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SPECIALEMartedì3Novembre2009
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ALIMENTAZIONESOSTENIBILE
di Jacopo Giliberto
U n paio di anni fascoppiòlo scandalo: la tortilladei messicani rincarava
perché c’era meno granturcosul mercato: i loro vicini di ca-sa,gli statunitensi, consumava-nomaisatonnellateperprodur-rebenzinaall’alcol. Ilmotivore-ale dei rincari del granturcononeraquello,noneralabenzi-na ricavata dalle derrate: c’era-nodimezzolespeculazionisul-le materie prime alimentari,c’eranoicostiagricoli trascina-ti da un petrolio pazzo, c’era ladomandadeicinesicheamilio-ni scoprivano – come alternati-va al solito riso – il gusto per lemerendine confezionate. Ec’era anche l’effetto dei biocar-buranti, vittima facile delle ac-cuse generiche e delle "leggen-de metropolitane": come nellefognediNewYorkvivonoicoc-codrilli ciechi, così i biocarbu-ranti affamano il mondo.
I biocarburanti sono stati ilsimbolo del contenzioso tral’agricoltura, l’ambiente e
l’energia. Un contenzioso chesembra risolversi solamenteora con l’arrivo dei biocarbu-ranti di seconda generazione,cioè quelli che non fanno ricor-so a materie prime alimentari.Mabisognasfatareunluogoco-mune, l’ennesimo.
Lamaggiorpartedel fabbiso-gno mondiale di energia è sod-disfatto non dal petrolio, nondalmetano,nondalcarbone.Laprimafontedienergianelmon-do è la "bioenergia", cioè la le-gna bruciata in camini e stufe,la carbonella, le mattonelle disterco secco o la paglia usatapercuocere.AKhayelitsha,sob-borgo-bidonville di Città delCapo (Sudafrica), l’arrivo dellacorrentee del fornelloelettricohapermessodiridurre ilnume-ro di bambini feriti o uccisi dalribaltarsidella pentola diacquabollentepoggiatasopra il fuocodi legna e ha liberato le donnedalleorepassate acercarestec-chielegninellasavanaadiacen-te alla "metropoli stracciona".
Laproduzionedicombustibi-li di origine vegetale ha rendi-menti diversi secondo la mate-ria prima usata. Per esempio, sistima che produrre alcol dagranturcoconl’agricolturamec-canizzatadella"cornbelt"statu-nitense – con il ciclo dei fertiliz-zanti,conitrasportieglialtrico-
sti ambientali – abbia un rendi-mento della riduzione delleemissionidianidridecarbo-nica (il gas cambiaclima)nell’ordinedel30%esen-zaformediincentivazio-ne l’alcol ottenuto ècompetitivo con il pe-trolio solamente quan-do il greggio costa più di80 dollari albarile. Inve-cel’alcolot-tenuto inBrasile conla canna dazucchero –avverte laGbep, Globalb i o e n e r g ypartnership,un organi-smo delG-8 – ha unrendimento vi-cino al 90% ed ècompetitivo con ungreggioa30 dollarial barile.
Ci sono anche casi estremi,come le centrali elettriche ali-mentate bruciando olio di pal-ma: in apparenza ottime, manonsonorariicasiincuilepian-tagioni di palme da olio vengo-no realizzate nel Sud-Est asiati-coabbattendolericchissimefo-restepluviali.Beneficioambien-tale:negativo.Difattic’èchi-re-alizzandounacentraleabiomas-se – esige dal suo fornitore diolio di palma un "certificato dibuonacondotta".
Così nascono mille alternati-ve, come l’italiana Mossi&Ghi-solfi che sta sviluppando unabioraffineriacheusacomemate-riaprimalacannacomune,quel-la che cresce spontanea ai bordidei fossi. Cresce velocissima,nonchiedeacqua,egliagricolto-ri sembrano molto interessati aoccuparsi di questa coltura co-me integrazione (non come so-stituzione) alle produzioni soli-te alimentari. Come piace agliagricoltori umbri la coltura del-lematerieprimeusatedallaNo-vamont per produrre la plasticabiodegradabileMaterBi.
In altri casi si punta sulla gia-trofa, ovvero jatropha, un arbu-sto di pochissime esigenze cheinAfricaproducesemiricchidiun olio orribile per l’alimenta-zione ma ottimo per il biodie-sel.Tant’ècheunterzettodigio-vani fiorentini – raccontavaMarco Magrini il 28 maggioscorsosulSole24Ore–hacrea-toun’azienda specializzata nel-la giatrofa, l’Agroils.
Diversi puntano sula produ-zione di elettricità partendo dalegname.Accade con lecentralidel Trentino o dell’Alto Adige,alimentate con la segatura. MalasocietàIndustriaeInnovazio-ne trasforma la legna in un oliocombustibiledi pirolisi.
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Intervista. Jeremy Rifkin propone di tassareil consumodi carnein Occidente u pagina 29
Scenario.Wwf eLegambiente illustranol’impattodeglialimenti sul clima u pagina 28
Analisi. Veronesidifendeladietamediterranea u pagina 28
IlBarillacenterforfood&nutrition(Bcfn)consedeaRo-ma è un centro di pensiero epropostedall’approcciomulti-disciplinare, costituito all’ini-ziodel 2009conl’obiettivo di:e dareascoltoalleesigenzeat-tualied emergentidella socie-tàsuigranditemilegatialmon-do della nutrizione e dell’ali-mentazione;r individuare le tematichefondamentali in relazione apersone, ambiente, scienza edeconomia;t raccogliere e analizzare leesperienzecosì comele cono-scenze e le competenze piùavanzateaoggidisponibiliali-vellomondiale;u sviluppareerenderedispo-nibili a tutti i maggiori opi-nion e decision maker propo-
ste e raccomandazioni sulmondo dell’alimentazione edellanutrizione,alfinedifavo-rire una vita migliore e un be-nessere diffuso e sostenibileper tutte lepersone.
Lo scopo del Barilla centerfor food & nutrition è quellodi offrire una molteplicità dioutput e contributi ad altocontenutoscientificoediven-tare nel tempo un preziosostrumentodiservizio alle isti-tuzioni, alla comunità scienti-fica, ai media e ai cittadini,punto di incontro privilegiatotra chiunque abbia a cuorel’alimentazione, l’ambiente,losvilupposostenibileelesueimplicazioni sulla vita dellepersoneedellasocietà,alivel-lo italiano e internazionale.
Questi output si traducono
in position paper che raccol-gonolepiù avanzateeaggior-naterilevazioni scientificheele conseguenti raccomanda-zioni e proposte operativeper i decision maker. Il Bcfnsiavvalediungruppomultidi-sciplinare di esperti che necompongono l’advisory bo-ard. Essi sono i professoriUmberto Veronesi, direttorescientifico dell’Istituto euro-peo di Oncologia di Milano;Mario Monti, presidente del-l’Università di Economia Lui-giBocconi di Milano; CamilloRicordi, chirurgo e capo divi-sione Trapianti cellulari del-l’Università di Miami, Usa;GabrieleRiccardi,endocrino-logo e presidente della Socie-tà italiana di Diabetologia; Jo-seph Sasson, sociologo e fon-
datore dell’Istituto di ricercaSenior partner; dottoressaBarbara Buchner, ricercatri-cepressol’Internationalener-gy agency di Parigi.
