assalto al pm

30

Upload: chiarelettere-casa-editrice

Post on 16-Mar-2016

245 views

Category:

Documents


9 download

DESCRIPTION

un libro di Luigi De Magistris

TRANSCRIPT

Page 1: Assalto al PM
Page 2: Assalto al PM
Page 3: Assalto al PM

Pamphlet, documenti, storie

REVERSE

Page 4: Assalto al PM

Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto,Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa,Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo,Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri,Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo,Carla Castellacci, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi,Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André,Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Pietro Garibaldi,Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella,Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi,Peter Gomez, Beppe Grillo, Dalbert Hallenstein, Ferdinando Imposimato, Karenfilm,Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Antonio Padellaro,Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design), Maria Perosino,Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor),Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato,Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati,Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Laura Salvai,Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò,Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro,Concetto Vecchio, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.

chiarelettereAutori e amici di

Page 5: Assalto al PM

PRETESTO1 fa pagina 25

“I peggiori nemicidella magistratura si trovano all’internodell’ordine giudiziario.”

Page 6: Assalto al PM

PRETESTO2

“Non è possibile credereche un ragazzino,solo perché ha fatto il concorso..., sia in grado di condurreindagini complesse contro la mafia e il traffico di droga.Questa è un’autenticasciocchezza.”Francesco Cossiga, 10 maggio 1991. Pochi mesi prima Cosa nostra aveva ucciso il giudice Rosario Livatino, 38 anni.

fa pagina 19

Page 7: Assalto al PM

fa pagina 225

“Non serve più neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un’indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosirimasti stava per arrivare al livello degli intoccabili.”Salvatore Borsellino.

“Se si fa un’analisi sull’andamento delle indagini nel settore della pubblica amministrazione si nota che c’è stato un picco tra il 1995 e il 1998, quando ero a Catanzaro, poi un crollo dal 1998 al 2002, quando ero a Napoli, e ancora un picco dal 2002 al 2008, quandosono tornato nel capoluogo calabrese.”

fa pagina 57

Page 8: Assalto al PM

PRETESTO3 fa pagina 211

“A ogni azione corrisponde unareazione. Siamo cosìtanti ad avere subìtol’azione che, quandoesploderà, la reazionesarà adeguata!”Giuseppe Chiaravalloti, ex procuratore generalea Catanzaro, ex presidente Regione Calabria, in una telefonata intercettata si riferisce alle indaginidi de Magistris all’epoca ancora in corso.

fa pagina 192

“La vera anomalia del nostro paese sta nella classe dirigente,assai più incline ai comportamenti illegali di quanto non accada in qualsiasi altra democrazia avanzata.”Dalla postfazione di Antonio Ingroia.

Page 9: Assalto al PM

fa pagina 257

“Il contesto giudiziario in cui si è trovato a operare Luigi de Magistris... appare connotatoda un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionatodal perseguimento di interessiextragiurisdizionali, anche di illecita natura.”Procura di Salerno, richiesta di archiviazione delle accusea carico di de Magistris.

fa pagina 293

“Sono stato ostacolato, mi hanno trasferito,mi hanno punito solo perché ho fatto il mio dovere.”Luigi de Magistris, dalla lettera di dimissioni dall’ordine giudiziario.

Page 10: Assalto al PM

© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: Via Melzi d’Eril, 44 - Milano

ISBN 978-88-6190-072-1

Prima edizione: maggio 2010

www.chiarelettere.itBLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA

Page 11: Assalto al PM

Luigi de Magistris

Assalto al pm

chiarelettere

Page 12: Assalto al PM
Page 13: Assalto al PM

Prefazione di Marco Travaglio xiii

ASSALTO AL PM

La lezione del padre 5

La Calabria, gli insegnamenti e le brutte scoperte 15

Una carriera in ascesa a Napoli e il richiamo di un’opera incompiuta 40

Un ritorno «salutato» dai salotti buoni di Catanzaro 50

La «casta» comincia a delineare l’offensiva 61

Un magistrato con i nemici «in casa» 71

Quella fuga di notizie che ha chiarito le cose 80

Due consulenti molto temuti 93

All’orizzonte il baratro ma nella coscienza nessuna alternativa 99

«Poseidone» scompare tra gli abissi... 107

«Toghe lucane» e «Why not» non si fermano, meglio cacciare il titolare 117

L’indimenticabile abbraccio della Calabria, dell’Italia... e oltre 129

Sommario

Page 14: Assalto al PM

Io, l’Al Capone della magistratura, protagonista di un centinaio di procedimenti penali 144

