leishmaniosi parassita dixeno ciclo indiretto flebotomo o
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13 maggio
Data: 13 maggio Editore: Sara Mascambroni, Alice Scafetta
Autori: Alessandra Maio, Marta Maggisano, Ida Maragò, Alessia Martini
Leishmaniosi
La Leishmaniosi è una malattia causata da un parassita dixeno ciclo indiretto e trasmessa da
un vettore biologico. Il vettore è un flebotomo o pappatacio e il protozoo, l’agente eziologico
della malattia, è un parassita intracellulare obbligato appartenente al genere Leishmania.
Nell’uomo è provocata da:
• L. donovani, con 3 specie di cui la più importante è la L. infantum
• L. mexicana
• L. tropica
La morfologia è uguale, pertanto non sono distinguibili con esame microscopico. Per differenziarli ,
nel caso in cui sia necessaria una diagnosi differenziale, vengono utilizzate tecniche diagnostiche
dirette, come analisi isoenzimatiche e metodi molecolari, anticorpi monoclonali che vanno a
riconoscere i componenti antigenici specifici.
Ci sono circa 90 paesi interessati da questa parassitosi, prevalentemente in area tropicale e
subtropicale come il bacino mediterraneo.
Esistono due morfotipi del parassita:
- nell’ospite vertebrato, prende il
nome di amastigoste;
- nel flebotomo, quindi nel vettore,
prende il nome di promastigote ed è
dotato di un flagello terminale.
Il flebotomo o pappatacio è un insetto ematofago di dimensioni parecchio piccole, come quelle di
una zanzara.
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La prevenzione più diffusa per il controllo di queste malattie, in particolare per la malaria, è basata
sull’utilizzo di zanzariere e particolari insetticidi. Tuttavia ci sono degli insetti, di dimensioni tali che
la maglia della zanzariera non arriva a bloccare il passaggio dell’insetto.
Nel ciclo sono rappresentati due ospiti: il vettore e l’ospite vertebrato.
L’inoculazione del promastigote avviene durante il pasto di sangue e i promastigoti vengono
immediatamente fagocitati dai macrofagi, tramite riconoscimento da parte di recettori sulla
superficie della cellula stessa (è infatti un parassita intracellulare obbligato); a seguito della
fagocitosi si forma un lisosoma in cui il parassita assume una forma tonda e tozza, amastigote, e
inizia a riprodursi.
Alla fine del ciclo di replicazione nella cellula reticolo-endoteliale, il macrofago va incontro a lisi
e libera gli amastigoti che invadono altri macrofagi.
L’infezione del flebotomo avviene se nel pasto di sangue vi sono macrofagi al cui interno sono
presenti amastigoti. All’interno del tubo digerente dell’insetto il macrofago va incontro a lisi e
libera gli amastigoti che si trasformano nell’intestino in promastigoti. Questi migrano verso la
proboscide dell’insetto da dove avviene l’iniezione del promastigote nel vertebrato.
Clinicamente distinguiamo due forme di Leishmaniosi, cutanea e viscerale.
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Nella Leishmaniosi cutanea la replicazione del parassita avviene solo a livello cutaneo, ciò è
legato al fatto che in queste specie la riproduzione avviene ad una temperatura leggermente più
bassa rispetto a quella degli organi. L’infezione del vettore avviene solo se punge un individuo con
leishmaniosi viscerale in corrispondenza della lesione. Questa forma è caratterizzata da una
lesione papulare a crescita centrifuga con la formazione di croste centrali che guariscono
spontaneamente in tempi non rapidi e lasciano una cicatrice permanente.
In condizioni di immunodeficienza le lesioni cutanee, possono assumere delle forme diffuse, sono
rarissime ma esistono.
Quali saranno gli organi più interessati da questo tipo di infezione nella forma viscerale?
Milza, fegato e midollo osseo.
