della realizzazione di un sistema di protezione e prevenzione efficace e condiviso all’interno delle nostre istituzioni scolastiche? L’analisi dei dati ci fa temere che così non sia. Facciamo alcuni esempi. L’attività di prevenzione e protezione si fonda inizialmente sulla rilevazione dei rischi presenti nel luogo di lavoro e nel territorio circostante cui è inserita l’istituzione scolastica. Ebbene, il monitoraggio compiuto dal MIUR ci informa che, due anni dopo la legge che lo ha reso obbligatorio, su 9110 istituti censiti 480 ancora non hanno provveduto alla rilevazione dei rischi. Sono 714, pari al 7,45%, le scuole che non hanno un vero documento di valutazione dei rischi. Sono 1144, pari all’11,93%, le scuole nelle quali non è avvenuta la designazione dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione. Il 20% circa delle scuole non ha il servizio di prevenzione e protezione, il servizio antincendio, il servizio di primo soccorso. L’assenza di finanziamenti specifici, la confusione delle disposizioni, il tardivo raccordo con gli enti locali hanno nei fatti, e in un numero consistente di casi, fatto passare l’elaborazione del documento di valutazione dei rischi come un mero atto burocratico da assolvere piuttosto che un’analisi puntuale sui rischi e un elaborazione di programmi efficaci di rimozione dei rischi stessi. Inoltre, è evidente e riscontrabile da dati empirici che in moltissimi casi è venuto a mancare quel momento di coordinamento e collaborazione tra istituzioni scolastiche, ente locale, amministrazione periferica e organismi istituzionali preposti alla vigilanza ( ASL; VV.FF; ecc.). Spesso per assenza di tavoli di confronto a livello regionale e periferico, la mancanza di una regia che mettesse in seria collaborazione i soggetti istituzionali coinvolti ha determinato un isolamento delle singole istituzione scolastiche con il risultato che da parte dei Dirigenti scolastici è prevalsa (o sono stati costretti a farla prevalere….) l’arte di arrangiarsi, considerato che sono loro i responsabili finali delle inadempienze di altri. Lo spirito partecipativo rappresenta una dei punti nevralgici dell’intera strategia di prevenzione elaborata dal legislatore comunitario e recepita nel nostro ordinamento. Ma l’attività di prevenzione deve rappresentare il risultato di una collaborazione attiva dei lavoratori che devono essere messi in grado, innanzitutto, di poter partecipare consapevolmente ed in modo propulsivo alla realizzazione di un progetto di tutela che impegni tutte le forze disponibili. Ebbene pur in presenza, nell’87,08% delle scuole, della figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, in un numero consistente di istituti queste figure non vengono coinvolte nell’elaborazione del piano di valutazione dei rischi o vengono consultate solo formalmente.

37

Ma l’assenza in 1239 scuole (pari al 12,92%) del RLS deve far riflettere anche noi circa la necessità di prestare più attenzione a questi temi e a verificarne la completa attuazione in tutti gli aspetti. Insomma, lo spirito partecipativo voluto dal legislatore è ben lungi dall’essere diventato pratica quotidiana. In questa affermazione collochiamo anche le costanti difficoltà incontrate nella costituzione degli organismi paritetici territoriali, contrattualmente previsti a livello regionale, sia i vari e ripetuti tentativi da parte dell’Amministrazione di eliminare o ridurre il ruolo dell’Osservatorio Nazionale per la Sicurezza, una sede di confronto tra amministrazione e sindacati prevista dal Contratto nazionale. Preoccupante il dato sulla formazione degli RLS: solo in 4797 scuola (pari al 56,24%) si è proceduto alla loro formazione che rappresenta un preciso obbligo di legge. Ancora sul versante della formazione e dell’informazione dei lavoratori e degli studenti equiparati il dato che emerge dal monitoraggio lascia a desiderare: la formazione è stata completata solo in 3799 casi (pari al 48,96%), mentre l’informazione è stata effettuata e completata solo in 5082 circostanze (pari al 58,01%). La carenza di formazione si lega anche, ma non solo, ad un problema sui fondi. A fronte di stanziamenti effettuati a partire dal 2001 ( confermati nel 2002 e nel 2003) pari a 40 miliardi di vecchie lire, le scuole hanno molte difficoltà a renderli esigibili. In molte regioni non si è proceduto all’effettiva attribuzione delle risorse alle scuole, per i ritardi imputabili all’Amministrazione di procedere ad avviare percorsi formativi concordati e condivisi utilizzando enti in grado di certificare l’avvenuta formazione. In questo campo la qualificazione professionale e la serietà dei soggetti che erogano formazione assume una rilevanza particolare Anche una recente convenzione stipulata con i vigili del fuoco per la formazione del personale addetto ai vari compiti della sicurezza nelle scuole non è stata adeguatamente pubblicizzata ed utilizzata. Il quadro fin qui esposto (ed abbiamo omesso diversi dati per brevità) descrive una situazione contrassegnata dalla presenza di una vera e propria emergenza sicurezza e da consistenti ritardi nell’attuazione delle scelte di fondo della 626. Se anziché ricorrere alle statistiche ed alle indagini ci riferissimo a ciò che ci segnalano gli iscritti, i lavoratori, gli studenti, le associazioni, i genitori il quadro risulterebbe ancora più allarmante. Del resto la cronaca di ogni giorno, indipendentemente dalle campagne giornalistiche, ci segnala la gravità della situazione. Basti pensare alla vera e propria pioggia di soffitti riportata dalla stampa in questi giorni che per fortuna non ha fatto vittime. Sono indicatori che non possono in nessun caso essere sottovalutati o non considerati da chi, ai vari livelli, deve garantire istituzionalmente una scuola sicura ed un ambiente scolastico idoneo. Certo in un quadro del genere non possono non essere segnalate situazioni in cui, grazie ad una stretta collaborazione tra i vari soggetti coinvolti ( scuole, Enti locali, Asl, ecc.), sono state realizzati interventi di risanamento e di bonifica. Così come ci sono Enti Locali che si distinguono da tempo per attenzione e sensibilità. Ma il quadro è drammatico.

38

E’ evidente ad ognuno di noi che una scuola più sicura significa una scuola di qualità più adeguata ai livelli europei. Complessivamente la situazione in questi anni è notevolmente peggiorata. Io ritengo che si sia di fronte ora ad un grave arretramento della vigilanza sul versante della sicurezza e sul versante delle risorse. Non c’è il fato dietro a questa situazione ma problemi e responsabilità politiche precise. La prima e più importante questione riguarda le risorse, in continua diminuzione. Nella passata legislatura, anche grazie all’iniziativa delle confederazioni, vennero stanziati, con la legge 23/’96, 3.150 miliardi di vecchie lire a sostegno dell’edilizia scolastica; furono avviate le procedure di applicazione delle norme relative al Dlgs 626/’94 nelle scuole; furono finanziate le attività di formazione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e degli addetti interni al servizio di protezione e prevenzione per 40 miliardi di lire per il 2001 e 40 miliardi di lire per il 2002; con “Carta 2000” vennero poste le condizioni per l’affermazione nella scuola di quella cultura della sicurezza indispensabile per una crescita civile di un paese. Ora il Governo ha di fatto effettuato scelte molto diverse. Utilizziamo elaborazioni dell’ANCI per affrontare questo argomento, per evitare anche lontanamente sospetti di strumentalità, dalle quali, per altro, emerge che gli unici interventi si riferiscono a contributi a fondo perduto per l’accensione di prestiti da parte degli Enti Locali presso la Cassa Depositi e Prestiti. Infatti nella legge finanziaria per l’anno 2002 sono stati azzerati, per la prima volta dal 1996, gli stanziamenti previsti dalla Legge 23/’96 per i piani annuali per l’edilizia scolastica. Nello stesso anno, in occasione della XIX^ Assemblea nazionale dell’ANCI, è stato approvato un documento con il quale i comuni hanno richiesto un piano straordinario di finanziamenti per l’edilizia scolastica che, in sede di formazione del bilancio dello Stato 2003, recuperasse anche i finanziamenti per l’edilizia scolastica il cui fabbisognio è stimato tra i 3.100 (stima ANCI) e i 4.150 milioni di euro (stima CISEM, centro studi dell’UPI). Nella legge finanziaria per il 2003 i finanziamenti ricompaiono nella misura totalmente insufficiente di 10 milioni di euro. Basti dire che questa cifra è di gran lunga inferiore a quanto finanziato mediamente per ognuno dei primi sei anni di attuazione della legge sull’edilizia scolastica. Nonostante che la recente Legge 289/’02 preveda un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, in particolare nelle zone sismiche, nulla è stato predisposto fino ad oggi. L’atteso coinvolgimento di capitali privati nella realizzazione e gestione delle opere relative all’edilizia scolastica non ha prodotto finora alcun intervento concreto sulle strutture delle istituzioni scolastiche nonostante gli obiettivi definiti con il DPEF per il 2003. Inoltre sono stati ridotti anche i finanziamenti per la formazione di cui al Dlgs 626/’94 e qualsiasi ulteriore riferimento alla implementazione e al sostegno della sicurezza nelle scuole. Anche nella Finanziaria per il 2004 mancano le risorse per consentire agli Enti locali di affrontare l’emergenza: ci si limita a prevedere uno stanziamento di meno di dieci milioni di euro. L’appello lanciato dagli Enti locali rischia ancora una volta di rimanere inascoltato. A fronte dell’indifferenza del Governo, che di fatto minimizza politicamente “l’emergenza sicurezza scuole” scaricandone la responsabilità sugli enti locali, noi siamo convinti che la