La farsa del procedimento disciplinare: de Magistris lavora troppo, cacciatelo 155

La più grande menzogna della storia giudiziaria d’Italia: la guerra tra procure 164

La svolta e il viaggio. Gli italiani e il mio ristoro 175

Il «cattivo magistrato» diventa un «cattivo politico» 186

Postfazione di Antonio Ingroia 191

Appendice

Lettera al Csm 199

Due anni di funzioni in Calabria 207

L’intercettazione di Giuseppe Chiaravalloti 210

Esposto presentato alla Procura di Salerno 212

Lettera di Salvatore Borsellino a Luigi de Magistris 225

Lettera ai colleghi 227

Lettera di dimissioni dall’Associazione nazionale magistrati 230

I cortocircuiti interni della magistratura 235

Dalla requisitoria del procuratore della Repubblica Vito D’Ambrosio 247

È il momento di resistere e di lottare 249

Sintesi della richiesta di archiviazione delle accuse nei confronti di de Magistris 255

Sintesi del decreto di perquisizione e del sequestro da parte della Procura di Salerno 260

Sintesi del decreto di archiviazione delle accuse a carico di de Magistris 272

Lettera di dimissioni dall’ordine giudiziario 288

Page 15: Assalto al PM

Prefazionedi Marco Travaglio

Ho conosciuto Luigi de Magistris otto anni fa, nel maggio2002, quando mi invitò a un convegno che aveva organiz-zato a Napoli insieme ad altri giovani pubblici ministeridella sua città. In quel convegno c’era già tutto Luigi, findal titolo: «Le forme del dissenso tra riformismo e globa-lizzazione».

L’iniziativa suscitò polemiche ancor prima di svolgersi.Sia perché a promuoverla erano fra gli altri Francesco Ca-scini e Marco Del Gaudio, che poco tempo prima aveva-no fatto arrestare otto agenti di polizia per le violenzecommesse contro decine di giovani no-global al Social Fo-rum di Napoli 2001, triste prova generale della mattanzadel G8 di Genova del luglio successivo. Sia perché i magi-strati promotori avevano firmato un «Manifesto per laGiustizia» che definiva la magistratura «il luogo privilegia-to di emersione del conflitto tra l’affermazione di una so-cietà unilaterale e lo Stato di diritto»: un conflitto tra au-torità e libertà che «può risolversi unicamente nella me-diazione imparziale di un organo indipendente».

Quel giorno Luciano Violante, allora capogruppo Dsalla Camera, gettò definitivamente la maschera bacchet-tando i magistrati organizzatori: «Mi sembra un manifestoin parte infondato e in parte demagogico; credo che si ab-bia il pieno diritto di scrivere certe cose, ma poi si deve es-

Page 16: Assalto al PM

XIV Assalto al pm

sere pronti a essere criticati. Considerare la magistraturacome unico e ultimo argine della democrazia è un erroreassai grave. Considerare se stessi come ultimo ridotto del-la democrazia significa innanzitutto fare un’analisi sbaglia-ta della società e, secondo, caricare se stessi di responsabi-lità che non si possono rivestire proprio in quanto magi-strati: sono due aspetti assai delicati e si rischia così di nonessere credibili agli occhi dell’opinione pubblica quando sifanno affermazioni di questo genere». Per fortuna a rimet-tere le cose a posto sul diritto-dovere dei magistrati di par-tecipare al dibattito giuridico e costituzionale, intervenne-ro poi due persone serie come Armando Spataro e Pierca-millo Davigo.

Un paio d’anni dopo, de Magistris si trasferì a Catanza-ro, una delle sedi giudiziarie meno appetibili e appetite daimagistrati italiani. E affrontò subito con entusiasmo lanuova avventura in Calabria, terra d’origine di sua moglie:l’entusiasmo di un figlio del Sud che discende da una fa-miglia di magistrati (lo erano il bisnonno, il nonno e ilpapà, quest’ultimo autore della memorabile sentenza sul«caso Cirillo»). La prima indagine importante in cui fucoinvolto dai suoi capi, prima di capire chi davvero fosse-ro, colpì due persone che conoscevo e ritenevo perbene:l’avvocato Ugo Colonna e l’onorevole Angela Napoli, dis-sidente di An, entrambi combattenti dell’antimafia. Il pri-mo finì addirittura in carcere per violenza e minaccia a cor-po giudiziario aggravate dalla volontà di favorire la ’ndran-gheta; la seconda «soltanto» indagata con la stessa accusa.Scrissi su «MicroMega» un duro articolo che smontavaquell’inchiesta, dalla quale ben presto sia Colonna sia laNapoli furono completamente prosciolti.

