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Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Cristo Vera Speranza Ringraziamo il Signore al termine dell'anno paolino Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto - Anno IV, giugno 2009 14

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Il BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùCristo Vera Speranza

Ringraziamo il Signoreal termine dell'anno paolino

Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto - Anno IV, giugno 200914

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C'era un giardino moltobello. Il suo Signore ne eraorgoglioso. Il più bello degli al-beri, e anche il più caro al Signore, era un prezioso bambù. E lo stesso sa-peva di essere l'albero prediletto del Signore. Il Signore un giorno con facciaseria si avvicinò al bambù e disse: “Caro bambù, io ho bisogno di te”.Per il bambù sembrava venuto il giorno più bello della sua vita e congioia rispose: “Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quello che vuoi!”. “Caro bambù – il Signore rispose – ti devo tagliare,”“Tagliare? No! Signore. Vedi che sono il più bello dei tuoi alberi – e tu mivuoi tagliare?”.“Caro bambù, se non ti posso tagliare non ho bisogno di te”.Dopo un lungo silenzio l'albero disse: “Se non ti posso servire senza esseretagliato, allora, tagliami”.Ma il Signore gli rispose con la stessa faccia seria: “Devo tagliare anche i tuoirami e le tue foglie”.“No, Signore! Sai bene che la mia unica bellezza sono i rami e le foglie.Tagliami, ma non togliermi i rami e le foglie”.“Caro bambù, se non ti posso tagliare i rami e le foglie, non ho bisogno di te”.“Signore, – disse il bambù a bassa voce – prendi i miei rami e le mie foglie”.“Caro bambù io ti devo ancora dividere in due parti e devo strappare il tuo cuore!".Dopo un lungo silenzio il bambù si inclinò davanti al Signore e disse: “Tagliami edividimi”.Così il Signore del giardino tagliò il bambù, tirò via i rami, strappò le sue foglie,lo divise in due parti e gli strappò il cuore.Poi lo prese e lo portò dove acqua fresca da una sorgente sgorgava versocampi aridi. Là il Signore posò il suo bambù e collegò un capo del troncotagliato con la sorgente e incanalò l'altro capo verso il campo.La sorgente cantò un benvenuto e le chiare scintillanti acque siriversarono attraverso il corpo straziato del bambù verso il canale checorreva sui campi inariditi che ne avevano tanto bisogno.Così quello che era un magnifico bambù diventò una grandebenedizione in tutta la sua fragilità e umiltà.Quando era ancora grande e bello egli cresceva solo per se stesso egioiva per la propria bellezza, invece per mezzo della suadistruzione diventò un canaleche il Signore poteva usareper rendere il suo regno piùfruttuoso.

(Da un racconto popolare cinese)

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Il giornalino, creatura di tutti noiL'anno associativo volge al

termine e in questo numerotiriamo le somme di un per-corso di formazione intenso,incentrato sul sacramentodel Battesimo. A guidarcialla riscoperta delle nostreradici (ma con l'obiettivo diguardare avanti con rinno-vato slancio spirituale edapostolico) è stato S. Paolo.Egli nella Lettera ai Romani– approfondita nelle cateche-si dei Gruppi d'Avanguardia– ci ha dato insegnamenti edesortazioni e ci ha fatto ap-prezzare fino in fondo le me-raviglie che Dio ha compiutoper noi.

Sono presenti inoltre,come di consueto, resoconti erisonanze degli eventi di vitaassociativa degli ultimi mesi,a livello diocesano e regiona-le. Tali contributi e le rubri-che fisse – in questo numerosi aggiunge quella degliscritti di Emmanuele Fiore –hanno lo scopo di farci rias-saporare i momenti vissuti ele ricchezze spirituali ricevu-te per grazia di Dio.

Non sono importanti,però, solo i contenuti e le ri-flessioni, ma conta soprat-

tutto l'aspetto esperienziale.Vivere insieme esperienzespiritualmente forti e condi-videre giornate in comunionereciproca e con il Signorelega (o dovrebbe legare) tuttinoi civuessini sempre di piùcome fratelli e ci dà (o do-vrebbe darci) la forza di ope-rare in unità per accresceresempre di più la vita spiri-tuale e apostolica dell'asso-ciazione.

In quest'ottica di condivi-sione vive lo stesso Bambù:sarebbe poco utile se servis-se solo a veicolare notizie ocontenuti religiosi, che pos-sono catturare o meno la no-stra attenzione. Il suo scopoprincipale è di farci sentireuna famiglia sempre piùunita da legami spirituali edi concreta attenzione amo-revole uno nei riguardi del-l'altro. Invito ciascuncivuessino, perciò, a sentireil giornalino come una pro-pria creatura, contribuen-do con pensieri, articoli,disegni, fotografie e quant'al-tro possa servire a cementa-re la nostra associazione.

Floriano Scioscia(GdA Buon Pastore)

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Il dialogo del Sig. Rossicontinua...