39

scuola pubblica italiana, oltre a buoni interventi di riforma dei quali non vediamo traccia, abbia bisogno di ambienti di studio e di lavoro idonei e sicuri. E’ particolarmente preoccupante che il Governo, nello stanziamento delle risorse, abbia fatto finta di dimenticarsi che entro il 31 dicembre 2004 devono essere messi a norma di tutti gli edifici. Abbiamo fondati motivi per ritenere che stia prendendo corpo lo spostamento di questo termine, come se spostati avanti gli anni anche i problemi venissero rinviati. Temiamo che il Governo, in occasione del riassetto complessivo di tutta la normativa vigente in materia di salute e sicurezza del lavoro, non solo smantelli la normativa oggi vigente (e quanto si sta cercando di fare relativamente all’amianto non lascia certo ben sperare), con effetti devastanti sulla sicurezza e sulla vita di milioni di lavoratori, ma ricorra ancora una volta a condoni e proroghe circa la messa a norma degli edifici scolastici. Insomma, non vogliamo che la sicurezza degli ambienti e la salute delle persone che studiano e lavorano diventasse come l’integrazione dei disabili: una opzione possibile in relazione alle disponibilità finanziarie e non un obbligo da rispettare. La seconda questione, sul versante della sicurezza, riguarda il fatto che il Governo ed il Ministero non hanno agito in maniera da implementare gli interventi, anche sulla base delle richieste su questo terreno da parte delle istituzioni scolastiche. Addirittura a livello di Amministrazione centrale non si è assolutamente provveduto a momenti di effettiva verifica delle attività svolte dall’Amministrazione periferica. Dobbiamo uscire dall’impasse, non possiamo né vogliamo rassegnarci!! Per questa ragione le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil ed i rispettivi sindacati di categoria intendono lanciare con oggi una “Vertenza sicurezza a scuola” con l’obiettivo di:

rendere la scuola adeguata alle esigenze di sicurezza affermate dalle numerose direttive delle istituzioni europee; di rispettare le scadenze per la messa a norma degli edifici.

La nostra piattaforma si muove su tre direttrici fondamentali. La prima riguarda gli interventi sull’edilizia scolastica. Rivendichiamo:

che con la Finanziaria per il 2004 “l’emergenza sicurezza scuole” sia considerata una priorità del Governo secondo una precisa programmazione; che sia adeguatamente supportata da interventi finanziari per il triennio 2004-2006; l’abbattimento delle barriere architettoniche.

E’ una scelta incomprensibile che nel Piano finanziario recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri per l’attuazione della Legge delega n°53 sulla scuola non sia previsto alcun stanziamento finanziario destinato alla situazione degli edifici scolastici ed alla loro “sicurezza”. La Finanziaria per il 2004 non va bene. Non va bene per tante ragioni ed anche per questo, oltre che per difendere il diritto ad una pensione degna di questo nome per giovani ed anziani, noi scioperiamo il 24 ottobre. Saremo in tanti in tutte le piazze e saremo con le bandiere di Cgil, Cisl e Uil. Noi ci saremo anche per protestare contro una Finanziaria indifferente alla sicurezza dei giovani e degli adulti.

40

Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, Cgil, Cisl e Uil rivendicano:

che il Governo predisponga un piano pluriennale di interventi; l’individuazione delle priorità sulla base delle emergenze verificatesi e di una accurata

mappatura dello stato degli edifici, in considerazione delle particolari condizione idrogeologiche e sismiche del nostro territorio, nonché della natura inquinante di molte strutture e della collocazione degli edifici in prossimità di fonti di inquinamento.

Il 31 dicembre 2004 scadrà il termine per il completamento degli interventi di adeguamento e messa a norma degli edifici adibiti ad uso scolastico. Rivendichiamo che questo termine non subisca ulteriori dilazioni! Bisogna fissare termini inderogabili, con relative sanzioni, per la realizzazione dell’anagrafe dell’edilizia scolastica che è ancora bloccata in procedure di gara per la sua realizzazione che, dopo ben sei anni, non si sono ancora concluse. Niente di più facile che il relativo finanziamento, nel frattempo, sia stato perso o destinato ad altro. Rivendichiamo termini inderogabili per l’aggiornamento delle norme tecniche quadro per la costruzione degli edifici scolastici, previsto dalla Legge 23, che sono ancora ferme al Decreto Ministeriale del 18 dicembre 1975. Sappiamo che esiste uno studio che avrebbe dovuto essere sottoposto all’Osservatorio per l’edilizia scolastica. Ma questo organo, che la Legge individua come sede stabile di confronto con regioni, comuni e province, non è mai stato attivato dall’insediamento del governo Berlusconi, nonostante le innumerevoli dichiarazioni di attenzione del Ministro a tale questione. E’ un altro paradosso: in questo caso, non si tratta di reperire risorse finanziarie ma eventualmente di spendere quelle già finanziate dal precedente governo.

La seconda direttrice della nostra Vertenza riguarda la tutela della sicurezza e della salute nelle istituzioni scolastiche. “L’emergenza sicurezza nelle scuole” coinvolge anche lo stato di attuazione del Dlgs 626/’94. Abbiamo già avuto modo di denunciare una forte carenza nell’attività di formazione delle cd “figure sensibili”, che coinvolge almeno un terzo delle scuole. Con la nostra piattaforma rivendichiamo adeguati investimenti sul terreno della formazione e dell’informazione, sia per i lavoratori che nei confronti degli utenti. Non ci riferiamo ad una formazione purchessia ma ad una formazione mirata, idonea a qualificare l’attività dei soggetti addetti alla sicurezza. Ciò al fine di adempiere compiutamente a quanto previsto dalla legge e di mettere in essere comportamenti idonei alla salvaguardia della salute e della sicurezza di tutti i soggetti che gravitano all’interno dei singoli edifici scolastici. Solo così si potranno evitare le conseguenze di natura amministrativa e penale che rischiamo di ricadere in modo particolare (o esclusivo) sui dirigenti scolastici, individuati come datori di lavoro ai fini delle responsabilità legate all’attuazione delle norme sulla sicurezza.

