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Lucca contornata dalle sue bellissime mura Informazioni, programmi, attività, a cura del Movimento Adulti Scouts Cattolici Pratesi - Piazza Mercatale 149, Prato - Stampato in proprio www.masciprato.com N O T I Z I A R I O M.A.S.C.I. Prato N° 3 Apr. Mag. Giu. 2018 Anno XXXIX N° 307

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Page 1: Apr. Mag. Giu. 2018 N° 3 N O I Z I A R I O Anno XXXIX N ... · e le guide rinnovano solennemente la Pro-messa scout, secondo l’invito di Baden-Powell, il fondatore dello scautismo,

Lucca contornata dalle sue bellissime mura

Informazioni, programmi, attività, a cura del Movimento Adulti Scouts Cattolici Pratesi - Piazza Mercatale 149, Prato - Stampato in proprio

www.masciprato.com

N O T I Z I A R I O M.A.S.C.I. Prato

N° 3 Apr. Mag. Giu.

2018 Anno XXXIX

N° 307

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Calendario del mese di aprile 2018

Sabato 7: - ore 16.45 Vespri in sede. - ore 17.30 S. Messa di Comunità.

Domenica 8 “Camminare insieme”: uscita a Lucca in treno . Ritrovo ore 8.15 alla stazione centrale. Partenza con il treno delle ore 8.31, arrivo a Lucca ore 9.29.

Ritorno con il treno delle ore 16.31, arrivo a Prato ore 17.27 Spesa 6.90X2=euro 13.8.

Giro delle mura di Lucca, circa 4 Km, tutti in piano e visita di alcuni monumenti della città. Mangiare a sacco.

Martedì 10, ore 17,30 Riunione di Consiglio a casa di Anna e Piero via Angiolini 10 .

Sabato 14 Camminata biblica 1a meditazione:-ore 8.30 Chiesa dell’Annunciazione alla Ca-

stellina. 2a meditazione:-ore 10.30 (circa) nella Chiesa di Canneto.

Raggiunto il ponte Datini, percorreremo la pista ciclabile sul-la riva sinistra del Bisenzio.

Sabato 14 e domenica 15 San Giorgio Interregionale a Cortona. Potremo essere pre-senti, anche se al mattino avremo partecipato alla marcia bibli-ca.. Per andare da Prato a Cortona occorrono circa 2 ore d’au-to. Invito e programma già inviati a suo tempo. Quattro nostri membri si sono già iscritti. Anna (cell.348 7011866) si occuperà di raccogliere eventuali altre adesioni entro il 1° Aprile

Mercoledì 18, ore 21,15 Riunione di Comunità: ”Se vuoi veramente intraprendere la tua strada verso il successo, cioè verso la felicità, devi dare una base religiosa alla tua vita.” Vedi a pag. 9.

Lunedì 23, ore 18:. Ci vediamo in sede (con uniforme o alme-no con il fazzolettone). Chiederemo se sarà possibile utilizzare la cripta per il Rinnovo della Promessa Scout. Dopo una breve veglia di preparazione, alle ore 19 chiusura dell’evento e a seguire l’incontro di Mani Abili, seguita dalla ce-na al sacco, portando cibi da condividere.

Calendario del mese di maggio 2018

Sabato 5 - ore 16.45 Vespri in sede. - ore 17.30 S. Messa di Comunità. Domenica 6 Uscita all’Alpe di Cavarzano. Partenza in auto ore 8.30 da piazza del mercato. Ritrovo all’Alpe ore 9.30. Passeggiata – Lavoretti al Campo – Mangiare a sacco. Lunedì 7, ore 17.30 Riunione di Consiglio a casa di Anna e Piero via Angiolini 10 Sabato 12 Camminata Biblica: 1a meditazione:-ore 8.30 Chiesa dii San Miniato alla Bri-

glia. 2a meditazione:- ore 11 (circa) nella Badia di San Salvatore

a Vaiano. Percorso: dall’Isola prenderemo la ciclabile fino alla via di

Sofignano; poi via Di Vittorio, via Borgo Nuovo, via F.lli Rosselli, fino alla Badia.

E’ una bella passeggiata di circa 5 km. tutta pianeggiante. Chi non si sentisse a fare A/R (in tutto 10 km) provveda ad organizzarsi con l’auto o con il bus. Da Vaiano per la Briglia ore 12.30.

Sabato 19 Veglia di Pentecoste Ritrovo ore 21 sotto il pulpito di Donatello. Mercoledì 23, ore 21,15 Riunione di Comunità. Tema di riflessione: “Il Servizio” se-condo B.-P. Vedi a pag. 12 Giovedì 31, ore 21,00 Ritrovo sotto il pulpito di Donatello per partecipare alla Pro-cessione del Corpus Domini.

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Calendario del mese di giugno 2018

Sabato 9 Camminata Biblica: 1a meditazione:- ore 8.30 nella chiesa di San Andrea e Dona-

to a Savignano. 2a meditazione:- ore 10.30 (circa) nella Pieve San Vito e Mo-

desto a Sofignano Percorso: cammineremo lungo la via di Savignano per rag-

giugere la curva che immette in via di Sofignano, con la quale si arriva alla chiesa.