Le forme cliniche viscerali sono forme ben più gravi di quelle cutanee. C’è una fase caratterizzata
da un quadro clinico aspecifico, con febbre, perdita di peso ed epatosplenomegalia. Nell’arco di
mesi il paziente tende a presentare un quadro clinico di anemia, in conseguenza di danni a livello
midollare. E’ un quadro comunque mal definito, in cui solo a seguito di un esame sierologico
specifico si giunge alla diagnosi.
Un’evoluzione molto grave della malattia, con conseguenti elevati tassi di mortalità, caratterizzava
anni fa i pazienti affetti da HIV che contraevano anche la Leishmaniosi (tipico esempio di infezioni
concomitanti in pazienti il cui sistema immunitario è fortemente compromesso).
Un terzo tipo è presente in centro e sud America si chiama Leishmaniosi muco-cutanea, in cui
la prima ad essere infettata è la cute, poi guarisce spontaneamente, ma se raggiunge i tessuti
mucosi tende ad avere una diffusione anche “metastatica" e può essere dannosa.
Delle forme muco-cutanee possono diffondere non solo alle mucose ma anche al tessuto rino-
faringeo.
Nelle forme viscerali in cui si sviluppano sintomi aspecifici, possono essere molto variabili tra 1 a
4 mesi. Il quadro più importante è quello di epatosplenomegalia perché può portare a morte
l’ospite.
Nel XX secolo in particolare nel continente indiano, ci sono state epidemie di Leishmaniosi che ha
provocato centinaia di migliaia di morti perché è una parassitosi che può assumere dimensioni
molto rilevanti.
L’iter diagnostico per la diagnosi delle forme viscerali
Il primo passo è stabilire se l’individuo è entrato a contatto con l’agente patogeno: diagnosi
indiretta, ovvero stabilire se nel siero o nel plasma sono presenti anticorpi. In molti casi una
sieronegativtà non esclude l’infezione.
Tutto ciò avviene attraverso l’approccio indiretto, che è un esame eziologico, e si ottengono molte
informazioni, in modo poco traumatico per il paziente. Una volta ottenuto un risultato positivo, si
tende ad avere conferma tramite approccio diretto per dimostrazione della presenza del
parassita intero o di sue componenti molecolari.
I macrofagi verranno ricercati nel sangue periferico ma, trovandone pochi, è necessario eseguire
un puntato midollare.
In genere negli esami che si compiono i tessuti ricchi di cellule sono la milza, il fegato, quindi si
possono effettuare anche biopsie epatiche o spleniche che però risultano essere molto più
traumatiche rispetto al puntato midollare. Quindi andando ad effettuare un puntato midollare o un
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puntato sternale andiamo a vedere se all’interno dei macrofagi si riscontrano queste forme tozze ,
tondeggianti, facilmente riconoscibili che sono gli amastigoti. Nelle forme cutanee il parassita va
ricercato sempre all’interno della cellula ospite e si fanno dei micro prelievi cutanei in
corrispondenza dei margini della lesione.
Per questo parassita non esistono vaccini.
Il controllo e la lotta alla Leishmaniosi viene fatta attraverso la riduzione, là dove possibile, del
contatto tra l’uomo e il vettore e soprattutto attraverso i farmaci.
Un importante concetto è che la Leishmaniosi, in particolar modo la Leishmaniosi infantum, è una
zoonosi in grado di colpire principalmente il cane.
La specie che ci riguarda più da vicino è la infantum, chiamata così perché provoca una
sintomatologia seria nei soggetti nelle prime fasce d’età mentre negli adulti in genere questa
parassitologia assume una forma grave solo se vi è un’immunodeficienza dell’ospite.
Malaria
La Malaria è la malattia che ha esercitato nel corso dell’evoluzione del genoma umano il più alto
livello di pressione selettiva sull’uomo. Esistono 5 specie in grado di parassitare l’uomo:
1.Plasmodium falciparum:
Africa subsahariana, Asia e
America Latina;
2. Plasmodium vivax:
presenta una costituzione più
ampia che necessita di
condizioni di temperatura più
frequenti rispetto a falciparum,
anche più basse;
3. Plasmodium ovale:
Africa occidentale;
4. Plasmodium malariae:
distribuzione geografica ampia;
5. Plasmodium knowlesi:
Sud-Est asiatico.