Qualche mese dopo, dovendo verificare la posizione pro-cessuale di un parlamentare del centrodestra per un libroche stavo scrivendo, telefonai a de Magistris in ufficio. Ma,alla mia domanda, mi attaccò il telefono in faccia. Tant’è

Page 17: Assalto al PM

Prefazione XV

che nel 2006, quando partì la campagna politico-mediaticache mirava a dipingerlo come un magistrato che passavanotizie segrete alla stampa, gli mandai un sms scherzoso:«Possibile che passi notizie segrete a tutti e, a me che ti chie-devo una notizia pubblica sull’onorevole Tizio, hai sbattutola cornetta sul muso?». Erano i mesi caldi delle inchieste«Poseidone», «Toghe lucane» e «Why not» e delle furibondepolemiche montate dopo l’iscrizione nel registro degli in-dagati dell’allora premier Romano Prodi, di vari faccendiericalabresi, magistrati lucani, parlamentari di destra e di sini-stra e infine dell’allora ministro della Giustizia ClementeMastella. Fui tra i pochi giornalisti, insieme a Carlo Vulpio,Antonio Massari, Enrico Fierro e Franco Viviano, a difen-dere il lavoro di de Magistris sulla stampa nazionale (allorascrivevo su «l’Unità» e su «L’espresso» e già collaboravo conAnnozero). Luigi ogni tanto mi ringraziava per i miei arti-coli con sms dolenti, ma mai rassegnati, sempre sereni e de-terminati. Era convinto che la Costituzione sarebbe bastataa proteggere la sua indipendenza, il suo diritto-dovere diindagare fino in fondo, dalla voglia matta di destra e sini-stra di farlo fuori. Si sbagliava, purtroppo. Isolato quandonon addirittura attaccato dall’Anm, cioè dal sindacato to-gato che avrebbe dovuto difenderlo, ignorato dalle variecorrenti progressiste e conservatrici della magistratura (for-se perché non si era più iscritto alla fu Magistratura demo-cratica), de Magistris fu difeso pubblicamente soltanto daClementina Forleo, da Antonio Ingroia, da Felice Lima, daPiercamillo Davigo e da un pugno di colleghi napoletani(fra cui Marco Del Gaudio e Pino Narducci).

Michele Santoro e Sandro Ruotolo lo invitarono a par-tecipare ad Annozero, una volta con un’intervista registratae un’altra in collegamento diretto, quando i suoi superiorigli sfilarono dalle mani prima «Poseidone» e poi «Whynot», anticipando così la controriforma dell’ordinamentogiudiziario Mastella-Castelli, iniziata dal centrodestra e

Page 18: Assalto al PM

XVI Assalto al pm

sciaguratamente approvata dal centrosinistra: quella chegerarchizza le procure, espropria i sostituti procuratori delpotere d’indagine «diffuso» e conferisce ai capi degli ufficipoteri di vita e di morte sulle indagini. Controriforma checonsentì subito dopo a Mastella di chiedere, in via cautela-re e dunque urgentissima, la rimozione di de Magistris daCatanzaro. Richiesta poi prontamente esaudita, con un al-tro fulmineo procedimento avviato dal procuratore gene-rale della Cassazione, dal peggiore Csm che l’Italia abbiamai avuto. Quello in cui siedono molti consiglieri in pale-se conflitto d’interessi, per i loro legami con indagati eccel-lenti di de Magistris, oltre alla «laica» nominata dal PdciLetizia Vacca, che si permise addirittura di anticipare ilgiudizio («sono cattivi magistrati che vanno colpiti») suLuigi e sulla Forleo, la gip di Milano che aveva osato difen-dere pubblicamente il collega nel programma di Santoro, eche fu anch’essa indebitamente cacciata.

