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Alla corte dei VentimigliaStoria e committenza artistica

a cura di Giuseppe Antista

Atti del convegno di studi (Geraci Siculo, Gangi, 27-28 giugno 2009)

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Si ringraziano: Prof. Cesare Ajroldi, già Direttore del Dipartimento Storia e Progetto nell’Architettura dell’Università di PalermoProf. Maurizio Carta, Direttore del Dipartimento Città e Territorio dell’Università di PalermoProf. Pietro Corrao, Direttore del Dipartimento di Studi storici e artistici dell’Università di PalermoProf. Aldo Casamento, Università di PalermoProf. Marco Rosario Nobile, Università di PalermoProf.sa Maria Sofia Di Fede, Università di PalermoDott.sa Rosaria Li Destri, Università di PalermoIng. Giovanni Ventimiglia, Presidente dell’Istituto Italiano dei CastelliDott. Luigi Iuppa, Vice Sindaco del Comune di Geraci SiculoDott. Cataldo Sorrentino, Vice Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Gangi Sig.ra Maria Carmela Paternò, Comune di Gangi

Ove non diversamente specificato, le immagini e i disegni a corredo dei saggi sono dell’autore del testo; per le altre illustrazioni si ringraziano: arch. Natale Allegra, sig. Vincenzo Anselmo, arch. Arturo Anzelmo, sig. Enzo Brai, sig. Mimmo Castello, prof. Pino Farinella, arch. Salvatore Farinella,sig. Gaetano Gambino, arch. Ida Giostra, arch. Mariangela Minà, sig. Melo Minnella.

In copertina Andrea Li Pani, Gangi, 1834 (da Le mappe del catasto borbonico di Sicilia…, Palermo 2001)

Progetto grafico e impaginazione Carmela Musciotto

© 2009 Comune di Gangi (Palermo)© 2009 Comune di Geraci Siculo (Palermo)© 2009 Edizioni Arianna Tutti i diritti riservati

Finito di stampare nel mese di dicembre 2009 presso le Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, Bagheria (Palermo)

Alla corte dei Ventimiglia: storia e committenza artistica: atti del convegno di studi (Geraci Siculo, Gangi, 27-28 giugno 2009) / a cura di Giuseppe Antista. – Geraci Siculo: Edizioni Arianna, 2009.ISBN 978-88-89943-48-91. Storia – Madonie – Sec. 14.-18. – Congressi – Geraci Siculo - Gangi – 2009.I. Antista, Giuseppe <1974->.945.8233 CDD-21 SBN Pal02223118

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Il volume è stato realizzato con il contributo della Regione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana

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Indice

Giuseppe Ferrarello, Bartolo Vienna

Pietro Corrao

Salvatore FarinellaMaria Concetta Di Natale

Giovanni TravagliatoGiuseppe AntistaRosario Termotto

Eugenio Magnano di San LioNico MarinoMarco Failla

Angelo PettineoMarco Rosario Nobile

Pinuccia Botta

Giuseppe Fazio

Vincenzo Abbate

Salvatore AnselmoRosalia Francesca Margiotta

Caterina CiolinoAlessia Ferraro

Maurizio VescoMaria Sofia Di Fede

Maria Giuseppina Mazzola

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Presentazione

IntroduzioneI signori della montagna: territorio e potere ventimigliano nella contea di Geraci

Insediamento territoriale e sistema difensivo nei conti di Ventimiglia signori del Maro e nei conti di GeraciUn brano significativo dal testamento di Francesco II VentimigliaL’orafo Piero di Martino e il Reliquiario di San Bartolo di GeraciLe cappelle ventimigliane in epoca medievale: Cefalù e GeraciL’abbazia di Santa Maria del Parto a Castelbuono. La chiesa e la terraTorri e logge civiche nei territori dei Ventimiglia e nella Sicilia centro-settentrionaleI Ventimiglia nella storia e nell’assetto urbano di CefalùLa Roccella, un presidio fortificato costiero dei VentimigliaPresidi militari di frontiera: Castel di Lucio, Migaido, Pettineo, Tusa Superiore e Tusa InferioreLa torre Ventimiglia a MontelepreUna committenza ventimigliana del Quattrocento a Castelbuono: la cappella sub vocabulo sancti Antonii nella chiesa di San FrancescoCommittenza ventimigliana a Collesano: il mausoleo di Elvira Moncada e Antonio Ventimiglia e una proposta per il gruppo dei Dolenti della chiesa del CollegioCastelbuono: il mecenatismo artistico dei Ventimiglia nel secondo Quattrocento e una ipotesi per il percorso di Riccardo QuartararoI Ventimiglia: committenti di sculture marmoree dal XV al XVII secoloI gioielli di Giovanni III VentimigliaLa committenza serica alla corte dei VentimigliaL’economia del marchesato dei Ventimiglia alla fine del Cinquecento: la vendita all’asta delle baronie di San Mauro e PollinaPianificazione e investimento immobiliare nel Cinquecento: i Ventimiglia e le Case Nove a PalermoCarlo Maria Ventimiglia e la cultura architettonica del XVII secoloCorrado Ventimiglia: un collezionista d’arte nella Sicilia dell’Ottocento