All’inizio del XX sec Ronald Ross (premio Nobel 1902) disse:
“Le febbri malariche, note anche con il nome di paludismo o febbri intermittenti, sono le più
importanti tra le malattie che hanno colpito l’umanità”
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Tassi di Inoculazione Entomologica
nell’Africa Sub-Sahariana
Questa immagine indica il numero di
infezioni che un individuo riceve nel
corso di un certo periodo di tempo (in
questo caso in un anno).
Si può osservare come in molte zone
il colore predominante sia il verde cui
corrisponde il range 260-700 (alcune
centinaia di colture infettanti).
Il parassita preso in
considerazione in questo
diagramma è il Plasmodium
falciparum, il quale indica un
quadro potenzialmente letale.
Questi tassi sono scesi negli ultimi anni anche dell’80-90% e, rapportati a quei valori, restano
comunque almeno una cinquantina di punture infettanti all’anno.
L’anemia falciforme è una malattia causata da una mutazione della catena beta dell’emoglobina.
Quando la mutazione è presente in omozigosi, provoca una malattia letale (anemia falciforme);
quando la mutazione è presente in eterozigosi protegge quasi completamente contro l’evoluzione
grave della malattia stessa.
Il ciclo è indiretto.
Sono presenti due ospiti:
- vertebrato (l’uomo per le 5 specie sopracitate)
- invertebrato: zanzara Anopheles femmina
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L’infezione avviene durante il pasto di sangue: la zanzara inocula nel torrente circolatorio il
parassita in uno stadio chiamato sporozoita, e nell’arco di 10-20 minuti questi sporozoiti
raggiungono la prima cellula bersaglio che è l’epatocita.
All’interno dell’epatocita il parassita si riproduce in modo asessuato, assumendo una morfologia
inizialmente di trofozoita, successivamente di schizonte.
Dopo circa 5-6 giorni dall’infezione gli sporozoiti che hanno invaso gli epatociti terminano il loro
ciclo di riproduzione, chiamato esoeritrocitario ( pre-eritrocitario o epatico), e portano alla lisi
dell’epatocita che libera nel torrente circolatorio copie dello sporozoita che aveva invaso la cellula
epatica che prendono il nome di merozoiti. Quindi si assiste ad un’invasione dell’epatocita da
parte degli sporozoiti, successiva formazione di trofozoiti, schizonti (per ogni sporozoita che invade
una cellula epatica, si forma uno schizonte che è costituito da circa 30000 copie del parassita,
ovvero 30000 merozoiti che vengono liberati poi nel torrente circolatorio).
Tutta questa fase è del tutto asintomatica e dura 5-6 giorni.
(ricorda: nelle altre specie avviene tutto più lentamente, i ritmi di riproduzione sono più bassi del
falciparum)
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PERIODO DI INCUBAZIONE = intervallo di tempo che va dall’infezione alla comparsa dei sintomi.
Come parte del periodo di incubazione quindi dobbiamo comprendere questi 5-6 gg di
riproduzione asessuata nell’epatocita.
Il parassita poi raggiunge il torrente circolatorio e il merozoita invade il globulo rosso e comincia la
fase schizogonica eritrocitaria (quella precedente è la fase schizogonica epatica).
Siamo arrivati a livello dell’eritrocita e qui avviene un ciclo esattamente corrispondente a quello
appena descritto per l’epatocita con la differenza che, essendo globuloso, in una cellula molto
piccola il numero di copie del parassita prodotto è circa 1000 volte inferiore (lo schizonte prodotto
alla fine del ciclo eritrocitario conterrà quindi al massimo 30-40 merozoiti). Nei primi cicli di
riproduzione eritrocitaria, considerando il fatto che la densità del parassita è ancora molto bassa,
non vi è alcun sintomo.
