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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Settembre / Ottobre 2013 ALLA RICERCA DELLE IDEE ATTUALITÀ Papa Francesco ai giovani: “Non siete soli” ATTUALITÀ Nuove figure e modelli di servizio per una banca che cambia ATTUALITÀ Dignità, valore dell’individuo o spread del cost income?

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] / Ottobre 2013

ALLA RICERCADELLE IDEEATTUALITÀPapa Francesco ai giovani:“Non siete soli”

ATTUALITÀNuove figure e modelli di servizioper una banca che cambia

ATTUALITÀDignità, valore dell’individuoo spread del cost income?

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03 EDITORIALEAlla ricerca delle idee

04 ATTUALITÀABI disdetta il contratto nazionaledei lavoratori bancari con 10 mesi di anticipo

06 ATTUALITÀPapa Francesco ai giovani: “Non siete soli”

09 ATTUALITÀIl papa ai giovani: “Siate coraggiosi,andate controcorrente”

10 ATTUALITÀRicambio generazionale:necessario, utile e responsabile

11 ATTUALITÀNuove figure e modelli di servizioper una banca che cambia...

14 ATTUALITÀDignità, valore dell’individuoo spread del cost income?

17 ATTUALITÀGli invisibili del bestseller

19 MARKETINGGamification: quando il mercato diventa gioco

22 POETRY CORNERAssassinio di Federico Garcìa Lorca

23 SPORTGinnastica ritmica

24 LETTERATURAL’alchimista

26 MUSICA & CONCERTISwingin’ Utters

27 CINEMAL’intrepido / Mi piace lavorare (mobbing)

28 ARTEValeriano Lessio

30 VIAGGIVal di Non: profumo di mele!

33 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPaolo BaldassarraElisa Bianca GallinaroStefano MainiBruno MarazzinaSimona MisticoniSimona OrtolaniMassimo PellegrinoMirko Vigolo

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona SacconiJoe BlackDemetra

EditingSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

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3EditorialeSettembre / Ottobre 2013

di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI Giovani

ditorialeE

ALLA RICERCA

DELLE IDEE

“Siamo alla ricerca di idee”,penso che questo sarebbe unbuon annuncio per molti

banchieri che potrebbero farne un car-tellino da attaccare sulla giacca oppureun messaggio da infilare in una botti-glia da lasciare nel mare adiacente allespiagge delle loro vacanze estive.“Siamo alla ricerca di idee”, un gridoaccorato di soccorso che qualcuno do-vrebbe avere l’umiltà di lanciare e qual-cun altro il coraggio di raccogliere. Inballo, oltre alla vita lavorativa di moltibancari, anche il sistema economico delPaese. Perché questi due destini, chepiaccia o meno, sono da sempre inter-secati da un legame inscindibile. In questi ultimi anni, d’idee innovativedei banchieri ne abbiamo viste poche.L’evoluzione del sistema è stata costrui-ta per la gran parte sull’opportuna cor-sa ai ripari con il rafforzamento deicontrolli interni (compliance e risk ma-nagement) e il cambiamento dei canalidistributivi improntati sopratutto sultaglio dei costi. Questa revisione distruttura è stata contestualmente sup-portata da direttive commerciali spessoschizofreniche, che hanno evidenziatouna scarsa visione prospettica di chi go-verna il settore.Dove sono le innovazioni di prodotto?Dov’è la creazione di un modello dibanca in grado di reggere alle scossedella crisi economica continuando acreare redditività attraverso la valoriz-zazione della collettività? Dov’è una vi-sione di futuro?La riduzione della rete distributiva nonè una strategia industriale, ma sempli-cemente un taglio dei costi finalizzatoa risultati di breve periodo, magari daportare con soddisfazione agli azionisti.Quello che interessa i giovani bancari è

CREARE UN NUOVO MODELLO DIFARE BANCA NON SOLTANTO

IMPRONTATO SUL TAGLIO DEI COSTI ÈDIFFICILE, MA DOVREBBE ESSERE IL

MESTIERE DEL BANCHIERE. UNLAVORO PER CUI SONO LAUTAMENTE

PAGATI. TUTTI QUELLI CHE NON SISENTONO IN GRADO DI ACCETTARE

QUESTA NUOVA SFIDA E CHECONTINUERANNO A NON TENERE IN

CONSIDERAZIONE ANCHE LE IDEEDEI LAVORATORI, CREDO CHE

FAREBBERO BENE A DIMETTERSI

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la banca di domani. Vogliamo sapere qualisono i progetti di chi gestisce il sistema. Lanostra non è una semplice curiosità accade-mica, perché stiamo parlando del nostro fu-turo. Come Organizzazione Sindacale piùrappresentativa del settore abbiamo chiestopiù volte che i lavoratori siano coinvolti inqueste scelte, ma fino ad oggi i nostri appellisono sempre caduti nel vuoto.L’impressione è che diversi banchieri stianosottovalutando l’introduzione dei canali al-ternativi e, infatti, molti giovani colleghi checi lavorano denunciano spesso gli stessi pro-blemi dei lavoratori impiegati nelle reti tra-dizionali, ovvero, l’assenza di formazionespecializzata e di qualità. Mi domando comesi possa pensare, nell’era della massima ac-cessibilità alle informazioni e di elevata sco-larizzazione, di supportare adeguatamente laclientela senza una valorizzazione della pro-fessionalità del personale qualunque sia laforma di supporto alla consulenza utilizzata.Però investire in formazione costa e i risultatinon sono immediati, allora per qualcuno èforse meglio fermarsi alla riduzione dei costi.Alla formazione penserà in futuro qualcunaltro, quando però sarà troppo tardi.La formazione è solo uno dei tanti problemiche diversi banchieri continuano a non voleraffrontare e la recente disdetta anticipata delCCNL di categoria è l’ennesima forzatura del-le parti datoriali. Un atto grave, che potrebbeessere una pericolosa minaccia anche sul fu-turo di tanti giovani lavoratori del settore.Creare un nuovo modello di fare banca nonsoltanto improntato sul taglio dei costi è dif-ficile, ma dovrebbe essere il mestiere delbanchiere. Un lavoro per cui sono lautamen-te pagati. Tutti quelli che non si sentono ingrado di accettare questa nuova sfida e checontinueranno a non tenere in considera-zione anche le idee dei lavoratori, credo chefarebbero bene a dimettersi. Noi, ce ne fa-remo una ragione.

Editoriale

SILEONI: “IL GIANO BIFRONTE

DEI BANCHIERI ITALIANI.ATTACCO SENZA

PRECEDENTI AI DIRITTI DEI LAVORATORI,

A CUI RISPONDEREMO ANCHE CON LO SCIOPERO”

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di Pinco Pallinodfsgsdfgsdfg sdfgsdfg sdfg sdf gsdf

«La disdetta del contrat-to nazionale dei lavo-ratori bancari, dispo-

sta dall’Abi, con 10 mesi d’anticiporispetto alla scadenza naturale,rappresenta un attacco inaudito aidiritti dei lavoratori, a cui rispon-deremo per le rime, anche con losciopero».Lo dichiara Lando Maria Sileo-ni, Segretario generale della FABI,il sindacato di maggioranza dei la-voratori bancari. «In questa vicenda senza prece-denti nella storia delle relazionisindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono deiperfetti Giani Bifronte, la cui dop-piezza è sotto gli occhi di tutti.Da una parte di fronte alle istitu-zioni monetarie internazionali e neiloro road show danno ottimistichecomunicazioni ai mercati, dichia-rando grande solidità patrimonia-le, “core Tier 1” oltre i vincoli di“Basilea3”, di aver ridotto tutti i co-sti operativi, compresi i costi delpersonale, di essere capaci di assor-

bire le rettifiche su crediti generatedalla recessione, di non avere inpancia titoli tossici e di avere rischidegli attivi enormemente minoririspetto alle banche europee. Dal-l’altra, a casa loro, quando si devo-

no confrontare con le organizza-zioni sindacali, denunciano unaredditività del capitale ai minimistorici, senza prospettive di ripre-sa, utili netti precariamente soste-nuti dal carry trade sui titoli di sta-to grazie ai finanziamenti dellaBCE, costi del personale e livellioccupazionali insostenibili.Com'è possibile gestire con re-sponsabilità, trasparenza e parte-cipazione le relazioni sindacali inpresenza di una tale sconcertante,antitetica ed inquietante doppiezzadi messaggi?La Banca D’Italia, che ha ribadito,in più occasioni, la solidità del si-stema bancario italiano non hanulla da dire?Qual è la vera situazione economi-ca, reddituale, patrimoniale dellebanche italiane?I lavoratori hanno il diritto dì sa-perlo, prima degli stress test an-nunciati dalla BCE, che il Parla-mento europeo ha investito delcompito di Vigilanza sulle grandibanche europee».

5AttualitàSettembre / Ottobre 2013

ABI DISDETTA IL CONTRATTO NAZIONALEDEI LAVORATORI BANCARICON 10 MESI D’ANTICIPO

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ttualitàA

6 Attualità

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Parole semplici, vere, quelle di Papa Francesco in oc-casione della Giornata Mondiale della Gioventù diRio de Janeiro a fine luglio.

