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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 22 – 23 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Dicembre – Aprile.
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il ritorno l’aeroporto di
L’Avana. Alternativamente potreste usufruire dello scalo aeroportuale di Varadero.
FUSO ORARIO: - 6 ore rispetto all’Italia.
DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere sia a Cuba è necessario un passaporto con validità residua di almeno 6
mesi e serve possedere un visto per motivi turistici (tarjeta turistica) che può essere
rilasciato dall’ambasciata cubana in Italia. La durata del visto può essere ampliata di
altri 30 giorni previo il pagamento di una tassa in loco. Vi ricordiamo che sussistono
forti restrizioni ai voli diretti tra Stati Uniti e Cuba pertanto evitate questa opzione,
potreste incorrere persino in uno stato di fermo provvisorio. Si rammenta inoltre che
potrete importare a Cuba solo oggetti per un controvalore massimo di 1.000 dollari
(previo pagamento di tasse a scaglioni) e che potrete esportare un massimo di 100
pesos, fino a 23 sigari e oggettistica locale acquistata solo se fornita di apposito
documento di vendita e scontrino.
PATENTE RICHIESTA: E’ sufficiente la patente italiana ma e assolutamente necessario stipulare
un’assicurazione presso l’agenzia statale E.S.E.N. una vola in loco. Si ricorda che in
caso di incidente causante la morte o il ferimento grave di un cittadino cubano sarete
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posti in stato di arresto sino alla data del processo e se giudicati colpevoli dovrete
scontare almeno parte della pena in istituzioni di detenzione cubani. Il consiglio è
pertanto quello di avvalersi di mezzi privati comprendenti nel prezzo il costo di un
autista privato. La guida a Cuba si svolge a destra.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Il livello di sicurezza a Cuba è buono e non si registrano episodi di problematicità nei
confronti dei turisti, eccezion fatta per alcuni fenomeni di microcriminalità possibili
nella capitale L’Avana e nelle principali cittadine nazionali. Cuba è spesso soggetta al
transito di violenti uragani, pertanto è bene prestare molta attenzione al probabile
manifestarsi di queste tempeste durante la stagione umida (giugno – novembre).
Lo standard dei livelli sanitari è discreto per quanto concerne le attrezzature (ma gli
ospedali degni di tal nome si trovano quasi esclusivamente nelle grandi città), mentre
per quanto concerne le competenze mediche sono ormai quasi simili a quelli
occidentali. E’ però obbligatorio stipulare un’assicurazione che copra gli eventuali
costi di primo soccorso e, in caso di necessità, il rimpatrio o il trasferimento sanitario.
Queste coperture assicurative vengono stipulate in genere mediante l’ente statale
cubano Asistur. Per quanto concerne le malattie endemiche si ricordano quelle
veicolate dalle zanzare (malaria, dengue, virus zika e virus Chikunguya) per le quali,
laddove possibile, è consigliata la profilassi e la diffusione molto elevata del virus della
congiuntivite emorragica. Esistono inoltre ancora focolai attivi di colera.
MONETA: PESO CUBANO e PESO CUBANO CONVERTIBILE.
Non è consentito l’uso di dollari statunitensi mentre l’Euro viene accettato in taluni
casi. Si consiglia vivamente di dotarsi di denaro contante poiché le principali carte di
credito (specie quelle USA) non funzionano a Cuba e comunque sono pochissimi gli
esercizi commerciali dotati di possibilità di pagamento elettronico. In caso rimaniate
senza contanti la via di approvvigionamento di denaro più facile e veloce è quella di far
accreditare somme di denaro in Euro dall’Italia su appositi conti dell’ente statale
cubano Asistur.
TASSO DI CAMBIO: 1 € = 30,76 Pesos Cubani..
1 € = 1,16 Pesos Cubani Convertibili (tasso di cambio del Dollaro USA).
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Descrizione del viaggio:
1° giorno: trasferimento fino a L’Avana
Porta d’ingresso principale allo stato cubano l’aeroporto intercontinentale José Martì di L’Avana con i suoi quasi 6 milioni di passeggeri
smistati annualmente si attesta ormai da tempo come il terzo aeroporto più trafficato dei Caraibi. Grazie a questo fatto non deve sorprendere
quindi che raggiungere L’Avana dall’Italia sia oggi decisamente più agevole, economico e veloce di un tempo. Vi ricordiamo ormai esistono
voli di linea diretti dal Bel Paese verso Cuba che decollano quasi quotidianamente in alta stagione sia da Roma che da Milano, con un
impegno orario di circa 12-14 ore per completare la tratta. Qualora aveste difficoltà nel reperire i biglietti o li trovaste troppo onerosi,
ricordate che potrete sempre ripiegare su svariate opzioni che prevedono uno scalo intermedio nell’aeroporto canadese di Toronto o negli
hub europei di Madrid, Parigi, Amsterdam o Monaco di Baviera dilungando però il viaggio di andata a 16-22 ore per il suo completamento.
Vi rammentiamo infine che fino a tempi recentissimi non vi erano per motivi politici storici voli diretti tra Cuba e gli Stati Uniti. Solo negli
ultimissimi tempi in realtà si stanno varando voli di linea locali tra la Florida (Miami e Fort Lauderdale soprattutto) e L’Avana ma al
momento si tratta di rotte locali difficilmente usufruibili per noi europei. A seconda della tipologia di volo prescelta sappiate inoltre che il
volo diretto vi permetterà di completare il viaggio di andata all’interno di una singola giornata di viaggio (complice i fuso orario in netta
regressione) mentre per l’opzione con scalo intermedio dovrete predisporre almeno un paio di giorni di calendario per completare il viaggio
di andata, avendo tempo a sufficienza anche per smaltire il jet lag.
2° - 3° - 4° - 5° - 6° giorno: L’AVANA
Cuba è magica e la sua capitale, L’Avana, se possibile lo è ancora di più. Quasi nessuna realtà caraibica possiede il fascino intramontabile
di questa popolosa metropoli rimasta però ancorata a emozioni, sguardi, anfratti, note e profumi più consoni a un grande borgo provinciale
tropicale che a una moderna città del XXI secolo. Sentire artisti di strada che rimepono le vie con i ritmi sincopati del son strimpellato dalle
loro chitarre, scorgere giovani con magliette inneggianti a Che Guevara che scorrazzano per i vicoli su motorini rattoppati rigorosamente
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senza casco, vedere anziani affaccendati in partite a scacchi nel maleodorante fumo degli scarichi delle auto d’epoca che ancora la fanno da
padrone nel panorama automobilistico locale o anche solo udire l’incessante sciabordio dell’oceano che si infrange contro i bastioni della
Habana Vieja sono tutti quadretti classici del centro storico dell’Avana. E se mai vi chiederete come sia possibile che una città in effetti
logora da decenni di parziale incuria e soggiogata da vicissitudini politiche ambigue abbia ancora un fascino tanto straordinario sappiate
che probabilmente vi starete ponendo la domanda errata. L’Avana, come buona parte di Cuba, non va compresa ma vissuta, muovendovi tra
la trama e l’ordito di questa nazione tanto unica che trasuda energia da ogni poro e occhiate ammalianti e fugaci a ogni angolo.
In effetti per uno straniero è davvero complesso farsi un’idea di primo acchito di che cosa voglia dire essere cubani e vivere come i cubani.
L’onda lunga della storia, unica, di Cuba si è insinuata nei meandri della popolazione che ha elaborato un mix unico di tendenze socialiste,
esuberanza caraibica, ritmi africani, religiosità europea e un attaccamento spasmodico alla famiglia tipico del Sud America. Un altro aspetto
identificativo dei cubani (in questo molto simili agli italiani) è poi quello di essere sempre in grado di cavarsela e di trovare un espediente,
più o meno legale, per risolvere un problema o una ristrettezza improvvisa. E forse non potrebbe essere differente per una nazione che da
decenni ha provato a elaborare uno stile di vita e un’economia unica nel panorama internazionale e che oggi si ancora prepotentemente al
pesos convertibile nei tanto odiati dollari statunitensi (è o non è questo l’ennesimo ossimoro cubano?). In compenso la società cubana vive di
imponenti sussidi statali, la sanità è pubblica, il cinema, il teatro e la musica sono spesso sovvenzionati dallo stato e si cerca, con difficoltà,
di ovviare alla cronica impossibilità delle fasce meno abbienti della popolazione di possedere auto private supplendo il disagio con
tormentati servizi pubblici di autotrasporti.
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Alcuni spaccati della vita tipica di L’Avana: dai numerosi suonatori che inondano le strade della capitale cubana con le note calde e
coinvolgenti dei loro motivi a scorci iconici dell’architettura un po' consunta ma assai intrigante di Habana Vieja, un crogiolo di anime
scaltre ed energiche che vivono tra i miti della révolution, strade pittoresche e anfratti che evocano il XX secolo.
Anche la composizione etnica cubana è eterogenea con il 65% circa della popolazione bianca (discendenti dei coloni spagnoli e degli
immigrati francesi dell’800 provenienti da Haiti), un 10% di genti di colore discendenti degli schiavi africani e un 25% di mulatti. Persino
nella religione i cubani si distinguono dal resto del mondo: come molte nazioni post sovietiche Cuba possiede un alto tasso di atei, ma il
riproporsi con forza del cattolicesimo negli anni ’90 grazie al clima politico più permissivo ha causato una modesta ma decisa impennata di
vocazioni. Ovviamente non mancano distorsioni ed elaborazioni singolari della fede cristiana a Cuba, la cui espressione più celebre è quella
della santerìa, ossia una fede che fonde credenze mistiche africane con il simbolismo cristiano. Un aspetto invece che unisce tutti i cubani è la
spasmodica attenzione rivolta allo sport. Nonostante le sue piccole dimensioni Cuba vanta una storia olimpica di tutto rispetto e tra le attività
più praticate si ricordano il pugilato, l’atletica oltre logicamente al baseball una vera e propria mania nazionale che accende le folle e i
sogni dei tifosi locali. Altra passione trasversale che infiamma i cuori di tutti i cubani sono la musica e la danza. Cuba è la patria del son,
della rumba, della salsa e del mambo (solo per citare i generi più celebri) e questa florida inventiva nazionale va ricercata nel fatto che qui si
unirono formando un perfetto connubio le tradizioni percussionistiche africane con i ritmi melodici e romantici spagnoli. Ancora oggi è
facilissimo imbattersi a sera in diverse sale da ballo dove giovani e meno giovani si scatenano in danze appassionate e cariche di sensualità,
ma come in tutto il resto del mondo non mancano tendenze moderne come i sempre più diffusi rap e hip-hop (qui detta raggaetòn). Una
caratteristica invece effettivamente scialba del variegato mondo cubano è quella di non possedere un’intrigante cucina nazionale, forse uno
dei lasciti meno nobili del periodo socialista castrista. Per decenni infatti gli unici ristoranti autorizzati sono stati quelli statali, cosa che ha
influito al ribasso sulla qualità delle preparazioni delle ristorazioni. Con l’avvento di leggi più permissive negli anni ’90 che hanno concesso
l’apertura delle paladares (taverne e conduzione famigliare) l’andazzo pare essere mutato e oggi si possono assaggiare portate di congrì
(carne) accompagnata da banane platanos, yucca e calabaza (purea di zucca) intrise nel mojo (un mix di olio, aglio e arancia amara) di
buona qualità. Un'altra portata classica della cucina cubana è il pollo, spesso fritto, senza scordarsi nelle aree costiere il pescado (pesce)
che spazia da aragoste a gamberi e da granchi a pesce spada. Una vera e propria chicca sono poi le ostiones (ostriche) con sugo di
pomodoro e succo di lime. Tra i dolci i più amati sono i freschi gelati, perfetti per attenuare la calura caraibica. Decisamente migliore è
l’offerta di bevande e cocktail che Cuba propone ai viaggiatori: leggendari sono i mojito alla menta, i Cuba libre (rhum e coca cola), i
daiquiri con ghiaccio, oltre ovviamente ai favolosi rhum. Tra questi meritano indubbiamente una citazione le etichette Havana Club, il
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Matusalem Anejo Superior, il Caribbean Club, il Varadero e il Caney. Se tutta questa istrionica introduzione alla vita cubana vi ha colpito e
intrigato siate quindi pronti a partire alla scoperta della capitale L’Avana, una metropoli da quasi tre milioni di abitanti che funge da polo
dominante della vita politica, delle attività economico portuali e turistiche di tutta la nazione. Insomma si tratta di una vera e propria bussola
degli umori e delle tendenze del variegato mondo di Cuba.