Alla fine la sezione disciplinare del Csm punì Luigi conla «censura» e con il «trasferimento ad altra sede e ad altrefunzioni», vietandogli cioè di esercitare il ruolo di pm. Lacensura era motivata con la «grave e inescusabile violazio-ne di norme e disposizioni». L’incompatibilità ambientaleera spiegata col fatto che de Magistris aveva denunciato«magistrati in servizio a Catanzaro in uffici diversi». L’in-compatibilità funzionale, infine, era dovuta al mancato «ri-spetto di regole di particolare rilievo» nonché alle «insuffi-cienti diligenza, correttezza e rispetto della dignità dellepersone». La lettura delle motivazioni del provvedimento,costellate di assurdità, illogicità e financo menzogne, davala netta impressione che prima si fosse deciso di condanna-re de Magistris «a prescindere», poi si fosse cercato «qual-cosa» per giustificare la decisione già presa. Del resto l’an-ticipazione di giudizio della Vacca e la dichiarazione del vi-cepresidente Nicola Mancino (presidente della Disciplina-re) che, violando il segreto della camera di consiglio, parlò

Page 19: Assalto al PM

Prefazione XVII

di «verdetto unanime», gettavano sulla vicenda altre pesan-ti ombre. Così come la decisione della Disciplinare di nonattendere la conclusione delle indagini della Procura di Sa-lerno, dove de Magistris aveva denunciato gli autori delpresunto complotto ai suoi danni e dove quel complottoera ormai sul punto di essere provato (l’aveva appena rive-lato allo stesso Csm il pm salernitano Gabriella Nuzzi).

Vorrei qui riportare, in sintesi, le tre «incolpazioni» chehanno portato alla condanna di de Magistris, sulle circaventi, mosse dal pg della Cassazione (per tutte le altre – fu-ghe di notizie, interviste, Annozero eccetera – è scattatal’assoluzione).

1) De Magistris non avvertì il suo procuratore MarianoLombardi di aver iscritto nel registro degli indagati l’avvoca-to e onorevole forzista Giancarlo Pittelli nell’inchiesta «Po-seidone», secretando in cassaforte l’atto di iscrizione. Ma Pit-telli non era un indagato normale, né Lombardi un procura-tore normale. Lombardi infatti ha un figliastro (figlio dellasua convivente) che è socio in affari di Pittelli. E Pittelli erail difensore di diversi indagati da de Magistris. Il quale avevamotivo di ritenere – come ha denunciato a Salerno – checerte fughe di notizie che avevano vanificato intercettazionie perquisizioni provenissero proprio dal suo capo. Insommasi trovava in una situazione inedita e non prevista dalle leggi:avrebbe dovuto riferire a un procuratore legato a filo doppioa un suo indagato. Per questo – per proteggere il bene supre-mo della riservatezza delle indagini – Luigi aveva deciso dinon informarlo, temendo che Pittelli venisse a sapere di es-sere indagato e mandasse a monte l’inchiesta. Infatti, appe-na Lombardi seppe che Pittelli era stato indagato, levò l’in-dagine a de Magistris. Ma, anziché occuparsi di Lombardi(che ha traslocato in altra sede prima del processo disciplina-re), il Csm ha trasferito de Magistris.

2) Nell’ordine di perquisizione a carico del pg di Poten-za Vincenzo Tufano, indagato per abuso d’ufficio nell’in-

Page 20: Assalto al PM

XVIII Assalto al pm

chiesta «Toghe lucane», de Magistris inserisce la testimo-nianza del gip potentino Alberto Iannuzzi, che accusa il pgdi aver chiuso gli occhi sul fatto che un giudice del tribu-nale presiedeva un processo in cui, a sostenere l’accusa, erauna pm che – secondo voci insistenti – era anche la sua fi-danzata. Con tanti saluti alla terzietà del giudice e con tan-ti auguri all’imputato. De Magistris – scrive il Csm – «nonha indicato elementi di riscontro» alle parole di Iannuzzi.Dunque ha arrecato «danno» e «discredito» a Tufano. Una«negligenza» così «grave e inescusabile» da consentire alCsm di sindacare sul merito di un provvedimento giurisdi-zionale, cosa che per legge sarebbe vietata. Ora, fermo re-stando che siamo nel terreno dell’opinabilità più sfrenata,è del tutto fisiologico che durante le indagini si formulinoipotesi di accusa che proprio le indagini (e le perquisizio-ni) sono chiamate a confermare o smentire. Se tutti i pmche accusano un indagato fossero trasferiti per averlo scre-ditato, non avremmo più un solo pm in circolazione. Pre-tendere che il pm parli bene dei propri indagati è forse unpo’ eccessivo. Infatti l’unico che s’è visto contestare un’ac-cusa così demenziale è de Magistris. Tufano e i due even-tuali fidanzati sono rimasti ovviamente al loro posto.

