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<pre> AUDIZIONE DEL GENERALE MARIO DE SENA AUDIZIONE DEL SENATORE ANTONIO GAVA</pre> <pre> PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Audizione del generale Mario De Sena: Violante Luciano, Presidente ........ 3265, 3267, 3269, 3271 3272 Abbate Fabrizio ....................................... 3269 Brutti Massimo .................................. 3270, 3271 Butini Ivo ............................................ 3268 Cappuzzo Umberto ...................................... 3267 D'Amelio Saverio ................................ 3269, 3271 De Sena Mario, Generale a riposo dell'Arma dei carabinieri ............................... 3265, 3267, 3268 3269, 3270, 3271, 3272 Matteoli Altero ....................................... 3271 Sorice Vincenzo ....................................... 3267 Audizione del senatore Antonio Gava: Violante Luciano, Presidente ........ 3272, 3277, 3278, 3279 3280, 3281 Brutti Massimo .................................. 3280, 3281 D'Amato Carlo ......................................... 3279 D'Amelio Saverio ...................................... 3272 Gava Antonio ............ 3272, 3277, 3278, 3279, 3280, 3281 Sorice Vincenzo ....................................... 3278 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente .................... 3281, 3282 Butini Ivo ............................................ 3282 Cabras Paolo .................................... 3281, 3282 Sorice Vincenzo ....................................... 3282 Pag. 3264 Pag. 3265 La seduta comincia alle 8,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione del generale Mario De Sena. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale Mario De Sena, che ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma dei carabinieri. Ho chiesto di essere ascoltato da questa Commissione per dare un contributo alla verità dei fatti che sono stati enunciati dalla stampa e che riproducono delle distorsioni, che credo non siano tali da poter essere considerate fatti veri. Ho preparato una memoria (comprensiva di allegati) che lascerò agli atti. Tale memoria, che leggerò, accompagna ed integra l'audizione cortesemente disposta, su mia richiesta, da codesta autorevole Commissione; essa ha il solo fine di porre a disposizione del signor presidente e dei signori

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<pre> AUDIZIONE DEL GENERALE MARIO DE SENA AUDIZIONE DEL SENATORE ANTONIO GAVA</pre>

<pre> PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag.Audizione del generale Mario De Sena:Violante Luciano, Presidente ........ 3265, 3267, 3269, 3271 3272Abbate Fabrizio ....................................... 3269Brutti Massimo .................................. 3270, 3271Butini Ivo ............................................ 3268Cappuzzo Umberto ...................................... 3267D'Amelio Saverio ................................ 3269, 3271De Sena Mario, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri ............................... 3265, 3267, 3268 3269, 3270, 3271, 3272Matteoli Altero ....................................... 3271Sorice Vincenzo ....................................... 3267Audizione del senatore Antonio Gava:Violante Luciano, Presidente ........ 3272, 3277, 3278, 3279 3280, 3281Brutti Massimo .................................. 3280, 3281D'Amato Carlo ......................................... 3279D'Amelio Saverio ...................................... 3272Gava Antonio ............ 3272, 3277, 3278, 3279, 3280, 3281Sorice Vincenzo ....................................... 3278Sui lavori della Commissione:Violante Luciano, Presidente .................... 3281, 3282Butini Ivo ............................................ 3282Cabras Paolo .................................... 3281, 3282Sorice Vincenzo ....................................... 3282 Pag. 3264 Pag. 3265La seduta comincia alle 8,30. (La Commissione approva il processo verbale dellaseduta precedente). Audizione del generale Mario De Sena. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione delgenerale Mario De Sena, che ha chiesto di essere ascoltatodalla Commissione. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Ho chiesto di essere ascoltato da questaCommissione per dare un contributo alla verità dei fatti chesono stati enunciati dalla stampa e che riproducono delledistorsioni, che credo non siano tali da poter essereconsiderate fatti veri. Ho preparato una memoria (comprensiva di allegati) chelascerò agli atti. Tale memoria, che leggerò, accompagna edintegra l'audizione cortesemente disposta, su mia richiesta,da codesta autorevole Commissione; essa ha il solo fine diporre a disposizione del signor presidente e dei signori

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commissari gli elementi di fatto utili a determinare la veritàstorica su comportamenti che, come risulta dalla stampaquotidiana, mi verrebbero attribuiti nella bozza della&quot;proposta di relazione sulla camorra&quot;. Mi è stata maliziosamente e strumentalmente attribuita, inrelazione alla mia candidatura e successiva nomina a sindacodi Nola nel 1989, una partecipazione attiva alla vita politicae di partito che, al contrario, non ho mai perseguito. Come risulta dal mio curriculum vitae (allegato 1),dal 1941 al 1987, il mio impegno è stato dedicato al servizionell'Arma dei carabinieri, senza altri coinvolgimenti, dialcun tipo; successivamente sono stato nominato presidentedella Società italiana per condotte d'acqua, al cuirisanamento mi sono dedicato nei limiti del mio mandato dipresidente del consiglio di amministrazione. L'attività di lavoro mi ha completamente assorbito egratificato. Dunque, così, non ho trovato o saputo trovare -se si preferisce -, il tempo ed il modo di dedicarmi adattività politiche. D'altra parte, anche la mia candidatura a sindaco di Nolanon fu in alcun modo frutto di militanza politica ma, ritengo,collegata appunto alla mia estraneità alla politica stessa,oltre che alla tradizione familiare (mio padre e mio nonnoavevano ricoperto lo stesso ufficio molti anni addietro) e almio modesto successo nella vita militare. In verità, per quanto è a mia conoscenza, la miacandidatura a sindaco appare tutt'altro che preordinata opianificata, se è vero, come è vero, che la proposta mi venneavanzata solo il giorno precedente a quello di scadenza deltermine per la presentazione delle liste elettorali. Il giornodetto ricevetti una rappresentanza di esponenti locali dellademocrazia cristiana, che mi chiese con insistenza diaccettare, in virtù della tradizione familiare ricordata, lacandidatura a sindaco. Obiettai che non avrei potuto dedicareil tempo necessario a gestire un così delicato incarico, acausa degli altri impegni che mi trattenevano a Roma, miacittà di residenza. Mi fu assicurato che il mio compitoavrebbe avuto un rilievo non politico ma squisitamenteamministrativo e che sarebbe consistito nel coordinare illavoro degli Pag. 3266assessori, ma soprattutto che la mia persona, consideratagiustamente al di sopra delle parti, avrebbe consentito dicomporre la litigiosità fra i rappresentanti delle correnti dipartito - che aveva portato allo scioglimento del consigliocomunale - e quindi di assicurare il funzionamento, incondizioni di trasparenza e legittimità, della giunta. Perinciso, negli ultimi quattro anni, si erano avvicendati allacarica ben sei sindaci. Pressato dai tempi brevi concessimi per la decisione, nonebbi il tempo di ponderare l'impegno che andavo ad assumere e,spinto dai sentimenti e dalla volontà di potermi rendere utile

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alla città in cui ero nato, accettai la candidatura, anche esoprattutto per spirito di servizio. In correlazione alla candidatura a sindaco, mi viene poiattribuita una frequentazione regolare con i maggiori capi dicamorra e, ancor peggio, si asserisce una mia conferma di talefatto. Tale ricostruzione è affetta da totale falsità e volontàpersecutoria, in quanto prende le mosse da una miadichiarazione spontanea resa il 17 marzo 1992 al pubblicoministero, dottor Franco Roberti, della procura dellaRepubblica presso il tribunale di Napoli. Nel corso di tale dichiarazione (allegato 2), fecipresente di aver incontrato nel corso della mia breve campagnaelettorale, nel 1989, tra gli altri e per una sola volta, talFrancesco Alfieri, successivamente imputato ai sensidell'articolo 416-bis del codice penale. Ebbi occasione anche di spiegare che, poiché ero lontanodalla città di Nola ormai dall'agosto del 1941, non conoscevola realtà locale e pertanto durante la campagna elettorale,esperienza per me del tutto nuova, fui guidato da vecchieconoscenze di famiglia e da esponenti del partito e che, conquesta modalità, venni condotto in alcune abitazioni private,ove era convenuto un certo numero di elettori, e presso alcuniparroci per farmi conoscere ed illustrare il mio programma:l'intervento non durava più di dieci o venti minuti. Una diqueste visite si svolse appunto presso l'abitazionedell'Alfieri, che non conoscevo e che mi venne presentato comeun imprenditore locale vicino alle posizioni democristiane;anche lì erano presenti altre dieci o dodici persone. Da questa banale vicenda si è fatto discendere lacosiddetta &quot;frequentazione con capi camorra&quot; e si èillazionato che la mia nomina a sindaco fosse stata appoggiatada tali soggetti. Ricordato lo scarso interesse che avevo personalmente allanomina, mi preme segnalare (vedi allegato 3) che nelleelezioni io non ebbi il massimo delle preferenze; che lepreferenze ricevute erano per la massima parte individuali;che nella frazione di Piazzolla, secondo la stampa feudo delboss Carmine Alfieri e che conta circa 9 mila abitanti, ioebbi a riportare solo 115 voti, nel totale di otto sezioni,risultando nella media il quattordicesimo per voti riportati. A ciò si aggiunga che nel periodo in cui espletai ilmandato di sindaco la mia attività si svolse tuttanell'obiettivo principale di risanare la tragica situazioneeconomica in cui si dibatteva l'amministrazione e che iprovvedimenti adottati in quel periodo non furono certo talida dimostrare una ricerca di popolarità. Avevo trovato circa10 miliardi di debiti fuori bilancio. Non dimentico che alcuni argomenti qui accennati sonostati ripresi, con pedissequa uniformità, anche dal camorristaPasquale Galasso. A ciò, oltre che rigettare ogni e qualsiasiinsinuazione formulata nei miei confronti, non posso che