28 giugno 2009:giorno di lacrime e

cipolle?'Omnia ruit', cioè tutto

passa ed eccoci alla conclu-sione dell'“anno paolino”: perl'ultima volta, allora, inviodall'Apostolo il fidato Sig.Rossi. Sig. Rossi: Eccoci ancora qui,caro Apostolo, ormai scade ilpass speciale che mi ha consenti-to in questi mesi di bypassare S.Pietro al grande portone del para-diso. Accordami, dunque, ancoraper una volta l'esclusiva di un'in-tervista a vantaggio degli amici didon Vittorio.Paolo: Molto di buon grado evolentieri.Sig. Rossi: Questa volta, in verità,non c'è stato bisogno di alcunaimbeccata da parte sua; lo com-prendo da me stesso che ogginon possiamo non conversareche della conclusione del tuoanno... Paolo: E cosa mi chiedi inconcreto? Sig. Rossi: A tuo parere quando il28 giugno (nella Messa vigiliare

della solennità tua e di S.Pietro) ilPapa ha spento la grande fiammanella tua Basilica fuori le muraconcludendo l'anno bimillenariodella tua nascita, cosa è avvenu-to? Paolo: Nulla e tutto insieme.Sig. Rossi: Vale a dire? Paolo: Che ci diremo un belciao e – contemporaneamente– non ci lasceremo affatto. Sig. Rossi: Non capisco...Paolo: Ritieni forse che il 28giugno, come scritto nel tito-lo di questa pagina, sia statoil giorno delle lacrime e dellecipolle?Sig. Rossi: Capisco ancor menodi prima... Paolo: Voglio dire: è forse ilcaso di piangere, il 28 giu-gno, perché questa attenzio-ne speciale a me termina?

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Intervista in paradiso

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Ma, se davvero in questi 12mesi vi siete impegnati a co-noscere/amare la mia perso-na di più di prima, dal 28giugno in poi non sarò piùper voi quello di prima, cioèun (perfetto) sconosciuto! Sedavvero per 12 mesi vi sietealimentati al mio pensieroincandescente (naturalmentepensiero D.O.C., di originecontrollatissima! Cf 1Cor2,16), dal 28 giu-gno in poi non po-trete piùpensare/agirecome prima! Vipare poco? Sig. Rossi: Comincioa capire: quando ci siè “addomesticati,” sirimane amici per sem-pre (Exupéry, Piccoloprincipe). Ed anche: “Chi va con ilgrande impara a grandeggiare”(proprio questo secondo don Vit-torio si augurava il Papa nell'indi-re il tuo anno!). Una cosa però miresta ancora oscura: perché haiescluso dal congedo del 28 giu-gno non solo le lacrime, ma anchele cipolle? Forse perché fanno la-crimare quando si tagliano?Paolo: Ma no! Anzitutto sap-pi che il riferimento alle ci-

polle lo prendo dagli Ebrei,mai così stupidi come il gior-no nel quale dissero: «Ci ri-cordiamo dei pesci chemangiavamo in Egitto gra-tuitamente, dei cetrioli, deicocomeri, dei porri, delle ci-polle e dell'aglio» (Num,11,5-6), cioè, applicando alnostro caso: Attenti anchevoi a non volgervi indietro, anon avere nostalgie di sorta!

Parlando di cipol-le intendo, dunquenel nostro caso,escludere dal 28giugno non solo lelacrimucce del di-stacco tra di noi(cosa che già av-venne, in verità,con gli anziani diEfeso – At 20,37),

ma anche, e soprattutto, ilrimpianto sterile di qualcosache muore. Infatti, chi amanon muore, perciò oggi, carosig. Rossi, non è affatto ungiorno di morte, ma un me-raviglioso giorno targato fu-turo.

Sig. Rossi: Ultimissima doman-da: quest'anno sei stato raffigura-to in molteplici modi: a quale diqueste immagini va il tuo plauso?

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CaroPaolo,un belbacionete lomeritiproprio!

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Ma a quella di Rupnik,perbacco! (vedi sopra). Vo-glio dire: non mi piaccionoaffatto tutte quelle spade chenei secoli mi sono state mes-se in mano (a motivo dellamia decapitazione, oltre chedella mia parola così ta-gliente). Mi piace un sacco,invece, vedermi raffiguratocon i grandi tomi delle mieLettere sottobraccio e – so-prattutto! – il bastone dell'e-vangelizzatore! (Del restoanche don T. Bello si espri-meva proprio in questi ter-mini a mio riguardo). Ed

aggiungo che p. Rupnik hasaputo anche sul mio voltofar ben trasparire il Cristo,il Tesoro nascosto del cuore,il vero motore del mio cam-mino. Oh, se anche voi lasmetteste di perdere tempo astare in poltrona ad incitrul-lire davanti alla televisione evi metteste, invece, acorrere/correre/correre al-l'impazzata (vedi lettera diSan Francesco Saverio): toc-ca a voi oggi, infatti, esse-re i san Paolo del 3°millennio! Si, questo sareb-be per me il dono più grandeallo scadere del mio annogiubilare: accorgermi che –grazie a me, ma non per miomerito, evidentemente! – perte, sig. Rossi, e per tanti al-tri, è stato innescato il pas-sa–Parola, il passa–Fuoco,che fu il mio gioco preferito.È questo gioco – spero lo ab-biate ormai compreso persempre – il gioco stesso diDio: non discende da Lui, in-fatti, ogni Parola di luce,ogni Fuoco d'amore in cielo esulla terra? (Cf Ef 3,15)Con affetto, tuo don Vittorio

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Caro Paolo, rimani un esempio daimitare noi oggi verso i 'pagani'

del 3° millennio...