3) De Magistris, «con inescusabile negligenza, dopo l’emis-sione ed esecuzione nei confronti di 26 indagati di unprovvedimento di fermo, ometteva di richiederne la con-valida al gip, determinando la conseguente dichiarazionedi inefficacia da parte del gip». E qui, dall’illogicità, si pas-sa alle bugie. Nel maggio 2005 de Magistris chiede una raf-fica di misure cautelari per ventisei presunti mafiosi e nar-cotrafficanti. Ma il gip ci dorme sopra un anno e si perde ilfascicolo per strada. Intanto gli indagati rimasti liberi se-guitano a delinquere: uno tenta addirittura un omicidio.Vista l’inerzia del gip, nel giugno 2006 la polizia chiede ade Magistris di emettere un provvedimento di «fermo delpm» per tutti gli indagati. Lui lo firma insieme a Lombar-

Page 21: Assalto al PM

Prefazione XIX

di il 23 giugno. Il 12 luglio scattano gli arresti per ottantapersone in varie parti d’Italia. Due giorni dopo – comevuole la legge – de Magistris chiede ai gip delle varie cittàinteressate la convalida dei fermi e altrettante misure cau-telari. E qui commette una svista, puramente formale e in-nocua, dovuta – spiegherà lui, invano, al Csm – agli enor-mi carichi di lavoro: in calce alla richiesta dimentica di in-serire la formula di rito «chiedo la convalida del fermo» escrive soltanto che vuole la custodia cautelare. Ma è evi-dente che il provvedimento è finalizzato anche alla conva-lida dei fermi (visto che arriva entro quarantotto ore daifermi e le richieste cautelari riposano in pace sul tavolo delgip da un anno). Tant’è che i gip delle altre sedi capisconotutti al volo: convalidano i fermi e lasciano gli arrestati incarcere. Solo il gip di Catanzaro non capisce, o finge dinon capire, e scarcera i fermati. Il tutto sebbene de Magi-stris – accortosi della svista – abbia subito inviato una notain cui precisa di volere la convalida.

Il pm emette un nuovo fermo per evitare la scarcerazio-ne di quei pericolosi individui, poi richiede convalida emanette, stavolta con la formula di rito. Ma il gip respingela richiesta e rimette quasi tutti in libertà. De Magistris ri-corre al Riesame, che gli dà ragione su tutto, bocciando ilgip e rimettendo dentro i tipi in questione. Per il pg dellaCassazione e per il Csm, questa sarebbe una «grave viola-zione di legge determinata da negligenza inescusabile» daparte di de Magistris (non da parte del gip che lascia liberiper un anno e poi scarcera soggetti pericolosissimi fermatidue volte dal pm). Secondo il Csm, il gip di Catanzaro nonpoteva capire l’intenzione del pm perché «il deposito delprovvedimento del fermo non comportava necessariamen-te la richiesta della sua convalida, potendo il pm anche di-sporre l’immediata liberazione del fermato e omettere la ri-chiesta di convalida». Già: ma qui de Magistris non volevala liberazione, tant’è che chiedeva (da un anno!) le misure

Page 22: Assalto al PM

XX Assalto al pm

cautelari. Se uno vuole scarcerare un fermato, non chiededi arrestarlo. Infatti tutti i gip d’Italia hanno convalidato ifermi, tranne quello di Catanzaro. Se errore c’è stato, nonè affatto «grave», almeno da parte del pm: perché, per te-ner dentro quei soggetti, bastava che il gip negasse la con-valida dei fermi, ma applicasse le misure cautelari esplicita-mente richieste dal pm. Se invece il pm non si fosse sba-gliato e avesse chiesto anche la convalida del fermo, e il gipl’avesse accolta negando – come ha fatto – le misure caute-lari, i soggetti sarebbero usciti comunque (il fermo duraquarantotto ore, che erano già scadute). Cosa che infatti èavvenuta con il secondo fermo e la seconda richiesta di deMagistris, respinta dal gip poi sbugiardato dal Riesame.Dunque, se c’è un errore grave, è quello del gip (che perònon è stato nemmeno indagato dal pg della Cassazione nédal Csm). Pare il teatro dell’assurdo, ma è per questo chede Magistris viene condannato, trasferito e inibito persempre dalle funzioni di pm.

