antropologia culturale visione d'insieme
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8/8/2019 Antropologia Culturale Visione d'Insieme
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Seminario 2009
Lantropologia va letta come un percorso, che inizia nel 700 con gli osservatori illuministi che hanno soprattutto
un interesse nel mettere insieme il carattere delle persone con il clima, mettono insieme degli aspetti che sono di
carattere climatico con usi e costumi, la loro è una modalità, che per leggere il percorso dellantropologia. Quindi
una modalità, che per leggere il percorso dellantropologia, sia di intensificarsi dello sguardo verso le specifiche
culture che di farsi riflessivo. Dobbiamo immaginare uno sguardo da esploratore, che è raro che conosca la lingua,
anche nell800 gli evoluzionisti sono studiosi delle culture altre, che molto spesso ignorano specificamente come
parlano le persone, e soprattutto non ne studiano il senso attraverso il punto di vista del nativo, questo sarà un
qualcosa successivo. Solo allinizio del 900 con Boas e Malinowski si inizierà a prendere in considerazione il punto
di vista delle persone. Prima linteresse dellantropologo è rivolto alla ricostruzione di sequenze evolutive, in che
modo? Per esempio, va in una società e scopre che là cè la ceramica e lagricoltura, in unaltra società cè luso
della caccia e della raccolta, allora luna sarà più primitiva e laltra più avanzata, e incomincia a costruire delle
sequenze storiche, immaginando che queste siano le sequenze che hanno passato tutte le società, e che quindi
anche noi occidentali civili abbiamo passato, noi siamo al vertice di questa sequenza. La teoria che viene espressa
da questi studi è la teoria della selvatichezza, barbarie e civiltà Lobiettivo, dellattenzione verso le culture e le
società, è quello di ricostruire la cultura di quella singola società, immaginandola in una sequenza evolutiva che è
comune a tutte le società e di cui noi siamo il massimo di civiltà, dal semplice al complesso, dalla società più
primitiva, allora collocata in Australia, alla società occidentale, che è considerata la più civile.
Questa sequenza, viene interrotta dagli studi di Boas che, un po diffusionista (la differenza è che levoluzionismo
vede un motore interno di cambiamento, il diffusionismo è il cambiamento attraverso il prestito culturale), vistalattenzione prestata al concetto storico, già elaborato dalla scuola tedesca. Boas critica le sequenze evolutive
da un punto di vista conoscitivo; chi ci dice che tutte le società hanno avuto questa evoluzione? Forse arriveremo
a questa conclusione, ma prima dobbiamo averlo studiato da un punto di vista storico. Ma cè anche un altro
motivo, che farà di Boas un grande: è il fatto che lo studioso è un democratico, ed è u8n forte oppositore dei
pregiudizi, e nei confronti del razzismo, sarà a lui a dire che la razza non è un predittore del comportamento, se i
bambini neri vanno male a scuola è perché sono svantaggiati e non perché di pelle nera, e questo sarà lui il primo
a dirlo con una forte enfasi, e farà dellantropologia una punta di diamante del movimento democratico, dei
diritti civili, e saranno altri suoi allievi che proseguiranno. A Boas si deve la messa in evidenza del pregiudizio
etnocentrico, criticando il fatto che noi società civile possiamo valutare gli altri primitivi, questo sarà il
fondamento su cui si svilupperà la prospettiva antropologica del 900. Una critica al modo in cui noi guardiamo gli
altri, che vuol dire mettere sempre in sospetto il nostro sguardo, rivedere costantemente le nostre posizioni che
arriverà con un allievo di Boas, Hershkowitz, alla teoria del relativismo culturale.