Martedì 12, ore 17,30 Riunione di Consiglio a casa di Anna e Piero via Angiolini 10.. Sabato 16 Segretariato Regionale in Garfagnana. Mercoledì 20, ore 21,15 Riunione di Comunità. Tema della serata … il sogno di Baden Powell.: “Vogliamo che gli uomini della prossima generazione si considerino come fratelli”. La mondialità. Vedi a pag. 15. Domenica 24 Ci incontriamo all’Alpe di Cavarzano per chiudere festosa-mente l’anno di attività. Informazioni dettagliate sull’organizzazione della giornata saran-no comunicate sul Gruppo Masci di Whatsapp.

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San Giorgio, patrono degli scout

Il 23 aprile la Chiesa festeggia san Giorgio. Nello stesso giorno, gli esploratori e le guide rinnovano solennemente la Pro-messa scout, secondo l’invito di Baden-Powell, il fondatore dello scautismo, che suggerisce di “rammentarla”, e consiglia ai

capi educatori di tornare alle fonti, cioè di rileggere il libro Scautismo per Ragazzi, soprattutto nelle pagine dedicate alla Legge scout, per riscoprirne lo spirito. Baden-Powell propone come patrono degli scout San Giorgio. Richiamando la figura del santo cavaliere, invita ripetutamente gli scout a rifarsi alle virtù eroiche di tale modello che può ispirare il loro itinerario di formazione educativa. Perché San Giorgio è un modello, anzi il patrono degli scout? E poi, il suo esempio è ancor oggi valido e attuale? San Giorgio, un santo tra i più venerati, incarna gli ideali del cavaliere medioevale: difensore di miseri ed indifesi, viene eletto patrono della cavalleria crociata. Della sua vita, famoso è l’episodio in cui libera la Principessa dal dragone. Soprattutto nel Medioevo la sua lotta contro il drago diventa il prototipo della lotta del bene contro il male e per questo il mondo della cavalleria vi vede incarnati i suoi ideali. Frequentemente, nell’i-conografia San Giorgio è raffigurato come il cavaliere che in modo avventuroso ed eroico, uccide il drago dagli occhi di fuoco, stando a cavallo con una lancia fiammeggiante ed uno scudo finemente cesel-lato. San Giorgio è esempio di cavaliere ardente, entusiasta, fedele, forte, vittorioso. Agli scout Baden-Powell raccomanda non tanto la persona del Santo in sé, quanto i principi e le qualità che egli imper-sona e rappresenta. Lo propone come il modello a cui dovrebbe ispi-rarsi ogni scout o guida, anche di fedi diverse dalla cristiana. In parti-colare, intende incitare ogni scout e guida ad impegnarsi, con cuore saldo e gioiosa fiducia, come ha fatto san Giorgio, ad aiutare gli altri, a mettersi a loro disposizione, a servizio dei poveri e degli indifesi. Ecco allora, perché San Giorgio è un modello per ogni scout e guida, che nella Promessa si impegnano a vivere la propria vita a ser-vizio di Dio e dei fratelli, attraverso buone azioni ed il servizio ad aiu-tare quanti sono in difficoltà. In fondo la stessa Legge scout, come rivisitazione degli ideali cavallereschi, trova in San Giorgio il suo modello di “fattibilità”. Guar-dando a questa figura simbolica, un esploratore e una guida sanno di poter vivere anche loro la grande avventura di figli di Dio, fedeli e pronti nel compiere il bene anche superando prove difficili.

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Ogni scout e guida dovrebbero conoscere la storia del loro patrono. Famoso è l’episodio in cui san Giorgio affronta con tutta la forza, anche se non armato adeguatamente, lo scontro con il drago che affronta con una semplice lancia e tanto coraggio, abnegazione e determinazione. E Dio, nel quale San Giorgio ripone la sua gran-de fiducia, gli dona la forza per vincere. Ma oggigiorno non vi sono draghi da uccidere o vergini da strappare alla morte. Ed allora quale il senso simbolico della lotta di questo cavaliere cristiano? La sua vittoria sul drago simboleggia la lotta contro il male, il Drago della Tentazione, delle difficoltà, delle avversità, che ogni uomo incontra nella propria vita. È la lotta per il bene contro il male, che ogni uomo deve sostenere e saper fronteggiare, se vuole seguire con fedeltà Gesù Cristo. San Giorgio è fedele perché comprende che la vita è bella e gioiosa quando la si dona. Dà la sua vita per essere fedele alla promessa. Eppure og-gi essere fedeli è difficile... A causa della fede viene perseguitato e torturato; si rifiuta di abiurare e così affronta la decollazione, pronto ad accogliere la vo-lontà di Dio. Con il martirio San Giorgio offre un esempio di fortez-za nella fede in Cristo, in tutte le circostanze della vita. Conoscere la vita di chi santo è già stato solennemente dichiarato dalla Chiesa ci permette di constatare che l’eroismo cristiano ha volti infiniti: uno, a suo modo, può essere il nostro. Si tratta, allora, di non con-siderare San Giorgio come un santo da piedistallo, confinato in una nicchia, da incensare; occorre di superare l’iconografia per cogliere come sia un modello a portata di mano, incrociando la nostra vita con la sua. Infatti, la santità non è una prerogativa di pochi eroi, dotati di grazie straordinarie o il risultato di un processo selettivo che scarta alcuni e privilegia altri. Invece, tutti sono chiamati alla santità perché questa consiste nell’appartenenza totale al Padre, ciascuno secondo il proprio stato di vita, nella piena comunione con Dio, trasformati, accesi, interiormente e intimamente illuminati. Santo è colui che risponde alla chiamata. E la chiamata alla santità è universale, e dunque, la santità è una vocazione per tutti, la me-ta a cui tutti dobbiamo guardare. Non siamo chiamati a una vita mediocre sul piano spirituale, ma alla piena comunione con Dio, dunque, al vertice delle possibili-tà dell’essere. È questa la meta vera per cui vale la pena vivere. L’esistenza è anche questa competizione, con-flitto, lotta con il male. Ecco, allora, l’invito: «Diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta» (1 Pietro 1,15). Deciditi anche tu, in prima persona per affrontare “l’impossibile” e “l’ideale”.