Leareediinteresseedilavo-rodelBarillacenterforfood&nutritionsono quattro:e Food for susta inablegrowth, ovvero le implicazio-ni di impatto ambientale persettoreagro-industriale;r Foodforall,ovveroleimpli-cazionilegateallagestionedel-le filiere alimentari e relativedistribuzione a livello globaleper l’accessoalcibo;t Food for health, ovvero leimplicazioni che connetto-no l’alimentazione allo statodi salute e benessere dellepersone;u Food for culture, ovvero leimplicazionicheleganoilciboalle tradizioni, alle abitudinialimentari, alle religioni dellevariepopolazioni.
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INTERVISTA BarbaraBuchner Ricercatricedell’Agenziainternazionaledell’energia
Futuro a portata di mano. Sotto accusa l’uso distorto nell’utilizzo di materie prime agricole per creare ricchezza
PiùciboconmenoenergiaIbiocarburanti di seconda generazione rispettano esigenze alimentari e ambiente
Che cos’è il Barilla center for food & nutrition
di Nicola Dante Basile
«Inegoziatialivellointerna-zionaleinmateriadicam-biamento climatico sono
moltocomplessi.Nonc’èdamera-vigliarsi: è l’argomento che è dipersévariegatoecoinvolgecultu-re e interessi diversi. Il confrontoèessenziale percapire».
Barbara Buchner, austriaca,dottorato in Economia consegui-toall’UniversitàdiGrazeunlavo-ro di prestigio come ricercatriceall’Aie, l’International EnergyAgency di Parigi, Buchner seguein particolare tutto ciò che ha a
che fare con il cambiamento cli-matico e l’economia ambientale.A lei, che fa parte del gruppo diesperti del Bcfn, abbiamo rivoltoalcunedomande.Dottoressa Buchner, lei tra
le altre cose è impegnata adanalizzare l’applicazione del"protocollo di Kyoto e le rica-dute in termini di effetto ser-ra.Achepuntosono inegozia-ti sul tema del cambiamentoclimatico?
Dicevo della complessità del-le negoziazioni. Un problema dibase, che rallenta ulteriormentetutto il processo, è che in realtà
sonoinattoduepercorsiparalle-li. Il primo èquello che riguarda ipaesichehannoratificato il"pro-tocollo", mentre il secondo rac-coglie tutti gli altri: un gruppoben più numeroso che compren-de anche Cina e Usa. Le negozia-zioniquindisi tengonosuidueli-velli e si spera che prima dellaClimateConferencediCopenha-gen (in calendario dal 6 all’8 di-cembreprossino,ndr)sipossaar-rivare a qualche significativo ri-sultato. Per ora, di buono c’è cheogni paese ha dichiarato esplici-tamente la propria posizione,puntando al massimo.
In una ipotetica scala dei va-lori, come descriverebbe l’at-teggiamento di ciascun paesenegoziatore?
Stiamo assistendo a una evolu-zione. Alcuni governi, che primasembravano meno disponibili aun accordo, oggi hanno rivisto leproprie posizioni. Gli Usa, con lanuovapresidenza,hannocambia-toatteggiamento,avanzandopro-postemoltointeressanti.Purtrop-po le loro decisioni sono forte-mente condizionate dalla legisla-zione interna che richiede tempimoltolunghi:pernonripeterel’er-rorediKyoto,nonvoglionoaccet-tarevincolisenzaprimaavereap-provato leggi che gli consentanodi rispettarli. In ogni caso senzal’appoggio degli americani è uto-pisticosperare inqualche risulta-
tosignificativoa Copenhagen.E l’Europa, ovvero l'Unione
europeaa27?Per quanto riguarda l’Unione
europea, direi che conferma lasuaposizionedileadershipinma-teria. È stata l’Europa a essersimossaperprima,anchequandoiltemadelclimatechangeeraanco-raconfusoenessunosapevabenequale direzione intraprendere.Ancora adesso siamo soprattuttonoieuropeiadavereunastrategiachiara e delle proposte concrete.Ovviamente all’interno della Ueci sono disomogeneità piuttostoevidenti. La differenza maggioreèquella che si percepisce tra est eovest.L’Italia si poneunpo’ a me-tàstradatra ledue posizioni.Naturalmenteilcambiamen-
to climaticoèunproblemaglo-
bale. Coinvolge tutti. Cose sene sa di Australia, Cina, India,Brasile...?
L’Australia ha intrapreso uncamminodiresponsabilità,inpar-
teinfluenzatodalfattochelìglief-fetti del climate change sono evi-dentiegravi.Lanotiziapiùrecen-te e positiva è che il Giappone hadichiarato di volersi impegnareperunariduzione del25%: questocambiaunpo’ gliequilibrie lasciaben sperare. Poi ci sono le cosid-dette Emerging economies: ungruppo che comprende Cina, In-dia, Brasile, Sud Africa, Messico.Anchetradilorostiamoregistran-do dei miglioramenti. Prima tratutti la Cina, che recentemente aNew York ha manifestato dispo-nibilità a impegnarsi a ridurre si-gnificativamente leemissioniperunità di Pil. Quanto detto per gliUsa valga anche per la Cina: sen-za un loro coinvolgimento buonaparte deinostri discorsi rischia dirimaneresullacarta.
Unquadrotutt’altrochedefi-nito.Mase lo scenarioèquesto,nelmondosipuòfareagricoltu-rasostenibile?
Assolutamentesì.Fareagricol-tura più sostenibile è possibile.Chiaramente c’è bisogno di unaiuto dai governi, perché ognicambiamento di paradigmaall’inizio rappresenta un costo.L’importanteèsmetteredipensa-rechelapovertàelasicurezzaali-mentare siano problemi distinti:esistono soluzioni che possonoconciliare i due obiettivi. Il cam-biamentoall’iniziopuòessereco-stoso, non solo in termini econo-mici ma anche di abitudini e stilidi vita, ma è solo investendo nelmedio e lungo periodo che si ot-tengono i risultati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Corrado Clini
Nonostante le incertezzescientifiche sulle causedelcambiamentoclima-tico, igovernidei 18pa-esi più sviluppati si so-
noimpegnatialimita-rel’aumentodella
temperaturame-dia del pianetaentro due gradi
rispettoaivalo-ri pre-rivolu-zioneindu-stria-le. Per
raggiungere questorisultatoleemissionigloba-
li di anidride carbonica do-vrannoessereridotteneipros-simi 30 anni di almeno il 50%,rispettoailivellidel1990,attra-verso il taglio drastico di com-bustibili fossili e la dissemina-zione di tecnologie per l’effi-cienza energetica, la cattura eil sequestro del carbonio, lefonti rinnovabili, i biocombu-stibili, ilnucleare.
Purtroppolatendenzaèop-posta:nonostante lacrisieco-nomica, i consumi globali dienergia sostenuti dai combu-stibili fossili e le correlateemissioni continuano ad au-mentare, siaper lascarsaeffi-cienzadelleeconomiesvilup-pate sia per la crescita tumul-tuosa dei paesi di Asia e SudAmericachestannoemergen-do dalla povertà e dal sotto-sviluppo, ai quali nessunopuò chiedere di fermarsi persalvare il pianeta.
