a. l. - il parlamento nel romanzo italiano del secondo ottocento

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    X X X I

    ISAGGI DI LETTERATURA ITALIANA-:A c u r a d i UMBERTO BOSCO

    ALESSANDRA BRIGANTI

    I L P A R L A M E N T O N E L R O M A N Z O I T A L I A N O D E L S E C O N D O O T T O C E N T O

    CASA EDITRICE LE MONNIER - FIRENZE

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    V O L U M I P U B B L I C A T I ;

    I. G a e t a n o M a r i a n i . Il Morgante e i cantari trecenteschi.I I . - G i o r g i o P e t r o c c h i . La formazione letteraria di Gio-

    vanni Pascoli.I I I . - Gio v a n n i Or io l i . Biografia duna sacerdotessa delle

    Grazie: Cornelia Rossi Martinelli.IV . - E t t o r e C a c c i a . Tommaseo critico e Dante.V. - A lf re d o G r i l l i . Serra tra Pascoli e Pamini.V I. - Um be r to Bo sco . Titanismo e piet in Giacomo Leopardi.VII. - F e r r u c c i o U l i v i . Il primo Carducci.V i li . - F u r i o F e l c i n i . Bibliografia della critica pascoliana.I X . - M a r c e l l o A u rigem m a . Saggio sul Passavanti.X . - G i o r g i o P e t r o c c h i . La tecnica manzoniana del dialogo.X I . - A u r e l i a A ccam e B o b b io . La crisi manzoniana del i8iy.X I I . - C a l o g e r o C o l i c c h i . Il saggio di poesie del lyyg e

    la prima poetica montiana.X I I I . - E d o a r d o S a n g u i n e t i . Tre studi danteschi.X I V . - G a e t a n o M a r i a n i . La giovane narrativa italiana tra

    documento e poesia.J^V. - A u r e l i a A c cam e B o b b io . Storia dell'Adelchi.XVI. - V in ce n zo P a l a d in o . La revisione del romanzo riunzo

    niano e le postille del Visconti.XVII. - F r a n c e s c o T a t e o . Dialogo interiore e polemica ideo-

    logica nel * Secreium del Petrarca.XVIII . - C a l o g e r o C o l i c c h i . I l Dialogo sopra la Nobilt

    e la polemica sociale di G. Parini.X I X . - N ico l a M a n gin i. La fortuna di Carlo Goldoni e altri

    saggi goldonianiX X . - M a r i o P e t r u c c i a n i . Giovanni Pindemonte nella crisi

    della tragedia.XXT. - S i l v io P a squ a z i . Antimanzonismo del Carducci e altrisaggi.

    X X I I . - Domenico Consol i . Significato del Virgilio dantesco.X X I I I . - Emma P i s t e l l i R i n a l d i . La musicalit di Dante.X X I V . - S i l v i o P a s q u a z i . La poesia di Giacomo Zanella.

    \ X X V . - V a n d a M o n a co . La Repubblica del Teatro.X X V I . - V in ce n zo P a l a d in o . L'opera di Corrado Alvaro.X X V I I . - P a s q u a l e V a n n u c c i . Saggi vari tra carducciani e

    pascoliani.X X V I I I . - A tt i l io M o m ig lia n o. Lettere scelte.X X I X . - B r u n o M o r e tt i. La lingua di Francesco De Sanctis.X X X . - G a e t a n o M a r i a n i . Il primo Marinetti.X X X I . - A l e s s a n d r a B r i g a n i i . Il parlamento nel romavzo

    italiano del secondo Ottocento.

    S A G G I DI L E T T E R A T U R A I T A L I A N A

    A C U R A D I U M B ^ E R T O B O S C O

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    ALESSANDRA BRIGANTI

    IL PARLAMENTO

    NEL ROMANZO ITALIANODEL SECONDO OTTOCENTO

    FE LIC E LE M ON NIER - FIRENZE1972

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    Pubblicazioni dellistituto di Letteratura Italianadella Facolt di Magistero dellUniversit di Roma

    1972 BY F e l i c e L e M o n n i e h - F i r e n z e

    TIPOGRAFIA TAPPINI - ZONA INDUSTRIALE NORD - CITT DI CASTELLO

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    La civilt il benessere; e in fondo ad esso, quan-d esclusivo come oggi, non ci troverete altro, se

    avete il coraggio e la buona fede di seguire la logica,che il godimento materiale. In tutta la seriet di cuisiamo invasi, e nellantipatia per tutto ci che non positivo mettiamo pure l arte scioperata non cinfine che la tavola e la donna. Viviamo in unatmosferadi Banche e di Imprese industriali, e la febbre dei pia

    ceri la esuberanza di tal vita KCos, nella prefazione al romanzo va, nel 1873,'

    Verga caratterizzava polemicamente la societ italianauscita dal Risorgimento: benessere, godimento materiale, febbre dei piaceri rappresentavano per lo scrittoreil polo negativo di una realt che identificando il propriocredo ideologico, il culto per il positivo, con il capitalefinanziario e industriale, affossava senza scampo modalit e valori del vecchio assetto sociale. Altri motiviconteneva implicitamente la rivolta moralistica dellin-tellettuale Verga contro una realt che lo scrittore andava cogliendo proprio in quegli anni nella punta pivi

    1. - L a n u o v a figurad e l l ' In t e l l e t t u a l e .

    G. V e r g a , Prefazione a Eva, Milano, Brigola, 1873.

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    avanzata, la Milano degli anni 70, del proprio sviluppo: il tradimento delle speranze risorgimentali in una renovatio etica imperniata sullestensione quantitativa, a tutti gli strati sociali, dei valori tradizionali; ladecadenza dellarte, ridotta da civilt a lusso dascioperati , e del suo prodotto, abbassato da opera amerce ^ Si trattava tuttavia di una problematica certamente non inedita, che anzi tra la maggior parte degliintellettuali italiani, si accompagnava in quegli anni esi completava in una sorta di programma artistico e civile, non estraneo anche a certi momenti pi teorici dello stesso Verga. La contrapposizione tra passato epresente si compendiava simbolicamente nellopposizione campagna-citt, mentre lo scacco subito dallartespingeva gli intellettuali a giustificare il loro estrania-mento dalla nuova societ attraverso il rovesciamentodel tradizionale rapporto con essa: Non accusate larte, che ha il solo torto di aver pi cuore di voi, e di piangere per voi i dolori dei vostri piaceri. Non predicatela moralit, voi che ne avete soltanto per chiudere gliocchi sullo spettacolo delle miserie che create, voiche vi meravigliate come altri possa lasciare il cuore el onore l dove voi non lasciate che la borsa, voiche fate scricchiolare allegramente i vostri stivaloni inverniciati dove folleggiano ebbrezze amare, e gemono

    2

    ^ Per non maledite larte eh la manifestazione dei vostrigusti. I Greci innamorati ci lasciarono la statua di Venere; noi lasceremo il cancan litografato sugli scatolini dei fiammiferi .(G. V e r g a , Prefazione a va, cit.).

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    dolori sconosciuti, che larte raccoglie e che vi getta infaccia

    sempre il Verga del 1873 che parla, un Vergaancora influenzato dalla scapigliatura e perci pi autorevole, in quanto interprete e portavoce di una visionenon autonoma, ma di gruppo, dei rapporti arte-societ.

    Allasservimento utilitaristico, larte opponeva dunqueil proprio diritto a giudicare, a mettere sotto accusa lasociet; con lattribuirsi un compito di denuncia, essarovesciava in teoria i termini romantico-risorgimentalidel suo mandato sociale: il nesso arte-storia, cementatodalla comune tensione verso la realizzazione del pro

    cesso di unificazione nazionale, sembrava vanificarsiagli occhi degli intellettuali post-unitari, mentre si manifestava unopposizione netta tra arte e societ. Tuttavia nellarco di un cinquantennio, dal 1860 al 1910circa, si assiste ad un continuo ribaltamento della scaladi valori su cui gli intellettuali costruivano di momento

    in momento il loro giudizio sulla societ. Il processodi formazione dellintellettuale, nellaccezione modernadel termine, inizi infatti in Italia in ritardo rispettoa paesi come lInghilterra e la Francia, e si leg alletrasformazioni strutturali di una societ incamminatasulla via dellindustrializzazione. Non difficile ricono

    scere dal 1860 in poi le tappe di un progressivo sradicamento dellintellettuale dal ceto di provenienza. Negli anni immediatamente successivi allUnit lindirizzo

    3

    3 G. Verga, Prefazione a Eva, cit.

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    impresso allo sviluppo economico del paese dalla classedirigente minava i rapporti tradizionali tra le diverseclassi provocando in alcuni ceti un profondo disagioeconomico. Nellambito della borghesia i gruppi picolpiti furono i ceti medi, la piccola e media borghesia

    sia urbana che rurale, da cui proveniva tradizionalmentela maggior parte degli intellettuali nellItalia del XIXsecolo. L origine di costoro era legata prevalentementealla piccola borghesia rurale, un ceto di piccoli rentiersdella terra, particolarmente numerosi in Italia ^ Prima dellUnit lintellettuale rimaneva profondamente

    legato al proprio strato sociale in cui trovava, grazie allarendita, una soddisfacente base economica; in tal modoil lavoro intellettuale e il suo prodotto non si collocavano in una prospettiva professionale ma rimanevanoregolati dal libero giuoco dellimmaginazione. Dopo laUnit, con la decadenza economica del proprio ceto,

    lintellettuale doveva progressivamente staccarsene e imparava a riconoscere al tempo stesso la cultura comeprofessione, il mercato letterario come espressione concreta del suo rapporto con la societ. Nel mito del Risorgimento tradito, motivo ricorrente di tutta la letteraturapost-unitaria, si incanalavano cos il moto di ribellione

    ad un processo di depressione di ceti sociali e il disagiodegli intellettuali come gruppo declassato, marginale,e pertanto ambiguamente alla ricerca della professioneunita alla vocazione, di un mercato e insieme dellauto-

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    E. Sereni , Il capitalismo nelle campagne (18601890), TEinaudi, 1968, p. 128.

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    nomia dalle sue ferree leggi. Negli anni del governo della Destra tra il 1860 e il 1876, questi intellettuali dclasss rimasero fortemente legati agli interessi del cetodi origine, di quei larghissimi strati della media e piccola borghesia che pur avendo largamente partecipatoal Risorgimento, si trovavano poi esclusi sostanzialmente dal potere ed emarginati dal processo di trasformazione delle strutture economiche del nuovo stato; essisi facevano cos indirettamente portavoce del disagio dialtri ceti subalterni, contadini, artigiani, proletariato urbano, analogamente travolti dallo sviluppo economicopost-unitario e accomunati alla piccola borghesia da unmedesimo obbiettivo polemico: l avversione per la clas- 'se al potere.