Paola Dal Toso- Responsabile del Centro Documentazione Agesci

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Attua l i tà de l l a Promessa Scout Riflessioni di Riccardo Della Rocca,

pubblicate su “Strade Aperte” 7/8 del 1999 Vorrei evidenziare due elementi irrinunciabili della Promessa Scout, ricordando che Legge e Promessa non sono solamente “tecniche pedagogiche” per adole-scenti ma sintesi di “un sistema di valori” sui quali si fonda il “metodo scout “. Il valore della Promessa Questi due elementi sono:

il valore simbolico i contenuti.

Il valore simbolico

La Promessa è per eccellenza il “simbolo“ che rappresenta lo scoutismo nello spazio e nel tempo, ed il valore dei simboli è fon-damentale in una pedagogia fondata sui “segni”. Questo simbolo rappresenta una “fraternità ed una solidarietà nello spazio“; in tutto il mondo circa 40 milioni di ragazzi e di adulti, donne ed uomini, si riconoscono “dello stesso sangue“ di appartenere tutti alla grande famiglia degli scout perché hanno pronunciato tutti con poche varianti lessicali “la stessa promes-sa “. Una fraternità internazionale che, nata negli anni in cui si affer-mava il più forte nazionalismo, consente ancora oggi ad ebrei e Palestinesi, bianchi e neri in Sud Africa già dai tempi dell’apar-theid … di sentirsi parte della stessa famiglia, di giocare e di lavo-rare insieme. - Ma rappresenta anche una “solidarietà ed una fraternità nel tempo“ - più di 300 milioni di persone sono pas-sate nello scautismo dal 1907 ad oggi e tutti hanno pronunciato con riti diversi la stessa promessa. Quando il 23 aprile gli scout di Roma, giovani ed adulti, rinnovano al Promessa a S. Giorgio al Velabro, riaffermano una solidarietà fra le generazioni: a partire dal lupetto che, emozionato, balbetta la propria promessa, al vecchio scout della prima ASCI che fa me-moria di un impegno solenne, in quella occasione ci sentiamo uni-ti ed in continuità ed in continuità con tutti coloro che ci hanno preceduto, a partire da coloro che negli anni bui del fascismo si riunivano proprio in quella chiesa per rinnovare nella clandestinità questa Promessa. In questo modo si riafferma che solo chi ha forte senso delle “radici “ e dei “ legami ”può impegnarsi senza arrendersi e ri-

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nunciare per un cambiamento vero del mondo in cui viviamo noi ed in cui vi-vranno le generazioni future. Per “dare senso” alla nostra esperien-za non è sufficiente ritenersi membri di un piccolo gruppo di amici, membri di una “ comunità “ anche se questa esperienza è messa alla base della no-stra proposta di “metodo scout per adulti“, non è neanche sufficiente sentirsi soltanto membri del MA-SCI anche se lo scautismo si realizza prevalentemente in una espe-rienza associativa.- La cosa che ci deve stare più a cuore è “essere scout“, far parte della “grande famiglia degli scout“, (come si dice nel Reparto al novizio che si appresta a pronunciare la sua Pro-messa) dobbiamo cercare di essere scout nei modi propri dell’età adulta, ed in questa ricerca la Promessa continua ad essere un pun-to di riferimento semplice ed efficace. I contenuti

E’ possibile ripensare la formulazione della promessa, ma occorre riaffermare i valori in modo sintetico, ma mirabilmente in essa con-tenuti, vorrei ripercorrere rapidamente i punti essenziali del testo di questa formula: I Con l’aiuto di Dio

E’ la premessa che rifiuta ogni visione prometeica, ogni sicurezza d’umana onnipotenza, riafferma che “solo Dio è il Signore”, che “solo Dio opera il bene” e quindi afferma una visione radi-calmente anti-idolatrica, contro ogni tentazione del denaro, del potere e di ogni altra seduzione.

II Prometto sul mio onore Promettere vuol dire riaffermare il valore della fedeltà e mettere in gioco il proprio onore vuol dire affermare l’impegno ad essere credibili in ogni condizione ed in ogni situazione, correndo anche il rischio della ”sconfitta” Una promessa fondata solo sul proprio onore apre alla prospetti-va di una “strada di libertà totale“.

III Di fare del mio meglio

Non siamo di fronte ad un impegno rigido ed assoluto, ma viene prospettata una visione dinamica ed evolutiva dell’esperienza umana: ogni uomo ed ogni donna sviluppano i propri talenti giorno dopo giorno, verificando progressi e talvolta arretramenti, da qui nasce l’idea di “ progressione personale “ ed analoga-mente viene offerta una prospettiva per cui non si cessa mai di crescere.

E’ questa possibilità di migliorare progressivamente, la pro-spettiva che come adulti scout abbiamo messo alla base della nostra esperienza associativa: “l’educazione permanente“.