Non basta. La stessa Disciplinare del Csm pareva ren-dersi conto dell’assurdità dell’addebito e, pur di rafforzarela «gravità» della «colpa», prendeva a pugni la logica e ilbuonsenso con il seguente paralogismo: «La qualificazione“grave” va posta in relazione sia all’importanza della normaviolata sia al carattere evidente, indiscutibile dell’errore,come tale necessariamente conseguenza di “negligenza ine-scusabile”». Par di sognare: un errore innocuo e irrilevantediventa «grave» solo perché «evidente». Se il giudice MarioRossi si distrae e firma una sentenza «Franco Rossi», l’erro-re è «evidente e indiscutibile» e viola la norma «importan-te» che prevede la riconoscibilità del giudice. È pure gravee inescusabile? Anche Mario Rossi sarà condannato? Alconfronto, l’avvocato Azzeccagarbugli era un dilettante.

Ultima delizia. La «colpa» di de Magistris sarebbe «gravee inescusabile» anche perché il procuratore Lombardi hadichiarato al Csm che de Magistris riconobbe l’errore: e

Page 23: Assalto al PM

Prefazione XXI

Lombardi «è credibile in quanto anch’egli firmatario deiprovvedimenti di fermo e di richiesta custodiale». Parados-so dei paradossi. Una cosa è grave se è grave. Se invece è ir-rilevante, non può diventare grave perché lo dice qualcu-no, tra l’altro coinvolto personalmente (Lombardi è statodenunciato da de Magistris e perciò indagato a Salerno). Epoi: se Lombardi è «anch’egli firmatario del provvedimen-to» ritenuto grave e inescusabile, perché è stato condanna-to solo de Magistris e Lombardi non è stato nemmeno pro-cessato? Pare di essere al cabaret, invece siamo al Csm, ri-dottosi ad acronimo di Ciechi Sordi Muti.

In attesa di prendere possesso delle sue nuove funzioninella sede dov’è stato trasferito, il Tribunale del riesame diNapoli, de Magistris completa il suo lavoro a Catanzaro eprepara le richieste di rinvio a giudizio dell’ultima grandeinchiesta rimastagli fra le mani, quella sulle «Toghe luca-ne» (fra gli indagati c’è pure il pm di Potenza Felicia Geno-vese, celebre fra l’altro per aver indagato così bene sullascomparsa di Elisa Claps). Ma, mentre sta scrivendo, ilnuovo guardasigilli, il berlusconiano Angelino Alfano, gliintima di prendere possesso immediato, dunque anticipa-to, a Napoli. Così gli impedisce di portare a termine anchel’unica inchiesta che non gli era stata tolta.

L’epilogo della storia l’aveva previsto già nel 2006, conla sinistra lungimiranza di un Nostradamus malandrino,uno dei «clienti» più illustri di de Magistris: GiuseppeChiaravalloti, ex magistrato, ex governatore forzista dellaCalabria, indagato in quel momento a Catanzaro per asso-ciazione per delinquere nell’inchiesta «Poseidone» (poi ilnuovo pm opterà per l’archiviazione) e tutt’oggi sotto in-chiesta a Salerno per corruzione giudiziaria e minacce. Inuna telefonata intercettata nel 2005 con la sua segretaria,Chiaravalloti così parlava di de Magistris: «Questa glielafacciamo pagare... Lo dobbiamo ammazzare. No, gli fac-ciamo cause civili per danni e ne affidiamo la gestione alla

Page 24: Assalto al PM

XXII Assalto al pm

camorra napoletana... Saprà con chi ha a che fare... C’èquella sorta di principio di Archimede: a ogni azione corri-sponde una reazione... Siamo così tanti ad avere subìtol’azione che, quando esploderà, la reazione sarà adeguata!...Vedrai, passerà gli anni suoi a difendersi...».