    2. - U n a n u o v a i s t i t u z i o n e : i l P a r l a m e n t o .

    Gli anni dal 1860 al 1885 circa segnarono cos unmomento di acuto distacco degli intellettuali dai gruppidirigenti e per lo pi di fuga dalla politica attiva. Lacritica della classe dirigente ebbe la sua espressione tipica nella critica del parlamentarismo che appariva lostrumento attraverso cui un nuovo ceto di speculatori,

    la nuova aristocrazia capitalistica e affaristica metteva le mani sugli appalti della gran massa di lavori pubblici e sui finanziamenti deliberati dallo stato per la creazione delle infrastrutture economiche. La critica dello affarismo , della greppia , alimentata dalleco degli scandali finanziari che si successero dal 1864 in poi,

    1. H d i c a n t i .

    V

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    finiva per ricadere sugli istituti parlamentari, degeneratinelle mani di una classe politica avida e asservita ainuovi gruppi dirigenti, quel ceto finanziario e imprenditoriale, misto di aristocrazia e alta borghesia, affermatosi con rUnit:

    In mezzo allentusiasmo universale per lemancipazione politica vi fu in Italia una classe che si dedica speculare su tutti gli atti e i fatti del Giovane Regno.La potenza assorbente dilapidatrice di tale stato di cose si misura dal numero di miliardi del debito pubblicoche pesano sul bilancio dello Stato, il suo patriottismo

    e la sua moralit dal corso forzoso estorto alla nazioneil giorno stesso in cui i nostri valorosi soldati cadevanosotto il piombo nemico nel campo di Custoza, la sua influenza dal risultato irrisorio di ogni nostra inchiesta . . .Dal 1866 ad oggi le grosse speculazioni sono state specialit delle banche, delle societ ferroviarie e di quelle

    di bonifica: dopo aver con questo mezzo estorto milionialla nazione, si fatta bancarotta e si venuti ad elemosinare allo Stato centinaia di milioni che sono statiaccordati

    Cos si esprimeva, nel giugno 1879, il deputato Vincenzo Cordova, pronunciando alla Camera un discorso

    profetico, se si pensa alle grandi crisi bancarie del 1885e del 1893-94, che potrebbe appartenere ad uno qualunque dei tanti protagonisti di quei romanzi fioriti nel-

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    5 Vedi S. F. Romano, Le classi sociali in Italia, Torino, Einaudi, 1965, p, 192.

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    lItalia post-unitaria che hanno come sfondo la vita politica parlamentare del tempo.

    L istituto della rappresentanza nazionale richiamimmediatamente lattenzione degli scrittori; ma prima diassumere il valore simbolico che gli verr dalla successiva trasfigurazione letteraria come incarnazione del contrasto individuo-societ, il parlamento italiano trov isuoi primi evocatori in cronisti brillanti, ma estrema-mente consapevoli dellinfluenza e del peso politico della nuova istituzione nellItalia da poco riunificata.

    o I moribondi del palazzo Carignano, di FerdinandoPetruccelli della Gattina ebbe origine da alcune corrispondenze scritte da questa curiosa figura di deputato-giornalista per il quotidiano parigino La Presse; in seguito, tradotte e completate con una descrizione del Centro della Camera, vennero pubblicate in volume nel1862 Il titolo scelto dallautore rifletteva puntualmente lambivalenza del libro, la duplicit dellatteggiamento del Petruccelli di fronte al Parlamento. Da uomodel Risorgimento, esule, inviato come rappresentantedel popolo alla prima assemblea italiana, egli costruivalimpalcatura ideologica della propria rappresentazionericalcando schemi e valori dellet eroica. Cos la giustificazione del lavoro intrapreso veniva indicata sia nelrivendicare alla Patria una dignit pari alle altre nazionieuropee:

    Una nazione che si attesta cos altamente, che si

    F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , I moribondi del PalazzoCarignano, Milano, Perelli, 1862.

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    alloga cos francamente in mezzo alle nazioni, rovesciando trattati, dinastie, vecchio dritto internazionale, bravando minaccie e convenienze politiche . . . non pu essere una nazione volgare e senza portata. Vi in essaqualche cosa di grande e di vivace che agisce e che crea.Ora una parte di questi elementi debbonsi naturalmenteconcentrarsi in questo foco dellenergia nazionale, cheaddimandasi Parlamento. Si deve trovare quivi il pensiero di questa nazione, il segreto del suo movimento,il meccanismo della sua vita. Ebbene, osservare questanazione allopera, prendere quasi i lavoratori sul fatto,esaminare le molle interiori che li muovono, specificare,classificare, disegnare i differenti centri, i differenti elementi di questa forza, vi sembra desso un proposito anegligere? ^

    sia nellattribuire al libro un compito di educazione

    politica; . . . Io poi ho avuto cura, principalmente tratteggiando questi abbozzi, di mirare a due scopi;

    Indicare, cio, coloro che possono essere eliminatidalle novelle assemblee dItalia, senza il minimo inconveniente, anzi, forse con una incontestabile utilit; poi

    ho rivelato coloro i quali, in ogni tempo, faranno partedella rappresentanza italiana, di cui sono lonore, la gloria, lingegno.

    La prima pubblicazione era indirizzata principalmente allEuropa, onde insegnarle che nel primo Parlamen

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    ^ F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , cit., pp. 37-38.

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    to italiano eranvi degli uomini allaltezza di tutti glialtri Parlamenti. Con questa seconda pubblicazione, iovoglio segnalare allItalia la portata de rappresentanti,affinch essa possa, nelle elezioni posteriori, avere uncriterio alla sua scelta. Per lEuropa, io scrissi da Italiano; per lItalia io scrivo da patriota *.

    Riapparivano, come si vede, tutti i canoni dellanozione romantico-risorgimentale di scrittura, per essere immediatamente corrosi dalluso indifferenziato di unumorismo che, minando scopi patriottici e finalit politiche positive, scopriva le carte di un gusto, di unacapacit di rappresentazione disincantata e smitizzante.

    Impresi il mio lavoro per distrarmi dalle noje dellesedute, ove non si trattano che affari da campanile. Ilmestiere di deputato, a farlo con coscienza, un mestiere a rendere ebete luomo lo pi svegliato, a capo ditre anni!

    Se io avessi voluto rimuovere la belletta e squarciare i veli, avrei forse messo pi brio e variet in questa galleria, avrei avuto pi vena e fatto pi scandalo avverte l autore Ed ei sarebbe davverouno strano studio che presenterei al pubblico, se mi lasciassi sedurre e mettessi a nudo lo stato secreto dellaanima di ogni deputato .

    Lo scrittore conosceva il meccanismo, non coltivava

    9

    * F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , cit., pp, 30-31.5 F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , cit., p. 31.

    0 F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t in a , cit., p. 27.11 p P e t r u c c e l li d e l l a G a tt in a , cit., p. 28.

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    il mito del buongoverno, ma, legato moralisticamenteallidea dellunit nazionale, preferiva non svelare perintero il retroscena:

    Ho preferito scrivere mettendomi in guanti di velluto! Io non sono di que tristi augelli che infettano ilproprio nido Sopprimete il Parlamento questocrogiuolo della vita italiana e l Italia scompare, edil fantasma si dilegua. Finch questa sintesi di sette antichi Stati sta in piedi, si presenta allavanguardia, vacompatta, sta soda, confidente, concorde, si attesta, attesta i suoi diritti, tien testa ai rifiuti, alle minacce, allenegazioni, alla lotta, ed incede, ed avanza, e non si arresta mai, e non trasmoda . . . l Italia non correpericolo . . . Quindi mestier non colpire il prestigio che esercita ed ha il Parlamento

    Per il Petruccelli, repubblicano, la missione non eracompiuta; cos, proprio e solo nel proclamare la necessit del compimento della redenzione della patria e nel deplorare la scarsa coscienza che la nazione avevadella propria forza, lo scrittore usciva dalla programmatica posizione di osservatore obbiettivo. Per il restoegli teneva fede alla dichiarazione iniziale:

    Io credo poter giudicare gli uomini ed i partiti

    con imparzialit. Avendo abitato per 12 anni la Franciae lInghilterra, io sono straniero a molte passioni ed atutte le rivalit. Essendo quasi il solo repubblicano della Camera che non ha idolo n Mazzini, n Cavour,

    10

    2 F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t in a , cit., p. 27.13 p P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t in a , cit., p. 200.

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    l i

    ne Garibaldi che non ha alcun partito preso, come ilmio amico Ferrari; non vedendo alcuna probabilitprossima al successo delle mie idee, io riguardo la lottadei partiti con la pi grande calma, e giudico il Contedi Cavour, Mazzini, Garibaldi, Rattazzi, e perfino An-tonelli, come se essi non appartenessero pi a questo

    mondo, come la posterit Cos dileguava il Petruccelli politico, si vanificavano le intenzioni patriottiche,dominavano le qualit di uno scrittore scettico e disincantato, che non rifuggiva dal grottesco per completarela descrizione dellAssemblea: Noi abbiamo inoltre,sei balbuzienti, cinque sordi, tre zoppi, un gobbo, degli

    uomini ad occhiali, un gran numero di calvi quasitutto . Non un sol muto! Ci che sventura. Imperciocch, parlando tutti, ciascuno dimanda lora sua perfarsi udire non fosse che per farsi leggere dai suoielettori Ma dalla rappresentazione umoristica dei400 di Palazzo Carignano nessuna delle tare che peseran

    no sulle future assemblee di Montecitorio era assente: lasostanziale uniformit dei diversi partiti, lo strapoteredel Governo sul Parlamento, la sfrenata ambizione deirappresentanti del popolo, gli stretti legami del governo con gli interessi privati, il trasformismo: Noi abbiamo, come in tutti i Parlamenti, la distinzione di de

    stra, di centro, di sinistra. Ma questa distinzione non assoluta. Vi sono parecchi deputati che seggono alla sinistra e votano costantemente con la destra; altri che.

    14 p P e t r u c c e l li d e l l a G a tt in a , cit., pp. 38-39.'5 p, P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t in a , cit., p. 40.

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    anche sedendo alla destra, votano talvolta con la sinistra N era assente il topos del Risorgimento tradito, rappresentato qui per con estrema concretezza,non ancora mito, ma realt effettiva in svolgimento; La destra componesi di uomini arrivati da tutti gli an-goU dItalia, usciti da tutti i partiti che hanno animata

    ed agitata la Penisola da trentanni in qua. I transfughidella repubblica vi sono numerosi: vi sarebbe unostudio molto curioso a fare sui precedenti di questi uomini, s convinti oggid, s compatti innanzi alla paroladordine del Ministero, ed jeri atleti di libert, apostolidindipendenza e di democrazia, verde o rossa poco

    importa . Ma non rinnoviamo delle ceneri di gi raffreddate, cui un nastro di Commendatore, una livrea diConsigliere di Stato coperse Risorgimento senzaeroi dunque. Risorgimento tradito, ma dai suoi stessiartefici, da quei protagonisti che la narrativa di un decennio dopo avrebbe contrapposti, cavalieri senza macchia e senza paura, ai cavalieri dindustria della generazione post-risorgimentale

    12

    F. P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , cit., pp. 40-41.F . P e t r u c c e l l i d e l l a G a t t i n a , cit., p. 41.