IV Per compiere il mio dovere verso Dio Viene prospettata una visione religiosa della vita, no un generico “ sentimento re-ligioso “, ma l’idea di una relazione impe-gnativa, di una strada faticosa alla scoper-ta di un Dio talvolta sconosciuto e nasco-sto. Nello stesso tempo impegna al rispetto della pluralità delle diverse esperienze reli-giose, delle diverse fedi, delle mille strade che l ’uomo percorre verso i l “radicalmente altro”.

V Per compiere il mio dovere verso il mio paese Viene prospettata una visione istituzionale e politica, non un generico volontarismo, filantropia, solidarismo. - In questo passaggio della Promessa non si fa riferimento solo all’impe-gno per una “cittadinanza passiva“ che vuol dire le buone virtù civiche, il rispetto delle leggi, cose ovvie e doverose per ogni cittadino, anche se spesso violate. Ma in termini molto più impegnativi, si fa riferimento all’impe-gno per una “ cittadinanza attiva “ che vuol dire partecipa-zione, quindi impegno nelle istituzioni, quindi impegno politi-co, questo fa giustizia di ogni pretesa apoliticità dello scauti-smo.

VI Per aiutare gli altri in ogni circostanza Viene prospettata l’antropologia del servizio “il senso dell’al-tro“ si afferma in modo forte che come persona, ci si realizza solamente “con l’altro“ e “per l’altro“. Quindi la solidarietà non viene vista come legame ed obbligo imposto dalle condizioni esterne, ma come “senso” dell’espe-rienza umana, per questo ”i diritti dei piccoli e degli op-pressi“ diventano strada maestra per “la felicità persona-le“.

VII Per osservare la Legge degli Scout Il testo della Promessa si chiude con il richiamo alla “comune legge” quindi l’adesione allo scoutismo non è solo un’espe-rienza fra le tante, non solo è un insieme di tecniche di gioco, di avventura e di vita all’aperto, non è neanche solo un meto-do educativo originale, ma adesione ad un “movimento” fondato su valori comuni che impegnano a “lasciare il mon-do un po’ migliore di come lo abbiamo trovato“.

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”Se vuoi veramente intraprendere la tua strada verso il successo, cioè verso la felicità, devi da-

re una base religiosa alla tua vita.”

Mercoledì 18 aprile: settima riunione di Comunità

Il senso di Dio. L’uomo ha l’anima, la coscienza e l’amore L’anima In quanto uomo tu hai sull’animale un vantaggio; puoi rico-noscere ed apprezzare le bellezze della natura, puoi gioire della gloria dorata di un tramonto, della bellezza dei fiori e degli alberi, della maestà delle montagne, del chiaro di luna, dei panorami lon-tani. Ma, ancor meglio puoi fabbricare degli oggetti (ciò che gli animali non sono capaci di fare), e molti di voi possono comporre quadri, poesie e musica. E’ un ulteriore spinta al godimento della vita. Ma è inevitabile che sorga il pensiero che si esiga di più da te che dall’albero fisso sulle sue radici o dall’animale con le sue limi-tate possibilità: qualcosa di più che il semplice godere del sole, come essi fanno. Tu hai questa intelligenza in più insieme alla capacità di ser-virtene. Ma essa è sciupata se non te ne servi, oppure se te ne servi male, come se, per esempio, ti metti a discutere con il vicino della porta accanto su qualche meschina questione di politica o di religione, mentre hai intorno a te il vasto universo e Dio per cui lavorare. E’ strano che ci siano state nel mondo più guerre e di-scordie per la religione che per qualsiasi altra causa. Peggio che strano è addirittura ridicolo, ma è un fatto che più teniamo alle nostre credenze religiose, più tendiamo ad avere ristrettezza di vedute di fronte alle idee religiose altrui. Dimentichiamo cos’è che siamo tutti figli dello stesso Padre, di cui tutti ci sforziamo di fare, seppure in diversi modi, la volontà. C’è una cosa però di cui sono sicuro: Dio non è un personag-gio di mentalità ristretta, come certi sembrerebbero immaginare, ma un immenso Spirito di Amore che è superiore alle piccole diffe-renze di forma, di credo, e di confessione religiosa e che e che be-nedice ogni uomo che veramente cerchi di fare del suo meglio, secondo l’illuminazione che gli è data al Suo servizio. La coscienza Qual è il modo migliore di servire Dio serven-dosi dell’intelligenza e dei mezzi che Egli ti ha do-nato? Se sei in dubbio, chiedilo alla tua coscienza, cioè alla voce di Dio che è in te.- Essa ti dirà im-mediatamente cosa devi fare.! Di solito si tratta di dare la tua disponibilità e di darla con larghezza. 10

Gli animali possono litigare e battersi, i cani amano mordere ed abbaiare perché è nella loro natura, ma di solito non possono elevarsi alla grandezza di spirito, alla carità, alla disponibilità ed alla bontà. L’uomo può fare tutto ciò se veramente fa sul serio, cioè se veramente intende raggiungere il suo vero livello, preci-samente quando esercita a livello del prossimo l’amore divino che è in lui.