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Fig. 1. Filippo Paladini, ritratto di Giovanna d’Austria Brancoforti, inizi XVII secolo (Palermo,collezione privata).

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negli elenchi delle gioie soprattutto nel XVsecolo6, forse perché, come nota Viollet LeDuc, non vi era ragione di portare un gio-iello che a causa dell’acconciatura del caporimaneva coperto, ma ancor più perché inSicilia gli statuti suntuari del 1425 vietavanoin modo assoluto il loro utilizzo7. Nono-stante dai primi decenni del secolo succes-sivo gli orecchini cominciarono a ritornarein voga, come si evince anche dalle moltepitture che raffigurano «donne adorne diorecchini nei quali generalmente abbondanole perle», come nei casi in esame, solo laprammatica del 1574 «concedeva alle donnedi Sicilia di potere portare circelli e pendentid’orecchi»8. I monili citati, adorni di smalti,aderivano verosimilmente a modelli spagnolicircolanti nell’area mediterranea. La Spagna,infatti, nel XV e nel XVI secolo, come notaMaria Concetta Di Natale, «era non solo ladominatrice dell’isola, ma anche la maggiorepotenza mondiale, per cui mode e modellidi quella terra circolavano ed erano general-mente imitate»9. Il Lanza di Scalea osservaancora che gli orefici spagnoli fossero«molto abili nello smaltare… e dalla Spagnafossero in Sicilia arrecati tutti quei perfezio-namenti dell’arte dello smalto e degli smaltitraslucidi specialmente»10. Già le ricerche ar-chivistiche dello studioso siciliano ricorda-vano vari gioielli con smalti11, che piùrecentemente si annotano numerosi nelle ci-tazioni documentarie di Genevieve BrescBautier e di Henri Bresc12.L’inventario in esame registra ancora «unoscrignedo di argento filato» che attestal’usanza di riporre i gioielli in piccoli ograndi scrigni molto spesso lussuosi pezzid’arredo «adorni di rabeschi d’argento o do-rati, ovvero fatti di ambra»13 e prosegue con«uno cinto di oro ismaltato consistente inpezzi vintitri grandi e vintidui piccoli, unocinto di oro a la antiqua ismaltato disligatocumsistenti in pezi grossi vinti novi e balau-sti vinti octo, uno cinto di oro ismaltato con-