L’Avana, e Cuba, sono energia, musica, fiestas e divertimento. Un popolo dinamico ed estroverso come quello cubano è difficilmente
trovabile al mondo e scatenarsi in sale da ballo dove si danza al ritmo della salsa, del son, della rumba e del mambo accompagnando
l’esperienza coi leggendari cocktail e rhum locali è un’esperienza da non mancare assolutamente durante la vostra visita. Scoprirete un
variegato microcosmo sempre aperto ai viaggiatori con uno spiccato tocco di sensualità tentatrice che ammalia molti forestieri.
• L’Avana, fondata dal conquistador spagnolo Panfilo de Narvaez nel 1514, è la capitale caraibica probabilmente più intrisa di storia.
Decimata dalle incursioni piratesche durante i primi decenni della sua esistenza L’Avana visse il suo primo periodo di ascesa
all’inizio del XVII secolo quando per via della sua posizione strategica all’imbocco del Golfo del Messico divenne il porto principale
in cui i galeoni spagnoli stracolmi di ricchezze depredate dal centro e sud America facevano scalo prima di fare rientro in
madrepatria. Nel 1607 si sostituì già a Santiago nel ruolo di capitale cubana e venne progressivamente dotata di piazzeforti e mura
per difendersi dai bucanieri e dagli assalti degli eserciti nemici, cosa che diede i suoi frutti almeno sino al 1762 quando le truppe
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inglesi non la conquistarono per circa 11 mesi. Ritornata in mani spagnole L’Avana visse un vero e proprio boom edilizio nell’800 e
venne ampiamente risparmiata dai conflitti della guerra di indipendenza dell’epoca. Il risultato fu che il cuore storico della capitale
cubana, Habana Vieja, abbia ancora oggi uno charme e delle atmosfere del tutto conformi al suo ruolo egemone che la storia gli ha
conferito sin dalla sua fondazione. Caduto un poco in rovina nel corso del periodo castrista, ma prontamente recuperato da
lungimiranti progetti di riqualificazione urbana negli anni ’80, il cuore pulsante de L’Avana è il luogo perfetto con cui iniziare ad
approcciare il complicatissimo mosaico umano cubano.
Forse nessun luogo di Habana Vieja è tanti iconico quanto Plaza de Armas, la piazza più antica di tutta la città essendo stata
delineata nel 1520, immediatamente dopo la fondazione del primo avamposto in loco. La piazza deve il suo nome alle esercitazioni
militari che i governatori spagnoli vi ci facevano organizzare a partire già dal XVI secolo e ha un’atmosfera raffinata, mentre
architettonicamente appare dominata dalla statua marmorea di Carlos Manuel de Céspedes, l’eroe indipendentista cubano che guidò
l’isola verso l’emancipazione dalla Spagna a partire dal 1868. Sempre affacciato sulla piazza si colloca poi il Museo de la Ciudad,
assolutamente degno della vostra attenzione, ospitato nell’elegante Palacio de los Capitanes Generales, del 1770, gemma del barocco
cubano. Aggirandovi nelle sue sale interne potrete farvi un’idea accurata dello stile di vita dei cittadini de L’Avana durante i vari
secoli del suo percorso, aiutandovi in questo dalla vasta collezione di cimeli, mobili e oggettistica antica. L’elemento urbano che però
più di ogni altro domina Plaza de Armas è indiscutibilmente il Castillo de la Real Fuerza, una delle fortezza più antiche di tutte le
americhe (1558-1577) che venne costruita dagli spagnoli proprio tra la Bahia de La Habana e Plaza de Armas. L’aspetto austero e
spiccatamente militaresco, come si evince dal profondo fossato che lo circonda, non è forse indimenticabile ma sicuramente si tratta i
uno dei monumenti più insigni di tutta la capitale cubana. Terminato il breve ma intrigante tour di Plaza de Armas vi suggeriamo
quindi di portarvi con una veloce camminata di alcuni isolati più ad ovest verso il cuore di Habana Vieja e in direzione dell’altra
grande piazza della sua sezione settentrionale: Plaza de la Catedral. Ciò che colpisce chiunque veda per la prima volta Plaza de la
Catedral è l’uniformità stilistica che la caratterizza: stiamo infatti parlando di una delle composizioni settecentesche meglio riuscite
imperniate sullo stile barocco cubano. Lungo tutto il suo perimetro si susseguono infatti edifici signorili come il Palacio de los
Marqueses de Auguas Claras, la Casa de Lombillo o il Palaciode los Condes de Casa Bayona che rendono il luogo davvero
suggestivo e come sospeso nel tempo. Inutile dire però che l’emblema della piazza è proprio la sua Catedral de San Cristobal de la
Habana. Già la sua facciata è un vero inno al barocco con imponenti, quasi sovrabbondanti, artifizi realizzativi che ha nelle due torri
campanarie di diverse altezza la sua caratteristica predominante. La genesi della chiesa data 1748 e fu promossa dall’ordine dei
gesuiti, ma l’edificio di culto deve più che altro la sua fama internazionale per aver ospitato dal 1795 al 1898 le spoglie terrene di
Cristoforo Colombo prima che queste fossero trasportate nella loro sede attuale, a Siviglia.
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In prima immagine una visione all’imbrunire della Plaza de la Catedral, la gemma barocca per eccellenza del quartiere storico di
Habana Vieja, un’autentica delizia per gli occhi. In seconda immagine invece il turrito Castillo de la Real Fuerza, emblema della
potenza militare spagnola sull’isola caraibica per lunghi secoli.
Conclusa anche la visita a Plaza de la Catedral l’unico imperante consiglio che vi diamo è quello di perdervi senza meta tra il dedalo
di strade storiche che compongono il nucleo di Habana Vieja. Qui non troverete nessuna difficoltà a trovare ristorazioni per il pranzo
o a perdervi per ore tra botteghe e negozietti che vendono articoli vintage, mobili d’epoca, spezie o manifatture locali. Se proprio
dovessimo suggerirvi un paio di vie da non perdere sicuramente vi menzioneremmo Calle Obispo, perennemente animata da musica
dal vivo e brulicante di vita, oppure Calle Mercaderes (pedonalizzata come la precedente) con palazzi storici perfettamente restaurati,
atelier di artisti e caffè secolari che forniscono una ricostruzione quasi perfetta della fisionomia de L’Avana nel suo periodo d’oro a
cavallo tra ‘700 e ‘800. Oltre che a concedervi ore ed ore a comprare oggetti ricordo, a curiosare tra le vetrine di gallerie d’arte di
artisti in erba o ad allietarvi ocn le onnipresenti note della coinvolgente musica cubana proveniente dalle numerose sale da ballo
sparse per Habana Vieja una meta non dovrebbe mancare mai nel vostro pomeriggio in zona: la visita al Museo de la Révolution
(situato al limitare occidentale del quartiere). Questo museo ripercorre le gesta del palazzo che lo ospita che fu dimora per i dittatori
Batista e Machado per lungo tempo e approfondisce i periodo storici dell’epopea castrista degli anni ’50 e ’60 mettendo bene in
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mostra reperti militareschi che furono adoperati durante i combattimenti per il rovesciamento della dittatura di Batista.
Particolarmente toccante è il Pavilon Granma, un monumento che rievoca l’imbarcazione da 18 metri con ci Fidel Castro e altri 81
guerriglieri arrivarono a Cuba nel dicembre del 1956 iniziando di fatto la Révolution cubana. Una volta concluso anche questo tour
museale non vi resterà altro da fare infine che risparmiare un poco di energie da utilizzare non appena si avvicina l’ora del tramonto.
In tale circostanza infatti i cubani paiono come lanciarsi gioiosi per le vie di Habana Vieja e tutto il quartiere si anima e si lancia in
baldoria e qualche eccesso almeno sino a tarda notte. Unitevi.
Una vista romanticamente sgombra da folle di Calle Mercaderes, uno degli assi portanti e delle più animate e caratteristiche vie
storiche di Habana Vieja. Al centro invece la vista del meraviglioso edificio che ospita il Museo de la Révolution ed infine alcune delle
numerosissime bancarelle di libri che perennemente occupano Plaza de Armas, la più antica piazza de L’Avana.
• La seconda giornata di permanenza nella capitale cubana vive di una dicotomia marcata permettendovi in mattinata di completare
l’esplorazione della storica Habana Vieja e invece nel pomeriggio incentrandosi sul quartiere marino di Miramar, collocato
decisamente più a ovest lungo la costa oceanica che lambisce a nord L’Avana. Luogo perfetto da cui iniziare questo tour è Plaza
Francisco de Asis, cinquecentesca, che fu la prima sede di mercato de L’Avana visto che proprio qui erano soliti attraccare i galeoni
spagnoli stracolmi di merci e ricchezze provenienti dai Caraibi e dal centro America (oggi vi è un terminal per le navi da crociera).
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La piazza è impreziosita da un acciottolato irregolare che evoca secoli passati ed è il palcoscenico su cui aggettano la splendida
Fuente de los Leones, realizzazione in marmo bianco del 1836, e l’Iglesia y Monasterio de San Francisco de Asis. Oggi l’edificio del
1739 che fu luogo di culto sino al 1840 non svolge più alcuna funzione religiosa ma è rimasto un simbolo della storia de L’Avana, un
posto sul cui sagrato i locali amano radunarsi in massa a sera per chiacchierare all’aria paerta immersi nell’atmosfera dell’Habana
Vieja. Passeggiando per qualche centinaio di metri lungo le banchine del porto merita inoltre la deviazione il Museo del Ron che
approfondisce le tecniche di produzione, lavorazione e imbottigliamento dell’alcolico più famoso di tutta Cuba: il rhum (di cui non
mancano generosi assaggi). Terminato il breve tour insinuatevi verso il cuore di Habana Vieja e in pochi minuti sarete in grado di
pervenire a Plaza Vieja, il baricentro del quartiere sin dalla sua apertura avvenuta nel 1559. Plaza Vieja fonde in sé stili architettonici
profondamente diversi, dal barocco all’art nouveau (bellissimo in questo senso Palacio Cueto), ed è tornata ad essere dopo profonde
ristrutturazioni l’anima dell’intrattenimento di Habana Vieja con diversi caffè e locali accoglienti che vi affacciano in massa. In effetti
forse la cosa migliore da fare qui è concedersi un buon caffè sui tavolini all’aperto godendosi l’incedere dei passanti. Terminata la
sosta, sempre in mattinata, vi invitiamo quindi a camminare lungo la interminabile Calle Cuba in direzione sud. In questo modo
potrete raggiungere tra un negozio e l’altro in maniera spedita i due simboli di Habana Vieja meridionale: l’Iglesia y Convento de la
Nuestra Senora de la Merced e il Mercado de Almacenes. La chiesa è una realizzazione ottocentesca che stupisce chiunque ne varchi
la soglia per i suoi interni meravigliosamente adorni di stucchi, affreschi e dipinti antichi, una vera rarità nel panorama ecclesiastico
cubano. Il Mercado de Almacenes invece è la collocazione odierna dello storico mercato dell’artigianato all’aperto de L’Avana. Si
tratta di una vera eccezione nel panorama ancora post comunista della nazione, un luogo dove contrattare direttamente con piccoli
produttori al dettaglio per l’acquisto di ogni tipologia di souvenir o manufatto che desideriate portare a casa come ricordo da Cuba,
insomma un modo di vivere la città in maniera più diretta e viscerale. Come predetto invece per il pomeriggio vi consigliamo di
spostarvi ampiamente dal centro de L’Avana sino a raggiungere coi mezzi pubblici di quartieri gemelli di Playa e Miramar collocati
alcuni chilometri più ad ovest lungo la costa atlantica locale. Questi distretti sono meno congestionati del cuore della capitale cubana,
sono decisamente più verdeggianti e sono anche sede di numerose ambasciate internazionali. In effetti camminare per queste strade
equivale a vedere un variegato panorama umano di colletti bianchi spesso agghindati rispetto al resto della più povera popolazione
del posto. Ad ogni modo l’epicentro di Playa e Miramar è l’Avenida Quinta, un vero concentrato di sale da ballo, casas particurales
di ottima fattura e ristorazioni di livello assai apprezzabili. Perfetti insomma per una serata divertente Playa e Miramar sapranno
però intrattenervi anche durante le ore pomeridiane sia per la presenza della moderna ma bellissima Iglesia Jesus de Miramar, la
seconda per dimensioni di tutta Cuba, costruita nel 1948 in stile neoromanico, che per la collocazione qui dell’Acuario National,
considerato sin dalla sua apertura avvenuta nel 1960 il principale acquario nazionale cubano.