41

Le risorse da investire per la formazione e per l’informazione devono essere rivolte a coprire tutte le esigenze di attuazione degli adempimenti ordinari e di emergenza che sono di stretta competenza del datore di lavoro. Denunciamo che, se nell’anno 2003 è mancato qualsiasi stanziamento, le risorse già esistenti per l’anno 2002, nella misura di oltre venti milioni di euro, per l’attività di formazione del personale coinvolto nel sistema di prevenzione e protezione sono bloccate dopo la ripartizione e l’erogazione alle Direzioni generali regionali. Queste, infatti, non le hanno ancora destinate alle singole istituzioni scolastiche. Arriviamo ad un altro paradosso, l’ennesimo, che anche quando ci sono le risorse i tempi “biblici” di assegnazione delle stesse producono gli stessi effetti della loro inesistenza!! Confederazioni e sindacati scuola rivendicano, sul versante degli adeguamenti normativi, la piena attuazione all’articolo 1, comma 2, del Dlgs 626/’94 laddove il legislatore ha previsto che per le istituzioni scolastiche le norme del Decreto fossero applicate «tenendo conto delle particolari esigenze connesse al servizio espletato». Il Decreto Interministeriale 382/’98 risulta, infatti, carente sia sotto il profilo dell’individuazione delle specificità organizzative che dell’individuazione delle risorse indispensabili per realizzare le finalità di tutela. La scuola, tra l’altro, essendo chiamata istituzionalmente alla formazione del cittadino, può essere soggetto e strumento per diffondere e radicare nelle coscienze dei giovani quella cultura della prevenzione e della sicurezza indispensabile nel futuro impegno lavorativo dei nostri ragazzi. Per realizzare queste finalità i Sindacati ritengono fondamentale partire da quanto già individuato al punto 3 del Capitolo III° di “CARTA 2000”. E’ necessario, infine, affrontare seriamente il capitolo delle malattie professionali. Una serie di indagine rimbalzate poche settimane fa sulle prime pagine di giornali e riviste dimostrano ampiamente la presenza di un fenomeno di proporzioni molto consistenti che da tempo è oggetto delle nostre inascoltate denunce. Chiediamo che il Ministero avvii, entro breve tempo, un attento monitoraggio dell’entità e della frequenza delle infermità che colpiscono il personale della scuola, per verificare l’eventuale natura professionale di alcune di esse. La terza direttrice della nostra Vertenza riguarda i soggetti coinvolti. Per quanto riguarda i soggetti istituzionali, il Decreto 626 ne individua una pluralità coinvolti nella realizzazione della tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro. Sono però emerse spesso gravi carenze di coordinamento tra di essi, sia per quanto riguarda l’individuazione di politiche adeguate alle finalità della legge, sia per quanto riguarda la predisposizione di strategie e di interventi a sostegno di una coerente applicazione delle norme. Innanzitutto rivendichiamo con la nostra piattaforma l’implementazione del funzionamento dell’Osservatorio nazionale, previsto dal Contratto scuola, nonché degli organismi paritetici territoriali, ridefiniti su base regionale. Inoltre, rivendichiamo la costituzione di un tavolo permanente di coordinamento delle attività tra i soggetti istituzionali coinvolti, a livello centrale e periferico, che realizzi una costante azione di monitoraggio e che concerti gli interventi necessari a fronteggiare sia le emergenze che le necessità di adeguamento e messa a norma delle istituzioni scolastiche.

42

Chiediamo che in sede di Conferenza Stato-Regioni sia assunto uno specifico impegno in ordine a questa delicata materia, realizzando anche specifici confronti tra le Regioni e le Organizzazioni Sindacali in ordine all’utilizzazione dei finanziamenti destinati alla realizzazione dei piani sull’edilizia scolastica. La nostra piattaforma sostiene con forza il principio della partecipazione, che noi consideriamo la chiave di volta di tutta la strategia di prevenzione. Nel Contratto di lavoro del comparto scuola recentemente sottoscritto viene recepito puntualmente lo spirito della partecipazione. Tant’è che le parti firmatarie del Contratto non si sono limitate alla sola disciplina dell’attività del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, ma hanno previsto che i temi della sicurezza siano oggetto di contrattazione integrativa sia a livello regionale che di scuola. Mediante la contrattazione intendiamo rilanciare e sostenere la filosofia partecipativa. Siamo pienamente convinti che solo con una piena partecipazione dei lavoratori sia possibile realizzare un sistema di prevenzione e di sicurezza efficace ed efficiente. Infine, per quanto riguarda gli RLS è stato avviato da tempo un confronto con l’Aran per la revisione dell’accordo quadro del comparto pubblico del 1997. In particolare le OO.SS. e l’Aran hanno convenuto che, per rilanciare il ruolo degli RLS nel pubblico impiego e nella scuola, sia necessario procedere ad una elezione diretta di questi ultimi in tutti i luoghi di lavoro, con modalità analoghe e quanto già avviene per le RSU. L’obiettivo è quello di porre le premesse per un rilancio dell’iniziativa partecipativa coinvolgendo direttamente i lavoratori. Un fatto importante assieme al quale vogliamo radicare compiutamente una solida preparazione di base di tutte le componenti che aiuti a sconfiggere i preconcetti, le riserve, le diffidenze reciproche che si sono formati nel passato ad ogni livello. Come organizzazioni sindacali confederali e di categoria abbiamo operato attivamente per radicare cultura e pratica della prevenzione attraverso la diffusione delle novità introdotte dalle norme ed abbiamo organizzato centinaia di iniziative di informazione/formazione mirate ai nostri gruppi dirigenti centrali e periferici e ai nostri iscritti, allo scopo di rendere gestibili tutti gli strumenti di intervento. Continueremo a svolgere questo compito ad ogni livello. Come pure continueremo ad insistere sulla necessità di dare effettivamente corso sia agli impegni contrattuali che a quelli legislativi. Le istituzioni scolastiche sono anche il luogo di attività, di relazione e di vita di milioni di alunni. Creare e consolidare una cultura della prevenzione e della sicurezza è compito fondamentale della scuola per preparare i giovani non solo al loro presente, ma al loro futuro ingresso nel mondo del lavoro. In questo quadro i due aspetti portanti della nuova disciplina in materia di igiene e sicurezza, ossia la partecipazione e la contrattazione, possono trovare una corretta e completa applicazione solo attraverso l'impegno e la volontà politica che definisca l'orizzonte dei diritti e dei doveri dei soggetti coinvolti. Nell'ambito della scuola dell'autonomia sarebbe molto utile prevedere momenti formativi e informativi per gli studenti che si collochino all'interno dell'offerta formativa più complessiva della scuola in maniera strutturale e non occasionale.

43

E tutto ciò oggi è possibile usando l’autonomia delle singole scuole; se la cultura della prevenzione si costruisce dapprima a scuola allora è necessario che anche gli allievi siano considerati parte attiva del processo di prevenzione. Nei prossimi giorni, per realizzare gli obiettivi indicati nella piattaforma che abbiamo posto a base della nostra Vertenza, coinvolgeremo le strutture territoriali ed i lavoratori, gli studenti e le loro organizzazioni, le istituzioni, le famiglie e tanti altri soggetti della società civile. Se la scuola sarà sicura gli alunni non dovranno più andare a scuola con il casco, come nell’immagine del nostro manifesto per questo Convegno. Ma potranno, se vogliono, andarci con un cappello. A volte rosso, come la passione; a volte giallo, come il desiderio bruciante; a volte verde come la vita che cresce; a volte blu come l’infinito. E poi bianco, come la pagina sulla quale essi scrivono i loro sogni con la penna del sorriso.

44

Sintesi del Convegno “A scuola sicuri”

ore 9,30 Siamo già qui. Dopo la bella serata di ieri in cui la Cgil Scuola ha donato ufficialmente una sala multimediale alla scuola elementare di Larino eccoci pronti a raccontarvi il convegno di oggi. Il tema non ha bisogno di commenti "A scuola, sicuri". Lo stesso logo scelto è incisivo: il viso di un bimbo sotto l'elmetto giallo degli operai. Esplicita anche la scelta del Molise come sede del convegno. Una regione duramente colpita, questa, dagli ultimi eventi sismici, una Regione che ha conosciuto lo strazio della morte di tanti bimbi sepolti sotto le macerie di una scuola che ha ceduto di schianto alle prime scosse. Il cinema "Risorgimento" di Larino è già pieno, tantissimi studenti anche in galleria dove ci siamo sistemati per lavorare.