Negli anno 20, per un verso da Malinowski, che si trova cittadino apolide, sequestrato alle Trobriand, rimane a
fare una ricerca che costruirà un metodo, tutti noi siamo figli di Malinowski, perché nel fare una ricerca intensiva,
si ha una modalità simpatetica di guardare dallinterno, come gli altri vivono le dimensioni culturali, che è un
metodo che si chiama etnografia. Qui emerge laspetto di riflessione sul pregiudizio, lidea di dire il loro cibo fa
schifo, il loro mangiare con le mani , ma scopriamo che il loro modo è legittimato dalla loro cultura, e ci insegna
che cè un livello di democrazia diverso da quello che noi pratichiamo, cè unidea diversa di persona nel modo in
cui loro mangiano. Malinowski ci ha insegnato questo sguardo intenso, mettersi dal punto di vista dei nativi,
contemporaneamente con Boas avveniva questa rivoluzione, per cui, critica allevoluzionismo, sguardo
dallinterno particolaristico, per cui io non spiego il potlatch e i Kwakiutl in base a quello che avviene in Egitto,iolo devo spiegare sulla base della loro storia, e anche se sono popoli che non hanno avuto storia, è una nostra
supposizione che non abbiano avuto una storia, perché non hanno la scrittura nostra? Perché non hanno la storia
scritta? Da notare quanti pregiudizi conformano molte volte il nostro pensiero. Boas e Malinowski costruiranno le
basi per lapproccio antropologico, ovvero un movimento di riflessione sul pregiudizio, che collega Boas a Geertz
lungo un percorso che non è così lontano. Geertz è nella scia di Boas, è nella scia di studio delle culture nella loro
specificità, è di studio riflessivo nei confronti del nostro pregiudizio. La differenza tra scienze nomotetiche e
scienze idiografiche: le scienze nomotetiche sono le scienze delle generalizzazioni, in alcuni momenti
lantropologia ha prefigurato di avvicinarsi alle scienze della vita, alla biologia, alla linguistica (scienze dello spirito
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= idiografiche; scienze della natura = nomotetiche), questo avviene nell800 ed è il modo di articolarsi delle
scienze per un certo periodo, nelle scienze antropologiche succede la stessa cosa: per un periodo il modello sarà
quello delle scienze della natura (non necessariamente nel modo di far ricerca o nel modo di riprodurre il
laboratorio, ma nellattenzione verso luniversalità delle proprie asserzioni, e quindi verso generalizzazioni, verso
leggi). Quindi abbiamo questo filone di tendenza nomo tetica, che tende a riprodursi nello strutturalismo, ma
anche nel neo evoluzionismo, nel materialismo storico di Marvin Harris, e oggi ci stiamo tornando con le
neuroscienze. In sostanza cosa asseriscono questi autori: che ci sono dei fondamentali, che non possono essere
viste solo le differenze ma anche le somiglianze. Cè un momento, soprattutto nel dopo guerra il dibattito
antropologico diventa propulsivo di queste diverse tendenze: da una parte cè il radicalismo del relativismo
culturale supportato dallipotesi Saphir Wohrf (basta il linguaggio diverso che diventa concezione del mondo e
se il linguaggio diventa concezione del mondo, allora così parlo così penso, ma questa asserzione nella sua forma
più radicale diventa impossibilità di comprensione di persone che parlano un linguaggio diverso, un determinismo
linguistico che impedisce di comprendere lun laltro, e quindi anche allantropologia di esprimersi, quindi se le
culture non sono traducibili, è impossibile lesistenza dellantropologia). Questa asserzione viene espressa nel 48,
è in quellanno che Hershkowitz tenta di inserire questa asserzione nella carta dei diritti dellONU. Tutto questo
porta una dispersione delle ricerche nella direzione del particolarismo, e qualche autore dirà che cè
unesagerazione di culture, perché se prendiamo in esame solo la realtà italiana esistono culture regionali,
generazionali, etniche ecc., possiamo capire quanto sia ostico poter tradurre le culture senza cogliere una qualche
similitudine tra loro. Le due contrapposizioni allevoluzionismo, producono la scuola boasiana del particolarismo
storico e del funzionalismo britannico, la prima era legata alla storia, il funzionalismo rimuove qualsiasi legamestorico nei cambiamenti culturali, storia che ritorna con lavvento della scuola di Manchester, e anzi diventa
fondamentale. Se vediamo, Malinowski nello studio del kula, non lega il significato di questo rito alla dimensione
storica, ma al qui e ora, con un approccio sincronico. Radcliffe Brown vede il funzionamento della società come
un organismo, guardandola dal punto di vista sociologico e cercando di spiegare il suo funzionamento, quali sono
le strutture sociali, intendendo con strutture sociali, qualcosa di ben visibile, empiricamente rilevante, nozione