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opporre la denunzia (allegato 4) per calunnia presentata neiconfronti dello stesso Galasso il 5 aprile 1993 innanzi ilprocuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma,poche ore dopo aver appreso dalla stampa (L'Espresso n.14, che era uscito tre ore prima) le dichiarazioni delcamorrista. Purtroppo, credo che a tutt'oggi la mia denunzia non abbiaricevuto ancora il beneficio di essere esaminata dallamagistratura. Infine, per chiudere in modo classico un teoremaaccusatorio, mi si addebita di Pag. 3267aver favorito un subappalto della Società italiana percondotte d'acqua a favore della Fesi s.r.l. e della Movisud,nella quale ultima avrebbe avuto interessi, tramite suoiparenti, Francesco Alfieri. Ancora una volta la ricostruzione dei fatti è ben diversae consiste in una mera segnalazione da me fatta agli ufficidelle Condotte, su richiesta dei responsabili di cantiere, dital Ambrosino Luigi, da me conosciuto in occasione di alcuniperiodi di vacanza presso un albergo di Policastro, che siinteressava della Fesi s.r.l. Segnalazione che poi ebbeseguito con l'effettivo affidamento dei lavori, inconsiderazione della circostanza che l'offerta della Fesi eraapparsa agli uffici tecnici ed amministrativi la piùeconomica. Le successive vicende del rapporto Condotte-Fesi nonfurono ovviamente da me gestite, in quanto non rientranti nelmio mandato, ma comportarono, su richiesta fatta dalla Fesidirettamente ai responsabili di cantiere, un'associazione nelsubappalto della ditta Movisud, alle stesse condizionicontrattuali. Come ho detto in precedenza, questa memoria vuole essereuna mera e sintetica ricostruzione dei fatti a fini di veritàe non contiene, pertanto, allocuzioni difensive, ma deveessermi consentito il rilievo che nessuno ed in nessun modo hamai potuto neanche indicare un mio qualsiasi interesse nellevicende in esame. L'insussistenza di tale interessecostituisce anch'essa verità storica che contrasta con lemendaci asserzioni o con i voluti stravolgimenti operaticontro di me. Alla luce di quanto esposto mi appare corretto chiedereche la relazione sulla camorra di codesta onorevoleCommissione non ripeta, quasi per assuefazione, generiche efumose esposizioni accusatorie di fatti, strumentalmentetravisati, e riconosca la verità di quanto in questa sede horappresentato, e sono disponibile ancora a chiarire. PRESIDENTE. Ci sono domande? VINCENZO SORICE. Vorrei soltanto sapere come è nata lasua candidatura, cioè se è stato il senatore Gava a indicarlacome candidato sindaco a Nola. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma dei

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carabinieri. No, nel modo più assoluto. Non ho mai avutonessun contatto con il senatore Gava prima della miacandidatura a sindaco. Il senatore Gava l'ho visto durante ilprimo ed unico comizio da me pubblicamente tenuto a Nola,quando egli venne e mi presentò quale futuro sindaco dellacittà di Nola. D'altra parte, anche il manifesto elettoraledella democrazia cristiana mi indicava già come sindaco,qualunque fosse stato il risultato elettorale, tant'è vero chenon fui neppure il più votato. PRESIDENTE. Quindi, fu il senatore Gava che la presentònel comizio. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Sì, solo in quella sede vidi... UMBERTO CAPPUZZO. Vorrei chiedere al generale De Sena seeffettivamente la camorra abbia capacità di convogliamento divoti. Egli ha accennato al fatto che, nella zona che eracontrollata dall'Alfieri, è riuscito ad avere soltanto unacollocazione al quattordicesimo posto, vale a dire che haavuto un centinaio di voti. Nel complesso della città di Nola,qual è stato l'andamento delle ultime elezioni alle quali leiha partecipato? L'altra domanda è se nel passato, per la sua attivitàprofessionale, ha mai avuto a che fare con Galasso. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Per quanto riguarda la capacità elettorale,devo dire che non mi ero mai interessato di sapere chi miavesse votato e come mi avessero votato, in quanto ero cosìlontano dalla lotta politica locale - e questa così lontana daquelle che erano le mie aspirazioni, perché non avevo nessunaltro incentivo, nessun altro motivo politico - checonsideravo come spirito di servizio quanto avevo fatto aNola. Pag. 3268Quindi, non mi interessai di niente. Anzi, nella primarelazione che feci lo definii per me stesso &quot;un atto dicoraggio&quot;, visto che andare a combattere lì non era facile. Che la camorra mi abbia votato non è esatto perché inseguito ho fatto un raffronto tra le elezioni del 1985 equelle del 1989. Da un esame obiettivo di questa situazione,risulta che i voti che ho ricevuto sono stati per lamaggioranza singoli e quasi tutti del centro cittadino. Adanno di chi? A danno dell'estrema destra, che aveva dueconsiglieri che non ha più preso, quindi ha perso circa millevoti. Per quanto riguarda la parte della camorra, nelle duefrazioni dove più o meno valeva questa presenza, inparticolare in quella di Piazzolla, sono stato ilquattordicesimo ed ho preso solo 115 voti, contro i 700-800 o600 degli altri candidati; nella frazione di Pollica, dove fuiaccompagnato dallo stesso soggetto che mi accompagnò nel giroe che non era oltretutto rappresentante di partito ma solouomo di famiglia per generazioni (suo padre era figlioccio di

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mio padre, lui era figlioccio di mio fratello, quindi era piùuna questione famigliare che non politica), rispetto alcandidato locale che ha preso 750 voti, io ne ho presi 22: 19in una sezione e 3 in un'altra. Come dicevo, lo stesso avvennea Piazzolla dove risultai quattordicesimo o quindicesimo. Noncredo quindi di aver avuto da parte di questa camorra nessunappoggio politico. IVO BUTINI. Signor generale, forse lei ha già risposto,ma vorrei essere certo di poter interpretare un suo passaggiocome risposta alla domanda che ora le pongo. Lei è statocandidato a Nola, aveva rapporti famigliari tradizionali, inaltre parole la città di Nola per lei nel corso della sua vitaaveva riferimenti precedenti alla sua attività diamministratore locale: come è nata, quindi, la suacandidatura? Non le chiedo da chi è venuta. Si è scelto leiperché qualcuno la conosceva. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. La mia famiglia a Nola ha una tradizioneultradecennale, direi quasi secolare. Nel 1903-1904 mio nonnoè stato sindaco e consigliere provinciale del partito; ilfratello di mio nonno, scapolo che viveva con noi in famiglia,è stato sindaco dal 1910 al 1914; mio padre è stato potestà diNola, mi pare dal 1936 al 1940, quando è morto mentre erapotestà; possedevamo una clinica privata. Mio zio, fratello dimio padre, eroe della prima guerra mondiale, superdecorato, haa Nola un circolo intestato a suo nome ed una stradainaugurata a suo nome. Questo eroe è stato sublimato in tuttoperché era davvero un eroe: cinque medaglie al valore militarenella guerra del 1915-1918 in cui è morto. Per inciso, il suoaiutante di campo era Gronchi, l'allora tenente Gronchi chepoi portò questo anello, che io ho l'onore di portare al dito,e che consegnò alla nonna. Questi sono i sentimenti cui sonostato educato, questo è il clima della mia educazione. Alla fine della mia carriera sono stato invitato a Nola invarie manifestazioni ed in una di queste il consiglio comunalemi regalò una pergamena ed una medaglia d'oro. Qualcuno deimaggiorenti del paese mi disse: perché lei, adesso che halasciato il servizio, non viene un po' a gestire, come i suoiavi, l'amministrazione di Nola non troppo chiara? Io risposi:no, non ho tempo. Insomma, lasciai cadare la cosa. Dopodichévi fu la gestione commissariale e non si riusciva a trovarenelle beghe locali e tra di loro chi dovesse fare il sindaco,così fui invitato a fare questo sacrificio. Chiedo scusa, maper me era un sacrificio: vivendo a Roma, mi alzavo la mattinaalle sei-sei e mezza, ad ore antelucane, andavo giù a Nola,facevo il sindaco ed alle due del pomeriggio rientravo a Roma.Non è stata una vita molto semplice in quegli anni, ma l'hofatta con amore per la mia terra. Tutto qui, non è che abbiafatto nient'altro. Questi sono stati i motivi. Pag. 3269 FABRIZIO ABBATE. Generale, lei ha fatto riferimento ad unincontro, debbo ritenere casuale, durante la vicenda