Dopo la metà del XVI secolo la famigliaVentimiglia si trovava a fronteggiare unadrammatica situazione finanziaria e per farfronte ai forti indebitamenti, oltre alle intra-prese azioni finanziarie, vendette anche nu-merosi gioielli di famiglia, alcuni dei quali diantica fattura1. Il notaio palermitano Anto-nio Occhipinti l’8 e il 9 ottobre 1560 stilòdue rogiti ove si elencano preziosi monili af-fidati dai tutori di Giovanni III Ventimiglia(la madre Maria Antonia Ventimiglia e lo zioCarlo) al barone di Solanto Ludovico Alliataper essere venduti a Palermo pagando cosìparte del debito ai «creditori più intransi-genti» e ad Aloisio Bologna, barone di Mon-tefranco, tesoriere del Regno nel 1552-1553e maestro portulano, nonché figlio del po-tente Francesco Bologna2. Tra le opere più interessanti si inseriscono«una iuya di oro smaltata con uno balaxo etuno zaffirio con una perna grossa in mezodui serpi», la «ioyecta di granati ingastati inoro con dui perni, una gioya di oro ismaltatacon una aquila con tri diomanti e dui sme-raldi» e «un altra gioya di setti fogletti di orocioè sei con quatro perni per fogletta et l’al-tra con tri perni»3. Gioie simili potevanopendere dai laccetti di velluto o dalle cateneo essere utilizzate come ornamento degliabiti, dei copricapi e addirittura delle bor-sette delle dame. Il primo monile ricordatodoveva trarre ispirazione dai tanti gioiellidalla forma di sirene, serpenti marini, draghi,lucertole e animali fantastici i cui disegni cir-colavano in tutta Europa [fig. 2]4.Il documento notarile elenca anche «duichirchelli di oro ismaltati con cinco perniper circella con dui occhi per circella, dui cir-celli di oro ismaltati con tri diomanti per unoet una perna a pirillo per uno ed una circelladi oro ismaltata nigra con uno ismeraldo»5.Questi ultimi ornamenti, come sottolineaPietro Lanza di Scalea nella sua opera Donnee gioielli in Sicilia nel Medio Evo e nel Rinasci-mento, si riscontravano con poca frequenza

I gioielli di Giovanni III Ventimiglia

Rosalia Francesca Margiotta

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quelli siciliani si fa menzione di paternostridi corallo, d’ambra, di perle»27. Geneviève Bresc Bautier e Henri Bresc,dopo aver esaminato innumerevoli inventarisiciliani, affermano che «Les grains des pa-tenôtres et des reste sont quelquefois dénom-brées, révélant une grande irrégularité: 209grains de jais, 136 grains de cristal, 20, 40,34, 72 et 74 grains de corail, 100 et 110grains d’argent»28, irregolarità attestata an-cora una volta dagli esemplari citati nel re-pertorio in esame. Preziose corone di rosario venivano donateai simulacri siciliani più venerati, interessantiesemplari sono ancora conservati, per esem-pio, presso il Museo Regionale Pepoli, pro-venienti dal Tesoro della Madonna diTrapani, alcuni dei quali realizzati in co-rallo29. Per tornare in ambito madonita se nericorda traccia documentaria nei tesori dellechiese di Gratteri. Un inventario dell’ultimoquarto del XVI secolo relativo alla chiesaMadre del centro siciliano, oltre a riportareinteressanti suppellettili d’argento, annota«quattro para di patri nostra di coralli»30. An-cora fino al 1597, nella chiesa non più esi-stente della Madonna del Rosario di Gratteri,erano custoditi «tri paternostri di coralli et diambra»31 e sino al 1621 nello stesso edificiochiesastico vi erano «quattro para di pater-nostri di coralli et di ambra quali su agi allastessa imagini della Madonna»32. L’elenco stilato dal notaio Occhipinti annotaancora «una cruzzetta di oro piccola con suocrucifisso smaltato», una piccola croce d’ar-gento certamente appartenente a qualche“paternostro” citato o disperso33.Tra gli anelli, arricchiti da smalti e cesella-ture, le cui forme nel XV e XVI secolo fu-rono generalmente piramidali34, si elencasoltanto «uno robinio legato in uno anellodi oro smaltato»35.Interessante e ingombrante collana dovevaessere il «collaro di oro ismaltato cumsistentiin pecci decisetti grandi et pecci sidici picolicon quatro diomanti grandi et tri rubbinigrandi et dudici diomanti picoli et octo rob-bini picoli et perni sidici grossi»36. La mas-siccia catena poteva essere simile a quellache tuttora orna il reliquiario a busto diSant’Agata della cattedrale di Catania realiz-

sistente in pecci vinti octo grandi et vintiocto picoli con setti diomanti et setti robbiniet perni vinti octo grossi con sua caxa dicoyro nigro deorato»14.Le cinture spesso divise «in vari pezzi… afin di potere avere maggiore elasticità»15