A ciò si aggiungono però delle variazioni nel caso in cui, ad esempio, abbiamo un’infezione
altissima: il tempo di incubazione sarà più corto perché la densità parassitaria raggiunge già alla
prima ondata di riproduzione la densità scatenante.
Di solito però ci vogliono circa dai 2 ai 4 cicli eritrocitari per arrivare ad una densità di
parassiti tale da innescare l’attacco.
RICAPITOLANDO:
La fase epatica è quasi del tutto asintomatica.
I sintomi compaiono dopo un numero variabile di cicli eritrocitari e il ciclo eritrocitario dura
nel complesso 48h.
La fase epatica dura 5- 6 giorni, mentre il primo ciclo di riproduzione eritrocitaria 2 giorni
(tot = 8 giorni).
Se al secondo ciclo di riproduzione eritrocitario si raggiunge una densità parassitaria
sufficiente compaiono i primi sintomi e allora si dice che il periodo di incubazione per la
malaria è di 9-14 giorni.
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Perché i periodi di incubazione sono così importanti?
I periodi di incubazione rivestono un’importanza particolare poiché se un soggetto si esponesse ad
una zona endemica e sviluppasse un quadro febbrile che è non specifico, dopo un tempo
vagamente inferiore ai 9-14 giorni si può escludere alla base del quadro clinico la malaria.
Il periodo di prepatenza è il periodo che intercorre tra l’infezione e la comparsa nel sangue
periferico del parassita, ma generalmente questo è riscontrabile in bassa densità e con assenza
di sintomi.
Quando invece il parassita diviene riscontrabile nel sangue ma è comunque non ancora
associato a sintomi si ha il periodo di patenza.
Si distingue poi il periodo di incubazione che va dall’infezione alla comparsa della
sintomatologia.
Dopo un numero variabile di riproduzioni asessuate, si raggiunge lo stadio gametocita.
Vengono generati due tipi di gametociti: i gametociti maschi, definiti microgametociti ed i
gametociti femmina denominati macrogametociti.
Lo stadio gametocita del parassita è l’unico stadio in grado di infettare l’ospite vertebrato.
(Se una zanzara punge un individuo infetto, ma in cui ancora non si sono sviluppati i gametociti,
questa non si infetta: è necessario infatti che nel sangue assunto dal vettore siano presenti
entrambi i tipi di gametociti.)
Una volta assunto il sangue infetto, si innesca la fase sessuata del ciclo del parassita che
prende nome di ciclo sporogonico e si attua nell’intestino medio della zanzara anopheles
femmina.
Avviene così la fusione di microgametociti e macrogametociti fino a formare uno zigote, il quale si
differenzia in una cellula che ha la capacità di perforare la parete intestinale della zanzara e
successivamente si differenzia ulteriormente nello spessore della parete intestinale in
oocisti.
Questo stadio è l’unico con scambio di materiale genetico tra i due sessi.
L’oocisti, che contiene all’interno migliaia di sporozoiti, andrà incontro a lisi e libererà questi
nelle cavità celomatiche della zanzara, per far sì che poi migrino in varie direzioni,
concentrandosi soprattutto nelle ghiandole salivari della zanzara.
Questa fase è fortemente influenzata dalle
condizioni ambientali, in particolar modo
dalla temperatura. Intorno ai 23°-24° gradi
il ciclo si blocca.
Questo ciclo vitale esposto è tipicamente
quello del P. Falciparum, anche se per gli
altri non ci sono sostanziali differenze se
non nelle tempistiche del periodo di
incubazione e nel quadro clinico che le
diverse specie comportano.
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L’unica grande differenza riguarda il P. Vivax e il P. Ovale: nella fase epatica, gli sporozoiti che
hanno invaso l’epatocita possono differenziarsi in una forma metabolicamente silente che si
chiama ipnozoita.
In questo stadio, il parassita si trova all’interno dell’epatocita ma non prosegue la sua riproduzione
asessuata, rimane nello stadio di trofozoita per molti mesi o anni, per poi riattivarsi e concludere il
ciclo di riproduzione epatica, a cui può seguire un attacco clinico anche in assenza di un
precedente attacco clinico primario.