Copenaghen segnerà unpassaggio positivo se ci saràconvergenzasumisureerego-le da adottare da qui al 2012,gettando le basi di una nuovaeconomia globale "de-carbo-nizzata" in grado di sostenerela crescita dimezzando leemissioni.Inquestaprospetti-va, i leader del G8 all’Aquilahanno indicato la green eco-nomy come "driving force"per l’uscita dalla crisi e per lacostruzione "dal basso" di unaccordo globale per la de-car-bonizzazionedell’economia.
Secondoil Programma del-le Nazioni Unite per l’Am-biente e della Banca Mondia-le, le "locomotive" della gre-en economy sono oggi Cina,Brasile, Corea del Sud, India,per il volume degli investi-mentipubbliciedegli incenti-vi destinati allo sviluppo del-le fonti rinnovabili e alle tec-nologie a basso contenuto dicarbonio, ai biocombustibili:in questi paesi nel 2008 gli in-vestimenti per le fonti rinno-vabili sono aumentati del 25%rispetto al 2007. Accanto aquesti paesi, ma con meno ri-
sorsee iniziative, sicollocanogli Usa, il Giappone e l’Euro-pa, impegnati ad accelerare iprogrammi per la transizioneenergetica verso un’econo-mia a basso contenuto di car-bonio pur se "appesantiti" dainfrastrutture industriali cosìcome da politiche agricole edi gestione forestale ad "altaintensità" di carbonio.
Aquestoproposito, i settoriagroforestale e agroalimenta-re possono svolgere un ruoloprimario nella green eco-nomy di decarbonizzazionedell’economiamondiale.Sisti-ma che le bioenergie, prodot-te in modo sostenibile e senzaincidere sulla sicurezza ali-mentare, potrebbero coprireentro il 2040 oltre il 30% delladomanda globale di energia:sitrattadiun’opzionetecnolo-gica già in gran parte disponi-bile, che costituisce un’alter-nativa concreta e su larga sca-laaicombustibili fossili. Inag-giuntaalle bioenergie, l’assor-bimentodelcarbonioatmosfe-rico attraverso il sequestronelle piante e nei suoli può
contribuirearidurredioltre il20% le emissioni globali equi-valentidiCO2,oltreaconsoli-dare la protezione dei suolisoggetti a degrado, dissesto edesertificazione.
Ecco perché, come hannorecentemente messo in evi-denza i ministri europeidell’Agricoltura, le politicheagricole devono assumereuna funzione di punta nellestrategie sul cambiamentoclimatico.L’industriaalimen-tare, attraverso una catena diproduzione orientata alla ri-duzionedell"’improntadicar-bonio" nelle diete, può svol-gereunruolodecisivoperdis-seminare stili di consumo ef-ficaci per la riduzione delleemissioni, oltreché utili perla protezione della salute: inquesto ambito l’Italia puòsvolgere un ruolo di leader-ship mondiale. In questa pro-spettiva ilministerodell’Am-biente, in occasione della V˚Conferenza PanEuropea am-biente e salute del prossimomarzo a Parma, lancerà unprogramma nazionale per lariduzione dell’impronta dicarbonionel sistemaagroali-mentare italiano.
Corrado Clini è direttore generaledel ministero dell’Ambiente
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Greeneconomychiave anti-crisi
Economista ambientale.
Barbara Buchner dell’Aie di Parigi
COMBUSTIBILIALTERNATIVI
L’alcoldi canna da zucchero
(orasi usa anche lacanna
comune)offre benefici
in termini di emissioni ed è
competitivo con il petrolio
ANALISI
Sul clima l’accordoènecessario
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Ideenuoveperidecisionmaker
ECONOMIA DECARBONIZZATA
L’agricoltura è fondamentale
per il climate changing:
può orientare le produzioni
alla riduzione dell’impronta
dicarbonio nelle diete
28 Il Sole 24 Ore Martedì 3 Novembre 2009
Alimentazione sostenibile
di Umberto Veronesi
Il dibattito sull’alimentazio-ne va avanti da 8.000 anni,piùomenodallanascitadel-
l’agricoltura in Mesopotamia eprosegue fino a oggi, coinvol-gendo tutto il settore agro-in-dustriale.Èuntemadistraordi-naria ampiezza che dà luogo agrandi dibattiti.
Da tempo si discute per sta-bilire se il cibo prodotto nelmondosiasufficienteasfamar-
ne tutti gli abitanti: c’è chi dicedino,ec’èchiritienecheilpro-blema di fondo sia una nonequa distribuzione dello stes-so, prova ne è l’esistenza di unmiliardo di persone che man-gia troppo, e che quindi soffreditutte lepatologiedellasovra-limentazione;eunaltromiliar-docherischiadimorirepersot-tonutrizione. E poi, di recente,nell’ambito del più ampio di-battito sullo sviluppo sosteni-bile, siè iniziatoadiscuterean-che sull’impatto dell’alimenta-zione in termini di consumodelle risorse naturali.
Si sta valutando, per esem-pio, la quantità di acqua cheogni diverso cibo richiede perlasuaproduzione.Oggisappia-mo che i prodotti dell’alleva-mento(carne,uova,latteederi-vati) presentano un contenuto
diacqua"virtuale"moltoeleva-to, perché il bestiame oltre adabbeverarsi in tutto il propriociclo di vita si alimenta conenormiquantitàdiprodotticol-tivati(ognichilodicarnerichie-decirca10chilidi foraggio)chea loro volta richiedono conti-nua irrigazione. Per produrreun solo hamburger servono2.400 litri di acqua; 500 litri per100grammidiformaggio;200li-tri per un piatto di pasta; 25 litriperunapatatae13perunpomo-doro. Ognuno di noi, quindi, aseconda di come mangia, puòconsumare giornalmente tra i1.500 e i 2.600 litri (nel caso diuna dieta vegetariana), fino a4.000- 5.400 litri (per una dietaricca dicarne).
Oltre al consumo d’acqua lenostre scelte alimentari deter-minano altri impatti socio-am-bientalidigranderilevanza,ba-stipensarecheicircatremiliar-di di capi di bestiame presentisulnostro pianeta, cheoccupa-no una quota enorme del terri-torio, sottraggono buona partedeicerealichepotrebberoesse-re destinati all’alimentazioneumana e producono gas serraingrandissimequantità.Afron-te di questi dati piuttosto allar-manti, appare evidente la ne-cessità di avviare ulteriori ri-cerchescientificheeapprofon-dimenti, che indirizzino le isti-tuzione–eancheisingolicitta-dini – verso scelte alimentaricorrette e responsabili.
Inutile nascondere che fi-noa oggi il tema dell’alimenta-zione, da un punto di vistastrettamentescientifico, è sta-to un po’ maltrattato: lo si èimplicitamente collocato tragli ambiti di studio puramen-te empirici, per i quali le lineeguidevengono dettate più dal-la tradizione e dall’istinto chenon dalla ricerca. Questa con-statazionemi ha indotto ad ac-cettare l’invito a far partedell’advisory board del Baril-la Center for Food and Nutri-tion (Bcfn), con l’obiettivo di
prendere parte alla discussio-ne e, facendo leva sui risultatipiù recenti della ricerca, defi-nire le linee guida da suggeri-rea chi oggi è chiamatoa pren-dere decisioni sul tema dellanutrizione.