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elettorale, nel quale alcuni amici l'hanno condotta in casadell'Alfieri. Ha riferito di aver detto al pubblico ministero,Roberti, della circostanza nella quale lei incontra l'Alfieri.Ritiene lei, sulla base di una sua valutazione, che quandoriferì al pubblico ministero Roberti dell'accaduto, cioèdell'incontro occasionale con l'Alfieri, egli conoscesse giàla circostanza? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. No, lo escludo nel modo più assoluto. Egli michiese, tramite il comandante del gruppo dei carabinieri -così è nata questa discussione - di avere un colloquioevidentemente sulla situazione locale camorristica, relativaad un certa intercettazione telefonica che vi sarebbe statafra un certo vigile urbano e l'Alfieri; io avrei dovutoincontrare questo signore nella sua villa. PRESIDENTE. Questo sarebbe il risultatodell'intercettazione? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Sì, vi fu un'intercettazione telefonica chepoi oltretutto non si è ben capita perché anche nel processoche si sta svolgendo a Napoli - ed io sono stato lì cometestimone - questo signore non ha saputo dire chi gli avevatelefonato: prima era il mio autista, poi non era il mioautista. Insomma, nessun contatto diretto ha avuto con me. Erauna circostanza che io avevo già negato, e questo fu il motivoper cui mi chiamò. Il verbale dell'interrogatorio inizia inquesto modo: lei conosce Francesco Alfieri? La mia rispostaspontanea, leale come sempre nell'interesse della giustizia, èstata: sì, conosco Francesco Alfieri per esserci stato portatodurante la campagna elettorale, in un giro vertiginoso. Io nonsapevo: in una sera andai in quattro o cinque abitazioni. Nonsapevo neppure chi fosse. Questa è la verità. Quindi ilsostituto non sapeva di questo episodio, sono stato io ariferirglielo. SAVERIO D'AMELIO. Chi conosce la realtà meridionale, ilmodo in cui si fa campagna elettorale, credo che sappia comesia facile incontrare e stringere mani di gente che magari nonsi conosce affatto, la cui identità tanto meno è possibileaccertare in quel vorticoso andare che sono le campagneelettorali. Al di là di questa circostanza che lei ha ben definito eche io condivido, volevo dire: durante il suo mandato disindaco - e so che lei ha fatto diverse opere pubbliche, hafatto tanto risanamento di zone, eccetera - ha avuto mai lasensazione di essere controllato, di essere condizionato nelsuo mandato? Le sono mai giunte richieste particolari per lequali ha avuto modo di sentire sulla sua azione di sindaco unapresenza ingombrante, oppure no? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Io, per chi mi ha conosciuto, ho un carattereabbastanza autoritario. Poiché tutta la mia vita è stata alservizio militare, non potevo certo venire a condizionamenti

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con nessuno. A Nola, appena arrivai, trovai una situazione, anche sottoil profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica, abbastanzadelicata. A dieci anni dal terremoto, c'era ancora gente chedormiva in albergo o era in baracche. Quindi, il primo atto fudi dare a questa gente una situazione dignitosa. Pertanto, laprima ed unica gara di appalto che feci fu la costruzione didiciotto appartamenti, con un brevetto Rein, che consente dieffettuare i lavori in dieci-undici mesi. Fu invitata unaditta di Ascoli Piceno, che deteneva questo brevetto. Già questo primo fatto non è che condizionò, ma fuisubbissato di anonimi, di ricorsi al prefetto, al CORECO, atutti, perché mi ero permesso di fare una cosa del genere,violando tutto ciò che era la prassi locale nelladistribuzione delle varie fette clientelari. Siccome, comedicevo Pag. 3270 prima, non avevo nessuna aspirazione di carriera politica,ho camminato per la mia strada, sono andato dritto. Questo,logicamente, ha determinato un sacco di guai. Sono semprestato officiato come un despota; uno addirittura definì la miacome una &quot;amministrazione asburgica&quot;. Forse ignorava di farmiun elogio perché ho sempre cercato di avere linearità. Ovviamente, trovando un comune disastrato e pieno didebiti, le soluzioni erano due: o dichiarare il fallimento delcomune o rimboccarsi le maniche, per orgoglio e capacità, eandare avanti. Come andare avanti? Cercando di reperire denarodove era possibile. Come? Accertando gli oneri che venivanoelusi: 500 ditte che non esistevano iscritte, per esempio, neiruoli di pagamento dei canoni dell'acqua; altre mille ditteche non risultavano aver pagato l'ICIAP; il raddoppio delcanone del suolo pubblico; l'affissione pubblica. Seguendoanche i suggerimenti della burocrazia, sulla quale ho semprefatto affidamento anche perché la nuova legge n. 142 dava laresponsabilità tecnico-amministrativa ai responsabili, hoproceduto a denunzie all'autorità giudiziaria anche di qualcheesponente della passata amministrazione, nonché di dipendenticomunali o di altri, il che logicamente non ha contribuito arendermi &quot;simpatico&quot;. Non dico altro. MASSIMO BRUTTI. Dove ha prestato servizio come generaledei carabinieri? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. La mia carriera è un po' turbinosa. Ho fatto23 trasferimenti, ho servito l'Arma dei carabinieri da Merano,nel 1943, a Catania, nel 1965. Ho comandato la compagnia diMonfalcone, sempre nel periodo bello, quando l'Italia occupavaTrieste, nel 1951-1954. Insomma, ne ho viste di tutti icolori. Poi ho comandato la legione di Bari. MASSIMO BRUTTI. Lei aveva idea che nelle zone dallequali aveva avuto origine la sua famiglia esisteva uninsediamento camorristico, che c'erano dei clan, che c'erano icapi di tali clan, che c'era una potenza della camorra a Nola

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e dintorni? Ne aveva avuto idea come generale dei carabinierio ne aveva un'idea come cittadino? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Come no? Altroché! Innanzitutto, la camorrache io conoscevo era la camorra così chiamata &quot;agricola&quot;, cioèquella dei mediatori che assicuravano, con il loro modo diagire, la vendita dei prodotti della terra ai tempi diPascalone di Nola, tanto per capirci. Non sono stato attore, perché non ho mai comandato repartiin Campania che avessero responsabilità dirette con lacamorra; ho comandato la divisione di Roma, quindi nonstudiavo il problema campano, studiavo forse il problema sardoin quell'epoca. MASSIMO BRUTTI. Quando è stato candidato a Nola qualicautele ha assunto nella campagna elettorale, nellapresentazione della sua candidatura, nei rapporti che hastabilito per evitare comunque che vi fossero contatti conambienti camorristici? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Ricordo di avere dedicato alla campagnaelettorale soltanto tre o quattro giorni, perché, come sipotrà anche accertare, il giorno 19 presentai la miacandidatura e il giorno 20 o il 21 partii per Salsomaggiore,dove mi trattenni dodici giorni. Rientrai a Nola dove rimasiun sabato e una domenica; andai in Austria per cinque o seigiorni e ritornai a Nola per fare un giro di campagnaelettorale. Fui accompagnato da esponenti democristiani in unincontro con alcuni dipendenti di un'impresa ai quali dissisoltanto (non essendo un politico non ero molto abituato aparlare in pubblico) che avrei fatto il mio dovere comeamministratore, ma non come politico. Tant'è vero che non homai partecipato, questo per inciso, a nessuna riunionepolitica del partito, alle varie Pag. 3271composizioni che loro usavano fare per quanto riguarda lecorrenti. MASSIMO BRUTTI. Quindi, ha partecipato ad un solocomizio, quello con Gava? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Un solo comizio con Gava e poi ho visitatoqueste famiglie nella strada dove ero nato, dove eroconosciuto da tante persone e dove vi erano compagnid'infanzia. A quella visita di cui si fa cenno fuiaccompagnato da un tal Manzi che, come dicevo, era un amico difamiglia da generazioni. Io ebbi piena fiducia dei luoghi dovemi portavano e quindi non chiedevo. MASSIMO BRUTTI. In sostanza, lei non ha fatto unacampagna elettorale. Si può dire che l'abbiano fatta altri.Comunque, una campagna elettorale si deve fare per essereeletti. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Mi sentivo completamente al di fuori della