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Riassunta in tre immagini simboliche vi è l’anima e lo charme della porzione meridionale dell’Habana Vieja, un posto dove si
respirarno le atmosfere antiche intrise di storia della capitale cubana dalla romantica Plaza San Francisco de Asis agli interni
sfarzosi della Iglesia y Convento de la Nuestra Senora de la Merced, fino al vibrante e poliedrico Mercado de Almacenes.
• Non esiste monumento tanto iconico di tutta Cuba quanto il Capitolio National de L’Avana, un vero simbolo di magnificenza isolana
che è stata l’espressione architettonica di maggior pregio del periodo economicamente assai florido di fine ‘800 quando Cuba
spadroneggiava nel mondo in quanto una delle massime produttrici di zucchero del pianeta. Il Capitolio National venne costruito sotto
la dittatura di Machado tra il 1926 e il 1929 e presenta parecchie analogie stilistiche con il suo quasi omonimo di Washington
sebbene spesso quello cubano appaia più ricco di dettagli e cura realizzativa. La costruzione si compone di un’alternanza
sapientemente riuscita di graniti e arenaria che culminano nella svettante cupola alta 62 metri da cui si godono le più indimenticabili
viste aeree sullo skyline dell’Avana. Anche se tracima di storia e pregio il Capitolio non è più però ormai la sede del parlamento
cubano sin dal 1959 e non è infrequente vederlo parzialmente agghindato per lavori di restauro straordinari. Sulla medesima piazza
del Capitolio si colloca poi un altro monumento simbolico de L’Avana: la Real Fabrica de Tabacos Partagàs. Autentica icona di una
delle manifatture più apprezzate di Cuba, quella che porta alla produce di sigari di eccezionale caratura come i Montecristo o i
Cohiba, questa fabbrica tuttora attiva si può visitare prendendo parte a visite guidate che vi condurranno tra le diverse fasi produttive
del prodotto: dalla scelta delle migliori foglie di tabacco alla loro essiccatura, sino al componimento del sigaro stesso. Terminata
anche questa visita, sul lato meridionale della piazza, non mancate di concedervi una veloce pausa presso il Parque de la Fraternidad
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che si fa più apprezzare che per le sue statue commemorative per la costante presenza di auto d’epoca splendidamente conservtae che
fungono da pittoreschi taxi con cui muoversi per L’Avana. Se siete inoltre cultori dei riti religiosi meno noti non mancate un’entrata,
sempre lungo il perimetro di Parque de La Fraternidad, presso l’Association Cultural Yoruba de Cuba che approfondisce i punti
cardini del culto locale della santeria e nel quale diversi venerdì del mese si svolgono funzioni collettive di questo credo. A
conclusione della mattinata non mancate quindi di iniziare il cospicuo percorso pedonale (quasi 2 km) che vi porterà man mano verso
nord e verso l’Oceano Atlantico percorrendo il primo tratto del Prado, un autentico boulevard che richiama scenari parigini costruito
nel fitto tessuto urbano della capitale cubana tra il 1770 e il 1830. L’inizio del Prado dal suo lato meridionale coincide con il Parque
Central, un’oasi libera dal traffico che affligge costantemente il centro de L’Avana, caratterizzato dalla presenza della prima statua
mai eretta in onore di José Martì (opera scultorea marmorea del 1905) sotto la quale si radunano sempre centinaia di cubani per
scambiarsi opinioni sulle principali vicissitudini nazionali. Parque Central si trova poi circondato da una serie di edifici di rilievo che
meritano sicuramente la vostra attenzione. Tra questi potreste immediatamente concentrarvi o sul Gran Teatro de la Habana,
magnifica realizzazione neobarocca di inizi ‘900, oppure sul meraviglioso hotel di foggia neoclassica dell’Hotel Inglaterra, la più
antica (1856) e sfarzosa sistemazione alberghiera de L’Avana che ha ospitato tutti i potenti del mondo che nel corso del XX secolo
hanno soggiornato in città. Scattate le foto di rito intrufolatevi quindi lungo la adiacente e pedonalizzata Calle San Rafael, un vero
tripudio di vita e contrattazioni tipicamente cubane: qui si vende di tutto, compreso uno street food apprezzabile, ideale per il pranzo.
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In prima immagine uno scorcio insolitamente sgombro di folle del Prado, la camminata per eccellenza del quartiere del Centro
Habana. Al centro quindi l’inconfondibile mole del Capitolio National, monumento simbolo cittadino di inizi ‘900. Infine alcuni sigari
straordinari prodotti dalla storica Real Fabrica de Tabacos Partagàs
Smaltito il lauto pasto potrete quindi iniziare il vostro pomeriggio visitando l’immancabile Museo Nacional de Bellas Artes (sempre
aggettante sul Parque Central). Si tratta del complesso museale più ricco in termini di collezioni di tutta Cuba e gli appassionati di
pittura potrebbero tranquillamente trascorrervi tutto il pomeriggio. Tra i nomi più noti che possono vantare opere esposte presso
questo museo vi ricordiamo maestri del calibro di El Greco, mentre tra i pittori cubani (a cui è riservato ampio spazio) come non
ricordare Guillermo Collazo, Rafel Bianco e Raul Martinez. I non appassionanti in maniera sfegatata dell’arte riusciranno invece
senza troppi problemi a riservarsi ancora tempo a sufficienza nel pomeriggio per girovagare senza meta tra i numerosissimi negozi e
boutique del Prado portandosi man mano verso le acque atlantiche che lambiscono a settentrione L’Avana. Lungo il Prado non è
infrequente godere peraltro delle esibizioni di diversi artisti di strada che allietano l’incedere tra una vetrina e l’altra. Il lunghissimo
Prado si risolve quindi verso nord di fronte al Castillo de San Salvador de la Punta, una delle quattro roccheforti storiche (è del 1589)
che un tempo presidiavano l’entrata del porto naturale della Bahia de La Habana. Non mancate in questo contesto di dare una rapida
occhiata anche al limitrofo Parque de Los Enamorados, capeggiato dalla gigantesca statua dell’eroe dominicano General Maximo
Gomez che combatté alacremente gli spagnoli nelle guerre di indipendenza ottocentesche. Fattasi inevitabilmente l’ora del tramonto
rifugiatevi infine tra i numerosissimi caffè accattivanti del Prado e attendete pazientemente che si faccia notte. Quasi ogni sera infatti
presso il Gran Teatro de la Habana si inscenano spettacoli teatrali o balletti orchestrati da compagnie di altissima valenza artistica
che potranno permettervi di gustarvi una serata alternativa immersi tra le note e le emozioni più profonde che Cuba possa instillare
nei viaggiatori attenti a questi spettacoli un poco impegnati.
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A sinistra una vista notturna del Gran Teatro de la Habana, gioiello neobarocco da sempre una delle opzioni più raffinate e di classe
per una serata impegnata nella capitale cubana. A destra invece i bastioni del Castillo de San Salvador de la Punta che sancisce il
termine del Prado a nord prima delle acque dell’Oceano Atlantico.
• Abbarbicato su alcune misere alture che caratterizzano il primo entroterra occidentale de L’Avana il quartiere di Vedado è ormai da
quasi cento anni (il boom edilizio qui avvenne intorno agli anni ’20) l’epicentro delle attività commerciali e finanziarie della capitale
cubana (come si evince chiaramente dalla presenza di insoliti grattacieli di stampo più nord americano che caraibico), senza
dimenticare che decine di migliaia di autoctoni l’hanno scelto nel corso degli anni come area residenziale prediletta. La repentina
ascesa di Vedado come area ricercata de L’Avana è facilmente percepibile persino nella sua organizzazione urbanistica caratterizzata
da un ordinato intersecarsi di strade disposte a scacchiera, interrotto solo da sparute piazze o monumenti monumentali. Vi
consigliamo di far coincidere l’inizio della vostra giornata di visita muovendo le vostre mosse dalla gigantesca Plaza de la Révolution.
Ideata e realizzata dall’architetto francese Forestier questa piazza a pianta stellata doveva essere il cuore della nuova Avana
ricalcando nell’impostazione l’Etoile di Parigi dal cui Arco di Trionfo si irradiano quasi tutte le strade della capitale transalpina.
Purtroppo il materialismo castrista e una propensione tipicamente comunista a non sperperare soldi pubblici in maestosi palazzi
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governativi ha fatto sì che oggi Plaza de la Révolution sia sì il centro politico per eccellenza de L’Avana ma che all’occhio appaia più
contornata da massicci edifici in cemento che da sfoggi della personalità e dell’estro cubano. Fanno eccezione in questo scenario un
poco desolante due monumenti: il Memorial a José Martì, l’edificio più alto della capitale cubana (con annesso museo dedicato al suo
interno) che raggiunge i 139m e che colpisce per la splendida statua dell’eroe nazionale locale e il Ministerio del Interior che deve la
sua fama a due giganteschi murales dipinti sulle sue pareti: l’uno inneggiante a Camilo Cienfuegos (rivoluzionario fedelissimo di
Fidel Castro) e l’altro a Che Guevara con il mitico aforisma “Hasta la Victoria Siempre” a campeggiare a monito sui passanti.
Scattate le fotografie di rito a Plaza de la Révolution vi invitiamo quindi rapidamente a raggiungere alcuni isolati più ad ovest la
Necropolis Cristobal Colon. Si tratta del cimitero monumentale più straordinario di tutta Cuba, un vero inno all’arte scultorea
nazionale con realizzazioni di pregevolissima fattura inserite in un contesto sacro. Anche i meno avvezzi a questo tipo di visite
dovrebbero fare un’eccezione per questo camposanto lanciando almeno un’occhiata incuriosita alle tombe del generale Maximo
Gomez o della Senora Amelia Goyri passata alla storia poiché all’atto della sua esumazione la si trovò ancora completamente intatta
nel corpo parimenti a quello del suo neonato stretto al petto. Terminato anche questo rapido tour a vocazione artistica vi esortiamo a
prendere i mezzi pubblici che rapidamente discendono la trafficata Calle 23 in direzione della sezione a mare del Vedado, scendendo
dagli stessi giusto all’intersezione con l’ampio vialone di Calle G (Avenue de los Presidentes). Questa arteria stradale de L’Avana
assomiglia a boulevard parigini in tutto e per tutto, sia per raffinatezza dei locali che vi aggettano sia per la sua monumentalità
essendo disseminata di statue che ricordano eroi della rivoluzione e dell’indipendentismo cubano. Qui inoltre si trovano alcune delle
ristorazioni di maggior qualità di tutto il Vedado, perfette per il pranzo. Se invece voleste risparmiare qualche soldo e calarvi nella
realtà studentesca della capitale cubana camminate brevemente in direzione della limitrofa Universidad de La Habana, qui collocata
sin dal 1902. Si tratta del polo di istruzione superiore più celebre e riconosciuto di tutta Cuba e la frequentazione di almeno 30.000
studenti in maniera quasi quotidiana lo rende un vero e proprio epicentro della vita del Vedado.
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Nelle prime due immagini si possono ammirare i due simboli di Plaza de la Révolution, centro urbanistico cardine del quartiere del
Vedado. In prima istanza il Ministerio de l’Interior caratterizzato dal murales inneggiante a Che Guevara, quindi il Memorial a José
Martì, il più alto edificio di tutta la capitale cubana. Infine uno scorcio sulla monumentale Necropolis Cristobal Colon.