ore 9,40 Si inizia. La sala è ormai stracolma. Si prende posto sul palco. Vediamoli: Onorevole Magri, sottosegretario, Renzo Bellini della Cisl, Carmine Gissi dell'Anci, E. Panini della Cgil Scuola. Si è in attesa dell'onorevole Stefano Caldoro, sottosegretario e Augusto Mazza dell'UPI. I saluti vengono porti da Guido Marinelli della Uil che presiderà e che apre ufficialmente i lavori. Viene letto un telegramma della Segretaria della Cisl scuola, Daniela Culturani, che si scusa per l'involontaria assenza. Prosegue il sindaco che ricorda l'importanza di questa manifestazione e apprezza l'impegno e l'iniziativa dei sindacati su questo tema e sulla scelta di Larino come sede per lo svolgimento del convegno. Ancora un intervento accorato del rappresentante dei genitori delle vittime del terremoto, dott. Pintillo. Viene segnalato l'arrivo del sottosegretario Caldoro, questo nel dare la parola ad un rappresentante della Direzione scolastica Regionale del Molise. Terminano i saluti. Uno sguardo alla sala. Ormai i presenti sono oltre 400. Vediamo delegazioni della Cgil Scuola di tante regioni: Sardegna, Abruzzo, Umbria, Roma e Lazio, Puglia e Campania, inequivocabile segno di interesse per questo avvenimento. Spetta ad Enrico Panini l'onere della relazione introduttiva. Ecco il suo intervento:

ore 9,45 "Tra le tante emergenze che hanno caratterizzato l’avvio di questo nuovo anno scolastico ce né una che costantemente si ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa, delle famiglie e degli operatori: la sicurezza nelle scuole. Al suono della campanella gli alunni, i docenti, il personale ausiliario tecnico e amministrativo, i dirigenti, disseminati in oltre 40 mila edifici, hanno ritrovato, anche quest’anno e nella maggior parte dei casi, le loro scuole con la veste di sempre: pavimenti sconnessi, mura scalcinate e ammuffite, infissi consumati dal tempo, palestre bagni e aule inagibili, uscite di sicurezza inesistenti o sbarrate, fili dell’impianto elettrico pendolanti, laboratori non a norma. Dei 10 milioni di persone, che ogni giorno frequentano le scuole della repubblica, gran parte di loro continua a studiare e lavorare nello stesso ambiente di “degrado” che

45

aveva lasciato qualche mese prima." Questo l'inizio della relazione di e. Panini. Segue una disamine impietosa dei dati ufficiali sulla situazione dell'edilizia scolastica che manifestano la situazione drammatica sia per quanto riguarda la messa a norma degli edifici sia l'affermazione della cultura della sicurezza indispensabile per realizzare una ambiente sicuro e idoneo quale deve essere la scuola. Rendono più drammatica la situazione delle nostre scuole le statistiche relative agli infortuni. I dati dell'Inail dimostrano che gli infortuni a scuola nell'arco del triennio 99-01 sono cresciuti in maniera costante e preoccupante arrivando fino, per quanto riguarda gli studenti, a circa 88 mila nell'ultimo anno. Anche per quanto riguarda il personale docente gli infortuni sono in costante crescita. E' allarme rosso, quindi, anche perchè molti di questi infortuni sono risultati gravi e hanno determinato invalidità permanente e in alcuni casi la morte. Inoltre è necessario effettuare ulteriori opere di bonifica per quanto riguarda fonti di inquinamento come amianto e il radom. Qui registriamo pericolosi ritardi e non può essere assolutamente considerato l'episodio accaduto al Vallauri di Velletri come operazione di bonifica. Insomma la situazione complessivamente sta peggiorando anche dal punto di vista della sicurezza che stenta a diventare prassi quotidiana all'interno delle scuole. L'Amministrazione ha delle responsabilità non provvedendo e interpretando le norme. Questo ha generato conflitti e situazioni insopportabili per cui spesso e volentieri i Dirigenti hanno dovuto provvedere da soli. Ciò che noi chiediamo sono tre interventi: Edilizia scolastica, piano pluriennale d'intervento e finanziamenti per la messa a norma degli edifici che permetta una mappatura precisa dalle situazioni più a rischio. Occorre rilanciare lo spirito partecipativo della Legge 626 finanziando interventi formativi e informativi implementando il funzionamento dei organismi paritetici. Necessario un tavolo permanente di confronto tra i soggetti istituzionali coinvolti. Occorre, inoltre, implementare l'attività dei sindacati perchè si realizzi, attraverso la contrattazione, lo spirito partecipativo previsto dal legislatore. Da non trascurare un impegno perchè vengano monitorate le malattie professionale presenti nel mondo della scuola. Enrico panini termina con un'immagine fuori degli schemi:

"Se la scuola sarà sicura i bambini e le bambine non dovranno più andare a scuola con il casco, come nel nostro manifesto per questo Convegno. Ma potranno, se vogliono, andarci con un cappello. A volte rosso, come la passione; a volte giallo, come il desiderio bruciante; a volte verde come la vita che cresce; a volte blu come l’infinito. E poi bianco, come la pagina sulla quale essi scrivono i loro sogni con la penna del sorriso."

ore 10,55 Interviene, con evidente emozione, Annunziata Perrato, del Comitato delle Vittime di San Giuliano:

"Il 31 ottobre la mia vita e la vita della mia famiglia è brutalmente cambiata. In 8 secondi anche il mio mondo è crollato Quel giorno ho portato mia figlia

46

a scuola, in un luogo che ritenevo sicuro, in grado di accogliere la mia bambina ed i suoi compagni, un luogo dove i bambini potessero crescere sicuri. Così non è stato.

Oggi per me e per i miei compagni di sventura è un dovere morale impegnarmi nella sensibilizzazione degli organi competenti. Con un po' più di serietà si possono salvare vite umane"

ore 11,10 Per i sindacati CGIL, CISL e UIL del Molise interviene Silvio Mastracola, Segretario Regionale del Molise.

"Il prossimo 31 ottobre la gente di San Giuliano ricorderà i tragici eventi con una giornata di lutto cittadino. Ma noi non siamo, e non vogliamo, essere qui solo per commemorare le vittime di quella tragedia. Siamo qui per guardare avanti, per sensibilizzare tutti sulle tematiche della sicurezza, per favorire la crescita della cultura della sicurezza. In Molise, dopo i fatti di San Giuliano, è stato eseguito un monitoraggio della situazione dei vari edifici scolastici era questa:

• 160 edifici agibili; • 41 edifici agibili con interventi; • 6 edifici parzialmente agibili; • 41 edifici completamente inagibili.

Vari gradi di Istituzioni, allora, si impegnarono affinché questa situazione fosse risolta entro l'inizio dell'attuale anno scolastico.

Oggi la situazione è la seguente:

• 182 edifici agibili; • 27 edifici agibili con interventi; • 3 edifici parzialmente agibili; • 36 edifici completamente inagibili.

La scuola di San Giuliano, in questo anno scolastico, è stata l'ultima ad aprire nonostante le assicurazioni roboanti delle varie Istituzioni che, subito dopo il sisma, promisero che sarebbe stata la prima. Non era necessaria la tragedia di San Giuliano per rendersi conto dell'insicurezza degli edifici scolastici in tutta Italia e non solo nel Molise. Noi riteniamo che solo con una seria politica di programmazione si possano ottenere risultati concreti e non solo produrre atti ed impegni formali. Negli ultimi 5 anni il 50% delle Istituzioni Scolastiche ha richiesto interventi strutturali per eliminare gravi pericoli per la sicurezza e la salubrità nei luoghi di lavoro. Sviluppare, diffondere una condivisa cultura della sicurezza è un dovere ovunque e, soprattutto, nella scuola, luogo di produzione di cultura.

47

Noi chiediamo:

• tempi certi; • risorse certe; • Istituzioni seriamente impegnate.

ore 11,30 Inizia la tavola rotonda, coordinata da Guido Marinelli, il quale, rivolgendosi all'On. Caldoro, ricorda il monitoraggio eseguito dal MIUR che ha evidenziato una situazione particolarmente ed oggettivamente grave. "Dopo simili risultati sarebbe dovuto corrispondere un serio piano di interventi."

Il sottosegretario apre il suo intervento dichiarando di condividere il contenuto della relazione svolta da Enrico Panini perché basata su dati oggettivi e non confutabili.

"Bisogna fare chiarezza sulle competenze Istituzionali perché solo così si può programmare seriamente. Il MIUR ha competenze prevalentemente sulla didattica e su quanto connesso. Risulta essenziale una seria ed attenta programmazione da parte degli EE.LL. che hanno competenza sugli immobili. Porto ad esempio quanto deliberato dalla Provincia di Napoli che ha destinato l'80% dei residui di bilancio della scorsa annualità all'edilizia scolastica.

Per quanto riguarda la legge 23, per il 2003 è stata rifinanziata per € 10 000 000 e stiamo prevedendo, per il periodo 2004-2005, uno stanziamento di € 31 000 000.

