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19 Giugno 2018 Foyer del Teatro Carlo Felice - Genova L’età dell’incertezza RELAZIONE DEL CONSIGLIO Senza riferimenti, in un mondo dove prevale l'interesse personale, si perde tutti. GENERALE ORDINARIA DEI SOCI A.L.C.E. 73 a ASSEMBLEA

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19 Giugno 2018Foyer del Teatro Carlo Felice - Genova

L’età dell’incertezza

RELAZIONE DEL CONSIGLIO

Senza riferimenti, in un mondo dove prevale l'interesse personale, si perde tutti.

GENERALE ORDINARIA DEI SOCI A.L.C.E.

73a ASSEMBLEA

ASSOCIAZIONE LIGURECOMMERCIO ESTEROPiazza San Matteo, 15/516123 Genova - ItaliaTel: +39 010 2461364Email: [email protected]

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73aASSEMBLEAGENERALE ORDINARIA DEI SOCI

RELAZIONE DEL CONSIGLIO

ASSOCIAZIONE LIGURECOMMERCIO ESTERO

Genova, 19 Giugno 2018

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Programmadell'AssembleaFoyer del Teatro Carlo FeliceGenova, 19 giugno 2018

09.30 Registrazione e welcome coffee

10.40 Relazione del Consiglio

Riccardo BraggioPresidente A.L.C.E.

10.00 Apertura dei lavori

Vittorio Doria LambaVice Presidente A.L.C.E.

Don Gian Piero CarzinoDirettore Ufficio per la Vita Sociale e il Mondo del Lavoro di Genova

Giovanni TotiPresidente Regione Liguria

Marco BucciSindaco di Genova

Paolo OdonePresidente Camera di Commercio di Genova

11.15 Tavola rotonda

Barbara BancheroDirettore CNA Genova

Luca BeltramettiDirettore Dipartimento di Economia dell'Università di Genova

Riccardo BraggioPresidente A.L.C.E.

Paolo CuneoPresidente Gruppo Comarco

Giovanni MondiniPresidente Confindustria Genova

Gabriele NoberascoPresidente Noberasco

Marco ToffoluttiAmministratore Delegato New Gima

Giuseppe ZampiniAmministratore Delegato Ansaldo Energia

Alberto QuaratiIl Secolo XIX, Moderatore della tavola rotonda

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L'etàdell'incertezzaSenza riferimenti,in un mondo dove prevalel'interesse personale,si perde tutti.«Il lavoro sta cambiando. E ci impone di essere all'altezza di una nuova domanda di sviluppo e di giustizia. La crescita è sostenibile se rispetta l'equilibrio della natura. Ma anche se rispetta l'uguaglianza tra le persone e la coesione della comunità. Il lavoro che cambia richiede un'armonia maggiore con i tempi di vita. Richiede che anche il lavoro di cura venga tenuto nella giusta, crescente considerazione.

Non mancano di�coltà nel nostro cammino. Tuttavia, dove c'è il senso di un destino comune da condividere, dove si riesce ancora a distinguere il bene comune dai molteplici interessi di parte, il Paese può andare incontro, con �ducia, al proprio domani.»

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarellaalla Celebrazione della Festa del Lavoro

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A.L.C.E. - ASSOCIAZIONE LIGURE COMMERCIO ESTERO

Indicedegli argomentiRelazione del Consiglio

01. Il commercio internazionaleStato e prospettive per il commercio internazionale (09)

Situazione locale degli scambi commerciali (11)

Gli equilibri delle forze in atto:Donald Trump - Vladimir Putin - Xi Jinping (15)

La politica commerciale (15)

I mercati valutari (18)

Cambiamento climatico ed energie alternative (19)

Cripto-valute e tecno�nanza (23)

02. Gli avvenimenti che stanno cambiando il mondo

Analisi del voto in Italia e il di�cile rapporto con l'Europa (27)

Il marketing politico e la caduta delle ideologie (30)

Le fake news: false ma verosimili (32)

03. Riflessi politici dello scenario globale

Alcuni indicatori sull'attività imprenditoriale locale (33)

Ri�essioni sulle opportunità e i rischi per il sistema locale (35)

Il marketing territoriale: un tema caro alla nostra Associazione (39)

04. Fare impresa in Italia e in Liguria

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Vedereil cambiamentoLa voglia di conoscenzadeve prevaleresulla paurae sulle divisioni.«Seven years after going blind, when Holman's joints wailed again, a doctor suggested a warmer climate might do his body good. Why not visit the Mediterra-nean? With little to lose, Holman gave the doctor's idea a try. On his 32nd birthday, October 15, 1819, he boarded a ship at Dover, England and sailed for France.

The trip would forever change him».

James Holman, The blind Traveler (1786-1857)

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Introduzionedel PresidenteTrovare punti di riferimentonell'incertezza dei nostri giorni

Mai come in quest'ultimo anno i cambiamenti si sono succeduti con tale frequenza e velocità: infatti abbiamo aspettato �no all'ultimo per concludere la Relazione. Ogni giorno gli equilibri in atto si spostano e l'incertezza della vita politica, sociale ed economica ne rende particolarmente di�cile l'analisi e la sintesi.

Gli equilibri politici mondiali sono estremamente sottili e si spostano continuamente, i mercati internazionali ne seguono l'andamento ampli�cando le paure, le aspettative e le reazioni istintive di protezione; l'Europa sta vivendo un momento di grande di�coltà con la crescita dei nazionalismi e dei populismi.

L'incertezza politica italiana, con una delle crisi più lunghe della storia repubblicana, rappresenta in un certo senso l'immagine di questo momento storico che coinvolge tutti e non solo i parlamentari eletti con le elezioni del 4 marzo. Coinvolge in primo luogo la classe politica che fa fatica ad a�rontare i problemi perchè la soluzione passa necessariamente da scelte impopolari e, in una campagna elettorale pressoché costan-te, i contraccolpi in termini di voti sarebbero di�cili da superare. E poi coinvolge tutto il sistema paese che non è adeguato al cambiamento e funge da freno allo sviluppo.

Per chi fa business questa situazione è la peggiore possibile; di fronte all'inadeguatez-za del sistema paese, all'incertezza politica ed economica in un mondo senza riferi-menti dove prevale l'interesse personale, si perde tutti.

La nostra Associazione è da oltre settant'anni stabilmente in prima linea per la difesa del principi del libero commercio fra le nazioni e mette a disposizione le proprie com-petenze per lo sviluppo del mondo dell'impresa. Lo fa da laboratorio di idee, convinta che l'unione, nel superamento degli interessi personali sia l'unica strada possibile per fare sviluppo.

A.L.C.E. - ASSOCIAZIONE LIGURE COMMERCIO ESTERO

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Riccardo Braggio

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E lo fa mettendo a disposizione la propria esperienza, le proprie idee e proponendo soluzioni, stimolando il dibattito sui temi importanti. Anche in un momento di incer-tezza come quello che stiamo vivendo, A.L.C.E. pone nuovi obiettivi e nuovi stimoli alla vita della nostra città e della nostra regione.

I temi che ci stanno più a cuore sono lo sviluppo del territorio, attraverso un marketing territoriale strategico e condiviso, e la formazione che deve essere adeguata alle esigenze del mercato e dei tempi. Su questi due argomenti nodali auspichiamo un tavolo di lavoro dove far incontrare le università, le imprese, gli enti e le associazioni di categoria per un piano di sviluppo comune.

Concludo questa breve introduzione con un ringraziamento particolare a coloro che hanno deciso di sedersi con noi, in un momento come questo, per discutere i temi principali mettendo a disposizione la loro esperienza personale, le loro idee e i loro punti di vista.

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01.Il commercio internazionale

Stato e prospettive per il commercio internazionale

L'anno passato è stato caratterizzato da importanti avvenimenti politico-economici che hanno pesantemente modi�cato gli equilibri mondiali. Il commercio internazio-nale è stato uno degli ambiti maggiormente coinvolti ed è plausibile che nei prossimi mesi diventeranno sempre più evidenti le ripercussioni delle s�de commerciali porta-te avanti dai diversi Paesi.

Nel 2017 il commercio internazionale ha registrato un trend molto positivo (+ 4.7%) ed è stato trainato dall'aumento delle importazioni, soprattutto da parte del continente asiatico. In generale, il commercio internazionale è cresciuto maggiormente nei Paesi in via di sviluppo: infatti a fronte di un aumento delle esportazioni del 3.5% nei Paesi sviluppati, l'aumento è stato pari al 5.7% nei Paesi in via di sviluppo.

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Gli equilibri mondiali e i forti cambiamenti in atto.