Smaltiti i morsi della fame, sempre in zona universitaria, vi caldeggiamo sicuramente l’entrata al Museo Napoleonico, una
stravaganza in terra cubana frutto del certosino lavoro di accumulo di oggetti storici racimolati nel corso degli anni da parte del
manate dei sigari Julio Lobo e del politico Orestes Ferrera. La collezione è particolarmente ricca con dipinti della battaglia di
Waterloo, mobilio d’epoca, maschere bronzee dell’imperatore e una serie di oggettistica appartenuta al più famoso e celebrato tra i
condottieri europei ottocenteschi. Ad ogni modo la visita, interessante ma rapida, vi lascerà tutto il tempo necessario nella seconda
metà del pomeriggio per vagare tra le architetture man mano più intriganti che caratterizzano il Vedado mentre progressivamente ci
si avvicina al lungomare disposto lungo la battigia oceanica. Palazzi storici come l’Hotel National (capolavoro di art decò e
neoclassicismo passato alla storia per l’uccisione di numerosi generali fedeli a Machado per mano delle truppe di Batista nel 1933 e
per il grande raduno dei gangster americani del 1946 in occasione di un concerto di Frank Sinatra), l’Edificio Fosca (gemma
modernista del 1954-1956 recentemente restaurato) o l’Hotel Habana Libre (che fu scelto come quartier generale da Fidel Castro per
gestire la vita politica de L’Avana subito dopo la sua entrata in città nel 1959) sono davvero diventate icone della capitale cubana,
tormentati, talvolta malmessi ma davvero traboccanti di storia.
Arrivata inevitabilmente l’ora tarda del pomeriggio non vi resterà infine altro da fare se non percorrere il lunghissimo (8 km)
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lungomare del Malecòn, un autentico spaccato della Cuba contemporanea, che si è erto a uno dei palcoscenici più rappresentativi
dello stile di vita isolano. Tutte, ma proprio tutte, le figure umane che compongono il complicato mix antropologico de L’Avana
amano svisceratamente ciondolare sul Malecòn al tramonto quando l’atmosfera si fa romantica, i giocolieri allietano i passanti con i
loro numeri e i ragazzi sfrecciano e giocano sui suoi ampi camminamenti. Sempre che dal mare non spiri il prepotente vento
impetuoso proveniente dalla Florida che crea imponenti mareggiate e porta a corrosione per la salsedine accumulata diverse
costruzione lungo la strada. Ad ogni modo camminare e concedersi qualche cocktail lungo il Malecòn appare oggi come un tempo un
must imprescindibile per chiunque abbia a cuore immergersi sino in fondo nella realtà popolare della capitale cubana. Non
dimenticate infine che questo è uno dei poli della vita notturna più frizzanti ed estroversi di tutta Cuba, un luogo talvolta ambiguo ma
davvero suadente. Se invece preferiste un’esperienza squisitamente cubana ma di altra tipologia ricordate che nel Vedado trova
ubicazione anche l’Estadio Latinoamericano, un impianto sportivo da 55.000 posti che è considerato da tutti (specie dai supporter
degli Industriales una delle compagini più vincenti della storia cubana) come il tempio per eccellenza dello sport nazionale: il
baseball. In effetti concedersi alcune ore per assistere a un match e assaporare l’atmosfera e la passione con cui la gente del luogo
segue questo sport può essere un altro modo perfetto per interagire e comprendere a fondo la complicata psicologia cubana.
Nelle prime due immagini due rappresentazioni serali del Malecòn, la passeggiata a mare per antonomasia de L’Avana e da sempre
uno dei luoghi di ritrovo popolari più autentici e vibranti della capitale cubana. Qui le atmosfere al tramonto possono farsi
romantiche o turbolente a seconda dell’umore dell’oceano. A destra invece l’Estadio Latinoamericano, tempio del baseball cubano.
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• Il quinto e ultimo giorno dedicati alla visita de L’Avana si concentra infine sulle bellezze situate sia dalla parte opposta della Bahia de
La Habana che si compone sul versante orientale (quello opposto ad Habana Vieja) del Parque Historico Militar Morro-Cabana e
dell’affaccendato quartiere di Regla, senza dimenticare nel pomeriggio di inoltrarsi nelle profonde periferie della capitale cubana.
Posto giusto dirimpetto ad Habana Vieja il Parque Historico Militar Morro-Cabana comprende i due storici forti della Fortaleza de
San Carlos de la Cabana e del Castillo de los Tres Santos Reyes Magnos del Morro. La prima è una roccaforte settecentesca
(costruita tra il 1763 e il 1774 dagli spagnoli) di incredibile bellezza situata su un crinale da cui gli inglesi bombardarono
impietosamente il cuore di L’Avana anni prima. Ciò che colpisce chiunque la visiti sono le sue mastodontiche dimensioni (si sviluppa
su ben 10 ettari, la piazzaforte spagnola più grande di tutte le Americhe) che le sono valse la nomea di inviolabile, tanto che nessun
esercito si prese mai effettivamente la briga di provare ad avere ragione di questo baluardo del sistema difensivo de L’Avana. Visto
che il suo ruolo deterrente militare si rivelò perfetto la Fortaleza de San Carlos de la Cabana fu quindi adottata sia dai dittatori
Machado e Batista come carcere e anni dopo persino da Che Guevara in persona come suo quartier generale. Un momento davvero
delizioso per visitare la Fortaleza è il tramonto quando si godono romantiche viste su Habana Vieja e si assiste alla cerimonia del
canonazo, una ricostruzione in abiti storici del cannoneggiamento a cui fu costretta L’Avana nel ‘700 per mano degli inglesi. Il
Castillo de los Tres Santos Reyes Magnos del Morro invece è più antico (1589-1630) e fu ideato come punto di difesa all’imbocco
della Bahia de La Habana per respingere le scorribande dei pirati che nel ‘600 infestavano le acque dei Caraibi. Di forme tipicamente
rinascimentali e collocato su una piccola rupe rocciosa facilmente difendibile il Castillo resistette sino all’incursione inglese via terra
del 1762 e oggi il suo elemento di spicco è il potente faro che gli venne aggiunto nel 1844, oltre ovviamente alle viste che si perdono
verso l’Atlantico aperto. Sempre nell’area della sponda orientale della Bahia de La Habana non mancate infine di perlustrare l’Area
Expositiva Crisis de Octubre nella quale sono esposti i missili veicolanti testate nucleari che i sovietici installarono a Cuba nel 1962
portando il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale, sancendo di fatto il momento di più alta tensione di tutta la Guerra Fredda.
Se la visita della sezione orientale della Bahia de La Habana vi impegnerà tranquillamente per tutta la mattinata (o il pomeriggio a
seconda delle vostre volontà) nella seconda metà della giornata vi consigliamo una deviazione verso i quartieri periferici di L’Avana
(è indispensabile essere dotati già di un mezzo automobilistico autonomo che vi accompagnerà peraltro per tutto il resto del viaggio)
permettendovi di visitare sia il Museo Hemingway che il sobborgo di Bejucal. Ospitato nel quartiere di San Francisco de Paula il
Museo Hemingway trova ubicazione nella dimora che fu del notissimo scrittore statunitense fino al 1960. Gli interni, difficilmente
accessibili, sono rimasti del tutto uguali a come li lasciò Hemingway nel 1960 in donazione al popolo cubano e si scorgono ancora
diversi manoscritti sparsi un po' ovunque nella grande villa. Altrettanto suggestivi sono i lussureggianti giardini dove si trova anche la
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barca privata di Hemingway (El Pilar) con la quale era solito sbizzarrirsi in battute di pesca d’altura memorabili nell’Oceano
Atlantico. La deviazione verso il sobborgo di Bejucal è invece da compiersi unicamente in occasione della sfrenata festa de Las
Charangas che si svolge annualmente ogni vigilia di Natale. La manifestazione è colorita e incredibilmente dinamica con due fazioni
avverse che si “combattono” mediante sfilate di carri allegorici, danze, scherzi e musiche. Il clou della festa sono poi la costruzione di
pile di cubi colorati che si innalzano fino a 20 metri dalla strada attorno alle quali la festa, le bevute e gli eccessi si moltiplicano.
La sponda orientale della Bahia de Habana è quella meno battuta dalle orde di turisti che affollano la capitale cubana ma eluderla
dal proprio itinerario di visita sarebbe davvero un gravissimo errore. Qui si trovano due delle fortezze militari spagnole più
importanti di tutta Cuba: il Castillo de los Tres Santos Reyes Magnos del Morro (in prima foto direttamente sull’Atlantico) e la
Fortaleza de San Carlos de la Cabana dove si svolge quotidianamente la cerimonia serale del Canonazo. In terza immagine infine
alcuni dei missili nucleari sovietici installati a Cuba nel 1962 che portarono il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale.
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7° - 8° giorno: CAYO LARGO DEL SUR
Se dopo le giornate spasmodiche passate nella contemplazione dei tesori artistici e nel prendere coscienza del variegato e imperscrutabile
stile di vita cubano nella capitale L’Avana sentiste il necessario bisogno di una pausa rigenerante in mezzo alla natura su candide spiagge
lontane da tutto e (quasi) da tutti sappiate che diverse agenzie turistiche organizzano gite di due giorni da L’Avana alla volta dell’isola
caraibica di Cayo Largo del Sur. Quest’isolotto sabbioso sperso nel Mar dei Caraibi si trova a ben 180km a sud rispetto alla capitale cubana
ma grazie a velivoli a motore abbastanza potenti è raggiungibile con voli charter di circa 90 minuti in relativa rapidità. Cayo Largo del Sur è
quanto di più simile ci sia ad un’autentica oasi pensata negli anni ’80 dagli imprenditori del turismo locale ad uso e costumo dei turisti (in
genere canadesi ed italiani) che vogliono concedersi del tempo lontano dai propri pensieri e dalla propria noiosa routine. Qui spesso la gente
ama girare per l’isola seminuda o completamente in veste naturista godendosi lo spettacolo del cristallino Mar dei Caraibi che lambisce
spiagge dorate lunghe oltre 20 km, quasi sempre sgombre di folle ma ricche in termini di frequentazioni di animali selvatici come tartarughe
di mare, fenicotteri, colibrì, pellicani, aironi, gru e persino iguane (moltissime nell’adiacente Cayo Iguana). Purtroppo questo paradiso
tropicale subì una pesante contrazione in termini di frequentazione turistica a seguito del passaggio nel 2001 dell’occhio del ciclone
dell’uragano Michelle che imperversò distruggendo quasi tutti i resort turistici e allagando quasi tutta Cayo Largo del Sur. Fortunatamente
da allora l’isola pare essersi ripresa, le barriere coralline adiacenti sono tornate ad essere piene di vita e le spiagge sono tornate ad essere
pulite ed invitanti. Tra queste merita una particolare menzione Playa Sirena, una vera gemma di sabbia bianca che è adorna di bei chioschi
che servono cibo cubano a ogni ora e diversi noleggi per kayak da mare o moto d’acqua per librarsi su questi specchi d’acqua
incredibilmente trasparenti. Cayo Largo del Sur non è grande e anche una rapida visita di due giorni da L’Avana vi permetterà di coglierne
gli aspetti essenziali senza dover per questo correre (e come sarebbe possibile?) in questo luogo da sogno. Certo se amate la vita da villaggio
o scatenarvi di notte nelle discoteche dei resort probabilmente dovreste soggiornate qui per almeno una settimana, ma questo esula dal
concetto d’impostazione dei nostri tour. In qualsiasi caso una veloce puntata a Cayo Largo del Sur ci pare imprescindibile per chiunque
abbia piacere a scoprire i più straordinari anfratti marini di Cuba. Per la notte della seconda giornata fate quindi rientro via aerea a
L’Avana.
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Cayo Largo del Sur è la quintessenza dell’isola tropicale adattata ad uso e consumo dei turisti dei resort all inclusive dotati di ogni comfort,
comprendendo spiagge bianche che lambiscono mari incantati (in foto Playa Sirena) e persino la presenza di iguane selvatiche endemiche.
Questa oasi tropicale cubana è accessibile però anche con una lunga ma appagante gita giornaliera da L’Avana, decisamente consigliata.