che si modifica completamente nella nozione di struttura di Levy Strauss, che è una struttura non visibile ma
deducibile, ricavabile sulla base di generalizzazioni e non sulla base di una semplice osservazione. Prendiamo il
relativismo culturale, che da un lato promuove la ricerca etnografica, in quanto di fronte alla generalizzazione ci
sarà sempre qualcuno che dirà: non in questo popolo non funziona così. Questimmagine con la scuola boasiana e
M . Mead sarà plastica, tutto è possibile, relativismo culturale, che porterà con Goodenough, alle etnoscienze, che
cercano di entrare nella mente di gruppi umani, cercando di capire le classificazioni, come organizzano la vita, un
tentativo di entrare nelle classificazioni che i popoli hanno. Con Geertz vi sarà una critica alletnoscienza, in
quanto dirà che bisogna studiare le pratiche, bisogna capire quello che fanno i popoli, e la descrizione densa non
è altro che una modalità di capire il contesto che è presente nelle nostre azioni. Quale è lesito che deve
raggiungere lantropologo secondo Geertz? E unetnografia specifica che riesca a avere descrizioni dense rispetto
a descrizioni esigue. Cosa significano questi due concetti? Per esempio strizzare locchio è un tic o un
ammiccamento? La descrizione esigua è: battito di ciglia (non ci dice altro); ma se dovessimo distinguere tra
ammiccamento e tic, dovremmo legare quel battito di ciglia al contesto, questa è la descrizione densa della quale
letnografia deve farsi carico e esprimere. Lantropologia gioca tra concetti vicini e concetti lontani allesperienza
(per es.: se durante una ricerca chiedo a un individuo nella tua società il sistema di parentela è matrilineare o
patrilineare sto utilizzando dei concetti lontani dallesperienza che probabilmente lintervistato noncomprenderà, per essere comprensibile devo utilizzare dei concetti vicini, per es.: il tuo cognome discende da tua
madre o da tuo padre?). Compito dellantropologo è entrare e uscire dalla scena e tradurre con la mentalità
dellantropologo ciò che ho osservato, la descrizione sarà una negoziazione tra la pratica e il concetto
antropologico. Un altro esempio è quello di Malinowski e il complesso di Edipo freudiano, Malinowski viene a
contatto con una società matriale, e ha letto Freud che postula una fondamentale e universale configurazione
psicologica che chiama Edipo, ovvero lattrazione erotica del bambino nei confronti della madre e il conflitto a vari
livelli, e quindi espressione di aggressività, nei confronti del padre. Malinowski dice che nella società matriale
delle Trobriand, questo concetto non funziona perché non esiste la figura del padre, poiché nella concezione dei
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trobriandesi i bambini nascono con lincontro della mamma con lo spirito del luogo, quindi quello che per noi è
padre e genitore, non è genitore per i trobriandesi. Quello che in qualche modo è il marito non è il genitore del
bambino, il marito della mamma non gli passerà eredità dal punto di vista di titoli e beni perché la matrialità
comporta che il bambino erediti dallo zio materno e non dal padre. Per Malinowski, quindi, il complesso di Edipo
non è universale. E interessante vedere come lavora un antropologo: si dice scopre che esiste una regola
universale come il complesso di Edipo (addirittura lorigine della cultura, in Totem e Tabù, Freud lo pone
allorigine del passaggio dalla natura alla cultura), ma se lassetto è diverso, allora la teoria freudiana è valida solo
per la società viennese dell800; come è possibile allora generalizzare, o trovare delle leggi universali? Come può
uno psicologo generalizzare con un fronte così limitato di umanità?. Questa è loperazione che farà lantropologia
nel 900: cercare di capire i limiti di certe teorizzazioni mostrando che applicate in cointesti diversi dal nostro, non
funzionano. Laddove la figura del padre non è riconosciuta, laddove leredità è riconosciuta da parte dello zio
questa teoria non può funzionare. Qualcuno potrebbe obiettare che il complesso edipico è spostato verso la
figura dello zio materno, ma non funziona allo stesso modo, in quanto io chiamo madre, tutte le sorelle e cugine
di mia madre, mentre il padre è un terzo che si pone tra la madre e il bambino. La dimensione di confronto con la
psicologia è: le facoltà che noi immaginiamo universali rimangono tali, o il contesto di vita è capace in parte di
trasformarle? (per es.: in India non esiste il grazie come termine, ma esiste la pratica del ringraziamento
attraverso lo scambio di doni). Tutto questo è qualcosa di superficiale, oppure è qualcosa che cambia anche le
nostre emozioni, la nostra modalità di pensare, le nostre sensazioni più profonde, il modo in cui noi costruiamo la
nostra identità?