Parole sensibili, di un uomo in qualche modo “della portaaccanto”, con tutta l’aria di uno che ha seriamente in co-scienza quello che potremmo chiamare il “purgatorio so-ciale” che condanna i giovani su scala globale. Gli stessigiovani arrivati a milioni in Brasile, ad ascoltarlo.“Sono soprattutto i ragazzi a dover affrontare la veritàquotidiana, il veleno del vuoto che si insinua nella nostrasocietà basata sul profitto e sull’avere, che illudono i gio-vani con il consumismo”. Giovani che sono “particolar-mente sensibili al vuoto di significato e di valori che spes-so li circonda. E purtroppo ne pagano le conseguenze”.Parla di verità Francesco, lo fa ripetutamente quando sirivolge ai giovani, con quel qualcosa nella voce che lo ren-de – quantomeno al mio udito di agnostica – credibile.La sua preoccupazione centra con una chiarezza tonifi-cante il problema: la verità quotidiana, quella che i giovaniaffrontano – subendola – in prima linea, vera non è, svuo-tata com’è di significati puliti e riempita all’orlo di tavolida poker. Il suo messaggio dipinge un grande bluff a formadi trappola, con la carta vincente – la gioventù – incastratae già indebitata fino al collo. Prima ancora di rendersiconto il gioco è iniziato.Il richiamo ai valori sbranati dagli ultimi voraci anni nelleparole di un Pontefice non è, francamente, cosa nuova;

PAPA FRANCESCO AI GIOVANI:

NON PERDETE LA SPERANZA DI COSTRUIRE UN MONDO

DI BONTÀ, BELLEZZA E VERITÀ

di Elisa GallinaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

7AttualitàSettembre / Ottobre 2013

NONSIETESOLI

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ttualitàA

8 Attualità

innovativo è il fatto che non c’è solo idealismo: la spinta forte èsulla reazione, il messaggio assume spessore con l’incitazione adandare controcorrente in nome di una grande sfida, una “sete diverità” che va cercata e fatta propria per la ricostruzione sociale,l’unica possibile.I valori fondamentali su cui si basa l’opera, l’obiettivo e l’essenzastessa del sindacato tuonano nella nostra voce di rappresentantidei lavoratori tanto quando sono ridotti ad una debole eco nellegole soffocate delle altre parti sociali, in preda ai più svariati tipi diconvulsioni - dalle crisi d’identità ai conflitti d’interesse, per citarnealcuni soltanto. La dignità umana, unica e speciale, che trovaespressione nel lavoro è – e sarà sempre, contro tutto e tutti – ilterreno su cui noi appoggiamo i nostri piedi. Per chi difende quo-tidianamente un valore come questo, è lampante con quanto di-sprezzo esso sia stato prima abbandonato, poi attaccato, smem-brato e strumentalizzato in tutti i modi possibili ed immaginabili.Tanto da riuscire nell’intento di spargere la confusione all’internodelle categorie di lavoratori.Da tempo eravamo soli nel contrasto a tanta “autodivorante” follia,di altre voci autorevoli che riportassero l’attenzione su tale scempionon se ne vedeva neanche l’ombra. La frattura scomposta tra pas-sato e futuro - tra le persone e la loro società – permaneva dimen-ticata e fasciata alla buona in un silenzio istituzionale – intervallatoda qualche sparata naif – e ad ogni lamento di dolore l’immanca-bile, annoiato luminare di turno spuntava a sradicare la scocciaturacon un “abituatevi, non tornerà più come prima”.Invece no. Francesco tocca la ferita aperta di una generazione chenon possiede l’esperienza della dignità guadagnata con il lavoro, lofa con quell’affabilità coraggiosa che lo ha portato, in questi mesi,ad affrontare questioni vecchie e scivolose togliendo quella nettapercezione di “muro”, sostituendola con la sensazione del “potersiparlare” al di là delle vedute d’opinioni.È inclusivo, Papa Francesco, e attento ai margini: i poveri, gli an-ziani, i giovani. I margini di cui ormai non si occupa più quasi nes-suno. E tra gli emarginati, solo i giovani possono inventarsi qual-cosa in merito. Il Papa dice “Non perdete la speranza, non sietesoli”. Esattamente come diciamo anche noi.Credenti o no, non possiamo che sentire rafforzato il nostro per-corso, se davvero non siamo gli unici a crederci.“Meglio fare casino che chiudersi dentro i recinti delle proprieparrocchie e immaginarsi potenti, anche se dentro si è già morti.Meglio uscire fuori per strada e disturbare, farsi valere, piuttostoche installarsi nella comodità, nel clericalismo, nella mondanità,in tutto quello che è l’essere chiusi in se stessi” (Papa Francesco).

ALLA SUA PRIMAGIORNATA MONDIALE

DELLA GIOVENTÙBERGOGLIO INCITA

I RAGAZZI A PRENDEREIN MANO IL PROPRIO

FUTURO

“metti fede” e la tua vita avrà un sapore nuovo,

avrà una bussola che indica la direzione;

“metti speranza” e ogni tuogiorno sarà illuminato

e il tuo orizzonte non saràpiù oscuro, ma luminoso;

“metti amore” e la tuaesistenza sarà come una casa

Costruita sulla roccia, il tuocammino sarà gioioso,

perché incontrerai tantiamici che camminano con te.

Papa Francesco Rio de Janeiro 25.7.2013

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di Simona SacconiEsecutivo Nazionale Giovani

9AttualitàSettembre / Ottobre 2013

IL PAPA AI GIOVANI:«SIATE CORAGGIOSI,ANDATECONTROCORRENTE»

«Coraggio. Andate avanti. Fate rumore, eh? Dove sono i giovani deve esserci rumore. Poi, si regolanole cose, ma l'illusione di un giovane è fare rumore sempre. Andate avanti, e soprattutto nella vitaci saranno sempre persone che vi faranno proposte per frenare, per bloccare la vostra strada.

Per favore, andate controcorrente. Siate coraggiosi, coraggiose, andate controcorrente».È la giornata mondiale della Gioventù e il neo Papa Francesco non ha peli sulla lingua quando parla ai giovani.È un momento difficile questo, sono tempi difficili, e sono i giovani ad avere la responsabilità della costruzionedi un mondo diverso, migliore. Non ha dubbi il Pontefice. Papa Francesco davanti a tre milioni di ragazzi e ra-gazze in quella che è la sua prima Giornata Mondiale della Gioventù sferza il suo incoraggiamento a nonlasciarsi abbattere dalle difficoltà perché è nei giovani di tutto il mondo il potere di cambiare le cose. Siamotutti presi dalla crisi economica, ma la vera crisi, quella che dobbiamo superare pri-ma di tutto, è una crisi di valori. Una crisi che la Chiesa, per prima, sta cercando disuperare. E il primo passo l’ha fatto il giorno in cui ha eletto a propria guida questoPapa, un uomo in grado di parlare all’individuo con la forza dell’amore e della fede. Proprio poco tempo fa, il 28 agosto, nella basilica di San Pietro, dove si è svolto l'in-contro con i 500 giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio, Papa Bergoglio è tornatosull’importanza che i giovani hanno per il futuro: «A me piace stare con i giovani– ha premesso il Pontefice – perché sono portatori di speranza e artefici del futuro.È una cosa bella andare verso il futuro, con le illusioni, ma è anche una responsa-bilità. Quando mi dicono Padre, che brutti tempi, questi. Non si può fare niente... Io spiego che si può faretanto. Ma quando un giovane mi dice Padre, che brutti tempi, questi! Non si può fare niente... Io lo mandodallo psichiatra. Perché – ha proseguito – non si capiscono un giovane, un ragazzo o una ragazza che non vo-gliano fare una cosa grande, scommettere su grandi ideali, per il futuro. Poi, faranno quello che possono, mala scommessa è per cose grandi e belle. Questa – rivolgendosi ai giovani – è la sfida, la vostra sfida». Il rapporto di Francesco con i giovani è fatto di gesti amichevoli e personalizzati senza però scivolare mai nelgiovanilismo. Egli chiede ai giovani di andare oltre se stessi, le illusioni, fino ad abbracciare gli anziani “fontedi saggezza”. Anzi ha detto ad un certo punto che giovani e anziani soffrono lo stesso destino di essere “scartati”dalla cultura contemporanea e ha proposto un'alleanza fra loro per costruire il futuro del mondo.Lui sì, il conflitto tra generazioni, l’ha già abbattuto.

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ttualitàA

10 Attualità

La disoccupazione giovanile èarrivata a livelli mai raggiun-ti nella storia italiana, la no-

stra economia è ancora in sofferen-za e la ripresa non sembra esserevicina.Le banche stanno annunciando bi-lanci non rosei (con semestrali ad-dirittura negative) e pensano diriequilibrare il conto economicotagliando il costo del personale edespellendo dal ciclo produttivo mi-gliaia di bancari. Una fotografia giàvista negli ultimi anni, che nonsembra prossima a cambiare.Come potrà sopravvivere il sistemaeconomico senza un degno ricam-bio? Le Banche dovrebbero esserele prime a dare l’esempio, a comin-ciare dai vertici (come ha recente-mente annunciato anche il Gover-natore della BCE, Mario Draghi, chepromette anche più donne ai verticidella Banca Centrale Europea).