sono presenti soprattutto negli inventari delXIV e XV secolo, variamente denominate«zona, zonecta, corrigia, cintura, chinturecta,chinturella, cintum, cingulum»16, ma nume-rose sono anche quelle citate negli inventaridel XVI secolo, che sono «ricchissime, inca-stonate di perle e pietre preziose, spessostrumento cui erano appesi sia oggetti di usoquotidiano (nettadenti, nettaorecchie, ce-soie), sia contenitori per essenze, con i qualisi profumavano le persone e si coprivano ipungenti odori corporei. In rari casi servi-vano a trattenere le pieghe degli abiti o a sot-tolineare il punto di vita, dal momento chea partire dalla metà del Cinquecento il cor-petto degli abiti tendeva a stringersi in vitaper poi scivolare verso l’inguine in un pro-lungamento appuntito […] Dunque essa siponeva sullo stesso piano d’uso degli altriinnumerevoli gioielli che si distribuivano pe-santemente sull’abito»17.I monili citati, seppur più preziosi, potevanoessere tipologicamente simili alla cintura inbronzo fuso, cesellato e dorato, priva digemme, di collezione privata fiorentina rea-lizzata nel 1540 circa da un artista dell’am-biente di Francesco Salviati, forseappartenuta a una donna della famiglia Me-dici18. Esempi siciliani di catene che ripren-dono tipologie dei secoli precedenti,utilizzate anche come cinture, sono dati daquelle ornate da smalti policromi e gemmecustodite nel Museo Pepoli di Trapani, giànel Tesoro della Madonna Annunziata, rea-lizzate da orafo trapanese dei primi anni delXVII secolo e donate nel 1621 alla Verginetrapanese dalla principessa di Paceco19. Altroesemplare quasi identico è la catena cheadorna il reliquiario a busto d’argento diSanta Lucia di Siracusa, donata nello stessoanno dal cavaliere Lucio Bonanno Gioeni20.Ancora un’altra catena simile alle precedentiè quella posta sul reliquiario a busto diSant’Agata della Cattedrale di Catania, carat-terizzata da due pendenti con lo stemma

della famiglia Tedeschi, uno dei quali aforma di aquila bicipite, che la donò tra il1621-162521.Altro tipo di cintura in voga nello stesso pe-riodo è ancora quella in argento sbalzato, ce-sellato e inciso, eseguita da un orafospagnoleggiante o spagnolo della fine delXVI - inizi del XVII secolo, donata nel1629, insieme alla collana in oro e smalti22,da donna Giovanna Lucchesi, moglie di donOttavio II Lanza e Barresi, alla Madonna deiMiracoli di Mussomeli, in ringraziamentodella guarigione del figlio, il principino donLorenzo23. La documentazione pittoricaoffre un ulteriore campionario di cinture, siricorda, per esempio, il ritratto ufficiale diGiovanna d’Austria Branciforti [fig. 1] ese-guito da Filippo Paladini intorno agli anni1603-1604, subito dopo il suo arrivo a Pa-lermo e il matrimonio con Francesco Bran-ciforte, in cui la nobildonna indossa un abitoin tessuto operato, arricchito da vari gioielli,tra cui una cintura in diamanti, pietre pre-ziose e smalti24.Tra le gioie preziose della famiglia Ventimi-glia si ricordano ancora «una coruna di pa-ternostri di oro ismaltati consistenti inpaternostri grossi trentatri et piccoli chin-quantanovi con dui pendenti grossi di orofacti a conocchia, una coruna di paternostride cristallo con septi partituri di oro smaltatie un altra coruna di matri perni tundi consoi partituri et cruci del medesimo, vintinovi paternostri grossi de corallo, una co-runa di oro ismaltata facta ad paternostritondi cumsistenti in paternostri piccoli sis-santadui et setti partituri grossi con sei gra-nati per paternostro picolo in li qualimancano in tuttj undici rubinetti»25. «Con iltermine paternostri - scrive Pietro Lanza DiScalea - si soleva indicare le pallottolinemaggiori della corona di rosario… eranoessi così comuni che in Parigi si crearono deiveri corpi d’arte, che sotto il nome di pater-nostrieri fabbricavano i grani e furono queifabbricatori distinti in tre categorie, i pater-nostrieri d’osso e di corno, quelli di coralloe madreperla e quelli d’ambra»26. Tale diffu-sione, come quella della maggior parte deigioielli, ebbe grande sviluppo dal Trecento«e come negli inventari stranieri, così in