Levy Strauss non è in linea con la posizione che avrà Geertz di forte relativismo, di una dimensione radicale.Geertz dirà che è scontato che tutti noi mangiamo, è scontato che tutti noi abbiamo necessità generali e
fisiologiche, ma questo non toglie che dal punto di vista particolare, ognuno fa le sue scelte: cè chi farà la dieta; ci
inseriamo delle interpretazioni nelle nostre azioni e questo aspetto fa la differenza da uomo a uomo. Per cui noi
possiamo avere nella nostra società, persone che fanno voti di castità, sebbene il bisogno sessuale sia universale,
e nonostante sia un universale, viene trasformato radicalmente dallesperienza culturale. Per Geertz quindi, conta
linterpretazione, non conta la descrizione esigua ma quella che una determinata cosa diventa (descrizione
densa), quello che diventa quel tic. Levy Strauss ha unaltra posizione che si riferisce sempre al moneto storico
dellantropologia, ovvero del relativismo culturale, delle differenze culturali. La sua domanda è: cè qualcosa che,
seppure nelle differenze, permette di cogliere delle somiglianze, qualcosa che accomuna le differenze? (Qui cè un
legame con la linguistica. I linguisti si pongono la stessa domanda: pur nella variabilità delle lingue, cè qualcosa
che le accomuna? Lo strutturalismo di Levy Strauss è definibile linguistico. La linguistica ha rappresentato quella
capacità di formalizzazione, che è diventata una punta di diamante anche sugli altri fenomeni culturali. Levy
Strauss, fa proprio questo tentativo: se nella linguistica noi possiamo avere una formalizzazione tale da capire che
pur nelle differenze dei linguaggi, si possono ritrovare delle costanti anche a livello di fonema (espressione
sonora), di cui risente la costruzione di parole nel gioco del suono, è vero che le parole sono arbitrarie sono e non
devono nulla al referente. Il tentativo che fanno i linguisti di trovare delle costanti nel linguaggio si eredita nella
dimensione culturale. Se dobbiamo collocare Levy Strauss a livello filosofico, possiamo dire che è un kantiano,
Kant presuppone lidea che esista una libertà del nostro modo di pensare, ma esistono delle categorie
fondamentali di base, tempo, spazio e altro che fanno da recinto al nostro pensiero, per cui possiamo avere
sempre la massima libertà, però sempre allinterno delle categorie di base. La difficoltà di Levy Strauss, sta proprio
nel fatto che egli coglie questi recinti a livello del pensiero, ed è quindi un mentalista, sia i materialisti che Geertzlo definiscono tale, e cioè una persona che ricostruisce mappe mentali, e ritiene che le strutture non sono sociali,
ma sono nella mente delle persone, e che quindi quello che sta alla base, non sono le culture singole, ma dei
sistemi simbolici costruiti sulla base di fondamentali come le combinazioni oppositorie, per cui noi ritroviamo
caldo-freddo, umido-secco, lo scambio matrimoniale, egli legge come un codice, i modi di fare delle persone e
quindi immagina che come noi per esempio davanti al semaforo, ci basiamo su alcuni elementi di opposizione
fondamentali, che sono il rosso e il verde, questa struttura, questa contrapposizione secondo Levy Strauss è
universale, è una struttura che è presente ovunque con regole di trasformazione, la regola di trasformazione nel
caso del semaforo cè nel momento in cui appare il giallo. Quindi da una parte ci sono le opposizioni e le regole di
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trasformazione, e questo vale per i linguaggi, che come ogni codice avrebbero delle strutture oppositive, ma
avrebbero anche delle trasformazioni interne. Secondo Levy Strauss tutti i sistemi culturali hanno questa base,
queste composizioni combinatorie , che permettono in qualche modo che le persone comunichino, poi nella
sostanza sempre attraverso dei fondamentali, che sono nel loro pensiero e sono poi ricostruiti nei sistemi
simbolici, e che permettono di andare oltre le differenze culturali che non sono tanto specifiche e particolari,
perché si ritrovano in tutti i miti, in tutti i sistemi di cucina, si ritrovano in pratica in tutti i sistemi culturali (sono in
pratica le strutture binarie che funzionano con reciprocità e sono inconsce). Mentre linconscio di Freud è dovuto