Non è più tempo di attese e soli ta-gli, ma serve una politica indu-striale seria e un investimento nelmondo del lavoro. Le Banche, an-che attraverso un taglio ai benefitdei loro manager e ad una migliordistribuzione reddituale, devonofarsi promotrici di nuovi posto dilavoro. Favorire poi le uscite volontarie edincentivate dei colleghi prossimialla quiescenza e procedere ad as-sunzioni di giovani permetterebbe,nel mondo bancario, quel ricambiogenerazionale necessario per ga-

rantire la stabilità del sistema eco-nomico e ossigeno ai conti econo-mici delle Banche. Creare posti dilavoro aiuterebbe la nostra econo-mia, non solo contribuendo a di-minuire il tasso di disoccupazionegiovanile, ma favorendo anche iconsumi. Il necessario equilibriotra domanda ed offerta di lavoroaiuterà l’Italia ad uscire più velo-cemente dalla crisi economica.Ma se di ricambio generazionaleabbiamo sicuramente bisogno,questo non può che avvenire inmodo graduale: non sarebbe in-fatti utile disperdere quell’espe-rienza formata negli anni di lavo-ro e necessaria per tracciare le li-nee per il futuro. Serve un mode-sto avvicendamento, un passaggiodi esperienza fra le due generazio-ni per poter garantire la continui-tà professionale tra passato, pre-sente e futuro. Le nostre Banchehanno la responsabilità della si-tuazione economica del Paese edevono pertanto fare tutti gli sfor-zi possibili per aiutare i giovaninel mondo del lavoro. Ricambio sì, rottamazione no. Ilfuturo parte da qui.

RICAMBIO GENERAZIONALE: NECESSARIO, UTILE E RESPONSABILE

FAVORIRE LE USCITEVOLONTARIE E

INCENTIVATE DEICOLLEGHI E

PROCEDERE ADASSUNZIONI DI

GIOVANI PER DARESTABILITÀ AL SISTEMA

ECONOMICO EOSSIGENO AI CONTI

DELLE BANCHE

di Mirko Vigolo Esecutivo Nazionale FABI Giovani

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di Morena ArtusaRSA FABI Milano

11AttualitàSettembre / Ottobre 2013

ttualitàA

Lo scorso giugno a Milano è stato presentato il9° Rapporto sui contact center bancari; i datisono stati elaborati da ABI Lab e dall’ufficio

Analisi Gestionali dell’ABI.Le statistiche confermano l’incremento di personalebancario in “cuffia”; in un contesto caratterizzatoda una forte evoluzione dei modelli di servizio dellebanche, il canale dei contact center continua a svi-luppare un posizionamento cruciale all’internodell’offerta multicanale.In linea con i dati rilevati lo scorso anno, la realtàdei contact center è costituita per lo più da perso-nale giovane con un’età media compresa tra i 31 e35 anni.In questo scenario si delineano nuove figure profes-sionali: supervisor, team leader e operatori hanno

CRESCE IL NUMERO DI PERSONALE BANCARIO

IN “CUFFIA”. SONO PERLOPIÙ

GIOVANI CON UN’ETÀ COMPRESA TRA I 31 E I 35 ANNI

NUOVEFIGURE

E MODELLIDI SERVIZIO

PER UNABANCA CHE

CAMBIA…

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un ruolo centrale per il buon fun-zionamento del contact center e diriflesso sul servizio reso al cliente.Mettiamo da parte analisi e indi-catori numerici e poniamoci daascoltatori dei colleghi che vivonoe respirano il cambiamento, l’evo-luzione.Francesca, 33 anni, laureata ineconomia nel 2006 con una tesi ineconomia dei mercati finanziari.

Qual’è stato il tuo percorsoprofessionale?“Ho iniziato il mio percorso pro-fessionale in banca da neo laureatafrequentando corsi di formazionefino ad ottenere la qualifica di pro-motore finanziario. Per pochi mesiho lavorato nell’area commercialecome sales e mi occupavo di acqui-sire nuova clientela. Poi sono pas-sata come operatrice nel customercare banking dedicandomi all’assi-stenza e cura della clientela già ac-quisita. Dopo circa due anni horaggiunto la promozione come te-am leader banking”.

Quale ruolo ha il team leader?Il team leader rappresenta la guidaed il punto di riferimento per ilproprio gruppo. Favorisce lo spiri-to di collaborazione con i colleghial fine della crescita comune, dellacondivisione di informazioni e delmiglioramento delle performanceindividuali e collettive. È proposi-tivo attraverso la formulazione diidee e suggerimenti utili al miglio-ramento delle attivitá, dei servizi edel clima lavorativo. Monitora pe-riodicamente l’avanzamento delleattività e dei risultati rispetto agli

obiettivi prefissati. Mantiene unadeguato livello di disponibilità intermini di tempo, impegno e sup-porto ai colleghi.

Quali sono le attività e comevengono distribuite?“Il team leader si occupa di distri-buire ai vari team le attivitá checonsistono nella gestione dellachat, e-mail e telefonate in ingres-so. Le attività sono costantementemonitorate al fine di minimizzarele attese e garantire un elevato li-vello di servizio (SLA*= Service Le-vel Agreements).Le attività tra i team sono equa-mente distribuite. Il livello di assi-stenza viene fornito da tutti glioperatori in modo completo”.

Quali sono i rischi per lo stress?“Sono molteplici: il lavoro svoltonell’ambito di un customer carebancario prevede ritmi sostenuticon conseguenti rischi di stresssebbene” – risponde Chiara, ope-ratrice call center dal 2009 – “sia-mo riusciti ad ottimizzare la ge-

stione delle attività, accade solo incasi eccezionali di dover gestire te-lefono e chat simultaneamente. Ingiornate normali gestisco 4/5chat, non di più, ma in giornatepiù difficili in cui sorgono dei pro-blemi particolari arrivi anche adaverne 8/9 contemporaneamente,in quei momenti impazzisci, altroche stress; in ogni chat devi verifi-care molte cose, tutto dipende da-gli argomenti”.Filippo, operatore dal 2011, so-stiene che si può arrivare alla ge-stione di 15 chat nello stesso mo-mento e che la difficoltà è insitanella soddisfazione delle richieste,molto varie: dalla funzionalità delconto online, all’accesso, all’inse-rimento di un bonifico, alle istru-zioni per inoltrare un ordine dicompravendita titoli.I dati ABI confermano questa ten-denza; i volumi relativi ai contattinon telefonici gestiti dai contactcenter hanno visto un sensibile in-cremento, sia per quanto riguar-da le email sia per quanto riguar-da le chat.

12 Attualità

ttualitàA

IN UN CONTESTO CARATTERIZZATO DAUNA FORTE EVOLUZIONE DEI MODELLI

DI SERVIZIO DELLE BANCHE, IL CANALEDEI CONTACT CENTER CONTINUA

A SVILUPPARE UN POSIZIONAMENTOCRUCIALE ALL’INTERNO

DELL’OFFERTA MULTICANALE

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di Morena Artusa

La testimonianza di Francesca, cioffre un altro elemento che con-traddistingue la dinamica del con-tact center: l’attenzione alla misu-razione e al monitoraggio; gli in-dicatori di performance diventanoil benchmark con cui si musura illivello di servizio.Le statische ABI dimostrano chediversi contact center utilizzano

variabili simili nella definizionedegli SLA*: tempo medio di atte-sa, percentuale di chiamate a cuiè stata data risposta entro i primi5, 10, 20 o 30 secondi, il tasso diabbandono e la chiusura dellaproblematica del cliente entro undeterminato intervallo di tempo.L’obiettivo, attraverso l’ascolto deicolleghi, non è solo quello di de-

scrivere i cambiamenti intervenutinel nostro settore, legati all’evolu-zione tecnologica in un mercatosempre più competitivo, è piutto-sto di focalizzarci sulle risorsecoinvolte; individuare le leve di in-tervento per prevenire situazionidi elevato stress, per migliorare ilpercorso professionale e formati-vo. La velocità con cui tutto si tra-sfoma potrebbe farci perdere di vi-sta la capacità di entrare in empa-tia con i bisogni delle giovani leve.Il cambiamento in atto non deveprecluderci la possibiltà di osser-vare e di cogliere gli effetti di taletrasfomazione.Alessio, operatore dal 2008, ci ri-corda quanto siano importanti edefficaci politiche di “Job rotation”,purtroppo ancora poco attuate.I dati ABI indicano, infatti, un“progressivo aumento del tempodi permanenza, che ora si attestaoltre la soglia dei cinque anni.In termini di avvicendamento del-le risorse, rispetto allo scorso an-no si osserva in molti contact cen-ter un lieve aumento del tasso didi turnover esterno, ovvero il tas-so di coloro che hanno lasciato labanca, mentre è in leggera dimi-nuzione il tasso di rotazione inter-na, ossia verso altre funzioni dellabanca”.