Il commercio internazionale ha fatto registrare un trend positivo per tutto il 2017.

L'Italia si colloca al nono posto mondiale per le esportazioni e al decimo per le importazioni.

Cina, USA e Germania restano i Paesi leader sia per importazioni che per le esporta-zioni e hanno registrato notevoli tassi di crescita. Le esportazioni cinesi rappresentano quasi il 13% del totale e sono cresciute, nel 2017, di poco meno dell'8%. L'Italia si collo-ca per esportazioni e importazioni rispettivamente al nono e decimo posto a livello mondiale.

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A.L.C.E. - ASSOCIAZIONE LIGURE COMMERCIO ESTERO

Nonostante i buoni risultati, le tensioni

internazionali stanno portando incertezza fra

gli operatori.

Se guardiamo al futuro, secondo le stime del WTO, il volume degli scambi di merci nel 2018 crescerà del 4,4 %, con un tasso di crescita leggermente in calo rispetto a quello registrato nel 2017 (+4,7 %). Nel 2019 la crescita dovrebbe attestarsi intorno al 4,0%, valore comunque confortante rispetto al valore medio nel periodo post-crisi (3.0 %).

Nonostante le aspettative di espansione dei commerci per i prossimi anni, i recenti sviluppi internazionali e le minacce di possibili guerre commerciali (in particolare tra USA e Cina) stanno portando inquietudine tra tutti gli operatori economici sulla possi-bile evoluzione nei commerci.

Lo stesso WTO, ha recentemente ribadito che le stime di crescita, visti i recenti svilup-pi, andranno probabilmente riviste al ribasso. L'attuazione di politiche restrittive rischia infatti di alimentare l'incertezza per imprese e consumatori e, di conseguenza, di avere pesanti ripercussioni sul commercio e sulla produzione globale.

Come si osserva in �gura, per tenere in considerazione il nuovo clima di incertezza, le previsioni WTO sono state modi�cate considerando un ampio range di possibili valori per la crescita del commercio internazionale: a seconda di come evolveranno gli equi-libri commerciali tra i Paesi, il WTO stima un tasso di crescita per il 2018 compreso tra il 3,1% e il 5,5%.

Tabella 01. I 10 principali importatori e esportatori, 2017 Source: WTO and UNCTAD, WTO

Cina

USA

Germania

Giappone

Paesi bassi

Corea

Hong Kong

Francia

Italia

Regno Unito

12,8

8,7

8,2

3,9

3,7

3,2

3,1

3,0

2,9

2,5

7,9

6,6

8,5

8,3

14,1

15,8

6,5

6,7

9,6

8,6

USA

Cina

Germania

Giappone

Regno Unito

Francia

Hong Kong

Paesi bassi

Corea

Italia

13,4

10,2

6,5

3,7

3,6

3,5

3,3

3,2

2,7

2,5

7,1

16,

10,5

10,6

1,2

9,2

7,8

13,7

17,8

11,2

Paesileader

Paesileader

% sultotale

% sultotale

% variaz.annuale

% variaz.annuale

EXPORT IMPORT

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Nonostante la Liguria rappresenti sempre una quota marginale del commercio estero nazionale, l'andamento locale è stato molto positivo nell'ultimo anno.

In particolare, escludendo le componenti volatili, il risultato raggiunto del 15% di aumento delle esportazioni è molto positivo.

La Liguria rappresenta ancora una quota molto marginale del commercio estero nazionale: nel 2017 sono state importate merci per 8,9 miliardi di € (2,2 % del totale importato) e esportate merci per 7,9 miliardi di € (1,8% del totale). Nonostante i dati assoluti mostrino una posizione ancora secondaria per la regione, l'andamento delle importazioni e delle esportazioni ha avuto una dinamica molto positiva nell'ultimo anno.

Nel 2017 le esportazioni dalla Liguria e le importazioni verso la regione sono aumenta-re notevolmente (+8%; +15%) con un trend superiore anche a quello medio nazionale (+7%; +9%). L'aumento delle esportazioni dalla Liguria è stato in linea con quello registrato nel Nord Ovest.

È interessante osservare il dato sulle esportazioni e sulle importazioni liguri depuran-dolo dalle sue componenti più volatili ovvero dalle commesse navali (che sono tipica-mente commesse pluriennali e in grado di impattare signi�cativamente sui dati di export annuale) e dai prodotti petroliferi ra�nati (caratterizzati da prezzi molto volati-li).

I risultati di questo esercizio mostrano che le esportazioni di navi sono state caratteriz-zate da una diminuzione sostanziale rispetto all'anno precedente (-33%): questo dato

Figura 01. Volume di commercio internazionale, 2015Q1-2018Q4Dati corretti per la stagionalità, numero indice in base 2005 (2005=100)

(WTO and UNCTAD, WTO Secretariat estimates).

Situazione locale degli scambi commerciali

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43% delle importazioni e il 47% delle

esportazioni avvengono in Europa.

I principali partner commerciali della

Liguria sono Germania, Francia e Stati Uniti.

è in gran parte spiegabile dalla commessa di 200 milioni di € di navi e imbarcazioni indirizzata verso l'Oman nel 2016.

Pertanto, se depuriamo il dato da questa componente e dalla componente connessa ai prodotti petroliferi, l'aumento delle esportazioni registrato tra il 2016 e il 2017 raggiun-ge il 15%, evidenziando pertanto un andamento molto positivo.

Tabella 02. Andamento delle importazioni e delle esportazioni nel periodo 2016-2017(dati in milioni di €). Fonte: elaborazione su dati ISTAT. Note: * =dato provvisorio

A livello geogra�co, il 43% delle importazioni e il 47% delle esportazioni liguri ha come partner un Paese Europeo. Le restanti importazioni provengono per il 27% da Paesi Asiatici, per il16% dall'Africa e per il 13% dall'America. Le esportazioni extra-Eu-ropee sono invece indirizzate verso Asia (22%), America (17%) e Africa (11%).

È inoltre interessante osservare quali sono i principali Paesi partner commerciali della Liguria. Se osserviamo le importazioni, la Liguria importa prodotti prevalentemente da Spagna, Stati Uniti, Azerbaigian, Germania, Francia, Nigeria, Regno Unito, Cina, Giappone, Paesi Bassi. I primi tre partner commerciali per esportazioni sono invece Stati Uniti, Francia e Germania.

Italia

Nord Ovest

Liguria

Liguria (esclusa cantieristicanavale e petrolio greggio)

400.659

167.144

8.903

7.919

448.107

176.877

7.955

6.584

+9%

+8%

+15%

+12%

+7%

+8%

+8%

+15%

Import ImportExport Export

2017*Variazione2016-2017

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In questo panorama pesano molto le decisioni di Donald Trump sull'introduzione di restrizioni al commercio con gli USA.

Figura 02. I primi 10 partner commerciali per importazioni e esportazioni con la Liguria,anno 2017. Fonte: elaborazione su dati ISTAT

È evidente che le recenti minacce da parte di Donald Trump sull'introduzione di restrizioni al commercio, rischiano di penalizzare fortemente i commerci liguri. Nel 2017 la Liguria ha esportato merci verso gli USA per un valore complessivamente pari a 879 milioni di Euro mentre le importazioni ammontavano a 771 milioni di Euro evidenziando un saldo commerciale positivo della regione nei confronti del Paese.

Tra il 2016 e il 2017 le esportazioni verso gli Stati Uniti sono cresciute in modo partico-larmente signi�cativo anche a causa di un forte aumento nell'export connesso al setto-re navale. Se depuriamo il totale esportato da questa componente, l'aumento registra-to nelle esportazioni liguri verso gli USA passa da +143% a + 64%. Se escludiamo le navi e imbarcazioni, in generale, l'export ligure verso gli Stati Uniti si compone preva-lentemente di prodotti chimici (15%), macchinari e apparecchiature (13%), e prodotti alimentari (7%).

A livello di trend, in aggiunta al settore navale, tra il 2016 e il 2017 sono apparsi in forte aumento le esportazioni di articoli in gomma (il totale esportato è passato da 2,5 € a 32,3 milioni di €), i prodotti connessi al metallo e gli autoveicoli/rimorchi. In aumento anche l'export di macchinari e di oli e grassi vegetali e animali.