Qual è la conseguenza dell’esistenza di questo particolare stadio?
Nella stessa infezione sporozoiti diversi possono seguire evoluzioni diverse: cellule che
danno immediatamente luogo al ciclo di evoluzione epatico e cellule che invece rimangono nello
stadio di ipnozoita oppure cellule si differenziano tutte in sporozoiti o tutte in ipnozoiti.
Questo è da tenere a mente nella terapia farmacologica: generalmente i farmaci che eliminano il
parassita nel sangue periferico non eliminano gli ipnozoiti.
Un’importante eccezione è costituita dalla Primachina, in grado di agire su entrambi gli stadi del
parassita. La somministrazione di questa deve però essere accompagnata da un’attenta
anamnesi su un’eventuale enzimopenia del paziente, per evitare di causare un’anemia
acuta.
Nelle zone invase da malaria c’è un’alta frequenza di enzimopenici, soprattutto di pazienti carenti
di glucosio 6-fostato deidrogenasi.
.
Perché è stato selezionato questo stadio di ipnozoita? In zone a trasmissione instabile (tipo di
trasmissione caratterizzata dal fatto che il vettore c’è in alcuni periodi dell’anno e non in altri),
un parassita che ha la capacità di rimanere silente nel fegato e di riattivarsi a distanza di tempo ha
una fitness (una probabilità di riprodursi), più alta di un parassita che invece non è in grado di
formare ipnozoiti. Quindi si seleziona.
Nel ciclo della malaria ci sono quindi tre sottocicli:
- Ciclo epatico o pre-eritrocitario (asintomatico): ha la durata
- P. Falciparum: 5-6 giorni;
- P. Vivax: 8 giorni;
- P. Ovale: 9 giorni;
- P. Malariae: 13-14 giorni.
- Ciclo eritrocitario o extra-epatico (sintomatico): ha la durata
- P. Falciparum: 48 ore;
- P. Vivax: 48 ore;
- P. Ovale: 48 ore;
- P. Malariae: 72 ore.
- Ciclo sporogonico o sessuale nel vettore.
Da ricordare il periodo di incubazione ( tra il ciclo epatico e il ciclo eritrocitario): ha durata di
- P. Falciparum: 9-14 giorni;
- P. Vivax: 6-14 giorni, ma si può protrarre fino a 8-10 mesi;
- P. Ovale: 6-14 giorni, ma si può protrarre fino a 10-12 mesi;
- P. Malariae: 7-30 giorni.
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Distribuzione della malaria da P.
Falciparum
La malaria è oggi un problema grave
soprattutto nell’area sub-sahariana, anche se
la situazione è molto migliorata grazie
all’intervento dei Paesi ricchi nei Paesi in via
di sviluppo.
Le zone rosse corrispondono a zone in cui
10 anni fa il 100% della popolazione risultava
positivo alla malaria e questo avveniva
essenzialmente solo in Africa Sub-Sahariana e in Papua Nuova Guinea.
Attualmente oltre all’Africa Sub-Sahariana, si registrano importanti trasmissione nel Sud-
Est Asiatico.
In termini di mortalità, 10 anni fa si verificavano intorno ad 1 milione di decessi all’anno; oggi
siamo intorno a mezzo milione.
La malaria è stato un grave problema anche per l’Italia.
Fino alla fine del XIX secolo morivano circa 20.000 persone all’anno a causa della malaria
ed è stato un fattore che ha abilitato e debilitato la crescita dello sviluppo socio-economico delle
regioni italiane per secoli: la causa fondamentale delle differenze di sviluppo economico tra le
regioni italiane è la malaria.
Inoltre la genetica di popolazione endemica e non endemica del nostro Paese è molto diversa.
Meccanismi patogenetici di P. Falciparum
La malaria da P.Falciparum può svilupparsi in una forma grave, definita come malaria cerebrale,
con danni che possono lasciare delle sequele croniche in termini di capacità cognitiva.