    1* Il libro del Petruccelli ebbe una certa notoriet al punto chequasi contemporaneamente circol un opuscolo anonimo dal titoloevidentemente ricalcato sul primo, I morti del Palazzo Carignano edi loro becchini. Per un diavolo. Inferno, pe tipi di Lucifero, 1862.Polemica grezza condotta spesso senza un filo logico, questa operetta contiene tutti i motivi presenti nei Moribondi c in piii uno sfogosenza mezzi termini contro i martiri che ora martirizpano il paese,contro la camorra dei martiri risorgimentali.

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    3 . - L i d e o l o g i a d o p p o s i z i o n e d e g l i i n t e l l e t t u a

    l i E l o s c h e m a d e l f u t u r o r o m a n z o p a r l a

    m e n t a r e .

    Dovr passare un decennio perch il tema della rappresentanza nazionale trascorra da materia di cronacaa motivo narrativo. Il primo testo che ci troviamo difronte una novella, Mastro Domenico, pubblicata nel1871, con lo pseudonimo di Paolo DAlfiano, da unoscrittore toscano, Narciso Feliciano Pelosini. Classicistaad oltranza, lautore si mostrava nei suoi scritti in perpetua polemica con i tempi nuovi; ma nella pratica ciappare ben inserito a tutti i livelli (penalista di fama,candidato senza molti scrupoli alle elezioni, e infine senatore del Regno) nella vita del nuovo Stato.

    Nella novella, il vecchio Mastro Domenico compendiava simbolicamente \ valori semplici e modesti del pa

    terno granducato; al nuovo mondo violento, ingiusto erapace che si andava affermando attraverso la conquista piemontese, lautore contrapponeva quella civiltpreindustriale, contadina e artigiana incarnata nel protagonista. Erano buona gente que nostri vecchi dellacampagna Toscana. Avevano de pregiudizi e di molti;

    crescevano ed invecchiavano un po alla carlona: ma ilcuore era buono, il costume severo, la vita semplice,tranquilla ed agiata. Non devinavano un ajfondatore,che da per s solo doveva distruggere tutto il navigliodellAustria; n un esercito di generaloni splendidi doroe dargento, come fossero foderati di lucciole vive; n

    13

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    una libert pi accomodata a fare scempio delle borsepaesane, che de nemici stranieri Il motivo del parlamento appariva qui in scorcio attraverso quello, puretopico in un prossimo futuro, della campagna elettorale; Saccostarono ad una ragunata, in mezzo alla qualeparlava un singolarissimo oratore. Costui era lungo come le ore della miseria e pallido come il digiuno. Pareva una giraffa segata per il mezzo, tinta di bianco sulmuso, e licenziata a camminare sulle gambe davanti. Selunghezza di statura significasse grandezza didee, costuiavrebbe dovuto essere il pi granduomo degli annidomini. Dalle labbra pallide e senzombra di pelo uscivafuori un vocino, cos tra il bestiale e lumano, che nonavresti saputo dire s era belato o parola L ispirazione amara e satirica, che lautore derivava da una tradizione letteraria tipicamente toscana, riscattava a voltecerte descrizioni che scadevano troppo facilmente inmacchietta. Cos, anche se rigida e programmatica, questa nuova educazione sentimentale di Mastro Domenicoriesce in certo modo a spiegare una nostalgia non solointellettuale ma viva anche nei pi umili ceti artigiani erurali, strappati al lento ritmo di vita e alle consuetudiniche il ricorrere di una lunga tradizione poteva riempire

    di contenuti; Mastro Domenico entrando in casa pensava; a tempo mio, per fare il gonfaloniere o il ca-

    14

    N. F. P e lo s i n i , Mastro Domenico, in Narratori dellOtto-cento e del primo Novecento, a c. di A. Borlenghi, tomo I, Milano-Napoli, Ricciardi, 1961, pp. 282-283. ,

    20 N. F. P e lo s i n i , cit., p. 329. '

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    marlongo della compagnia, sesponeva il Santissimo e sicantava il Yeni Creator allo Spirito Santo, affinch ciispirasse per il meglio. E qui, per eleggere nullamenoche i legislatori del popolo, si mandano a zonzo tuttique farabutti senzarte n parte, si tengono in piazzaquelle bestiali adunanze . . . E poi quattrini? . . . mi

    nacele? . . . calunnie? . . . . Ci fu l elezione: degli elettori intervenne unotta

    va parte, e (com naturale) fu eletto il pi cinico e ilpi tristo. Ci non ostante ci fu la sbandierata, e la bandasuon fino alla mezzanotte in segno di gioia, in mezzoalle grida di Viva lItalia

    Un caso isolato questo Mastro Domenico, rispettoalla narrativa a venire, per la chiarezza con cui il motivodella critica del sistema rappresentativo veniva inseritoepisodicamente nella struttura generale del racconto, ecio come uno dei tanti elementi che concorrevano adalimentare una critica ben pi radicale di una nuova

    realt da rifiutare in blocco. Il bersaglio polemico appariva, semmai, il dogma positivista che indicava, coerentemente con le esigenze dellavvento dellindustrialismo,nell uomo pratico il modello umano ideale:

    Uomo pratico vuol dire uomo scettico, intrigante, vigliacco, mutevole, pieno di cupidigia, studioso di

    soddisfarla. Una sberrettata alle plebi che passano con lagonfaionata; una predica indiavolata alla societ operaia, ed un omaggio da gorilla alle Pompadour e alle

    15

    21 N. F. P e lo s i n i , cit., p. 331, 332.^ N. F. P e lo s i n i , cit., p. 332.

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    Dubarry dei grandi mecenati, quali che si siano; unafiera stretta di mano al tribuno che vocia rauco per lacquavite . . .

    Gi con Francesco Domenico Guerrazzi, che proprionegli stessi anni andava scrivendo il suo ultimo romanzo, Il secolo che muore pubblicato postumo nel 1885il motivo della vita parlamentare si avviava a divenirelelemento centrale della narrazione, acquistando un ruolo nuovo rispetto a quello di comparsa, di motivo dicontorno, che pure continuer a ricoprire in quasi tuttii romanzi dellultimo 800. Il secolo che muore era costruito secondo una struttura disgregata attraverso ladislocazione dei personaggi in una serie di autonome incursioni nei diversi settori della vita nazionale post-uni-taria (giornalismo, finanza, parlamento, magistratura),che rivelava lubbidienza ad un rigido schema ideologico: la corruzione della societ italiana uscita dal Risorgimento, la dissoluzione degli ideali di libert edeguaglianza, la degradazione e limpotenza della classepolitica. Riappariva il motivo del Risorgimento, traditocome nel Petruccelli, dai protagonisti stessi del movimento:

    Coloro che un d congiurarono, adesso vituperano

    la congiura, allegando che la corporazione non il diritto, e che non si deve cospirare quando la legge d

    16

    ^ N. F. P e lo s i n i , Ricordi, tradizioni e leggente dei montipisani, in Narratori, cit., p. 284.

    2'* Il secolo che muore venne pubblicato in parte su Epoca, nel1875. Ne venne sospesa la pubblicazione dopo tre mesi e comparve quindi in volume, a cura di G. Chiarini, nel 1885,

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    modo di conseguire il tuo scopo con argomenti civili;per ultimo conchiudono che chi non consente negli ordini odierni politici ha da uscire dal Parlamento . . . ma veniva, per la prima volta nella nostra narrativa,contrapposto polemicamente allassetto sociale dellIta

    lia post-risorgimentale attraverso lopposizione di duepersonaggi chiamati a incarnare schematicamente i duemotivi: lautobiografico Orazio, probo e amante dellapatria, e il banchiere Omobono, spregiudicato e immischiato in loschi traffici con Governo e Parlamento:

    Di qua, di l si traffica, si cambia e si merca, si

    sciolgono e stringono affari, si fa faccende, distinte vero, ma senza manco volerlo, talvolta si avviticchianoalle gambe della gente dabbene, sicch dalla Banca sdrucciolano nel Parlamento e dal Parlamento nella Banca Iniziava cos quella opposizione, che diverr topica, travalori positivi, quelli di tutto un settore della societ,

    lo strato della piccola e media borghesia urbana e rurale, tagliato fuori dalla ristrutturazione delleconomianazionale, e quindi dalla gestione del potere, e i nuovivalori, connotati negativamente, di una classe dirigentelegata allaristocrazia e allalta borghesia terriera, finanziaria e industriale. Questa opposizione sfociava natu

    ralmente nella difesa degli istituti e del ritmo di vitadi una civilt ancora agricola e contadina, e nellidealizzazione dei suoi astratti valori. Integrit morale, unit

    17

    25 F. D. G u e r r a z z i , Il secolo che muore, Roma, Casa ed. Ver-desi e C., 1885, voi. I, p. 28.

    F. D. G uer r a z z i , cit., voi. I, p. 35.

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    della famiglia, semplicit patriarcale, modestia divenivano cos i caratteri distintivi di una societ che gliscrittori rappresenteranno attraverso personaggi di umili eroi del Risorgimento. In questa prospettiva dunqueva anche collocata la dedica del Maestro Domenico al

    Guerrazzi: l affinit di due scrittori, cos diversi per storia personale e posizioni politiche, era unaffinit ideologica determinata dalla comune appartenenza ad unostrato sociale decaduto ed emarginato. Al contrario ilculto del positivo, del benessere materiale, la disgregazione della famiglia, la corruzione dei costumi, visti co

    me caratteri della civilt che si andava affermando, verranno rappresentati simbolicamente nel binomio Banche-Parlamento, attraverso le figure del banchiere e del parlamentare, talora riuniti nel medesimo personaggio, altrove strettamente legati nello svolgimento della tramada una colpevole complicit.