…...e l’Amore In India capita spesso di vedere un fachiro che, in seguito a un voto, tiene un braccio in alto senza servirsene. Quel braccio si dissecca e muore. Allo stesso modo quella scintilla d’Amore che esiste in ogni uomo, se non viene esercitata si perde e muore, ma se la si mette in pratica cresce, prende maggior forza e divie-ne ogni giorno più esaltante. Servire significa sacrificare il proprio piacere e la propria convenienza per aiutare coloro che hanno bisogno di noi. Ebbene se metti te stesso a servizio degli altri, giorno per giorno, nelle piccole cose come nelle grandi, ti renderai conto di star svilup-pando in te quella scintilla d’Amore, verso tutti, finché diventerà talmente forte da sollevarti gioiosamente al di sopra di tutte le piccole difficoltà e noie della vita: ti sentirai superiore ad esse, sarai pieno di buona volontà verso tutti e la tua coscienza, la vo-ce interiore ti dirà: BRAVO! Questo Amore è simile alla misericordia, che (come dice Shakespeare) ha una duplice qualità: è una benedizione tanto per colui che la dà come per colui che è in ciascuno di noi: è la nostra anima. Più dispensiamo Amore e Carità al nostro prossimo, più svi-luppiamo la nostra anima. E’ qui, secondo alcuni, che risiede per l’uomo la possibilità di raggiungere quella che si chiama la vita eterna: sviluppare cioè la sua anima, finché da particella divina che era, essa sarà divenuta una parte di Dio stesso. E’ qui che l’uomo trova la felicità di essere un giocatore nella squadra di Dio. E’ qui che trova – adesso e sulla terra, non più tardi in qual-che punto indeterminato del cielo – la gioia del Paradiso.

Tratto da” La Strada verso il successo” Ringraziando Dio Compiendo il vostro dovere verso Dio siateGli sempre grati per i suoi doni. Tutte le volte che godete di una cosa piacevole, di un buon gioco, o di un successo ottenuto in un opera lodevole, rin-graziateLo, sia pure solamente con una parola o due, come quan-do lo ringraziate al momento dei pasti.

Scouting for boys 1908 e Girl Guiding 1938

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Veniamo davanti a Te con il cuore riconoscente e lieto per i molti doni che ci hai elargito e grati che il nostro movimento si sia sviluppato in qualcosa di accettabile ai Tuoi occhi. Per contraccambiarti deponiamo sul tuo altare, come umile offerta di ringraziamento, ogni sacrificio che riusciamo a fare di noi stessi per il servizio del prossimo. Chiediamo che durante il nostro incontro comunitario qui noi possiamo insieme, sotto la Tua divina ispirazione, acquistare una mentalità più ampia ed una visione più chiara delle prospettive che ci si aprono davanti e delle occasioni che ci vengono date; e che in tal modo possiamo continuare, con rinsaldata fede, la no-stra missione consistente nell’elevare gli ideali e le capacità dell’uomo e nel contribuire, mediante una intima reciproca com-prensione, a realizzare il Tuo regno di felicità, di pace e di buona volontà sulla terra. Ascoltaci, o Padre. Amen

Preghiera scritta da Baden Powell per i raduni internazionali scout di ogni tipo

* * * * * * *

I l “Servizio” nel pensiero di B.-P. Mercoledì 23 maggio: ottava riunione di Comunità

Servizio per la ComunitàServizio per la ComunitàServizio per la Comunità Nel formarti un carattere e una capacità d’agire fai sempre in modo che il tuo scopo non sia di raggiungere una posizione o di realizzare ambizioni per te solo, ma anche di metterti in grado di fare del bene agli altri, alla comunità.- Una volta giunto ad una posizione che ti permetta di rendere servizio agli altri, sei arrivato al gradino più alto della scala che porta al vero successo, cioè alla felicità. Il servizio non comprende solo le piccole azioni di cortesia e gentilezza nei confronti degli altri: - cose buone e belle , ma che lo scout compie ogni giorno Qui per servizio intendo qualcosa di più nobile ed impegnativo: il servizio come cittadino del tuo pae-se. Ciò non significa necessariamente primeggiare negli affari pubblici o imporre agli altri le proprie particolari idee politiche, essere uno su cui tutti possono contare, un cittadino disponibile dello stato, un solido mattone della costruzione comune. Per que-sto occorre larghezza di vedute capacità di vedere ciò che torna a vantaggio di una parte limitata di esso.

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Cristo come esempio di coraggio Vi sono modi diversi di dar prova di coraggio, ma l’esempio più alto che abbiamo è quello del Cristo. Egli sapeva che se avesse compiuto la sua missione di salvare le anime, sarebbe stato cru-delmente crocifisso vivo, eppure non esitò mai. Mise il suo dovere al primo posto, se stesso al secondo, e con sublime coraggio andò incontro al suo sacrificio per il bene degli altri.

Da Paddle Your Own Canoe 1939 e Adventuring To Manhood 1936

Religione e felicità Se vuoi veramente intraprendere la tua strada verso il suc-cesso, cioè verso la felicità, non devi soltanto evitare gli inganni della propaganda antireligiosa, ma devi dare una base religiosa alla tua vita. Non è semplicemente questione di andare in chiesa o di conoscere la Bibbia o di capire la teologia. Molte persone sono sinceramente religiose quasi senza saperlo e senza aver studiato tutto questo. In poche parole la religione consiste in questo: Primo, sapere chi e cosa è Dio.Primo, sapere chi e cosa è Dio.Primo, sapere chi e cosa è Dio. Secondo, utilizzare al meglio la vita che Egli ci ha dato e fare Secondo, utilizzare al meglio la vita che Egli ci ha dato e fare Secondo, utilizzare al meglio la vita che Egli ci ha dato e fare

quanto Egli si aspetta da noi. quanto Egli si aspetta da noi. quanto Egli si aspetta da noi. Ciò consiste soprattutto nel fare qualcosa per gli altri. Questo dovrebbe essere il tuo credo, non come argomento di meditazione da riservare alla domenica, ma qualcosa che devi vivere in ogni ora ed ogni fase della tua vita quotidiana.