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zata dall’orafo Vincenzo Archifel nel 1492,ritenuta per tradizione dono del viceré LaCugna, ricordata in un inventario del 1521come «cullaro di oro ismaltato di peczi qua-rantadue cum uno granatu in pedi aperto dioro ismaltato cum certi fogli di argentoismaltati cum una frincza di perni guarnutaa lo dicto collaru»37. Ugualmente preziosi erano i «dui brazalectidi oro ismaltati consistenti in dieci pecci perbrazaletto con dui diomanti e dui rubini peruno et con dieci perni per uno» e i «dui ma-nigli di curallo ligati in oro»38, questi ultimiforse arricchiti da cammei di corallo e inse-riti in traforate maglie auree similmente aibracciali in oro, smalti, coralli e gemme delMuseo Regionale Pepoli di Trapani eseguitida un abile corallaro formatosi nello stessoambito culturale di Matteo Bavera39. Il grande utilizzo di perle, come attestanoanche le ricche gioie lasciate nel 1386 comedote da Francesco II Ventimiglia alla figliaEleonora40, coralli e pietre preziose ripor-tano alla memoria ricchi inventari di princi-pesse, tra cui l’Inventario delle gioie (1540) diIsabella d’Este, primogenita del duca di Fer-rara Ercole I e di Eleonora d’Aragona esposa di Francesco II Gonzaga, imparentatacon la nobile famiglia siciliana41. Tipologica-mente simile alla prima gioia elencata nel-l’inventario siciliano è quella caratterizzatada «un balasso grosso in forma de ovo, nongrande come ovo, forato, con un filo che ‘lpassa et con una perla grossa come una niz-zola, attaccata con un filo d’oro» della man-tovana d’adozione42 e ancora similidovevano essere le diffuse perle a forma dipera utilizzate per ornare vari monili in en-trambi gli inventari, tra cui «uno pendentedi oro in uno serpenti con uno ismiraldogrosso con tri perni grossi a pirillo» vendutodai Ventimiglia43.Monili simili a quelli della nobile famigliaoriginaria dalla Liguria sono annotati nell’in-ventario del 1557 dei gioielli della quondamIsabella De Vega e Luna, duchessa di Bi-vona, figlia del viceré di Sicilia Giovanni DeVega e moglie di Pietro Luna. Vi si scorge:«una joya cum ycula di oro cum soi trj pernjet sua smiralda. Item una altra joya di orocum trj pernj grossi cum uno diamanti et

Fig. 2. Orafo italiano o spagnolo, monile a forma didrago, fine del XVI secolo(Trapani, Museo Regionale Pepoli).

uno rubino. Item una cruchi di deamanticum sei pernj. Item un altra joya cum unodiamanti cum quatro rubinj… item due bra-zalettj di oro cum sidichj camafei per uno.Item una chinta di oro cum chinquanta pezidi pernj diamanti e rubinj et ala punta chi èuna broncha smiralda. Item uno curdunj dichinchirj di oro cum vintj una petra di lapiLabaro et cum quatordichj paternostra grossidi oru cum soj rubinj cum novanta chincopaternostra do oru pivuli… Item uno anellodi oro cum uno diamanti et quatro punti…item uno altro anello grandi cum una smi-ralda… item sei crocketti di oro smaltatj…Item uno paro di paternostra di curalli cumdechinovi partituri di oru pichulj…»44. Preziose gioie e interessanti oggetti d’ar-gento erano annotate anche nell’inedito in-ventario del 1552 del quondam Francesco deBonomia (Bologna) di Baldassare, proprie-tario della metà del territorio denominatoPiano delli Giumenti, il cui figlio Nicola con-trasse matrimonio con Anna Ventimiglia45.Vengono elencate «uno paro di chirchelli inoro in uno marzapanello di oro cum certiperni picculi smaltati… una ciotula d’ar-gento incaglionata cum dui delfini per ma-nico e cum lo pedi cum sei fogli deaurata…una salera di argento plana deaurata… unatazzetta d’argento tutta deaurata… unacanna di oro a rusetta stampata… un’altracanna smaltata fatta a patrinostro in pezziquaranta… uno manico di muscaloro dioro… uno crimalo di argento… sessantaseisconetti d’oro smaltati… uno cinto cum suamiraglia di Santa Catrini di oro smaltato…una crucetta di oro di opera di filo smal-tata… un’altra crucetta di opera di filo fattaa patrinostro smaltata… otto patrinostri dioro ad osso binatizzi… uno brazzaletto cumsei petri videlicet dui agati uno occhio digatto, uno giacinto, una granata et una ama-tista… uno paro di patrinostri di argento infilo di numero sessanta novi… dui borchettidi argento… uno cori di smalto… una pa-tella di oro smaltata di fora virdi e intro az-zolo… una miraglia cum una medea fatta dismalto… una agata smaltata in oro cum unoliuni di una banda… un paro di circhi buzzia piretto cum soi petri videlicet granati tor-chini e dui perni piccoli… uno anello con