Le indagini di de Magistris, passate in altre mani, ver-ranno smembrate, sminuzzate, sfigurate e in parte, secon-do l’accusa sostenuta dalla Procura di Salerno, insabbiatedai magistrati che le ereditano. Gli imputati eccellenti ver-ranno archiviati l’uno dopo l’altro, mentre saranno rinviatia giudizio perlopiù i pesci piccoli e medi. Intanto anche ipm di Salerno – Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dioni-gio Verasani – che stanno scoprendo le ragioni di Luigi e itorti (per non dire i reati) dei suoi superiori e di molti suoicolleghi vengono a loro volta attaccati da destra e da sini-stra, isolati dall’Anm e puniti fulmineamente dal Csm, conla fattiva collaborazione del capo dello Stato (Nuzzi e Vera-sani trasferiti e inibiti dalle funzioni di pm, Apicella addi-rittura destituito, con la scusa di una inesistente «guerrafra procure» tra Salerno e Catanzaro).

Missione compiuta: nessuno deve più avvicinarsi alla fo-gna politico-affaristico-giudiziaria calabro-lucana. Chi toc-ca quei fili muore, almeno professionalmente. Ne sannoqualcosa non solo de Magistris, Forleo, Apicella, Nuzzi eVerasani; ma anche i magistrati onesti di Potenza che han-no denunciato i loro superiori a Catanzaro (Henry Wood-cock, Alberto Iannuzzi, Rocco Pavese e Vincenzo Monte-murro, trascinati dinanzi al Csm e in alcuni casi puniti); eancora i consulenti Gioacchino Genchi e Piero Sagona, de-fenestrati dalle indagini; così come il capitano dei Carabi-nieri Pasquale Zacheo, trasferito dall’Arma ad altra sede; el’inviato del «Corriere della Sera» Carlo Vulpio, che avevaseguito puntigliosamente le indagini di de Magistris e che,da allora, non ha più potuto scrivere una riga sul suo gior-nale. Come nel romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha

Page 25: Assalto al PM

Prefazione XXIII

Christie, chiunque si sia avvicinato al verminaio catanzare-se è inesorabilmente caduto.

Intanto, a mano a mano che si susseguono le archivia-zioni e le assoluzioni degli indagati eccellenti delle indagi-ni scippate a de Magistris, la stampa e le tv di regime si di-vertono a spacciarle per altrettanti «fallimenti» dell’ex pm,dipinto come un visionario, un incapace, un fabbricantedi «teoremi». Purtroppo non sappiamo né potremo mai sa-pere come sarebbero finite quelle indagini se non gli fosse-ro state scippate sul più bello. Nessuno potrà mai stabilirese fossero fondate su elementi solidi e concreti o su fumi-sterie persecutorie, perché nessuna di esse è stata portata atermine dal pm che le aveva iniziate, e dunque tutto quelche è accaduto dopo non lo riguarda. Ma è improbabileche i suoi indagati eccellenti fossero tanto ansiosi di libe-rarsi del magistrato che indagava su di loro, se erano cosìsicuri della propria innocenza e della sua manifesta incapa-cità: in quel caso avrebbero avuto tutto l’interesse a lasciar-gli completare il suo lavoro, così che venisse smentito daigiudici, quelli «buoni», quelli che restano a piè fermo inCalabria, quelli che – statistiche alla mano – non hannomai fatto condannare nessuno per corruzione o concussio-ne. Insomma quelli che hanno trasformato la regione piùinquinata d’Italia in una sorta di Eden incontaminato, constatistiche penali da far invidia alla Scandinavia. Quelli dicui non s’interesserà mai nessun politico, nessun ministroe nessun Csm. Invece la preoccupazione generale era pro-prio quella di impedirgli di andare fino in fondo nelle sueindagini, onde evitare che centrassero l’obiettivo.

Le iniziative di pm pazzi o inetti o visionari s’infrango-no regolarmente contro il muro dei gip e dei gup, dei rie-sami, dei tribunali, delle corti d’appello, della Cassazione.Qui, invece, la coscienza sporca degli indagati eccellentiaveva intuito che, con quel pm al lavoro, le cose potevanomettersi molto male. Espulso come corpo estraneo il di-

Page 26: Assalto al PM

XXIV Assalto al pm

sturbatore de Magistris, la classe dirigente calabrese puòtornare alla serenità di sempre, ben protetta da una magi-stratura che, salvo rarissime eccezioni, non ha il brutto vi-zio di disturbare.

