after eight style magazine

16
4 AFTER EIGHT STYLE MAGAZINE MY FIRST LADY

Upload: vuongque

Post on 02-Jan-2017

222 views

Category:

Documents


1 download

TRANSCRIPT

N° 4AFTER EIGHT STYLE MAGAZINE

MY FIRST LADY

COLOPHONDirettore ResponsabileMassimo VaccaroTeam Manager Event SpecialistDavide TosiCaporedattoreSergio BrambillaArt DirectorAntonio RolliMusic/ClubFestival/ConcertiAldo Pacciolla - Lorenzo TiezziDamir Ivic - Francesco PaganoMotoriEmanuele D’ArgenzioPubblicitàtel. 02 [email protected]@after8magazine.comTrend FamilyROMAGNA: Alessandro Acerbi - Andrea FoxGianni BariLAZIO: Angelo Cervo - Maurizio Maradona MARCHE: Andrea TironiTOSCANA: Niccolò Armaroli - Nico MammatoUMBRIA: Gianluca CalderozziVincenzo ViceversaCAMPANIA: Dario GuidaEMILIA: Marco BartoliniLOMBARDIA: Andrea CelentanoLeonardo DionigiPUGLIA: Nico P - Salvatore Patisso

Trend1989 è registrato presso il tribunale di Milano con il numero 326 del 27/11/2015. Printed in Italy. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti e foto restano di proprietà della Fantasy Communication srl e, anche se non pubblicati, non saranno restituiti.È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e foto.Stampa Mediaprint - S. Giovanni Lupatoto (VR).

Se vuoi seguirci o dare il tuo contributo:

trend-discotec.com

Trend DiscotecTrend Discotec

trenda8

trenda8

ra il 1999 ed il 2001, mentre ancora la-voravo in Italia con

la Media Records, sono venuto spesso a suo-nare a Londra come dj guest. Suonavo al Frid-ge, al Turnmills e in quel circuito che stava a metà tra trance, techno ed hard house, spesso con Andy Farley. Mi sono trasferito qui nel 2002, quando stava inizian-do la crisi discografica, a causa dell’esplosione degli mp3. Ho iniziato

come dj resident all’Heaven. È un locale grande e storico, all’epo-ca era l’unico in centro ad avere la licenza per stare aperto fino alle 6 del mattino. Negli anni ’80 qui lanciarono la high energy e proponevano un po’ di tutto, da serate gay a serate con Tie-sto. Quando ci arrivai io volevano puntare su un sound un po’ più underground. Allora funzionavano molto la house tribale e la house progressive, quella di dj come Chus & Ceballos, e proprio sulla loro label, la Stereo / Iberican, pubblicai tre brani in quel periodo. Pian piano, quasi senza accorgermi, mi sono ritrovato col calendario pieno di date, proprio come oggi che suono un po’ dappertutto in Europa… Il perché non l’ho mai capito fino in fondo, ma senz’altro Londra mi ha aiutato. Solo a Londra poteva nascere un after per tutti, gay ed etero, come il Trade, un evento in cui chiunque poteva essere se stesso in assoluto relax. In tanti anni non ho mai visto una rissa, c’era un’atmosfera ‘hippy’ che purtroppo oggi è andata persa. Oggi, infatti, c’è una distinzione piuttosto netta tra locali gay e locali etero. Forse la Londra anni ’90 è simile alla Berlino degli anni 2000, dove un locale come il Berghain è diventato un mito per tutti, etero e gay. Certo, c’era la selezione alla porta, nei club non poteva entrare chiunque, ma oggi è tutto diventato più commerciale… perché un po’ di crisi c’è, pure qui. Ad esempio, la domenica a Londra ci sono sono solo piccoli party da 200 o 300 persone, niente di grandioso. Forse la colpa è di internet. Mi spiego: fino a qualche anno fa i club erano pieni anche di persone non appassionate di musica che volevano semplicemente divertirsi. Oggi in discoteca vanno soprattutto appassionati di musica, che sono tanti… ma manca-no tutti gli altri, quelli che oggi, nell’ambiente gay ma forse non solo, per trovare qualcuno con cui uscire usano Tinder. Londra comunque resta un luogo bellissimo per andare a ballare. Uno dei club di riferimento è l’Egg, a Kings Cross, dove suonano solo top dj. L’ultima volta che ci ho suonato, l’ho fatto tra gli altri con Nicole Moudaber e Nina Kraviz. Il Fabric purtroppo è chiuso, mentre il Ministry continua a funzionare con proposte di diver-so tipo. All’Aquarium accanto ai loro classici party deep house, ospitano anche eventi che una volta erano al Fabric… E poi c’è il Fire, con dj set di star come Marco Carola ed un after eccellente, Beyond. Io invece una volta al mese suono al party XXL, al Pul-se. È una serata gay, di solito già sold out all’una… Funzionano molto anche i party “One off”, ovvero feste in location che non sono discoteche, come il Village Underground. In Italia mi sembra che i titolari di locali vogliano tutto e subito, non capiscono che per arrivare da qualche parte ci vuole un progetto. Tra i pochi club ben gestiti c’è il Cocoricò, che infatti è conosciuto anche all’estero. In UK invece la visione artistica, la musica e i dj resi-dent sono ritenuti fondamentali da chi gestisce una discoteca.

di Francesco Pagano

T

A londrAnei clubcontA AncorAlA musicA

rovocatoria fino all’eccesso, nel trucco e nel vestirsi, così come nelle esternazioni, Lady Gaga negli ultimi è stata uno dei personaggi

che più ha fatto parlare di sé. Appena trentenne, ha trasformato il suo nome in un vero e proprio brand, apprezzato da milioni di fan sparsi in tutto il mondo; per questo motivo “Joanne”, quinto al-bum registrato in studio dall’artista, appare come una vera e propria rivoluzione dell’universo Lady Gaga. Messi da parte gli abiti e i trucchi eccentrici, Stefani Joanne Angelina Germanotta si presenta oggi agli occhi di critici e pubblico con uno stile nuovo per lei: jeans, maglietta e una chitarra... l’op-posto di quanto abbiamo visto durante tutta la sua carriera. Una ricerca della semplicità, testimoniata anche dalla scelta di presentare il nuovo disco dal vivo nei dive bar americani; un ritorno alle origini, a quando la giovane Stefani si esibiva nei bar di New York City. È come se Lady Gaga volesse ricordare a tutti che dietro quegli incredibili vestiti, a quelle maschere sfoggiate sui red carpet di tutto il mon-do, c’è sempre stata, e continua a esserci, un’arti-sta completa, capace di scrivere, suonare e cantare canzoni, che in Joanne variano per stile dal rock al pop, dalla dance al country. Non sappiamo se questo estremo cambiamento sia stato studiato a tavolino, seguendo gli insegnamenti dell’indiscus-sa icona della pop music degli anni ‘80 e ‘90, Ma-donna, che sui cambiamenti di stile e di immagine ha costruito il proprio successo. Di sicuro, sappia-mo che l’album Joanne rimarrà nella storia, quale spartiacque nella carriera artistica di Lady Gaga. I fan più accaniti apprezzeranno il cambiamento? Ci saranno altre rivoluzioni in futuro? Noi pensia-mo di sì, e se ora siamo felici di goderci la nuova Lady Gaga in versione “acqua e sapone”, non ve-diamo l’ora di assistere alla prossima mutazione.

Il nuovo dIscodI lady GaGa

rappresenta un punto dI svolta per l’artIsta

ItaloamerIcana.svestItI I pannI

dell’eccentrIcasuper-dIva, sI presenta

con una semplIcItàche spIazzerà I suoI

fan pIù accanItI.di Sergio Brambilla

P

CALLMEJOANNE

cosa stasuccedendo sulla

pIsta da ballo? adoro questa canzone,

ma non vedopIù nIente.

club BERLINo

è uN’ALTRA CoSAse cI pIace cItare la capItale tedesca,

dovremmo anche sapere e capIre che moltedelle cose che cerchIamo, voGlIamo,

pretendIamo neI club e nelle dIscotechedI casa nostra lì sarebbero bandIte.