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sua petra torchina… tri pontali di oro…uno zaffino ingastato in oro… uno paro dicirchelli di amorelli… dui anelli l’uno cumuno robbino e l’altro con uno diamanti pic-coli… un paro di chirchelli smaltati cum suoipalumbetti di oro… uno pendenti d’oro a fi-lograno smaltato scacchiato… uno crucifis-setto di oro… un paro di circhetti di oroscacchiati cum dudici petri granati picchuli esei perni… una cannella di oro stampata…una cannella di oro a madonello… una co-runa di oro di opera di filo cum soi partituridi la detta opera di filo smaltati… una coronadi 15 patrinostri di corallo tundi di numerosettantatri… uno gruppo d’oro filato… unascufia di argento filato vecchia»46.Ancora impreziositi da perle e pietre pre-ziose sono alcuni interessanti monili citatinell’inedito testamento del 6 aprile 1607 didonna Giulia Ventimiglia e Agliata, contessa

1560, ottobre 8 e 9. Elenco dei gioielli affidati dai tutori diGiovanni III Ventimiglia (la madreMaria e lo zio Carlo, barone diRegiovanni) al barone Ludovico Alliataper essere venduti a Palermo54.

[…] Una iuya di oro smaltata con uno ba-laxo et uno zaffirio con una perna grossa inmezo dui serpiItem dui chirchelli di oro ismaltati con cincoperni per circella con dui occhi per circellaItem uno scrignedo di argento filatoItem uno cinto di oro ismaltato consistentein pezzi vintitri grandi e vintidui piccoliItem una coruna di paternostri di oro ismal-tati consistenti in paternostri grossi trentatriet piccoli chinquantanovi con dui pendentigrossi di oro facti a conochiaItem uno robinio legato in uno anello di oroismaltato Item una salera con suo coperchio di ar-gento / deorata ismaltata con settanta pernipiccoli con lo fundo de cristalloItem dui manigli di curallo ligati in oro

Item una coruna di paternostri de cristallocon septi partituri di oro ismaltatiItem un altra coruna di matri perni tundicon soi partituri et cruci del medesmoItem vinti novi paternostri grossi de corallo Item una cruzzetta di oro piccola con suocrucifisso ismaltatoItem una ioyecta di granati ingastati in orocon dui perni Item uno cinto di oro a la antiqua ismaltatodisligato cumsistenti in pezi grossi vinti novie balausti vinti octoItem una pignatella di argentoItem dui bumbulecti di argentoItem uno paro di tavolecti di donna coper-tati di argentoItem una briglia di argento con soi bozectidi argento[…] In primis uno cinto di oro ismaltatoconsistente in pecci vinti octo grandi et vintiocto picoli con setti diomanti et setti robbiniet perni vinti octo grossi con sua caxa dicoyro nigro deoratoItem uno collaro di oro ismaltato cumsi-stenti in pecci decisetti grandi et pecci sidici

picoli con quatro diomanti grandi et tri rub-bini grandi et dudici diomanti picoli et octorobbini picoli et perni sidici grossiItem uno pendente di oro in uno serpenticon uno ismiraldo grosso con tri pernigrossi a pirilloItem dui brazalecti di oro ismaltati consi-stenti in dieci pecci per brazaletto con duidiomanti e dui rubini per uno et con dieciperni per unoItem dui circelli di oro ismaltati con tri dio-manti per uno et una perna a pirillo per unoItem una gioya di oro ismaltata con unaaquila con tri diomanti e dui smeraldiItem un altra gioya di setti fogletti di orocioè sei con quatro perni per fogletta et l’al-tra con tri perniItem una coruna di oro ismaltata facta adpaternostri tondi cumsistenti in paternostripiccoli sissantadui et setti partituri grossicon sei granati per paternostro picolo in liquali mancano in tuttj undici rubinetti / Item una circella di oro ismaltata nigra conuno ismeraldo […]