Interviene il sottosegretario Gianluigi Magri. La domanda che gli è stata rivolta dal Presidente della tavola rotonda riguarda lo stato e la disponibilità delle risorse per l'edilizia scolastica. Il sottosegretario ha esordito precisando che per quanto riguarda l'edilizia scolastica la Legge affida a Enti Locali, Regioni, Comuni e Provincia la comptenza e quindi tutte le iniziative relative all'edilizia non interessano direttamente lo Stato. Questo non vuol dire però che lo Stato e il Miur non abbiano provveduto ad intervenire sulla materia. In particolare sono stato finanziati 112 milioni di euro nella finanziaria 2003 e 380 milioni di euro nel 2004. Si tratta di fondi accessibili da parte di Enti Locali attraverso l'accensione di un mutuo presso Cassa mutui e prestiti. Poi sono stati rifinanziati gli interventi relativi alla Legge 626 nelle scuole, per la formazione e l'informazione, con 20 milioni di euro. Infine, dalle norme sugli interventi rispetto alle zone colpite dal sisma e calamità naturali, sono previsti interventi per "ricostruire" le scuole colpite dalle calamità. Il sottosegretario è consapevole che i fondi stanziati sono, rispetto al problema, insufficienti però, sostiene, che è stato fatto di più rispetto al passato governo. Dimentica il sottosegretario che alcune risorse vennero inserite nelle finanziarie dal passato governo e che non è stata rifinanziata la Legge 23 (Legge Masini). Infine il sottosegretario entra in aperta contraddizione nel segnalare che una

48

parte dei fondi resi disponibili, teoricamente, non vengono spesi dagli Enti locali. Ciò dimenticando che questi ultimi hanno subito un taglio notevole rispetto alle risorse messe a loro disposizione negli anni precedenti.

La parola passa al rappresentante dell'ANCI, il quale, chiamato in causa sul problema dei fondi esordisce dicendo che questa manifestazione deve rappresentare l'inizio di un processo che deve coinvolgere e sensibilizzare l'intera società civile perchè è innegabile l'esigenza di affrontare tale emergenza. E' vero, gli Enti Locali, proprietari degli immobili sono direttamente interessati alla messa a norma ma è altrettanto vero che i tagli in finanziaria mette seriamente in discussione l'azione degli Enti Locali. "Per noi - dice il rappresentante dell'Anci - è importante che il governo intervenga rifinanziando la Legge Masini all'interno di un piano pluriennale d'intervento. L'esperienza prodotta in Puglia con il protocollo Anci, Upi e Direzione regionale può rappresentare l'inizio di un momento concertativo per risolvere lo stato di arretratezza delle nostre istituzioni scolastiche."

E' ora il Presidente della provincia di Campobasso a rispondere su questo tema. Anche il rappresentante della provincia sottolinea la necessità di investimenti più forti e sostanziosi. Alcune cose sono state fatte utilizzando le scarse risorse disponibili. La provincia sta lavorando per realizzare un monitoraggio tale da individuare le carenze soprattutto alla luce di quanto è avvenuto in occasione del sisma. Infine ravvisa la necessità che nell'erogazione dei fondi venga tenuto in considerazione per la particolarità della regione Molise per quanto riguarda i servizi sia per quanto riguarda il territorio.

ore 13,00 Dopo il coffe breack si riprende con interventi e testimonianze. Parlano docenti, Dirigenti, studenti e genitori. Tutti evidenziano questi problemi: inefficaci interventi a seguito del sisma, l'inagibilità delle strutture e l'insicurezza di quelle utilizzate, ma soprattutto l'assenza di un programma di interventi preciso e in grado di rendere le scuole sicure. Inoltre viene lanciato un appello alle organizzazioni di proseguire in questa battaglia per rendere la scuola sicura. Alle istituzioni si chiede con forza di intervenire in maniera seria e concreta perchè non si verifichi più una nuova S. Giuliano

ore 13,45 Gli interventi sono ormai terminati. Qualche piccolo ritardo, inevitabile del resto, e si va alle conclusioni affidate a Renzo Bellini, Segretario confederale della Cisl. Per Renzo Bellini è necessario, a fronte di quanto detto durante i lavori, non fare il possibile, ma fare l’impossibile, da parte di tutti affinchè le nostre istituzioni scolastiche siano effettivamente luogo di studio e di lavoro. La giornata di oggi deve rappresentare, in questo senso, contributo all’affermazione della cultura della sicurezza e deve significare la necessità di individuare interventi prioritari. Le organizzazioni sindacali sono contrarie, infatti, alla logica dei rinvii e delle proroghe. La scadenza del 31 dicembre 2004 deve essere mantenuta e tutti debbono prodigarsi per realizzare quell’”impossibile” ossia la piena messa a norma di tutti gli edifici scolastici

49

E’ bene ricordare che spesso, dietro le tragedie imputabili a calamità naturali, il più delle volte c’è la negligenza dell’uomo. E’ proprio qui che bisogna intervenire per sviluppare sino in fondo la cultura della sicurezza, indispensabile per affrontare anche le cause esterne. Bisogna avere il coraggio di dire basta ad una logica di deresponsabilizzazione da parte delle istituzioni ed operare effettivamente per raggiungere quegli obiettivi, per avere una scuola all’altezza della sfida europea. I cittadini vogliono risposte concrete. Per questo, come organizzazione sindacale, abbiamo chiesto al governo impegni concreti sul versante delle risorse. E’ qui che si misura la vera disponibilità dell’esecutivo ad intervenire sulla questione sicurezza. E’ qui che misuriamo, ancora una volta, questo governo impegni che dice di realizzare a favore della scuola pubblica. Non vorremmo, in assenza di interventi a sostegno dell’edilizia scolastica, dover concludere questa scelta è funzionale a favorire l’iniziativa privata a danno della scuola pubblica.

50

Parte IV

Il dopo Larino

51

Scuole insicure: gravi responsabilità politiche

Comunicato stampa di Paola Agnello ( Segretaria nazionale CGIL) e Enrico Panini (Segretario Generale Cgil

Scuola)

L’ennesimo crollo di un controsoffitto in una scuola di Savona, dopo altri episodi analoghi nel Paese, suona come l’ennesima denuncia delle gravi e ingiustificabili responsabilità politiche del Governo e del Ministro dell’istruzione rispetto ad una situazione di pericolo quotidiano che si vive nelle scuole.

E’ inaccettabile per un paese civile che le sorti dei nostri studenti e dei lavoratori della scuola siano affidate al caso e alla fortuna.

E’ da tempo che la CGIL e la Cgil Scuola, unitamente a CISL e UIL, denunciano da tempo lo stato in cui versano gran parte degli edifici scolastici che rappresenta una vera e propria emergenza.

Rendere sicure le nostre scuole, tutelare la vita e la salute degli studenti e del personale, deve rappresentare da subito l’obiettivo primario di questo Governo e del Ministro Moratti. Da questa responsabilità l’esecutivo non può né deve sottrarsi.

Sono indispensabili e necessari stanziamenti economici ben superiori a quanto previsto dal recente decreto ministeriale, anche in previsione della scadenza del 31 dicembre 2004 per la messa a norma degli edifici scolastici.