Bella cosa, i simboli. No, diciamo davvero, non siamo ironici: che ci siano delle cose, delle si-tuazioni, delle città che diventino iconiche è in realtà un fenomeno positivo. Fa da ispirazione. Se qualcuno o qualcosa entra tanto nell’imma-ginario popolare, spesso e volentieri è perché ispira sensazioni positive: la bellezza, la voglia di fare, la voglia di condividere, la voglia di stare bene, la voglia di vivere in un contesto migliore. Poi chiaro, ci sono tutte le distorsioni del caso: quando un simbolo diventa inflazionato allora si fa stucchevole, quando qualsiasi cosa che passa viene spacciata per icona sale dopo un po’ il fastidio, quando si spacciano per fonda-mentali o rivoluzionarie cose o abitudini che tali non sono ci sta esserne seccati e tirarsene fuori infastiditi. Ok. Ma che ci siano dei simbo-li, nel mondo, nelle cose, nella quotidianità, è bello. È utile. È benefico. Anche nel clubbing.Ibiza e Berlino sono riconoscibili. Lo sono così tanto da essere appunto diventate simboli. Simboli di luoghi dove il clubbing è un pri-mo motore aristotelico, non solo economico. Dove il clubbing è rispettato. Dove il clubbing è amato in quanto parte essenziale del DNA locale. Dove il clubbing è considerato come un’esperienza positiva, dinamica, socializzan-te, fondamentale per rendere la vita un posto migliore dove stare. Quando citiamo Ibiza o Berlino, è perché vorremo che anche qua dalle nostre parti ci fosse un po’ di più del loro spirito: lo aneliamo, lo cerchiamo, voglia-mo viverlo almeno per una notte (o se non altro avere l’illusione di farlo). Quindi ecco: questo non è certo uno di quei noiosi artico-li moralisti e criticoni, “…ebbasta con Ibiza e Berlino, avete rotto le palle!”, sotto l’insegna di quel cinismo saputello che spesso affiora sui social, come reazione contraria ma anche uguale contro chi è sempre troppo entusia-sta e su di giri in modo plasticoso e superfi-ciale (o addirittura calcolato ed artificiale).Più Ibiza. Più Berlino. Sì. Però ecco: forse sa-rebbe il caso di capirle meglio. Soprattutto Berlino. Perché se Ibiza ha un modello di di-vertimento che è molto simile a quello italiano (solo che è moltiplicato nei numeri, nell’impat-to, nelle esagerazioni), il problema di Berlino è che la si cita veramente a sproposito. Alme-no fino ad adesso, e così sarà finché la capitale tedesca continuerà ad avere una sua specifi-cità – proprio quella specificità che l’ha resa “magica” agli occhi di milioni di persone. Non è un caso come oggi ci si divida abbastanza tra estimatori di Ibiza e Berlino esattamente come qualche decennio fa ci si poteva divide-re tra hippy e punk; nel primo caso si tratta sempre di clubbing, nel secondo si trattava sempre di musica, ok, ma sono proprio due approcci diversi. Completamente diversi. Ra-dicalmente diversi. Nulla vieta di apprezzare entrambi, sia chiaro: basta però essere consa-pevoli che sono due scelte di campo distinte.E quella tedesca, quella berlinese, è una scelta abbastanza particolare. Ci si riempie la bocca, qua in Italia forse ancora più che in altri posti, ma siamo sicuri di averla capi-ta veramente? Tutto lo sciame di PR, quando mette in campo nei propri post su Facebook o nelle proprie conversazioni per promuo-vere e rendere più accattivante una serata il flavour da serata berlinese (magari perché il dj è tedesco e/o vive in quella città), sa co-sta sta facendo? I clubber di casa nostra quando stanno bene in un posto e/o voglio-no parlarne bene, se dicono “È come essere a Berlino!” parlano con cognizione di cau-sa? No, perché anche nel clubbing – come in qualsiasi altra cosa delle vita – le parole sono importanti. E non bisogna per forza avere in simpatia Nanni Moretti per rendersene conto.Il punto è: il clubbing berlinese è la comple-

ta, perfetta antitesi del clubbing italiano su parecchie cose. Parecchie, e fondamentali. Chiaro? Perché se invocate tanto Berlino e tanto vi piace mettere in piazza l’immaginario berlinese quando volete parlare o far parlare di serate che vi piacciono, dovreste ricordarvi un paio di cosine. Iniziamo a fare un piccolo elenco? Iniziamo. PR: non esistono, non per-venuti, è una entità sconosciuta, è un modo di ragionare che è completamente e da sem-pre alieno al modo berlinese di affrontare la club culture. Chiaro? Quindi ecco, caro PR, se stai leggendo queste righe sappi che quando tifi Berlino tifi per l’estinzione di te stesso. Se fosse veramente “berlinese”, la serata che stai proponendo e su cui ti prendi una mini-stecca per ingresso, tu non ci saresti. Zero. L’unica cosa che potresti fare è andarci, a questa se-rata, e pagare pure il prezzo pieno per entrare.Continuiamo: privé, tavoli. Una cosa che all’i-taliano continua a piacere tanto. Bene. An-date al Berghain. Provate a chiedere dov’è il privé. Provate a chiedergli se si può prendere un tavolo, dove sbocciare. Ma prima di farlo, avvertiteci: perché vorremmo essere presen-ti quando, a domanda ultimata, il personale all’ingresso con un sorriso – o prendendovi per un orecchio – vi accompagnerà alla por-ta e vi manderà via, ricordandosi per sempre la vostra faccia per essere sicuri di non cor-rere mai il rischio di farvi entrare. Altri posti sono meno rudi, nella selezione all’ingres-so, ma questo non significa che accettino la pratica della segmentazione degli spazi in-terni in zone più o meno VIP. È una cosa che a Berlino non c’è. E se c’è, è nei locali che sono trappole per turisti. Ancora peggio per il salire in console e stare dietro al dj: è una richiesta considerata tra l’illogico e il ridicolo.Proseguiamo? Proseguiamo. “Bella gente”: una dicitura che piace un sacchissimo all’ita-liano che va nei club, perché se un posto è pieno di “bella gente” allora è un posto dove merita andare, no? Bene: sappiate che nei club di Berlino, quelli che di Berlino hanno fatto la storia e l’hanno resa un posto così magico, quella che in Italia viene descritta come “bella gente” a malapena la si farebbe entrare e di sicuro si farebbe il possibile per farli sentire a proprio disagio. Berlino non è il posto dove ci si veste “bene”, per andare a ballare. Non è il posto dove si fa vedere la messa in pie-ga fresca di parrucchiere. Non è il posto delle scarpe coi tacchi, delle giacche costose, delle camicie, delle magliette che sembrano stracci ma costano 300 euro. Insomma, non è il posto dove ci si “presenta bene”. Poi magari Ber-lino è il posto dove arriva gente vestita con elaboratissimi indumenti sado-maso, ma la regola è che si va vestiti normali, senza or-pelli, senza agganci modaioli, manco minimi, molto low profile. Perché si è là per la musica. O, comunque, per esprimere la voglia della più completa libertà (da cui il sado-maso, ecce-tera). Stare troppo attenti al proprio vestiario e al modo di agghindarsi secondo i dettami dell’ultima moda è, agli occhi di un berlinese, l’esatto contrario di entrambi questi approc-ci. Ed è, insomma, un po’ ridicolo. Come ar-rivare vestiti da gran sera alla festa di comu-nione del proprio cugino, avete presente?Quindi ecco, pensateci quando citate Berli-no, quando anelate Berlino dal punto di vista del clubbing. Il clubbing così come inteso lì è qualcosa che c’entra fino ad un certo punto con quello che succede e vogliamo far succe-dere in Italia. Niente riduzioni, niente privé, niente salire in console, niente free drink, niente foto in pista facendo (o non facendo) duckface. Berlino è un’altra cosa. La prossima volta che la tirate in ballo o la sentite tirata in ballo, per una serata a casa vostra, pensateci.

di Damir Ivic

nche in Italia, il paese latino più lontano dal groove che fa muovere i fianchi, si bal-la finalmente forte a ritmo di reggaeton.

Per far diventare “cool” il ritmo sincopato del reggaeton, quel mix impuro che mette insieme il meglio e il peggio di hip hop, r’n’b, reggae pop (eccetera) c’è voluto il successo assoluto di una sola canzone: “Lean On” dei Major Lazer, il pro-getto più scanzonato tra i tanti portati avanti da Diplo. Sia chiaro, alla potenza tellurica del bra-no hanno contribuito non poco l’apporto di Dj Snake e la bella voce di MØ, ma la figura chia-ve resta Diplo, uno che il mondo lo fa ballare da tempo. Quando all’apice dei suoi set o dei suoi concerti si mette a torso nudo e prende in mano il microfono per caricare la folla, i gridolini fem-minili non mancano mai, perché Thomas Wesley Pentz aka Diplo è anche un bel pezzo d’uomo: 178 cm di muscoli ben posizionati sotto un sorri-so da canaglia che conquista. Ma la cosa più sexy che ha, probabilmente non è il ciuffo sbarazzi-no, sono il cervello e una capacità di produzione musicale che ha affinato in lunghi anni di under-ground. Nato a Tupelo il 10 novembre 1978, nella sua carriera ha ormai prestato il suo tocco magi-co a decine e decine di superstar. Dopo gli inizi piuttosto sperimentali ma comunque pop con la britannica M.I.A., ha collaborato con Britney Spe-ars, Madonna, Shakira, Beyoncé, No Doubt, Gwen Stefani, Usher, Snoop Dogg (…). Il suo capolavo-ro l’ha però confezionato insieme a Skrillex, altro talento di confine della scena EDM, producen-do “Where are Ü Now”. Il brano ha trasformato Bieber da star per ragazzine troppo dedita agli eccessi nell’unico vero fenomeno pop globale degli ultimi anni. Godersi il making of della pro-duzione di questo capolavoro pop, in cui Skril-lex e Diplo spiegano col loro laptop come han-no creato il suono “tipo delfino che canta” che caratterizza l’inciso del brano non può non dare emozione. Perché Diplo è fatto così, ogni risul-tato che raggiunge lo raggiunge senza sforzo

apparente, senza togliersi mai dalla faccia quel mezzo sorriso che conquista. Ovviamente, dietro a un successo così globale c’è tanta ricerca e c’è pure tanto underground, visto che il dj producer americano sceglie di pubblicare sulla sua Mad Decent anche EP ’di nicchia’ come “Manifesto”, un progetto di Big Fish, mito dell’hip hop italiano conosciuto in tutto il mondo. Come ogni busi-ness man di successo, Diplo sa che con la musica oggi si guadagna poco. Per questo, tra una hit e l’altra, ha messo su una linea di cappellini, t shirt e giubbotti american style niente male. Chi è in-teressato trova tutto su diplo.merchtable.com.

differenza della siberiana Nina Kraviz, l’u-craina Nastia non è ancora una superstar globale del mixer. In certi paesi, sia chiaro,

lo è già. Ha appena preso parte ad una confe-renza all’Amsterdam Dance Event, suona all’Am-nesia di Ibiza con Cocoon e in Colombia, terra di grandi conoscitori dell’elettronica, riempie tutti i top club… Ma altrove deve crescere. Qualche settimana fa, pubblicando su Facebook una sua foto in costume assolutamente mozzafiato, Na-

stia ha scritto: “Ho suonato tre volte a Lisbona e ogni volta è stata peggio dell’altra. Evidente-mente qui il mio nome non significa niente. Da qualche parte la gente ti prende per una Dea, altrove non sei nessuno e solo la prima posizio-ne è salutare. Ma è ok essere ignorati, in fondo non ho mai fatto niente di che per essere amata. Non verrò più a Lisbona, ma ringrazio comunque le trenta o quaranta persone che hanno balla-to con me nel club…”. Quanto a carattere forte, sex appeal e capacità comunicativa, insomma, la dj ucraina non ha niente da imparare, anzi po-trebbe fare dei corsi agli esperti di marketing su come usare i social in modo vincente evitando le consuete banalità. Almeno un paio di volte la settimana, scrive cose interessanti che fanno capire che dietro a un viso da modella c’è un cervello che lavora molto, molto bene. E la mu-sica di Nastia, com’è? A differenza di quasi tutti i colleghi, su Facebook, da vera dj, segnala an-che la musica altrui, non solo la propria. E poi è una della pochissime protagoniste del clubbing di nuova generazione ad essere conosciuta più come come dj che come produttrice. Sia chiaro, da un po’ di tempo anche lei gestisce una sua label, Propaganda, ma sembra farlo soprattut-to per dare spazio a nuovi talenti più che al suo ego. Per divertirsi e per un pizzico di esibizio-nismo che in un artista non deve mancare mai, ha altri mezzi. Ad esempio, talvolta si diverte a posare come modella. JettSetter l’ha trasfor-mata in una “fashion stylish bitch”. A guardarla bene sembra pure un po’ Daryl Hannah e farebbe bella figura nel nuovo capitolo di Blade Runner.

