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Evola e la “scienza del mito” nordico  www.antiit.com /2011/03/evola-e-la-scienza-del-mito-nordico.html È una raccolta di articoli sparsi, preceduta da un capitolo della “Rivolta contro il mondo moderno”, sull’origine nordica della civiltà indoeuropea. Quanto di più perento nell’innegabile fascino del tradizionalista. “Una” civiltà indoeuropea, per di più “nordica”, anzi iperborea, grazie all’apollineo iperboreo greco che forse arrivava fino al massiccio del Rodope, e spesso polare. Che assicuri “la calma superiorità dell’anima aria”. Di concezione non ardua, il mito, dice il curatore, essendo adattabile: “Uno dei maggiori pregi dei simboli è che essi possono venire letti in molti modi”. Ma la più inverosimile, radicalmente inventata, costruzione della tradizione. E possente, minacciosa: nazionalista, imperialista. Per due secoli prima del nazismo, e anche dopo. Per fare della Germania, in mancanza del controllo dei mari, il centro dell’universo. Dell’universo buono, il “tipo divino luminoso” delle “elites dominatrici e regali”, di contro al “tipo oscuro non-divino”, o “razze inferiori legate al demonismo tellurico e miste con la natura animale”.  Alla pagina 22 della raccolta c’è tutto l’indigeribile, perfino ridicolo, “arianesimo”, o “indoeuropeismo” – da intendersi (Lombardo) quale “scienza delle origini della e delle civiltà di origine nordica”. C’è anche il razzismo. Che in Evola è totalizzante: spirituale, culturale e biologico (del sangue). È più cioè e non meno del razzismo biologico di Hitler, anche se meno artificioso. E c’è una tradizione che la dipendenza nordica non saprebbe non inficiare: “La perdita della residenza polare” è “la prima alterazione, la prima scissione antitradizionale” (p.24). Si parte dall’evidenza: “Tutti i popoli conservano più o meno il ricordo di una catastrofe, che chiuse il ciclo di una precedente umanità”. E la si torce, dapprima a Occidente: “È, in via generale, la fine della terra atlantica, come secondo il racconto di Platone e di Diodoro”. Poi si torce a Nord: l’Occidente riproduce e continua “la «funzione» polare più antica”. C’è Fabre d’Olivet all’origine della deriva, opina Lombardo, un esoterista pitagorico che attraversò indenne la rivoluzione francese. Ma soprattutto c’è l’università di Gottinga, un progetto politico. E una storia non onorevole. Una sintesi è nel romanzo storico di Astolfo “La gioia del giorno”, e nel seguito, di prossima pubblica, “Vorrei andarmene ma non posso”: “La scienza forniva l’università Georgia Augusta, nel 1734 fondata da Giorgio II, Elettore di Hannover e Re d’Inghilterra, per fare la classifica delle razze, primi i sassoni, i popoli del re. Contro di essa si batterà a vuoto il conte Gobineau, “geologo morale” di una “geografia umana profondamente varia”. Anticipatore del darwinismo, che è misgenetista e non esclusivo, selettivo ma non gerarchico - è descrittivo. Prendendo infine atto che “l’etnologia ha bisogno di sfogarsi prima di divenire seria”. Il conte, democratico e anzi progressista, ambiva alla storia del particola-re, “in quei giorni d’infantile passione per l’uguaglianza” - mai appassionata abbastanza e purtroppo sempre infantile, anche presso i detrattori. “Un secolo dopo Gottinga Luigi I di Baviera, avendo riempito i palazzi di campagne romane, pose entusiasta la Grecia sotto la sua coro-na. Insensibile alle delizie turche e all’orgoglio greco, suo figlio Ottone, con corteo di pingui ministri baiuvarici, indossò il gonnellino degli evzones, Atene mutando in “sobborgo di Monaco”, con vaste birrerie, sale soffocanti di boiseries, e terze copie della loggia dei Lanzi. Mentre alla Georgia Augusta Karl Ottfried Müller inventava la storia antica, l’inevitabile sancendo dai Prolegomena: “Pelasgi, dori e achei, al pari dei goti, sassoni e franchi, costituirono a lungo una nazione per via della loro natu-ra fisica e spirituale”. Si può riderne? K.O.Müller resta colui che “gettò la base incrollabile per la ricostruzione della storia antica” per Wilamowitz-Moellendorf indiscusso. E non è molto che Dumézil, francese, allievo di Mauss, ha coronato con Marc Bloch, ebreo e francese, il sogno dei tedeschi di mutarsi in dei, dai beserkir d’Islanda sbollentati alle SA, e guerrieri, atleti tarzaniani con mustacchi, i poignets d’amour stirati ai manubri…. “Rinata con la sconfitta del ‘18 a centro meritorio della fisica, con la meccanica quantististica di Heisenberg, Pauli, von Neumann, Oppenheimer e Born, Gottinga è stata nel Sette e Ottocento la culla della storia antica eretta a scienza grazie all’invenzione della filologia. Con gli “ariani” e la Grecia fu tedesca pure Roma, con tutta la letteratura romanza, e la storia, la chimica e la stessa filosofia, il Giordano Bruno italiano incluso, riportato in vita quattro volte nel solo Ottocento, da Adolf Wagner , Lagarde, Lasson, Kühlenbeck – dopo essere stato salvato ai posteri dai re di Francia e d’Inghilterra. Nel 1770 Blumenthal aveva prodotto la prima graduatoria delle razze, inventando il

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