9° - 10° giorno: PARQUE NATIONAL DE VINALES
Il Parque National de Vinales è un piccolo ma straordinario scrigno di quasi tutti gli stereotipi cubani tanto che una volta giunti sin qui, nel
cuore della provincia occidentale di Pinar del Rio, vi chiederete se mai esista nella nazione caraibica un posto tanto evocativo quanto questi
150 kmq di territorio posto sotto tutela statale. La Valle de Vinales è infatti un’icona sotto diversi punti di vista: qui si collocano alcune delle
piantagioni più rinomate di caffè, tabacco, canna da zucchero, agrumi, avocado e banane di tutta Cuba ma le coltivazioni non si susseguono
in un anonimo paesaggio rurale uniforme, bensì si librano tra ondulazioni collinari che prendono il nome di mogotes. Questi monoliti
calcarei che si elevano repentinamente dal fondovalle (sono una vera mecca per gli arrampicatori) altro non sono se non i residui della
catena montuosa locale (Sierra de los Organos) andata a depauperarsi progressivamente per via di agenti erosivi imponenti che hanno avuto
vita facile a vincere la tenera roccia del posto di natura carsica (si stima che buona parte del complesso di Vinales abbia vissuto la sua
genesi geologica nel Cretaceo, ben 100 milioni di anni fa). Proprio per questa sua composizione geologica singolare la Valle de Vinales è
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anche sede di alcune delle grotte naturali più spettacolari di tutto il centro America. Centro abitato principale dell’area (e luogo da cui vi
invitiamo a iniziare la vostra esplorazione) è l’omonimo abitato di Vinales (185km, 2 ore e mezza di guida da L’Avana). Nonostante sia meta
di un turismo illuminato ormai da anni Vinales ama essere ligia al mantenimento delle sue tradizioni: il ritmo di vita è lento e compassato,
diversi guajiri masticano perennemente le foglie di tabacco della zona mentre vegliano sulle loro greggi e forse respirerete l’essenza di
questo luogo solo a sera quando vi fermerete sull’uscio della vostra sistemazione in città (spesso case di privati, case particolar, che mettono
a disposizione stanze e cucina ai viaggiatori) a scrutare il lemme passaggio dei cittadini intenti nelle loro attività rurali. Vi sembrerà davvero
di essere stati catapultati a inizio XX secolo con una macchina del tempo. Vinales in sé ad ogni modo sotto un profilo turistico non ha molto
da offrire ai viandanti che se da un lato apprezzano il suo stile di vita (non dissimile a quello che aveva all’anno della sua fondazione, 1875)
dall’altro si sentono subito smaniosi di perlustrare gli spettacolari dintorni della vallata. In prima giornata potrete verosimilmente spingervi
nella vicina Valle del Silencio dove si trovano le piantagioni migliori del tabacco locale e dove ci sono diverse finca (fattorie) liete di
ospitarvi per mostrarvi il processo produttivo che porta alla nascita dei mitici sigari cubani e per provare i loro grandiosi prodotti. I cultori
della speleologia non dovrebbero poi perdersi in zona l’ingresso alla battuta Cueva del Indio, che fu dimora di alcuni locali fino al 1920 e
che oggi si percorre con barche essendo percorsa da un fiume sotterraneo o alla Cueva San Tomas (20km, 25 minuti da Vinales), il secondo
più grande sistema di grotte dell’America centrale. Purtroppo ad oggi solo un chilometro dei 45 complessivi è aperto al pubblico ma non
mancano opportunità di incontri ravvicinati con decine di pipistrelli e di vedere belle stalattiti e stalagmiti.
L’indomani, nella seconda giornata che vi suggeriamo di trascorrere nel Parque National de Vinales una gita assolutamente da non mancare
(fattibile romanticamente anche a dorso di cavallo) è quella che dalla cittadina vi permetterà di inoltrarvi nella Valle de Palmarito lungo il
sentiero Cocosolo Palmarito, lungo 8 km e che vi intratterrà per buona parte della giornata. La valle è davvero deliziosa e punteggiata di
campi coltivati alternati a fincas (fattorie) e il percorso vi porterà dopo alcuni chilometri a raggiungere il Mural de la Prehistoria, una
realizzazione artistica su roccia naturale del 1961 che ritrae scene mitologiche, dinosauri, mostri marini e molti altri soggetti singolari.
Decisamente più consono all’ambiente è invece il villaggio tradizionale di Los Aquaticos (raggiungibile con una deviazione dal sentiero
principale). Fondato nel 1943 dai seguaci di una suadente guaritrice che raggiunse la Valle de Vinales prima dell’avvento della medicina
moderna Los Aquaticos deve la sua origine alla presenza di presunte acque curative. Non prendete sottogamba la questione i sparuti abitanti
del posto credono ancora fermamente a queste proprietà curative. Concluso il percorso di Cocosolo Palmarito non vi resterà infine altro da
fare che rientrare a Vinales città e a godervi con calma e spirito d’osservazione e immedesimazione l’aura rurale e quasi mistica che pervade
questo luogo non appena i raggi del sole discendono oltre i mogotes della vallata. Concedersi un ottimo sigaro sotto la volta celeste adorna
di stelle di notte poi davvero è un’esperienza che non ha prezzo.
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Alcuni scatti della incredibile bellezza rurale e naturale della Valle de Vinales, autentico scrigno di tradizioni e costumi secolari di Cuba. Qui
le coltivazioni di tabacco, agrumi, canna da zucchero e caffè gestite da fincas (fattorie) locali si susseguono in un contesto di monoliti
calcarei (mogotes) alternati a grotte carsiche (in terza immagine la Cueva San Tomas) spettacolari facendo di Vinales una sorta di amcchina
del tempo che rievoca il passato agricolo della Cuba di inizi ‘900.
11° - 12° giorno: PARQUE NATIONAL DE GUANAHACABIBES
Il Parque National de Guanahacabibes tutela l’estrema propaggine occidentale dell’isola cubana, una penisola lussureggiante e mai violata
dallo sviluppo edilizio prorompente che ha investito buona parte del resto di Cuba e che proprio per questo risulta essere accattivante per i
viaggiatori che potranno farsi un’idea veritiera delle condizioni naturali che Cuba doveva avere secoli or sono quando la popolazione
precolombiana guanahabatey si installò permanentemente a Guanahacabibes. La zona si compone di macchie arbustive frammiste a foreste
di mangrovie lungo la costa e da formazioni calcaree spesso adorne di orchidee nell’entroterra che offrono dimora a svariate specie
endemiche tra cui oltre 170 specie di uccelli e decine di rettili, anfibi, mammiferi e farfalle. Tra gli animali più caratteristici del parco si
ricordano sicuramente le tartarughe di mare (caretta e verdi) che spesso depongono le loro uova su queste spiagge e sulla foltissima
popolazione di granchi gialli e rossi che appaiono in ogni angolo del parco, sin sulle sparute strade laddove vengono regolarmente
schiacciati dai mezzi motorizzati creando quell’odioso odore nauseabondo che vi accompagnerà nel percorso stradale entro i confini del
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parco. Purtroppo i sentieri tracciati nell’entroterra del Parque National de Guanahacabibes sono davvero pochi e mal segnalati e comunque
in ogni caso dovrete sempre e comunque (è obbligatorio) avvalervi dell’accompagnamento di una guida locale autorizzata per muovervi in
zona (si tratta di una misura di certo eccessiva e che poco stimola i turisti a venire sin qui, ma è legge e va rispettata). Più di qualsiasi altro
luogo del parco sono però i siti sommersi poco al largo dell’abitato di Maria la Gorda (175km, 3 ore da Vinales sola andata) a richiamare i
viaggiatori verso l’estrema penisola occidentale di Cuba. Qui ci sono una cinquantina di siti per le immersioni (adatti a tutti i livelli) ma
soprattutto quello che colpisce anche i neofiti sono la trasparenza di queste acque caraibiche popolate da enormi formazioni di corallo nero e
gorgonie che le rendono uniche nel panorama nazionale. Inutile dire che se siete appassionati di subacquea per godere appieno del parco
dovrete prevedere di fermarvi qui almeno tre giorni ma per chi pratica snorkeling o sub a livelli iniziali anche permanenza di un paio di
giorni a Maria la Gorda sarà sufficiente per rimanere estasiato dalle bellezze sottomarine di Guanahacabibes. Per la serata vi
raccomandiamo di usufruire delle poche sistemazioni presenti in loco (prenotate). Sicuramente la nottata non sarà movimentata ma vi
permetterà di respirare a pieni polmoni l’atmosfera magica di Guanahacabibes.
Tre immagini che mettono in mostra tutta la bellezza costiera incontaminata del Parque National de Guanahacabibes, gemma sospesa nel
tempo che ha nei siti subacquei di Maria la Gorda il suo elemento di richiamo principale. Qui tra campi sterminati di coralli e gorgonie i sub
potranno destreggiarsi in uno degli ambienti marini più eccezionali dei Caraibi: il Centro International de Buceo.
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13° giorno: MATANZAS
Lunga, lunghissima tappa dell’itinerario questa tredicesima giornata di viaggio è sicuramente quella che più di ogni altra in terra cubana vi
impegnerà alla guida (450km, 6 ore e mezza complessive) permettendovi però al contempo il trasferimento dalla punta più occidentale di
Cuba, la penisola di Guanahacabibes, fino al centro vacanziero per antonomasia dell’isola, Varadero, affacciata sulla costa settentrionale
atlantica. Ad addolcire e spezzare il lungo percorso automobilistico che caratterizza questa giornata ci sono però un paio di validi luoghi di
interesse coi quali intrattenervi durante il tragitto. Il primo è sicuramente la Plantaciòn de Tabaco Alejandro Robaina (125km, 2 ore da
Vinales), l’ultima piantagione ancora pienamente funzionate ai giorni nostri di Cuba che è divenuta negli anni uno dei poli di interesse
maggiori della provincia di Pilar del Rio. Qui si producono ottime foglie di tabacco sin dal 1845 ma la grande fama dei sigari Vegas
Robainas è salata agli onori delle cronache solo dal 1997 quando questi prodotti di ottima fattura hanno cominciato ad essere
commercializzati anche all’estero. Questi sigari sono considerati dagli intenditori tra i migliori di tutta Cuba e a testimonianza di questo fatto
è che ben il 90% della produzione di tabacco della tenuta è destinata a essere rollata in vitolas di diverse dimensioni. Ufficialmente la
piantagione non sarebbe aperta al pubblico ma se ci verrete di persona è pressoché certo che pagando un piccola somma potrete perlustrare
le aree produttive accompagnate da personale locale.
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In prima immagine uno dei giganteschi essiccatoi per foglie di tabacco della mitica Plantaciòn de Tabaco Alejandro Robaina, considerata
una delle più antiche e di qualità di tutta Cuba. Al centro quindi uno dei prodotti iconici da esportazione della manifattura cubana: i sigari,
produzione prediletta della provincia di Pilar del Rio. Infine giovani scatenati nei balli della rumba, stile musicale nato a Matanzas nell’800.