Per conseguire i due punti suddetti ed evitare l’a-teismo ti suggerisco due cose: La primaLa primaLa prima è la lettura di quell’antico ed ammirabi-

le libro che è la Bibbia, nella quale scoprirai, oltre alla Rivelazione divina, un compendio straordina-riamente interessante di storia, di poesia e di morale.

La seconda La seconda La seconda è la lettura di un altro vecchio libro meraviglioso: quello della Natura, con l’osservazione e lo studio di tutto quanto puoi trovare tra le bellezze ed i misteri che essa ti possa offrire per la tua gioia.

Ed infine rifletti sul modo in cui puoi meglio servire Dio finché an-cora possiedi la vita che Egli ti ha prestato.

Da Strada verso il Successo 189–191 La preghiera internazionale di B.-P.

Padre di tutti noi, ci riuniamo qui al tuo cospetto diversi nei paesi da cui prove-niamo e nelle razze che rappresentiamo, ma uniti nella nostra fra-tellanza sotto la Tua divina paternità.

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tività missionarie, per voglia di avventura, desiderio di sperimen-tare altre realtà esistenziali, constatare di persona la difficile real-tà di paesi in guerra, affamati dalla carestia o decimati dalle malat-tie. Al centro del Servizio Scout, non c’è un tempo da spendere, ma un tempo da donare per farsi prossimo alle persone in in stato di necessità; servizio è un atteggiamento interiore di co-stante attenzione alle persone per rendersi utile in modo gioioso e sereno, per amare il fratello secondo l’insegnamento di Gesù. Il servizio può essere anche poco gratificante sul piano emo-zionale, può non divertire, anzi co-stare molto. Si può fare servizio in comunità o individualmente, ma non dobbiamo mai dimenticare che il primo servizio è il dovere di stato, quello che si svolge nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella vita socio-politica. Vi è un modo di svolgere il pro-prio lavoro, di esercitare qualunque attività che è testimonianza di un atteggiamento di servizio. Non è nello spirito della legge scout un servizio che sia eva-sione alla vita di famiglia, dall’educazione dei figli, od occasione per evitare il rigore o la serietà professionale o di partecipare alla vita della propria città (Francesco Marchetti) “Estote Parati”, Estote Parati”, Estote Parati”, in inglese “Be prepared” è il motto dello “Be prepared” è il motto dello “Be prepared” è il motto dello scout, e vale anche per il servizio;scout, e vale anche per il servizio;scout, e vale anche per il servizio; non è sufficiente solo la buona volontà e la disponibilità, per rendersi utili ed aiutare gli altri biso-gna acquisire la capacità di farlo; inoltre servire significa anche progettare e verificare.Quando si entro nella logica di un servizio di comunità il primo istinto è quello di “ fare” comunque e subito, si ha la sensazione di perdere tempo, quando” qualcuno” ha biso-gno di aiuto. E’ invece importante analizzare la realtà in cui si vuole ope-rare, le risorse disponibili in termini di persone di mezzi e di tem-po, gli obbiettivi, elaborare una strategia d’intervento, verificare in corso d’opera e alla fine quanto si è fatto. …..Pertanto si può concludere che per B.P. e tutti gli scout del mondo il Servizio deve essere una strada verso la felicità.

Quando hai visto dove, a seconda delle tue doti partico-lari, puoi renderti utile, buttati dentro e datti da fare, proprio come faresti per far vincere la tua squadra in una partita di calcio. Infatti un cittadino valido è come un buon giocatore di calcio: anzitutto si rende capace ed efficiente come persona, per poter poi tenere efficacemente il proprio posto nella squa-dra.

Qual era, dunque, per B.P. il significato di servizio? Qual era, dunque, per B.P. il significato di servizio? Qual era, dunque, per B.P. il significato di servizio? Come cittadino del tuo paese …. essere uno, su cui tutti possono contare….. il servizio non è solo per il tempo libero. - Il servizio de-ve essere un atteggiamento della vita che tro-va modo per esprimersi in ogni momento. (Veglia rover 1927) Oggi, sono molto diffuse le forme di vo-lontariato; tante persone adulte anche non appartenenti a movimenti scout, hanno del tempo libero e lo occupano in attività di alto valore sociale, quali iniziative a favore degli ultimi, dei malati, dei carcerati, di salvaguardia dell’ambiente, entrano a far parte della prote-zione civile, e sono pronti a dare il loro aiuto in occasione di disastri quali incendi, terremoti e alluvioni.

Ebbene ci dobbiamo chiedere se questo tipo di volonta-Ebbene ci dobbiamo chiedere se questo tipo di volonta-Ebbene ci dobbiamo chiedere se questo tipo di volonta-riato è equiparabile, a ciò che nello scoutismo chiamiamo ser-riato è equiparabile, a ciò che nello scoutismo chiamiamo ser-riato è equiparabile, a ciò che nello scoutismo chiamiamo ser-vizio.vizio.vizio. La risposta è negativa La risposta è negativa La risposta è negativa se nel volontariato viene utilizzato il tempo libero in attività in favore del prossimo, ma la spinta iniziale, in ultima analisi, è la ricerca della gratificazione perso-nale. L’impegno sociale, se non c'è al centro l'altro, diventa quasi una fuga dalla propria realtà quotidiana insoddisfacente, per monotonia o senso di solitudine - penso a certi pensionati oppure a gente che vive di rendita - come pure non è equipa-rabile al servizio scout, in altri casi, il fare per il desiderio di far vedere la propria capacità organizzativa o manuale onde ottenere un riconoscimento che magari non hanno ricevuto nell’ambiente di lavoro o in famiglia, oppure impegnarsi in at-