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vita nolana. Ma poi c'è un motivo molto chiaro: mancavo daNola dal 1941. Il mio giro aveva più che altro lo scopo difarmi vedere fisicamente, perché da dove provenivo e chi erolo sapevano tutti! MASSIMO BRUTTI. Chi è che lo ha invitato, generale, apresentarsi come candidato? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Vennero da me che ero appena rientrato daParigi, da dove se avessi tardato un giorno a rientrare forsemi sarei salvato da questa tragedia. Purtroppo, il destino diun uomo è costruito in un modo molto diverso da quello cheognuno vorrebbe. Fui invitato dai maggiorenti della democraziacristiana della zona, i quali mi offrirono il posto dicapolista e la candidatura a sindaco. MASSIMO BRUTTI. Quindi, si dava per scontato che leidiventasse sindaco! MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Era nel manifesto elettorale. PRESIDENTE. Dirigenti di Nola? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Sì, dirigenti di Nola; il segretariocittadino... SAVERIO D'AMELIO. Avete anticipato la riforma? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Anticipai la riforma. ALTERO MATTEOLI. Si è chiesto perché è stato coinvoltoin questa vicenda di camorristi? Lei ha fornito una versionemolto distaccata della sua presenza a Nola, ha detto che èstato tanti anni senza andarci. Come si spiega il fatto checamorristi pentiti l'abbiano coinvolta così pesantemente,sempre che dicano la verità? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Sempre che dicano la verità! Questa è la cosapiù importante da chiarire! Ho già sporto una denuncia percalunnia e credo che l'avvocato Vassalli abbia già presentatopiù di dieci citazioni contro la stampa per risarcimentodanni. Ho subito un linciaggio morale più unico che raro nellastoria politica, peraltro in danno di un politico cosìpiccolo, come il sottoscritto! Il motivo era molto semplice:che un generale dei carabinieri, che ha svolto tutta la suacarriera con onestà e lealtà, che ha servito il paese inguerra e in pace per quarantasette anni, possa essere amicodella camorra, fa titolo sui giornali. Quindi, la stampa hafatto scempio, al punto che il giorno in cui mi dimisi (lostesso giorno fu arrestato Alfieri) si scrisse che appunto miero dimesso perché avevo Pag. 3272perduto il mio protettore. Cosa completamente falsa, perchéla mia decisione di dimettermi era dell'inizio di agosto.Ricordo che fui pregato di rinviare le mie dimissioni dopo leferie estive per non turbare, si disse, l'equilibrio politico

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locale. Il 6 settembre ufficialmente e pubblicamente dichiaraial senatore Meo, nonché al segretario cittadino e alcapogruppo consiliare della democrazia cristiana, che ilgiorno dopo mi sarei dimesso recandomi a Nola. Talecomunicazione fu fatta anche al segretario comunale il giorno7; ricordo che fui pregato di soprassedere per tre giorni perfare (la parola usata fu questa) dei passaggi politici. Noncapii a cosa si alludesse. Tuttavia, il giorno 10 presentai lemie dimissioni da sindaco e da consigliere e, non sapendo achi indirizzarle, il giorno successivo, arrivato alle ore 8 aNola, lo chiesi al segretario. Mi rispose che andavanoindirizzate a lui ed io dopo aver scritto il suo nome gliconsegnai le mie dimissioni. Tutto qui. Dopo di ciò è venutafuori tutta l'ira di dio! PRESIDENTE. Nella sua memoria, a pagina 2, lei scrivetra virgolette di &quot;una frequentazione regolare con i maggioricapi di camorra&quot;. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. E' scritto sulla stampa: su laRepubblica. PRESIDENTE. La frase non appartiene alla sua relazione? MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. No! E' stata pubblicata su laRepubblica, che riporta stralci di quella relazione. PRESIDENTE. Comunque, le daremo copia della proposta direlazione. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Questa frase iniziale scritta nella miaistanza è stata riportata dal giornale la Repubblica. PRESIDENTE. Per sua tranquillità deve sapere che nellaproposta di relazione non esiste questa frase. MARIO DE SENA, Generale a riposo dell'Arma deicarabinieri. Sì, lo so, ma io ho letto solo quella parte. PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio ilgenerale De Sena. (Il generale De Sena è accompagnato fuori dall'aula -Entra in aula il senatore Gava). Audizione del senatore Antonio Gava. PRESIDENTE. Senatore Gava, lei ha chiesto di essereascoltato dalla Commissione. Pertanto, le do la parola. ANTONIO GAVA. Onorevole presidente, onorevoli colleghi,desidero per prima cosa ringraziare l'ufficio di presidenza ein generale la Commissione per avere accolto la mia richiestadi essere ascoltato, motivata da ciò che era stato detto inCommissione sul problema concernente il fenomeno dellacriminalità organizzata, della camorra, in modo particolare inCampania. Vorrei dire in via preliminare che avevo predisposto unarelazione, ma nonostante la nottata, non sono riuscito amettere per iscritto tutto il materiale che avevo preparato;pertanto, mi riservo di far pervenire alla Commissione entrolunedì la relazione scritta, mentre adesso mi limiterei ad una

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relazione orale, salvo il completamento al quale tengo in modoparticolare, avendo studiato soprattutto lo schema di propostaconclusiva. SAVERIO D'AMELIO. Vorrei sapere se siamo in sedutapubblica con la ripresa televisiva diretta. PRESIDENTE. Certo! ANTONIO GAVA. Desidero rappresentare che la proposta direlazione, per quanto riguarda in modo particolare la miaposizione, con il fine apparente di volere individuareresponsabilità politiche, Pag. 3273senza fornire alcun elemento a supporto della lorofondatezza o dei loro collegamenti con me, assume come certifatti che potrebbero acquistare anche rilevanza penale, avendoperò ben operato la distinzione tra la responsabilità diquesta onorevole Commissione e la differenza, che è stata bensottolineata nell'ambito della relazione, tra l'esame deifatti dal punto di vista delle responsabilità giuridiche el'esame dal punto di vista delle responsabilità politiche,sulle quali soltanto, si ripete, è competente la Commissione. Devo dire, per lo meno così a me è apparso, che si ècomunque costruito un teorema secondo cui il presunto legamecon esponenti della camorra in particolare di alcuniamministratori o politici locali, solo per la loroappartenenza alla corrente politica di cui fui uno deileader (questa corrente politica come tale, tutti losanno, non esiste più da tempo) lo determinerebbe una miaresponsabilità per i loro comportamenti. In sostanza, avreiresponsabilità per i comportamenti tenuti da elementi che asuo tempo appartenevano alla posizione politica che iorappresentavo all'interno del partito. In proposito, devo innanzitutto rilevare che non è provatal'appartenenza alla camorra delle persone che si assume a melegate (per alcune non è nemmeno vero e lo potrò poicomprovare), ma soprattutto non è indicato - questo è il datoimportante - alcun fatto illecito commesso - ove ne sianostati commessi - con la mia partecipazione diretta oindiretta. Devo dare atto che nella maggioranza dei casi,nella quasi totalità dei fatti, si parla di soggetti i qualiapparterrebbero alla corrente dorotea o gavianea, secondo ladenominazione che è stata data di volta in volta. Non è stato indicato - dicevo - alcun fatto illecitocommesso, ove ne siano stati commessi, con la miapartecipazione diretta o indiretta. Se la responsabilità politica deve essere &quot;rigorosamenteaccertata sulla base dei fatti specifici&quot; come ritiene larelazione nella sua introduzione, appare evidente l'erroneitàdel sillogismo secondo cui la condivisione delle idee di unacorrente politica da parte di alcuni rende responsabili deiloro comportamenti i capi della corrente. Voglio quiricordare che in quella che fu la democrazia cristiana (vistoche siamo alla vigilia della costituzione di un nuovo partito)