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Sp

agna

9,7

%

US

A 1

1,1%

Fran

cia

9,5%

US

A 8

,7%

Ger

man

ia 5

,8%

Ger

man

ia 8

,8%

Sp

agna

6,1

%

Cin

a 5,

7%

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eria

3,5

%

Fran

cia

5,5%

Nig

eria

4,5

%

Reg

no U

nito

4,3

%

Reg

no U

nito

2,5

%

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tto

2,0%

Bel

gio

1,8%

Cin

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2%

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pp

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4,0%

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3,2

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Pae

si B

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%

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8,6%

IMPORTEXPORT

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In generale, nel 2017 gli Stati Uniti sono stati il primo partner commerciale della Ligu-ria in termini di export. Anche depurando i dati dalla cantieristica navale, gli USA restano il terzo partner per esportazioni, preceduti da Francia e Germania.

Questo elemento è di grande interesse considerando le recenti minacce messe in campo da Donald Trump nell'imposizione di dazi: nonostante al momento in cui scriviamo l'introduzione dei dazi con l'UE sia stata temporaneamente sospesa, è evidente che l'incertezza legata agli sviluppi futuri potrebbe preoccupare gli imprendi-tori liguri impegnati nel commercio con gli USA. Inoltre non va dimenticato che l'introduzione di dazi tra la Cina e gli USA potrebbe avere un notevole impatto sul commercio europeo: non è infatti da escludere che parte delle merci cinesi sottoposte ai nuovi dazi cerchino uno spazio in Europa.

L’impatto dei dazi imposti dagli Stati Uniti

potrebbe avere un impatto notevole sul

commercio italiano ed europeo.

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02.Gli avvenimenti che stannocambiando il mondo

Gli equilibri delle forze in atto:Donald Trump - Vladimir Putin - Xi Jinping.

Le azioni messe in campo da Donald Trump sotto lo slogan di “America �rst” stanno modi�cando rapidamente gli equilibri mondiali. La progressiva riduzione dell'impe-gno internazionale statunitense e la rottura dei trattati internazionali creano opportu-nità per una Cina, sempre più interessata ad in�uire a livello internazionale, sia all'in-terno delle istituzioni sovra-nazionali sia nei mercati valutari.

Il disimpegno internazionale degli Stati Uniti crea spazio per Cina e Russia.

La Cina si trova ad essere il Paese più pesantemente colpito dalla politica commerciale statunitense. E non rimarrà certo a guardare.

La politica commerciale

La di�coltà di fare previsioni precise circa l'evoluzione dei commerci, è prevalente-mente attribuibile ai precari equilibri tra Stati Uniti, Cina e Russia. In particolare, hanno suscitato notevoli preoccupazioni le recenti iniziative di Donald Trump in tema di politica commerciale nei confronti di Pechino.

A marzo 2018, Trump ha infatti introdotto una serie di dazi su acciaio e alluminio, metalli strategici per l'industria militare, per un valore superiore ai 50 miliardi di Dollari. Successivamente ha però mitigato la misura, decidendo di non applicare tali “sanzioni” ai Paesi con�nanti (Canada e Messico) e, in un secondo momento (con un'esenzione valida �no al 1 giugno), all'Europa.

La Cina, si è trovata perciò ad essere il Paese più pesantemente colpito dalla politica commerciale di Trump e ha immediatamente reagito introducendo misure analoghe su 128 beni provenienti dagli USA tra cui carne di maiale, frutta fresca/secca per un valore di circa 3 miliardi di €. Questa mossa è stato solo un primo segnale lanciato da

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Pechino con l'obiettivo di dissuadere Washington minacciando misure ben più radica-li, ad esempio l'introduzione di dazi sui semi di soia che valgono circa 14,2 miliardi di Dollari o sulle automobili statunitensi (basti pensare che General Motors vende più auto in Cina che negli USA).

In generale, considerando che la Cina è il maggior detentore di debito pubblico ameri-cano, è evidente che possiede molte altre carte da giocarsi per disincentivare l'interes-se USA a intraprendere una guerra commerciale. Se è vero che l'economia statuniten-se cresce, è altrettanto vero che la crescita è a spese del debito che ha raggiunto livelli stratosferici. Inoltre, il disavanzo commerciale ha raggiunto i 568 miliardi di Dollari di cui 375 miliardi con la sola Cina.

Le trattative tra le due superpotenze commerciali, tuttora in corso, aprono scenari imprevedibili. A maggio gli USA hanno inviato a Pechino un documento dal titolo eloquente “Balancing the Trade Relationship” in cui sostanzialmente richiedono alla Cina in primis una riduzione del surplus commerciale di oltre 200 miliardi di Dollari all'anno nell'arco di due anni.

In secondo luogo, gli Stati Uniti si oppongono ai sussidi statali da parte del governo cinese al piano di avanzamento tecnologico 2025. Il piano tecnologico cinese spaventa infatti moltissimo Trump, poiché rischia di portare la Cina a possedere entro il 2025 una tecnologia analoga o superiore a quella americana. Secondo Washington, questi sussidi sono impropri, perché non rispettano il libero mercato e contravvengono le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. Tutti questi elementi non fanno che alimentare il clima di incertezza per il futuro, che ostacola i consumi e i commerci.

Ecco le condizioni americane: riduzione del

surplus commerciale ridotto di oltre 400

miliardi in due anni e blocco degli incentivi

all'avanzamento tecnologico.

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Anche con la Russia le tensioni in atto portano ad una serie di conseguenze difficili da valutare.

In Cina e in Russia i gruppi di potere consolidano il loro controllo.

Va ricordato che il WTO proibisce azioni protezionistiche ad eccezione di quelle giusti-�cate da motivazioni di sicurezza nazionale; non a caso i primi dazi introdotti da Trump hanno riguardato settori strategici per l'industria bellica.

Il Direttore Generale del WTO, Roberto Azevêdo ha recentemente sollevato le sue preoccupazioni per il futuro dei commerci internazionali:

"The strong trade growth that we are seeing today will be vital for continued economic growth and recovery and to support job creation. However, this important progress could be quickly undermined if governments resort to restrictive trade policies, especially in a tit-for-tat process that could lead to an unmanageable escalation. A cycle of retaliation is the last thing the world economy needs".

Oltre alle tensioni di natura commerciale e valutaria tra USA e Cina, spaventano anche i nervosismi tra Stati Uniti e Russia. Il 6 aprile 2018, Trump ha introdotto una serie di sanzioni contro uomini d'a�ari russi e contro alcune società russe tra le quali il colosso dell'alluminio Rusal.

In ultimo, il consolidamento dei gruppi di potere in Cina e in Russia, dove di fatto le cariche potranno essere riconfermate senza fare ricorso a libere elezioni, contribuisce ad alimentare lo stato di allarme per l'ordine del mondo liberale.

Da un lato la Russia con la continua plebiscitaria riconferma dello “Zar” Vladimir Putin al suo quarto mandato e dall'altro la Cina; con una riforma della costituzione che elimina il limite dei due mandati presidenziali l'Assemblea del Popolo consegna a Xi Jinping la presidenza a vita.

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In due aree del mondo estese ed estremamente signi�cative dal punto di vista econo-mico e commerciale il potere in mano a pochi acquisisce un signi�cato piuttosto inquietante che assume, se possibile, toni ancora più minacciosi di fronte ad un'Euro-pa disunita e sempre a rischio di tenuta.

I mercati valutari

Se consideriamo i mercati valutari, nonostante si siano susseguiti in passato tentativi di contrasto al potere del Dollaro da parte di altre valute (si pensi ad esempio al Marco tedesco, allo Yen giapponese e al Franco Svizzero), il Renminbi (RMB) cinese, la “valuta del popolo”, rappresenta, secondo molti, lo s�dante più serio del biglietto verde ed è la valuta più adatta a rappresentare gli interessi dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

La moneta cinese ha intrapreso una strada lenta verso una “normalizzazione” della valuta, cominciata con il suo inserimento a �ne 2015 nelle valute di riserva del FMI (attualmente il RMB rappresenta quasi l'11% del paniere) e, più recentemente, con l'inclusione da parte della Banca Centrale Europea e della Bundesbank nelle proprie riserve valutarie.

La People's Bank of China (PBoC) ha dichiarato che renderà più semplici gli investi-menti in Cina realizzati in Yuan da stranieri e che garantirà la possibilità di riportare in patria i pro�tti liberamente.

Il Renminbi cinese è lo sfidante più accreditato

contro il Dollaro e rappresenta la valuta

più adatta a sostenere gli interessi dei BRICS.

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Il tweet di Donald J. Trump del 29 dicembre 2017. Visto che fa così freddo ben venga il riscaldamento climatico!

La pericolosa ironia di Trump sul riscaldamento globale può portare a vanificare i risultati raggiunti in questi anni con un tweet di pochi caratteri.