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“ Vogliamo che gli uomini della prossima generazione si considerino come fratelli”

LA MONDIALITA’ Mercoledì 20 maggio: nona riunione di Comunità

Come Dio deve ridere!Come Dio deve ridere!Come Dio deve ridere! Come Dio deve ridere delle piccole differenze che noi uomini istituiamo fra noi stessi mascheran-dole con il pretesto della religione, della politica, del patriottismo o della classe sociale, trascurando il legame di gran lunga più importante, quello della fraternità dell’unica famiglia umana!

Taccuino, 119 (ottobre 1921)  Un futuro di fraternità e cooperazioneUn futuro di fraternità e cooperazioneUn futuro di fraternità e cooperazione Vogliamo che gli uomini della prossima generazione siano di più ampie vedute e che si considerino reciprocamente come fratelli, figli di un unico padre, in ogni parte del mondo, quale che possa essere il loro credo religioso, il colore della loro pel-le, il loro paese o la loro casta. Con l’avvento della buona volontà e della cooperazione, le discordie meschine che hanno diviso il paese cesseranno, gli uomini non continueranno più – magari professandosi fratelli – ad agire come nemici in nome di classi o ideologie e a dividere la casa contro se stessa. Con la buona volontà e la cooperazione le nazioni simpa-tizzeranno fra loro, ed i politicanti scopriranno che non è più possibile trascinare in guerra popoli che sono amichevolmente disposti l’uno verso l’altro; si renderanno conto che è la volon-tà del popolo che conta.                              Taccuino, 119 (ottobre 1921) Taccuino,180/181 (luglio 1926) Utopia e RealtàUtopia e RealtàUtopia e Realtà Se tutti gli uomini avessero sviluppato in se stessi il sen-so di fraternità, l’abitudine di considerare in primo luogo le esi-genze altrui e di posporre a queste le proprie ambizioni, piace-ri, e interessi personali, avremmo un mondo molto differente in cui vivere.

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“Un sogno utopistico”, “Un sogno utopistico”, “Un sogno utopistico”, dirà qualcuno, “ma soltanto un sogno, , “ma soltanto un sogno, , “ma soltanto un sogno, e dunque non degno di essere perseguito”.e dunque non degno di essere perseguito”.e dunque non degno di essere perseguito”. Se non sognassimo mai, e non ci sporgessimo mai a tentare di afferrare la sostanza dei nostri sogni, non faremmo mai alcun progresso.  Discorso a un Congresso educativo in Canada,

citato in Lord Hampton, Scouting Sketches Pearson, London 1925,

  

La PACE su questa terra, è una utopia, un sogno, oppure qualcosa La PACE su questa terra, è una utopia, un sogno, oppure qualcosa La PACE su questa terra, è una utopia, un sogno, oppure qualcosa per cui dobbiamo impegnarsi e lottare anche noi, uomini e scout per cui dobbiamo impegnarsi e lottare anche noi, uomini e scout per cui dobbiamo impegnarsi e lottare anche noi, uomini e scout del terzo millennio??del terzo millennio??del terzo millennio??          

L’utopia di un mondo miglioreL’utopia di un mondo miglioreL’utopia di un mondo migliore Ogni generazione ha rivendicato e cantato le sue proposte per un mondo migliore. I giovani studenti del 1968 chiedevano agli adulti: "Mettete fiori nei vostri canno-ni"; "meglio fare l'amore che la guerra". Poi, una volta cresciuti e arrivati nelle cabine di regia, essi stessi hanno combattuto, a malincuore e con spirito afflitto (così dicono), la loro brava guerra, con la scusa di voler ripristinare il diritto violato. Ai figli di ogni generazione coloro che hanno combattuto lasciano in eredi-tà le distruzioni come bottino di guerra, con l'augurio di non dover-si trovare costretti da sciagurate circostanze, simili a quelle dei pa-dri, ad imbracciare essi pure il fucile. Neppure l'attuale generazione di adulti, che si erano entusia-smati chiedendo l'"immaginazione al potere", è sfuggita a questo rito inquietante che si tramanda dalla notte dei tempi. Al pacchetto di ideali per un mondo migliore che si intendeva tramandare, han-no aggiunto l'esempio di quattro guerre combattute in un solo de-cennio, facendo uso della retorica, che arriva a giustificare persino la militarizzazione della libertà e della società civile. Triste la prospettiva di dover incoraggiare i giovani a credere Triste la prospettiva di dover incoraggiare i giovani a credere Triste la prospettiva di dover incoraggiare i giovani a credere nella pace soltanto come spazio residuo tra una guerra e l'altra. nella pace soltanto come spazio residuo tra una guerra e l'altra. nella pace soltanto come spazio residuo tra una guerra e l'altra. Finora, quando una guerra termina, se ne celebrano gli anniversari e i veterani sono indicati come eroi nazionali. Cade invece nella smemoratezza il nome di quanti, prima e durante la guerra, preve-dendo i bombardamenti e le atrocità, si adoperarono perché non fosse dichiarata la guerra. E per loro è già tanto se qualche zelante non li accusa di vigliaccheria o di pavidità di fronte al nemico. In assenza della guerra coloro che amano e lavorano per la pace non si possono permettere il riposo del guerriero, che si prende una va-canza in attesa di scatenare un nuovo conflitto.