    Il ministro sgallina negli appalti, intinge nelle forniture, rosicchia nelle ferrovie e in simili altri negozi . . . notava il Guerrazzi, e tracciava, forse per primo, i tratti del personaggio del deputato ignorante esciocco, ma abile nei brogli elettorali e nelle manovre disottogoverno, fornito di una filosofia spicciola sui rap

    presentanti del popolo che ricorrer, quasi negli stessitermini, nei successivi romanzi parlamentari:

    Tu ti hai a figurare ch ei sono come la pasta dicui fanno il pane: parte di loro infornata e parte sta

    18

    F. D. G u e rra z z i , cit., voi. Ili, p. 16.

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    sulla pala; ora, se non da dubitarsi della prima, comequella che attende zitta e chiotta a godersi della beatitudine della biscottatura, molto meno si dovr dellaseconda, che arrangola di essere infornata per cocete;avanza laltra, che adesso il governo rimena, e questagiudico la pi sicura di tutte, perch chi ci tiene le manidentro, a seconda del bisogno o del talento, ora di tonda la fa quadra, di gobba convessa, ovvero lallunga acoda, a mattarello, a maccheronaio, insomma come glipare e piace Nel Secolo che muore troviamo, perla prima volta, un altro elemento che rimarr una costante della futura narrativa parlamentare; cio unazione costruita intorno ad una vicenda di affarismo di sottogoverno, la concessione da parte del Parlamento diun finanziamento ad una societ privata per la costruzione di strade ferrate, e culminante nella rappresentazione della seduta in cui il provvedimento deve essere

    discusso e votato: Ecco il giorno, ecco lora della discussione intorno alla legge della ferrovia. Alla Camera occorre am-mannita ogni cosa; il presidente messo a sedere colcampanello di un lato ed il cappello dallaltro, parafulmini entrambi delle procelle parlamentari: ecco l acqua

    e lo zucchero che si hanno a bere, ed ecco in pronto laeloquenza che egli ha da bere: al fianco del presidenteil segretario legge, nel suono della pentola che leva ilbollore, il processo verbale (una volta si chiamava rela-

    19

    F. D. G u e rra z z i , cit., voi. I l i , p. 39.

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    zione), il quale viene sempre approvato, per la buonaragione che di ordinario non c alcuno che lo possadisapprovare. Vedi allestita la stanza dove i deputativanno a rifare, bevendo, la voce affranta dalle lottedella tribuna, nella stessa guisa che i cerusichi tengono

    in pronto lambulanza per medicare i soldati dalle feriteriportate in battaglia. Qui in bellordine disposti coltelli, sarracchi, tanaglie, maddaleoni e fasce; l bocce,bicchieri e bicchierini e cantimplore, e arnesi altri siffatti.

    Taluno afferma che i deputati che parlano meno

    sono quelli che bevono di pi, ma non gli date retta;codeste lingue le sono come la campana del bargello,sonano sempre a vituperio.

    E vi ha bevande adatte a tutti i partiti; per la destra limone, acetose ed altre simili acidit-, pel centrosciroppo di tamarindi; qualcheduno propose aggiun

    gervi acqua del tettuccio, ma non attecch; per la sinistra rhum puro e anisetta, onde mantenerci il fuocosacro. Egli negli angoli pi remoti di questa stanzache tu miri passeggiare un uomo con la destra sotto ilmento e la sinistra dietro la vita verso il coccige dovealle bestie spunta la coda, con un foglio; uno deglioratori, che deve correre il palio nellarengo parlamentario, il quale, ripassa la diceria, che fra poco andr aimprovvisare ... .

    Il Guerrazzi pu dunque a buon diritto apparire

    20

    F. D. G u e rra z z i , cit., voi. I l i , pp. 57-58.

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    un iniziatore, nella misura in cui si riesce ad estrarredalla mole massiccia del suo racconto gli elementi cheserviranno alla costruzione di un diverso tipo di romanzo. Ma il carattere ciclico del Secolo che muore, intessuto di eventi e personaggi risorgenti dal tipo delromanzo preunitario con la sua ottica ristretta ai con

    fini di una regione, di un ambiente, vieta a questoperail passaggio diretto al genere di narrazione che stavauscendo in quegli anni dal compimento deUunificazionenazionale. Questo romanzo avr scarso rilievo artisticoma svilupper, nel solco di una sensibilit che il Guerrazzi poteva solo presentire, quella capacit di rappre

    sentazione totale , quellidea dell affresco sociale che seppure non realizzata, era alla base della concezione guerrazziana del Secolo che muore. Un fallimentoquesto determinato, oltre che da una costruzione a episodi, anche dal perdurare di moduli letterari tradizionali, dal piacere tipicamente toscano di una satira che siaccanisce sul particolare, e che riesce a disperdere, comeappare anche nel pezzo sulla seduta al Parlamento, lanecessaria concentrazione sulle direttrici fondamentalidella vicenda.

    Per 'alcuni anni ancora il motivo del Parlamento rimarr confinato nel racconto, facile pretesto per unasuperficiale critica di costume; oppure offrir materiainesauribile alle cronache e alle memorie. La visionecomunque non mutava, e la critica si volgeva sempreagli uomini e non alle istituzioni:

    E tu, o mia Italia, da simile gente smidollata e

    2 . B r i g a n t i .

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    sfiancata, pi che matura, marcia, attendi la tua salute?Infelice! Non uomini sono, ma vizi. Forse, saranno i rappresentanti tuoi degni, ma intanto non isperare che chinon seppe bastare alla tutela di s, possa alla tua, chechi corruppe e s stesso abus, te risparmi, che si commuova agli insulti, cui il sangue non colora la pelle se

    non per coppette o per schiaffi. N Fabrizio n Catonon avan mariscae. Onest non abita seco e la onest la sola vera politica. Reggendoti essi il sentimento perduto, non havvi pi emulazione che nelle vilt; reggendoti essi, la tua letteratura scritto pettegolezzo, chincaglia; la scienza una pomposa miseria, la musica un

    dotto frastuono che ha solo per scolo le orecchie. Statue e quadri si fan per le sale, non pi le sale per essi.Trionfano matematica e coreografia; matricida la primadella poesia, laltra una succursale ai postriboli. E vizivecchi e vizi nuovamente scoperti girano sfacciatamente col nome di qualche virt passata di moda. Titoli al

    tisonanti, nessun contenuto; onori a flagello, nullo lonere. Molta carta fallita, molti giornali: tua forza, laltruidebolezza; tua vita, l oblio altrui o il disprezzo . . . .Cos si esprimeva nel 1873 Carlo Dossi, tratteggiandola figura del deputato-conte Guinigi, nei Kitratti umani;e come evidente il motivo del parlamentare servivaqui da semplice pretesto per una tirata di stampo oratorio classico in cui riaffioravano i temi noti: la merci-

    22

    3 C. D o s s i , Castit e onest, in Romanzi e racconti italianidellOttocento, Dossi, a c. di C. Linati, Milano, Garzanti, 1944,p. 553.

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    ficazione dellarte ridotta a chincaglia , la corruzionedella classe dirigente, la degradazione della patria. Pisuperficiale il motivo in un raccontino della Serao, Lamoglie di un granduomo, del 1879, in un bozzetto del1878 di Girolamo Ragusa-Moleti dal titolo Cera una

    volta^^, e in uno sconosciuto romanzo del 1874, Lelezione a deputato del Dr. Spranghetti^^ di Valerio Bo-snelli. In tutti il tema del carrierismo politico, dellemanovre elettorali, dellarrivismo, chiaramente solodi repertorio, ma ci d la misura della diffusione di questo motivo che cominciava a toccare anche una produ

    zione decisamente di consumo.

    23

    4. - I l c o n s e n s o b o r g h e s e d e l D e S a n c t i s .

    Nel 1876 appariva invece in volume Un viaggioelettorale pubblicato precedentemente dal De Sanctisa puntate nellappendice della Gazzetta di Torino Illibro si riferiva alla recente esperienza di una contrastatalotta elettorale che il De Sanctis aveva affrontato nelleelezioni del novembre del 1874. Candidato in due Collegi, Sansevero e Lacedonia, era riuscito nel primo, ma

    M. Serao, La moglie di un granduomo, in Dal vero, bozzetti, MOano, Perussia e Quadrio, 1879.

    32 G. Ragusa-Molet i , Cera una volta, in Aloe, Palermo,tip. ed. Vizz, 1878.

    V. B o s n e l l i , Lelezione a deputato del Dr. Spranghetti, Milano, Agenzia giornalistica di L. Milani, 1874.

    F. De Sanct i s , Un viaggio elettorale, Napoli, Morano, 1876.35 Venne pubblicato dal 1 febbiraio al 1 giugno 1875.

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    nel secondo, suo collegio di nascita, si era avuta unacomplicata vicenda di ballottaggi e annullamenti arbitrari dei risultati. Allora, prima del secondo ballottaggioindetto per il 17 gennaio 1875, il De Sanctis si decisea compiere un viaggio elettorale nellTrpinia, viaggio che

    fornir poi la materia di questa cronaca. A dire il veropi che di cronaca si dovrebbe parlare di racconto dalmomento che il materiale viene coscientemente rielaborato e inserito in uno schema narrativo. Per il De Sanctisquellesperienza trasferita sulla carta si configurava come un concetto momentaneo, derivato da impressioni

    fuggevoli e appassionate, e alquanto idealizzate a mododi artista , che conferiva alla storia, sottratta dallangustia dinteressi e di caratteri personali , un valorepi alto e pi umano In questa premessa apparivagi implicito il tipo di operazione che lo scrittore si accingeva a compiere: egli poneva al centro della storia

    lio, che occupava lintera scena e dominava lazione, unpersonaggio unico la cui vicenda non aveva alcun rapporto con la realt scelta come fondale. I moti della suacoscienza, costruita sui moduli letterari delleroe romantico, si sovrappongono continuamente alle cose, i personaggi, gli ambienti si muovono, parlano, agiscono, so

    lo quel tanto che consenta allio narrante un movimentoe uno sviluppo. Qui insomma il motivo delle elezioniviene inserito in una tipica situazione romantica dove

    24

    F. De S a n c t i s , Un viaggio elettorale, in F. De SanctOpere, a c. di N. Gallo, Introduzione di N. Sapegno, Milano-Napoli,Ricciardi, 1961, p. 1178.

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    lo straripare delleroe, solitario e incompreso, postulala presenza di un elemento di opposizione, che dia modo cio allautore di articolarvi il contrasto, la lotta.

    Cosa luomo! Io ho l un nido riposante e sicuro, l stimato da tutti, amato da molti, e debbo correreappresso alle ombre, cacciarmi tra monti e dirupi inpaesi meno civili, dove pochi mi conoscono, e nessunoquasi mi comprende, e dove il mio nome trastullodelle loro piccole lotte e piccole passioni

    Per questo carattere, in fondo anacronistico, dellastruttura del racconto, il Viaggio elettorale di De Sanctisnon rifletteva lideologia dopposizione degli intellettuali, ma semmai lideologia di quella classe dirigenteche essi accusavano di tradimento e di corruzione. Lasituazione veniva dunque completamente rovesciata; ilmalcostume politico, i brogli elettorali e le camorre, ve

    nivano riportati dal centro alla periferia: Ciascuno di questi centri ha qualche ricco sfondato, qualche leguleio cavilloso, qualche camorrista, cheanche in America ci sono i camorristi, un sopracci checomanda a bacchetta, e l la chiave La corruzionenon era dunque una colpa della classe politica, ma al

    contrario un male cui essa doveva riparare, promuovendo lo sviluppo della regione; uno sviluppo che poi sicompendiava principalmente in quello che era stato peranni un caposaldo della politica della Destra; lincre-

    25

    F. De S a n c t i s , cit., pp. 1182-83.38 F. De S a n c t i s , cit., pp. 1200-1201.

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    mento delle vie di comunicazione, lespansione della rete ferroviaria.