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la corrente della quale io facevo parte e di cui venivoconsiderato uno degli esponenti di maggiore portata in camponazionale (e non solo nell'ambito napoletano o campano) eraquella con la maggiore libertà, in cui era molto facilel'entrata e l'uscita ed il cambio di posizione politica anchesecondo le aspirazioni che ciascuno aveva e gli obiettivi chevoleva eventualmente raggiungere. Se non fosse come detto prima, si ipotizzerebbe una sortadi responsabilità oggettiva. Cioè, se di ciò che fanno coloroche condividono lo stesso modo di vedere all'interno di unpartito dovessero comunque rispondere i maggiori esponenti, sirealizzerebbe una sorta di responsabilità oggettiva, chepotrebbe addossarsi persino ai segretari dei partiti politiciper gli atti compiuti dai loro aderenti su tutto il territorionazionale; e ciò, dal mio punto di vista, è risibile perché sirisolve in un ragionamento nel quale non vi è alcun nessologico tra premessa e conseguenza. Appare poi strano che si evidenzino dichiarazioni da cuiemerge che il mio meccanismo elettorale e di potere politicosi fonda, o si fondava, proprio su una rete di dirigentilocali, che sono da me sostenuti e che a loro volta misostengono, e che ciascuno di questi dirigenti è essenziale,perché consente la raccolta del consenso elettorale nellapropria zona di influenza ed un generale controllo dellavicenda amministrativa, quasi che si trattasse di un fattoillecito e come se il consenso elettorale non si conquistassemediante un rapporto con le collettività locali, facendosicarico dei loro problemi. Vorrei precisare che da questo punto di vista nella storiapolitica del nostro paese vi è sempre stato - credo - unraccordo, un rapporto, tra i rappresentanti nazionali, cioè iparlamentari, e i Pag. 3274rappresentanti locali. Anzi, devo dire che originariamentequesto raccordo era molto più intenso, perché era inferiore ilpotere degli enti locali ed era maggiore il peso deiparlamentari, specie di quelli nazionali, peso che andò manmano diminuendo quando si passò all'attuazionedell'ordinamento regionale e quando poi si arrivò, come siamoarrivati, per esempio, ad affidare agli enti locali larealizzazione delle opere pubbliche. Ricordo soprattutto che,dopo il terremoto del 1980, si è avuta un'ampia discussionesulla legge che doveva affrontare e risolvere i problemi dalpunto di vista finanziario e tecnico, durante la quale sisosteneva, da parte di alcuni autorevoli personaggi, che sisarebbe dovuta costituire un'authority che dovessepresiedere alla realizzazione del piano di ricostruzione. Vifu poi altra parte che sostenne che l'impegno dellaricostruzione doveva essere basato sull'esempio positivorappresentato dal Friuli: si doveva affidare direttamente agliamministratori locali la realizzazione di tutto ciò cheatteneva a questo problema, per cui furono dati incarichi di

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gestione, a Napoli, al sindaco e al presidente della regionecampana e poi furono affidati compiti alle amministrazionilocali, addirittura per l'attribuzione dei contributi chevenivano stanziati per i danni subiti dai cittadini. Quindi, sostenere invece che tutto questo sia statorealizzato soprattutto da chi svolgeva attività parlamentare ècertamente infondato. Per quel che mi riguarda devo per altrosoggiungere che ho avuto la ventura, dal punto di vistapolitico e da quello governativo, di svolgere funzioni che nonmi hanno mai condotto ad occuparmi di questi problemi. Perché?Perché nella mia funzione di ministro (sono stato primaministro per i rapporti con il Parlamento, poi ministro delleposte, successivamente ministro delle finanze e quindiministro dell'interno) non ho mai avuto occasione di esserepartecipe, a qualunque livello, o di occuparmi dei problemiche riguardavano la ricostruzione, considerata invece nellarelazione come un momento di svolta per la crescita dellacamorra. Ringrazio tutti coloro che hanno studiato bene il problemadella camorra e che ne indicano le date e i momenti -ringrazio in modo particolare il senatore Brutti che ha svoltoun esame molto accurato da questo punto di vista -; peròvorrei che l'approfondimento da parte di tutti fosse untantino più puntuale per esaminare effettivamente il problema,perché ritenere che la camorra sia sorta praticamente negli1981-1982 significa distaccarsi completamente da quella che èstata - purtroppo - una storia negativa, caro Cabras, nelnostro paese. Vi è stato comunque, in quest'ultimo periodo,uno sviluppo che è stato giustamente posto in evidenza, che hainvaso in modo particolare, attraverso la camorra, la miaregione. Si ipotizzerebbe, altrimenti, una sorta di responsabilitàoggettiva che potrebbe addossarsi addirittura, attraverso ipropri aderenti, ai segretari dei partiti. Ho detto che apparepoi strano che si evidenzino dichiarazioni da cui emerge cheil mio meccanismo elettorale, e il mio potere politico sifondano proprio su una rete di dirigenti locali, che sono dame sostenuti e che a loro volta mi sostengono. Vorrei capireuna cosa: se si critica che l'azione era svolta, dal punto divista politico, insieme ai dirigenti locali (cioè agliamministratori, ai consiglieri comunali, provinciali eregionali), ma allora il parlamentare il rapporto dal punto divista politico-elettorale con chi lo deve avere? Lo deve avereforse direttamente con elementi che possono essere pericolosi?Certo, ci può probabilmente essere, tra gli amministratori,qualcuno che sia espressione diretta o indiretta del fenomenodella camorra; ma questo è un fatto nel quale bisogna operaree contro il quale bisogna combattere. Per quel che miriguarda, ho sentito una serie di nomi (adesso ne diròqualcuno, non starò ad esaminarli uno per uno, in quanto lofarò nella relazione che vi farò pervenire): non mi constapersonalmente che alcuno di questi amministratori abbia avuto

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delle Pag. 3275responsabilità dirette di rapporti con la camorra. E debborespingere l'affermazione, che talune volte è ripetuta, che viera un duplice rapporto: da una parte un rapporto di questiamministratori con la democrazia cristiana, ed in particolarecon quella parte che fa capo a Gava, e dall'altra parte con ilclan Alfieri. Avevano cioè preceduto il modo di fare delcarissimo ed autorevole collega radicale quando sostenne cheera possibile iscriversi contemporaneamente al proprio partitoe ad un altro? Qui si sarebbero cambiate le cose e sarebbe accaduto cheuno poteva contemporaneamente aderire ad un partito politicoed alla criminalità organizzata. Certo: può essere accaduto,ed io sono pronto ad esaminare le eventuali denunce - diciamocosì - che possono essere formulate su questo piano e adassumermi tutte le mie responsabilità. Però, a mepersonalmente questo non risulta e debbo dire che ho avuto poiun atteggiamento - ma lo dirò alla conclusione - ben diversodurante tutta la vicenda. Si dice: &quot;Ciascuno di questi dirigenti è essenziale perchéconsente la raccolta del consenso elettorale nella propriazona di influenza ed un generale controllo delle vicendeamministrative&quot;: ebbene, adesso abbiamo visto, e ci stiamogiustamente tutti vantando del fatto che sono stati eletti isindaci con il nuovo sistema e con votazioni che sonoaddirittura plebiscitarie, in cui non vi è certamentepossibilità di controllare se qualcuno abbia votato in un modoo in un altro. E mentre bisogna essere capaci di individuarele eventuali responsabilità dei singoli, saperli perseguire esaperli respingere, non si può considerare il rapporto con gliamministratori locali quasi si trattasse di un fatto illecito,mentre non è un fatto illecito. Credo sia importante che, dalpunto di vista politico, vi sia nel paese un rapporto tra lerappresentanze dei vari settori; anzi, vi è addirittura unarichiesta nostra, dei parlamentari, di avere una maggioreinfluenza poiché questa stessa influenza è venuta diminuendocon il sistema che abbiamo portato innanzi. Non si tratta diun fatto illecito, come se il consenso elettorale non siconquistasse mediante un rapporto con le collettività locali,facendosi carico dei loro problemi. Quando parlo dellecollettività locali intendo parlare di tutto, perché in cittàcome Roma e Napoli la collettività non è soltanto il comune maè complessivamente la rappresentanza della società civile. Ritengo che tutti i parlamentari, e tra essi i quipresenti, intrattengano abitualmente, come è dovere di chi èeletto, simili rapporti, che servono soprattutto ad evitareproprio il rapporto clientelare; infatti, se si elimina questotipo di rapporto, non può che sopraggiungere il rapportoclientelare con i singoli elettori per acquisire informazionisui problemi delle collettività locali per concorrere allaloro soluzione.