A A

CONSOLE

DIPLO NASTIAMARTINGARRIX

di Lorenzo Tiezzi

artin Garrix si è appena piazzato al nume-ro uno della Top 100 DJs Poll organizzata da DJ Mag. Era nell’aria, la sua vittoria in

una classifica molto influente e molto criticata, anche da molti che non hanno ancora capito come funziona (il voto è popolare, chiunque scri-ve 5 nomi su un form sul sito di DJ Mag e la testa-ta si limita a contare i voti). Infatti il 2016 è stato decisamente l’anno di svolta per il giovanissimo artista olandese, anzi, l’anno che l’ha consacrato come superstar. Ad agosto 2015 Garrix ha fat-to una mossa che molti consideravano azzarda-ta, ovvero ha mollato Spinnin’ Records, la casa discografica che lo lanciò ai tempi di “Animals” (giugno 2013). Oggi Garrix, a soli vent’anni, gesti-

sce la sua label STMPD RCRDS ed ha un accordo di collaborazione con Sony Music. Per celebrare l’ormai sicura vittoria nella Top 100 DJs, nei gior-ni dell’Amsterdam Dance Event ha pubblicato 7 brani in 7 giorni, ovvero si è inventato un’opera-zione di marketing niente male a costo zero. Per-ché Martin Garrix, non è solo un giovane dj dal viso piacevole che si è diplomato con un anno di anticipo alla Herman Brood Academie, una scuola per aspiranti star della musica di Utrecht.È l’incarnazione del top dj di questo millennio: ca-pace di intrattenere in console facendo ascoltare non solo le sue canzoni ma pure quelle di tanti altri colleghi. È intelligente nelle scelte di lavo-ro, è pure capace di andare d’accordo con tutti i colleghi. All’indomani della sua vittoria nella Top 100, sui social è stato tutto un tripudio di com-plimenti di gente come David Guetta, Hardwell e Dimitri Vegas & Like Mike. Lo show business è il regno dalla falsità, ma per una volta questi com-plimenti sembravano proprio sinceri. Insieme a tutte queste qualità, fin troppo celebrate, insie-me a diverse speculazioni (la sua parentela con uno dei creatori di Spinnin’, il ruolo del padre che è un business man importante), spesso in Italia dimentichiamo il motivo principale del successo di Garrix… ovvero la sua musica. Dopo “Animals”, sono arrivate diverse decine brani che gli han-no fatto totalizzare più di 21 milioni di ascoltato-ri ad ottobre 2016 solo su Spotify. Tra i 10 brani più ascoltati su Spotify la già citata “Animals”, l’unico brano di Garrix che i dj italiani abbiano suonato in massa, non c’è neppure. La più amata è invece “In the Name of Love”, una ballad pop interpretata da Bebe Rexha, seguita da “Don’t Look Down”, altro brano perfetto sia per muo-versi a tempo sia per essere ascoltato alla ra-dio. Insomma, Garrix non sarà Mozart, ma la sua musica piace. Ecco perché è diventato una star.

M

Come è iniziata la collaborazione con Daddy’s Groove per “Burning”?Bob: Loro sono cono-sciuti nel dance mu-sic market per il sound, sono dei veri producer. Io quest’anno volevo spe-rimentare qualcosa di nuovo, cercavo un suono più grande. Volevo pro-durre house music per il dancefloor, ma dopo sei anni di EDM avevo bisogno di tanta ener-gia e dinamismo per la nuova canzone. Così ho pensato che una nostra collaborazione sarebbe stata una buona idea. Ci siamo scambiati qualche mail, ho mandato loro la parte strumentale, loro c’hanno messo mano e il risultato è stato incre-dibile. L’abbiamo senti-to insieme alla Spinnin’ Records, tutti eravamo contenti, ma mancava un hook. Ho iniziato a cercare il giusto sample nella collezione che ho sul mio laptop, tra brani musicali e a cap-pella; ho ascoltato quello di Thelma Houston in “Don’t Leave Me This Way”, ho cambiato un paio di note ed è venuto come l’ascoltate ora.

Sappiamo che “I feel for you” è uno dei tuoi brani preferiti...Bob: Amo quel brano perché è stata una delle prime volte che ho fatto una vera canzone. È ba-sata su un sample da un pezzo di Cerrone, ri-sale al 1991. È stata una delle hit più importanti al Miami Winter Conference, e mi ha permesso per la prima volta di entrare nella Top 10 in UK. Ho molti buoni ricordi legati a quella canzone.

Domanda per Bob e per Carlo: cosa facevate nel 1994?Carlo: Io mi divertivo. Facevo già il dj e tutto era molto bello, gli anni ‘90 in Italia sono sta-ti fantastici. Il mio mito era Bob Sinclar, pen-sare che ora sono qui seduto accanto a lui...Bob: In quel periodo, con il nome di Dj Chris, facevo parte della scena hip hop, che poi ho lasciato perdere. Mettevo dischi in alcuni par-ty parigini, ed ero un grande fan di quel gene-re musicale. Mi spiace doverlo dire, ma la scena hip hop non esiste più, oggi è tutto business.

C’era un tuo pezzo incredibile di quel periodo, dal titolo “I told ya”...Bob: Come fai a conoscerlo? Credo sia sta-to il secondo 12” che ho realizzato in carriera. Il rapper della canzone è morto in un inciden-te con lo scooter, mentre Dj Cut Killer, che collaborò anche lui al pezzo, suona ancora.

Quest’estate hai suonato al Pacha. Sei molto orgoglioso del progetto Paris by Night.Bob: Sono orgoglioso di suonare al Pacha, di avere la mia residency, credo sia una cosa ec-cezionale. Abbiamo avuto ospiti fantastici, come Masters at Work, Tod Terry... tante leg-gende che hanno fatto la storia della club cul-ture. I muri del Pacha trasudano house music.

E al Pacha hanno suonato anche i Daddy’s Groove. Com’è stato suo-nare back to back con Bob Sinclar? Al di là della gnocca, sempre presente quando suona Sin-clar...Carlo: È stata una figata. Quando lavori insieme a Bob Sinclar ti rendi con-to di che persona ecce-zionale sia. Tra noi si è creato un rapporto qua-si familiare. Non è una cosa che succede sem-pre. Quando sei in con-sole e si è creato questo feeling la gente lo vede e lo sente, percepisce che c’è un bel rapporto. Quando suona Sinclar, al di là della gnocca, ci sono sempre quelli che io chiamo festinari, veri ap-passionati di club culture.

C’è una cantante, al di fuori della sce-na club, con cui vorresti lavorare?Bob: Il mio sogno è stato sempre quello di po-ter lavorare con Jocelyn Brown, ma non ho an-cora la canzona giusta per lei. In questo mo-mento ho deciso di uscire dalla mia comfort zone e di essere un po’ più pop; non so se sia la persona giusta per la musica che suono in questo momento. Per ora resta un sogno.

Tornando a Ibiza, cosa pensi della chiusura di un locale storico come lo Space e delle critiche mosse da Carl Cox alla cultura VIP che, a suo modo di vedere, farebbe solo male all’isola?Bob: Per quanto riguarda lo Space, devo dire che sono stato fortunato, perché ho avuto la possi-bilità di suonare sia sul terrazzo all’aperto che nello spazio interno al locale. Il cambiamento è avvenuto nel 2006 ed io ho potuto suonare a luglio fuori e ad agosto al chiuso, vedendo da subito la differenza. C’era un feeling diverso nel suonare al chiuso, ma in quel periodo esibirsi allo Space era impressionante. Per quanto riguarda i VIP e Ibiza, io amo come è organizzato il Pacha, dove la console è posizionata di fronte al pub-blico, con la zona VIP alle spalle della console. Questo, ad esempio, non accade in Francia dove i VIP sono considerati le vere superstar della se-rata, e chi ha pagato molto per un tavolo vuol mostrare a tutti i propri quattrini. A Ibiza non è così. Forse Carl Cox stava parlando di come è cambiato lo Space, ma ora è importante avere i VIP, perché sono loro che fanno girare i soldi.

Puoi guardare l’intervista aBob Sinclar e Daddy’s Groove su 105.net

BoB SINCLARE DADDY’S GRoovE

A 105 INDAkLuBB

andrea bellI e max bondIno hanno Incontrato bob sInclar e carlo GrIecodeI daddy’s Groove, autorI del sInGolo “burnInG”.

sI è parlato del nuovo brano, una vera e proprIa bomba dI enerGIa,ma anche del passato pIù o meno recente del dj, producer e remIxer francese.