    Tutto si trasforma, e qui la trasformazione lenta.Si animi Montecchio, venga la ferrovia, e in piccol numero danni si far il lavoro di secoli

    Il risorgimentale De Sanctis presentava dunque unavisione ottimistica della nuova Italia, riuscendo mirabilmente a comporre grazie ad una morale formale ognicontraddizione della realt.

    Addio, Bisaccia, dove vidi qualche strada netta,e dove non vidi nessun cencioso, nessuno che domandas

    se lemosina-. Avevi anche tu i tuoi cenci, le tue miseriee le tue discordie, ma le occultasti come in d di festa,e mi accogliesti leta e cortese

    Una stessa morale poi guidava il giudizio dello scrittore sulla pulizia delle strade come sui rapporti di classe esistenti in quei paesi:

    In questo entra un uffiziale e va diritto alla stanzaassegnatagli, con un modesto riserbo che mi piacquemolto. E cosa son venuti qui a fare i soldati? Domandai a don Pietro.

    Ora tutto finito Erano i contadini che volevano dividersi le terre del Formicoso C una qui-

    stione grossa qui sotto Quistioni cos fatte vannorisolute subito Se indugi, inveleniscono

    26

    35 F. D e S a n c t i s , cit., p. 1201.F. De Sa n c t i s , cit., p. 1215.

    i F. De S a n c t i s , cit., p, 1212.

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    Per un verso dunque questo Viaggio elettorale conteneva alcuni degli elementi gi classici nella narrativadi ambiente parlamentare, la corruzione, la pressionedel potente sul debole, la vanit dellelettore:

    E in primis hai a sapere che ogni elettore sovrano, e se ne tiene, e vuol essere trattato col lustrissimo,e pi gi in quei tali gradini, e pi gli hai a fare lacorte e te gli hai a professare umilissimo servitore

    Mancava totalmente invece al De Sanctis una qualit indispensabile al narratore, una capacit di visionecritica che consente di rappresentare gli eventi, gli oggetti in un alone, di volta in volta, tragico o umoristico.L azione, nel costante riferimento alla coscienza del narratore, deformata e soffocata dal suo onnipresente giudizio, scaricandosi cos di ogni espressivit, come avvienead psempio macroscopicamente in questa descrizione digiornata elettorale paesana:

    I signori di Maria avevano diviso i contadini invarii gruppi, e ciascuno si era fatto capo di un gruppo.Il mattino di buonissima ora sotto una pioggia a sec-cliie eccoli intorno a riunire ciascuno il suo gruppo, enon ci fu ragione, n scusa, tutti dovettero marciare.Erano apparecchiate alcune carrozze, e i signori vi fic

    carono i contadini o troppo cagionevoli o troppo gravidet, ed essi a cavallo, chiusi ne mantelli. Attraversarono Guardia, acclamando, svegliando quella buonagente, e giunsero in Andretta a ora, fradici di acqua.

    27

    F. De Sanct is , cit., p. 1199.

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    ma contenti, acclamando e acclamati. Il guaio era perimasti a piedi. E costoro, pigliando la via dritta e breve,si gettarono alla valle dellIsca, attraversarono i torrenti, scalarono le alture, dando il grido nelle cascine,raccogliendo per via elettori, e muli e asini, quanti potevano, e giunsero anche a ora tra risa e applausi. La

    pioggia aveva messo l leguaglianza tra contadini e signori, anzi vedevi con rara abnegazione qualche signorea piedi e qualche contadino a cavallo

    ,5. - R i f l e s s i d e l l i d e o l o g i a d o p p o s i z i o n e n e i

    c r o n i s t i .

    Visione da reporter quella che offrivano heglistessi anni Leone Fortis e Giovanni Faldella nelle lorocorrispondenze alVlllustrazione italiana e alla GazzettaPiemontese; una visione necessariamente scettica e di

    sincantata del Parlamento italiano, piena di humour edi brio, mai complice tuttavia, e perci implicitamentesatura di carica critica e di potenzialit corrosive.

    Le cronache del Fortis, raccolte nel 1877 nel volume Conversazioni^, pur scodellando le solite pietanze(i brogli elettorali, la corruzione, linesistenza dei par

    titi), cucinate con i consueti ingredienti (fino alla descrizione di Montecitorio, la classificazione dei tipi di

    28

    F. De S a n c t i s , cit., pp. 1242-43.L. F o r t i s (Doctor Veritas), Conversazioni, Milano, Treves,

    1877.

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    candidato e il pisolino del deputato in aula), non mancavano in particolare di una carica polemica alimentatadalla visione della rappresentanza come un meccanismoben regolato da pochi manovratori al di sopra del cittadino.

    Levi dal paese un duemila persone che lhanno

    fatta, e che ora la manipolano, la stirano, la cucinanoe la vendono, e poi la scena cambia

    Diceva il Fortis a proposito delle crisi di governo: Vuol dire che una crisi che non ha radici nel paese,perch non lui che lha fatta, ma loro, cio quei signori di Montecitorio, i quali si credono tutto il paese . . .

    il vero pubblico e gran pubblico a tutto ci assiste,come ad uno spettacolo, e applaude o fischia non perconvinzione ma per impressione, da artista, il piii dellevolte, e spesso facendo larte per larte

    La classe dirigente cos veniva messa sotto accusacome responsabile del distacco del cittadino dalla cosapubblica:

    L indifferentismo politico, quando di malumore, della specie peggiore ha un carattere difficile, nervoso, bilioso brontolone, burbero, bisbetico si infastidisce di tutto, si anno]a di tutto.

    Interrogatelo, se vi basta lanimo, su quello che ipoliticanti chiamano la situazione. La crisi? Uno scandalo, una rovina. Preferite che resti il Ministero? Dioguardi. Che cada? Bel gusto! Chi gli succeder? Che

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    L . For t i s , cit., p. 200.L. F o r t i s , cit., pp. 202-3.

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    me ne importa? Peruzzi? Preferisco laltro. Depretisallora? No certo; quellaltro ancora. Sella? Ma no. Quale dunque? Un altro, pur che sia. Quello che non c.Si. Appunto perch non c. E se insistete, si stringenelle spalle e vi pianta in asso oppure vi dice netto

    e tondo: Non mi seccate con le vostre interrogazioni non vo saperne non amo parlarne. Non cun partito politico in cui abbia fede non c un uomodi Stato che io preferisca ad un altro. Quello che va,per me, vale quello che viene. La sinistra vale la destra,e tutte due valgono i centri Lo sguardo del Fortis

    era dunque quello delluomo risorgimentale che non siriconosceva pi nella confusa realt post-unitaria, alpunto che a volte, perduta la capacit di ironizzare e ildistacco del cronista, si abbandonava ad amare sotto-lineature moralistiche che coinvolgevano nel giudizionegativo lintera societ del tempo:

    Le elezioni sono i baccanali della politica. Tuttovi permesso e il libito pi che il licito tutto vi sgangherato le promesse come le minaccie una orgia di parole e di frasi fatte, di declamazioni che

    ubriaca i pi sobri un caldo e pesante fumo di crapula morale che offusca i cervelli pi sani una neb

    bia densa e palpabile che sforma gli oggetti, e attraversoalla quale tutto prende forme fantastiche uno strepito immenso di urla senza senso, di ciance senza pensiero, di garriti, di guajti, di protesta, di violenze

    30

    L. For t i s , cit., p. 189.

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    qualche cosa che tuttinsieme un miagolio, un latrato,un grugnito, un belato, un muggito, un ruggito . . . mache della voce umana ha perduto il timbro e laccento

    La visione del Faldella invece, corrispondente della Gazzetta 'Piemontese ma poi deputato e senatore, non

    perdeva mai il suo distacco; nella tradizione dei Petruccelli, ironici e disinvolti cronisti di una realt cherinunziano a modificare, lo scrittore riusciva a non deformare mai con una visione moralistica quel caleidoscopio di figure e cose, di ambienti e personaggi che costituiva per lui una miniera inesauribile di stimoli e di

    impressioni. Sacrificate le sue migliori qualit di scrittore nellesercizio di quel giornalismo che lo costringeva a scrivere a suon di tamburo, a fischi di locomotiva, a morsi di telegramma il Faldella conservavaanche in questa cronaca la capacit di rompere una struttura narrativa attraverso il continuo trasferimento del

    losservazione sui pi diversi piani. In queste corrispondenze (quattro volumi raccolti nel 1882 sotto il titolocomplessivo di Salita a Montecitorio) lo scrittore intendeva tracciare una cronaca del Parlamento negli anni1878-1882, in un periodo, per dirla con lui, cos nettamente rifilato nella Storia, come in questo del trapas

    so dalla rappresentanza nazionale per suffragio ristrettoed uninominale a quella per suffragio allargato e scruti-

    31

    i* L. F o r t i s , cit., p. 453.G. F a l d e l l a (Cimbro), Salita a Montecitorio (187882), I

    paese di Montecitorio, Torino, Roux e Favaie, 1882, p. 21.

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    nio di lista Ma la seriet dellintento veniva continuamente contraddetta dalla deformazione ironica dipersonaggi e ambienti, dalla concrescenza di episodi collaterali che ricostruivano una struttura narrativa entroquella pi vasta dellitinerario del protagonista Cimbroattraverso Montecitorio. Come avviene in questa descri

    zione di giornata elettorale in cui lattenzione dello scrittore si sposta immediatamente dallevento politico allospettacolo stravagante dei manifesti e delle scritte murali, che diventano pretesto per uno dei tanti scorci narrativi che pullulano liberamente qua e l:

    Era un vespro cocente. Si vedevano gruppi caldidi signori eleganti con le tube lucenti che si erano posatesui seggi elettorali le muraglie erano impiastrate dimanifesti, bottelli, strisele di carta portanti una predica,una raccomandazione, o semplicemente il nome di uncandidato. Ce ne erano di tutti i colori, dal verde dellasperanza al rosso della concitazione, e presentavano tutti gli effetti dal cartellone teatrale fino alla grida prefettizia, dalla dolcezza aranciata delle scatole di confetti allinvito economico della carta lucida e fiammante che avvolge il caff di cicoria . Con linchiostroindelebile, come quello che serve a segnare la biancheria, si erano stampacchiati, scarabocchiati i nomi deicandidati sul pavimento dei portici, sulle lastre dei marciapiedi, sui nitori pi recenti delle case, onde racconta-vasi che se ne erano offesi i proprietari e avevano vo

    32

    50 G. F a l d e l l a , cit., pp. 3-4.

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    tato contro il candidato che anner le loro tinte fresche Cos continuando con variazioni sul tema, fino alla felice divagazione dellepisodio del filosofomonello che attacca brandelli di manifesti politici al Cagnolino Grifone .