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CVS-TG

➔ 22 maggio (festa della Regina Apu-liae) Don Luigi Renna, della diocesidi Andria, è il nuovo rettore del Semi-nario Regionale. Esprimiamo senti-menti di gioia e gli assicuriamo ilnostro sostegno nella preghiera.

➔ 23 maggio Rosa Scorca e Michele La Tego-la finalmente realizzano il loro sogno! Tutto ilCVS diocesano si stringe affettuosamente intor-no agli sposi e invoca la costante benedizione diDio su questa nuova famiglia.

➔ 4 giugno Andrea Lariccia, il seminarista che hasvolto il tirocinio pastorale nel nostro CVS diocesanoed è tuttora coinvolto nella famiglia civuessina, riceveil ministero dell'Accolitato. Gli auguriamo di viveregioiosamente il proprio ministero di servo dell'Eucari-stia e del corpo mistico del Signore, in particolare ver-so le persone sole e sofferenti.

➔ 14 giugno Ci uniamo in un tenero abbraccio alla no-stra carissima Rosa Scorca per la scomparsa dellamamma, la quale, dopo molteplici sofferenze e la con-solazione terrena di aver visto sua figlia sposa, haraggiunto il cielo.

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➔ 21 giugno E ci uniamo anche al carissimo MimmoMartiradonna: anche la sua mamma termina oggi ilcorso della sua vita terrena. Tutti i civuessini di Bari-Bitonto esprimono la loro affettuosa partecipazione.

➔ 20 giugno Don Cosimo Del Curatolo, anch'egli intirocinio pastorale presso di noi da seminarista, di-venta Rettore del Seminario diocesano di Bisceglie.Complimenti e auguri!

➔ 22 giugno A sua volta Giuseppe Calò,il seminarista che ci ha salutati qualchegiorno fa al termine del suo ciclo di for-mazione a Molfetta, viene assegnatocome animatore del Seminario diocesanodi Nardò-Gallipoli. Anche a lui compli-menti e auguri!

➔ 29 giugno Annalisa Landi, figlia di Mat-teo e Laura, compie 18 anni! Da tutto ilCVS cari auguri per questo compleannoimportante!

➔ 1° luglio Oggi è Giuseppe Di Ciaula, figlio delnostro presidente dell'Ala di Riserva, a coronareil suo sogno! Auguri e figli maschi!

Rosa Sinisi(Responsabile Diocesana)

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E' viva la nostra sede!Nella nostra sede è stata

costruita la Tenda dellaTrinità: luogo visibile perrappresentare l’invisibiletenda interiore in cui faccia-mo spazio a Dio. In quest’ot-tica possiamo rileggere isette gradi del silenzio inte-riore come logica alla basedella costruzione.

Innanzitutto il co-lore del velo: l’arco-baleno. L’indicazione è diSan Basilio, che parla dellaTrinità come lo splendore deicolori nel cielo dopo la piog-gia: sfumature diverse (comediverse sono le tre Persone:Padre, Figlio e SpiritoSanto), che però vengono aformare l’unità dell’arcobale-no stesso (l’unico Dio).1.Piantare la tenda.

Assicurare la presen-za di Dio dentro di noi: è ilfatto stesso che ci sia lascelta di voler ‘stare’ conDio. Ciò significa, in con-creto, combattere il pecca-to mortale, che è chiuderelo spazio per il Signore,non aprire la propria vitae il proprio cuore all’incon-tro con Lui.

2.Verificare la tenuta dei

paletti.Combat-tere ipeccativeniali è il lavoro di in-gresso, da fare sui palettidella tenda, che sono tre:obbedienza, povertà, casti-tà. Cioè: umiltà, gratuità,libertà. Indicano 'come'Gesù ha piantato la suatenda, ed indicano a noi ilcammino da fare, con Lui,come Lui.

3.Stendere i veli. Co-struire la presenza diDio, operando l’oppostodelle inclinazioni persona-li, è quello che abbellisce esoprattutto dilata la tenda.Se i vizi sono i fili che ri-schiano di chiudere la ten-da e farla cadere, ad essibisogna contrapporre filiche possano tirare la tendaverso l’esterno e allargar-la: le virtù, l’impegno allacrescita, al miglioramento.