Concluso il breve ma illuminante tour (e acquistato doverosamente qualche ottimo sigaro) riprendete quindi l’auto e dirigetevi quanto più
rapidamente possiate sino alla cittadina portuale affacciata sull’Atlantico di Matanzas (285km, 4 ore di guida). Matanzas venne fondata nel
‘500 ma già nel ‘600 divenne un illustre covo di pirati che facevano convergere in città ricchezze di ogni tipo depredate dai galeoni che
all’epoca solcavano il Mar dei Caraibi. Riabilitata alla vista dei forestieri nei due secoli successivi durante i quali divenne un laborioso polo
produttivo di canna da zucchero e caffè Matanzas visse la sua epoca d’oro nella seconda metà dell’800 quando divenne la residenza
prediletta di scrittori, intellettuali, pittori e una variegata schiera di artisti che promosse una vita culturale degna se non superiore a quella
della capitale L’Avana. Fu proprio in quegli anni che i numerosi schiavi di origine africana di Matanzas misero a punto i ritmi inconfondibili
della rumba, una musica coinvolgente a base di tamburi e ad alto contenuto di spiritualità che divenne da allora in poi una delle icone più
celebri di Cuba (non perdetevi in tal senso il Festival del Bailador Rumbero che si tiene ogni ottobre presso il Teatro Sauto). Purtroppo di
tutti questi antichi fasti rimane oggi ben poco di tangibile nella Matanzas moderna che dopo la rivoluzione castrista è come caduta in un
gorgo vizioso dal quale pare incapace di riemergere. Gli edifici storici versano in cattive condizioni di mantenimento ma in compenso la
vitalità e l’estro dei suoi abitanti non pare essere scalfita, tanto che il fulcro di una visita a Matanzas è proprio quello di entrare in contatto
quanto più possibile con lo stile di vita fiero e creativo del posto. Epicentro di ogni attività di Matanzas è ad ogni modo Plaza de la Vigia,
sempre ricolma di gente che ama trastullarsi tra i begli edifici coloniali rimasti. Proprio su questo frequentato spazio pubblico si colloca poi
il principale monumento di Matanzas: il Teatro Sauto adorno di statue greche e pitture che evocano l’Ellade classica che tanto impressionò
persino il famoso pittore messicano Diego Rivera. Conclusa la breve visita in realtà la cosa migliore che possiate fare a Matanzas è
trascorrere qualche ora a passeggiare senza meta per le sue vie centrali, rimanendo colpiti dalla presenza di diversi ponti storici che solcano
i fiumi Rio San Juan e Rio Yumurì che bagnano l’abitato: il più pittoresco di questi è probabilmente il Puente Calixto Garcia che da Plaza de
la Vigia si allunga verso il quartiere di Pueblo Nuevo. Costruito in acciaio nel 1889 è ancora un baluardo ingegneristico di Matanzas e
presenta un ampio murales inneggiante Che Guevara sul suo lato meridionale. Se avrete deciso di fermarvi in mattinata presso le piantagioni
di sigari di Alejandro Robaina probabilmente a questo punto si sarà fatta un’ora così tarda nel pomeriggio che l’unica cosa che vi resterà da
fare sarà quella di completare il viaggio da Matanzas sino a Varadero (45km, 45 minuti) per sistemarvi nel vostro resort che avrete scelto per
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proseguire il vostro viaggio. Qualora invece foste giunti a Matanzas già per l’ora di pranzo un modo interessante di occupare il pomeriggio
può essere quello di andare alla scoperta di due luoghi di interesse posti nelle immediate vicinanze della cittadina: il Castillo de San Severino
e la Cuevas de Bellamar. Il primo è una fortezza merlata degli spagnoli del 1735 costruita appositamente per convogliarvi gli schiavi neri
appena giunti nei Caraibi. Qui venivano imprigionati in attesa di essere poi venduti ai proprietari delle piantagioni agricole di Cuba, ma in
seguito il forte svolse anche il ruolo di carcere per dissidenti politici cubani. Le Cuevas de Bellmar invece sono un complesso geologico lungo
2,5 km formatosi circa 300.000 anni fa reso fruibile per tutti da comodi camminamenti che si inoltrano tra stalattiti, stalagmiti e fiumi
sotterranei. Vi si accede solo con visite guidate della durata di circa un’ora che appare davvero ben spesa a giudicare dall’offerta di
meravglie naturali visibili. In ogni caso, anche se decideste di concentrarvi solo su Matanzas per la giornata, convergete sempre verso
Varadero per la serata.
Tre scatti che immortalano tre simboli classici della cittadina portuale di Matanzas: in prima fotografia l’esterno sobrio del Teatro Sauto,
nell’800 uno dei centri culturali più floridi di tutta Cuba. Al centro il settecentesco Castillo de San Severino, a lungo al centro del commercio
degli schiavi gestito dagli spagnoli. Infine una delle sale interne della Cuevas de Bellamar, una delle grotte più spettacolari di tutta Cuba.
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14° - 15° giorno: VARADERO
Nessuna ma proprio nessuna località turistica di Cuba possiede il fascino magnetico e iper moderno di Varadero, un luogo che annovera una
delle più ampie e lunghe spiagge di tutti i Caraibi e che per la sua propensione al consumismo sfacciato è stata più volte ribattezzata dai suoi
compatrioti “un angolo di Stati Uniti trapiantato a Cuba”. Ed in effetti come dare torto a queste dicerie se si pensa che la Penisola di Hicaos
su cui sorge (un promontorio di 22 km di lunghezza per 1,5 di larghezza) è ormai quasi esclusivamente invasa da centri commerciali, resort
lussuosi, discoteche e qualsiasi attività turistica desideriate? Il vero boom di Varadero si iniziò a delineare negli anni ’90 come una sorta di
contrappeso al mancato arrivo dei finanziamenti che per decenni hanno sostenuto l’economia cubana provenienti dall’URSS (ormai crollato)
e ormai si contano più di un milione di presenze straniere annue in questa sorta di parco dei divertimenti caraibico, gente proveniente per lo
più dal Canada e dall’Europa. Ciò che difetta invece in maniera sostanziale a Varadero rispetto al resto di Cuba è lo charme tipico della
nazione caraibica: qui non respirerete i ritmi del son, della salsa o della rumba, non vedrete mai contadini aggirarsi coi propri destrieri per
le strade e non vi sarà nemmeno possibile scorgere qua e là murales inneggianti a Che Guevara o a Fidel Castro, ma in fondo siete venuti qui
per godervi il mare, il sole, gli eccessi e il vizio, no? Il nostro consiglio in effetti è proprio quello di concedervi due giorni di assoluto
edonismo nei suoi spettacolari resort, facendovi coccolare da questo mondo artificiale ma indubbiamente gradevole. Se proprio voleste
scoprire qualche angolo meno turistico di Varadero sappiate che nella sua area storica ci sono un paio di parchi pubblici (Parque Central e
soprattutto Parque Josone) perfetti per camminare tra orde di curiosi e giovani aitanti ragazze cubane che amano mettersi in mostra nei
confronti dei turisti stranieri. Tra le attività invece legate indissolubilmente al mare o all’adrenalina Varadero offre una gamma senza eguali
di opportunità che spazio dalle immersioni allo snorkeling (ottima in questo senso è la zona di Playa Coral verso Matanzas), dal kitesurfing
al paracadutismo acrobatico, dal windsurf ai favolosi campi da golf. Come predetto ad ogni modo il clou di ogni permanenza a Varadero
rimane la possibilità di passare un paio di giorni dimenticandosi di ogni problema, fatica e impellenza presso i grandiosi villaggi all inclusive
che propone, concedendovi inevitabilmente a qualche peccato di gola, di lussuria e di eccessi in generale che possiate desiderare.
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Varadero è ormai da decenni la località balneare votata al turismo di massa per antonomasia di Cuba, con una capacità di ricezione che
ormai raggiunge il milione di visitatori annuali. Qui i grandi resort all inclusive sono di casa e tutte le attività ricreative ruotano attorno alla
lunghissima spiaggia cittadina, considerata una delle più lunghe e indimenticabili di tutti i Caraibi.
16° - 17° giorno: PARQUE NATIONAL CIENAGA DE ZAPATA - BAIA DEI PORCI
Con una superficie tutelata di oltre 4.300 kmq composte per lo più da paludi e bacini salmastri il Parque National Ciénaga de Zapata (al
secolo Montemar) rappresenta la più estesa ed articolata area umida costiera di tutti i Caraibi, primato che le ha permesso di esprimere una
biodiversità unica tra i parchi naturali cubani. La flora si compone infatti da quasi 900 specie peraltro molto differenti tra loro come
mangrovie, alghe, ninfee, cactus e piante tipiche della savana e della foresta semidecidua costiera. Allo stesso modo la fauna,
specificatamente quella ornitologica, si palesa con una ricchezza di endemismi unica (qui vivono il passero, lo scricciolo e il rallo di Zapata)
coadiuvati da presenze più comuni delle foreste cubane (colibrì, parrocchetti, tortore, cormorani, anatre, fenicotteri, ibis, pernici, tocororos e
gru) che sono valse al Parque National Ciénaga de Zapata l’inserimento nei siti di maggior interesse per gli appassionati di birdwatching
recensiti dal RAMSAR. Molto diffusi sono anche i coccodrilli (cubano e americano), i serpenti boa, gli hutia, i manati e il raro lamantino dei
Caraibi. A lungo considerata un’area sterile, non adatta all’agricoltura (l’unica attività degna di nota era il raccoglimento del legno delle
sue foreste per ottenere la torba) e per questo dimenticata dalla colonizzazione umana, il Parque National Ciénaga de Zapata si sta aprendo
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al mondo esterno solo negli ultimi anni proponendo una serie di attività legate al bio turismo che hanno come perno l’abitato costiero di
Playa Larga (125km, 2 ore da Varadero). L’escursione più classica che possiate intraprendere in questo ambiente paludoso e salmastro è
quella che vi condurrà presso la Laguna de las Salinas, collocata all’estremità meridionale del parco all’incirca nei pressi dello sbocco a
mare occidentale della Baia dei Porci. Qui da novembre ad aprile si affollano migliaia e migliaia di uccelli migratori (moltissimi sono i
fenicotteri) e anche i non appassionati di ornitologia non potranno rimanere insensibili al fascino della vista di una concentrazione tale di
fauna selvatica. La strada per raggiungere la laguna si snoda poi in un’intricata foresta costiera anch’essa stracolma di biodiversità.
Essendo necessario ingaggiare guide del posto o prendere parte a tour organizzati per scoprire la Laguna de las Salinas anche i meno
avvezzi a riconoscere le diverse tipologie di uccelli avranno così l’opportunità di essere accompagnati a 360° nella scoperta di questo mondo
ancestrale e remoto. Conclusa l’escursione non vi resterà quindi altro da fare in prima giornata che rientrare a Playa Larga dove vi
consigliamo di porre la base per i due giorni da trascorrersi nel Parque National Ciénaga de Zapata.
Il nome della Baia dei Porci (Bahia de Cochinos in cubano), una profonda insenatura situata lungo la costa meridionale caraibica di Cuba
nei pressi delle località di Playa Larga e Playa Giron, sarà per sempre legato nella memoria collettiva alle vicissitudini militari che la
colpirono il 17 aprile 1961. Dopo un periodo di gestazione e pianificazione di circa due anni iniziato sotto la presidenza Eisenhower e
proseguito sotto quella Kennedy in cui gli Stati Uniti mediante il loro esercito e la CIA addestrarono più di mille esuli cubani antagonisti del
regime di Fidel Castro si mise infatti in moto un tentativo di invasione di Cuba volto a rovesciare il regime comunista instauratosi sulla
falsariga della vittoriosa operazione condotta sempre dagli USA nel 1954 in Guatemala. La storia in questo caso non fu affatto benevola con
le mire americane: i 1400 esuli cubani che vennero fatti sbarcare nella Baia dei Porci furono rapidamente tagliati fuori dai rifornimenti per
l’inabissamento di due navi militari statunitensi da parte della flotta militare cubana e per di più la popolazione non si schierò in nessun
modo al fianco degli invasori. Il risultato fu una sconfitta epocale per le forze sostenute dagli USA: quasi tutti i combattenti furono
imprigionati o uccisi, il mondo dovette assistere a una delle più cocenti disfatte militari del blocco occidentale in piena Guerra Fredda e
Cuba venne così sospinta inesorabilmente verso la sfera di influenza sovietica. Dell’eco degli avvenimenti del 1961 nella Baia dei Porci oggi
rimane ben poco nelle località di Playa Larga e Playa Giron (35km, 30 minuti), essenzialmente sparuti cartelloni propagandistici e
l’interessante Museo de Playa Giron inerente al tema, mentre le due località si sono invece riscoperte come due siti di grande interesse per
gli amanti della subacquea. Qui, ad appena 30-40 metri dalla spiaggia, si trova infatti una scarpata sottomarina che discende per circa 300
metri in profondità che risulta essere letteralmente incrostata di coralli, gorgonie, grotte e popolata da una variegata composizione di specie
ittiche caraibiche. Altri siti degni di nota per gli amanti della subacquea sono il cenote di Cueva de los Peces (un lago interno di acqua
marina profondo 70 metri e stracolmo di pesci) e l’area di Punta Perdiz, perfetta per lo snorkeling caratterizzato dalla presenza anche di
mezzi da sbarco americani affondati durante i combattimenti del 1961. Giacché l’area da esplorare è abbastanza contenuta e le possibilità di
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immersioni o snorkeling sono facilmente accessibili anche senza l’uso di barche di supporto ci pare consono affermare che una giornata in
zona sia più che sufficiente per scovare i principali tesori naturali della Baia dei Porci, a patto che in serata rimaniate ancora a dormire in
quei di Playa Larga o Playa Giron.