La solidarietà tra nuove e vecchie generazioni si realizza dapprima garantendo a tutti un luogo di studio e di lavoro sicuro

Roma 5 novembre 2004

52

Edilizia scolastica: ancora non ci siamo! In occasione del convegno nazionale “ A scuola, sicuri” – Larino 21 ottobre 2003- CGIL-CISL-UIL hanno sottoposto all’attenzione del Governo, del Ministro del MIUR, degli Enti Locali, delle istituzioni e dell’opinione pubblica l’urgente necessità di stanziare adeguate risorse finanziarie per far fronte all’emergenza edilizia scolastica e sicurezza nella scuola. Sicuramente il DM del 30 ottobre 2003, con lo stanziamento di 461 milioni di euro - sotto forma di mutui ventennali accendibili presso la Cassa DD.PP. con onere di ammortamento a totale carico dello Stato - rappresenta una prima parziale risposta del MIUR alle richieste avanzate dalle Organizzazioni sindacali confederali e della scuola. Purtuttavia la CGIL scuola giudica tali stanziamenti insufficienti per la definitiva messa a norma degli edifici scolastici entro il 31 dicembre 2004 previsto dalla legge 265/99. Sono indispensabili ulteriori è più cospicui interventi finanziari per consentire agli Enti locali di far fronte alle precarie condizioni degli edifici scolastici entro la data prescritta improrogabilmente dalla legge. Se dovessero rimanere nella prossima finanziaria ancora i tagli agli Enti locali, v’è il rischio fondato che le disponibilità previste del decreto possano essere di fatto azzerate. La CGIL scuola, inoltre, sottolinea che le somme indicate nel decreto relative alla prima e seconda annualità del terzo triennio di programmazione ( 2003 – 2005) non sono affatto nuove risorse, bensì si tratta di disponibilità già individuate dalla legge 11 gennaio 1996, n. 23 ( Legge Masini ) nell’ambito di un programma quindicinale di intervento. Il DM in questione non fa altro che riprendere il programma della L.23/1996, interrotto misteriosamente nel 2002, che dalla sua emanazione ha visto realizzati i piani di intervento triennali, con appositi decreti, relativi ai trienni 1996-98, 1999-2001 e ora 2003-2005. C’è da chiedere al MIUR:

1) perché il piano di programmazione triennale è stato interrotto nel 2002? 2) Perché con i decreto ministeriale del 30 ottobre 2003 non sono state inserite le risorse

relative all’ anno 2002? 3) Perché, considerata l’emergenza – il 43% delle scuole ha bisogno di interventi di

edilizia scolastica – non si è provveduto ad una accelerazione dei piani di programmazione con l’implementazione delle risorse proprio in previsione della scadenza del 31 dicembre 2003?

La CGIL scuola sollecita il Governo e il MIUR a prevedere nella finanziaria 2004 le risorse necessarie per mettere a norma gli edifici scolastici entro le scadenze previste dalla legge.

53

A proposito del DM sui finanziamenti all’edilizia scolastica: ecco il quadro

storico

Il MIUR non partecipa direttamente all’attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio in quanto tale programmazione è riservata alle Regioni e la concreta attuazione è rimessa ai proprietari degli immobili ossia Comuni e province ( legge 11 gennaio 1996, n. 23 e precedenti normative). Il MIUR contribuisce fattivamente attraverso l’attribuzione di finanziamenti all’edilizia scolastica sotto forma di mutui ventennali accendibili presso la Cassa DD.PP. con onere di ammortamento a carico dello Stato, comprensivo della capitalizzazione degli interessi di preammortamento. La programmazione dell’edilizia scolastica si realizza mediante piani generali triennali e piani annuali di attuazione predisposti e approvati dalle regioni Il finanziamento all’edilizia scolastica è avvenuto, in questi ultimi anni, mediante interventi legislativi e in particolare attraverso le sottoelencate leggi:

• legge 9 agosto 1986, n. 488: stanziati 4.000 MLD; • legge 23 dicembre 1991, n. 430: stanziati 1.500 MLD; • legge 8 agosto 1996, n. 431: stanziati 200 MLD destinati alle aree depresse del

meridione. Con la legge 11 gennaio 1996, n. 23 ( Legge Masini ), sono stati assegnati ulteriori finanziamenti, ai sensi degli artt. 2 e 4 ripartiti tra le varie Regioni e da queste suddivisi, nel proprio ambito, sulla base di criteri stabiliti dal D.M 18 aprile 1996 per “ l’adeguamento e la messa a norma degli edifici adibiti ad uso scolastico”. I finanziamenti, di cui all’art. 4 legge 23/96, sono stati ripartiti in piani generali triennali suddivisi in piani annuali di attuazione. La loro copertura finanziaria trova fondatezza nella legge 23 ottobre 1998, n. 362 e negli importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate da leggi pluriennali individuati nelle finanziarie. Pertanto:

Primo triennio di intervento 1996-98

• 456 MLD per il primo piano annuale ( DM 18 aprile 1996); • 552 MLD per il secondo piano annuale (DM 8 giugno 1998); • 579 MLD, poi 591 MLD, per il terzo piano annuale (DM 18 marzo 1999) Totale ammontare 1599 MLD

Secondo triennio di intervento 1999-2001

• 385 MLD per primo piano annuale (DM 6 settembre 1999); • 398 MLD per il secondo piano annuale (DM 6 aprile 2000);

54

• 612 MLD per il terzo piano annuale (DM 23 aprile 2001). Totale ammontare 1395 MLD

Terzo triennio di intervento 2003-2005

• Il terzo triennio di intervento parte dal 2003 e non prevede nessun intervento per il 2002.

• 112.600.641,48 euro (pari a £.218 MLD circa) per la prima annualità 2003 (DM 30 ottobre 2003);

• 348.915.607,75 euro (pari a £. 675,6 MLD circa) per la seconda annualità 2004 (DM 30 ottobre 2003)

• Manca la terza annualità Totale ammontare 893,5 MLD

E’ stato quindi ripristinato, con DM 30 ottobre 2003, quanto disposto dalla legge 23/1996, e successive integrazioni, interrotto nel 2002.

Nel comunicato stampa del MIUR viene detto che dal 1996 ad oggi sono stati effettuati circa 9.000 interventi, Ma secondo il monitoraggio del MIUR sulla sicurezza nella scuola il 96,53% (9257) delle scuole ha chiesto all’Ente locale di riferimento interventi manutentivi o strutturali; a fronte di tale richiesta gli interventi da parte di Comuni e Province hanno interessato solo 5436 ( il 58,72%) scuole delle richiedenti.

Quindi, per completare il quadro, le risorse del DM 30 ottobre 2003 non sono assolutamente nuove perché rientrano nelle finalità della legge 23, ripristinate dopo che erano state “congelate?” nel 2002.

Inoltre va precisato che i piani triennali riproposti non hanno avuto un incremento consistente per cui la scadenza del 31 dicembre 2004 (Legge 3 agosto 1999, n.265) rischia seriamente di non essere rispettata.

55

IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA

Decreto Ministeriale Roma, 30 ottobre 2003

VISTA la legge 11 gennaio 1996, n. 23 ed in particolare gli articoli 2 e 4; VISTO l'articolo 15 della legge 3 agosto 1999, n. 265; VISTA la legge 28 marzo 2003, n. 53; VISTI i DD. MM. 18 aprile 1996, n. 152 e 6 settembre 1999, con i quali sono state indicate le somme disponibili per le prime annualità dei relativi trienni di applicazione e stabiliti, per ciascuno dei trienni citati, i criteri e le modalità di calcolo, nonché gli indirizzi diretti ad assicurare il necessario coordinamento degli interventi regionali per un'idonea programmazione scolastica nazionale, VISTI, altresì, i DD. MM. 8 giugno 1998 e 6 aprile 2000, inerenti alle rispettive annualità successive alla prima, nonché il D.M. 23 aprile 2001 afferente all'ultima annualità del secondo triennio; VISTA la Legge 28 dicembre 2001, n. 448, che ha previsto, nella tabella 2, la somma di 30.987.000 euro come impegno quindicennale, decorrente dall'anno finanziario 2004, per l'attivazione, in tale annualità, di opere di edilizia scolastica ai fini di cui agli articoli 2 e 4 della prefata legge 23/96; VISTA la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che contempla, nella tabella 1, una somma di 10 milioni di euro come impegno quindicennale, decorrente dall'anno finanziario 2003, per le medesime finalità relativamente all'esercizio di riferimento; CONSIDERATA, quindi, la concreta possibilità di procedere alla ripartizione, tra le Regioni e Province Autonome di Bolzano e Trento, dei fondi come sopra disponibili, al fine di consentire la puntuale attuazione degli interventi, di cui ai citati articoli 2 e 4, relativi al primo e secondo piano annuale del terzo triennio di programmazione regionale; RITENUTA l'opportunità, anche per motivazioni di correntezza amministrativa ed economicità dei mezzi giuridici, di sussumere nel presente, unico, decreto i finanziamenti, con relative ripartizioni, afferenti ad entrambe le annualità 2003 e 2004, al fine, altresì, di offrire alle Amministrazioni direttamente interessate un quadro conoscitivo ed operativo più ampio, a beneficio di una migliore attività programmatoria; RILEVATO che - giusta nota 12 giugno 2003, prot. n. 289/03 della Cassa DD. PP., all'uopo adita, e comunicato al competente Dicastero dell'Economia e delle Finanze con ministeriale 1