4.Fermarsi sulla so-glia. Per entrare nel-la tenda della Trinità sideve passare per la soglia.Essa è Maria, ‘nella’ qualeil Verbo ha preso dimora.Maria è una soglia di si-

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lenzio e di umiltà, grandeperché ha avuto il coraggiodi non essere mai prima,ma sempre seconda: “Fatequello che Lui vi dirà”.

5.Alimentare il fuo-co al centro dellatenda. Al centro della ten-da c'è un fuoco che brucia.Immagine già presente nelroveto ardente, ma che aPentecoste rivela tutta lasua portata, quando lo Spi-rito scende sotto forma dilingue di fuoco. Sappiamoche due, tre fiammelle,messe insieme, dannoun’unica fiamma. Per que-sto, nel cuore del fuoco, alcentro della tenda, splendel’icona della Trinità: fiam-ma che si comunica senzaperdere niente di sé; luceche si divide e moltiplicacontemporaneamente.

6.Issare la ten-da verso l'al-to. La croce,che unisce laterra al cielo,come una levaallarga in al-tezza lo spaziodella dimora.E' “l’offerta si-lenziosa delproprio sacrifi-cio; pratica-

mente la silenziosità nellapassione” come scriveMons. Novarese. La croceindica idealmente il tettosquarciato della tenda,aperto nello squarcio in-commensurabile dell’Eter-no.

7.Fino agli estremilimiti. Nello spaziodella nostra costruzionesimbolica è solo uno squar-cio di luce, nell’Alto. Lucetalmente intensa da nonpoter essere realmente vi-sta e compresa. E perciò èanche abisso, insondabilemistero d’amore. E' segui-re Gesù Cristo fino all’ab-bandono totale, nellasilenziosa adorazione dellaVolontà del Padre.

Annalisa Caputo S.O.d.C.(Referente Settori Giovanili)

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Una guidache continuaCi piace riproporrealcuni contributi di

Emmanuele su“Cristo VeraSperanza”

Anno V N. 4E' bello registrare gli av-

venimenti della nostra asso-ciazione. Bellissimo sarebbeconservare ogni numero delnostro giornaletto e rileggerele cronache tra qualche annoper andare con la mente in-dietro nel tempo e riviverequegli incontri che sono de-terminanti per una vita as-sociativa. E perché questoavvenga occorre spirito asso-ciativo.

Mi ricordo il giorno ella

inaugurazione dell'anno so-ciale. L'incaricata del settorebambini organizzò il traspor-

to di un bel numero di bam-bini. Fu bello. C'era da com-muoversi. Idem per lafesticciola di Natale. Ma,ahimè, mi accorsi che alcuninon erano più bambini. Era-no un po grandicelli. Ora noiabbiamo il settore adolescen-ti: chi si prende la briga, chisi assume l'onere di tale cosacosì importante? Gli attualibambini – adolescenti saran-no i futuri giovani dell'asso-ciazione e poi i futuri fratellie volontari. E allora? Rinun-ciamo a tanto bene? Su, unpo' di coraggio! Non c'è laMadonna ad aiutarci? Manoi facciamo un passettinoavanti! Che qualcuno dica:

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Con la sua 'arma' preferita di apostolato

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voglio provare io! Mica puòfare tutto l'incaricato bambi-ni. E' già molto quello che fae la responsabilità che vivein associazione. Possiamoben sperare? Me lo auguro.

Il 23 marzo, come ogni

anno, da un po' di anni, era-vamo a S. Giuseppe. Univa-mo due cose: l'IndulgenzaPlenaria riservata agli iscrit-ti per il giorno 19 marzo (S.Giuseppe) e la festività pa-squale. L'anno scorso il no-stro amatissimo padreArcivescovo disse che pote-vamo trasferire a qualchegiorno dopo, al prossimogiorno festivo, la celebrazio-ne della liturgia per fruiredell'Indulgenza Plenaria, ba-stava metterei l'intenzione.Quest'anno il 19 marzo capi-tava di giorno feriale, e allo-ra il tutto è stato trasferitoal 23 giorno “delle Palme”.Bella la messa celebrata dalParroco, molto partecipata.Molto belle le prime paroledi don Ubaldo all'omelia: “se

siete qui, vuoi dire che sietepiù forti del male”. La comu-nità di suore “Maria Bambi-na”, che opera in uno stabileproprio accanto alla parroc-chia, e che ci ospitava, fumolto cordiale. L'associazio-ne dei donatori di sangue cidonò una bella palma. Manoi avevamo le nostre: la fa-miglia di Carlo, gentile comeal solito, ci procurò i rami,una piccola equipe confezio-nò le palme col bigliettino“Shalom”, pace. Due cose,per noi importanti, successe-ro in quella riunione. Un no-stro fratello fece il possibileper avere dal comune perquel giorno, nonostante lapartita del Bari in casa (per-duta, con la Fiorentina), ilpiccolo pullman per il tra-sporto degli impediti. E lacosa si è subito rivelata uti-lissima. Grazie fratello, gra-zie Signore! E poi unavolontaria e un fratello siiscrissero all'associazione.Non è vero che è bello? Su,avanti con l'apostolato!