In prima immagine uno scorcio della Laguna de las Salinas, uno degli ambienti lagunari salmastri più interessanti del Parque National
Ciénaga de Zapata, una vera oasi di biodiversità, nonché la principale area umida inviolata dei Caraibi. Al centro quindi un sub impegnato
in una delle splendide immersioni tra i coralli della Baia dei Porci ed infine un episodio della mitica migrazione dei granchi rossi della zona,
indiscutibilmente l’invasione meglio riuscita che sia mai avvenuta in questi luoghi dopo l’infausto tentativo statunitense del 1961.
18° giorno: CIENFUEGOS
La diciottesima tappa di questo itinerario nella Cuba settentrionale si caratterizza per il trasferimento dalla Baia dei Porci sino alla
meravigliosa città storica di stampo coloniale di Trinidad, in serata. Questo però non prima di aver scoperto le bellezze, spesso dimenticate,
di Cienfuegos (115km, 2 ore da Playa Larga), capoluogo dell’omonima provincia e uno dei pochi centri storici di Cuba ad essere stato
inserito tra i patrimoni dell’umanità da parte dell’UNESCO, soprattutto per la più alta concertazione di edifici neoclassici di tutti i Caraibi.
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Cienfuegos è infatti un’eccezione nel panorama regionale con le sue ampie strade disposte a griglia, i suoi edifici ornati da colonne e dipinti
a tinte pastello e i portici che decorano buona parte del centro storico. Tuttavia, curiosamente, Cienfuegos possiede una storia solo recente
essendo stata fondata nel 1819 da emigrati francesi provenienti dalla Louisiana che le diedero immediatamente la sua connotazione raffinata,
cordiale e rilassata che la caratterizza tuttora. Il primo momento di svolta nella storia cittadina si ebbe nel 1850 quando Cienfuegos venne
raggiunta dalla ferrovia, fatto che stimolò il proliferare di attività legate alla coltivazione di canna da zucchero, caffè e tabacco dei quali
divenne un polo produttivo predominante nella nazione cubana. Un altro momento di grande lustro per la storia cittadina si ebbe poi nel
1957 quando gli ufficiali militari di stanza qui si ribellarono veemente all’esercito di Batista facendo di Cienfuegos uno dei poli principali
della révolution cubana. Una peculiarità unica di Cienfuegos è poi quella di sorgere affacciata alla più profonda e riparata tra le baie
marine affacciate sul Mar dei Caraibi di Cuba. Questa sua collocazione favorevole le ha permesso rapidamente di divenire un polo
cantieristico predominante, un centro petrolchimico importante e anche un riparo sicuro per la più grande flotta di pescherecci di Cuba:
insomma a Cienfuegos attività (e soldi) non mancano, a differenza di molte altre città cubane. Ogni visita che si rispetti a Cienfuegos non può
che iniziare dal centralissimo Parque José Martì, indiscutibilmente l’epicentro della città. Su questa ombreggiata piazza troneggia l’unico
Arco di Trionfo di tutta Cuba (come traspare il francesismo della città!) che inneggia all’indipendenza cubana di fine ‘800, mentre su tutto il
suo perimetro sorgono diversi edifici storici degni di nota. Sul lato orientale si erge la Cateral de la Purisima Conception, del 1869 con
vetrate in vetro piombato assai raffinate, su quello settentrionale invece coglie l’attenzione il Teatro Tomas Terry, di fine ‘800, con splendidi
interni affrescati composti anche da pregevolissimi marmi di Carrara. Ad ogni modo vi basterà perlustrare con curiosità le vie attorno al
Parque José Martì per imbattervi in una concentrazione unica di edifici neoclassici di splendida fattura (Colegio San Lorenzo, Casa de la
Cultura, Casa del Fondador, Palacio del Gobierno) per comprendere perché mai Cienfuegos stregò tanto i funzionari dell’UNESCO durante
il corso delle loro valutazioni. Il vostro breve tour di Cienfuegos dovrebbe quindi proseguire con una lunga ma appagante camminata lungo
il Paseo del Prado (Calle 37) che collega il centro storico con l’area marina di Punta Gorda, situata circa 3 chilometri più a sud e protesa
verso il centro della bellissima Bahia di Cienfuegos. Questo vialone è un vero trionfo dell’architettura in stile neoclassico con palazzi
suadenti e raffinati e il cuore delle attività dei cienfueguenos che amano trascorrervi ore a gironzolare senza meta perdendosi in chiacchiere
infinite o a curiosare nei numerosi negozi presenti (a tal proposito non perdetevi la deviazione lungo l’intersecante Avenue 54, El Bulevar,
tanto cara ai locali). Vi consigliamo di percorrerlo sino alla sua estremità meridionale (qui prende il nome di Malencon) permettendovi così
di raggiungere l’antico quartiere benestante di Punta Gorda. Ad accogliervi a Punta Gorda, oltre al sapore tipico della salsedine di Bahia de
Cienfuegos, vi attenderà infine lo sfarzoso, quasi eccessivo, Palacio de Valle, una realizzazione estrosa del 1917 oggi riadattata a ristorante
di lusso. Visto che una visita a Cienfuegos in fin dei conti vi terrà occupati giusto per mezza giornata vi esortiamo a viverla con estrema
calma, immergendovi nel laborioso tessuto sociale locale e gustandovi alcun piatti della tradizione cubana in piena rilassatezza. L’unica
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avvertenza è quella di ripartire per tempo nel pomeriggio con le vostre auto alla volta di Trinidad (85km, 75 minuti), facendo in modo di
raggiungere la mitica località caraibica cubana in tempo per godervi un romantico tramonto sul mare.
Cienfuegos con la sua architettura sfacciatamente neoclassica di stampo francese è una perla rara nei Caraibi, tanto da essere divenuta
tutelata persino dall’UNESCO. Qui si respira un’atmosfera cubana da inizi ‘900 con macchine retrò che sfrecciano dinnanzi al Palacio del
Gobierno in Parque José Martì, auditorium raffinatissimi come quello del Teatro Tomas Terry, senza dimenticare le atmosfere marine che si
percepiscono visitando Punta Gorda, l’ex quartiere in di Cienfuegos proteso verso il cuore dell’immensa Bahia omonima.
19° - 20° giorno: TRINIDAD
Quasi nessun luogo dei Caraibi è tanto evocativo di un passato coloniale leggendario quanto questa cittadina di medie dimensioni (75.000
abitanti) collocata lungo la costa meridionale dell’isola cubana. Le case con travi a vista dipinte in tonalità accese del passato sono qui
ancora la norma, così come l’incedere di venditori ambulanti che sferragliano coi propri cavalli sulle vie acciottolate senza tempo del suo
centro storico. Trinidad fu nel 1514 il terzo avamposto fondato dal pioniere Diego Velazquez de Cuéllar in terra cubana (dopo Baracoa e
Bayamo) ma divenne celebre solo nel 1518 quando il conquistadores Hernan Cortés reclutò quasi tutti gli abitanti del posto per iniziare il
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suo periodo di conquiste e razzie in terra messicana. La moria di popolazione in città fece subire un duro colpo all’economia di Trinidad che
cadde pressoché nell’oblio anche a causa dei pessimi collegamenti terrestri che non la univano ai centri coloniali spagnoli principali
dell’isola. Nel ‘600 Trinidad si riciclò così come covo di bucanieri che intrapresero un commercio parallelo illegale di schiavi da e per la
Giamaica, primato che mantenne per quasi due secoli. Nell’800 però si verificò un fatto imprevisto: la grande ondata di emigrati francesi in
fuga dalla rivoluzionaria Haiti fece convergere in città decine di ex proprietari terrieri che installarono nella vicina Valle de los Ingenios una
serie di zuccherifici e campi di canna da zucchero finora mai visti sul posto: il risultato fu prorompente. Trinidad in breve si mise a produrre
un terzo dello zucchero cubano e gli immani flussi di denaro derivanti permisero di far fiorire l’architettura locale in maniera incredibile.
Ancora una volta però la storia giocò un brutto scherzo a Trinidad: in seguito alle campagne rivoluzionarie ed indipendentiste di fine ‘800
inizi ’900 le piantagioni di Trinidad vennero pesantemente devastate da incendi e smottamenti e man mano il cuore dell’industria zuccheriera
cubana migrò lentamente ma inesorabilmente verso l’area di Cienfuegos e Matanzas. La città cadde quindi in un torpore perenne che però
mantenne inalterato il patrimonio artistico di Trinidad, qualcosa di davvero eccezionale se si pensa che addirittura il dittatore Batista
promulgò leggi appositamente pensate per tutelarne l’armonia urbana e che sin dal 1988 l’intero abitato è posto sotto tutela da parte
dell’UNESCO. Effettivamente chiunque raggiunga Trinidad avrà come l’impressione di essere stato catapultato in pieno XIX secolo: i
guajiros (campagnoli) a dorso di mulo sono ancora una costante qua, come i romantici cantori (trovadores) che si esibiscono per le strade
con le loro coinvolgenti chitarre. Inoltre, curiosamente, l’afflusso turistico è sì presente ma non è asfissiante e rimane una presenza discreta
in una città che vive delle proprie tradizioni, delle proprie musiche e dei propri colori.
L’intricato dedalo di strade contorte che compongono il cuore storico di Trinidad ha la sua stella polare: si tratta della grande e baricentrica
Plaza Mayor, amabilmente tranquilla e contornata da una serie di perfette architetture coloniali originali. Due sono gli accessi che non
dovreste assolutamente mancare durante una visita alla Plaza Mayor di Trinidad: quelli alla Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad e al
Museo Romantico. La chiesa, ricostruita nel 1892 dopo che l’antecedente fu devastata da un uragano, ha una facciata sobria ma
perfettamente inserita nel contesto urbanistico tanto che è soggetto di numerose cartoline ricordo, mentre il Museo Romantico presenta
un’articolata esposizione di mobili, porcellane e oggettistica ottocentesca che vi permetteranno di farvi un’accurata idea di come dovessero
essere sfarzose le residenze signorili in città a metà ‘800. Conclusa la scoperta delle bellezze di Plaza Mayor vi esortiamo a percorrere la
sempre affollata Calle Simon Bolivar verso sud-ovest per raggiungere quindi il Museo Historico Municipal, collocato entro uno dei più bei
palazzi aristocratici ottocenteschi di Trinidad. La collezione privata della famiglia Cantero è davvero interessante, come indimenticabili sono
le viste panoramiche dall’alto su Trinidad che si godono dalla sua torre. Giunta quindi l’ora di pranzo sappiate che le strade che si diramano
da Calle Simon Bolivar sono il vero e proprio tempio della cucina cubana tradizionale della città (oltre a essere una vera mecca per i patiti
dello shopping che potranno sbizzarrirsi in una serie di mercati improvvisati all’aperto). Le osterie private grazie alle nuove leggi sulla
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liberalizzazione stanno spopolando ultimamente a Trinidad, così come le casas particulares, case private che offrono stanze e vitto per i
viandanti, un opzione privilegiata per soggiornate in città entrano in connubio perfetto con lo spirito di Trinidad. Per smaltire il pranzo nel
pomeriggio il meglio che possiate fare è quindi perdervi letteralmente tra i viottoli di Trinidad, così da coglierne appieno charme e magia, tra
piazze appartate, chiesette consunte dal tempo e note di artisti da strada che imperversano per la cittadina. Ci sentiamo di darvi giusto un
consiglio su un monumento da non perdere: il Museo National de la Lucha Contra Bandidos, ospitato nell’ormai decrepito convento di una
chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi. Si tratta di un’area espositiva che fa luce su una delle vicissitudini meno note della storia recente
cubana: la lotta delle milizie antagoniste al governo castrista che imperversarono in questi territori tra il 1960 e il 1965.
Alcuni scatti che immortalano la bellezza senza tempo di Trinidad, la realtà che più di ogni altra a Cuba è rimasta conforme al suo archetipo
coloniale di metà ‘800. Qui tra magnifici edifici originali dipinti a tinte accese si svolge ancora una vita tradizionale e autentica con diversi
trovadores che amano allietare i turisti con note romantiche delle loro canzoni classiche accompagnate da immancabili chitarre.