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Mani ab i l i

Egisto ha voluto chiamare così amabilmente l’impegno che diverse amiche della nostra Comu-nità si accingono a svolgere seguendo le istruzioni della sottoscritta che - non so quanto degnamen-te - si avventurerà a seguirle insegnando loro (o meglio lavorando insieme) quei piccoli lavori di bricolage che andremo a realizzare manualmente. Riflettendo sull’importanza del lavoro manuale, mi viene da pensare ai nostri straordinari artisti e artigiani che nel passato hanno fatto grande il nostro Paese e che anche oggi, nel campo della moda, del design come in moltissimi altri, hanno tanto da di-re e da mostrare a livello internazionale. Tuttavia penso sia meglio restringere il campo al nostro pic-colo gruppo, per cui rilevo che la creazione di un qualsiasi oggetto, con funzione utilitaristica o meno, ci porta pian piano ad un “saper fare” che mette in gioco non solo la mobilità e l’abilità delle mani, ma certamente e non ultimo, il cervello. Mi consola sapere che la sottoscritta non deve usare anche i piedi, altrimenti l’avventura finirebbe qui. In quanto animali pensanti (vedi a pag. 9 quanto riportato da Egisto), abbiamo la possibilità che il buon Dio ci ha dato di capire come si fanno le cose e di cercare di realizzarle. Pensate quanto è straordinario il sapere che ogni cosa che nascerà dalle nostre mani non sarà mai uguale a quella creata in precedenza o a quella suc-cessiva. La nostra mente ci dirà di volta in volta come perfezionar-la o abbellirla, quali modifiche o migliorie apportare, applicando poi i suggerimenti che la nostra fantasia o esperienza ci suggeriranno. Lavorare con le mani non è mai come lavorare a una catena di montaggio, dove si ripetono all’infinito gli stessi gesti per pro-durre sempre la medesima cosa (anche se ora ci sono i robot). Pensate poi che fortuna avremo noi che andremo a creare i nostri oggetti stando insieme e confrontandoci sulla metodica migliore per ottenere qualcosa di utile o carino (o almeno presentabile!) … ma non solo, chiacchierando e ridendo delle nostre imperfette “opere prime”. Mettendoci anche un po’ di cuore, potremo forse riuscire a far qualcosa di buono. Del resto San Francesco diceva: Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista. Infine è consolante pensare che anche a nostro Signore, ac-cingendosi a darci la vita, non è mai riuscito (o meglio, non ha mai voluto, pur nella sua straordinaria potenza) creare un essere uma-no uguale a un altro. Siamo unici e irripetibili, anche se imperfetti … così come lo saranno le nostre piccole creazioni. Anna

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In assenza della guerra coloro che amano e lavorano per la pace non si possono permettere il riposo del guerriero, che si prende una vacanza in attesa di scatenare un nuovo conflitto. Vincere la pace per scacciare la guerra dalle consuetudini umane resta un grande ideale per ogni generazione. Si dice che siano finite le ideologie e che gli entusiasmi non abbiano un motivo sufficiente per scatenare una nuova guerra. Ma pare proprio il contrario. Nonostante tutto, in un mondo globalizzato, adoperarsi per la pace, come grande festa della vita, rappresenta l'unica vera idealità per cui spendersi. Essa sintetizza la qualità, l'e-stensione e la profondità della solidarietà e della fratellanza umana. Gli educatori delle nuove generazioni sono chiamati a ricostruire una cultura nuova, scarsamente cantata nei poemi e nei libri di storia, di come sia bello adoperarsi per un mondo di pace. Il Papa Paolo VI chiamava questa cultura della pace "civiltà dell'amore". A volte si è tentati di pensa-re che non siano molti gli adulti del nostro tempo di-sponibili e preparati a costruire un'etica mondiale che preveda un pianeta abitabile e una convivenza solida-le. Nel nostro tempo caratterizzato da gravi conflitti sociali e da pianificazioni di grandi interessi economici, ridise-gnati con la forza prima che con il diritto, da tutti si dovrebbe comprendere che nessuno ha il diritto di educare alla guerra, appellandosi a un cosiddetto realismo e reclamando che non si può fare diversamente. È tempo di costruire tanti cantieri di pace, dando ascolto alle utopie dei giovani perché la vita sulla terra finalmente sia senza più guerre. E Papa Francesco: “Oggi, Giornata Mondiale della Pace. Io leggo lì: “La pace è sempre possibile”. Sempre è possibile la pace! Dobbiamo cercarla ... E di là leggo: “Preghiera alla radice della pace”. La preghiera è proprio la radice della pace. La pace è sempre possibile e la nostra preghiera è alla radice della pa-ce. La preghiera fa germogliare la pace. Oggi Giornata Mon-diale della Pace, “Non più̀ schiavi, ma fratelli”: ecco il Messag-gio di questa Giornata. Perché le guerre ci fanno schiavi, sem-pre! Un messaggio che ci coinvolge tutti. Tutti siamo chiamati a combattere ogni forma di schiavitù̀ e a costruire fraternità. Tut-ti, ciascuno secondo la propria responsabilità ̀. E ricordate bene: la pace è possibile! E alla radice della pace, sempre c’è la pre-ghiera. Preghiamo per la pace.

1° gennaio 2015 17