Fonti: ABILab giugno 2013 (tutti i dati in corsivo)

RINGRAZIAMO I GIOVANI ISCRITTI FABI PER IL CONTRIBUTO ED IL SUPPORTO.

13AttualitàSettembre / Ottobre 2013

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14 Attualità

Nelle ultime settimane, anzidiciamo pure nell’ultimoanno, abbiamo assistito tut-

ti ad un inasprimento della crisiche poi, nel “piccolo” di ogni realtà,ha dato i propri frutti creando si-tuazioni di criticità diverse a varilivelli. A fattor comune la dignitàdella persona. E purtroppo le ri-chieste che arrivano dalla parte da-toriale sono sempre più al ribassonelle more di politiche di conteni-mento dei costi per la sopravviven-za – dicono – dell’azienda che cida lavoro, la nostra prima fonte didignità – dicono sempre loro –.Insomma sembra quasi che la di-gnità sia un concetto legato stret-tamente ad una condizione pretta-mente economica, o ad essa colle-gata, del singolo individuo.

Ma vi siete mai chiesti quale sia ilsignificato del concetto di questaparola tanto usata? La dignità.Vi cito alcuni esempi di espressio-ne e di applicazione di questo vita-le concetto che nell’ultimo decen-nio è stato trasformato, dal consu-mismo, in un valore economicomolte volte legato e collegato allaproduttività del singolo. Ecco cheda concetto universale, ugualequindi per tutti noi, la dignità hapreso altre sembianze. A secondadel nostro singolare punto di vistaessa viene identificata con un in-sieme di cose, “etichette” e “titoli”da imprimere sui nostri biglietti davisita, spesso con l’idea che l’otte-nimento di un ruolo di prestigio sullavoro possa equivalere anche nel-la società ad un maggiore presti-

gio. Ma è questa la dignità? Tor-nando agli esempi di cui sopra seprendiamo un dizionario troviamoquesta definizione:dignità s. f. [dal lat. dign?tas -atis,der. di dignus «degno»; Condizio-ne di nobiltà morale in cui l’uomoè posto dal suo grado, dalle sue in-trinseche qualità, dalla sua stessanatura di uomo, e insieme il rispet-to che per tale condizione gli è do-vuto e ch’egli deve a sé stesso.Questa definizione cozza alquantocon il valore economico a cui sivorrebbe equiparare oggi la digni-tà, tanto nel modello sociale quan-to nell’impostazione del lavoro nel-le aziende. La parte datoriale giocaproprio su questa distorsione deivalori per mantenere lo spread “di-gnità/costo del lavoro” a livelli cheunivocamente sono definiti accet-tabili. Ci viene infatti spesso ricor-dato che nei “tempi moderni” dellacrisi avere un lavoro, oggi, è un“privilegio”.Mi permetto, con grande umiltà, diricordare a tutti che il concetto didignità della persona, applicato almondo del lavoro, è stato sancito– e non senza conflitti – in un paiodi documenti del secolo scorso che

ttualitàA

VALOREDELL’INDIVIDUOO SPREAD DELCOST INCOME?

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Attualità

di Wladimir BrottoDirigente Provinciale FABI Treviso

Al capitolo 1 art. 1 della legge 300troviamo queste parole: Della li-bertà e dignità del lavoratore.Art. 1. Libertà di opinione. “I lavo-ratori, senza distinzione di opinio-ni politiche, sindacali e di fede re-ligiosa, hanno diritto, nei luoghidove prestano la loro opera, di ma-nifestare liberamente il propriopensiero, nel rispetto dei principidella Costituzione e delle normedella presente legge”.Se ora provo a fare un’istantaneadella realtà che mi circonda impri-merò sulla carta fotografica unascena in cui qualcuno tenta di con-fonderci le idee provando a scam-biare la dignità, così come solamen-te può essere, con denaro e presti-gio sociale. Ecco che ci viene chiestodi fare dei sacrifici certi in virtù diquesti pseudo-valori che assai dif-ficilmente raggiungeremo ancheperché non mi è ancora capitato divedere, nell’era del capitalismo mo-derno, affacciarsi alla finestra degliImprenditori che condividessero leidee di Olivetti, seppur essersi di-

15Settembre / Ottobre 2013

qualità del suo lavoro e in ogni casosufficiente ad assicurare a sé e allafamiglia un'esistenza libera e digni-tosa. La durata massima della gior-nata lavorativa è stabilita dalla leg-ge. Il lavoratore ha diritto al ripososettimanale e a ferie annuali retri-buite, e non può rinunziarvi”.Infine c’è la legge 300, che lenta-mente ma inesorabilmente conti-nua resistere nonostante i continuitentativi di erosione. Si propongo-no infatti sempre più di frequente,e purtroppo a volte trovano appli-cazione, modifiche che voglionorenderlo più adeguato ai cambia-menti strutturali del mondo del la-voro. Secondo gli “esperti” infattisi necessita di maggiore flessibilitàper essere conforme e conformatoalle nuove esigenze “sociali” ed’impesa. E così l’ultimo e più ef-ferato attacco alla dignità dei lavo-ratori lo abbiamo vissuto lo scorsoanno il giorno 18 agosto 2012 conla modifica dell’articolo 18.

sono stati, e sono a tutt’oggi, le fon-damenta dei nostri diritti. Stiamo parlando della costituzioneitaliana e della legge 300, ovverolo statuto dei lavoratori.Nella costituzione dello stato ita-liano gli articoli 35 e 36 recitano ri-spettivamente: Art. 35 “La tuteladei lavoratori”. “La Repubblicatutela il lavoro in tutte le sue formeed applicazioni. Cura la formazio-ne e l'elevazione professionale deilavoratori. Promuove e favoriscegli accordi e le organizzazioni in-ternazionali intesi ad affermare eregolare i diritti del lavoro. Rico-nosce la libertà di emigrazione, sal-vo gli obblighi stabiliti dalla leggenell'interesse generale, e tutela illavoro italiano all'estero”.Art. 36 “La giusta retribuzionee i diritti irrinunciabili”. “Il la-voratore ha diritto ad una retribu-zione proporzionata alla quantità e

PERCHÉ POCHI POTENTIDOVREBBERO DIMINUIRE ILVALORE DELLA PROPRIADIGNITÀ QUANDO POSSONOCAMBIARE A LORO PIACIMENTOLE REGOLE DI MOLTI EDASSICURARSI COSÌ L’IMMOBILITÀDEL LORO PRIVILEGIO?

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ttualitàA

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certe pretese ma dobbiamo essereconsapevoli che questo rischio, pernoi, esiste concretamente.Io non ho risposte che possano ri-solvere il problema ma ho impara-to semplicemente che il rispettodella dignità, a partire dalla pro-pria persona per arrivare a quelladegli altri e quindi alla collettività,nasce nel piccolo del nostro agirequotidiano. Anche nel mondo dellavoro è uno sforzo piccolo che, seunito a quello dei miei compagnidi viaggio, porta ad un risultatoimportante: le tutele di tutti.Mi auguro che restando uniti ecoesi potremo tornare a far valerecon forza quel concetto di dignitàuniversalmente riconosciuto.Aiutatemi ad aiutarvi, aiutiamoci aritrovare quell’unità che ci rende ingrado di farci rispettare perché nonvorrei mai che un giorno ci trovas-simo repentinamente in un mondodiverso con i giornali che scrivonocose di questo tipo, che ultimamen-te mi tormentano nei peggiori incu-bi: “Attenzione!!! Stamattina lospread dignità/costo del lavoro è sa-lito paurosamente”. Se entro brevenon riusciremo a trovare delle solu-zioni che permettano di riportare ladignità al suo valore “reale” corria-mo il rischio che i giovani torninoad esigere valori come indipendenza

economica e libertà smettendo al-l’improvviso di accettare il volonta-riato come lavoro. Dobbiamo agirein fretta per far rientrare in terminiaccettabili il concetto di dignità aigiovani lavoratori altrimenti tutto illavoro fatto fino ad oggi, tutti i sa-crifici chiesti, il percorso dell’ultimodecennio, in cui siamo riusciti a faraccettare condizioni di anno in annosempre al ribasso andrà perduto.Non possiamo perdere quest’occa-sione, vitale per la sopravvivenzadella categoria, per rendere defini-tivamente schiavi ed innocui i lavo-ratori che abbiamo addestrato allafilosofia della dignità del “tra piut-tosto e niente meglio piuttosto”. Lacrisi è il giusto pretesto per riuscirea sancire, quello che nell’ottocentonon eravamo riusciti a fare: scriveree far sottoscrivere ai diretti interes-sati le regole della schiavitù che ligovernerà nel loro futuro. Così tuteleremo la nostra dignitàevitando di far diventare il nostrolavoro una forma di volontariato.In fondo siamo noi manager adavere sulle spalle il peso del rischiod’impresa”.Da Wikipedia: In filosofia, con il ter-mine dignità umana si usa riferirsial valore intrinseco e inestimabile diogni essere umano: tutti gli uomini,senza distinzioni di età, stato di sa-lute, sesso, razza, religione, nazio-nalità, ecc. meritano un rispetto in-condizionato, sul quale nessuna “ra-gion di Stato”, nessun “interesse su-periore”, la “Razza”, o la “Società”,può imporsi. Ogni uomo è un finein se stesso, possiede un valore nonrelativo (com’è, per esempio, unprezzo), ma intrinseco.