I BEAT PIÙ BALLATIDI NOVEMBRE

Mamacita, la serata che fa impazzire migliaia di ragaz-zi è diventata un programma radiofonico, perché dai club italiani e internazionali a Radio 105 il passo è bre-ve se il party è firmato Max Brigante e team Mamacita!

Una line up d’eccezione composta da Max Bri-gante, Andrea Pellizzari, Roc Stars e Latin Lovers è protagonista della colonna sonora dell’esplosi-vo random-party con i beat più ballati dai vip e dal grande popolo urban, un melting pot irresi-stibile di hiphop, r&b, reggaeton e moombahton.

I 10 TOP BRANI PIÙ BALLATIDI NOVEMBRE

• Zay hilfigerrr & Zayan Mc Call- Ju Ju On That Beat

• Ghali - Ninna Nanna• Fergie - M.I.L.F

• Beyonce - Hold Up • Fat Joe Ft Remy Ma - All The Way Up

• D.R.A.M - Broccoli • Dj Khaled ft Jay Z & Future- I Got The Keys

• Ozuna - Dile Que Tu Me Quieres • Daddy Yankee ft Nicky Jam - Shaky Shaky

Rmx• Farruko ft Ky-Mani Marley - Chillax

Mixati originali ed esclusivi, remix e special guest sono gli ingredienti principali del “Mama-cita Radio Show” on air su Radio 105, ma an-che online su 105.net e sull’App mobile ufficiale.

NEW SEASON

Cinque ore non stop scandite dai beat e dai set dei top dj italiani e internazionali, selezionati da An-drea Belli, “head of music” e dj resident di questo dance-show on-air su 105 da ben 12 anni!105 INDAKLUBB è la notte dance firmata Radio 105!

Dopo il successo dell’edizione estiva, è ripartita la nuova stagione invernale che vede la riconfer-ma delle interviste ai big della scena musicale internazionale. Le curiosità di Michael Feiner e la sua dirompente energia, il fenomeno deep house Feder, gli intramontabili Bob Sinclar e Daddy’s Groove, che hanno presentato la loro nuova col-laborazione “Burning”, un successo annunciato!!! Molte le riconferme nella nuova stagione: Nora En Pure con la sua classe eterea, Todd Terry con il tocco old style inconfondibile, Dimitri Vegas & Like Mike, la label Axtone di Axwell che presen-ta gli artisti della sua scuderia, Nicky Romero, Oliver Heldens, Avicii, Bakermat, Claptone, Sam Feldt, Benny Benassi, Afrojack, The Chainsmo-kers, Mark Knight, Sigala, Tujamo, Martin Sol-veig, Armin van Buuren.Cosa aspettate?

Sintonizzatevi e seguiteci ogni weekend!!!

ESSENTIAL TUNES WINTER 2016• Bob Sinclar & Daddy’s Groove - Burnin’

• Brett Gould - I Wanna Be With You• Catchment - Trapped

• Chuckie - Party Starter• EDX - My Friend

• Infinity Ink - Full Capacity (Joris Voorn Re-mix)

• Josh Feedblack - Ops• Offaiah - Trouble

• Styline - Beatrocker• Will Clarke & Dj Funk - Booty Percolatin’

105 In Da Klubb è in onda su Radio 105 il ve-nerdì a mezzanotte e il sabato alle 23.00

NEWS FROMTHE MAGIC CITY

Ogni sabato e domenica alle 19:00 Vicky, DJ Serf, DJ Erasmo e Lorenzo vi portano nella Magic City con il meglio del sound dai Club di Miami, e tut-te le novità dalla party capital of the world, Miami.

Halloween ha dato il via all’alta stagione di Miami con feste horror spettacolari andate in scena in club, ri-storanti, bar, con protagonisti DJ come Laidback Luke, Benny Benassi, Oliver Heldens, Dimitri Vegas; ha poi proseguito con il Forth Lauderdale Internatio-nal Boat Show, una delle più importanti fiere di Yacht superlusso, catamarani, sportfishers e auto da sogno. Ma la Magic City questo mese ha preparato anche la Wanderlust 108, The World’s Only Mindful Triath-lon, che coinvolgerà tutti in una tre giorni di sport e yoga; anche in questa occasione non mancheranno DJ a rotazione, e la prima settimana di dicembre, per gli amanti dell’arte a 360° sarà in programma la spettacolare Art Bazel, uno degli eventi più impor-tanti dell’anno, che raduna artisti da tutto il mondo.

TOP 10 MIAMI• Meg & Nerak - Get Down

• Way out West - Set my mind• Mathieu Koss & Boris Way - Campfire

• Major Lazor & Showtek - Believer• Cristoph - Alone

• Chase & status - All goes wrong• Tube & Berger - Rukus

• Duderstadt - Muhanjala 2016• Man Without a Clue - Found the way

• Martin Garrix & bebe - In the name of love

Questo e molto altro, il sabato e la dome-nica dalle 19.00 alle 21.00 su Radio 105.

DANCE ON AIR

DANCEwoRLDL’uNIvERSo DANCE DI RADIo 105 è ANChE Su 105.NET

New York c’è una forte libertà di espressione delle proprie idee, puoi esprimere il tuo con-cetto di moda ispirato esclusivamente sulla

tua vera personalità. Il giudizio non è basato su ca-noni tradizionali in cui si segue un trend specifico, l’importante è far brillare la propria personalità; sicu-ramente facilitato dal fatto che è una città con una umanità proveniente da tutto il mondo, così avviene che la mente di ognuno è aperta alle novità. Senza dimenticare che, in primis, il successo di un evento, in un locale o in una location, è creato dal sound musi-cale adatto e da un crowd eterogeneo a cui aggiun-gere personalità differenti che insieme creano l’anima del locale.

La città più accogliente del mondoVivere in Città come Los Angeles, Miami e Las Vegas, è stimolante ma New York è molto più veloce, il flusso di persone è continuo, cambia aspetto ogni sei mesi e ti obbliga a rigenerarti se non vuoi esserne divorato. Il costo della vita è molto alto, è una città che regala

tanti stimoli, ti mette alla prova continuamente, ma una volta che ti senti di farne parte lo vivi come una conquista, perché non è stato facile. Ho impiegato anni, ma devo riconoscere che il fatto di essere ita-liano, ormai da molti anni, è diventato un biglietto da visita vincente. L’Italia è molto amata dagli America-ni, è apprezzato il nostro stile di vita ed è vista come uno scrigno che racchiude tante bellezze naturali ed artistiche. Questo mi ha molto aiutato nel lavoro, nei rapporti personali e soprattutto nel diventare un ap-prezzato Nightlife and Party Curator, grazie a questo i miei eventi sono molto seguiti. Mi piace mettere insie-me le persone, vederle sorridere, divertirsi e la musica ha sempre un ruolo fondamentale, può trasformare un party riuscito in una serata magica di cui la gente parlerà per giorni e giorni in attesa di una mia nuova avventura. Amo questa città. New York ha dimostra-to al mondo di non essere cambiata nel suo spirito e nel carattere, dopo la tragedia di quindici anni fa, nel rimanere la città del mondo più accogliente e aperta al nuovo che viene da lontano.

o sono arrivato a New York 15 anni fa e anche se la “night life” è cambiata in diversi aspetti, questa Grande Mela non ha perso l’energia e la magia

che ti consegna ogni giorno. Non ricordo un giorno che non sia stata un’avventura nuova. Ho lavorato con i migliori locali al mondo vivendo a New York, e tutti mi hanno dato una emozione diversa. È incre-dibile come si possa mettere assieme una varietà di società, culture, colori sotto il tetto di un’unica di-scoteca.

La serata perfettaL’Up&Down ospiterà il prossimo evento del Made in Italy come ogni anno. Tutto è pronto, dallo staff al management ai Dj. I problemi di gestione degli ar-tisti e logistica di una metropoli così grande sono tantissimi. Ovviamente, non sempre tutto fila liscio. Mentre ascolto il mio team che cerca di chiamare il locale per sistemare il “set up” richiesto dal nostro dj ospite, continuo a sognare la serata perfetta; intan-to, il tam-tam del nostro evento sta raggiungendo ogni angolo della città, e cresce l’attesa.Quando costruisci qualcosa con passione, vuoi che tutto sia perfetto, incluso il team che lavorerà alla tua serata. Io mi presento due ore prima dell’apertu-ra e parlo con tutto lo staff, ascoltando i loro punti di vista, cercando di scoprire i punti di forza ma anche le debolezze delle postazioni, impianto, manager e coreografia. La serata basata su un mix “deep hou-se” è il punto forte, ma sarà accompagnata da “per-formance” di diverse tipologie.

Il mix perfettoQuindici anni fa c’era una zona sola per le discoteche di questo tipo, adesso possiamo trovare locali da “Midtown” a “Chelsea” a “Soho” a “Gramercy Park”; per citarne alcuni tra i più trendy al momento:

Marquee, Output, House of Yes, Top of the Standard, Lavo. Insomma, la ricerca del mix perfetto oggigior-no si trova un po’ in tutta l’isola di Manhattan. Se la serata va bene, uno dei momenti più belli è quando tutto è finito, l’adrenalina scende e vai a far colazio-ne con il team col quale hai cominciato tanti anni fa, e come ragazzini ritorniamo a scherzare, pianificare e sognare come fare il prossimo evento al “Madison Square Garden”.Un altro locale di cui voglio parlarvi è lo Space Ibiza NYC, che abbiamo lanciato noi due anni fa; l’energia e l’adrenalina su quel dance floor sono splendidi, con un fantastico sound system Funktion One. Questo lavoro ci mantiene le idee fresche e lo spirito giova-nile. Se siete in città, ci vediamo stasera.

NEW YORK

SIMoNE DE BEAuvoIR

uNA CITTà DovELA MENTEDI oGNuNo è APERTAALLE NovITà.