di Collesano e baronessa di Gratteri e SantoStefano, moglie di don Pietro Ventimiglia emadre di don Alfonso Ventimiglia47. La te-statrice lascia alla figlia Maria «una tocca seubenda di oro perni petri e coralli consistentiin dudici peczi grandi et altri finimenti mi-nuti et dui rami di mortilla di oro et dudici/ perni grossi et uno paro di braczali di oroet petri fini consistenti in peczi 14»48. Alla fi-glia Isabella è destinato «unus stractus dipetri di novi fili conferenti a quelli di la toccaet uno paro di paternostri di oro et agaticonsistenti in pezzi 44 guarnuti»49. Al figlioLorenzo «una coruna di coralli con soi par-tituri et guarnationi di oro et uno cortinagiodi capello consistenti in 11 peczi di oro etcamei» e al figlio Alfonso «un cinto di oroconsistenti in peczi 28» adorno di «7 dia-manti 7 rubbini et 14 peczi di ingasti conquatro perni di ingasto»50.

L’elenco di gioie dei Ventimiglia di Castel-buono annota anche due manufatti d’ar-gento: «una salera con suo coperchio diargento / deorata ismaltata con settantaperni piccoli con lo fundo de cristallo» e«una briglia di argento con soi bozecti di ar-gento»51, attestante il lusso diffuso non soloper gli ornamenti d’abito e le gioie, maanche per le bardature dei cavalli, nono-stante uno dei capitoli che nel 1534 pro-mulgò il viceré Pignatelli lo limitasse52. Oltre a essere venduti per sopperire ai biso-gni di famiglia o dispersi tra i tanti eredi diuno stesso nobile casato «le cinture smaltate,le collane d’oro, gli anelli gemmati, per vo-lontà di quelle pie testatrici, diventavano ca-lici e patene e dallo splendore d’unaacconciatura femminile passavano a brillaresugli altari delle chiese»53.

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1 Si veda O. CANCILA, Alchimie finanziarie di una grandefamiglia feudale nel primo secolo dell’età moderna, in «Mediter-ranea. Ricerche storiche», III, 6, aprile 2006, pp. 88-91.2 I documenti sono depositati tra le carte del citatonotaio, ora custodite presso l’Archivio di Stato di Pa-lermo (ASPa), st. I, vol. 3767, cc. n. nn. Si veda ancheO. CANCILA, Alchimie finanziarie…, cit., p. 91.3 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.4 M.C. DI NATALE, Il Tesoro di Sant’Agata. Gli ori, inSant’Agata, a cura di L. Dufour, Roma-Catania 1996;ID., Gioielli di Sicilia. Gemme e ori, smalti e argenti, coralli eperle, uno scrigno preziosissimo ricolmo di monili, Palermo2008, p. 43.5 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.6 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli in Sicilia nel MedioEvo e nel Rinascimento, Palermo-Torino 1892, p. 176.7 Ibidem; E. VIOLLET LE DUC, Dictionnaire du mobilierfrancais de l’époque carolingienne à la Renaissance, Paris s.d.,II, p. 45.8 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., pp. 176-178.9 M.C. DI NATALE, Gioielli di Sicilia…, cit., p. 38.10 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., pp. 176-178.11 Ivi, passim.12 G. BRESC BAUTIER, Artistes, patriciens et confreries. Pro-duction et consommation de loeuvre d’art à Palerme et en Sicileoccidentale (1348-1460), Roma 1979; G. BRESC BAUTIER-H. BRESC, Les bijoux à Palerme (XIVe - XVe siècle): leséchos du luxe personnel dans les inventaires notariés, in Storia,critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza sicilianaa confronto con il dibattito nazionale, atti del convegno in-ternazionale di studi in onore di Maria Accascina (Pa-lermo-Erice, 14-17 giugno 2006) a cura di M.C. DiNatale, Caltanissetta 2007.13 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., p. 166.14 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.15 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., pp.172-173.16 G. BRESC BAUTIER-H. BRESC, Les bijoux à Palerme...,cit., p. 223.17 D. LISCIA BEMPORAD, Francesco Salviati e altri orafi per