Il rapporto di pazienti affetti da malaria da P. Falciparum, degenerata poi in malaria cerebrale è di
4:1.
Nei soggetti reduci da malaria cerebrale si osserva un’incidenza maggiore di patologie come
l’epilessia rispetto a soggetti che non hanno contratto la malattia.
Inoltre, la malaria grave è la prima causa di anemia nella popolazione delle zone endemiche e
l’anemia è un fattore che riduce fortemente la capacità di apprendimento di un individuo.
Quindi stiamo parlando sostanzialmente di una malattia che ha una ricaduta gravissima a livello di
popolazione. E’ la prima causa di povertà nell’intero continente africano.
Va da sé che il controllo della malaria è una strategia di lotta contro la povertà: si è chiarito solo
recentemente che la lotta alla malaria sia uno strumento di sviluppo economico fondamentale.
Sono concetti che hanno poi un risvolto importantissimo a livello di decisioni politiche ed
internazionali.
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Si parla principalmente di meccanismo patogenetico da P.Falciparum perché tra tutte le specie
di malaria è l’unica che potrebbe portare a conseguenze letali.
Questa differenza è riassunta in questa immagine:
Solo il Plasmodium Falciparum, durante
il suo ciclo eritrocitario, è in grado di
esportare sulla superficie dell’eritrocita
infetto vari tipi di molecole, ma in
particolare Plasmodium falciparum
Erythrocyte Membrane Protein 1
(PfEMP1).
Questa proteina, un’adesina, aderisce
a recettori espressi sulla superficie
delle cellule endoteliali che
costituiscono il lume vasale,
provocando un fenomeno che viene
chiamato “sequestro”.
Il globulo rosso si trova sequestrato
alle pareti capillari degli organi
profondi e quindi non passa
attraverso il circolo splenico, in modo
da non prendere parte all’emocateresi.
A questo fenomeno consegue gran parte della patogenicità di questo parassita.
Nelle specie di P. Vivax, P.
Malariae e P. Ovale, il parassita
si riproduce all’interno
dell’eritrocita, nel torrente
circolatorio.
C’è un continuo passaggio
attraverso la milza, un organo
importante che si occupa di
filtrare i globuli rossi e di
eliminare gli anomali: questo
porta, nel caso di queste tre
specie, che ci sia una capacità
più bassa di venir fuori dalla
milza dove c’è un’attività di
emocateresi che agisce
controllando la densità
emaziale.
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In questa immagine, che mostra la
sezione di un capillare del sistema
nervoso centrale, si vedono questi
puntini che sono globuli rossi infetti
bloccati nella circolazione
profonda.
Inoltre altri fenomeni che
contribuiscono ad un disturbo della
perfusione sono la formazione
delle “rosette”, pacchetti di globuli
rossi infetti.
Tutto ciò provoca un disturbo al
flusso ematico con
microinfiammazioni diffuse in vari
tessuti (di cui le più dannose
conseguenze sono quelle del sistema nervoso centrale) e cascate citochiniche. Questa modalità
di sequestro avviene solo in P.Falciparum.
L’altra condizione che è tipica di P. Falciparum è l’instaurarsi di un quadro di anemia grave,
attraverso meccanismi anemizzanti tipici:
- Emolisi: al termine della fase di schizogonia eritrocitaria (che dura 48h), il globulo rosso va
incontro a lisi e libera i merozoiti;
- Aumentata emocateresi splenica: si stima che per ogni globulo rosso perso per lisi, ve ne
siano 6-7 non infetti che vengono persi nella milza iperstimolata sotto infezione;
- Diminuzione eritropoiesi a livello midollare.
Si ha una liberazione massiva di antigeni solubili del parassita che vanno ad aderire a globuli
rossi non infetti. Questo complesso viene ricaptato come antigene-globulo rosso a livello della
milza ed eliminato.
All’infezione malarica segue un quadro clinico di malaria non grave caratterizzato da eccessi
febbrili a distanza di tempo legati alla durata del ciclo eritrocitario:
- Terzane: in tutte le specie di Plasmodium con un ciclo eritrocitario di 48h. La febbre
ricompare al terzo giorno.