NoN RICoRDo uN GIoRNo

ChE NoNSIA STATA

uN’AvvENTuRA NuovA.

FABRIZIoBRIENZA NIGhT LIFE AND PARTY CuRAToR

FRANCESCoBELCARo

A

IFoNDAToRE MADE IN ITALY NYC

ew York dà la possibilità di viaggiare in tutto il mondo vivendo in una sola città, ti regala un respiro cosmico: incontri spesso persone inte-

ressanti con diversi background da cui attingere, con-tribuendo ad ampliare i propri orizzonti. Chi guarda a New York dal di fuori, pensando di an-darci a vivere, immagina che il top sia abitare a Man-hattan, una scelta che va bene per chi ama vivere in modo piuttosto convenzionale. Ci sono quartieri di NY molto più affascinanti, più vivaci e molto stimo-lanti, in particolare per chi lavora in un ambito arti-stico o è interessato ad esso. Prendiamo ad esempio Brooklyn, di cui fanno parte quartieri come Bushwick e Williamsburg, ora ambitissimi perché abitati da molti artisti e da registi famosi, che non hanno voluto lasciare i quartieri in cui sono nati. In questi quartieri c’è un grande fermento culturale, molte gallerie d’arte e le stesse strade sono spesso gallerie d’arte a cielo aperto, grazie alla street art che ha dato un volto di-verso, colorato e suggestivo a vecchie fabbriche tra-sformate in loft che ospitano artisti a tutto campo. Più che a Manhattan sono questi i quartieri - senza dimenticare Harlem, che sta avendo a sua volta un’e-voluzione pur conservando le sue radici - che danno

impulso alla creatività.La musica é a 360°Puoi trovare ogni colore musicale, ma vorrei con-centrarmi sull’onda della musica elettronica (techno, Deep House, Disco) che nel corso di questi dieci anni ha assunto un’identità ben radicata nei club di Man-hattan, dove prima si ascoltava prettamente hip pop/Top 40. Brooklyn, già da qualche hanno, è il cuore pulsante della sfera underground, dove ci sono molte scelte di club che programmano un suono puramen-te underground; sembra che il suono “cool”, e allo stesso tempo “mainstream”, abbia ormai un carattere più underground, ricercato e non esasperato. C’è an-che una branca musicale nell’ambito Deep House e Techno-melodica che ha suoni provenienti dall’Africa, India, Asia mescolati con sonorità di musica elettroni-ca d’avanguardia ad un bpm più lento. La Deep Hou-se, che scala anche le classifiche, ha suoni più tondi, meno taglienti della EDM/Progressive house (così de-finita da molti) che funzionava moltissimo fino a tre/quattro anni fa. Possiamo tranquillamente affermare che la techno, il mondo deep house e disco (con le varie sfaccettature e misture) hanno fatto breccia nei gusti di una grandissima parte del pubblico. Senza nulla togliere alle canzoni prettamente radiofoniche che, in molti casi, sono il frutto di sapienti produzioni.

Il club dev’essere come un tempioResta comunque il fatto che un club dovrebbe esse-re un tempio, dove il pubblico scopre qualcosa che non conosce o magari una versione particolare di un brano noto; dovrebbe essere come una libreria dove si entra per imparare, scoprire, sorprendersi per un brano inaspettato. New York rimane una delle anten-ne nel mondo dove poter sperimentare e captare i venti futuri. Sono contento dell’evoluzione musicale, delle contaminazioni che stiamo ascoltando in questi anni, ma non tutte le perle musicali di cui parlo sono trasmesse dalle principali emittenti radiofoniche. Ba-sta solo andare in profondità e si scoprirà un universo sonoro molto interessante che vi farà viaggiare. La parola curiosità, per un DJ o appassionato di musica, è un must. Buon viaggio!

i ci è voluto un po’ di tempo per orientarmi nella night life newyorkese. Arrivato nella grande mela otto anni fa per una semplice

vacanza solitaria, senza avere nessuna conoscenza o contatto, ho scoperto la città passo dopo passo. Oggi sono ancora qua e posso dire che la realtà della night life l’ho scoperta fino in fondo. Appena arrivato non sapevo dove sbattere la testa, non avevo la mi-nima idea di quali erano le zone più attive o trendy. Dopo pochi mesi dal mio arrivo, ebbi la fortuna di co-noscere un ragazzo che mi offrì di lavorare per un bar di un club che stava per aprire a Soho, accettai senza avere la minima idea che sarebbe stato uno dei club più esclusivi della città, il Kenmare 98: musica princi-palmente indie rock, clientela super esclusiva grazie alla presenza dei più grandi artisti a livello mondiale come Madonna, Bono, Keith Richards, Courtney Love. Fuori dall’ingresso code chilometriche destinate a ri-manere tali visto che, senza contatti, non si riusciva a oltrepassare la corda rossa che chiudeva il passaggio. Così iniziai a coltivare connection nel mondo della night life exclusive di NY, e questo avveniva principal-mente attorno a Soho, la zona downtown della città, ricca di club lounge piccoli o di grandezza media che si trasformano in salotti per le celebrità della città.

L’esclusività di ManhattanDopo poco tempo, avendo conquistato un buon numero di amici e di contatti, hanno cominciato a chiedermi di fare il Promoter in altri club tra cui Le Baron, che aveva lo stesso target di clientela di livel-lo internazionale; si sviluppava su due piani, in uno

si ascoltava musica Hip Hop, e al suo sound bal-lavano ragazze in modo sexy, mentre nel piano underground si ascolta-va musica techno hou-se immersi in nuvole di fumo artificiale. Una delle esperienze più significati-ve l’ho fatta all’Up&Down, dove insieme a Francesco Belcaro, un pioniere della night life a NYC, fondato-re del Made In Italy NY e insieme a Sasha Barbot - Producer, Musicista, Can-tante e DJ – in console abbiamo iniziato a orga-nizzare le serate del sa-bato sera col nome “Un-derground Nation”, con musica esclusivamente

Deep House. L’Up&Down è un’altra realtà della vita notturna newyorkese: due piani, uno hip hop e l’al-tro con musica house, collocato a due blocchi dalla zona Meat Packing. Non è facile accedervi: oltre ad essere conosciuti, bisogna prenotare un tavolo al costo di duemila dollari, e questo è solo l’inizio. È frequentato da personaggi del calibro di Leonardo Di Caprio, Rihanna, Justin Bibier, e ai tavoli dei Pro-moter più esclusivi della città non mancano model-le e bellezze stratosferiche.

I party di BrooklynA parte la vita notturna di Manhattan una realtà molto forte negli ultimi anni sono i party nella zona di Brooklyn. Alcuni hanno scadenze settimanali, come House of Yes o Members Only, altri mensili come Robot Hearth, Resolute, Matte Project e mol-ti altri; le location vengono rivelate all’ultimo minu-to, per entrare è necessario avere il biglietto che costa dai 30 a 120 dollari senza consumazione; non ci sono ingressi riservati o tavoli prenotati, c’è solo la voglia di ascoltare i migliori DJ di musica Techno e House, vestirsi nella maniera più stravagante e ballare senza preoccuparsi dell’orario, tanto sicura-mente dopo c’è un after party. La gente più trendy esclusiva e glamour della cit-tà non manca mai, anche se si deve attraversare il Ponte di Brooklyn, come non mancano tutte le modelline che tra un casting e l’altro non hanno problemi a passare le serate a ballare senza la pre-occupazione di dover essere perfette come davanti a un obiettivo.

NEW YORK

NEw YoRk Dà LA PoSSIBILITà DI vIAGGIARE IN TuTTo IL MoNDo vIvENDo IN uNA SoLA CITTà.

uNA REALTà MoLTo FoRTE

DEGLI uLTIMI ANNI SoNo

I PARTYNELLA ZoNA

DI BRookLYN.

SAShABARBoT

GIANNI ASLo

PRoMoTER

MuSICISTA E DJ

M

N

di Lorenzo Tiezzi

INCHIESTADIvENTA uN PRoFESSIoNISTA DELL’ENTERTAINMENT

1994 Trend Discotec lancia l’iniziativa “1000 posti di lavoro”, diretta a chi in discoteca non vuole solo divertirsi, ma avere un ruolo da protagonista. A 20 anni di distanza c’è ancora spazio nei locali per persone

intraprendenti e motivate. Ma quali sono le caratteristiche che bisogna avere per lavorare in un locale?E, informazione non trascurabile, quanto si guadagna? La nostra inchiesta vi darà le risposte che cercate.