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Se il sillogismo proposto nella relazione fosse esatto epreciso, bisognerebbe avvertire chiunque si presentasse alleelezioni, ad esempio nella circoscrizione Napoli-Caserta, chela propria elezione, se preparata anche mediante contatti conamministratori ed esponenti politici locali, equivarrebbe adassociarsi alla camorra. In certi casi questo è vero, in certicasi ci sono amministratori collegati alla camorra, ma bisognasaperli individuare e denunziare, non con ciò arrivare allaconclusione che non si devono avere rapporti con gliamministratori locali. Il discorso andrebbe naturalmente esteso a tutte lecircoscrizioni in cui si riscontrasse la presenza diorganizzazioni criminali o addirittura a tutte lecircoscrizioni ed i collegi elettorali, perché, con il sistemaqui seguito, si potrebbe sempre teorizzare che il sostegno delparlamentare ai politici locali e quello dei politici localiai parlamentari, costituisce uno scambio di favori;addirittura diverrebbe uno scambio di favori anche il rapportotra coloro che operano in termini giusti di rappresentanzadegli interessi locali con coloro che operano in camponazionale. E' appena il caso di aggiungere che si afferma un mioparticolare interesse elettorale Pag. 3276 per alcuni comuni, in particolare Sant'Antonio Abate ePoggiomarino, al fine di ottenere voti: si tratta di duecomuni nei quali ho iniziato - ma in particolare aCastellammare di Stabia - la mia attività politica. E l'hoiniziata in una città nella quale, nelle prime elezioniamministrative, il fronte popolare ottenne 20 mila voti e lademocrazia cristiana 5 mila; quindi sono stato e ho vissuto inuna città dove vi era un forte partito comunista, il qualeaveva dato prova della sua capacità politica, accogliendosenza applausi nel cantiere navale di Castellammare di Stabiala presenza di Mussolini e conducendo una battaglia politicacon i democratici cristiani che appartenevano al vecchiopartito popolare, che erano stati antifascisti, come quiqualche collega ha autorevolmente ricordato, e che, insieme aicomunisti, erano rimasti antifascisti durante tutti i 20 anni,con battaglie politiche di grande rilevanza ed esclusivamentedi carattere politico. Quindi è chiaro che vi è un sentimentoparticolare. Vorrei porre una domanda: la relazione,presidente, lascia pensare che avrei fatto chissà cosa perprendere i voti di Sant'Antonio Abate e di Poggiomarino,perché diversamente forse non sarei stato eletto: ebbene,voglio ricordare che ho tenuto campagne elettorali sia comeconsigliere regionale sia come deputato (non parlo poiultimamente come senatore, perché sono stato eletto nelcollegio di Benevento, e ringrazio in modo particolare l'amicoMastella per l'accoglienza e la solidarietà che in quellacircostanza mi sono state offerte). Dunque, con la perdita diquesto consenso io avrei perso chissà che cosa! In tutta la

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relazione si parla di una decina di piccoli comuni che,rispetto a quello che è il collegio elettorale Napoli-Caserta,non possono certamente avere il ruolo che viene indicato. Si dice che avrei fatto chissà cosa per ottenere i voti di&quot;Sant'Antonio Abate e Poggiomarino, e ciò senza tenere inalcun conto che tali comuni fanno parte del collegioelettorale in cui mio padre, fin dal 1948, data che precede dimolto le indicazioni temporali della relazione circa glisviluppi della camorra, per circa trent'anni è stato senatore,eletto con ampia messe di voti, e che, avendo io sempreottenuto un numero di preferenze notevole fin dalle elezionial consiglio regionale del 1972 (nel corso delle quali neconquistai 107 mila), non ho mai avuto alcun interesse obisogno di ricorrere ad illeciti, a cui non sarei comunque mairicorso anche a costo di non essere eletto, per conquistarepoche migliaia di voti - tanti ne davano quei comuni -assolutamente irrilevanti ai fini del mio risultatoelettorale. Ho chiesto di essere ascoltato perché, come ho fattonell'aula del Senato, al quale mi onoro di appartenere,intendo pubblicamente respingere innanzi a codesta onorevoleCommissione le accuse infamanti ed assolutamente infondate chemi vengono rivolte; e ciò con lo sdegno che mi deriva dallaprofonda convinzione di non essere venuto meno, in nessunmomento della mia vita di cittadino e di parlamentare, ai mieidoveri ed ancor più mi deriva dalla serenità della miacoscienza, alla quale - prima che ad ogni altro - ritengo didover rispondere. Credo di aver dato ampia prova, in un lungo periodo dimilizia politica e parlamentare, della mia dedizione e dellamia fedeltà alle istituzioni democratiche, alle quali mi legala profonda convinzione che esse rappresentino il vero edinsostituibile baluardo della difesa della libertà e dellagiustizia; ed amo sperare che la conoscenza diretta che moltidi voi hanno del mio comportamento e dell'opera svolta inqualità di ministro dell'interno, a riprova della qualeindicherò un elenco delle iniziative legislative da me assuntenella lotta contro la malavita organizzata e non, vi porti avalutare le questioni sottoposte alla vostra attenzione conserena obiettività, al fine di rendere giustizia non tanto ame quanto alla verità. Non leggerò l'elenco dei provvedimentima entro un paio di giorni vi presenterò una relazione che loconterrà. Sarei in grado di parlare ancora di altri problemi, cheattengono per esempio Pag. 3277all'ipotesi di riunioni e di personaggi che sarebbero statimiei amici: ogni volta si parla di una persona - per laverità, con lealtà, debbo riconoscere -; non è che si dica:questo è colpevole perché Gava ha... No, si dice: harealizzato questo dato di fatto e appartiene alla corrente diGava. Più volte, addirittura in qualche caso due volte in uno

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stesso paragrafo, viene fatto questo richiamo all'appartenenzaalla corrente. Per alcuni non è esatto neanche questo; siparla anche di riunioni che non sono state effettuate. Sonoquindi in grado di fornire le indicazioni sui singoli fatti.Debbo dare atto dello sforzo compiuto dalla Commissione didiscutere della responsabilità politica piuttosto che diconfonderla con altri tipi di responsabilità... perché èdifficile fissare i limiti esatti in materia; ricordo diessermi laureato con il professor Tesauro svolgendo una tesisul tema dell'inchiesta parlamentare: operare l'esattadistinzione tra la responsabilità penale e quella di caratterepolitico, alla quale giustamente voi vi volete richiamare, nonrende possibile l'affermazione che vi sia una responsabilitàpolitica da parte mia. Voglio soggiungere una cosa, e lo dico anche dinanzi aqualche amico napoletano: vi ringrazio, perché sonoresponsabile di tutto, perché a Napoli avrei fatto tutto dasolo, perché avrei realizzato alcune cose. Ma come è possibiletutto ciò in una regione nella quale, a prescindere dai guai edalle cose fatte, vi è una presenza politica così massiccia ecosì importante che certamente mi sembrerebbe...? Non è che ionon voglia che si riscontrino le responsabilità e,soprattutto, diciamo così, le strutture nelle quali si operanella nostra regione e che possano venire i suggerimentinecessari per operare un cambiamento e per portare sullastrada giusta alla quale noi ci ispiriamo anche la regioneCampania. Ve lo dico, se mi consentite, in un momento nelquale personalmente seguo le indicazioni che vengono dal miopartito, e colgo l'occasione per dirlo in questa riunione: daquando si è ipotizzata nei miei confronti una qualcheresponsabilità di questo genere, il che mi ha profondamenteamareggiato e turbato, mi sono dimesso da tutte le carichepubbliche che ho ricoperto e praticamente ho accolto l'invitoproveniente anche dal mio movimento politico ad operare unrinnovamento nel nostro paese nella prossima consultazioneelettorale. Sarò certamente uno di quelli che contribuiranno,per quel che riguarda il mio movimento politico, allarinascita ed al superamento di questa situazione difficile dicrisi che stiamo attraversando, facendolo da cittadino, avendosvolto per lungo tempo la mia funzione politica e avendolofatto con serenità e con serietà. Per il resto, sono disponibile - lo dissi già alpresidente - a rispondere alle domande che mi possono essererivolte, dicendo soltanto una cosa: probabilmente potròrispondere ad ogni domanda che mi verrà posta, ma potrebbefarlo qualche commissario con capacità maggiori delle mie - equesto è nell'ordine naturale delle cose. In questa ipotesi, se non avessi gli elementi necessariper rispondere, lo farei con la documentazione che presenterò.Conto però di poter rispondere a tutte le domande. Concludo ringraziando per la cortesia con la quale aveteaccettato la mia proposta di venire in Commissione. Credo che