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Coppia: la riscoperta diun'identità

Domenica 8 marzo 2009 siè svolto, presso la parrocchiadello Spirito Santo in PaloDel Colle, l'incontro regionalerivolto ai Settori bambini,adolescenti e coppie. Inaspet-tatamente siamo stati invita-ti a prendere parteall'incontro delle coppie an-che noi, che per adesso siamo“soltanto” fidanzati e ci spo-seremo l'anno prossimo. Nonvi nascondiamo che ci siamoaccostati a questa nuovaesperienza con una certa dosedi diffidenza e preoccupazio-ne, sentimenti che a fine in-contro erano dissolti.All'incontro hanno preso par-te anche delle coppie apparte-nenti al movimento E.N.D.(Equipe Notre Dame), che cihanno presentato il loromodo di vivere “la coppia”.

Si è riflettuto sul fatto chemolto spesso nella comunitàcristiana la luce dei riflettorisi spegne su marito e mogliesubito dopo il matrimonio, in-centrando l'attenzione su al-

tre realtà(famiglia,bambini etc.).

La coppia,

secondo l'analisi di questiamici, dopo il matrimoniotende a perdere la propriaidentità cristiana. le loro ri-flessioni mirano a riscoprirela spiritualità della coppia at-traverso il dovere di seder-si, cioè di dedicare del tempoa se stessi in quanto coppia,di intraprendere un accosta-mento al Signore non indivi-duale ma insieme, l'uno difronte all'altro.

In un mondo che aggredi-sce la nostra anima con lasua frenetica ricerca del nul-la, del materiale, prendersiuna pausa per riflettere, perconfrontarsi, non può che gio-vare alla coppia, ponendo finead incomprensioni e a tuttoquello che mira allo sciogli-mento di un legame sacro.

Per due giovani come noiavere la consapevolezza chec'è qualcuno che non ha persola speranza di poter migliora-re la società, è una confermache il progetto di vita insiemeche vogliamo realizzare sia lacosa più giusta da fare.

Giuseppe Pastore eMaria Pina Minenna

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Sanità.Il protagonista della pastora-

le ospedaliera è il cappellano oassistente spirituale, di cui sitenta di delineare l'identità, laformazione necessaria, i requisi-ti e i numerosi compiti. Essisono racchiusi nell'evangelizza-zione e nell'umanizzazione, conil coinvolgimento nei progettidell'istituzione sanitaria.

Si sviluppano pertanto la teo-logia della comunione, della col-laborazione e dellacorresponsabilità tra la comuni-tà, il malato, la famiglia, il cap-pellano, i religiosi e le religiosenelle istituzioni sanitarie e le as-sociazioni professionali sanitariecattoliche. Tra le tappe più si-gnificative, la lettera apostolicaChristifideles laici sull'apostola-to dei laici (1988), l'istituzionedella Giornata mondiale del ma-lato da parte di Giovanni PaoloII (1992) e la sua enciclicaEvangelium vitae (1995).

3. La pastorale della salu-te. Nei primi anni del nuovomillennio si afferma l'espressio-ne 'pastorale della salute'. Essaè rivolta alla comunità cristiana,il cui impegno principale diven-ta “la costruzione di una comu-nità guarita e sanante”caratterizzata: dal costante rife-

rimento a Gesù, modello nell'an-nuncio del Regno e nella cura dicoloro che soffrono; dall'attenzio-ne verso gli infermi con unamolteplicità di iniziative; dall'e-ducazione alla salute globaledella persona; dalla correspon-sabilità di tutti, con compiti par-ticolari.

Per una pastorale della salu-te così intesa, è però importanteevitare il rischio di ampliaretroppo gli orizzonti fino a perde-re l'identità specifica, di diluire isuoi contenuti particolari, dimoltiplicare eccessivamente lefinalità che le sono proprie.

In questo panorama, ci chie-diamo: quale identità dellapersona sofferente è matura-ta nella Chiesa italiana? La per-sona del malato è collocata inseno alla comunità dei discepolidi Gesù, come soggetto e oggettodella missione evangelizzatricedella Chiesa.

L'annuncio e la testimonian-za del Vangelo sono affidate allaresponsabilità di tutti i compo-nenti del popolo di Dio. Giovan-ni Paolo II ha affermato cheoccorre «considerare il malato, ildisabile, il sofferente non sem-plicemente come termine dell'a-more e del servizio della Chiesa,bensì come soggetto attivo e

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responsabile dell'opera dievangelizzazione e di salvezza...Anche i malati sono mandaticome operai nella vigna del Si-gnore» (Christifideles laici, nn.53,54).

E' mia convinzione che la fi-gura del malato abbia avuto unosviluppo graduale con la valoriz-zazione dei suoi quattro 'volti'.