Uno dei primi risultati aiquali siamo pervenuti è statoquello di riconfermare, oltreogni ragionevole dubbio, ladieta mediterranea come unodei più equilibrati mix alimen-tari, capace non solo di preve-nire le principali malattie cro-
niche, ma anche di ridurresensibilmente il nostro impat-to sull’ambiente.
Seconfrontiamoivalorinutri-zionalichecompongonolapira-midealimentare–simbolorico-nosciuto della dieta mediterra-nea–conicorrispettivivaloridiecologicalfootprint(l’improntaecologica, ossia l’indicatore chemetteinrelazioneilconsumodirisorse naturali con la capacitàdelpianetadi rigenerarle) si ot-tiene una "piramide rovescia-ta", al cui vertice (posto in bas-
so) troviamo gli alimenti a bas-soimpattoambientaleealtova-lore benefico nella prevenzio-nedellasalute(frutta, latteede-rivati, uova, pasta e riso), men-treallabase(postainalto)quel-li la cui produzione comportaun consumo più elevato di ri-sorseambientali,eicuinutrien-ti implicanounincrementodel-la propensione al rischio di pa-tologie croniche (soprattutto,carne, salumi e dolci).
Insomma, al confronto conla dieta mediterranea, un’as-
sunzione di 100 calorie con unalimentazione di tipo norda-mericanodeterminaunimpat-toambientaledel 60%maggio-re (80%, se si estrapola il solodato relativo alla produzionedi CO2). Non è un caso quindiche se anche l’ultimo rapportoalla Ue redatto dal NationalFood Administration svedeseè arrivato ad analoghe conclu-sioni del Bcfn, raccomandan-do il consumo di patate, cerea-li, pasta, riso e pane.
È quindi evidente che sia
giunto il momento di promuo-verea livello globaleunconsu-mo alimentare responsabile e,conquestoobiettivo, si debba-noavviare una serie di azioni epolitiche volte a frenare e con-tenere ilprogressivoabbando-no della dieta mediterraneanei paesi del Sud Europa: senonlofaremo nonsolopeggio-reremola nostrasalute, maan-che quella del pianeta.
Umberto Veronesi è Ricercatoree Medico Oncologo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LaconcentrazionediCO2
sicombatteancheatavola
MODELLI A CONFRONTO
Inbase alle calorie assunte
il mangiare all’americana
haun impatto ambientale
superioredel 60% rispetto
allo stilesud-europeo
Wwf Italia. Il peso dei prodotti alimentari nella formazione di anidride carbonica che è la più alta da 20 milioni di anni Legambiente. Parla Vittorio Cogliati Dezza
UnduroattodiaccusacontroilconsumodicarneinOccidente.InEcocidio(Mondadori,380pagine,9,50euro),ilprofetadellarivoluzioneindustrialesostenibileJeremyRifkinricostruiscedalpuntodivistastorico,ecologico,antropologico,economicoepoliticol’ascesadellaculturadellabisteccadall’anticoEgittoaigiorninostri.L’economistaamericanometteinluceglialticostiambientali, irischiperlasaluteeglisquilibrisocialinelpianetaderivantidalfattochelaproduzionealimentarebovinaèimperanteinEuropaeinAmerica.
Puntaresulrapportoconlaterraperricreareunequilibriotraalimentazione,saluteeambiente.SirAlbertHowardèilbotanicobritannicoacuisidevonofondamentalicontributiall’elaborazionedelletecnicheagrobiologiche.Idirittidellaterra(SlowFood,256pagine,13,50euro)èilsuo"testamentoagricolo".Nellibro,l’autoreanalizzairisultatidelmetododicompostaggiodaluipropostonel1931inbaseaun’esperienzafattainsiemeaicontadiniindiani.Inevidenzaancheletecnichebiodinamicheelostudiodeglieffettidellamicorrizasullasalutedelsuolo.
IN LIBRERIA
Hasensononmangiarelacarneeilpescenelterzomillennio?UnapossibilerispostaprovanoadarlaFrancoTravaglinieGiuseppeCapanoinPerchéesserequasivegetariani(Sperling&Kupfer,291pagine,8,80euro).Conl’obiettivodisuggerirespuntiericetteperunadietaecosostenibile,nellibrogliautorisisoffermanosuivantaggidellacucinavegetarianainterminidisalute,benessereetuteladell’ambiente,evidenziandocomelecattiveabitudinialimentaricontribuiscanoall’impoverimentodelpianeta.
NelsaggioL’ingannoatavola(Nuovimondimedia,224pagine,18euro),JeffreyM.Smithsiproponeunoscopoambizioso:smascherare«lebugiedelleindustrieedeigovernisullasicurezzadeicibigeneticamentemodificati».Perfarlo,l’autoreanalizzaletecnichediingegneriageneticaapplicatedallemultinazionalidelbio-techallaproduzioneagro-alimentareestudiaiprocessidicomunicazioneattivatidapartedeipaesioccidentaliperrenderesocialmente"accettabili"iprodottiogm,nonostantel’allarmedialcuniscienziati.
di Eva Alessie Gianfranco Bologna
L’alterazionedellacompo-sizione chimica dell’at-mosfera riconducibile
all’impatto umano dovuto al-l’utilizzodei combustibili fossi-li, alla deforestazione e alle tra-sformazioni nell’uso del suolo,preoccupa profondamente l’in-tera comunità scientifica e, or-mai, igovernidi tutto ilmondo.
Oggi la concentrazione dianidride carbonica (CO2)nell’atmosfera ha raggiunto le387 parti per milione (ppm)che, come dimostrano le più
avanzate ricerche scientifiche,è di sicuro la più alta degli ulti-mi800milaannie,conognipro-babilità, degli ultimi 20 milionidianni.Buonapartedellacomu-nità scientifica internazionaleindica come «confine planeta-rio», cioè come limite che nondovrebbe essere sorpassatoper gli effetti profondamentenegativi che potrebbero verifi-carsiperlenostresocietà,quel-lo di 350. Questo limite è statooggetto in tutto il mondo diun’intera giornata di iniziativepubbliche di sensibilizzazionechehaavutoluogosabato24ot-tobre, in occasione della Gior-nata internazionaledel clima.
IlWwf,tenendocontodelfat-to che i sistemi naturali sonosottoposti alla crescente pres-sione umana a un livello tale dainficiarelelorocapacitàrigene-rativeeassimilative,ritienechesia ormai fondamentale rende-reoperatival’equazionechedo-
vrebbe caratterizzare l’impe-gno politico ed economico diquesto nuovo secolo: un essereumano = una quota di natura adisposizione. Questa equazio-ne viene ritenuta la vera sfidadella sostenibilità. Ovviamenteè anche una grande sfida dellapolitica,deldirittoedelladiplo-mazia internazionale.
Cercando di mettere i limitiecologici al centro dei processidecisionali, il Wwf opera perporre fine al sovrasfruttamen-todeisisteminaturalie,percre-aresocietà in cui tutte le perso-ne possano vivere bene, entro ilimitibiofisicidelnostropiane-ta. Pertanto il Wwf ha avviatoun percorso di coinvolgimentodei vari attori sociali (cittadini,imprese, istituzioni)peranaliz-zare la propria "impronta", ilproprio "peso" sulla natura ecercare di avviare soluzioniconcrete al fine di rendere me-no insostenibile questa "im-pronta".Dobbiamoinfattiesse-re sempre più consapevoli cheogni prodotto e ogni filiera diproduzione, trascinano con séunvero e proprio "zaino ecolo-gico"dienergiaedirisorsecon-sumate e di inquinanti prodot-ti, che non vediamo e che nonsono mai resi palesi al momen-to dell’acquisto.