Cambiamento climatico ed energie alternative

Un altro elemento di forte divergenza tra le politiche messe in campo da Washington e da Pechino riguarda l'interesse e l'importanza attribuita al cambiamento climatico. Il 29 dicembre 2017, il Presidente della prima potenza economica mondiale, tramite Twitter, ha utilizzato l'ondata di gelo che stava attraversando gli USA per ironizzare sul cambiamento climatico:

“La costa est degli Stati Uniti è investita da un'ondata di gelo e per la vigilia di Capodanno sono attese temperature polari. Potremmo usare un po' di quel buon vecchio Riscaldamento Globale che il nostro Paese, e non altri, stanno pagando migliaia di miliardi di Dollari per proteggerci. Coprirsi bene!”.

Il tweet è solo l'ultimo di una serie di a�ermazioni del presidente americano cariche di scetticismo sul tema del cambiamento climatico. A marzo del 2017 lo stesso Trump aveva inviato a trecentomila professori di scienze un dossier dal titolo “Why Scientists Disagree About Global Warming”, una pubblicazione dell'Heartland Institute da sempre sostenitore della causa naturale e non umana dei cambiamenti climatici.

In generale, l'appeal della moneta è notevolmente aumentato sia dal punto di vista commerciale (utilizzo del renminbi nel commercio estero) sia dal punto di vista �nan-ziario (utilizzo della valuta come riserva di valore nella �nanza internazionale).

Tuttavia, se è vero che le politiche attuate dal governo cinese hanno avuto e�etti sostanziali dal lato dell'o�erta di valuta, non si può dire lo stesso per quanto riguarda l'impatto sulla domanda. Nonostante il crescente potere economico della Cina, lo Yuan ha infatti ancora un ruolo marginale nelle riserve internazionali, rappresentando l'1,12% del totale contro il 63,5% del Dollaro, il 20% dell'Euro.

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Sempre a marzo 2017 Trump ha inoltre �rmato un accordo operativo che apre le porte al carbone ed elimina i limiti per le emissioni, provando a cancellare il Clean Power Plan approvato da Barak Obama.

Il rischio più concreto di un ritiro degli Stati Uniti è attribuibile alla possibile in�uenza verso altri Paesi a evadere gli impegni, rendendo meno e�cace l'accordo e più incerto il quadro economico che lo accompagna. Non avere chiaro quale obiettivo ambientale si vuole perseguire è un problema in termini di investimenti che ha ricadute sulle economie di tutti i Paesi coinvolti: infatti, l'energia è uno dei settori che più ha bisogno di piani�cazione, visto che senza energia si fermano gli investimenti.

A luglio Trump ha dichiarato l'intenzione degli USA di uscire dagli accordi di Parigi, la storica intesa del 2015 per tagliare drasticamente il livello delle emissioni inquinanti a livello mondiale. Sebbene l'iter di uscita duri quattro anni, dopo la recente �rma di Siria e Nicaragua, gli Stati Uniti saranno l'unico Paese al mondo a non fare parte della storica intesa. La conseguenza di questa mossa politica degli USA è un fortissimo rischio di reazione a catena da parte degli altri stati. Dopo il 2019 la Banca Mondiale non �nanzierà più le infrastrutture per l'estrazione di petrolio e gas. Nel 2010 erano stati eliminati i �nanziamenti per l'estrazione del carbone.

Nonostante i toni negazionisti che si sollevano spesso in questa discussione, un recen-te report del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazio-ni Unite stima che di questo passo arriveremo ad un riscaldamento di quattro gradi entro l'inizio del prossimo secolo, soglia di gran lunga superiore a quella di 1,5 o 2 gradi così come indicato a Parigi.

Figura 03. I Principali punti dell'Accordo di Parigi

L’uscita degli USA può avere una possibile

influenza su quei Paesi che reclamano il loro “diritto ad inquinare”.

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L'accordo è vincolante, pur non essendo previste sanzioni per chi non raggiunge gli obiettivi prefissati. Contiene sostanzialmente quattro impegni per gli Stati che lo hanno firmato:

Mantenere l'aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi.

Smettere di incrementare le emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui la produzione di nuovi gas serra sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente.

Versare 100 miliardi di Dollari ogni anno ai Paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.

I “Contributi promessi” se saranno modificati dovranno diventare più ambiziosi, ogni Paese può modificarli in qualsiasi momento e comunque tutti sono chiamati a farlo ogni cinque anni, anche alla luce di una valutazione globale del divario tra azioni ed obiettivi.

L'Accordo di Parigi 2015

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Le previsioni per il 2100 sono catastrofiche per le temperature, l'innalzamento dei mari, la qualità dell'aria e delle acque.

Ogni grado di riscaldamento globale costa in media l'1,2% del PIL mondiale.

L'ambigua posizione della Cina che da un lato dipende fortemente dai combustibili fossili e dall'altro si candida a diventare Paese leader nella lotta al cambiamento climatico.

Si prevede nel 2100 sarà raggiunta la soglia dei 5 gradi nel caso in cui i Paesi continuino ad emettere come se nulla fosse gas serra in atmosfera (scenario “business as usual”) (fonte: www.climalteranti.it). Le conseguenze in termini di sopravvivenza rischiano di essere distruttive per l'impatto su temperature, innalzamento dei mari, qualità dell'a-ria e degli oceani ma anche, situazione economica.

Solomon Hsiang, economista di Berkeley, e i suoi collaboratori sostengono in uno studio pubblicato su Science che ogni grado di riscaldamento costa in media l'1,2 per cento del PIL e, secondo gli studiosi, c'è un 12 per cento di probabilità che il cambia-mento climatico riduca la produzione globale di più del 50 per cento entro il 2100, con conseguenze evidentemente devastanti.

Pertanto, ignorare le conseguenze del cambiamento climatico, sembra una scelta economicamente distruttiva e l'intervento pubblico su queste tematiche deve essere attivo e massiccio. Vale la pena citare un ulteriore punto di interesse. C'è un forte legame fra gli impatti dei cambiamenti climatici e le migrazioni. Pur essendo la cono-scenza di questo fenomeno ancora limitata agli esperti del settore piuttosto che all'opinione pubblica i cambiamenti climatici porteranno a migrazioni di massa da parte degli strati più poveri della popolazione mondiale.

Contrariamente agli Stati Uniti chi sembra aver bene intuito la portata anche econo-mica dei cambiamenti climatici è la Cina. In seguito alla decisione di uscita dagli accordi di Parigi da parte degli USA, Pechino si è infatti dichiarato pronto a diventare il Paese leader nella lotta al cambiamento climatico e nella transizione alla Green Economy.

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La decisione della Cina resta comunque parzialmente paradossale, considerando che ad oggi è ancora fortemente dipendente dal carbone (circa il 60% della struttura ener-getica cinese) ed è il primo importatore di petrolio al mondo. Nonostante queste contraddizioni rimangano, è vero che negli ultimi anni la Cina si è fatta portatrice di una serie di best practices di contrasto al cambiamento climatico tra le quali politiche anti-smog, riforestamento, massicci investimenti nell'idroelettrico, eolico, fotovoltai-co e solare.

Anche negli Stati Uniti stanno comunque nascendo iniziative “personali” di contrasto a cambiamento climatico. Il miliardario ed ex sindaco di New York Michael Bloom-berg contribuirà di tasca propria, quest'anno (2018), con un assegno da 4,5 milioni di Dollari all'impegno �nanziario degli Stati Uniti previsto dall'accordo di Parigi sul Clima. Diverse associazioni, scienziati, attivisti, economisti sostengono che gli USA faranno comunque la loro parte per la lotta al cambiamento climatico al di là della �rma o meno da parte del governo. Con iniziative dal basso e prospettive di mercato lungimiranti.

La Cina è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili.

Circa il 60% dell'energia è ricavata dal carbone.

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L'avvento delle transazioni finanziarie senza un'autorità centrale di controllo apre scenari imprevedibili.

Il valore del Bitcoin è estremamente variabile e difficile da controllare.Nel 2013 1 Bitcoin valeva 12$, nel 2017 ha raggiunto i 19.000$ e sta progressivamente scendendo.

Cripto-valute e tecno�nanza

L'autunno passato è stato caratterizzato da un crescente interesse per le cripto-valute e la tecno�nanza. Il Bitcoin, ovvero la più popolare delle criptovalute, è stato creato nel 2009 con l'obiettivo di dare vita a nuovo sistema di moneta elettronica senza nessun tipo di autorità centrale e il suo funzionamento è stato per primo illustrato dal miste-rioso Satoshi Nakamoto. Nelle transazioni in Bitcoin non esiste una terza parte coin-volta e questo crea notevoli opportunità in termini di riduzione delle commissioni e dei rischi legati agli attacchi informatici.