È bene che queste cose gli italiani le sappiano e non ledimentichino mai. Soprattutto ora che, non potendo piùfare il mestiere che reputa il più bello del mondo, quellodel pubblico ministero, Luigi de Magistris si è dato alla po-litica ed è stato eletto europarlamentare nelle liste dell’Ita-lia dei valori. Naturalmente gli hanno subito rinfacciato diavere sfruttato la sua notorietà per fare politica, come lorinfacciarono a Michele Santoro nel 2005, quando dopotre anni di inattività forzata per l’editto bulgaro, non po-tendo più fare il suo mestiere di giornalista televisivo, sicandidò alle Europee come indipendente nelle liste del-l’Ulivo. È fin troppo evidente che né a de Magistris né aSantoro sarebbe mai venuto in mente di darsi alla politica,se avessero potuto seguitare a fare i mestieri a cui erano vo-cati. E le loro vicende, per molti versi simili e parallele, do-vrebbero sollevare un dibattito serio su quanto è avvenutonella Seconda Repubblica dei partiti che da sedici annicombattono i poteri terzi, i ruoli di controllo, le funzioniarbitrali. E spesso riescono a rendere la vita difficile, se nonimpossibile, a chi non si rassegna al ruolo di impiegato,non si accasa, non si mette al servizio di nessuno.

Per questo il libro Assalto al pm di de Magistris è utile.Non perché racconti la vita di un santo (il protagonista,come tutti gli esseri umani, ha commesso i suoi errori, haavuto le sue debolezze, ha tradito le sue ingenuità e, fattasalva la buona fede, non ne ha mai fatto mistero). Ma per-ché racconta una parabola che non è un caso isolato, unfungo spuntato nel deserto, ma l’ennesimo sintomo delmale incurabile che corrode il paese: la guerra senza quar-tiere dei poteri forti e sempre meno occulti alle figure ter-ze, agli irregolari, ai non omologati; la quotidiana potatura

Page 27: Assalto al PM

Prefazione XXV

delle siepi per segare le punte che emergono dal conformi-smo, dal servilismo e dalla mediocrità al ribasso.

Non si tratta di una serie di casi individuali, perché il vi-rus colpisce tutti i cittadini: sono loro le vere vittime diquesto sistema. Basti pensare all’oggetto dell’inchiesta «Po-seidone», da cui tutto è cominciato: 800 milioni di eurospesi in Calabria in dieci anni per depurare le acque delmare, soldi pubblici (statali, regionali ed europei) in granparte rubati da politici, affaristi e «prenditori» (definizionedi Pippo Callipo) senza scrupoli, col risultato che le acquedella Calabria sono più sporche di prima e mettono in fu-ga l’unica risorsa che potrebbe risollevare la regione dallasua cronica depressione: i turisti. Risultato: la classe diri-gente che ha partecipato a quella gigantesca ruberia è sem-pre al suo posto, mentre il magistrato che aveva osato tra-scinarla sul banco degli imputati ha dovuto andarsene.

La presenza nella magistratura e nell’informazione dipersonalità forti, anticonformiste, controcorrente è unafortuna, una garanzia, una risorsa preziosa. Non averle èun danno per tutti. Più si accorciano le distanze fra destrae sinistra verso il partito unico degli affari e dei malaffari,verso la casta unica dei giornalisti servi, verso la corpora-zione togata forte coi deboli e debole coi forti, più l’esi-stenza di individualità riottose agli ordini dei manovratorie obbedienti soltanto alla Costituzione è un formidabileantidoto al regime.

De Magistris la sua battaglia all’interno della magistra-tura l’ha irrimediabilmente perduta. Ma l’accoglienza chegli ha riservato Antonio Di Pietro nelle sue liste, la valangadi voti soprattutto giovani che l’ha portato a Bruxelles e ilpatrimonio di stima, simpatia e credibilità che ha saputoconquistarsi sono comunque motivi di speranza. Sia perquello che Luigi potrà fare nel suo nuovo ruolo di presi-dente della commissione di controllo sui fondi europei, siaperché la sua esperienza è un deterrente contro nuovi «casi

Page 28: Assalto al PM

XXVI Assalto al pm

de Magistris»: prima di cacciare un altro magistrato perbe-ne solo perché si è permesso di indagare a destra e a sini-stra senza chiedere il permesso alla destra e alla sinistra, ilpartito dell’impunità ci penserà bene. Perché, a partire dal«caso de Magistris», sa che non potrà farlo a costo zero,nelle segrete stanze, lontano da occhi indiscreti dell’opi-nione pubblica. A patto che il «caso de Magistris» sia co-nosciuto e ricordato da tutti.

Page 29: Assalto al PM
Page 30: Assalto al PM