1. Il malato come personae fratello da aiutare. Nascedal vangelo di Matteo (25, 35-36): «ho avuto fame e mi avetedato da mangiare, ho avuto setee mi avete dato da bere, ero fore-stiero e mi avete ospitato, nudoe mi avete vestito, malato e miavete visitato, carcerato e sietevenuti a trovarmi». E' una pagi-na fondamentale sulla missionedella Chiesa: la sua storia è per-ciò da sempre storia di carità.

2. Il malato come fratelloche aiuta la comunità. Il ma-lato aiuta la Chiesa con la pre-ghiera e l'offerta della suasofferenza, contribuendo all'ope-ra redentiva di Cristo, sulla sciadelle parole dell'apostolo Paolo:«Sono lieto nelle mie sofferenzeche sopporto per voi e completonella mia carne quello che man-ca ai patimenti di Cristo, a favo-re del suo corpo che è la Chiesa»(Col 1,24). Una sana teologiadella sofferenza e la spiritualità

corrispondente hanno sostenutoe formato generazioni di cristia-ni e di santi.

3. Il malato come soggettodi evangelizzazione e di te-stimonianza. Il malato non èun “peso” per la comunità cri-stiana, ma una opportunità diarricchimento con il suo inseri-mento negli organismi ecclesialiparrocchiali e con la testimo-nianza di una vita intessuta didebolezza e di coraggio. E' uncampo ancora poco esplorato,che la comunità è chiamata aconoscere e a valorizzare, ancheattraverso nuovi ministeri affi-dati agli ammalati.

4. Il malato come maestrodi lezioni della scuola deldolore. E' un ulteriore volto delmalato che la Chiesa ha risco-perto in questi ultimi anni: chisoffre testimonia l'importanza eil valore della vita in ogni istan-te e situazione. Egli educa a sco-prire il valore delle realtàessenziali della vita, il limite e laprovvisorietà della vita umana.Infine egli chiede una professio-ne sanitaria che abbia un'ani-ma, non dominatadall'economia, e una comunitàcristiana più attenta al mondodella salute e della malattia perriconoscerlo come terreno privi-legiato del Vangelo.

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La sofferenza vintadall'amore

Riflessione della Dott.ssa OrnellaScaramuzzi nell'incontro di chiusuradell'anno associativo, in margine al25° della Salvifici Doloris di Giovan- niPaolo II e della morte del nostroFondatore Mons. Novarese

“All'interno di ogni singolasofferenza provata dall'uomoe, parimenti, alla base dell'in-tero mondo delle sofferenze appare inevitabilmente l'inter-rogativo: perché? E' un inter-rogativo circa la causa, laragione, ed insieme un interro-gativo circa lo scopo e, in defi-nitiva, circa il senso. Esso nonsolo accompagna l'umana sof-ferenza ma sembra addirittu-ra determinarne il contenutoumano, ciò per cui la sofferen-za è propriamente sofferenzaumana” (Salvifici doloris, cap.III, n.9).

Anche gli animali soffrono eper istinto reagiscono cercan-do di sottrarsi al dolore mal'uomo, fra tutti gli animali èdiverso perché è l'unico capacedi riflettere su di sé in quantodotato di coscienza e alloraegli ha consapevolezza del do-lore che prova. Per questa ra-gione egli sa di soffrire e se nechiede il perché. Perché la sof-

ferenza? Perché il male? Que-sti sono gli interrogativi chel'uomo pone a se stesso, aglialtri uomini ma soprattutto aDio creatore.

Come il bambino, il qualeha una parziale conoscenzadel significato del bene attra-verso l'amore di chi lo ha mes-so al mondo, vive le privazionicome un castigo o come un ab-bandono da parte delle figureda cui dipende, il padre e lamadre, così l'uomo spessovive la sofferenza che patiscecome un segno di scarso amo-re o di indifferenza del Padreche lui ama, e addirittura nenega l'esistenza. E a pensarcibene, l'assenza dolorosa dell'a-dulto che colpisce il cuore delbambino, non è forse il gri-do di Giobbe che nella suasofferenza innocente chie-

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de di vedere Dio accanto asé, perché solo così quellasofferenza avrà un senso?

Anche Giobbe anela alDio vicino. Egli non chiedesconti di sofferenza perché sifida di ciò che Dio opera in lui,ma è assolutamente urgenteper lui vederlo faccia a faccia,perché solo Lui ha la rispostaalla solitudine spirituale incui giace.

Se ricordiamo l'episodioevangelico narratoci da Marcodella guarigione del paraliticocalato dal tettuccio della casaa Cafarnao, vediamo che Gesùprima stupisce i presenti conla potenza dello Spirito, dicen-do: “Ti sono rimessi i tuoi pec-cati”, poi quasi a renderechiaro l'atto di salvezza, usala logica dei sensi, quella cioèpiù semplice per l'uomo, e of-fre al paralitico la guarigionedel corpo. Afferma così unacosa importantissima: che laguarigione è totale ed èperdono dei peccati; adessa deve seguire la con-versione dell'uomo salvatoe il cambiamento totaledella rotta della sua vita. E'stupenda l'energia che la sal-vezza trasmette al malatoguarito, se pensiamo che egli èin grado, da semimorto che

era, di prendere il peso del suolettuccio e andare via con lesue gambe.