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in futuro dovrete discutere di un fatto: quando in questaCommissione si dibatte in particolare di &quot;soggetti&quot;, ebbenequesti perlomeno devono avere il diritto di essere convocatiper rispondere. Diversamente - scusate la battuta - è piùimportante Galasso di qualsiasi autorevole parlamentare! PRESIDENTE. Senatore Gava, invierà la sua relazionenella giornata di lunedì? ANTONIO GAVA. Sì, l'ho quasi completata e la farò averealla Commissione. PRESIDENTE. Chiede di essere ascoltato ulteriormente? ANTONIO GAVA. No. Se ad una domanda non fossi in gradodi rispondere immediatamente, lo farò con la relazione. Pag. 3278 PRESIDENTE. I colleghi intendono rivolgere domande? VINCENZO SORICE. Vorrei avere talune precisazioni allaluce della relazione esposta che, di per sé, chiarisce alcuniproblemi. Specificatamente vorrei conoscere dal senatore Gavail ruolo rivestito dal dottor Criscuolo, per quanto concerneil sequestro Cirillo. Dalla relazione e dagli atti in nostropossesso emerge che il dottor Criscuolo ha ricevuto una speciedi delega da parte sua per poter operare direttamente, oindirettamente, nella trattativa per la liberazione diCirillo. Vorrei anche sapere dal senatore Gava se ha notizia -ovviamente è passato molto tempo - circa la famosa riunionetenutasi nella villa di Casamarciano tra Francesco Alfieri ecinque sindaci, tutti appartenenti (si dice) alla correntedell'onorevole Gava. Vorrei sapere se lei ha degli elementi dafornire alla luce della esposizione. Inoltre, dalla relazione e dalle notizie fornite daipentiti emerge un particolare rapporto tra Antonino D'Auria eD'Antuono: pare che il D'Auria - incriminato per alcuni reati- avesse un'influenza notevole sui comportamenti del senatoreGava (tant'è che ha sostituito lo stesso D'Antuono in questorapporto di &quot;incidenza&quot;) e che, in quanto segretario delsenatore Gava, fosse specificamente impegnato in un'azionepolitica a Sant'Antonio Abate. Potremmo aggiungere unaconsiderazione, ma ci riserviamo di farla una volta esaminatala documentazione presentata, concernente il rapportooperativo tra gli amministratori facenti capo alla corrente diGava e lo stesso senatore Gava, il quale appare comel'organizzatore dell'attività all'interno della corrente. Passo ora all'ultima osservazione, che potrà essereoggetto di attenzione nel momento in cui verrà trasmessa larelazione annunciata. Si sente sempre parlare di correntedell'onorevole Antonio Gava e di suoi aderenti. Bisogna essereprecisi perché l'appartenenza ad una corrente, secondo laprassi politica, si determina allorché vi sono liste econgressi: in altre parole, una persona aderendo ad una listafa parte della corrente. Dunque è un problema di ambientepolitico. Tuttavia un fatto mi lascia particolarmenteperplesso e riguarda l'episodio del Banco di Napoli, peraltro

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citato anche nella sentenza della Corte d'appello del 2dicembre 1992 con cui il Di Maro e Di Somma Raffaele sonostati assolti sia per il reato di associazione a delinquere distampo mafioso sia per quello di concorso in peculato perdistrazione. Quando si dice che un funzionario, un impiegato,un imprenditore, appartiene alla corrente di Gava, comeavviene il rapporto? Più che parlare di appartenenti allacorrente di Gava si può dire amico dell'onorevole Gava, perciòvorrei capire la differenza tra &quot;appartenente alla corrente&quot; e&quot;amico&quot; sul piano dei rapporti operativi. ANTONIO GAVA. Per quanto riguarda il sequestro Cirillo,e in modo particolare l'interessamento al fatto nei primigiorni, come è risultato dalle dichiarazioni di Parisi - siparla comunque di eventi risalenti a quindici anni or sono percui è evidente che oggi la conoscenza è di gran lunga diversarispetto all'inizio - si dice che il Criscuolo sarebbe statodelegato oltre che dal suo capo (all'epoca era Parisi inquanto dirigeva il SISDE), anche da Antonio Gava. Mi rivolgouna prima domanda: Antonio Gava, che in quel momento era capodella segreteria politica del segretario Piccoli (durante lavicenda Cirillo sono stato per un periodo ministro per irapporti con il Parlamento nel Governo presiedutodall'onorevole Forlani e dopo capo della segreteria diPiccoli), come poteva dare la delega a Criscuolo? Criscuolo -ho dichiarato - lo conoscevo da ragazzo, in quantofrequentavamo il liceo a Castellamare di Stabia (era unostabiese); credo di non averlo più visto per una ventina dianni. L'ho rivisto in questa circostanza, avendolo incontratoesclusivamente, una volta, a casa di Cirillo doveevidentemente si recava per avere notizie e per essereinformato, rispetto alla indicazione data di tentare diassumere informazioni - lo Pag. 3279ha dichiarato lo stesso Parisi - nell'ambiente di Cutolo e daCutolo sul luogo in cui &quot;rintracciare&quot; il Cirillo. Smentisco nella maniera più assoluta che vi sia stata unadelega data da me. Ripeto, non riesco... PRESIDENTE. Delega data da lei a Criscuolo. ANTONIO GAVA. Io avrei dato una delega a Criscuolo... PRESIDENTE. E lei sostiene che non corrisponde al vero. ANTONIO GAVA. Assolutamente. Non solo non è vero, debboanche aggiungere che non ero in grado di darla, perché ladelega poteva darla chi svolgeva la funzione, cioè il Parisi,che era il suo superiore, il quale credo abbia detto chequesto non è avvenuto. Non lo so, non mi risulta. Comunque èun fatto non veritiero. Per quanto riguarda la riunione a Casamarciano pressoFrancesco Alfieri, preciso che Francesco Alfieri non loconosco, non l'ho mai visto. Attenzione: quando dico che non conosco una persona, dicodi non avere conoscenza, non dico &quot;non l'ho mai vista&quot;, perchése quella persona è venuta ad un comizio al quale ho

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partecipato, evidentemente posso averla vista e può darsi chesia venuta anche a darmi la mano. La conoscenza però è benaltra cosa, è consapevolezza di avere a che fare con Tizio ocon Caio il quale fa questo o quello. Non ho avuto nessunrapporto con Francesco Alfieri; debbo dire di non aver avutomai rapporti, in generale, con gli Alfieri. Si disse che si è tenuta una riunione a Casamarciano a cuipartecipavano - da quanto ho saputo successivamente, perchénon ero informato dalla riunione - cinque sindaci, i qualidovevano essere democratico cristiani. Mi hanno indicato inomi, che non ricordo: rammento per esempio il nome diVirtuoso. Il collega D'Amato sa che Virtuoso prima erasocialista ed era sindaco... CARLO D'AMATO. E' stato sindaco per circa trent'anni. ANTONIO GAVA. Sì, è stato sindaco di Casamarciano percirca trent'anni. Debbo soggiungere che gli abbiamo fatto unalotta politica abbastanza dura, anche quando eravamo alleaticon i socialisti. Per quale ragione? Di Casamarciano era ancheEmilio De Feo, presidente della provincia e della regione.Emilio De Feo aveva un solo sogno, quello cioè di sconfiggerepoliticamente Virtuoso, il che però non gli è mai riuscito.Noi lo prendevamo in giro al punto tale che gli regalammo unamacchina targata Caserta perché la &quot;leggevamo&quot; Casamarciano.Questo per spiegare la situazione. Vi erano altre quattro persone (non ricordo esattamentechi fossero) di cui due appartenenti alla corrente, diciamocosì, amici di Gava o altro, mentre gli altri appartenevano adaltri raggruppamenti interni: uno era il sindaco di Savianoche è il paese di Mensorio. So che questa riunione, che mi pare avrebbe dovuto tenersi- l'ho saputo successivamente - per sostenere la candidaturadi un assessore regionale, l'amico Mazzella, non si svolse.Mazzella comunicò che era impegnato a Roma. Queste le notizieche ho; quindi da parte mia non c'è nessuna... Non sapevo niente della riunione perché, mi siaconsentito, per quanto siano amici di gruppo o di corrente,quando si fa la campagna elettorale ognuno la fa per i fattipropri. Voi pensate che i consiglieri regionali che sonocandidati si mettano insieme? Ognuno tira dalla sua parte;quando c'era il sistema che si mettono assieme, vanno assiemee fanno la riunione comune. Quelli la riunione se la fannocercando di avere il maggior consenso possibile di voti. Per quanto riguarda Antonino D'Auria e D'Antuono, nonriesco a capire come si possano costruire cose assolutamenteinfondate; Pag. 3280so che questa parte è stata costruita da chi haavuto le informazioni, che non ne ha la responsabilità. Nel 1972 sono stato eletto deputato e in quell'anno hocercato un collaboratore personale. Nel cercarlo, ho sceltoAntonino D'Auria perché appartenente ad una famiglia modestama di persone dabbene, laureato in giurisprudenza - in quel