Si distinguono:
- Terzana Maligna, da P. Falciparum;
- Terzana Benigna, da P. Vivax e P. Ovale.
- Quartana: in tutte le specie di Plasmodium con un ciclo eritrocitario di 72h. La febbre
ricompare al quarto giorno.
La tipica presentazione clinica ha inizialmente sintomi aspecifici, assimilabili a quelli di una
qualsiasi malattia virale: malessere, cefalee, astenia, disturbi addominali, nulla di specifico.
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Segue un quadro più tipico dell’attacco malarico che può aiutare nella diagnosi.
In questa fase i sintomi che avverte il paziente sono sensazioni di freddo molto intenso, cui
segue caldo molto intenso ed infine sudorazione profusa.
(NB. La diagnosi di malaria non si fa andando a guardare questo quadro clinico, il
trattamento si fa sulla diagnosi microscopica od altri sistemi.)
Nelle popolazioni residenti in zone endemiche, solo l’1-2 % dei casi di malaria sono malaria
cerebrale ed anemia grave. Sono quindi molto rare.
In generale, dove vi è diffusione di malaria c’è un’alta frequenza di patologie del globulo rosso
quali falcemie, talassemie alfa e beta, enzimopenie.
Queste malattie non si sono fissate poiché la condizione di omozigosi è letale.
Esiste una condizione, molto simile alle precedenti, in cui è presente una mutazione che riguarda
lo stesso codone che porta all’anemia falciforme (definibile come emoglobina S, HbS), che si
chiama emoglobina C (HbC).
La differenza tra le due è enorme: HbC quando si trovo in omozigosi non provoca nulla,
mentre HbS è letale.
L’HbC è una mutazione che raggiunge frequenze elevate ma che è comunque localizzata e per
molto tempo si era pensato che tale mutazione non conferisse immunità alla malaria.
Invece si è dimostrato che questa mutazione conferisce un fortissimo livello di protezione di
malaria da Plasmodium Falciparum soprattutto quando è ereditata in duplice copia quindi in
condizioni di omozigosi.
Quindi i soggetti omozigoti sono completamente protetti dalla malaria.
La diffusione dell’HbS è presente soprattutto in Africa Sub-Sahariana, Asia Mediorientale,
Subcontinente indiano.
Si è cercato di stimare quanti sono i soggetti che nascono con una mutazione letale sulla base di
frequenze della mutazione nel mondo (in particolare in Africa).
Ogni anno in Africa Sub-Sahariana nascono 230.000 persone omozigoti per l’HbS.
Domanda studente: Cosa provoca l’HbC? qual è il quadro clinico? Provoca malformazioni del
globulo rosso?
“No .
L’HbC non ha un impatto sulla fitness dell’inidividuo. La probabilità di introdursi in un soggetto
omozigote per l’HbC in un ambiente malarico è molto inferiore rispetto alle popolazioni omozigoti
normali.
Il motivo per cui è circoscritto ad un area geografica è che, essendo l’effetto protettivo quasi
esclusivamente in omozigosi, la probabilità che questo allele si potesse selezionare è
scarsissima. A differenza dell’HbS, l’individuo è protetto: se si sposta da una regione A ad una B,
si porta dietro la mutazione.
Nell’HbC invece se l’individuo è emozigote non è protetto e non ha una soglia di accumulo. Inoltre
se c’è uno spostamento dall’area in cui l’emoglobina c’è ad una in cui non c’è si fondono le due
popolazioni e si perde l’effetto protettivo.
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In ogni caso se in una popolazione la frequenza è molto elevata si può andare incontro a
fissazione”.
La diagnosi di malaria si fa andando a ricercare il parassita nel sangue periferico.
Esistono due tecniche :
- striscio di sangue: monostrato di eritrociti, in grado di poter specificare la specie di
Plasmodium presente.
- goccia spessa: in grado di poter dare la positività o meno alla presenza del Plasmodium.
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