I sostenitori del Bitcoin, ritengono infatti che le monete legali, pensiamo ad esempio al Dollaro, siano pericolose in quanto la loro o�erta e le regole che la disciplinano sono sotto il rigido controllo di un'entità onnipotente (nel caso del Dollaro il governo degli Stati Uniti).

A garanzia della regolarità delle transazioni è stata istituita la blockchain, una sorta di libro mastro in cui sono registrate tutte le transazioni in Bitcoin, che gestisce le transa-zioni e rende impossibile agli utenti spendere più soldi di quanti ne possiedono e scon-giura il rischio di duplicazioni.

In generale, pur non avendo un valore d'uso, le criptovalute (come i lingotti d'oro, le collane di perle, le tessera di plastica, o i pezzi di carta �ligranata) possono utilizzarsi come valuta di scambio in virtù del fatto che le persone la riconoscono come moneta.

ll valore dei Bitcoin dipende dal mercato e dall'equilibrio tra domanda e o�erta: in particolare, il valore si determina sulla base di quanto sono disposte le persone a pagarli. I recenti crolli registrati nel valore della criptovaluta portano a parlare sempre più spesso dell'esistenza di una bolla: in realtà le opinioni a riguardo non sono univo-che. L'amministratore delegato della banca d'a�ari JP Morgan - Jamie Dimon - ha dichiarato che i Bitcoin sono una tru�a e un sistema di scambio buono solo per le

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attività criminali. Un Bitcoin, nel 2013, valeva 12 Dollari mentre a �ne 2017 superava i 19.000 Dollari.

Anche se non è facile stabilire se l'era delle criptovalute sia �nita, è certo che il loro mercato sia estremamente volatile, e �essioni come quella avvenuta nelle ultime setti-mane sono state frequenti nel corso della loro storia.

Figura 04. I Come avvengono le modifiche su una blockchainFonte: Business Insider

La blockchain, in italiano "catena di blocchi", è un processo informatico in cui un insieme di soggetti mette a disposizione risorse informatiche specifiche come la memoria dei computer e la loro capacità di calcolo per rendere disponibile a tutti un enorme database virtuale di cui ogni utente ha una copia.

L'utilizzo di protocolli sicuri e continuamente aggiornati e di tecniche di crittografia dei dati condivise fra tutti genera la fiducia completa degli utenti nei dati immagazzi-nati che, a questo punto non hanno più bisogno di essere validati e certificati da alcun tipo di autorità superiore.

Il crollo non ha riguardato solo il Bitcoin, ma anche le altre criptovalute meno cono-sciute come Ethereum e Ripple. Nonostante alcuni esperti sostengano che la blockchain sia destinata a rivoluzionare l'economia e diventerà la base di un'economia digitale, ad oggi i Bitcoin sono ancora farraginosi e complicati da usare e il loro prezzo è estremamente volatile.

Al di là di ogni considerazione, il

mercato delle criptovalute è

estremamente instabile.

Come avvengono le modifiche su una blockchain

La persona A vuole effettuareuna modifica su una blockchain

Il nuovo blocco è aggiunto alla catena.Resterà traccia permanente della modificae non sarà possibile cancellarla

Tutti i computerapprovanoil cambiamento

Questa modificacreerà un nuovo blocco

Il nuovo blocco saràtrasmesso a ogni computerdella rete distribuita

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Molti studi sono concordi nel considerare l'esplosione del valore delle criptovalute una grande bolla: la maggior parte delle persone compra Bitcoin per poi scambiarli con Dollari. Questa tendenza a rivendere le monete non appena aumentano di valore è un segnale della poca �ducia generale nel Bitcoin come “moneta” ma piuttosto nella sua percezione come “oggetto da collezione”.

Un ulteriore elemento di interesse sta nel complesso rapporto della Cina con le cripto-valute. Nel 2016 la stragrande maggioranza delle transazioni in Bitcoin sono state e�ettuate contro RMB.

Questo ha impensierito molto le autorità cinesi che temono un pericoloso aumento di esportazione illegale di valuta (spesso prodotta da fenomeni corruttivi). Le voci di una consistente azione di controllo da parte dell'autorità cinesi hanno contribuito a frena-re la corsa al rialzo del Bitcoin ed impensieriscono molto gli investitori.

Certamente la crescente perdita di peso dei sistemi �nanziari tradizionali in favore della tecno�nanza e di sistemi di pagamento di nuova generazione è un fatto di cui non si può non tenere conto. In Cina oggi si sta assistendo alla quasi totale scomparsa dei pagamenti tramite carte di credito.

Questo crollo è accompagnato anche da quello dei pagamenti in contanti ed è stato sostituito dal pagamento tramite smartphone. Quanto questo fenomeno sia importan-te lo dimostrano i dati di confronto fra USA e Cina. In USA (Paese che ha inventato il pagamento tramite smartphone) nel 2016 i pagamenti mobili hanno raggiunto quota

Figura 05. Andamento del valore del Bitcoin da Novembre 2017 a Maggio 2018fonte: https://www.ilpost.it/2018/02/02/criptovalute-Bitcoin-crollo-andamento-gennaio/

Ma alla fine, l'esplosione del valore è solo una enorme bolla finanziaria?

Un ulteriore elemento di interesse è il rapporto del Bitcoin con la Cina: la quasi totalità delle transazioni in Bitcoin sono state fatte contro Renminbi.

Il pagamento tramite cellulare è la nuova frontiera dei pagamenti?

In Cina pare di sì: 9.000 miliardi di Dollari di transazioni nel 2016.

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112 miliardi di Dollari (dati Forrester Research) mentre in Cina nello stesso periodo hanno raggiunto quota 9.000 miliardi di Dollari (dati iResearch Consulting Group).

Se è vero che non è ancora chiaro il ruolo del Bitcoin come moneta, quello che è certo è che il sistema della blockchain è una tecnologia dalle grandi potenzialità e potrebbe rivoluzionare le transazioni economiche. Sono parecchi i settori economici in cui esse possono trovare applicazione, tra i quali banche, energia, sanità e tutta l'attività contrattualistica internazionale che necessita di registrazioni, validazioni e correzioni in tempi successivi alla stipula degli accordi.

La blockchain elimina il rischio di avere un intermediario che frodi qualcuno da entrambi i lati della transazione, o che prenda i soldi e scappi. Siccome non c'è un server centrale da manomettere o attaccare, gli hacker non possono semplicemente prendere il controllo di un singolo computer ed e�ettuare delle modi�che: ogni modi-�ca nella blockchain deve essere approvata da tutti i nodi della rete.

Le “catene di blocchi” possono arrivare a tutelare tutti gli utenti senza dover necessa-riamente fare a�damento su istituzioni di garanzia che possono prendere decisioni per il proprio interesse, in alcuni contesti volatili e suscettibili di fallimento. Natural-mente gli organismi di controllo a vario titolo, minacciati nella loro stessa ragion d'essere, opporranno tutte le resistenze possibili a questo processo anche se, probabil-mente, la contrapposizione aprioristica al nuovo che avanza potrebbe non essere il più saggio degli approcci.

Il valore delle blockchain aldilà delle

criptovalute e le loro possibili implicazioni

nella vita di tutti i giorni e nelle transazioni

commerciali.

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03.Riflessi politicidello scenario globale

Analisi del voto in Italiae il di�cile rapporto con l'Europa

Stiamo vivendo momenti di incertezza su più di un livello e la situazione politica a più di tre mesi dalle elezioni rimane instabile e poco de�nita. Aldilà della fredda analisi del voto, la grande scon�tta è stata la solidarietà.

Al sud ha vinto la spinta verso un assistenzialismo di�uso e generalizzato che nell'idea generale supererebbe la disoccupazione endemica del meridione con una soluzione semplice: non c'è lavoro? Ci pensa lo Stato. Uno Stato che non crea sviluppo e lavoro ma consente ai suoi cittadini di sopravvivere senza un progetto, senza un futuro, con un piccolo assegno mensile.

Al nord invece, la spinta a liberarsi del fardello del sud a favore di un federalismo forte cambia forma disegnando l'alleggerimento della presenza dello Stato ed evoca un aumento del liberismo, una tassazione indistinta e una forte posizione anti Euro.

La situazione politica è instabile: prevale l'incertezza e un fragile equilibrio.

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Le due spinte hanno origini e direzioni diverse ma hanno incredibilmente anche alcuni punti in comune: una forte contrapposizione alle politiche di accoglienza degli immigrati, �n qui faticosamente perseguite, e l'uscita dall'Europa e dall'Euro, stigma-tizzati come “il Problema” dell'Italia. In entrambi i casi vince il basso interesse perso-nale e la colpa è sempre degli altri, attitudine, quest'ultima molto di�usa nei nostri connazionali.