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momento era assessore comunale - dicendogli però che dovevavenire a Roma per farmi da collaboratore e che perciò avrebbedovuto rinunciare ad ogni tipo di attività politica; quindi,nelle successive elezioni amministrative non si sarebbe dovutopresentare. Gli dissi che non ritenevo che dovessi fare io ilsegretario di D'Auria come assessore comunale e che dovesseessere D'Auria a dare una mano al deputato che lavorava aRoma. Questo è tanto vero che in una parte addirittura si dice- voi conoscete il mio temperamento - che sarei divenuto quasisuccube di D'Auria, il quale sarebbe diventato il caporispetto a me. Siamo al limite delle barzellette, rispettoalla mia responsabilità politica ed alla mia capacità dipresenza politica. PRESIDENTE. D'Auria si è poi presentato alle elezionicomunali? ANTONIO GAVA. No. Non si è più ripresentato e non èstato più consigliere comunale a partire dal 1973; non ricordocon precisione. Se non avesse aderito, sarebbe andato via e non avrebbefatto il mio collaboratore. L'ho scelto anche per una ragionesemplice: lo consideravo - pur conoscendolo lo dovevo formare- un galantuomo e una persona onesta. E' stato con me anchedopo ed è diventato segretario particolare quando sonodiventato ministro in vari ministeri. Quanto all'accordo con D'Antuono ed al fatto che prima ilmio D'Auria fosse D'Antuono, vi prego di non finire allebarzellette. D'Antuono aveva un temperamento difficile,combattivo, voleva essere esclusivamente lui a tenere lasituazione nelle mani. Pertanto non è vero che D'Antuono siastato in alcun momento mio uomo di fiducia... E' stato unamico della corrente, ma non ha mai avuto un rapportoparticolare con me. Questo per la verità. Anzi, poiché era un soggetto abbastanza arzillo ed altro,da parte mia vi era un motivo di maggiore preoccupazione,anche se personalmente non faccio nessun riferimento dicarattere particolare. Quindi, quando si costruisce una tesi secondo cui io avreiavuto come mio elemento di fiducia assoluta a Sant'AntonioAbate il D'Antuono, ma che successivamente le cose sonocambiate, ribadisco che quando ho cominciato a fare ildeputato ho avuto immediatamente il D'Auria come collaboratorepersonale; poi, poiché è rimasto a vivere a Roma, al momentogiusto ho ritenuto di poterlo portare come segretario. Circa l'influenza nei miei confronti, vi prego! Se uno divoi ha un collaboratore e questo collaboratore determina lalinea che dovete seguire, da una parte o dall'altra, a Torinoo a Napoli, ciò significa non che è bravo D'Auria, ma che è unpo' stupido chi tiene D'Auria come collaboratore. MASSIMO BRUTTI. Nel 1980 era suo segretario? ANTONIO GAVA. Era mio collaboratore personale, nonsegretario. E' diventato segretario quando io sono diventatoper la prima volta ministro per i rapporti con il Parlamento,

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nel 1981. E' rimasto sempre mio segretario salvo un vuoto,quando è finito il Governo Forlani ed è venuto il GovernoSpadolini ed io sono uscito da quel Governo e sono tornato afare il capo della segreteria politica della democraziacristiana. MASSIMO BRUTTI. Nell'estate del 1980 lei era ministrodei rapporti con il Parlamento? ANTONIO GAVA. No. Pag. 3281 MASSIMO BRUTTI. A quell'epoca non c'era il GovernoForlani, che è caduto nella primavera 1981? ANTONIO GAVA. Infatti, stetti pochi mesi a fare ilministro, perché improvvisamente Forlani se ne andò. Se ve loricordate, ditemelo; è stato ministro per pochi mesi. PRESIDENTE. Si tratta di dati che potremo accertare. ANTONIO GAVA. Quanto alla questione relativa al Banco diNapoli, devo dire che ho letto la documentazione in cui, perla verità, non è detto che c'è una responsabilità di AntonioGava; è detto soltanto, alla fine, dopo il racconto di unfatto che ha interessato una vertenza ed una causa nella qualeerano interessati il vice direttore generale, allora facentefunzione di direttore generale del Banco di Napoli, e questoDi Maro, che hanno svolto un'operazione per cui sono finitisotto processo. Il Di Maro obiettivamente era capogruppo dellademocrazia cristiana a Marano e poi si venne a sapere,sopraggiunsero voci che fosse sostanzialmente un prestanome diNuvoletta. Queste cose sono venute dopo. Voglio domandarvi: se un soggetto va a chiedere alla bancaun prestito e lo ottiene, senza che mai sia intervenuto Gava -non c'è un elemento di prova - per quale ragione bisognascrivere &quot;amico di Gava&quot;? Se uno va a farsi fare un prestito,se uno fa usura, fa un'operazione, non vedo la ragione percui, non essendo assolutamente io entrato nel rapporto, debbaveder scritto &quot;amico di&quot;. Chissà quanti altri amici avevaquesto soggetto; perché se ne cita uno solo? Se dovestetrovare tutti i suoi amici, se veramente svolge quellafunzione di cui si parla, scoprireste che di amici ne avevatanti. Pare che l'&quot;amico&quot; sia soltanto io. PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio ilsenatore Gava per aver aderito al nostro invito. (Il senatore Gava esce dall'aula). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Lunedì perverrà alla Commissione e saràdistribuito a tutti i colleghi il documento preannunciato dalsenatore Gava. Per la prossima settimana, propongo che nella mattina digiovedì, sin dalle ore 9, sia a disposizione la proposta direlazione, al fine di poter iniziare la discussione sullamedesima a partire dalle 14 di giovedì stesso, considerandoche in quella giornata si svolgerà alla Camera la discussionedella legge finanziaria e del bilancio. Un'altra ipotesipotrebbe essere quella di riunirci alle 21, ma ritengo che

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sarebbe troppo tardi. La distribuzione del documento nellamattina di giovedì consentirà di evitare quello che sinora èsempre accaduto e cioè che il testo appaia prima sui giornali.Faremo anche in modo che le modifiche siano evidenziate graziea un diverso carattere di stampa. PAOLO CABRAS. Poiché deve essere ancora conclusa ladiscussione generale, vorrei sapere quando si prevede losvolgimento dei restanti interventi, tra i quali il mio. Credoche debba essere stabilita una data per tale dibattito. PRESIDENTE. Se i colleghi desiderano leggere la memoriae successivamente intervenire, è nel loro diritto. Martedìpotremmo riunire la Commissione per concludere la discussionegenerale. Purtroppo, dobbiamo tener conto della concomitanteattività della Camera e perciò propongo di iniziare alle 14 laseduta di martedì, chiedendo eventualmente al Presidente dellaCamera di rinviare di mezz'ora l'inizio della sedutapomeridiana dell'Assemblea; in tal modo, la discussionepotrebbe svolgersi dalle 14 alle 16. Decideremo poi seproseguire giovedì o venerdì. Colleghi, se ci riuniamo martedì avrò a disposizione unsolo giorno per apportare alla relazione le correzioni che voiproporrete; non vorrei che il tempo a disposizione fossetroppo esiguo. Pag. 3282 PAOLO CABRAS. Potremmo riunirci alle 8,30 come abbiamofatto oggi. PRESIDENTE. Rimaniamo intesi che ci vediamo martedìprossimo alle 14 per proseguire e chiudere la discussionegenerale; venerdì mattina alle 8,30 consegno il testocorretto, mentre alle 14 ci riuniamo per svolgere ledichiarazioni di voto finali. IVO BUTINI. Quando potremo avere la memoria di Gava? PRESIDENTE. Il quadro mi sembra chiaro: venerdì alle 14ci vedremo per le dichiarazioni di voto finali e per il voto. VINCENZO SORICE. Gli eventuali emendamenti allarelazione? PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di presentare eventualiemendamenti entro la giornata di lunedì, in modo di poternetener conto nella stesura della relazione. PAOLO CABRAS. Si possono presentare in relazione altesto base. PRESIDENTE. D'accordo, ma entro lunedì. PAOLO CABRAS. Teniamo presente che anche gli interventiche si svolgeranno durante la discussione generalecostituiranno di per sé materiale per ulteriori correzioni eintegrazioni da apportare alla relazione. Dico questo conriferimento anche all'intervento che io stesso terrò. PRESIDENTE. La prossima seduta è fissata per martedìalle 14, mentre lunedì vi farò pervenire il testo dellamemoria di Gava.La seduta termina alle 10,20.</pre>

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