Attualità

mostrate vincenti. Quello che devicapire quando entri nel mondo dellavoro è che se sei disposto a faredei sacrifici ogni volta che te li chie-dono, spesso senza motivarli condati concreti, ti assicurerai la digni-tà di un posto di lavoro, altrimentici sarà qualcuno che li farà al postotuo. A volte ci si sente quasi comedei volontari. Il problema è che c’èchi sul nostro volontariato, motiva-to e giustificato dalla crisi e dalla di-gnità c’è sempre chi ci guadagnatanto quanto prima e di sacrifici evolontariato non ne vuole sentirparlare. Perché pochi potenti do-vrebbero diminuire il valore dellapropria dignità quando possonocambiare a loro piacimento le rego-le di molti ed assicurarsi così l’im-mobilità del loro privilegio? Ma in cambio di questa finta digni-tà, vendutaci negli ultimi anni, og-gi ci troviamo in una condizione ailimiti della dignità, quella vera. Ab-biamo semplicemente accettato difare molti sacrifici per entrare nelmondo del lavoro, anche a costo diessere invisibili figli di nessuno peranni, pur di riuscire a garantirci uncontratto di lavoro. Finalmentepossiamo riprendere ad avere deisogni in cui credere e da realizzare.Ed ora che quasi ci siamo qualcunoche non si priva di nulla anche inquesti momenti di austerità avrà lapretesa e la sfrontatezza di venircia dire che costiamo troppo e che sevogliamo continuare a lavoraredobbiamo sacrificarci ancora. Mi auguro che queste persone ab-biano la coscienza di andarsi a ri-vedere il concetto di dignità, che èanche la loro, prima di avanzare

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di Flavia Gamberale

Spesso dietro un libro di successo ci sono ancheloro: editor, redattori, traduttori, uffici stampa.In una parola: i lavoratori del favoloso mondo

dell’industria editoriale, dove ben 9 addetti su 10 sonoprecari, sottopagati, con retribuzioni mensili che spes-so non raggiungono i 1000 euro. Ad alzare il velo sullecondizioni lavorative in uno dei settori che impiegacirca 36mila professionisti in Italia, perlopiù altamen-te qualificati, è stata una recente indagine realizzatadal sindacato Lavoratori della Comunicazione su uncampione di 1000 professionisti del comparto. Dall’inchiesta, intitolata non a caso “Editoria invisi-bile”, sono emersi numeri shock: il 90% dei lavoratorinon ha un rapporto di lavoro stabile e naviga a vistatra contratti a progetto, partite iva e cessione dei dirittid’autore. In realtà la categoria avrebbe anche un con-

17AttualitàSettembre / Ottobre 2013

DA QUESTO NUMERO EQUILIBRIPRECARI INIZIA UN VIAGGIO NEL

MONDO DEL PRECARIATO DEIVARI SETTORI PRODUTTIVI. OGGI

SI PARLA DEL COMPARTODELL’EDITORIA DOVE, SECONDO

UNA RECENTE INDAGINE, BEN IL90% DEGLI ADDETTI NON HA UN

CONTRATTO STABILE.SINDACATO ASSENTE E

NANISMO DELLE IMPRESE SONOTRA LE CAUSE PRINCIPALI DEL

PROLIFERARE DI FORMECONTRATTUALI ATIPICHE CHE

VENGONO RINNOVATE A VITA

GLI INVISIBILI DEL BESTSELLER

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ttualitàA

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tratto nazionale di riferimento:quello dei lavoratori grafici edito-riali, ma sembra che nelle case edi-trici, anche in quelle più grandi, siasempre più una sorta di “animalein via d’estinzione”. Le prospettivedi stabilizzazione sono poi presso-ché inesistenti. E infatti molti la-voratori non hanno altra scelta chefare i precari a vita, vedersi rinno-vare di anno in anno il propriocontratto fino alla pensione. Oppu-re cambiare lavoro: come accade a

molti 40enni, che giunti al giro diboa degli “anta”, mollano penna escrivania e si riciclano in altri me-stieri. E tanti saluti alla professio-nalità faticosamente costruita neglianni. “Pochissimi lavoratori ven-gono stabilizzati”, conferma ChiaraDi Domenico, della Rete dei Redat-tori precari, “e se ciò accade, quasisempre, si tratta di una decisionealeatoria dell’azienda oppure sia-mo in presenza di lavoratori chehanno fatto causa”. Insomma: searriva- e quando arriva- il contrat-

to a tempo indeterminato èun’elargizione calata dall’alto, noncerto il frutto di sistematici accordisindacali, come invece avviene inaltri settori, a cominciare da quellodel credito. Precariato cronico estrutturale quello dell’editoria, in-somma.Ma come mai questa sovrabbon-danza di lavoratori atipici a vita?Secondo gli addetti ai lavori, il set-tore sconta spesso gli effetti di unavisione commerciale di corto respi-

ro. Fatta eccezione per quei pochigrandi gruppi, il resto dell’editoriaitaliana si regge sulle piccole e me-die case editrici, che sfornano unmassimo di 50 libri all’anno e rap-presentano l’87% del settore. Inmolti casi si tratta di scommesseimprenditoriali che si rivelano fal-limentari nel giro di tre/quattro an-ni. Si fonda l’impresa, si assumonoprofessionisti con contratti precari,che con stipendi mensili da famemandano avanti la baracca, si pub-blicano libri senza un mercato e poi

si chiude. E tanti saluti ai lavoratori,che viste le tipologie di contrattoapplicato e le dimensioni dell’azien-da, non hanno diritto nemmenoagli ammortizzatori sociali. Va unpo’ meglio nelle grandi case editrici,come la Rizzoli e la Mondadori, do-ve sicuramente non si chiude dal-l’oggi al domani ma dove non man-cano plotoni di precari ai quali si af-fidano le più svariate mansioni. Isindacati, che almeno nelle grandisocietà hanno una propria rappre-

sentanza, sanno tutto ma hannoevidentemente scarso potere nego-ziale. Praticamente inesistenti gliaccordi che contemplano stabiliz-zazioni. Recentemente in due gran-di gruppi sono arrivati anche gliispettori del lavoro. Chi era presen-te all’ispezione ha raccontato sce-nari da impresa tessile cinese: pre-cari ultradecennali fuggiti a gambelevate per proteggere l’azienda. Nonsia mai che l’ispettore non ti troviin regola e il datore di lavoro sia co-stretto a mandarti via…

Attualità

I SINDACATI, CHE ALMENO NELLEGRANDI SOCIETÀ HANNO UNAPROPRIA RAPPRESENTANZA,

SANNO TUTTO MA HANNOEVIDENTEMENTE SCARSO

POTERE NEGOZIALE

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di Nettuno

19MarketingSettembre / Ottobre 2013

arketingM

GAMIFICATIONQUANDO IL MERCATO

DIVENTA GIOCOCREARE GIOCO

IN CONTESTI NON DIGIOCO. GAMIFICATION È

LA NUOVA TENDENZACHE PROMUOVE

L’IMMAGINE E ISERVIZI/PRODOTTI

AZIENDALI IN MODOINDIRETTO MA ANCORA

PIÙ PENETRANTE. ÈDIVERTENTE, VIRALE E

COINVOLGE I GIOVANI

Èla nuova buzzword che negliultimi anni è stata capace distimolare conversazioni e

diatribe ed è un termine che staguadagnando sempre più popola-rità. Parliamo di Gamification.Non tragga in inganno il fatto chela parola sia composta da Game:la gamification non è solo gioco, omeglio, sarebbe alquanto riduttivodescriverla come mera attività didivertimento. Sotto c’è ben altro. La Gamification è un termine om-brello utilizzato per indicare l’usodi elementi tipici del gioco in con-testi di non gioco, utilizzati per mi-gliorare l’esperienze degli utentied in generale l’engagement. Sicerca di trasformare in un giocoqualcosa che gioco non è, appli-cando modelli del game design asistemi non prettamente ludici. Retail e, più in generale, mondo-impresa la utilizzano come stru-mento per coinvolgere non soloclienti, soprattutto i giovani, epubblico esterno ma anche i di-