È il risultato di come, in assenza di principi guida e di idee politiche, di fronte a elettori spesso poco interessati, frequentemente de�nibili come analfabeti funzionali (incapa-ci di usare in modo e�ciente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana) prevalga il marketing politico dove la campagna elettorale è continua e le promesse vengono costruite unicamente su quello che si pensa il target voglia sentirsi dire.

La spaccatura sociale è evidente ed ha anche una sua rappresentazione geogra�ca estremamente nitida. Da una parte c'è un'Italia che lavora e che è davvero stufa di dover trascinare l'inadeguatezza del sistema politico e il peso della burocrazia. La sensazione di�usa è che il sistema si autoalimenti e l'apparato burocratico e il sistema dei funzionari ormai viva in una sorta di mondo parallelo completamente scollegato dalla realtà.

Le spinte populiste partono da sentimenti

differenti ma trovano elementi comuni

cavalcando le paure degli italiani: gli

immigrati e l'Euro.

La rappresentazione della spaccatura sociale

è resa graficamente dalla mappa del voto di

marzo.

Figura 06. Ripartizione geografica del voto del 4 marzo 2018

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COLLEGIPLURINOMINALI4 marzo 2018

COLLEGIUNINOMINALI4 marzo 2018

CSX CDX M5S CSX CDX M5S

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Dall'altra parte c'è un'Italia che non ci crede più, che ha smesso di lottare e che consi-dera lo Stato un elemento puramente esterno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. In fondo la stessa sensazione di distacco produce un risultato diverso ma l'idea del mondo parallelo si riproduce.

In tutta questa situazione l'Europa è completamente assente, anzi, viene vista da lontano con uno scetticismo di�uso che può diventare molto pericoloso. Una delle fotogra�e delle ultime elezioni politiche è che più del 50% degli italiani non è convinto dell'Europa e vede nella mancanza di protagonismo dell'Italia un elemento ulteriore per uscirne.

A questo si aggiunge il sentimento di�uso che l'Euro abbia portato un impoverimento generale e che un ritorno alla Lira possa contribuire a far tornare i bei vecchi tempi in cui si poteva svalutare e rimanere a galla sui mercati internazionali. Nulla di più sbagliato.

Con queste elezioni l'Italia perde ulteriormente peso in Europa, viene vista con preoc-cupazione dai suoi partner e si appresta a continuare la spirale che è in atto da qualche anno e che porta verso una direzione di�cile da sostenere.

In questa rappresentazione l'Europa è lontanissima ed è vista unicamente come vincolo inutile e dannoso.

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È il rapporto dell'Italia con l'Unione Europea che ha preso una direzione sbagliata. L'ultima vicenda sull'assegnazione dell'EMA (European Medicines Agency) persa da Milano a favore di Amsterdam e gestita in maniera a dir poco rocambolesca, non sarebbe mai potuta succedere, ad esempio, se a competere ci fosse stata la Francia.

Il peso dell'Italia in Europa è da troppo tempo, se non dall'inizio, estremamente debole anche per colpa dell'inadeguatezza della nostra classe politica. In questo modo quello che potrebbe essere un enorme vantaggio competitivo per il nostro Paese diventa, al contrario, un danno. L'Italia è uno dei maggiori contribuenti alla casa comune dove a comandare però sono altri che non ci prendono neanche in considera-zione.

Il risultato delle elezioni politiche, il crollo delle ideologie e l'importanza crescente del marketing, dove le promesse elettorali diventano trovate pubblicitarie, portano lungo una china pericolosa.

Il marketing politicoe la caduta delle ideologie

La democrazia sembra essere diventata una struttura troppo fragile, costantemente soggetta a tentativi di sovvertimento, a continui compromessi e continue elezioni, ed inevitabilmente tendente a degenerare nel suo contrario. La caduta delle ideologie novecentesche, la mancanza di una visione strategica, le di�coltà di una politica personalistica, i rallentamenti della macchina burocratica hanno portato la politica Europea e quella italiana ad una perdita di consenso piuttosto pericolosa.

In più, con le tecniche avanzate di comunicazione e di marketing e l'uso crescente dei social media, la guerra per appropriarsi del maggior consenso, costantemente testato, misurato e analizzato, può portare facilmente a risultati distorti dove il decisore ha un ruolo sempre più marginale.

La mancata assegnazione dell'EMA a Milano è emblematica

e rappresenta perfettamente il peso

attuale dell'Italia in Europa.

La caduta delle ideologie

novecentesche ha lasciato lo spazio al

marketing politico e ai populismi.

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La destrutturazione della politica, la perdita di presa dei partiti sui gruppi sociali, la �ne delle ideologie e la maggiore �uidità del voto hanno portato ad un diverso rappor-to fra elettore ed eletto aprendo scenari importanti alla personalizzazione della politi-ca. La scelta del candidato non si basa più su una condivisione di un programma politi-co e su una visione di società e �nisce per incentrarsi esclusivamente sulla persona del candidato, sulla sua credibilità e sul suo look.

Queste facili prese di posizione portano inevitabilmente alla deriva populista, alla presa crescente di leader che partono dal presupposto di saper capire e interpretare i bisogni del popolo per empatia senza aver bisogno di un'organizzazione di partito che intrattenga rapporti con la sua base. Il populista non ha un programma preciso e piega i suoi discorsi e i suoi programmi politici ai voleri dell'uditorio e a quello che lui pensa che il suo pubblico voglia sentire.

La deriva populista nasce da questo modo di far politica dal piegare a tutti i costi l'offerta politica a quella che i sondaggi indicano sia la domanda.

Questo genera un doppio ruolo: partire dal presupposto di “essere uno del popolo” anche se spesso non è così, e avere prevalentemente in tasca soluzioni semplici a problemi complessi, cose che tutti possono facilmente capire anche se poi quasi impossibili da realizzare. Il carattere comune è la spregiudicatezza con cui è in grado di cavalcare l'emozione e la capacità di convincere elettori anche molto diversi fra loro creando un nemico comune da combattere.

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Le fake news: false ma verosimiliAllo stesso tempo, così come può diventare facile costruirsi un ruolo importante sulla scena politica è altrettanto facile perderlo in seguito a scandali, campagne negative o, sempre più spesso a notizie infondate che ne minano la credibilità: le cosiddette fake news (dall'inglese notizie false, contra�atte).

Essere accusati di aver tradito la �ducia dei propri elettori, di aver evaso il �sco, di aver tradito la propria moglie può danneggiare la carriera politica di un candidato più della sua comprovata impreparazione politica economica o gestionale. Nel momento in cui la realtà dei “fatti” inizia ad essere facilmente contaminata dalle falsità (anche se verosimili) diventa di�cile per tutti discernere le questioni vere, importanti da quelle alternative, spesso costruite ad arte da esperti di marketing, di social media, di viral news.

E quando l'attività pubblica arriva ad essere messa in discussione continuamente e da fasce sempre più ampie di popolazione, dove nessuno è più in grado di distinguere il vero dal falso, si aprono scenari nuovi per la democrazia. I punti di vista alternativi, le tesi di complotti e di poteri occulti, le notizie verosimili hanno una capacità propria di viaggiare sul web in modo virale, giocando sul sensazionalismo e adattandosi alla mancanza di controllo dei nuovi media in modo più e�cace di quelli tradizionali.

A preoccuparsi di questo sistema ben consolidato non debbono essere a nostro parere esclusivamente gli organi di informazione tradizionali, che appartengono a un settore in crisi da anni e che debbono trovare la forza di cambiare forma, ma tutti noi perché colpiscono il sistema politico delle decisioni a tutti i livelli e a perderci siamo tutti. Il risultato è che si scredita l'intero sistema democratico.

Tutti noi ci dobbiamo preoccupare di questa deriva. Nell'incertezza

dell'informazione si scredita il sistema della

democrazia.

Il ruolo sempre più importante assunto

dalle fake news, dall'informazione

incontrollata (e incontrollabile) dei

Social Media.

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04.Fare impresa in Italiae in Liguria

Alcuni indicatorisull'attività imprenditoriale locale

Costo del lavoro e tassazione, lentezza della giustizia, burocrazia, ritardi nei pagamen-ti, di�coltà di ottenere crediti, costi occulti. Sono solo alcuni dei problemi con cui gli imprenditori italiani si trovano ogni giorno a combattere. È evidente che ancora oggi fare impresa in Italia rappresenta una scelta di coraggio e solo con buone idee e teme-rarietà le imprese riescono a superare le quotidiane s�de e di�coltà a cui la politica non riesce a dare risposta.