La seconda giornata che vi consigliamo di spendere a Trinidad esplora invece i dintorni pittoreschi della città, con un’ambivalenza netta tra
la mattinata a carattere storico e il pomeriggio votato invece al relax sulle spiagge caraibiche di Playa Ancon. La prima meta della giornata
deve necessariamente essere la vicina (8 km a est) Valle de los Ingenios che nell’800 divenne il cuore pulsante dell’economia di Trinidad con
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l’apertura di decine di zuccherifici, piantagioni, case padronali e impianti di raffinazione del prodotto per antonomasia della città. Oggi
purtroppo di tutto questo laborioso passato rimangono solo ruderi e sparuti campi ancora coltivati ma le devastazioni della guerra
d’indipendenza ottocentesca praticamente misero una pietra tombale sulla Valle de los Ingenios che oggi è stat riconquistata dalle palme
della Sierra del Escambray. Forse il luogo più emblematico dell’intera vallata è oggi la Manaca Iznaga, una torre settecentesca alta 44 metri
dentro una hacienda del posto che aveva come unico scopo quello di sorvegliare dall’alto il lavoro degli schiavi nelle piantagioni. Oggi per
fortuna questa pratica ignominiosa è sparita ma rimangono i panorami dall’alto meravigliosi sulla Valle de los Ingenios da gustarsi dalla
Manaca Iznaga. Come predetto infine, se la mattinata è a carattere storico, il pomeriggio sarà imperniato sul relax. E nulla in questo senso a
Trinidad ha valenza equivalente a trascorrere qualche ora sulla caraibica Playa Ancon, un vero gioiello tropicale di sabbia bianca (con
l’unica problematica di avere notevoli sciami di pappataci particolarmente aggressivi verso il tramonto). Se però farete con regolarità un
bagno nelle ore più calde della giornata questa seccatura dovrebbe rivelarsi meno noiosa del previsto. Per la serata infine non esitate oltre e
fate rientro a Trinidad, in modo da godervi una nuova spumeggiante e magica serata in questo centro caraibico al di fuori del tempo.
Tre scatti che immortalano le bellezze adiacenti la località storica di Trinidad. In prima immagine una vista panoramica sulla Valle de los
Ingenios che nell’800 fu il motore trainante dell’economia locale basata sulla produzione e il commercio dello zucchero. In seconda
immagine il monumento simbolo del luogo: la Manaca Iznaga, una torre di osservazione padronale per il controllo del lavoro degli schiavi
nei campi. Infine uno scatto che immortala Playa Ancon, la spiaggia caraibica di Trinidad, perfetta per un pomeriggio rigenerante.
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21° giorno: SANTA CLARA
La ventunesima tappa di questo itinerario volto alla scoperta delle bellezze di Cuba settentrionale costituisce l’ultimo trasferimento terrestre
degno di nota del viaggio permettendovi di trasferirvi dalle coste caraibiche meridionali dell’isola verso la dinamica e giovanile Santa Clara
(120km, 2 ore da Trinidad). Santa Clara è una realtà di quasi 300.000 anime situata nei pressi del centro geografico di Cuba, caratterizzata
dalla presenza dell’università più prestigiosa della nazione dopo quelle de L’Avana (per questo qui l’offerta di vita notturna è cosi variegata)
e passata alla storia per la capitolazione finale delle truppe di Batista nel 1958 nei confronti dei rivoltosi guidati da Fidel Castro che con
questa vittoria presero de facto il controllo di Cuba. Da sempre una città votata al lavoro e snodo dei trasporti fondamentale della nazione
Santa Clara probabilmente non possiede il fascino architettonico di molte altre città cubane ma il suo essere un poco rozza e molto autentica
l rende intrigante agli occhi dei viaggiatori di mente più aperta. Il classico tour di Santa Clara ha inizio quasi inevitabilmente dal
centralissimo Parque Vidal, un vero richiamo irresistibile per i locali che appena possono si riversano all’ombra dei suoi frondosi alberi per
chiacchierare, giocare o assistere a spettacoli musicali open air organizzati di frequente. Gli elementi caratterizzanti di Parque Vidal sono
invece la statua de El Nino de la Bota (il bambino con gli stivali), divenuto emblema di Santa Clara, e una statua commemorativa che ricorda
Marta Abreu, la celebre filantropa cubana che con i suoi fondi permise la costruzione di buona parte del nucleo storico cittadino e si
promulgò attivamente per la lotta verso l’indipendenza cubana dai coloni spagnoli verso fine ‘800. Annoverato tra i lasciti più splendenti di
Marta Abreu si ricorda, giusto sul lato settentrionale di Parque Vidal, il meraviglioso Teatro de la Caridad (del 1885) contraddistinto da un
interno a tre ordini di palchi impreziositi da stucchi, marmi ed affreschi tra cui spicca quello del soffitto opera di Camilo Zalaya. Conclusa la
rapida visita agli interni del teatro vi consigliamo quindi per concludere la mattinata di percorrere verso nord Calle Luis Estevez fino a
pervenire alla Fabrica de Tabacos Constantino Perez Carrodegua, considerata dai cultori dei sigari come una delle migliori di Cuba. Qui si
producono etichette rinomate come i Montecristos, i Partagàs e i Romeo y Julieta e i tour che si svolgono negli ambienti produttivi interni
sono interessanti e lasciano ampio spazio alla scoperta di alcune chicche interessanti. Giunta quindi l’ora di pranzo sappiate che Santa Clara
ha la nomea di essere una delle patrie della buona cucina cubana con una serie di ristorazioni private (casa particulares e paladares) che
offrono ottime portate a prezzi più che ragionevoli soprattutto nelle vicine Calle Indipendencia e Calle Zalaya. Nei pressi di queste strade
trova peraltro ubicazione anche la Catedral de las Santas Hermanas e de Santa Clara de Asis, la cattedrale locale del 1923 nota per le sue
vetrate istoriate e per la venerata statua bianca de La Virgen de la Charca.
Meta praticamente obbligata di ogni tour a Santa Clara che vi occuperà senza problemi quasi tutto il pomeriggio è infine il Conjunto
Escultorico Comandante Ernesto Che Guevara, sito nei quartieri occidentali della città, una sorta di luogo di pellegrinaggio laico per i
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nostalgici dell’epopea del Che. Questo mausoleo che commemora il guerrigliero di origini argentine presenta all’ingresso una statua in
onore del Che (eretta nel 1987 in memoria del ventennio dalla morte di Guevara in Bolivia), mentre nel mausoleo vero e proprio all’interno
riposano per l’eternità le spoglie di Che Guevara stesso e di altri suoi combattenti periti nel fallito colpo di stato tentato in Bolivia negli anni
’60. All’interno ci sono una serie di cimeli e pannelli esplicativi che ripercorrono le gesta del rivoluzionario sudamericano. Una cosa è certa:
le emozioni e le reazioni politiche che suscita questa figura ancora oggi nelle persone non possono essere definite che come le più disparate. I
cultori delle rivoluzioni armate novecentesche da parte dei popoli oppressi del Terzo Mondo lo venerano quasi come una divinità, mentre i
conservatori di stampo filo americano continuano a identificare questo ex medico argentino divenuto guerrigliero come una delle personalità
più destabilizzanti e pericolose del XX secolo. La storia ci dice in realtà che dopo un mitico viaggio in motocicletta intrapreso nel 1953 con
un amico tra le nazioni sudamericane Che Guevara comprese e visse in prima persona le iniquità e la povertà che affliggevano le popolazioni
locali negli anni ’50 e decise di votare la sua vita alla liberazione di queste genti. Nel 1954, ormai convertito alla causa marxista e
comunista, prese parte a resistenze in Guatemala nei confronti dell’imminente colpo di stato promosso dagli Stati Uniti nei confronti del
governo di sinistra nazionale, ma non ebbe fortuna nei suoi piani e dovette ripiegare in Messico laddove l’anno successivo entrò in contatto
con i fratelli Castro. Con questi mise a punto i piani rivoluzionari cubani divenendo una figura di spicco nell’esercito di Castro e riportando
vittorie decisive sul campo di battaglia che permisero alla révolution di realizzarsi. Che Guevara passò quindi a ruoli politici di alto rango
nel governo cubano, almeno fino al 1965 quando misteriosamente scomparve dai radar locali per fare la sua riapparizione nel 1967 in
Bolivia intento ad aiutare dei ribelli del posto decisi ad opporsi al governo filo occidentale presente. Le sue posizioni sempre più apertamente
anti americane gli inimicarono però buona parte delle truppe boliviane regolari che lo catturano e giustiziarono nel 1967. Oggi il feretro con
i resti del Che sono probabilmente tornati nella terra che più lo ha amato e reso celebre al mondo. Terminata anche questa visita sul viale dei
ricordi delle grandi movimentazioni politiche novecentesche non vi resterà quindi altro da fare che rientrare in città per trascorre la vostra
ultima notte cubana. Un’ultima precisazione appare però d’obbligo: qualora visitaste Cuba nel periodo natalizio non lasciatevi sfuggire per
nessun motivo la possibilità di prendere parte agli scatenati festeggiamenti che caratterizzano la festa de Las Parrandas di Rémedios (45km,
50 minuti). Questo nucleo abitato di medie dimensioni è uno tra i più antichi di Cuba (venne fondato nel 1513) ma nulla nelle lemmi giornate
dell’anno fa trasparire lo spirito baldanzoso dei suoi abitanti che ogni sera del 24 dicembre si lanciano nelle strade con veemenza
richiamando tutti, locali e non, ad unirsi alla festa che si estrinseca con balli di gruppo, spettacoli pirotecnici e tante occasioni di danza per
le strade. Se vorrete godere di uno spaccato autentico e non contaminato da scopi turistici di Cuba avrete sicuramente trovato pane per i
vostri denti.
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In prima immagine l’aspetto esterno del famosissimo Conjunto Escultorico Comandante Ernesto Che Guevara di Santa Clara: il mausoleo
dove riposano per l’eternità le spoglie del mitico combattente argentino che si promulgò nel ‘900 per la causa delle popolazioni oppresse
sudamericane. Al centro invece l’interno del meraviglioso Teatro de la Caridad, massimo lascito della filantropa Marta Abreu alla sua città.
Infine uno scatto che immortala i turbolenti festeggiamenti de Las Parrandas che si tengono ogni 24 dicembre a Rémedios.
22° - 23° giorno: trasferimento fino a L’Avana
Fare rientro da Santa Clara sino in Italia è un’impresa ancora abbastanza velleitaria. Questo soprattutto dovuto al fatto che Santa Clara
dista notevolmente via terra sia dal principale aeroporto di L’Avana (295km, 3 ore e mezza di guida effettiva) che dalla sua valida
alternativa: lo scalo di Varadero (240km, 3 ore di viaggio). Insomma qualsiasi biglietto aereo scegliate di prenotare per far rientro da Cuba
all’Italia il primo dei due giorni da dedicare forzosamente al viaggio di ritorno avrà almeno tutta la mattinata impegnata solo al
raggiungimento dell’aeroporto. Una volta raggiunto sappiate che le opzioni per rientrare da L’Avana o da Varadero non sono equivalenti.
Da L’Avana esistono voli di linea diretti sia verso Roma che Milano (10-12 ore di viaggio) oltre a validissime alternative con un singolo
scalo intermedio (Fort Lauderdale, Monaco di Baviera, Amsterdam, Parigi, Madrid, Toronto in genere) che dilungano la tratta a 14-22 ore
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complessive da trascorrersi in volo. Da Varadero invece non esiste alcun volo diretto verso l’Italia e la necessità di uno scalo intermedio
diventa imperante. In questo caso gli aeroporti ponte più gettonati sono quelli di Miami, Francoforte, Città del Messico e Monaco di Baviera
e la durata media della tratta si attesta tra le 17 e le 22 ore complessive. Per onor di cronaca però i voli diretti da Varadero verso l’Italia
sono in genere più dispendiosi dei corrispettivi partenti da L’Avana. Quale che sia la vostra decisione in merito al viaggio di ritorno
ricordate però che dovrete sempre e comunque predisporre un paio di giorni di calendario per fare rientro in Italia, questo anche per via del
cambio di fuso orario, in questo caso in netto avanzamento.
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