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arketingM

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pendenti. Si parte dall’assunto chela modalità gioco possa stimolarecomportamenti attivi in un indivi-duo, invitando le persone a pren-dere posizione e assumere deter-minate decisioni. Si è coinvolti inuna situazione emozionale che faleva su bisogni naturali, sullo spi-rito di competizione, di ricerca, suriconoscimento di status così co-me sull’appartenenza a gruppi. È molto più semplice per un’im-presa creare brand awarenessquando le persone sono pervaseda sensazioni positive. Quandogiochiamo siamo pieni di curiosi-tà, la sfida ci coinvolge e ci spingea superare problemi e ostacoli, sia-mo in una sorta di stato di eu-stress, di stress positivo. Ecco dunque che le meccanichedel gioco diventano i “ferri del me-

stiere” per gamificare un sito, unservizio, e perché no, anche uncomportamento di un dipendente,spingendolo verso nuovi stili di re-lazioni o verso nuove modalitàproduttive. Il tutto basandosi sumeccanismi basic, quali obiettivi,ricompense, possibilità di espri-mere la propria identità.Diversi studi (tratti dal Wall StreetJournal e dalle ricerche della so-cietà Gartner, multinazionale lea-der mondiale nella consulenzastrategica, ricerca e analisi nelcampo dell’IT) dimostrano il po-tenziale della Gamification: le ri-cerche dicono che dal 2015 il 40%delle prime 1.000 global compa-gnie utilizzerà questa tecnica comestrumento per il proprio business.Obiettivo dichiarato: aumentare lafedeltà all’insegna, l’engagement e

Marketing

QUANDO GIOCHIAMOSIAMO PIENI DI

CURIOSITÀ, LA SFIDACI COINVOLGE E CI

SPINGE A SUPERAREPROBLEMI E

OSTACOLI, SIAMO IN UNA SORTA

DI STRESS POSITIVO

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di Nettuno

la viralità dei propri messaggi uti-lizzando soprattutto i social me-dia. Già, social media. Ed è proprio la convergenza di duetendenze principali, cioè il sovraf-follamento/nuovo sfruttamentodello spazio digitale, accompagna-to dal passaggio all’età adulta dellaGenerazione Y (i nati tra il 1980 eil 2000) ciò che rende alto il po-tenziale dello strumento. Sorvo-lando sull’ormai acclamata cresci-ta del mondo digital un breve cen-no merita la Generazione Y. Cre-sciuta nel mondo dei social mediala Generazione Y traina la crescitadel settore, si accinge ormai ad en-trare “a piene mani” nel mondodel lavoro, e ama comunicare intutte le situazioni, privilegiando imeccanismi tipici dei giochi.Oggi la Gamification permea sem-pre più settori differenti, non ulti-

mo, il Retail e prende piede anchein quelli più statici come il banca-rio e finanziario. Le caratteristichedel gioco sono sempre più sfrutta-te dalle banche nelle loro applica-zioni web e mobile per accompa-gnare i clienti nel controllo delleloro finanze e in specifici obiettivi,quali, per esempio, riduzione deidebiti o piani di accumulo. Pensia-mo a Playmoolah, la game plat-form realizzata per bambini di 6anni per insegnare loro con il gio-co la gestione del denaro. O ancheBankFusion, piattaforma creatada MIsys leader mondiale nellafornitura alle banche di softwarefinanziari, che ingloba un giocoeducativo sulla finanza sfruttandoi sistemi digitali nella gestione deiprocessi della banca.Tra i molteplici esempi che si po-trebbero fare, ne menzioniamo inquesta sede un altro: PICS, appli-cazione on line e per cellulari uti-

lizzata da Carrefour. “IndovinaPICS” è l’iniziativa che ha avutol’obiettivo di promuovere la cono-scenza dei prodotti a marchio Car-refour attraverso la modalità gio-co, con emozionanti sfide e premiin palio. Chiudiamo con le parole di JaneMcGonical. Ospite nel 2011 in Ita-lia a “Meet the Media Guru” la ri-cercatrice e game designer ameri-cana ha parlato dell’opportunità ditrasformare il mondo in un luogo“giocabile”: “se per affrontare pro-blemi reali usassimo un decimodelle ore che ogni settimanal’umanità spende a giocare si po-trebbe migliorare il mondo”. Sug-gestioni? Forse. Fatto sta che, se-condo la ricercatrice, il gamingpotrebbe rappresentare la chiaveper trovare soluzioni inedite a seritemi globali.

21MarketingSettembre / Ottobre 2013

“SE PER AFFRONTARE PROBLEMIREALI USASSIMO UN DECIMO DELLEORE CHE OGNI SETTIMANAL’UMANITÀ SPENDE A GIOCARE SIPOTREBBE MIGLIORARE IL MONDO”

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a cura di Francesca LipperiDirigente Provinciale FABI Viterbooetry CornerP

22 Poetry Corner

LASCIAPASSAREdi Francesca Lipperi

Ed ora concedi Padre un lasciapassare per arrivare a Te.Fa che Giacobbe ci presti una scala per coprire la distanza tra cielo e terra,Davide un ciottolo di fiume per vincere le paure.E cinque pani e due pesci presi in prestito da un ragazzo che passava da quelle parti per sfamarci.Il cammino di quarant’anni ci ha fatto male, ma ora Padre permetti che questi cuori di scarto, con pena tenuti,possano odorare la terra che gli hai promesso.E tu, fedele alla tua parola, abbi cura di loro.

ASSASSINIO DI FEDERICO GARCÌA LORCAPoesie, Ed. Guanda, 1967, pag. 147

(Due voci all’alba in River Side Drive)- Com’è stato?- Un taglio sulla guancia.Tutto qui!Un’unghia che stringe il gambo.Uno spillo che scendefino a trovar le radici del grido.E il mare smette di muoversi.- Come, com’è stato?- Così.- Lasciami. In questo modo?- Si.Il cuore uscì solo.- Ahi, ahimè!

Se fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere.La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio

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SportSettembre / Ottobre 2013

di Stefano MainiEsecutivo Nazionale FABI GiovaniportS

La storia della ginnastica rit-mica italiana si rinnova. Daun decennio al vertice mon-

diale della ginnastica ritmica, lascuola italiana anche ai Mondialidi Kiev coglie una medaglia d’ar-gento nella prova a squadre. Anco-ra una volta le “farfalle” azzurrenon deludono, anzi con un sestettoinedito, rispetto al bronzo di Lon-dra 2012, salgono sul secondo gra-dino del podio.Marta Pagnini, Andreea Stefane-scu, Camilla Bini, Chiara Ianni, Ca-milla Patriarca, e Valeria Schiavi(17 anni) chiudono al secondo po-sto dietro a una inarrivabile Bielo-russia e davanti alla Russia!L’esecuzione delle azzurre è pres-soché perfetta nell’esercizio delle10 clavette, sulle note del classi-cissimo Dies Irae (celeberrimobrano tratto dal Requiem di Ver-di), solo qualche imprecisione ne-gli esercizi delle 3 palle e dei 2 na-stri, che non diminuisce però ilvalore della squadra né della pro-va entusiasmante! Il compito delle nostre ragazze nonera facile, il peso della squadra pre-cedente, di cui sono rimaste solo lacapitana Marta Pagnini e AndreeaStefanescu, si sentiva, ma l’espe-rienza delle due, reduci da 3 oriconsecutivi nelle ultime 3 edizioni,è stata trascinante. Le veterane

hanno contribuito all’integrazionedelle nuove e giovani ragazze nelmigliore dei modi e non è facile inuno sport come la ginnastica rit-mica dove bisogna essere una cosasola, grazie al sostegno di ognunadelle componenti, alla complicitàe valore di squadra. Purtroppo però, nessuno in Italiasi è potuto gustare lo spettacolodelle nostre “farfalle”, oscuratedalla tv (anche pubblica) delle so-lite scelte economiche, mentre vin-cevano la medaglia numero 20 (!)per l’Italia ai Mondiali.

La scuola italiana si è così ulterior-mente confermata di primo livelloritagliandosi uno spazio in unosport da sempre limitato ai paesidell’est come Bielorussia, Russia,Ucraina, Bulgaria. Abnegazione, capacità, perseve-ranza, forza, hanno dimostrato, sece fosse ancora bisogno, che anchein un Paese come il nostro, dovepochi sport catalizzano tutto, seigiovani ragazze hanno saputo vo-lare tanto in alto da tingere le loroali di uno splendido argento, Mon-diale! Mitiche!

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MONDIALI GINNASTICA RITMICA 2013

6 FARFALLE D’ARGENTO CHE ENTRANO NELLA STORIA

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Non è la meta che conta. Quello che con-ta veramente è il percorso per raggiun-gerla. L’Alchimista è un libro simbolico,un invito a seguire i propri sogni, quelloche si sente dentro, quella che lo scritto-re brasiliano definisce “la propria leg-genda personale”, a cui ognuno di noi èdestinato. Tra realtà e magia si sviluppaquesta favola con protagonista Santiago,un giovane pastore andaluso che, alla ri-cerca di un tesoro apparsogli in sogno,intraprende un viaggio al di là delloStretto di Gibilterra, attraverso tutto ildeserto nordafricano, per poi giungerealle Piramidi d’Egitto. Sarà proprio du-rante il viaggio che il giovane riuscirà adaumentare le sue conoscenze. Santiagorischia la vita, vive una battaglia inun'oasi, conosce il vero amore, imparail linguaggio universale e diventa alchi-mista. Infine, compirà la sua LeggendaPersonale, che rappresenta l’obiettivo

che ognuno di noi deve raggiungere prima della morte. Spesso ci si sente ad un bivio, sipercepisce un momento decisivo che qui è chiamato leggenda personale. Così avviene alprotagonista, che senza sicurezze per il futuro decide di giocare il tutto per tutto abban-donandosi con le sue sole forze alla vita. Più ci si mette in gioco e più si rischia di sba-gliare, ma in caso di riuscita la ricompensa è grande.