Oggi gli imprenditori che hanno voglia di fare si trovano fortemente penalizzati, e sono ancora più penalizzate quelle aziende che si confrontano con l'estero.

Gli ultimi dati disponibili dell'indicatore proposto dalla Banca Mondiale sulla “Facilità di fare impresa” (“Ease of Doing Business”) collocano l'Italia al 46 posto (anno 2018). Secondo le stime per il 2018, tra le 10 dimensioni del fare business analizzate, gli imprenditori italiani risultano essere particolarmente penalizzati nei seguenti aspetti:

• pagare le tasse (ranking 112 su 190 Paesi);

• ottenere credito (ranking 105 su 190 Paesi);

• far valere i contratti (ranking 108 su 190 Paesi).

Fare impresa oggi in Italia è una scelta coraggiosa e difficile da sostenere, soprattutto per chi opera con l'estero.

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Per valutare la posizione relativa dell'Italia rispetto agli altri Paesi, possiamo osservare la “distanza dalla frontiera”: questo indicatore misura la distanza dei diversi Paesi dalla miglior performance registrata tra le economie analizzate nel periodo compreso tra il 2005 e oggi. Il Paese de�nito come “miglior performance” varia nel tempo e per i 41 diversi sotto-indicatori: ad esempio, per avviare un'azienda, la Nuova Zelanda è il Paese che presenta il minor numero di procedure richieste (1) e il minor tempo di adempimento delle suddette procedure (0,5 giorni) e sarà pertanto il Paese “bench-mark” con cui confrontare gli altri. La misura di distanza dalla frontiera che ne risulta è espressa in una scala da 0 (performance peggiore) a 100 (frontiera, miglior perfor-mance).

In �gura è riportata la “distanza dalla frontiera”; l'Italia ha un valore pari a 72,70, ben al di sotto della media OCSE (77,46). È evidente come l'Italia si trovi in una posizione di svantaggio relativo rispetto alla maggior parte dei Paesi limitro�, in particolare sotto Germania (79), Spagna (77,02), Francia (76).

È pertanto indispensabile che la politica fornisca risposte adeguate agli imprenditori, dia certezze e regole chiare in grado di attrarre investimenti e di evitare che gli impren-ditori ancora impegnati in Italia decidano di abbandonare il Paese.

Figura 07. Distanza dalla frontierafonte: DB 2018

L'Italia si trova in una posizione di svantaggio

relativo alla maggior parte dei Paesi limitrofi

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79,00 Germania (Rank: 20)

77,46 Media Regionale (OECD high income)

77,02 Spagna (Rank: 28)

75,92 Svizzera (Rank: 33)

72,70 Italia (Rank: 46)

71,69 Belgio (Rank: 52)

DB 2018 Distanza dalla Frontiera (DTF)0 100

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In questi anni di lavoro con le aziende, la nostra Associazione ha riscontrato un mancato collegamento fra il mondo delle imprese e le istituzioni.

L'università rimane distante, tranne rare eccezioni, dal mondo dell'impresa e i corsi di laurea dalle esigenze del mercato.

Ri�essioni sulle opportunità e i rischiper il sistema locale

In questi anni di lavoro con le aziende, A.L.C.E. ha riscontrato una certa assenza delle Istituzioni nella fase strategica e di coordinamento volta ad un'azione comune per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Le aziende sono sempre più spesso lasciate a loro stesse e la possibilità di sviluppo e di attrazione di investimenti è ancora molto lontana dalla realtà delle cose.

In linea generale, l'impressione è che a livello istituzionale, il dialogo con le aziende per troppo tempo non sia stato una priorità e molte delle attività �nalizzate allo svilup-po delle imprese si siano rivelate scollegate dalle reali esigenze e, di conseguenza, poco e�caci.

Iniziamo dalle condizioni al contorno. L'università paga da sempre un certo scollega-mento con le esigenze del mondo imprenditoriale e, salvo iniziative dei singoli, il risul-tato è stato in questi anni un allontanamento progressivo dalle necessità del mondo del lavoro. È una questione antica, ma con l'aumentare della velocità del cambiamen-to, il distacco del mondo universitario sta aumentando in maniera direttamente proporzionale all'accelerazione del mondo business.

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Da una parte i corsi di laurea spesso non sono in linea con le esigenze di mercato e dall'altra le iscrizioni degli studenti non seguono l'andamento del mondo del lavoro. Per fare un esempio: in Italia solo il 24% degli studenti si iscrive alle facoltà scienti�-che anche se nei prossimi 10 anni il 70% delle professioni evolverà in ambito digitale. Anche il totale dei laureati, che nel nostro Paese non arriva al 18%, è preoccupante: è una delle cifre più basse in zona OCSE dove la media è di 3,7 laureati ogni dieci perso-ne (il 37% del totale), più del doppio della media italiana.

La conseguenza diretta è la mancanza cronica di personale quali�cato, in linea con le esigenze di un mercato estremamente specializzato immerso in un'economia globale e, come si può facilmente dedurre, questa di�coltà frena la crescita di un tessuto imprenditoriale composto in gran parte da aziende piccole e piccolissime che, non trovando personale adeguato, non riescono a crescere perdendo competitività. La stessa mancanza contribuisce ad alimentare la scarsa attrattività del territorio per gli investimenti nazionali ed esteri.

A.L.C.E. collabora da alcuni con il Dipartimento di Economia dell'Università di Genova con l'intento di portare la propria esperienza e quella dei propri Associati nel campo del commercio internazionale. Nel corso dell'ultimo anno abbiamo organizza-to alcuni seminari tematici di approfondimento su alcune aree geogra�che di partico-lare interesse (il Medio-Oriente e l'Est Europeo), siamo intervenuti in alcuni corsi specialistici e, visto il successo delle precedenti edizioni, abbiamo aperto le iscrizioni per la terza annualità del corso executive di internazionalizzazione.

L'unica grande conseguenza è la

mancanza cronica di personale qualificato

che contribuisce a dequalificare l'offerta

del territorio.

L'esperienza della collaborazione fra

A.L.C.E. e il Dipartimento di

Economia dell'Università di

Genova può essere un modello da seguire.

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Il Corso Executive di Internazionalizzazione è alla sua terza edizione. Un supporto concreto agli imprenditori.

La Camera di Commercio gioca un ruolo di collegamento fondamentale.

La Camera di Commercio gioca un ruolo fondamentale nel suo essere “cerniera” fra il mondo delle imprese e delle istituzioni pubbliche; il Comune e la Regione debbono fare la loro parte, ad esempio, costruendo incubatori di impresa pensati in maniera moderna in una località bella, vicino alle università e che possano diventare luoghi di scambio e di sviluppo locale.

Attraverso questo corso, con il supporto didattico del Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Genova e il patrocinio della Regione Liguria, l'Associa-zione mette a disposizione di imprenditori, aspiranti imprenditori, manager e neo-lau-reati la preziosa esperienza accumulata in decenni di commercio con l'estero con l'obiettivo di sostenere le imprese liguri nello sviluppo di quel patrimonio di innova-zione strategica, organizzativa e operativa di cui necessitano per a�rontare la s�da dei mercati esteri.

Per consolidare e sviluppare l'esperienza della nostra Associazione in questi ambiti di collaborazione, auspichiamo un intervento coordinato di università, imprese, enti e associazioni di categoria ed un piano di sviluppo condiviso e sostenibile.

Nell'ottica, ad esempio, di attrarre nuove aziende sul nostro territorio, che persone potrebbero andarci a lavorare, di che professionalità c'è più bisogno in questo momen-to, dove occorre orientare la scelta formativa per i prossimi anni?

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all we need isteamwork

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La condivisione di un piano di sviluppo deve passare necessariamente da un lavoro di squadra. Lo diciamo da anni: l'unica strada possibile è fare sistema per il bene comune. E con questo spirito abbiamo siglato accordi importanti con Con�ndustria Genova e con CNA Genova mettendo al servizio dei loro Associati le nostre competen-ze in materia di internazionalizzazione.

Facendo sistema con le altre Associazioni, A.L.C.E. intende creare nel medio periodo un centro permanente sull'internazionalizzazione in grado di fornire un supporto concreto ed organizzato alle aziende del territorio e metterle in grado di lavorare al meglio in un contesto globalizzato ed estremamente competitivo.

A.L.C.E. in più di settant'anni ha continuato a mantenere la propria forma originaria che è quella del laboratorio di idee che spinge per la cooperazione trasversale e per i momenti di aggregazione che sono volti a migliorare l'attività imprenditoriale e, nel senso più ampio, dell'intera collettività.