La certezza evangelicadella salvezza dà all'uomola luce della speranza purnon eliminandogli la soffe-renza che resta sempre il mi-stero connaturato alla naturaumana. Ecco perché Gesù pas-sò facendo del bene e toccandole radici del male umano, gua-rendo, liberando dal demonio,restituendo la vita, procla-mando le beatitudini, ma so-prattutto sperimentando lasofferenza su di sé, obbedendofino alla morte che vincerà conla sua risurrezione.

La sofferenza di Gesù ètotale perché in lui le duenature umana e divinasono indissolubili: il Figlio

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Gesù perdona i peccati al paralitico

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dell'uomo soffre come tutti noidolorosamente perché ha uncorpo, i sensi, la spiritualità,la psiche umana. Sappiamoquanto ha sofferto nell'ap-prendere che l'amico Lazzaroera morto. Dal Vangelo ap-prendiamo quanto fosse fatico-sa la giornata spesa per lapredicazione e come lui tro-vasse la fonte dell'energia nel-la preghiera a cui si dedicavaspesso di notte. Viene appuntoda pensare alla sofferenzadi tanti infermi che dormo-no poco perché il dolore fi-sico li tormenta e chevegliano nell'incertezza delloro futuro oppure alle nottiinsonni di genitori che hannoperso un figlio e si portanouna ferita lancinante nell'ani-ma.

Ma se il Figlio dell'uomo hasofferto come l'uomo, solo lui,

come Figlio di Dio, ha potutoprovare tutti insieme i doloridell'umanità come nessun al-tro uomo avrebbe potuto fare,perché venuto nella storia adassumere volontariamente sudi sé tutti i peccati per riscat-tarli con il suo sacrificio finoalla morte. “Cristo soffre vo-lontariamente e soffre innocen-temente” (Salvifici doloris, n.18), quindi in lui si ripropo-ne la domanda di Giobbesul senso della sofferenzadell'innocente, quindi ilmassimo dell'assurdità del do-lore per la comprensione uma-na, ma in Gesù si pone ilmassimo della risposta cheè l'accettare la sofferenzain obbedienza al Padre finoalla morte di Croce, che tutta-via non resta l'ultima parolaperché la croce è illuminatadalla Resurrezione del primodei risorti. Quindi la croce di-venta la via non della dispera-zione e del non senso ma disperanza e di vita piena. Allo-ra vita e morte di Gesù,buona novella annunciatae passione della croce sonofacce di un unico Vangeloche insegnano all'uomo ilvivere come testimoni diCristo sia nella gioia chenel dolore.

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Ce la siamo vista proprio brutta! Oggi? Un dono. La

mia vita? Un dono…Si, un dono con le sue gio-

ie e i suoi dolori, un dono pre-zioso da tutelare, custodire,amare anche e soprattuttonei momenti difficili, di vuo-to, di smarrimento.

Scrivo per chi (come meprima dell’incidente) non hapensato o non pensa ad ap-prezzare ogni singolo istante,a gustare ogni momento direspiro; scrivo per chi pur-troppo ha perso la vita per lostesso motivo, improvvisa-mente e duramente perchéforse non c’era più nulla dafare.

Scrivo per chi, come me,oggi sa e riconosce di essereuna creatura miracolata estraordinariamente amatada un Dio che, con potenza egrandezza, mi ha manifestatoil suo Bene e mi ha protettoall’ombra delle sue Ali. UnDio che di miracoli ne ha fatti

due, custodendoancora di più lamia amica che eraalla guida.

Quando ti ren-di conto che in un

momento tutto puòcambiare, che tuttopuò finire, che tutto può sva-nire, è proprio lì, in quell’i-stante, che diventipienamente cosciente dellatua fragilità umana, della tuaimpotenza... ma è in quellostesso momento che compren-di davvero di essere “nulla”senza Dio.

Perché senza Dio sei giàperso, svanito, finito... lo seigià senza la forza della Fedee quella della Speranza.

Una sera come tante. For-se più buia… l’asfalto visci-do… una strada pericolosa…uno svincolo assurdo, un im-patto agghiacciante, così vio-lento da sentirlo ancora…nonci sono frenate… anche lemie urla le sento ancora...riecheggiano… quelle urlaascoltate, di dolore, di paurae sicuramente più cariche dipreghiera di quanto io stessapotessi immaginare. Ma cosasi può provare in uno scena-rio del genere? E’ questa ladomanda che in tanti mi han-no posto.

Sembra un film… ma nonl’ho visto in tv. È reale. È sul-

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la mia pelle, è nella mia men-te. Si provano tanti senti-menti che con le parole nonsi possono descrivere, ma sodi poter comunque esprimerealmeno qualcosa che ho pro-vato. Paura, spavento,shock… dolore, rabbia, ama-rezza… in certi momenti siscende giù e quando si toccail fondo, non si può che risali-re a testa alta.