AquestoscopoilWwfharea-lizzatosulsuositowww.impron-tawwf.it un calcolatore che pe-sal’improntadicarbonioindivi-duale analizzando i settori delvivere quotidiano: l’abitazione,i mezzi di trasporto, l’alimenta-zione, i servizi e lancerà prossi-mamenteun«carrellodellaspe-
sa virtuale» tutto dedicato al-l’alimentazione.Unrecentestu-dio realizzato dall’equipe delprofessor Riccardo Valentini,biofisico e responsabile del La-boratorio di ecologia forestaleall’UniversitàdellaTusciadiVi-terbo,hadimostratocomecom-plessivamente l’Italia abbia unbilancio di emissioni di gas ser-ra pari a 553 milioni di tonnella-te di CO2eq per l’anno 2007, dicui il settore agroalimentarecontribuisce per circa il 19%(quasi 104 milioni di tonnellatedi CO2eq). Il cittadino italianomedio per le sue necessità ali-mentari contribuisce con 1.778kg CO2eq l’anno al bilancio del-leemissioninazionali.
La produzione in serra di 1 kgdi pomodori rilascia 3,5 kg diCO2eq, rispetto a meno di 0,05kg della stessa quantità di po-modori prodotta in un campo,una differenza di ben 70 volte.Senza contare che il trasportoaereo di prodotti alimentari(fragole,mele,pomodori, aspa-ragi, zucchine eccetera) da uncapoall’altrodelpianetapuòge-nerare circa 1.700 volte piùemissionidiCO2 cheuntraspor-to in camion per 50 km. Fino adalcuni decenni fa, gli alimentipercorrevano brevi tragitti perandaredalproduttorealconsu-matore;oggi, invece,attraversa-nooceaniecontinenti.Lestimeattuali mostrano come il 98%della produzione agricola fre-scaitalianasiatrasportataaunadistanza superiore a 50 km dalluogodi produzione.
L’aumentata mobilità dellemercipresentailsuo"zainoeco-logico" con un drastico incre-mentodelleemissionidiCO2,ol-tre che di altri inquinanti. Unchilogrammo di kiwi che arrivadalla Nuova Zelanda percorrecirca 18mila km ed emette circa25 kg di CO2, 1 kg di pesche dal-l’Argentinapercorreoltre12mi-la km ed emette circa 16 kg diCO2.Finalmentestacomincian-
do a diffondersi il concetto di«cibo a chilometro zero» persottolinearequantosiapriorita-rio consumare prodotti di zonaedistagione.Eancora,è impor-tante prediligere prodotti a im-ballaggio ridotto. Un’altra voceelevata dal punto di vista del-l’impatto ambientale è proprioil packaging degli alimenti sti-mato essere equivalente a 225kgCO2 procapitel’anno,soprat-tuttoperalcuniprodottieperlebevande alcoliche o analcoli-che imbottigliate.
È fondamentale dal punto divistaecologicoimparareaman-giaremenocarne. Ilsettoredel-laproduzionezootecnicaècau-
sa del 18% delle emissioni totalidi gas serra dovute alle attivitàumane, una percentuale similea quella dell’industria e moltomaggiore di quella dell’interosettore dei trasporti (che am-monta a un 13,5%). Certamentequalsiasi alimento che consu-miamo, comprese frutta e ver-dura, implica dei costi ambien-tali,maquesticostiperlaprodu-zione di vegetali sono molto in-ferioriaquellidellaproduzionedicarneealtrialimentianimali.
Si può fare la differenza sce-gliendo di mangiare meno pro-teine animali: a una bistecca dicarne di bovino di 250 g è asso-ciata l’emissione di quasi 3,4 kgdiCO2, l’equivalentediun’auto-mobile di cilindrata medio-grande che percorre 16 km. Laproduzionedellostessoquanti-tativo di patate provoca l’emis-sione di circa 0,06 kg di CO2,ben 57 volte inferiore a quelladella bistecca. Sostituire ancheunsolo pastoasettimana abasedicarneconunpiattotipicodel-la dieta mediterranea fa rispar-miare180kgdiCO2l’anno.Infat-tiunpastoabasedipastacondi-ta con olio di oliva, pomodorofresco e parmigiano provocal’emissione di 0,45 kg di CO2,mentreunpastoabasedibistec-cadimanzoecontornodiverdu-ra fuori stagione, condita con 2cucchiaidioliodiolivaprovocal’emissionedi4kgdi CO2.
L’obiettivo del Wwf per con-trastare i cambiamenti climati-ciinatto,seguendoleindicazio-ni della comunità scientifica, èquello di raggiungere entro il2050 il valore di emissione di 2tonnellate pro capite di CO2eql’anno.Sitrattadellanostraquo-ta di natura di emissioni di CO2
che, in ossequio al principio diequità, deve valere per ogni es-sere umano. Tale obiettivo èraggiungibile attraverso un in-sieme di azioni che riguardanotanto lo stile di vita dell’indivi-duo, quanto l’efficienza e l’effi-caciadeisistemiproduttiviein-dustriali che hanno enormi po-tenzialitàdimiglioramentodel-le loroprestazioni.
Eva Alessi è biologa e responsabile delProgramma sostenibilità del Wwf Italia;
Gianfranco Bolognaè direttore scientifico del Wwf Italia
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Scenario. L’invito di Umberto Veronesi al mondo scientifico affinché affronti con maggiore impegno il tema dell’alimentazione sostenibile
Ladietamediterranea?NonèteoriaGli studi del Bcfn confermano i benefici delmodello alimentare povero di grassi animali
La doppia piramide dell’alimentazione
Cambiare modello di svi-luppo in un’ottica sostenibileè urgente. Ma chi deve occu-parsene e come? La domandala giriamo a Vittorio CogliatiDezza, presidente di Legam-bientecheall’argomentodedi-cagrandeattenzione.
«Piuttostochedinuovomo-dello di sviluppo – rispondeCogliatiDezza–preferireipar-lare di evoluzione verso un si-stema di vita a bassa emissio-ne di CO2. Il nostro futuro sigioca su due piani: c’è la parti-ta della interdipendenza trapaesi,cherendeindispensabi-le un accordo mondiale, e c’èlaresponsabilitàdeisingoligo-
verni,chiamatiadavviarepro-cessivirtuosi ecoerenti con ledecisioniglobali.Enonmirife-risco solo alle amministrazio-ni centrali, ma anche a quellelocali. Basti pensare a ciò cheoccorre fare nellecittà per ab-battereleemissioni.Maanchei cittadini debbono assumersile lororesponsabilitàadottan-dostilidivitacoerenti. Il terzoattorenelprocessosonoleim-prese,chedebbonoapprofitta-re della crisi per investire suprodotti e processi a minoreimpatto in termini di consumierifiutiprodotti».Confrontando la situazio-
ne italiana con il resto delmondo, secondo lei stiamomeglioopeggiodeglialtri?