    Per il Faldella dunque il Parlamento, la vita poli

    tica della nuova Italia non era che un pretesto; le stessedisfunzioni, le magagne della rappresentanza, cos noteormai da apparire di repertorio, non turbavano il tonofaceto del narrare; anzi su esse lo scetticismo dellautorepoteva esercitare limpidamente le proprie capacit dideformazione, evitando il rischio di cadute nel patetico

    o nella retorica. Basta vedere come il noto motivo delladipendenza del deputato dallelettore diventava il mezzo per una inesauribile incursione, a dirla con lautore, in tutto il movimento sociale contemporaneo .

    A sentire i deputati piii risancioni, gli elettori sirivolgono loro per un posto da cantoniere stradale e per

    un posto dambasciatore a Parigi; per una boccetta diacqua dodore e per una rehquia di santo; per lacconciatura di una sposa e per un vestiario da ciociara dasfoggiare a un ballo di beneficenza in costume; per unaprovvista di liquore eucaliptico febbrifugo e per un mosaico rappresentante la Sacra Famiglia, da collocarsi sul

    laltare nuovo ( . . . ) Si domanda la fermata del Duilio davanti al porto, per sollazzo ed istruzione degli sbarazzini che fanno capriole sul molo; si domanda la fer

    33

    G . F a l d e l l a , cit., pp. 14-15.

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    mata del treno reale davanti ad una stazione di ultimaclasse, acciocch la moglie del sindaco possa presentareun mazzo di fiori e mostrare la sua veste nuova alla Regina ( . . . ) Fu un vecchio senatore . . . che raccontava-mi, come quando egli era deputato al Parlamento subalpino, un parroco gli scrisse perch gli comperasse a

    Torino e poi gli portasse al paese un nuovo tricorno; eun elettore benestante una volta gli signific come avrebbe gradito da lui qualche cartella al portatore, tanto pervedere come erano fatte

    Nella sua cronaca, come si detto, il Faldella riportascrupolosamente tutte le magagne del sistema rappresentativo, dalla corruzione elettorale a quella nel Parlamento e nel Governo: la registrazione cos umoristicae scettica implicava laccettazione di una realt immodificabile e perci neppure criticabile. Perci in questoreportage il suo sguardo si spostava liberamente da unospettacolo allaltro senza limpaccio di alcun mito; persino il motivo dellet risorgimentale contrapposta allepoca post-unitaria si dissolveva come topos polemiconella figurina del tipo, ormai classico, del patriota perseguitato, esule, poi deputato colto e integerrimo Qui-rico Filopanti, corrosa da un sottile humour dissacratorio;

    Oltre allacqua e al pane, ci ha il giubbone nero,un po roso, ma tuttavia pulito; ci ha il gran collettobianco; ci ha le stelle in cielo, ci ha delle consolanti

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    52 G. F a l d e l l a , cit., pp. 40-42.

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    aspirazioni in testa; ci ha lItalia a Roma; si tiene sicurodellavvenire nel nome del popolo e di Dio, ed egli stoicamente felice. Quando veggo questi vecchi patriotisapienti e virtuosi, benedico Iddio che li ha creati, elo prego che sperda o per lo meno riduca di molto laschiera dei giovani che sono un ribrezzo e un raccapric

    cio in paragone dei vecchi; i giovani tarlati nei lorovizi elzeviriani; e peggiori i giovani che non comprendono neppure gli elzeviri e si occupano solo di teste dicavalli e dello scoscio delle ballerine

    Le scelte espressive erano dunque il veicolo attraverso cui passava il rifiuto del Faldella, un rifiuto tanto

    pi totale in quanto non articolato in una contrapposizione passato-presente, virt-vizio, bene-male che costituiva lo schema su cui era costruita nel complessoquesta letteratura parlamentare. In un altro libretto delFaldella, Roma borghese del 1882, alla corrosione diuno dei pilastri ideologici della nuova Italia, il mito del

    la Terza Roma rinnovante i fasti della Roma imperiale,si univa la vanificazione ironica del mito propulsoredella nuova civilt industriale e cio del mito del progresso:

    Mi si aggiunse lamico deputato Del Vecchio, prode garibaldino nei giorni della lotta, ed ora pieno di

    buona volont ed ardente di rapido entusiasmo per ogniidea, e per ogni uomo, che accenni a far succedere al

    35

    53 G . F a l d e l l a , Il Paese di Montecitorio, cit., p. 159,

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    sigillato periodo eroico della ricostituzione politica unaepoca di pace e concordia, di floridezza morale, economica, industriale, commerciale, agricola. Quindi egli adogni telaio che si innalza, ad ogni spola che frulla, adogni senatore Torelli che pianta un eucalipto, ad ogniTrappista che fa saltare colla dinamite e treppica una

    zolla di agro romano, ad ogni commendatore Cirio checon nutrita fantasia vuole ampliare limpresa dei Certosini, e colle braccia dei galeotti ridurre tutto il deserto romano in un giardino di fragole e patate, e intantocon forza rinocerontesca spinge migliaia di vagoni italiani per tutta lEuropa, e fino in Siberia, carichi di fiori,

    carichi di frutta, e preceduti da talagrammi come dicelui, ad ogni commemorazione di Nino Bixio, ad ogniriparlarsi del nostro dirizzone mercantile verso lIndo-Cina, Pietro Del Vecchio si agita, si sparpaglia, si volatilizza: cerca allacciare un mondo di preziosi accordi,fondere un crogiuolo di egregie volont; e per lo menoscrive un opuscolo, una serie di corrispondenze, fa unodei suoi viaggi circolari da domiciliato in ferrovia, monta scale, suona campanelli, e stringe e pizzica calorosamente centinaia di mani

    Lx) stile faceva dunque del Faldella scrittore un ap

    partato, estraneo cos allesaltazione delle magnifichesorti e progressive come alla proiezione nostalgica divalori positivi nellagonizzante civilt preindustriale. Co-

    36

    G. F a l d e l l a , Roma borghese, a c. di G. Mariani, Bologna,Cappelli, 1957, pp. 112-113, (la prima edizione Roma, 1882).

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    s il motivo del Parlamento non costituiva, come per altri scrittori, il perno di una visione fortemente ideologizzata della storia, simbolo e chiave di un destinocollettivo, ma appariva solo uno degli elementi costitutivi di una realt che, scomposta e frantumata particella per particella, con il bisturi dellironia, non restava inpiedi altro che nel suo fragile involucro.

    6. - C i v i l t a r t i g i a n a l e e c i v i l t i n d u s t r i a l e :

    VALORE EMBLEMATICO DEL ROMANZO PARLA

    MENTARE.

    Il romanzo di Bersezio Corruttela, del 1877 raccoglieva, inseriti per la prima volta come elementi chiave in una struttura narrativa, tutti i motivi dellideologia di opposizione degli intellettuali nei termini gifssati: l accusa ai nuovi valori di cui era portatrice una

    classe dirigente identificata con lalta borghesia finanziaria; il maneggio della cosa pubblica al servizio degli interessi di questa borghesia; lipostatizzazione dei vecchivalori della societ agricola preunitaria. Linteresse maggiore di questo romanzo, ambientato nella Firenze capitale, stava nella decisione con cui lautore simboliz

    zava lopposizione della vecchia e della nuova civiltattraverso il contrasto tra il binomio campagna-virt,citt-vizio. Questo binomio, gi topico in un ampio settore della narrativa preunitaria, nel romanzo rusticale.

    37

    55 V. Bersez io , Corruttela, Milano, Tip. ed. Lombarda, 1877.

    y3 . B r i g a n t i .

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    acquistava ora connotati del tutto diversi, perdendo laimpostazione pedagogica e il carattere manzoniano dicristiana riproposizione del mondo degli umili. Esso diveniva invece lo schema entro cui si svolgeva litinerario spirituale delleroe borghese: la campagna non veniva pi utilizzata sociologicamente, come contesto di unumile strato sociale da riscattare, ma simbolicamente,come punto' di partenza di un viaggio tra due dimensioni temporali. La civilt madre rurale, tradizionale, erala dimensione del passato da cui il protagonista tendevaa staccarsi nella misura in cui formulava un progetto.Questo infatti nasceva da una tensione verso il futuro,simbolizzato dalla civilt urbana, e solo la realizzazionedel progetto poteva implicare una possibilit di integrazione nel presente da parte delleroe borghese. La riproposizione del binomio campagna-citt nella nuova situazione dellItalia unificata non era dunque casuale, masi legava profondamente alla difficolt degli intellettualiad integrarsi in questa realt. Sradicati dalla vecchia societ e insieme privi di un nesso organico con la nuova,essi proiettavano in uno schermo ingigantito il drammadel loro ceto e del loro gruppo. Perci la storia, pi volte ripetuta, di questo itinerario, non poteva essere che

    la storia di una sconfitta, cio della impossibilit di attingere al presente. Nella duplice modalit in cui si presentava, il protagonista che si integra nella nuova civilt, o il protagonista che, dopo aver sperimentato, faritorno alla matrice, il finale di questa storia implicavasempre il fallimento. Nel romanzo del Bersezio si aveva

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    l esemplificazione di ambedue le modalit: dei tre personaggi che vanno dalla campagna alla citt in un tentativo di realizzare il proprio destino nellambito dei nuovi valori, due dovranno recuperare una possibilit diintegrazione sociale al livello tradizionale, con il ritor

    no alla comunit rurale prima rifiutata. Il terzo potrs attingere ad un pi alto livello sociale, ma pagando ilprezzo della rinunzia ad ogni valore. Il dramma stavadunque nella perdita della totalit: da un lato il raggiungimento della meta implicava laccettazione di unavita spogliata dei valori, un prezzo tale da vanificare il

    progetto rivelandolo come illusorio; dallaltro la rinunzia al progetto comportava il recupero dei vecchi valorie la perdita della storia. In ogni caso la sconfitta delleroe si identificava con limpossibilit di vivere il presente, di recuperare cio una dimensione vitale totalein cui si realizzasse la coesistenza del passato, presente

    e futuro.Il Parlamento, la carriera politica si prestava nel mi

    glior modo a simbolizzare il progetto delleroe borghese,riuscendo a sintetizzare potere e corruzione, fasto e miseria morale; esso rappresentava una meta adeguata allambizione e alla sete di successo della giovent post

    unitaria stigmatizzata da questi scrittori, e insieme erala scena su cui si muoveva e agiva quella classe dirigente che era, come si visto, il bersaglio polemico dei cetimedi emarginati. Cos gi in Corruttela progetto del personaggio e politica si mescolano; infatti la fortuna delpersonaggio inurbato verr costruita con la complicit

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    del banchiere De Conti che vedr la scalata al poterepolitico in funzione dei propri interessi finanziari. Delresto gi nel 1878, nello schema che il Verga tracciavaper il suo ciclo, lambizione politica appariva come unadelle forme della fantasmagoria della lotta per la

    vita incarnata nellOnorevole Scipioni, frutto degliamori illeciti della Duchessa di Lejra col cugino La Gur-na, l uomo dallingegno e dalla volont robusta, ilquale si sente la forza di dominare gli altri uomini, diprendersi da s quella parte di considerazione pubblicache il pregiudizio sociale gli nega per la sua nascita il

    legale, di fare la legge, lui nato fuori della legge Non a caso dunque lOn. Scipioni veniva progettato dalVerga come un vinto colle stimmate del suo peccato,che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virt consunto dal congegno della sua passione. Lavisione verghiana della societ contemporanea andava

    ben oltre il livello di consapevolezza di altri scrittoriche rappresenteranno un analogo dramma; il fallimentodei suoi eroi coinvolgeva il rifiuto dellideologia del progresso, tipica dellindustrialismo, implicando una impossibilit strutturale di inserimento nel presente, e non silimitava dunque alla polemica verso una specifica classe

    dirigente ed i suoi costumi.