una cintura di collezione privata, in Storia, critica e tutela…,cit., p. 242.18 Ivi, pp. 242-243.19 M.C. DI NATALE, scheda n. 9, in Il Tesoro nascosto.Gioie e argenti per la Madonna di Trapani, catalogo dellamostra (Trapani 2 dicembre 1995-3 marzo 1996) acura di V. Abbate e M.C. Di Natale, Palermo 1995, pp.104-105; ID., Gioielli di Sicilia…, cit., pp. 48, 58. 20 M.C. DI NATALE, I monili della Madonna della Visitazionedi Enna, Enna 1996; ID., Gioielli di Sicilia…, cit., p. 48.21 M.C. DI NATALE, Il Tesoro nascosto…, cit.; ID., Gioiellidi Sicilia…, cit., p. 50; ID., Enrico Mauceri e il Tesoro diSant’Agata di Catania, in Enrico Mauceri (1869-1966) sto-rico dell’arte tra connoisseurship e conservazione, atti delconvegno internazionale di studi, a cura di S. La Bar-bera, Palermo 2009, pp. 148-151.22 I. BARCELLONA, scheda n. 7, in Splendori di Sicilia.Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo dellamostra (Palermo 2000-2001) a cura di M.C. Di Natale,Palermo 2001, pp. 306-307, che riporta la precedentebibliografia.23 Ivi, scheda n. 8.24 Si veda V. ABBATE, scheda n. 11, in Porto di mare1570-1670. Pittori e pittura a Palermo tra memoria e recu-pero, catalogo della mostra (Palermo e Roma 1999-2000) a cura di V. Abbate, Napoli 1999, pp. 184-186,che riporta la precedente bibliografia; M.C. DI NA-TALE, Gioielli di Sicilia…, cit., pp. 55, 59.25 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.26 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., p. 103.27 Ibidem.28 G. BRESC BAUTIER-H. BRESC, Les bijoux à Palerme...,cit., p. 227.29 M.C. DI NATALE, Arti decorative nel Museo Pepoli diTrapani, in Museo Pepoli, Palermo 1992, p. 66.30 Si veda S. ANSELMO, Suppellettili liturgiche in argento traculto, documenti e committenti e R.F. MARGIOTTA, doc. 1,in I Tesori delle chiese di Gratteri, «Quaderni di Museolo-gia e Storia del Collezionismo», 2, Caltanissetta 2005,pp. 28, 81. 31 Si veda S. ANSELMO, Suppellettili liturgiche…, cit. e R.F.

MARGIOTTA, doc. 2, in I Tesori delle chiese…, cit., pp. 28, 81.32 Ibidem.33 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.34 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit., p. 175.35 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.36 Ibidem.37 M.C. DI NATALE, Il tesoro nascosto…, cit.; ID., Gioiellidi Sicilia…, cit., pp. 41-42, che riporta la precedentebibliografia; ID., Enrico Mauceri…, cit., pp. 148, 150.38 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.39 M.C. DI NATALE, scheda n. I.8, in Il Tesoro nascosto...,cit., pp. 103-104; ID., Gioielli di Sicilia…, cit., pp. 60, 69.40 M.C. DI NATALE, infra.41 D. FERRARI, L’«Inventario delle gioie», in Isabella d’Este.La primadonna del Rinascimento, in «Civiltà mantovana»,aprile 2006, pp. 21-43.42 Ivi, pp. 26.43 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.44 I. NAVARRA, I coralli dei corallari di Trapani fra i gioiellidi Isabella De Vega e Luna, duchessa di Bivona, in «LiberaUniversità di Trapani», VII, 19, luglio 1988, II seme-stre, p. 163.45 ASPa, Case ex gesuitiche, vol. 765, cc. 5-6, 129-145. 46 Ivi, cc. 142r-143r.47 Una copia del rogito registrato dal notaio GiuseppeTuscani è custodito presso ASPa, Archivio Belmonte,vol. 133, cc. 215-223. 48 ASPa, Archivio Belmonte, vol. 133, cc. 221r e v. 49 Ivi, cc. 221v. 50 Ibidem.51 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn.52 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli…, cit, p. 211.53 Ivi, p. 186.54 ASPa, notaio Antonio Occhipinti, st. I, vol. 3767,cc. n. nn. Il documento di seguito trascritto è citato inO. CANCILA, Alchimie finanziarie…, cit., p. 91.

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