nni fa si sognava di fare il chitarrista o il cantante rock per potersi esibire di fronte a stadi di fan urlanti. Oggi il mito di lavori strapagati come il calciatore, l’attore o

il musicista resta, ma insieme al cuoco è in forte crescita pure il ‘mestiere’ di dj. Un tempo chi voleva passare la vita in cucina davanti ai fornelli o in console davanti al mixer era ‘solo’ un pro-fessionista in grado di cucinare o mixare alla perfezione. Oggi è anche una star televisiva. “È veramente difficile consigliare un percorso a chi vuol fare il dj. È cambiato quasi tutto, rispetto a quando ho iniziato io. Quasi tutti dalle mie parti, a Mantova, non sapevano neppure cosa volesse dire fare il dj. Oggi, invece, di dj si parla sempre, anche al bar”, racconta Cristian Marchi. La sua versione di “The Creeps 2016”, prodotta con Nari & Milani l’hanno suonata un po’ tutti i top dj EMD del pianeta. E soprat-tutto, è cresciuto pian piano fino a diventare ciò che è oggi, uno dei dj più affermati del panorama italiano. “Riuscire a par-tecipare ad programma come Top Dj potrebbe essere la scelta giusta per emergere. Il veneto Albert Marzinotto che ha vinto nel 2015, ad esempio, è un ottimo dj dal punto di vista tecni-co”. Ciò che conta davvero, però sono la creatività e la capaci-tà di gestire in autonomia tanti aspetti del proprio lavoro. Chi fa festa esagerando ogni notte, probabilmente smette presto, oppure cambia stile di vita. “Ci vuole poi fortuna, quella di es-sere nel momento giusto al posto giusto, ovvero di solito non in Italia. E non basta certo una sola hit a cambiarti la vita. Lo sve-dese Michael Feiner, ad esempio, ha quarantacinque anni. La sua ‘Mantra’ è stato il pezzo club più forte dell’estate 2016, ma la sua carriera sta crescendo solo ora”, continua Cristian. Mixa-re a buon livello, grazie alla tecnologia, non è poi così difficile. Per emergere però non basta essere bravi, bisogna eccellere, stupire, mettere i brividi. Qualcuno in studio di registrazione fa tutto da solo, ma la maggior parte dei dj si affidano anche a musicisti o tecnici per finalizzare a punto le loro idee. “Credo poi sia molto importante suonare in situazioni musicalmente diverse, per imparare qualcosa di nuovo in tutte e capire in cosa si è davvero bravi”, conclude Cristian, che nel mestiere del dj vede tante possibilità. “L’emozione sul dancefloor la si crea in tanti modi: realizzando in studio mash up che da brividi, con una selezione musicale incredibile, con la capacità di mixare tante tracce diverse facendo show. In console il dj che sa ‘leg-gere’ la pista ha sempre tante opzioni diverse tra cui scegliere”.

i parla fin troppo, tra giovani dj, di booking, ovvero di chi dà la possibilità di suonare nei locali. Chi sogna di mixare per lavoro, quasi sempre crede di avere più ta-

lento di ogni superstar vivente. È convinto che col booking giusto, tutto il mondo si accorgerebbe di lui in un istante. In realtà, i veri talenti sono rari ed il successo, che viene dato soprattutto dal pubblico, va gestito bene. Magari con un buon tour manager, figura essenziale per chi, come i top dj, passa la vita tra auto, aeroporti, locali e dorme poche ore a notte, in hotel sempre diversi. Un tour manager non è un autista, non è un tecnico del suono, non è un assistente personale. È un mix di tutte queste cose, un ruolo molto delicato che va interpretato alla perfezione per permettere alle stelle del mixer di brillare nei loro set. Ad esempio, solo chi conosce bene Skrillex come Floriano Cuccato sa che può bere solo Red Bull Sugarfree per motivi di salute. Non è un capriccio da star. “Tutti oggi si definiscono manager per darsi un tono, in realtà a volte faccio il badante”, scherza Floriano, per tutti Flò, uno dei professionisti italiani più stimati in quest’ambi-to. 29enne, vive tra la bassa padovana, Bologna e Milano ed oggi lavora con artisti come Merk & Kremont e Marnik. Col suo sorriso ha poi organizzato un bel po’ di cose nel backstage del Nameless, a Barzio (LC), dopo essersi occupato per anni di stage e backstage al Cocoricò ed in eventi come Benny Benassi & Friends. “Ho studiato all’Istituto Alberghiero e fat-to a lungo il pr in discoteca, un ambiente che conosco come le mie tasche”, racconta. “Ho iniziato senza che nessuno me lo chiedesse, accogliendo gli artisti nei club in cui facevo il pr perché mi accorgevo che nessuno badava a loro. Nessuno andava ad accoglierli nel posteggio lasciando loro un posto per l’auto, nessuno portava loro qualcosa da bere, eccetera. In breve sono diventato un riferimento per l’accoglienza e ho iniziato collaborare con Manfredi Romano e la sua Daze, mentre oggi collaboro con Giammarco Ibatici e MacMac”. Ovviamente chi vuol fare un lavoro del genere deve parla-re un po’ di inglese, ma le doti principali necessarie sono si-curezza ed empatia. “Per riuscire a parlare nei camerini con gli artisti, metterli a loro agio, non serve essere madrelingua. Devi entrare in sintonia con loro”, conclude Flò. “E poi devi saper prendere decisioni velocemente, senza consultare nes-suno. È un lavoro difficile, ma le soddisfazioni sono enormi”.Chi fa il tour manager all’inizio deve armarsi di pazienza e pas-sione. Chi sa gestire quest’impegno, poi può guadagnare da 100 / 150 fino a 500 euro a data. È un lavoro duro, che non ha orari, ma i guadagni sono netti, nel senso che hotel, pasti e viaggi sono a carico di dj, management ed organizzatori.

A

S

IL TOURMANAGER

MUSIC

opo il disco solista di Samuel, anche Davide Dileo dei Subsonica, in arte Boosta, è uscito con un suo album, ”La stanza intelligente”, disco anticipato dal singlo “1993”, pezzo che senza mezzi termini ci ha da subito fatto capire la nuova strada

percorsa, quella del cantautorato. Anche la tracklist ricca di collaborazioni parla chiaro: i nomi coinvolti nulla hanno a che fare con il mondo dell’elettronica; si va da Malika Ayane a Giuliano Palma, da Enrico Ruggeri a Luca Carboni, da Raf a Nek. La sorpresa, però, è un’altra: la scoperta di una voce, quella di Davide appunto, che fino ad ora era rimasta celata: “Qualche anno fa, lo studioso David Weinberger ha scritto un libro, intitolato ‘La stanza intelligente’, che tratta della supercoscienza collettiva e di come la cultura, o meglio, l’informazione sia cambiata al tempo di internet. Quando stavo scrivendo il disco mi è tornato in mente questo libro e ne ho conservato il titolo, di quel testo alla fine non è rimasto nulla. ‘La stanza intellegente’ è quell’ultimo barlume di spazio in cui potersi chiudere e poter mettere le proprie cose. Il nostro è un mondo veloce, in certi sensi arrogante, invasivo, faticoso da vivere e bisogna avere la capacità di ritagliarsi uno spazio in un pezzo di vita col prossimo oppure dentro se stesso. Un luogo che ha bisogno di essere curato quotidianamente, riempito. Ha bisogno di aria perché altrimenti manca l’ossigeno. ‘La stanza intelligente’ mi sembrava un titolo bellissimo, che rappresentava proprio questo concetto. La meraviglia dell’italiano poi, è che ognuno può interpretare i testi e i titoli a seconda di una propria sensibilità”, le sue parole. L’allontanamento dai territori electro, ci ha raccontato Boosta, è legato ad un discorso di maturità, non solo artistica: “A quarant’anni non hai più l’ingenuità dei 22. Questo disco è un test per verificare il punto in cui sono arrivato. Ne avevo bisogno. Ogni ciclo disco dei Subsonica dura circa quattro anni, tra scriverlo e registrarlo, poi c’è il tour. È tutto molto gratificante e soddisfacente, ma dopo è necessario prendere fiato. L’unico modo in cui la nostra realtà come band possa rigenerarsi è che tutti abbiano tempo e spazio per fare le proprie cose, perché poi hai voglia di tornare a far musica insieme con una nuova scintilla. Io ho preso questo spazio adesso, ho trovato il coraggio di comporre un disco da esordiente e di cantare, cosa che per me non è facile. Però avevo voglia di raccontare i pezzi con la mia voce perché quello che ho scritto è mio, e con un po’ di egoismo, a questo giro ho voluto cantarlo io”.

Abbiamo chiesto a uno dei DJ italiani più apprezzati all’estero che cosa pensa della scena clubbing internazionale.In questo numero di Trend dedichiamo molto spazio al clubbing internazionale. Cosa pensi della scena inglese che conosci molto bene?Per vivere il vero clubbing inglese, consiglio di visitare il nord del paese, città come Leeds o Manchester, luoghi meno frequentati dai turisti. Londra, come tutte le capitali del mondo, ha una cultura internazionale, ospita un mix di culture e gente proveniente da ogni parte del mondo, e il clubbing rispecchia questa realtà.Musicalmente, quali sono le differenze con l’Italia?La differenza è che, pur essendoci 5000 stili diversi, questi vengono mischiati tra loro senza tanti problemi. In Italia, invece, c’è sempre stata molta selettività: chi suona trance non può suonare techno, chi suona techno non può suonare house... per fortuna, in In-ghilterra il DJ suona buona o brutta musica, senza badare troppo alle mode. Cosa pensi in generale della scena clubbing internazionale?Recentemente ho partecipato a Belfast a un mega-weekend, un festival che ha raccolto i dj protagonisti degli anni d’oro del Cream. Ero sorpreso, perché pensavo che avreb-bero partecipato non più di 3mila persone, invece ho trovato una mega warehouse con 6mila matti, nel senso bello del termine; sembrava una festa di carnevale molto bella e colorata. Questo a testimoniare che ci sono realtà in giro che mostrano una rottura in quella ripetizione di musica prettamente underground, o party in stile Ibiza dove si balla dal mattino a notte fonda. Si nota un ritorno alla voglia di far festa. Anche la musica è più allegra, con melodie e cantati non scontati. Non parliamo di revival, ma di musica più solare.Il segreto di una serata di successo?Dipende sempre dal promotore della festa. Anche nel locale più bello del mondo, senza un organizzatore all’altezza la festa sarà una cagata. Se il promotore è capace, il club è pieno e il dj diventa la ciliegina sulla torta. Qualche nome di dj?Quando ci sono quei dj che non guardano alle mode, ma suonano per suonare, la festa è sempre molto bella. Solomun e Sven Vath sono due che fanno musica che fa divertire, e che la gente può ricordare. Ho sempre vissuto il club come un luogo dove far sorridere e divertire la gente; quando esci dal club, devi ricordarti cosa è successo, ricordarti la musica.Cosa stai facendo in questo periodo?Io sto cercando di non lavorare troppo, continuando a lavorare. Mi piace andare a suo-nare due o tre volte al mese. In questo lavoro se cerchi di frenare troppo c’è chi si lamen-ta da una parte, e se vuoi lavorare a certi ritmi a volte devi adattarti a certe situazioni che a me non piacciono. Mi è tornata molto la voglia di lavorare in studio, forse perché avendo i figli che vanno a scuola ho le giornate molto libere. Sono sempre stato molto eclettico: musica commerciale, techno, house... mi piace spaziare, e non essere limitato a un genere solo. Con questo ritorno della musica emozionale simile a quella dei miei tempi, mi sento a mio agio. È tornata la voglia di andare a ballare per divertirsi;un ritorno alla musica da ascoltare e non solo da ballare. Negli ultimi anni si ascoltava solo musica suonata ad alto volume, tutta energia; ora si vive un ritorno delle melodie. La gente ha bisogno di snausearsi della monotonia degli ultimi anni.