    40

    ^ G. Verga , Lettera a Salvatore Paola Verdura, 21 aprile1878, in R. Bertacchini, Documenti e prefazioni del romanzo italianodell'Ottocento, Roma, Studium, 1969, p. 230.

    57 G. Verga, Prefazione ai Malavoglia, Milano, Mondadori, 1939.5* G. Verga, Prefazione ai Malavoglia, cit.

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    Se la matrice del tipo di narrativa post-unitaria risiedeva, come si detto, in un pi vasto processo sociale che stava dando origine alla figura dellintellettualemoderno sradicato e declassato, non si deve dimenticareche lo schema del viaggio dalla campagna alla citt, conil connesso fallimento del protagonista, derivava ai no

    stri scrittori dal romanzo francese dellSOO. Da decenniquesto aveva popolato la letteratura di schiere di giovanieroi alla ricerca del successo nella Parigi della politica edel giornalismo, nella metropoli immensa che schiacciava ciecamente ambizioni e illusioni. I romanzi francesi, di Balzac, di Daudet, di Maupassant e in partico

    lare di Zola, influenzeranno largamente i minori narratori italiani nella costruzione di intrecci, nelle situazionie persino nella descrizione di ambienti. Cos, la vita parlamentare e il mondo del giornalismo, ricalcati negli elementi pi vistosi e superficiali dal romanzo francese, siprestavano assai spesso a fornire uno sfondo contempo

    raneo alla fiacca ripetizione di trame e personaggi desunti da una vieta tipologia tardo-romantica ancora utilizzata nella pi banale narrativa di consumo. L avventosulle scene letterarie del romanzo di costumi contemporanei imponeva anche qui una coloritura modernacapace di creare nel lettore lillusione del vero, limpres

    sione che la storia narrata portasse alla ribalta modalitdi vita e problemi del momento. Perci la vita politicapost-unitaria non solo ispirava alcuni tra i pi significativi romanzi degli anni tra Ottocento e Novecento,nei quali era simbolicamente utilizzata come immagine

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    della sconfitta delleroe borghese; ma era presente, comemotivo di repertorio, in gran parte della narrativa diconsumo del tempo, in funzione di immobile scenario aduna stracca trama dappendice oppure, pi limitatamente, in rapidi commenti dellautore o nei dialoghi, ovveroincarnata in qualche personaggio di secondo piano.

    Questo avveniva ad esempio neWEredit Ferra-monti, dove Gaetano Carlo Chelli dava della societin cui viveva unimmagine caotica e convulsa, colta attraverso la Roma della febbre edilizia e delle speculazionibancarie, quella Roma bizantina che in seguito verr scelta frequentemente come sfondo di questi romanzi

    parlamentari. Si pu dire anzi che non di rado limmagine di questa Roma da Basso Impero veniva utilizzatacome simbolo di tutto un polo dellideologia di opposizione degli intellettuali. In essa si compendiava infattilidea del Risorgimento tradito:

    Impronta Italia domandava Roma

    Bisanzio essi le han dato . . . come esclamava il Carducci, tuonando contro il tradimento del mito di Roma, idea forza nel risorgimentoitaliano, perpetrato da quella classe dirigente che avevatrasformato la citt eterna in una nuova Bisanzio; unaclasse dirigente che nel 1872 il poeta stesso aveva

    identificato con gli affaristi della finanza e gli avidi appaltatori di lavori pubblici:

    G. C. C h e l l i , L eredit Verramonti, Roma, Sommaruga, 188 G. Ca r d u c c i , Ver il quinto anniversario della battaglia di

    Mentana, in Giambi ed Epodi, a c. di E. Palmieri, Bologna, Zanichelli, 1959.

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    Ma i cavalier dindustriache a la citt di Graccotrasser le pance nitidee linclita viltDicon se il tempo brontola,finiam dempire il sacco;

    poi venga anche il diluviosar quel che sar .

    Questa immagine, inoltre, veniva egualmente utilizzata da scrittori di tendenza verista, o comunque instorie di impianto realistico, come da scrittori percorsida inquietudini decadenti, in trame dominate da ana

    lisi di ambigue psicologie. Il topos di questa Roma tradita si incarner allora in due varianti, non molto diverse, della medesima immagine: una citt convulsa,avida, dominata balzachianamente da una frenetica setedoro e di potere, la Roma mossa e dinamica degli scrittori veristi; mentre appariva opulenta immobile e cor

    rotta, fin quasi al disfacimento, la Roma della sensibilit decadente. In ogni caso essa rappresentava unapotente incarnazione di simboli, un coagulo di ideologia al punto che la sua parlante presenza sostituiva appieno le parti discorsive o gli interventi diretti dellautore. Cos nel romanzo del CheUi, dominato veristicamente da una Roma di speculatori e affaristi, la presenza dellautore si riduceva a qualche brevissima interferenza nei dialoghi, come in questo dove riappaiono lesolite accuse alla corruzione del Parlamento:

    Che cosa cera dunque di stabile nella baracca?

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    Quandanche nessuno avesse voluto prendersi lincomodo di buttarla giii, ci pensavano da s i mangioni delParlamento, rovinando tutti gli interessi, facendo a chile commette pivi marchiane . Roma faceva da sfondoanche ad un romanzetto alla francese di L. A. Vassallo,Diana ricattatrice ma si trattava di una Roma convenzionale, tra aristocrazia e giornalismo, priva di connotati reali, uno sfondo di comodo ad una frusta storiadi avventuriera dai tratti fatali . Al parlamento soloun cenno, visione ancora una volta negativa ma distratta, da giornalista che ripete la propria noia delle sedutedi Montecitorio:

    Se invece, lo stesso lettore avesse potuto assisterealla medesima seduta, da una tribuna di Montecitorio,avrebbe visto un omino arrochito parlare tra la noia,gli sbadigli, le ciarle duna cinquantina di colleghi;avrebbe udito, alla fine del discorso, due o tre amicipersonali o politici mormorare un bene, se non dapprovazione, almeno dironica gratitudine

    In un romanzo di Giuseppe Marcotti, Il trionfo diGardenia*^, lambiente politico e giornalistico servivainvece come gratuito pretesto ad una trama centrata sulconsunto personaggio della signora del demi-monde al

    suo patetico e generoso tramonto. Per rappresentare

    44

    G. C. C h e l l i , cit., pp. 81-82. L. A. V a s s a l l o , Diana ricattatrice, Milano, Treves, 1886. L. A. V a s s a ll o , Diana ricattatrice, Milano, Treves, 1916,

    p. 217.^ G. M a r g o tt i, Il trionfo di Gardenia, Roma, Sommaruga,

    1884.

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    linconsapevole carnefice delleroina, lautore delineavauna poco credibile figura di giornalista-deputato che anticipava rozzamente, con le sue vicende, il Pascal pirandelliano. La vita politica, come si detto, era utilizzataqui solo come motivo di repertorio, e ritornavano dunque tutti i temi gi noti: la corruzione elettorale, le ma

    nipolazioni di voti, le pressioni e le minacce governativesugli elettori, il trasformismo dei deputati, i retroscenapoco chiari del giornalismo, il nesso Banche-vita politica.

    7. - P r e s e n t i m e n t i d i u n a n u o v a c r i t i c a s o c i a l e .

    Motivi questi tutti presenti anche in Fidelia unromanzo dappendice di Arturo Colautti, costruito conqualche ambizione letteraria. Anche qui lo sfondo parlamentare e la competizione elettorale rappresentavanoun motivo di repertorio esterno alla storia, imperniatasu moduli tardo-romantici, la tisi e la morte delleroinaFidelia, complicati da echi scapigliati, lo scatenarsi diuna smaniosa sensualit nellammalata. Lautore contrapponeva polemicamente Fidelia al protagonista, il dottorPaolo Speraldi, schematico rappresentante del credo positivista: ma la sconfitta di questo, la dimostrazione dellinsufficienza delle leggi scientifiche di fronte alla variet e alla ricchezza della vita, si realizzava a sua voltapositivisticamente. Sar infatti il bisturi che, con la scoperta della maggiore complessit del reale, dar per al

    45

    A. C o l a u t t i , Fidelia, Milano, Galli, 1884.

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    dottor Speraldi la prova della deterministica validit della scienza. Fidelia, il cui cadavere veniva descritto dallautore con naturalistica spietatezza, moriva uccisa appunto da quellamore che la medicina le aveva vietato.Le digressioni elettorali non si integravano dunque nella vicenda centrale, ma rimanevano, come esteriore espe

    diente, a collocare la storia in un clima contemporaneo.La presenza di tutti i motivi gi noti, corruzione, brogli, trasformismo, connivenza del governo con industriae finanza, non si sistemava per interamente nel quadro consueto: allaccusa contro la classe dirigente, siuniva per la prima volta, un orientamento contrario al

    sistema rappresentativo in quanto tale. Anche in quellaere purissimo nuotava un miasma:

    la febbre della rappresentanza. Tutti volevano esseremembri di qualche cosa o presidenti di qualcheduno.La deputazione era lideale di 8521 elettori rivaccinatie quasi tutti analfabeti. Quel paese, cos bello e cos

    povero, altro non era, in fondo, che una vittima di pidel sistema costituzionale. Il Governo, che lo sapeva,ne aveva fatto uno dei suoi ovili, una delle sue incubatrici

    Questi accenti antiparlamentari non si inquadravanoancora, come avverr tra breve, in una corrente ideolo

    gica antidemocratica, in una visione ostile alle masse;la loro radice stava in una concezione elitaria che si richiamava ancora al modello del Risorgimento:

    46

    ^ A. C o l a u t t i , Fidelia, Milano, Barion, 1919, p. 76,

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    Spirito democratico, ma dittatorio, un po alla maniera di Garibaldi, non aveva mai compreso la necessit delle urne. Il sistema rappresentativo co suoi meccanismi complicati e costosi, era per lui uno splendidononsenso. Spendere un anno a discutere in cinquecentoquanto un sol uomo dingegno potrebbe fare in un gior

    no; ecco, per esempio, un metodo che non gli andavagi. Il perch di quelle perenni logomachie, che lasciavano tutti del parere di prima, gli sfuggiva interamente.L idea di parte era superiore alla sua intelligenza apertasoltanto allidea di patria

    L obbiettivo polemico tuttavia si andava gi modi

    ficando: appariva il termine borghesia , connotatonegativamente non pi perch corrotta e avida, ma perch vile, meschina, materialista quale apparir fra qualche anno nella polemica degli esteti, degli egoarchi, deinazionalisti:

    Ah! questItalia borghese, felice de suoi monumentini, delle sue festicciuole, delle sue esposizioncelle,tutta intenta a suoi piccoli affari e a suoi piccoli scandali, vivente giorno per giorno di pettegolezzi e dintri-gucci, di chiassetti e spassetti ", come non avesse nuna storia, n un avvenire, somigliava mediocrementequella Donna guerriera da lui traveduta tra il fumobianco delle battaglie, nellepiche visioni del bivacco.Non era, a sentirlo, una grande potenza: era una grande

    47

    A. CoLAUTTI, cit., p. 92.

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    massaia, che pensava a suoi bachi affetti dalla dissenteria, alle sue vigne fillosserate, ai suoi ulivi infestatidalla mosca olearia, ai suoi raccolti compromessi dagliscioperi agrari. . .

    E con il tema della meschinit della borghesia, cominciava ad affacciarsi anche lo spettro del socialismo,

    la vilt dei nobili e dei possidenti davanti alla grande paura , e persino il motivo della strumentalizzazione delle masse da parte dei suoi capi socialisti:

    Oh! quella maledetta lotta di classe , controla quale i proprietari conterrieri cercavano di premunirsi a tempo, sia aumentando lievemente i salari, sia

    mutando radicalmente le coltivazioni, gli toglieva il sonno, se non l appetito . . . L audizione involontaria diquel terribile Inno dei lavoratori, cantato una notte davoci alquanto vinose sotto la sua finestra, lo aveva sorpreso; lincendio non accidentale di un fienile lo scosse;il taglio altrettanto doloso di un migliaio di ceppi di vite

    lo determin. Per salvare il resto, egli propose adunque, o accett, di rappresentare a Montecitorio quel proletariato, che moriva di fame e di pellagra sulla sudatasuperficie delle sue terre. Quella inverosimile candidatura feudo-rivoluzionaria e pseudo-collettivista, era, insomma, figlia della paura ben pi che dellambizione

    Nel romanzo del Colautti si avvertiva laprirsi presso gli intellettuali di una problematica nuova legata ad

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    A. C o l a u t t i , cit., p. 42.A. C o l a u t t i , cit., pp. 211-212.

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    una modificazione dei rapporti tra questo gruppo e iceti dirigenti, favorita dallevolversi della situazione economica e politica del paese. Il fallimento delle aspettative riposte nella rivoluzione parlamentare del 1876 daparte dei ceti medi, il rafforzarsi dei gruppi finanziari,

    la grave crisi economica che si protrarr fino al 1896, igrandi movimenti di massa che agiteranno la vita socialeitaliana nellultimo ventennio del secolo, determinavanouna situazione in cui le diverse posizioni cominciavanoa radicalizzarsi, favorendo, in alcuni settori dei gruppidirigenti, laffacciarsi della soluzione antidemocratica,

    poi temporaneamente sconfitta dagli avvenimenti del1898-99. La nuova atmosfera si rifletteva presso gliintellettuali, determinando tra loro una spaccatura orizzontale: su un substrato culturale dominato dalla generazione preunitaria, cominciavano ad aver voce le nuove tendenze dei nati intorno al 60. I giovani intellet

    tuali si muoveranno dora in avanti in un milieu fortemente ideologizzato, staccandosi, a differenza del vecchio intellettuale, dal ceto dorigine e subendo fortemente il richiamo dei ceti dominanti. Di fronte ai motisociali di fine secolo e al progressivo processo di mercificazione dellarte imputato allavvento delle masse

    sulla scena della storia, si sostituiva cos, alla critica contro lavidit e laffarismo della classe al potere, linvettiva contro una borghesia che, nella corsa al benessere,dimenticava i propri diritti al comando, mostrandosidebole indecisa, restia ad affermare con la forza ilproprio dominio sulle masse.

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    8 . - L a r i b e l l i o n e d e l l i n t e l l e t t u a l e : a u t o c o n -

    t e m p l a z io n e e r i f i u t o d e l l a c i v i l t in d u

    s t r i a l e .

    Cos accanto a moduli letterari gi noli, alni co

    minciavano ad affacciarsi contribuendo a siioslaiv indirezione decadente alcune soluzioni espressive tlcllamigliore narrativa di fine secolo. Il tema di-Hinerziadella volont, dellimpotenza ad agire e il lopos della volgarit della vita quotidiana, riuscivano a liiuliirresimbolicamente lideologia dei giovani intellelliiiili, an

    che se spesso si mescolavano a temi pi fnisii al eterogenei.NVUltimo borghese di Enrico Onufrio ul cscin-

    pio, era netta la prevalenza quantitativa di moduli veristi, scapigliati e persino rusticali; ma lelemciiio unificante di una trama altrimenti sparsa e disgregala, stava

    appunto nella personalit del protagonista Luciano linm-baldi. La sconfitta delleroe, in questo romanzo, gidefinitiva prima che la vicenda abbia inizio, ct)siccli icasi successivi serviranno solo a confermare un destinodi cui lo stesso protagonista possiede piena coscienza.L autore dava allo scacco del suo eroe, connotilii insie

    me storici e metastorici: da un lato infatti linerzia diLuciano iniziava con la delusione del 1866, con In scoperta dellimpossibilit ad agire gesti eroici in una so-

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    E. O n u f r i o , L ultimo borghese, in Giornale di Sicilia, 4 gennaio-1 marzo 1885.

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    ciet dominata dallaspirazione al benessere. Si trattavadunque dello schema gi noto, il progetto delleroe, ilviaggio attraverso la nuova societ, la sconfitta; ma Lultimo borghese dava questo schema come presupposto, ela storia di Luciano iniziava l dove finiva quella di altri protagonisti. La narrazione dunque trovava il suosviluppo in una direzione inedita; per Luciano non visar n ritorno, lo sprofondamento nel passato rappresentato dai valori tradizionali, n integrazione, il barattodei valori con il successo. Egli potr tuttavia recuperareil presente allunico livello possibile: l autocontempla-zione, lauscultazione della propria malattia morale. Allealtre due soluzioni, topiche nelleroe del romanzo ditipo realistico, si aggiungeva ora questa terza attraversocui leroe decadente recuperava il presente restringendola realt alla propria realt, ponendo se stesso come oggetto di contemplazione. Perci la storia di LucianoRambaldi non poteva iniziare che dopo lo scacco, e doveva articolarsi in una serie di esperimenti in cui ilprotagonista, assumendo ruoli diversi ai quali il suo ioera sostanzialmente estraneo, poteva divenire loggettodella propria osservazione:

    In lui, in questo giovine dalla faccia pallida e daltorbido intelletto, i sensi erano cos raffinati che vibravano fino alla sentimentalit; le simpatie, le aspirazioni,i desideri cos strani e cos volubili da agitarlo con motoperenne; la conoscenza del vizio cos vasta e profondache nulla ormai lo sgomentava. E con la sua mente sagace egli indovinava tutto questo, poich leggeva nel

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    suo cuore, rendevasi conto di tutto ci che avveniva inlui, di tutte le irrequietezze e le infermit del suo spirito, di tutte le insane volutt che abbisognavano ai suoisensi; esaminavasi come un ammalato pel quale ognifarmaco vano

    Cos per Luciano la candidatura alle elezioni nonrappresentava lestremo tentativo di salvezza ma un ennesimo esperimento su di s, dopo quello dellamorecasto, dellamore-passione, e poi del sacrificio dellamorestesso nel matrimonio. Tutta la sua vicenda elettorale epoi il breve contatto con la Camera, si svolgeranno al

    linsegna di quellaltro fondamentale topos decadente,la nausea delleroe consapevole della propria superiorit per la volgarit del mondo circostante;

    Luciano era costretto a star in mezzo a tutta questa societ varia e promiscua, che faceva ressa nelle suesale, insudiciava i suoi tappeti e sputacchiava sui suoi

    mobili; era costretto a star sempre col sorriso sulle labbra, a scambiare strette di mano, a promettere spaccidi tabacchi, permessi darmi, licenze liceali, pensioni digaranzia, brevetti dinvenzione, sussidi governativi; adascoltare discorsi stupidi, raccomandazioni sciocche, sollecitazioni moleste . . .

    Ritornavano cos tutti i motivi gi noti della polemica antiparlamentare: ma questa prassi politica, immutata, si svolgeva ora in un alone di meschinit, di vol-

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    E . O n u f r i o , L'ultimo borghese, a c. di S. Comes, Milano,RizzoH, 1969 , pp . 121-122 .

    E. O n u f r i o , cit., p. 191.

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    garita perdendo anche quellambigua grandezza dellacorruzione che la circondava nel romanzo di tipo realista.

    Spesso egU passava le giornate alla Camera, e colassisteva a tutto quellagitarsi e scalmanarsi di gentegretta, volgare, senza idee, senza coltura, senza carat

    tere, a tutto quellirrompere di vanit, di ambizioni,di cupidigie, a quellurto continuo e violento di interessi, a quella pompa sfacciata di ciarlatanerie, di menzogne, di falsit. Egli si sentiva soffocare da quellariaimpura che respiravasi col. Ma pi che tutto lo nauseava la vista di quei deputati, uomini nulli, che se

    guono come pecore luno o laltro partito, luno o laltro gruppo, e che nonostante non si rassegnano modestamente al loro ufficio di pecore, cio di belare, di brucare, di ruminare . . . Alla grandezza nella corruzione, che presupponeva un vasto affresco sociale in cuipoter collocare lazione delleroe, si sostituiva cos la

    grandezza nel disfacimento: il dissolversi completo della personalit delleroe postulava come unico sfondopossibile la citt estenuata e crollante, la nuova Bisanzio, la terza Roma dove si univano un mondo sepoltoche commuove , un mondo barcollante che impensierisce , e un mondo nuovo che umilia . E sar

    propri