a repressione e soprattutto a rimozione di esperienze traumatiche, la nozione di inconscio in Levy Straussè
limplicito, è limmanente, è quello che è sempre presente perché è il recinto della nostra mente, cioè le strutture
fondative del nostro pensare, non cè la possibilità di andare fuori. Anche la fantascienza lavora come i miti, siamo
sempre dentro a questi recinti del pensiero, dati dalle strutture oppositive, in questo senso la rivoluzione di Levy
Strauss è radicale, non cè nessuna opposizione tra primitivi e civili, ci può essere un pensiero più da dilettante e
più scientifico, ma vi è un comun denominatore dato da queste strutture di baseinconsce, non perché rimosse in
quanto negative, ma perché sono labc della nostra vita (ad es.: quando parliamo non siamo consapevoli di come
funziona il nostro apparato, noi parliamo e agiamo), secondo Levy Strauss è il linguaggio che parla per noi, non
abbiamo appreso prima le regole, noi improvvisiamo costantemente. Levy Strauss durante la seconda guerra
mondiale si trova negli Stati Uniti come sule, e con lui ci sono molti tedeschi e studiosi di altre nazionalità, e lì che
conosce un gruppo di linguisti, fondatori della linguistica strutturale, e da loro che apprende una serie di regole
che poi lui applicherà allo studio della cultura, dei miti, della parentela. Una delle sue più interessanti innovazioni,
il passaggio da natura a cultura, da animale a uomo, comporta la regola della reciprocità, come meccanismogeneralizzato che si applica a tre sistemi fondamentali della società: la parentela, il linguaggio e leconomia. La
parentela è uno scambio di donne basato sul tabù dellincesto, una famiglia si vieta luso interno di una donna per
darla a unaltra famiglia per averne in cambio unaltra, cioè, il figlio di questa famiglia dovrà sposarsi fuori, questo
fonderà la famiglia, le regole della parentela nascono in virtù del tabù dellincesto, e sono i principi di reciprocità.
Nasce lo scambio e anche leconomia si basa su questo fondamentale, anche il linguaggio. I tre elementi di base
per Levy Strauss sono: la parentela, il linguaggio e leconomia, tr5e sistemi che hanno alla base e racchiudono la
reciprocità, questo recinto della mente che crea un ordine, potenzialità e anche dei limiti. Produzione sociale o
produzione fantastica, sarà per Levy Strauss sempre determinata, non soltanto quello che noi facciamo a livello
sociale, ma anche quello che pensiamo attraverso i miti, sarà sempre confinato dentro le risorse della nostra
mente (tanto che nei miti va alla ricerca delle cose che tornano anche in culture distantissime, elementi che
provengono dallinconscio strutturale). Questo filone, la ricerca delle costanti attraverso le neuroscienze, sta
tornando in auge. Cè un filone che cerca le costanti che ha come base levoluzionismo, il neo evoluzionismo, ma
anche in parte lo strutturalismo, dallaltra parte cè una direzione più particolaristica, che ha radice e centro nella
scuola boasiana, nelletnografia come pratica non soltanto di ricerca, ma di produzione di teorie e poi in Geertz e
nellinterpretativismo. Costante, anche in Levy Strauss e in De Martino in modo centrale, sarà sempre la
riflessione critica sul nostro sguardo, quello che De Martino chiama etnocentrismo critico: noi non possiamo non
essere etnocentrici, non possiamo avere lillusione di essere etnocentrici, siamo sempre calati dentro un orizzonte
e non potremo mai guardare in modo obiettivo e neutro gli altri, siamo centrati sulla nostra esperienza culturale,
sia nellinfanzia sia nel presente, ma questo non ci esime a provare continuamente a riposizionarci, cioè a criticare
il nostro sguardo. La nozione di Tristi tropici proviene dal fatto che i tropici sono stati ridotti a quello che sono
dallincontro con loccidente, è la tristezza del viaggiatore che vede un patrimonio di diversità e alterità, dissipato.Levy Strauss scrive questo testo negli anni 50/60, oggi si ritiene che quello sguardo un po malinconico e
antiquario, che guarda soprattutto a quello che è stato lasciato, oggi ha meno ragione di esistere, perché quelle
popolazioni del Sud America continuano a produrre cultura, così come noi continuiamo a produrre miti, non è che
le culture sono quelle precedenti allincontro con loccidente, le culture sono in continuo cambiamento.