D

AFT

ER E

IGh

T w

oR

LD Cristianino DJFamoso sia come Dj che art director e creatore di nuove tendenze. La sua musica è house, interpretata in modo originale con dj set nei mi-gliori club veneti e non solo. I suoi eventi hanno scalda-to i dancefloor di alcuni dei club nazionali più importan-ti, come Fellini, Pineta, So-pravento, La Mela, Matilda.

Maurizio IcioFranzoniTitolare della Royal Manage-ment, agenzia leader in Italia per l’intrattenimento e show per discoteche. Collabora con tutti i top club italiani e molti all’estero. La sua agen-zia si espande anche in una sezione dedicata esclusiva-mente ad hostess per stand fieristici ed eventi aziendali.

Riccardo CellettiNel corso degli ultimi 10 anni ha collaborato con dj e produt-tori di alto livello internaziona-le. Protagonista come vocalist in diversi top club - come Ba-bel, Piper, Gilda, Des Alpes, Fellini, Samsara - e speaker radiofonico per Radio Roma e Centro Suono 101.3. Nel gennaio 2016 collabora con il programma #HashtagM2o.

BOOSTA IL DJ CANTAUTORE

Mauro picottoc’è voglia di tornarea divertirsi...

AFTER EIGHT GUIDE

Semplice, perché non esiste un altro club al centro di Roma capace di ospitare centinaia di persone, dotato di un comodo e ampio par-cheggio, per tutte le ta-sche e in grado di sod-disfare anche i clienti più esigenti ed esclusivi;

e non parliamo dell’impianto all’avanguardia e della qualità degli artisti che si esibiscono qui da noi, quello lo lascio giudicare a chi ci verrà a trovarci spero molto presto! Paolo Sallustio, proprietario

Le persone frequenta-no Otel perché il locale negli ultimi dieci anni è diventato il riferimento della night life fiorenti-na. Si è saputo imporre con un sound ricercato e mai scontato, e ha saputo differenziare il prodotto musicale nelle tre serate

venerdì-sabato-domenica affidando la console solo a professionisti del settore. Inoltre, ha saputo sempre rinnovare la cucina e le prelibatezze del proprio ristorante, sempre accompagnato da un dinner show. Alex Effe, Dj

Sono un cantante di professione e un artista. Pur non essendo nato a Roma, vengo al Babel perché mi sento in fa-miglia, le persone sono fantastiche e l’ambiente è quello che preferisco: giovani che hanno voglia di divertirsi, ridere e bal-

lare esprimendo la loro libertà e gioia di vivere. Qui mi sento libero di vestirmi e ballare espri-mendo la mia personalità come voglio, senza che nessuno faccia troppo caso a me. Al Babel ho trovato una seconda casa.Abs Hima, cliente

Mi piace andare a ballare al Otel, soprattutto il sabato. Adoro la serata Lipstick Night, quando si respira un’aria cosmopolita, e si balla con la mi-gliore musica house fino all’alba. Adoro le perfor-mance e i visual show che creano un’atmosfera di puro divertimento. Marika, webmaster

ROMAvia Galoppatoio 33 babelroma.comPiù che un club una filosofia di vita. Torna dopo 10 anni dalla prima apertura uno dei club che ha fat-to la storia dell’intrattenimento notturno romano. Paolo Sallustio e soci hanno creato un locale com-pletamente rinnovato nello spazio e nello stile. Da quest’anno il club ha deciso di puntare molto sugli effetti luce e, soprattutto, sulla qualità dell’impian-to audio: i migliori DJ di fama mondiale troveranno una potenza e una pulizia del suono che offrono solo i migliori club del mondo. Dopo una lunga e attenta ricerca, Babel ha deciso di puntare su Loud Sound System, marchio tra i leader mondiali. Due sono le serate principali del nuovo club. Soulgate è il nuovo progetto musicale del venerdì, una se-rata votata ad un pubblico internazionale; il tut-to al ritmo della migliore musica Black, R&B e Hip Hop, miscelata con le top hit house. B Side è invece il progetto musicale del sabato notte; il riferimento è ai dischi in vinile e rappresenta una metafora del nuovo lato musicale (lato B) che da quest’anno il club ha deciso di offrire al proprio pubblico.

FIRENZEvia Generale Dalla Chiesa 9 otelvariete.comUn locale che, stagione dopo stagione, ha fatto dello spirito di rinnovarsi il suo biglietto da visita. Nel look, nel cast artistico, nell’atmosfera. Guest di fama internazionale - nel settore musicale, del-la danza e del clubbing - hanno calpestato questo palco dal 2005. Un interior design avveniristico domina gli spazi, dove led di ultima generazio-ne ed effetti luce avvolgenti creano un’atmosfera unica. In programma ogni settimana come nelle console più cosmopolite di Londra, Berlino e New York un collaudato roster di djs e vocalist arricchi-to dai guest di turno. La scuderia di disk-jockey di Otel è composta da Marco Bertani, Marasco, Mas-simo Minucci, Gabba, Alex Effe e Leo Magro. La musica spazia dalla happy alla fashion-jazz house di ispirazione francese. Come special guest gra-vitano artisti del calibro di Fabio Bartolini, Gianni Morri, Nicola Zucchi, Maurizio “Gube” Gubellini e Stefano Pain. Di elevata caratura anche la line-up di vocalist come le colonne portanti Isa B, Johan-na Martes Vidal e Sandro Scardia.

BABEL OTEL

PERCHévENGONO

PERCHévENGONO

PERCHé VADOPERCHé VADO

AFT

ER E

IGh

T w

oR

LD Alex EffeÈ uno dei DJ più richiesti di tuta la riviera romagnola. In qualità di remixer ha con-fezionato diversi progetti importanti, alcuni dei quali sono stati pubblicati in tutto il mondo. Ha suonato in alcu-ni dei club più importanti d’I-talia, come il Pineta di Milano Marittima, il Qi, il Byblos, il Miù, e tanti altri.

Marco CarpentieriDj, producer e musicista. Ha suonato in alcuni dei club più importanti d’Italia, come l’Hollywood, il Gilda, il Sotto-vento; alcune sue produzioni musicali hanno avuto succes-so anche all’estero: El Pasito, Catch Me, solo per citarne un paio. Il suo successo lo deve a una continua ricerca musicale e di stile.

Luciano ManciniInizia molto presto l’attività di PPRR, scoprendo e affinando nel tempo il talento come co-municatore. Ha fondato una società specializzata in strate-gie di comunicazione e luxury entertainment, che ha chiama-to Love. L’obiettivo è produrre business network: un canale che aggrega tutti e dal quale tutti traggono vantaggio.

AFT

ER E

IGh

T w

oR

LD Dino BrownCon la sua ironia riempie d’e-nergia l’universo spesso troppo serio del clubbing italiano. Il suo programma Controtendance è in onda da tempo su m2o. Ma lui non è solo un speaker. Nei club fa il dj e il vocalist, fa parte della family del Samsara Beach di Gallipoli e si occupa pure di produzione discografica con la sua Keep! Records.

Savi vincentiSalentino purosangue, è una delle colonne musicali del Rio-Bo, la disco più storica e sce-nografica di Gallipoli. Da sem-pre il suo sound gira intorno alla house, ma non solo. Il suo progetto SALE, Salento Abso-lute Lounge Experience, è una boccata d’aria fresca per chi non ne può più di ritmi e sono-rità fin troppo spinte.

Stefano GambarelliDj e producer dal 1980. Ha suo-nato nei migliori club europei. Come producer ha remixato brani di Bob Sinclar, Martin Sol-veig, Benny Benassi, solo per citarne alcuni. Le sue produ-zioni come Gambafreaks sono state pubblicate in oltre 2000 compilation in tutto il mondo. La sua musica è house, con in-fluenze soul, funk e tribal.

AFTER EIGHT GUIDE

Questa è una domanda che mi pongo ogni se-rata, e alla fine la mia ri-spoosta è: perché si vede che facciamo il nostro lavoro con passione e riusciamo a trasferirlo ai clienti che si sentono con noi un po’ come a casa. Siamo orgogliosi di far

parte della loro famiglia.

Continuità e innovazione sono alla base del no-stro concept. L’elevata flessibilità e modulabili-tà della nostra struttura ci permette di adeguare la location alle esigenze più diverse in tempi bre-vissimi. Oltre ai set musi-cali (Dj Set & live Show)

possiamo realizza- re spazi espositivi, spazi per mostre fotografiche e molto altro. Il nostro team è composto da professionisti del mondo della produzione di eventi e questo fa del locale la location perfetta per trovare le risposte giuste ad ogni richiesta. Dj Set, Live Show, e non solo. La location, infatti, può accogliere diversi tipi di eventi: party privati, mostre, esposizioni, presen-tazioni aziendali.Fabio Scognamiglio, direttore artistico

Frequento il Sali&Tabacchi perché è un locale molto bello, è curato nei minimi dettagli: poltrone, divani in pelle, quadri… Offre sia un ottimo ristorante (con menù di vari prezzi e un menù alla carta), sia la parte di intrattenimento post cena. Il personale è

sempre molto disponibile e serio, mi è capitato più di una volta di dover organizzare liste o tavoli e mi hanno sempre risposto in tempi brevissimi. Oltre all’ambiente, ciò che mi piace è la musica, offre un genere house commerciale venerdì e sa-bato, e un mercoledì al mese offre musica house col DJ Michel Cleis, che mi fa ricordare Ibiza. È un locale molto accogliente, raffinato e ci si diverte sempre.