L’immagine del nostro pae-seintemadiambienteèinbuo-napartecondizionatadallapo-sizione presa in alcuni mo-mentiimportantidelletrattati-vea livelloeuropeo,quandoci
siamo schierati con chi, a Est,hafattoresistenzaaffinchéve-nissero attenuati i vincoli. Seperòandiamoavedere ilcom-portamento reale del paese,non sfiguriamo poi così tanto.Basti pensare a quanto fatto,peresempio, intemadigestio-nedeltrafficoaMilano,airapi-diprogressiintemadiinstalla-zioni eoliche e fotovoltaiche,grazieagliincentivieallaposi-zione di una buona parte delmondo industriale che è piut-tosto in linea con le posizioniinternazionali.Oggi si parla del settoreagro-alimentare come diquello che ha un impatto si-gnificativo sull’ambiente eche verrà maggiormente in-fluenzato dai cambiamenticlimatici. A questo proposi-to, qual è la posizione di Le-gambiente?
Inparticolaresonotreleque-stioni critiche che riguardanol’agricoltura. La prima è quellarelativaall’allevamento che haun impatto enorme in terminidi CO2 e che, in qualche modo,dovràessereaffrontata e risol-ta. La seconda riguarda l’ac-qua, sotto due punti di vista: ildissesto idrogeologico, dovu-to in parte all’abbandono dellecampagne, e il consumo del-l’acquaperl’irrigazionechean-drà razionalizzato per evitareeccessivi sprechi, consideratoche in futuro l’acqua sarà unarisorsa sempre più limitata. Ilterzopuntodicontattotraagri-colturaecambiamentoclimati-co è quello della chimica, inparticolare i pesticidi, che ol-treaesseredannosiperlasalu-te umana sono l’altro risvoltodelle colture a elevato consu-moidrico.Piùingeneraledireicheneiprossimiannidovrem-mo ripensare all’agricolturanell’otticadellaqualità,abban-donando l’enfasi che abbiamodatoallaproduttività.
M. D. L.
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Contro la civiltàdei carnivori
ALIMENTAZIONESOSTENIBILE SPECIALE
COORDINAMENTO EDITORIALE:
Nicola Dante BasileSecondo di una serie di quattro Speciali.Il primo, ALIMENTAZIONE E SALUTE,è stato pubblicato il 9 ottobre
Perché il suolodeve riposare
La propostadei vegetariani
I rischi del cibotransgenico
L’EQUAZIONE UOMO-NATURA
Èimportante che cittadini,
impresee istituzioni
misurino la propria impronta
sull’ambiente in modo
darenderla sostenibile
«Nuovomodelloper losviluppo»
L’ITALIA
Lasituazione del nostro
paese in tema ambientale
non sfigura grazie
a incentivigovernativi che
agevolano nuoveiniziative
Un’alimentazionebasatasupochiprodottiècausadisquilibrinutrizionali.
Lapiramidealimentaresuggeritadagliespertisiarticolasuseipianiincuisonodisposti,inmodoscalare,ivarigruppidialimenti,ciascunocaratterizzatodaundifferentecontenutodinutrientiecherichiedeundifferenteconsumodiporzioni.Allabasedellapiramidecisonoiprodotti
dioriginevegetale(tipicidelladietamediterranea)ricchidinutrientinonenergetici(vitamine,saliminerali,acqua)edicompostiprotettivi(fibreecompostibioattividioriginevegetale).Alpianosuperioresisonoglialimentiamaggioredensitàenergetica(tipicidelladietanordamericana),cheandrebberoconsumatiinminorequantità.
Valelapenaosservarechesesivalutanoglistessialimentisullabasedelloroimpattoambientale,siarrivaarisultatianaloghi.Utilizzandocomeindicatorel’ecologicalfootprint,chemisuralaquantitàdisuperficiecheognialimentorichiedeperessereprodottoesmaltito,siarrivaadisporreuna"piramiderovesciata",alcuiverticecisonofrutta,latteederivati,uova,
pastaerisochehannounminoreimpattoambientalee,contemporaneamente,svolgonoun’azioneparticolarmentepositivainterminidiprevenzionedellasalute.Allabase,invece,troviamoicibichedeterminanoilmaggioreconsumodirisorse,ilcuiconsumoeccessivovienesconsigliatoachivogliaadottareunadietaequilibrata.
I COSTI IDRICI
Per produrre un solo
hamburger necessitano
2.400litri diacqua
Per un piatto dipasta solo
200e 13 per un pomodoro
Il Sole 24 Ore Martedì 3 Novembre 2009 29
Alimentazione sostenibile
GETTYIMAGESREUTERS
di Carlo Alberto Pratesi
Tutti gli scritti del profes-sor Jeremy Rifkin,econo-mista di fama mondiale,
hannoinqualchemodoinfluen-zatoleopinionidistudiosiepoli-tici. Difficile dire lo stesso perEcocidio, il saggio uscito quasivent’anni fa contro quella cheviene definita la «cultura dellabistecca».ProfessorRifkin, il suo j’ac-cuse contro un sistema ali-mentarebasatoessenzialmen-tesulconsumodicarneèrima-sto praticamente inascoltato.Perché?
In effetti è un problema di cuinessuno vuole parlare – rispon-deRifkin–.Pochisannochel’al-levamento e la produzione dicarne contribuiscono al riscal-damento globale più di tutti imezzi di trasporto messi insie-me. La produzione di carne è inassoluto la seconda causa diemissioni di gas serra sul piane-ta (la prima è il riscaldamentodegliedifici).Eppurenessunlea-der politico dei 175 paesi nelmondohamaispesounasolapa-rolasuquestotema,inclusiOba-mae AlGore.
Siamo nel mezzo di una crisieconomica,ambientaleedener-getica senza precedenti che stamettendoarepentagliolastessasopravvivenza della nostra spe-cie. In questo contesto osservoche,daunlato,l’allevamentooc-cupail28%delleterrenonghiac-ciate del pianeta e 1,3 miliardi di
capi di bestiame consumanouna spropositata quantità di ri-sorse, mentre dall’altro lato 850milioni di persone soffrono perscarsa nutrizione. L’assurdo èchedellegrandiquantitàdicere-ali prodotte nel mondo, solo unterzovienedestinatoall’alimen-tazioneumana.Ilrestovienede-stinato a foraggio per il bestia-me allevato nei paesi ricchi, do-
ve per contro si muore per ma-lattie come cancro, colesterolo,infarto, diabete. Vale a dire ma-lattiespessocausatedaunecces-sivoconsumo di carne.
Credo sia arrivato il tempo didiscutere a livello globale sul-l’impattochequestotipodiagri-coltura sta avendo sulla nostraeconomia, sull’ambiente e suimilionidipersonecheognigior-nomuoionodi fame.
Qualcosa le fa credere chesia in atto unamaggiore presadi posizione nella giusta dire-zione, o l’atteggiamento è ri-mastoquellodiallora?
Potrei citare Rajendra Pa-chauri, premio Nobel per la pa-ce nel 2007 insieme ad Al Gore,il quale ha dichiarato pubblica-menteche la miglioresoluzioneper contrastare il cambiamentoclimaticoè lariduzionedelcon-sumodicarne.Manessunosem-braabbiacoltoilvalorediquelladichiarazione. Paul McCartneyne ha parlato, sua moglie Linda,decedutaditumore,hascrittolaprefazione del mio libro perl’edizioneinglese,ionehoparla-to, il ministro tedesco dell’Am-bientenestaparlando.