56

luglio 2003, n. 1868 - la somma complessiva concretamente ripartibile per ciascuna delle annualità citate, a fronte del tasso vigente all'atto della predisposizione del presente provvedimento, determinato con le modalità di cui agli articoli 2, 3 e 5 del decreto 9 gennaio 2003 del Dicastero medesimo, ammonta ad euro 112.600.641,48 per l'anno 2003 e ad euro 348.915.607,75 per quello successivo; RITENUTO, quindi, di dover contestualmente ripartire entrambe le somme disponibili per la prima e seconda annualità del terzo triennio di programmazione 2003/2005, nonché indicare - per il medesimo periodo - gli indirizzi volti ad assicurare l'opportuno coordinamento degli interventi regionali, al fine di consentire la necessaria programmazione scolastica nazionale; CONSIDERATO che i finanziamenti su indicati consentono la concreta attivazione delle prime due annualità del terzo triennio citato e che, pertanto, per l'ultima annualità si provvederà con apposito provvedimento adottabile a fronte della relativa copertura finanziaria, ove effettivamente intervenuta; TENUTO CONTO della necessità che la programmazione degli interventi di edilizia scolastica, attraverso l'attivazione delle relative opere, garantisca il raggiungimento delle finalità contemplate dall'articolo 1 della legge 11 gennaio 1996 n.23, con particolare riguardo all'adeguamento del patrimonio esistente alla vigente normativa in materia di agibilità, igiene e sicurezza nonché alla riqualificazione dello stesso ed al soddisfacimento del fabbisogno immediato di aule, con il riequilibrio nella media nazionale degli indici di carenza tra le diverse Regioni, in modo da assicurare un'equa organizzazione territoriale del sistema scolastico anche con riferimento agli andamenti demografici ed al rapporto tra richiesta ed offerta, favorendo, altresì, la disponibilità di palestre ed impianti sportivi, la possibilità di utilizzo delle strutture scolastiche da parte della collettività nonché l'eliminazione del fenomeno delle locazioni onerose; RICORDATO il parere già reso dall'Osservatorio Permanente per l'Edilizia scolastica, come formulato nella seduta del 28 maggio 1999, nel quale - preso anche atto del conforme assunto del Coordinamento interregionale per l'edilizia scolastica, come confermato nella relativa nota 31 maggio 1999, n. 90 C.I. - venivano ribaditi sostanzialmente gli indirizzi utilizzati nel triennio precedente e prevista una progressiva rimodulazione riequilibrativa degli importi assegnabili, attraverso la considerazione di un'opportuna commisurazione al reale fabbisogno regionale, anche in proporzione alla consistenza delle strutture scolastiche presenti nelle diverse realtà territoriali interessate ed all'entità numerica della relativa utenza; RITENUTO, pertanto, di confermare sostanzialmente anche per il presente triennio 2003/2005 i criteri di riparto come sopra rappresentati, continuando nel graduale adeguamento del relativo utilizzo nel citato triennio, in modo che, nell'intero arco dello stesso, la variazione apportata influisca per il 70% nel 2003, per l'80% nel 2004 e per il 90 % nel 2005; PRESO ATTO di quanto concordato, al riguardo, in sede di Coordinamento Interregionale nel corso dell'apposita riunione del 29 maggio 2003 - come indicato nella nota del Coordinamento medesimo del 6 giugno 2003, n. 127/CI - in ordine, in particolare, alle finalità, ai criteri, alle basi di calcolo e ad ogni altra modalità operativa da adottare per la concreta ripartizione dei finanziamenti nel corso del triennio 2003/2005, a fronte dei più recenti dati

57

utilmente in possesso di questo Ministero; RITENUTO, dunque, di suddividere ciascuno dei succitati importi complessivamente ripartibili in due quote complementari - ammontanti, nella ripartizione inerente alla prima annualità del terzo triennio, rispettivamente al 70% ed al 30% e, nella seconda, all'80% ed al 20% del relativo totale - nonché, fermo restando l'utilizzo per entrambe dei criteri predetti, di rapportare la prima delle indicate percentuali anche alla consistenza numerica delle strutture scolastiche delle singole realtà territoriali interessate, limitandosi, per le restanti, all'adozione unicamente dei criteri citati, senza alcuna parametrazione alla consistenza medesima; RITENUTO, altresì, che, nell'ultima annualità, dette percentuali siano rispettivamente elevate al 90% ed al 10%, così da assicurare che nell'intero, presente, terzo triennio di programmazione non venga superata, come sopra determinata, l'incidenza media complessiva dell'80% del prefato criterio relativo alla parametrazione predetta; RIBADITA, inoltre, l'opportunità, di confermare - anche al fine di un adeguato bilanciamento con tale criterio - il riconoscimento per la capacità di spesa dimostrata delle singole Amministrazioni regionali, già adottato nel precedente triennio, mantenendo, pertanto, la riserva, a tali fini, di una percentuale del 10% dell'importo disponibile, rapportata al livello di utilizzo dei finanziamenti concessi nelle precedenti triennalità ai sensi dell'articolo 4 della legge 23/96; ACQUISITO, come formulato nella seduta del 2 ottobre 2003 (Rep. Atti 1834 di pari data), il parere favorevole della Conferenza Permanente tra Stato, Regioni e Province autonome di Bolzano e Trento e fatte salve le norme speciali relative a queste ultime;

DECRETA

Art. 1 Ai sensi e per gli effetti di quanto in premessa indicato, per l'attivazione delle annualità prima (2003) e seconda (2004) del terzo piano di programmazione triennale (2003/2005) contemplato dall'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, sono rispettivamente disponibili le somme complessive di euro 112.600.641,48 e di euro 348.915.607,75, entrambe sotto forma di mutui con ammortamento a totale carico dello Stato accendibili presso la Cassa Depositi e Prestiti.

Art. 2 Le ripartizioni dei finanziamenti previsti per le due citate annualità come sopra determinate - e fermo restando quanto indicato in epigrafe per la terza - è predisposta con i criteri, le basi di calcolo, i pesi, il procedimento ed ogni altra modalità rappresentati nell'allegato n. 1 al presente decreto, del quale costituisce parte integrante.

Art. 3 Le somme attribuite alle Amministrazioni beneficiarie, per l'attivazione delle opere relative alla prima annualità 2003 del terzo triennio 2003/2005, in applicazione di quanto disposto nei precedenti articoli sono quelle a lato di ciascuna di esse indicate, come nel seguito riportate:

PIEMONTE € 6.747.058,00 VALLE D'AOSTA € 287.079,00

58

LOMBARDIA € 12.114.804,00 PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO € 746.318,00 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO € 840.137,00 VENETO € 7.529.657,00 FRIULI-VENEZIA GIULIA € 2.602.365,00 LIGURIA € 3.014.714,00 EMILIA-ROMAGNA € 7.106.972,00 TOSCANA € 8.040.946,00 UMBRIA € 1.840.968,00 MARCHE € 3.352.318,00 LAZIO € 8.163.966,00 ABRUZZO € 3.613.208,00 MOLISE € 1.307.231,00 CAMPANIA € 11.459.394,00 PUGLIA € 8.036.621,00 BASILICATA € 1.741.899,00 CALABRIA € 7.551.365,00 SICILIA € 12.020.200,00 SARDEGNA € 4.483.421,00 Art. 4 Le somme attribuite alle Amministrazioni beneficiarie, per l'attivazione delle opere

relative alla seconda annualità 2004 del terzo triennio 2003/2005, in applicazione di quanto disposto nei precedenti articoli sono quelle a lato di ciascuna di esse indicate, come nel seguito riportate:

PIEMONTE € 20.822.306,00 VALLE D'AOSTA € 826.291,00 LOMBARDIA € 37.953.236,00 PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO € 2.399.813,00 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO € 2.706.226,00 VENETO € 23.402.837,00 FRIULI-VENEZIA GIULIA € 7.521.147,00 LIGURIA € 8.781.518,00 EMILIA-ROMAGNA € 20.842.228,00 TOSCANA € 23.670.702,00 UMBRIA € 5.635.141,00 MARCHE € 10.101.463,00 LAZIO € 26.398.526,00 ABRUZZO € 10.864.907,00 MOLISE € 3.748.906,00 CAMPANIA € 37.685.968,00 PUGLIA € 25.300.455,00 BASILICATA € 5.256.324,00 CALABRIA € 23.854.702,00 SICILIA € 37.301.226,00