REGGIO EMILIAvia Albert Einstein 26 salietabacchi.comIl Sali&Tabacchi è strutturato su due livelli: al pia-no terra si trova l’ingresso principale e il ristoran-te, mentre al primo piano si trova il “roof bar”, che dopo mezzanotte si trasforma in discoteca (400mq di accurata ricerca dei particolari, dalla forma dei divani all’impianto audio, due bar, il tut-to sotto uno spettacolare soffitto a travi di legno). L’idea poggia sul concetto che, alla base di una attività vincente di intrattenimento, non può non esserci un accurato servizio offerto ai clienti: una cortese accoglienza all’ingresso, personale quali-ficato ed in divisa, servizio ai tavoli veloce e profes-sionale, ecc… Da sottolineare il notevole impatto che crea il soffitto in legno, restaurato in modo da fondere le antiche suggestioni alle tecnologie più moderne per dare una impronta di stravagante eleganza. Dalle ore 21 alle ore 24 il locale funzio-na come un “lounge bar” (musica bassa, cocktail preparati ad opera d’arte da barman professio-nisti, servizio ai tavoli, ecc…), mentre da mezza-notte in poi comincia la vera discoteca coi djs.

SANT’ANTIMO (NA)corso Europa 45 joiarestaurantclub.itJoia Restaurant Club inaugura la sua decima sta-gione all’insegna della continuità e, allo stesso tempo, dell’innovazione: continuità negli elevati standard di servizio, che negli anni hanno posi-zionato il club come assoluto punto di riferimen-to per pubblico e addetti ai lavori; innovazione nel format artistico, nella programmazione e nei colori attraverso una ricerca costante e una conti-nua voglia di migliorarsi. Perché l’obiettivo è stare al passo con una clientela sempre più esigente e preparata, che sceglie con cura dove trascorrere il proprio tempo libero.

JOIA SALI eTABACCHI

PERCHévENGONO

PERCHévENGONO

PERCHéVADO

PERCHé VADO

Perché è il locale che in Veneto ha fatto la storia; perché la gestione negli ultimi 25 anni ha dato al mondo della notte molte soluzioni diverse per di-vertirsi. Havana è un loca-le polifunzionale con due ristoranti, un discobar e una discoteca, il tutto

strutturato in una location da favola ricavato da una ex fonderia. Nella foto: Dj Cristianino (Diret-tore Artistico) e Fabio Volpato (Manager)

Noi andiamo all’Havana perché è l’unica disco-teca che ci regala energia positiva, e dopo una settimana di lavoro ci sta tutta... Havana is magic!

Ormai è abitudine uscire la sera e rendersi subito conto di essere solo dei clienti da spennare. Que-sto al Joia non succede. Vito, architetto

TREVISOvia Fonderia 111 havanafonderia.itIl progetto Havana Club propone la riqualifica-zione di una delle strutture più importanti di Tre-viso. La struttura verrà completamente rinnova-ta nelle 4 parti del progetto, con una modalità di lavoro trasversale per soddisfare il maggior numero di clienti, strutturando i servizi su più livelli e su più fasce. La struttura aprirà inizial-mente di venerdì, sabato e domenica, come di-scoteca-ristorante-discobar per poi proseguire con l’apertura del ristorante anche per le sera-te del mercoledì e giovedì. Inoltre, nelle serate infrasettimanali, verranno organizzati degli ap-puntamenti mensili, feste a tema, comprensive di eventi per aziende o cene aziendali. Havana punta a diventare un locale polifunzionale con estimatori in Veneto e in Italia, con le collabora-zioni di QI clubbing, SottoVento, Cashmere, the Club, Papeete, etc...

HAVANACLUB

PERCHévENGONO

PERCHéANDIAMO

DRINK

• Coco Loco (Roma)• Sessantotto (Roma)• Bar Italia (Sabaudia)• Dringhete e Sdranghete (Latina)• Pisarei e Fa Blues (Piacenza)• Reale (Firenze)• Met Concept Restaurant (Roma)• Pepita (Milano Marittima)• Top Club (Rimini)• Saiso (Bassano Del Grappa)• Bar 3.2 (Castel Franco Veneto)• Ristorante Bar Fuoco (Roma)• Blue Bar (Riccione)

• Lumiera (Bologna)• Yab (Firenze)• Havana Café (Treviso)• Riviera (Napoli)• Naif (Napoli)• Bartender (Perugia)• Jazz Café (Milano)• Rolando (Terni)• Caffè Minotti (Frosinone)• 10HP (Brescia)• Erbusco Bakery (Erbusco)• Così è (Verona)

3CL VERMOUTH3CL BITTER

UNA SPRUZZATA DI SODA3/5 GOCCE TABASCO®

5CL TEQUILA3CL TRIPLE SEC

SUCCO DI LIMONE - 2/3 GOCCE TABASCO®

6CL PROSECCO4CL APEROL

UNA SPRUZZATA DI SODA 2/3 GOCCE TABASCO®

5CL RUM BIANCOLIME - MENTA

ZUCCHERO DI CANNA 3/5 GOCCE TABASCO®

NICCo MARINoCapobarman del Jazz Café, poliedrico e molto professionale, ha da subito capito la potenzialità di Tabasco nei cocktail tradizionali.Le feste Tabascoal Jazz Café hanno raccolto un grande successo di pubblico.

I coc-ktaIlnon sonopIù glI stessI

ECCoI LoCALIIN CuI PoTERGuSTAREuNA SERATA+ TABASCo

una nuova InIzIatIva ha coInvolto numerosI localI In tutta ItalIa: #AGGIUNGITABASCObasta aGGIunGere poche Gocce dI tabasco per creare un aroma che esalta Il sapore

dI un cocktaIl o del cIbo.

MARGARITASCo SPRITZASCo

+AMERICANASCo MoJITASCo

TAB

AS

CO

®, the Diam

ond

and B

ottle Lo

go

s are tradem

arks of M

cIlhenny Co

.

TREND CAR PEUGEOT308 GT

Artigli sotto i guAntidi Emanuele D’Argenzio

pinta da un 1.6 quattro cilindri turbo da 205 CV, la nostra Peugeot 308 Gt è la versione hatchback, ma è anche disponibile in versione Station Wa-gon. La 308 GT è difficilmente riconoscibile rispetto alla versione di base:

il design rimane praticamente quello di sempre. Le forme sono sobrie, ma raffi-nate. Il muso è ben caratterizzato da una griglia cromata, con un disegno molto sportivo e di buonissima fattura. Le prese d’aria sono abbondanti, ma non appa-riscenti. Le nervature del cofano sono ben raccordate e posizionate, così come le linee della fiancata, che rendono il design della 308 dinamico, ma elegante. Il posteriore è inoltre caratterizzato da un bel estrattore nero lucido, che incornicia due terminali cromati, per enfatizzare lo spirito “corsaiolo” di questa GT. In do-

tazione ha dei meravigliosi cerchi da 18” (con pneumatici Michelin Pilot Sport 3), con disegno diamantato, l’unico accessorio veramente di spicco, che enfatizzano l’assetto ribassato. Sono unici della GT anche gli specchietti retrovisori in nero lucido e le frecce a led con luce “progressiva”, che la rendono molto premium.La plancia è futuristica, i tasti fisici sono praticamente assenti, spicca il di-splay centrale touch, all’interno di una cornice di alluminio esagonale, che si allunga fino al tachimetro. Il volante è sportivo e tipicamente Peugeot, l’er-gonomia spiccata e la banda centrale donano carattere sportivo, e le impun-ture rosse fanno il resto. La pedaliera è in alluminio, così come il pomello del cambio manuale a 6 rapporti. I sedili sono di forte ispirazione sportiva, in pel-

le e in alcantara, sono contenitivi, ma molto comodi anche durante i lunghi spostamenti. In generale gli interni sono d’ispirazione racing, ma rimango-no molto sfruttabili e ben studiati. Il bagagliaio è ampio e di forma regolare.In città la 308 GT è molto maneggevole, i consumi sono ridotti in modalità eco, e i sistemi di assistenza alla guida (retrocamera e sensori di parcheg-gio) ci permettono di muoverci agilmente nella frenetica vita milanese. Ma permette anche di divertire: è infatti il tasto “sport” al centro del tunnel cen-trale che permette di scatenare tutti i 205 CV. Il suono cambia improvvisa-mente, la risposta al pedale è molto più reattiva, e la strumentazione di co-lora di rosso. Lo sterzo di conseguenza si irrigidisce, seppur mantenendo la

sensibilità di default. Ci muoviamo tra le curve e apprezziamo il telaio e la dimensione dello sterzo, che ci permette di avere sotto controllo il tachime-tro e sopratutto il contagiri, che manteniamo sopra i 2000 giri per mentente sempre in funzione il turbo. La spinta è comunque progressiva fino ai 5500 giri e per un momento lasciamo da parte il tachimetro, che supera abbon-dantemente la velocità di limite. Il cambio è preciso e molto piacevole da utilizzare, seppur i rapporti siano piuttosto lunghi, passiamo da una marcia all’altra con grande gusto, apprezzando il suono del quattro cilindri, seppur palesemente amplificato dall’impianto audio. L’assetto è molto equilibrato, più da GranTurismo che da sportiva, ma regala ugualmente soddisfazioni.

cI sIamo dIvertItI con la versIone “dI mezzo” del modello dI punta della casa delleone, manca la famosa “I” per dIvertIrcI sul serIo, ma non cI lamentIamo.

S

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

HD_Full page-GHD- 42x30cm_vectors.pdf 1 01/09/16 18:22