Negli Usa, invece, non è suc-cessonulla. Siva avanti conl’in-dustrializzazione degli alleva-menti, con le bestie tenute inspaziristrettichefavorisconoladiffusionedi viruschemutanoacontatto tra un esemplare e l’al-tro. L’ultimo caso è l’influenzasuina,prima c’era stata l’aviaria.Dobbiamo svegliarci! Se questamanieradifareagricolturaèno-civa per gli animali, lo è ancheperlapopolazione,perl’ambien-teeper ilpianeta.Cambiare la cultura di unapopolazione è difficile. Qualepotrebbe essere lo strumentodautilizzareper indirizzare lepersoneversoregiminutrizio-nali caratterizzatidaunmino-reconsumodicarne?
Assistiamo quotidianamente
adiscussioni globali su comeri-durreilconsumoenergeticodo-mestico, su come utilizzare piùefficientementel’energia,sulri-ciclodeirifiutiesucomerende-re più efficiente il consumo dicarburante, ma non c’è ancoraalcun dibattito su come ridurreil consumo di carne. Si parla dicometassareleemissionidiani-dridecarbonica,comegiàavvie-ne per il petrolio, ma non si par-laditassarelacarne.Perché?Ri-cordiamoci che l’uomo è onni-voro e che i nostri antenati era-no cacciatori occasionali. Sia-mo stati disegnati biologica-mente per ingerire un grandequantitativo di frutta e verduraepoca carne.
Il regime alimentare che do-vrebbeessereadottatointuttoilmondo è la dieta mediterranea.Questo permetterebbe di ridur-re l’utilizzo di carne e liberareterre agricole: si potrebbe quin-dicoltivarepiùciboperl’umani-tà,facendonediconseguenzadi-minuireilprezzo.Lasalutedellapopolazionemigliorerebbe,poi-ché nei paesi ricchi si ridurreb-berolemalattiederivantidall’al-to consumo di grasso animale,mentre in quelli più poveri au-menterebbela quantitàdi ciboadisposizione, garantendo allapopolazioneunavitadecente.
È veramente così difficilecambiare le nostre abitudini ali-mentari riducendo il consumodicarneeaumentandoquellodicereali, fruttaeverdura?
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StatiUniti.Lemisurecontro idanniambientali Russia. Nelle fattorie il maggior uso di pesticidi Cina. Le soluzioni per la tutela degli ecosistemi
I PERICOLI PER LA SALUTE
«Negli Usa sicontinua
a tenere il bestiamein spazi
ristretti che favoriscono
ladiffusione divirus
Dobbiamo svegliarci!»
Argentina. I costi sociali della produzione di soia
Vladimir Sapozhnikov
MOSCA
I verdi della Russia hannolanciatoun allarme: sin daitempi sovietici nel paese sitrovano decine di migliaia dimagazzini abbandonati e difosse clandestine contenentimilionidi tonnellate dipesticidi, concimi chimiciscaduti e molte altre sostanzealtamente tossiche. Secondo leorganizzazioni ambientaliste,il problema riguarda un po’tutte le altrerepubblicheexsovietiche.
Di recente la Tvstatale ha mandatoin onda un filmatodrammatico suun’epidemiamisteriosa che hacolpito gli abitanti dialcuni villaggi della regionesettentrionaledi Udmurtia,situati non lontano da unmagazzino di pesticidiabbandonato.Ebbene, invent’anni il tasso di mortalitàdegli abitanti è aumentato dioltre sei volte. I medici hannostabilito l’esistenza di unlegame diretto tra la presenzadeipesticidi e le malattieoncologicheche stannomietendo sempre più vittimetra i contadini.
Malgrado le due leggifederali russe del 1997 e del2001 abbiano regolamentatorigorosamente gli standarddella conservazione edell’utilizzo dei pesticidi e deiconcimi chimici, molte fattorieagricole ne fanno uso apropriadiscrezione. Con risultatidrammatici. Nella regione diUljanovsk la dispersione dipesticidi da un aereo ha
provocato l’avvelenamento dioltre100persone.
«La distribuzione deipesticidi con l’aviazione èseveramente vietata in Russia,magli agricoltori lo fanno lostesso», ha dichiarato ilportavoce del movimentoecologico russo, MariannaRitvanova, secondo cui«nessuno saprebbe stimarel’esattaquantità di sostanzechimiche sparse su tutto il
territorio russo».L’agricoltura
biologicaèpraticamenteinesistente,mentreaumentaesageratamente la
concentrazione dipesticidi e concimi
chimici nella frutta, negliortaggie in molti altri prodottiagricoli. Il sistema di controllo,consistentedi soli 97 centritossicologici regionali, riescead analizzare appena il 10-13%di tutti i terreni agricoli trattatie meno del 5% dellaproduzioneagricola del paese.Dei 220 milionidi ettari diterreni agricoli, 70 milionisono inquinati con pesticidi econ metalli pesanti tra cuipiombo e arsenico.
Ogni anno le fattorieagricole del Paese scaricanosenza alcuna depurazione da1,2 a 1,5 miliardi di metri cubi diacqua inquinatissima, ovveroil 20% di tutte le acque discaricodella Russia. Ilrisultato è il drastico calo dellasperanza di vita, che in Russiaraggiunge una media diappena 59 anni per gli uomini e72 anni per le donne.
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Le superfici occupate dagli allevamenti.
Oltre un quarto delle terre non ghiacciatedel pianeta è occupato da bovini
Miliardi di animali nel mondo.
I capi di bestiame sono più delle persone(850 milioni) che soffrono di fame
La quota di cereali destinata al bestiame.
Dell’intera produzione mondiale di cerealii due terzi sono usati come foraggio
1,328% 2/3
Roberto Da Rin
BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente
Unacittà collassatada 440blocchistradalinegliultiminovemesi.La capitaleargentinaviveunoscontrosocialecontinuo, ingranparteimputabilealcampo, ovveroagliagricoltori chesioppongonoallemisuredelgovernodiCristina Kirchner, lapresidentachepiùsièdistanziatadalle loro istanze.Soiasì, soiano. Oppure«soiasì,ma...», con unosviluppomenonocivoperl’agricolturadelpaeseeperglialimentichesiproducono.Unaquestionecheinteressaaltripaesilatinoamericanichequi èparticolarmentespinosa.
Aldi làdellepolemichepolitiche,ciò cheappare inchiaraevidenzaèunadiscordanzasullosviluppo delpaese.Lasoia negliultimisetteannihaconsentitoalpaese dicrescerearitmi quasicinesi.Soloquest’anno il tasso dicrescitadelPil rallenteràvisibilmente.Dal 2004al 2008èstatocompresotra il6 e il 9 percento. Inparticolare lacoltivazionedi soia èmoltoredditiziapergli investitori esoprattuttogenera ingentiricaviper lecasse dell’erario,graziealle esportazioniversoEuropa,StatiUnitieCina.
Adispettodegli indiscussivantaggiche scaturisconoper ilpaese, igrandi interrogativisonodue, contigui madistinti: ilprimoriguardaglieffettidellasoiasulla produttivitádelleterrecoltivate; il secondo
concernegli effettiche ilglifosatoproduce suglialimenti. Il glifosatoèunerbicidadiffuso inAmericalatina,dovesistima vengautilizzataunaquantitàcompresatra 160e 180milionidi litri, con unaspesadi 600milionidi dollari.