59

SARDEGNA € 13.841.685,00

Art. 5 Al fine di assicurare il necessario coordinamento dei rispettivi interventi nell'ambito della programmazione scolastica nazionale, le Regioni, in sede di predisposizione del terzo piano generale triennale 2003/2005 e dei relativi piani annuali attuativi - attivabili nei termini e con le modalità indicate nelle premesse - si atterranno, nell'ordine, tenuto anche conto dei risultati ottenuti con i precedenti interventi in materia, ai seguenti indirizzi:

a) privilegiare gli interventi finalizzati prioritariamente alla messa a norma ed all'adeguamento delle preesistenti strutture alla vigente normativa in materia di agibilità, sicurezza ed igiene ed, altresì, all'eliminazione delle barriere architettoniche, nonché quelli diretti ai completamenti funzionali di opere già iniziate ed al soddisfacimento del fabbisogno immediato di aule, in relazione all'indice di carenza determinato dall'offerta del servizio scolastico a fronte della relativa richiesta da parte dell'utenza - con particolare riguardo alle esigenze derivanti dall'entrata in vigore della legge 28 marzo 2003, n. 53 indicata in premessa - ed alla eliminazione del fenomeno delle locazioni onerose, al fine di determinare le condizioni strutturali idonee ad assicurare un adeguato standard qualitativo del servizio medesimo, il rinnovamento della didattica ed un'efficace lotta alla dispersione scolastica;

b) favorire il coordinamento ed il più razionale sfruttamento della rete scolastica con la distribuzione degli edifici, tenendo anche conto dell'opportunità di un organico inserimento delle istituzioni scolastiche nelle diverse realtà territoriali e collettività locali;

c) considerare ogni opportunità di adeguamento dei relativi edifici alle nuove esigenze della scuola ed ai processi di riforma degli ordinamenti e dei programmi;

d) garantire, anche al fine di migliorare il servizio reso all'utenza, la fornitura di sedi idonee per un dignitoso e corretto funzionamento delle Direzioni scolastiche regionali e dei Centri di servizio amministrativo.

Art. 6 Nel procedimento programmatorio le Regioni valuteranno opportunamente il fabbisogno di aule in ragione di una dettagliata indicazione, da parte di Comuni e Province, sull'utilizzo degli edifici vincolati alla destinazione scolastica, anche tenuto conto delle relative, eventuali, proposte di revoca formulate ai sensi dell'articolo 8, comma 7, della legge 11 gennaio 1996, n. 23 e dell'intervenuta razionalizzazione della rete scolastica, considerando, altresì, le prevedibili esigenze di utilizzo a medio/lungo termine per effetto anche della recente riforma avviata con la precitata legge 53/2003, con conseguente adozione di criteri ispirati alla necessaria modularità e flessibilità nella progettazione dei relativi interventi.

Art. 7 Nella scelta degli interventi medesimi, ferme restando le indicazioni di cui ai precedenti articoli 5 e 6, le Regioni terranno conto anche della celerità d'esecuzione degli stessi, con particolare riguardo alla sussistenza di progettazione esecutiva e disponibilità delle aree nonché all'assenza di vincoli di carattere normativo.

60

Art. 8 Restano confermati, in quanto compatibili con il presente provvedimento, ogni altra

disposizione, modalità, termine, indirizzo, finalità o criterio contemplati nei precedenti decreti 18 aprile 1996, n. 152 e 6 settembre 1999, nonché 8 giugno 1998, 6 aprile 2000 e 23 aprile 2001 indicati nelle premesse, che integralmente vengono richiamate nel presente dispositivo.

Roma, lì 30 ottobre 2003

IL MINISTRO Letizia Moratti

61

Vogliamo, possiamo e dobbiamo avere una scuola sicura

Il tema dell’edilizia scolastica e della sicurezza nelle nostre scuole è uno dei tanti paradossi italiani. Le diverse statistiche, le varie fonti, le innumerevoli indagini, i fatti di cronaca e le continue testimonianze, all’unisono e senza ombra di dubbio, denunciano che gran parte delle nostre istituzioni scolastiche non sono sicure e che circa 10 milioni di persone, tra alunni e operatori, sono minacciati quotidianamente da una serie di pericoli interni ed esterni. Insomma a scuola ogni giorno si rischia! Eppure - ecco il paradosso- davanti a questa drammatica situazione, evidente e certificata, il Governo e le istituzioni stanno facendo ben poco o nulla. Costoro, piuttosto che prodigarsi coi fatti a rimuovere le carenze, si preoccupano di trovare giustificazioni alle loro azioni scaricandosi l’un con l’altro le responsabilità. Innescano, così, un pericoloso processo di “deresponsabilizzazione” che di fatto ci sta portando ad un inaccettabile “empasse”, per cui le cose rimangono nella migliore delle ipotesi come prima. Un paradigma usato e confermato dagli esponenti del Governo e dei Ministeri di riferimento ogni qual volta sono interrogati sull’argomento. L’ennesima conferma la si è avuta dalle dichiarazioni dei rappresentanti dell’Istruzione e dell’ Economia in occasione del convegno di Larino. E’ nostra opinione che l’assenza di finanziamenti necessari per far fronte all’emergenza edilizia scolastica e sicurezza e il taglio alle risorse destinate agli Enti locali, produrranno due effetti inaccettabili: il mancato rispetto della scadenza fissata al 31 dicembre del 2004, con il conseguente ricorso al solito regime della proroga; l’inevitabile “declino” delle nostre istituzioni scolastiche sia per quanto riguarda lo stato degli immobili che la sicurezza. Se si dovesse verificare questo scenario, la scuola pubblica italiana si allontanerebbe ancora di più dall’Europa. Ma soprattutto la scuola italiana non assolverebbe al compito istituzionale, invocato da tutti, di radicare nella coscienza delle giovani generazione quella cultura della sicurezza necessaria per permettere di guardare serenamente non solo il presente ma anche il futuro lavorativo. I tragici fatti di San Giuliano hanno messo a nudo una realtà drammatica che non può essere né disconosciuta né minimizzata. E’ indispensabile che il Governo, le Istituzioni, su un terreno così delicato come la sicurezza nelle scuole, assumano comportamenti responsabili, ricordando loro che dietro le tragedie imputabili a calamità naturali il più delle volte c’è la negligenza degli uomini. Per questo CGIL-CISL-UIL di categoria e confederali hanno chiesto al Governo, con la vertenza “A scuola, sicuri”, impegni concreti sul versante delle risorse. Le richieste del sindacato si muovono su tre direttrici. Sull’edilizia scolastica si rivendica che con la finanziaria 2004 “l’emergenza sicurezza nelle scuole” sia considerata una priorità del Governo e che l’edilizia scolastica, dentro un piano pluriennale, sia adeguatamente supportata con sostanziosi interventi finanziari . In mancanza di tale previsione gli stessi Enti locali non potranno far fronte alla scadenza della messa a norma degli edifici scolastici. Il ricorso ad un’altra proroga risulterebbe essere un atto dannoso e inaccettabile che non potrà che aggravare ulteriormente la situazione. Contemporaneamente e in maniera speculare si rivendica la piena attuazione del D.Lgs. 626/94 nelle scuole. In particolare si rivendicano adeguati investimenti finanziari sia sul terreno della formazione e della informazione per tutta la platea coinvolta compresi gli alunni sia sul fronte degli adempimenti posti a carico dei Dirigenti scolastici. Formazione, informazione e partecipazione rappresentano la chiave di volta per realizzare all’interno delle scuole sistemi di prevenzione e protezione effettivamente efficaci. Si rivendica, infine, la costituzione, il funzionamento e l’implementazione, a tutti i livelli, sia degli organismi paritetici che di tavoli permanenti di coordinamento tra i soggetti istituzionali coinvolti che, attraverso una costante azione di monitoraggio, concertino interventi necessari

62

e condivisi tesi a fronteggiare le emergenze e le attività ordinarie. Con la vertenza si chiede alle istituzioni di assolvere pienamente al loro compito garantendo a tutti, in coerenza con il dettato costituzionale, il diritto ad avere una scuola sicura.