Letteratura

L’ALCHIMISTADI PAULO COELHO

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di Joe Black

Paulo Coelho è nato a Rio de Janeiro, in Brasile, nell’agosto del 1947. Unavita la sua all’insegna degli ostacoli da superare fin dall’adolescenza, quandoha subito la brutale terapia degli elettroshock: tra il 1966 e il 1968, infatti, igenitori lo fecero ricoverare per tre volte in un ospedale psichiatrico, repu-tando un segno di pazzia il suo atteggiamento ribelle. A causa della frequen-tazione di alcuni ambienti artistici, venne incarcerato e sottoposto alla torturafisica per presunte attività sovversive contro la dittatura brasiliana. Più tardi,Paulo Coelho incontrò la rock-star Raul Seixas e aderì al movimento hippie,vivendo quella che venne considerata l’età “dell’amore e della pace”, l’epocadi “sesso, droga e rock’n’roll”. Insieme, tra il 1973 e il 1982, i due artisti com-posero circa 120 canzoni, che rivoluzionarono la musica pop in Brasile – al-cune di esse sono ancora oggi dei successi. Nel 1982, a Dachau, e qualchetempo dopo ad Amsterdam, Paulo ebbe un incontro mistico con “J”, il suofuturo mentore, che lo convinse a percorrere il Cammino di Santiago deCompostela, un pellegrinaggio medievale la cui strada si snoda tra Francia eSpagna. Nel 1986, all’età di 38 anni, percorse il Cammino di Santiago: fu lìche riabbracciò il cristianesimo, ritrovando quella fede che gli era stata tra-smessa dai gesuiti durante il periodo della scuola. Coelho avrebbe descrittoquesta esperienza nel suo primo libro, Il Cammino di Santiago, pubblicatonel 1987. L’anno successivo, uscì la sua seconda opera, L’Alchimista, quellache gli consentì di ottenere una fama mondiale. Oggi il romanzo viene con-siderato un classico moderno, ed è ammirato universalmente. I suoi librisono stati pubblicati in oltre centocinquanta paesi e tradotti in centocinquan-tanove lingue, vendendo oltre cinquanta milioni di copie. Numerosi i premiinternazionali ricevuti grazie al suo stile poetico, realistico e filosofico, e il suolinguaggio simbolico, che non parla solo alla mente ma anche al cuore. Dal2002 è membro della prestigiosa Accademia Brasiliana delle Lettere. PauloCoelho compare nel Guinness dei Primati per il maggior numero di traduzioni(53) di un singolo titolo (L’Alchimista) firmate in una sola seduta (45 minuti).Dietro lo scrittore c’è un uomo che ama leggere e viaggiare, un individuo alquale piacciono i computer, internet, la musica, il gioco del calcio, che adorafare passeggiate e praticare il kyudo – una disciplina orientale che unisce lapratica del tiro con l’arco alla meditazione. Insieme con la moglie ChristinaOiticica, divide la propria esistenza tra Rio de Janeiro e l’Europa.

25LetteraturaSettembre / Ottobre 2013

etteraturaL

BIOGRAFIA

L’ALCHIMISTAPAULO COELHO

1988, BompianiCollana Letteraria stranierapp. 192€ 18,00

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a cura di Bruno MarazzinaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

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SWINGIN’ UTTERSPOORLY FORMED (FAT WRECK CHORDS 2013)

Musica & concerti

Ottavo album da studio degli Swingin’ Utters “Porly Formed”, è veramente un bellavoro. Questo gruppo musicale, del revival punk, fu fondato nel 1988 da Johnny‘Peebucks ‘Bonnel a Santa Cruz per poi focalizzare i loro concerti nell’area di San

Francisco. Fu infatti in quella città che all’uscita del loro primo lavoro furono notati dalchitarrista dei Rancid, Lars Friedriksen. Egli, a ragione, investì molto nel loro secondoalbum “The Streets of San Francisco”. L’album fu un successo che li portò a vincere ilconcorso come miglior band emergente della città, a costruirsi un nutrito pubblico nellascena underground californiana ed ad iniziare una serie di tour che li ha portati nelcorso degli anni ad esibirsi con band famose del calibro di: Social Distortion, DropkickMurphys e Rancid. Le loro canzoni parlano soprattutto diproblemi legati alla vita ed al lavoro quotidiano. Una loro ca-ratteristica interessante è infatti che buona parte dei suoicomponenti ha un lavoro ed una famiglia da mantenere: comeil cantante che lavora in un campeggio od il chitarrista che fail camionista, dimostrando con ciò che anche con il successosi può convivere, basta avere i piedi ben piantati a terra!Nella loro ultima fatica il suono, ancora una volta, è ispiratodalle tipiche influenze che hanno portato alla nascita delpunk. Si moltiplicano sonorità rock e proto punk che traggonoorigine da gruppi come i Velvet Underground, ma evolvonoverso un prodotto che sfocia in un lavoro dove è chiara l’in-fluenza del moderno punk. I ritmi e i suoni delle chitarre sonopiù puliti e dal vago sapore di ingranaggio motorizzato attraversato da influenze vintage,le quali diffondono una forte atmosfera di pace. Questa nuova scelta si rivela chiara-mente in canzoni come ‘Brains’ e ‘Walk with the postman’, dove la band inietta nellesue sperimentazioni proto-punk una forte vena di impressionante tranquillità derivantedalla scelta di tendenze più decisamente pop, mentre in ‘Stick in a circle’ e in ‘GreenerGrass’ sicuramente la contaminazione scivola verso il country ed il folk. Il tentativo èdecisamente accattivante, infatti un gruppo musicale può perpetrare in ogni lavoro ilmarchio di fabbrica che li ha resi celebri o può cercare nuove strade innovative per pro-porre, pur rimanendo ancorata al lavoro iniziale, innovazioni e sperimentazioni in altricampi. Fortunanatamente per i loro fans essi hanno scelto quest’ultimo percorso, unamiscela di hardcore – melodic – skate e revival punk condito ad un aggressivo e velocefolks e country che dà vita ad una musica veramente coinvolgente ed appassionante!

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a cura di Paolo Baldassarra Esecutivo Nazionale FABI Giovani

DI OGGI...L’INTREPIDO

Antonio Pane (Antonio Albanese)quarantenne disoccupato e divor-ziato si trasforma, ogni volta chegli viene richiesto, per rimpiazzareanche per poche ore chiunque deb-ba assentarsi dal posto di lavoro;in cambio riceve una manciata dispiccioli. Diventa così per un gior-no muratore, cameriere, pesciven-dolo o autista di tram, pur di nonrestare senza occupazione.La ricerca di un lavoro vero diventaoggi sempre più difficile, doverloinventare é il nuovo imperativo.Con questa convinzione GianniAmelio scrive e dirige L’Intrepido(ITA 2013, 104’), cucendo le vestidel protagonista addosso ad Anto-nio Albanese che definisce “uno deipiù straordinari attori che abbia-mo”. Albanese torna sullo schermoda attore dopo i successi di “Tuttotuttoniente niente” e “Qualunque-mente” – da lui anche diretti – e sidimostra ancora una volta la ma-schera multiforme che a tratti ri-corda Chaplin per la capacità di farvivere agli spettatori momenti dicomicità pura alternati ad attimi ditenerezza struggente. Amelio, giàdirettore del Torino film festival,

porta il suo film alla biennale delcinema di Venezia 2013, che già gliaveva conferito il Leone d’oro 1998per “Così ridevano”.

DI IERI…MI PIACE LAVORARE(MOBBING)

Nel 2003, anno in cui il film è statogirato, poco si conosceva del feno-meno “mobbing”. Ancora oggi icontorni che definiscono questamateria non sono molto nitidi, tral’altro poco esplorata dalla stessagiurisprudenza. Francesca Comen-cini ha tradotto in “Mi piace lavo-rare” (ITA 2003, 89’) le testimo-nianze e i racconti di una quindici-na di lavoratori mobbizzati, giun-gendo ad un risultato che si collocatra il documentario e la cronaca. Anna è una donna separata, conuna figlia, dipendente da un’azien-da che a seguito di una fusione rior-ganizza il personale. A lei sono as-segnate le mansioni meno gratifi-

cantiche la condurranno verso unprogressivo declino professionale epsicologico. Anche i colleghi laemarginano, comportandosi comeil branco nei confronti dell’animalemalato! Il capo del personale si ac-canisce contro di lei affidandolecompiti impossibili come cercare inarchivio una fattura da lui stessosottratta oppure controllare l’usoche i dipendenti fanno della foto-copiatrice. Il senso di frustrazionecresce e i rapporti extra lavorativisi deteriorano. Le arriva infine larichiesta dal datore di lavoro dipresentare le dimissioni. È la scin-tilla che fa reagire Anna, che si li-cenzia e si rivolge al sindacato por-tando in tribunale l’azienda e vin-cendo la causa! L’amara considera-zione finale espressa dalla bravaNicoletta Braschi “Se questo lochiami vincere!” riassume perfet-tamente lo stato di disagio in cui sivive questa condizione.