Lamaggiorpartedegliagronomiconcordasul fattochela conversionedei terrenidall’agricolturatradizionale alla
soiapresenti molti rischi.Primotra tutti
l’impossibilitàditornareindietro nelbreve-medioperiodo.La forteredditivitàdella soia
ha indottomoltiproprietari terrieri
argentiniadabbandonarelecoltivazionipiù tradizionaliavantaggiodella soia. Ilnumerodicapidi bestiame, inArgentina,pare infatti crollatonegliultimi dieci anni.
Per il Senasa(Servizionazionaledi sanitàequalitàagrolimentare) il glifosato«normalmentenonproducepericoli».Ma gliecologistireplicanochesi trattadi unprodottoaltamente inquinante.MiguelTeubal, economistaagrariodell’università diBuenosAires, haspiegatoche«leesternalitànegative delmodellosoierosonomolte: icosti sociali relativi allasalutepubblicapotrebberoessereesorbitanti. Ilproblemaèchenonèfacilequantificarli esoprattuttoallostatoattualenonèfaciledimostrare i costidelladiffusione diprodottialimentariottenuticon metodinontestatinel lungoperiodo».
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Daniela Roveda
LOS ANGELES
Tassesul trasporto diciliegiedal Cileedell’acquamineraleda Fiji.Anche inAmerica lapresa dicoscienzasuicosti ambientalideltrasportodiprodotti agricoli staprendendopiede, alpuntochepersinoil governodiBarackObamaha decisodi intervenire.L’amministrazionestaprendendoper laprimavolta inconsiderazionemisurevoltea incoraggiare laproduzioneagricolalocaleperabbassare i danniambientali causatidall’importdiprodotti fuoristagionetrasportatida terre lontane,e ilministerodell’Agricoltura halanciato ilmese scorsounacampagnadi sensibilizzazionedell’opinionepubblica facendopropria l’argomentazioneavanzatadaannidagliambientalistiedaisostenitorideicibi naturaliegenuini.
Conlo slogan"Conosci ilcontadino, sappidadovevieneciòchemangi",l’amministrazioneObamahadatounanuova spintaalmovimentodei "farmersmarket"edel cibo responsabile.L’incoraggiamentodellaproduzione locale, sostengonoormaigli economisti, ha sensononsolodal puntodivistaambientalema ancheeconomico.
Grazieall’interventodelministerodell’Agricoltura, ilnumerodeicontadini chevendononeimercati rionali ècresciutodel 30%a 232mila tra il2002eil 2007, sebbene iprofitti
generatidaqueste aziendeagricoleèuna frazione deltotale.Restaquindimoltastradadafare, a cominciaredallacorrezionedeltrattamentofiscaledeltrasportoaereo.Magliambientalisti sannoche laveragrossabattagliacontrol’inquinamentolegatoall’alimentazionenonèl’agricolturama l’allevamentodelbestiame.
L’inquinamentocausatodagliallevamenti è il
maggiorresponsabileinassolutodell’effettoserra,ancormaggiorediquellocausatodall’interosettore dei
trasportimondiale.Gliallevamentidibestiame
inquinanole faldeacquifere,disseminanoparassitiintestinali,utilizzano il72%degliantibioticiconsumati nelpianeta, sono laprincipalecausadideforestazione,contribuisconoa ridurre ladiversificazionebiologica.Muccheemaiali sonoanchecausadi inquinamentoatmosferico,alpuntoche laEnvironmentalprotectionagency, l’organo governativochetutela l’ambiente, vuoleproporre l’imposizionediunatassadi 20dollari perognimaiale,87 dollariperognibovinodamacelloe 175 dollariperognimuccada latte.
L’Americanfarm bureaufederation, l’associazione degliallevatoriamericani,ha definitol’idea«ridicola», mail governofasul serio: l’Americaèpronta avarare laprima tassasulleflatulenzedel bestiame.
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Marco Masciaga
NEW DELHI
Quandosiparladel"secoloasiatico", sipensa ingenereall’impetuosacrescitadelleindustriedeiserviziedelmanifatturierodi IndiaeCina.Unapprocciochemette inombrauntemachiaveper ilfuturodellepopolazionidell’Asia: lamessaapuntodimodellidiagricolturasostenibile.Unobiettivonobile,madifficiledarealizzareperunaseriedifattori legatialdeterioramentodelterritorio.
Unfenomenochenelsubcontinenteindianoenelsud-estasiaticoriguardacircail74%deiterreniagricoliederivadacauseambientali,comelacarenzaol’eccessod’acqua,opiùlegateall’azioneumana,comel’inquinamentoelecoltivazioni intensive,ovverolosfruttamentodegliecosistemipiùfragilidapartedeipiccoliproprietari.
InCina,secondoidatiOnu,sonogià5,4 imilionidichilometriquadratidi terrenoseriamentedanneggiati.
Lasituazionedellerisorseidrichenonèmenopreoccupante. In intereregionidell’India,40annidisussidisullebolletteenergetichehannoportatoall’abusodeipozzieaunabbassamentodelle faldeacquifere.Unquadrosucuiglieffettideicambiamenticlimatici(siccità,alluvioniederosionedeighiacciaihimalayani)rischianodiavereunimpatto
moltiplicatore.Perfortunaintuttoilcontinentesistadiffondendounamaggioreconsapevolezzariguardoaquestirischiegliagricoltoripiùevolutiricorronoormaiacomplessisistemipermiscelarei raccoltie integrarliconaltreformediguadagno.Unesempiosonogli stagniartificialineldeltadelFiumedelleperle inCina,doveglispecchid’acquasonousatiper
allevarelecarpeegliarginipercoltivarei
gelsi,coniqualisinutronole larve,chealorovoltaincoraggianoconipropriescrementi
la formazionedelplanctonpernutrire i
pesci.Ciclicamente ilfangodegli stagnivieneprelevatoper l’impiegonellacoltivazionedifunghi,verdureealberidafrutta. InGiapponeinvecesisperimental’allevamentodianatrenellepiantagionidirisopereliminare insettieparassiti, stimolarelacrescitadellepiantineeossigenarel’acqua.
Unavoltacheil risoèformato, leanatrevengonorimossepernondanneggiareilraccoltoequindi impiegateperprodurreuovaoppurevenduteperla lorocarne.InteressanteèancheilprogettodellaSelf-employedwomen’sassociation, inIndia,chehacreatodellebancheperlesementi, il foraggioegliattrezziper forniremezzia40milapiccolicoltivatorisparsineidistrettisemi-deserticidelGujarat.
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Il guru. La provocazione di Jeremy Rifkin, il profeta della terza rivoluzione industriale
«Proposta: tassiamoilconsumodicarne»Solo il riscaldamentodegli edifici producepiùgas serra
Obamapreparaimposte sulbestiame
Cresce l’emergenzadeiconcimiscaduti
AFP
TIPS
Icontadinimettonoarischio i terreni
LA DENUNCIA
«Gliallevamenti
contribuiscono
al riscaldamento globale
piùdi tutti i mezzi
di trasporto messi insieme»
Fangodegli stagnipercoltivare frutta
30Il Sole 24 Ore
Martedì 3 Novembre 2009 - N. 303
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