La nostra Associazione rappresenta da sempre una pluralità di aziende, anche estre-mamente diverse fra loro, che hanno nel loro DNA una forte componente internazio-nale ed un patrimonio di esperienza e di cultura legato al libero scambio delle merci, dei capitali, ma anche delle idee e delle competenze. Questo patrimonio è a disposi-zione del tessuto imprenditoriale.

Fare sistema con le altre Associazioni di

categoria è l'unica via possibile per far

crescere le imprese del territorio.

A.L.C.E. mette a disposizione le proprie

competenze di internazionalizzazione.

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Il tema del marketing territoriale è sempre più importante e centrale.

La nostra Associazione l'aveva segnalato alcuni anni fa.

La buona qualità della vita non basta.

Il marketing territoriale:un tema caro alla nostra Associazione

Il tema del marketing territoriale si è fatto strada in questi anni, soprattutto a Genova e in Liguria, dove la chiusura delle grandi aziende di Stato ha lasciato un vuoto di�cile da colmare con iniziative private locali. L'idea di attrarre imprese e investimenti dall'I-talia e dall'estero arriva da lontano.

La nostra Associazione ne aveva parlato alcuni anni fa cercando di stimolare la colla-borazione fra enti ma non aveva trovato molto seguito. Ma al di là della questione meramente attuativa, come possiamo pensare di attrarre investitori in una città con molti limiti strutturali, con una pressione �scale fra le più elevate e in un sistema Paese complesso e con un equilibrio estremamente precario?

Poniamoci una semplice domanda: cosa può volere un'azienda per venire a Genova? La risposta è altrettanto semplice. Degli spazi, dei buoni collegamenti, una buona viabilità, un'elevata qualità della vita, personale adeguatamente preparato, incentivi a livello di tassazione locale.

La buona qualità della vita, uno dei tratti distintivi di Genova e della Liguria, da sola non basta. Le infrastrutture sono da sempre uno dei talloni d'Achille del nostro territo-rio. In questa lingua di terra che si stende fra mare e monti i collegamenti sono sempre stati estremamente di�cili.

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La rete stradale è inadeguata e costosissima da mantenere, ma dopo tanti anni di discussioni le opere fondamentali come la Gronda e il Terzo Valico sembrano essere in fase di avvio.

Ma anche i collegamenti aeroportuali potrebbero essere migliorati e, se da un lato la posizione geogra�ca non aiuta (dal basso Piemonte i viaggiatori si muovono verso Milano Malpensa, dalla riviera di levante verso l'aeroporto di Pisa e da quella di ponente verso l'aeroporto di Nizza) dall'altro un cambio di passo è auspicabile a tutti i livelli.

Volendo invertire la rotta ed avere uno scalo adeguato ed e�ciente occorre a nostro avviso mettere l'aeroporto al servizio del tessuto economico locale. E andando in questa direzione, auspichiamo da un lato accordi con le compagnie di bandiera impor-tanti per incentivare collegamenti “business oriented” con vettori piccoli verso i principali hub Europei e dall'altro accordi con i principali attori nella logistica e nelle spedizioni per attrarre tra�co merci. Solo attraverso il tra�co business e il tra�co merci si può pensare a una nuova partenza per la comunità economica locale.

Ma non solo le infrastrutture e i collegamenti sono un punto debole del nostro territo-rio. Come già detto, la mancanza di persone quali�cate adeguatamente rappresenta un ostacolo non da poco. Il mondo della formazione deve fare la sua parte e, in collega-mento diretto con le aziende, preparare adeguatamente gli studenti e le reali necessità del mercato. Il settore della tecnologia è un comparto molto interessante su cui investire. Non ha bisogno di grandi spazi, è ad alta redditività, impiega personale fortemente specializzato e ben retribuito.

Auspichiamo dunque un tavolo di lavoro sul marketing territoriale dove imprenditori, istituzioni, mondo della ricerca, associazioni di categoria possano discutere questi temi e, soprattutto, individuino una strada da percorrere insieme. Un piano condiviso, è evidente, è a vantaggio di tutti.

In quest'età dell'incertezza, come il titolo che abbiamo deciso di dare quest'anno alla nostra Assemblea, dobbiamo metterci assieme e superare gli interessi personali a favore dello sviluppo del nostro territorio e delle nostre aziende. A.L.C.E. è pronta a fare la sua parte.

Le infrastrutture e i collegamenti

aeroportuali debbono essere più “business

oriented”.

Il mondo della formazione deve fare la

sua parte e la tecnologia èun

comparto molto interessante per Genova

e la Liguria.

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Profilodell'AssociazioneDal 1945 l'Associazione di riferimentoper il commercio internazionale

A.L.C.E., Associazione Ligure Commercio Estero, è l'Associazione Imprenditoriale che riunisce Aziende impegnate da sempre nel commercio internazionale.

L'Associazione venne fondata a Genova nel 1945 dandosi come obiettivo prioritario la difesa del principio della libertà di commercio internazionale e la promozione degli strumenti legislativi che avrebbero permesso all'Italia di riprendere il suo posto nel consesso del commercio mondiale.

Negli anni precedenti la liberalizzazione dei mercati, A.L.C.E. ha dato contributi, talvolta determinanti, alla soluzione dei problemi legati agli scambi con l'Estero quali, ricordiamo: l'ottenimento del Franco Valuta, l'abrogazione della Legge 159/77, responsabile della marginalizzazione di buona parte del commercio internazionale italiano, la privatizzazione del Porto di Genova e la revisione della Legge sui Porti, che è seguita alla organizzazione della “marcia dei 10.000” nell'anno 1987 contro il monopolio portuale della Compagnia Unica.

Questa storia e tradizione rimane il pensiero fondante dell'attività odierna dell'Asso-ciazione e A.L.C.E. continua la sua battaglia di idee e di proposte che contribuiscono al miglioramento dell'interscambio globale ed all'a�ermarsi dei principi etici che ne sono anima e struttura.

A.L.C.E. svolge da sempre un'azione di sostegno e difesa del principio base della liber-tà di commercio nell'ambito dell'iniziativa privata. Gli obiettivi prioritari che l'Asso-ciazione si pre�gge si concretizzano nella tutela delle Aziende associate attraverso azioni di rappresentanza nei rapporti con le Autorità, le Organizzazioni di Categoria e gli altri Enti ed Istituzioni che gravitano intorno al commercio internazionale.

Compito dell'Associazione è valorizzare le attività commerciali e la cultura internazio-nale, in particolare presso i centri decisionali, provvedendo allo svolgimento di servizi mirati per migliorare gli scambi con l'estero attraverso strumenti dedicati.

Inoltre attraverso la propria struttura A.L.C.E. fornisce servizi di informazione, forma-zione, consulenza e assistenza politico sindacale e tecnico legale in materia �scale, amministrativa, �nanziaria e doganale nonché in materia di lavoro, previdenziale ed assistenziale.

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ConsiglioDirettivoIl Consiglio Direttivo è l'organo amministrativo dell'Associazione direttamente eletto dagli Associati ed è formato da titolari delle aziende iscritte o da loro rappresentanti muniti di speci�co mandato rappresentativo.

Riccardo BraggioPresidente

Paolo CuneoVice Presidente

Vittorio Doria LambaVice Presidente

Andrea RissoVice Presidente

Ernesto CauvinAssessore

Cristina OrlandoAssessore

Giorgia Serrati TeglioAssessore

Marco ToffoluttiAssessore

Giuseppe GuerraTesoriere

Massimo AlivertiConsigliere

Giuseppe CalviniConsigliere

Emilio CarmagnaniConsigliere

Cesare CavalleroniConsigliere

Sandro ContiConsigliere

Maurizio DamonteConsigliere

Giacomo GavaroneConsigliere

Massimo PollioConsigliere

Eugenio PudduConsigliere

Rinaldo SchiaffinoConsigliere

Giuseppe ZampiniConsigliere

Alessio ZanasiConsigliere

Adriano CalviniPresidente Onorario

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Informazionidi contattoL'Associazione è disponibile per rispondere alle vostre richieste per posta elettronica all'indirizzo: [email protected]

per telefono al numero: 010 2461364

dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 17.00.

A.L.C.E. - Associazione Ligure Commercio Estero

Piazza San Matteo, 15 - 16123 Genova (GE) Italia

Tel: +39 010 2461364

Fax: +39 010 2461741

Sito web: www.alce-liguria.it

Email: [email protected]

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Profilo Twitter: www.twitter.com/alceliguria

Riccardo BraggioPresidenteEmail: [email protected]

Lorenza PianaSegretario GeneraleEmail: [email protected]

Paola FerrandoFront OfficeEmail: [email protected]

Ufficio Stampae ComunicazioneEmail: [email protected]