27CinemaSettembre / Ottobre 2013

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FILMDA NONPERDERE

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VALERIANO LESSIO BANCARIO CON LA PASSIONE PER L’ARTE

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28 Arte

Dall’8 novembre fino al 1° dicembre 2013, al-l’ex macello di Padova e dal 15 novembre al18 novembre ad Arte Padova Fiera, potrete

ammirare le opere di Valeriano Lessio, un nostrocollega che ha trovato nell’arte un mezzo per espri-mere la propria creatività.Valeriano ha lavorato per trentatré anni in banca.In pensione da tre, si dedica completamente a quellache è da sempre la sua passione: la pittura. Artistaeclettico e autodidatta, i suoi quadri sono frutto diuna cultura vissuta all’insegna dell’arte. Parallela-

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di Simona OrtolaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

29ArteSettembre / Ottobre 2013

mente alla pittura, ha coltivato an-che l’amore per la musica, per il ci-nema e per il teatro, recitando an-che in importanti compagnie ama-toriali della città di Padova e inter-pretando diversi personaggi con leloro complessità umane.Ha iniziato a disegnare riprodu-cendo fedelmente le tavole di pit-tori famosi e, anche frequentandovari laboratori d’arte di Padova, haacquisito quella sicurezza tecnicache gli ha permesso di cimentarsiin creazioni sempre più personaliriscuotendo consenso di pubblicoe critica.Attraverso lo studio dei materiali edei colori, la sua pittura da figura-tiva è diventata via via sempre piùastratta, concettuale e simbolica.Le sue tecniche di pittura sono incontinuo rinnovamento e spazianodagli oli sabbiati agli oli a tele, aglispatolati, alla tempera su tavola.Importantissimi sono stati per Va-leriano gli incontri con altri pittoridi varie correnti artistiche, che glihanno permesso di confrontarsi, disperimentare e di affinare la suapittura, mettendosi continuamen-te in discussione sia dal punto divista personale che artistico.L’arte di Valeriano è cresciuta dipari passo con il percorso intrapre-so per la comprensione di se stessoe della sua anima, anche attraversolo studio della psicologia quantisti-ca presso un Centro studi per losviluppo delle abilità umane. Lasua pittura non sarebbe la stessasenza questa sua capacità di pro-fonda introspezione che riversanelle tele rappresentando emozio-ni e sentimenti.

Le sue opere sono all’insegna delcolore, le tonalità sono calde, deci-se e donano una sensazione di vi-gore ed energia. I colori e le formetrasmettono potenti emozioni estati d’animo e contemporanea-mente riescono a donare un sensodi armonia e gentilezza che tra-smette gioia, serenità e benessere.I tre elementi della sua arte.Il suo fascino sta nell’essere acces-sibile a tutti, ciascuno può identi-

ficarsi nelle sue opere e cogliereuna parte di sé, che è l’essenza del-la propria umanità.Nella sua carriera d’artista, Vale-riano ha ricevuto numerosi premi,assegnazioni e riconoscimenti inimportanti mostre collettive e per-sonali, ha esposto in numerose ras-segne in Italia e all’estero, a Vene-zia, Roma, Monaco e Bolzano, Bar-cellona, Toronto ottenendo ancheprestigiosi riconoscimenti tra cui il

primo premio allabiennale del Centrod’Arte Sever.Le sue opere sonocustodite presso Entipubblici e privati einserite in importan-ti cataloghi d’artemoderna italiane edestere.Ultimamente, inmarzo, ha esposto aPalazzo del Bargellodi Gubbio in unapersonale dal titolo:“Pulsioni Cromati-che”.La curatrice ElisaPolidori ha detto dilui: “La pittura di Va-leriano Lessio si pre-

senta ricca e completa, uno studio,una ricerca di forme e di colori chesi compenetrano e si amalgamano,creando spazi e atmosfere di gran-de intensità, che sembrano voleringabbiare, frenare un impulso piùprofondo che parte dal bisogno dicomunicare e di condividere ciòche emerge dall’io dell’artista e tro-va realizzazione nelle sue ventatedi colore”.

TELE DOVE FORME ECOLORI SI AMALGAMANO

FINO A CREARE SPAZI EATMOSFERE DI GRANDE

INTENSITÀ

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iaggiV

30 Viaggi

VAL DI NONREGNO

INCONTRASTATO DELLAMELA PIÙ FAMOSA AL

MONDO, LA VAL DI NONÈ UNA VALLE VIVA E

NATURALE CHE SILASCIA SCOPRIRE

NELLA SUA SEMPLICITÀ

«Dagli sconfinati meleti del fondovalle, fino alle malghe e ai ri-fugi di montagna, ogni panorama in Val di Non è alla portatadi tutti. Armonici orizzonti mai troppo impervi, tranquille

passeggiate in campagna tra antichi castelli e pievi isolate, placidi specchid’acqua incastonati tra alte catene montuose, spettacoli di luci e colorida scoprire senza fretta. Tutto è genuinità: dal Parco Naturale AdamelloBrenta dove l’orso bruno vive in libertà, alle malghe d’alpeggio dove ilcasaro produce il formaggio ogni mattina, ai piccoli paesi di tradizionerurale che con la bella stagione si animano di feste e musica».La Val di Non è la più ampia valle del Trentino, sorge nel cuore occiden-tale della regione ed è ricca di boschi, corsi d’acqua e soprattutto di meleti,grazie ai quali il suo nome è famoso in tutta Europa.

PROFUMO DI MELE!

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a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

31ViaggiSettembre / Ottobre 2013

Alla vista si presenta come un immenso altipiano ver-de e soleggiato percorso da torrenti e ruscelli che han-no scavato per millenni la roccia formando quell’in-sieme di canyon, gole, cascate e burroni grazie ai qualiessa è oggi conosciuta come “La Valle dei Canyon”. Al centro, il lago di Santa Giustina, cuore pulsante delterritorio, attira con la sua imponente superficie losguardo del visitatore, mentre tutto intorno il territo-rio è delimitato da dolci rilievi mai troppo impervi: lacatena delle Maddalene a nord con i suoi incantati pa-

norami d’alpeggio e le rocciose Dolomiti di Brenta nel-la parte sud-ovest. Qui si estende il cuore del ParcoNaturale Adamello Brenta, patria dell’orso bruno, dieccezionali particolarità naturalistiche e di veri incantialpini, come il Lago di Tovel, uno dei più romanticispecchi d’acqua del Trentino.Tutto il territorio è caratterizzato dalla presenza dipiccoli borghi, per lo più di origine contadina, mentretra le foreste e le campagne coltivate a meleto non èdifficile imbattersi in suggestive testimonianze di sto-ria e cultura. Il Santuario di San Romedio ad esempio,uno dei più suggestivi eremi d’Europa: sorge su di unaroccia alta 90 metri ed è costituito da più chiese e cap-pelle, che seguono la conformazione della roccia, col-legate tra loro da una ripida scala di 131 scalini. Gliedifici che costituiscono il santuario sono di datazionidiverse; la costruzione più antica, sorta attorno allatomba dell’eremita Romedio, risale intorno all’annomille. Il Castel Thun, austero e maestoso, che dall’altodi una collina sembra dare il benvenuto in Val di Noncon le sue forme eleganti, fu dal Medioevo al Nove-cento dimora dell’antica e potente famiglia dei Thuned è ancor oggi con il suo mobilio originale e le pre-ziose raccolte d’arte, un raro esempio di residenza no-biliare arredata.È settembre è uno dei momenti più belli in cui visitarela Val di Non: durante i vivaci giorni della raccolta gliagriturismi della Val di Non aprono le porte ai visita-tori offrendo loro la possibilità di conoscere più da vi-cino la famosa mela Melinda della Val di Non, l’unicaDOP italiana, aderendo all’iniziativa “Adotta un me-lo”. In agriturismo sarà possibile vivere due giornicompletamente immersi nella campagna, scegliere unalbero di mele da fare proprio e raccogliere i frutti delproprio albero. Una cassettina di mele della piantasaranno di chi l’ha adottata e potrà portarle con sé acasa per gustarle in famiglia o con gli amici.Un’altra emozionante esperienza è trascorrere l’albain malga… alzarsi di buon ora quando il sole non èancora sorto… iniziare la giornata insieme a mucchee capre, seguire la filiera del latte per intero, dallamungitura alla produzione di un formaggio nostranoe terminare il tutto con una ricca colazione sana e nu-triente, che ne dite?

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30 Estero / viaggi

E stero/viaggi di Simona MisticoniComponente Esecutivo Nazionale FABI Giovani

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di Biancaneve

33CitazioniSettembre / Ottobre 2013

itazioniC

La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza.

Chiunque sia in grado di mantenere la capacitàdi vedere la bellezza non

diventerà mai vecchio.

(Franz Kafka)

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Seguiciogni giorno

fabi

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