Il lavoro però è enorme. Civuole una grande forza di vo-lontà, tanta perseveranza. Sì.Ne sono certa. Si può risali-re. Il segreto è fidarsi e affi-darsi sempre a Lui… a unDio che ci mette alla provaogni giorno ma che non ci famancare il suo sostegno tra-mite persone e affetti since-ramente vicini.

Il Signore sa bene qualisono i suoi strumenti. Li sce-glie. Li dona. Avrei una listadi nomi da fare, di persone daringraziare... ma non li farò, inomi intendo; voglio solo ri-cordare una persona speciale,

cioè GiovanniPaolo II, perché èmio dovere farlo edegli eventi incui tramite fami-liari, amici e af-

fetti ho sentito cheDio non mi ha ab-bandonato…

Signoreper le tante telefo-nate ricevute, perle visite continue e le bellesorprese.

per le lacrime dichi ha condiviso con me l’inci-dente e il post-incidente, perchi si è rivelato amico/a so-stenendo Menica e me conaffetto e tanto premura.

per chi non ha esi-tato a chiedere permessi a la-voro, per seguirmi più davicino fino a tarda ora; perchi stanco dopo una giornatami ha raggiunto in ospedalefacendomi sentire la sua pre-senza… per esempio allac-ciandomi le scarpe.

Signore per tuttigli abbracci, i tanti abbracciricevuti…. ma soprattuttoper chi lo ha fatto dicendomiche la cosa più bella e mira-colosa è la mia esistenza.

per chi mi hariempito di bacetti sulle particolpite dal trauma, per chi miha coperto di attenzioni ac-compagnandomi fin sulla so-glia della porta di casa.

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Nel nostro cuoreper sempre!

Vogliamo ricordare il carissimo donTonino Ladisa, il rettore del Semina-rio Regionale di Molfetta, scomparsotragicamente, riportando le parole dalui pronunziate la sera precedente allamorte, al termine del concerto conclu-sivo della “Settimana di cultura e spi-

ritualità” dell'anno centenario.

“Grazie, grazie di cuoreper questa riflessione. Attra-verso le parole di Cristo, ab-biamo ascoltato le domandedi ogni uomo, domande cheognuno nel momento dellasofferenza si porta dentro ela risposta è nell'ultimo bra-no, quando abbiamo ascolta-to il racconto dellaRisurrezione. Il dolore si il-lumina, la morte si spalanca,la vita trionfa e Cristo risor-ge. Credo che ci portiamodentro la provocazione a ri-flettere. Blaise Pascal diceche Cristo continua a soffrirein ogni uomo: è così! E la

stessa fede di Cristo, lo stes-so abbandono di Cristo, lastesa via seguita da Cristo èper noi., in questa settimanache ci prepara alla Settima-na Santa, una strada sullaquale dobbiamo camminare,per vivere quell'abbandonofiducioso in Dio e cominciarea gustare già la gioia dellaRisurrezione. Ecco portiamo-ci dentro le domande, diamovoce alle domande, ma so-prattutto lasciamoci illumi-nare e avvolgere dallaParola della Risurrezione diCristo! Buona serata a tutti.Grazie!”

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La posta del Bambù

Abbiamo ricevuto un messaggio dalle coppie della Equipe Notre-Dame che hanno guidato la riflessione nell'incontro regionale del-le Coppie a Palo (v. articolo a pag. 15)

Abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza e constatatoquanto bene c'è nel mondo! E' il segno della Speranza che ci

deve accompagnare sempre. Siamo noi a dirvi grazie.Un abbraccio da Maria e Gino Caporaletti

Vi ringraziamo tanto per averci dato la possibilità di conoscerela vs esperienza, che ci è molto piaciuta.

Anna e Gianni Antonacci

Mimmo

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Esercizi Spirituali2009 a Valleluogo

5 – 10 luglio Bambini3 – 9 agosto Adulti e Giovani10 – 14 agosto Coppie17 – 22 agosto Giovani e “Gruppo Attivo”22 – 27 agosto Adolescenti

Giovanni Paolo II in persona ciinvita agli

Esercizi Spirituali 2009“Non abbiate paura di dare ilvostro tempo a Cristo! Il tem-po donato a Cristo non è maitempo perduto, ma piuttostotempo guadagnato per l'uma-nizzazione profonda dei nostrirapporti e della nostra vita.”

(Dies Domini, 7)

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SommarioIl giornalino, creatura di tutti noi..........................................................328 giugno 2009: giorno di lacrime e cipolle?..........................................4Lettera di Paolo apostolo ai Civuessini..................................................7CVS-TG...................................................................................................8“Ala di riserva” notizie..........................................................................10E' viva la nostra sede!...........................................................................11Una guida che continua........................................................................13Coppia: la riscoperta di un'identità......................................................15Il meeting del centenario......................................................................16La sofferenza vinta dall'amore.............................................................19Ce la siamo vista proprio brutta!.........................................................22Nel nostro cuore per sempre!...............................................................25La posta del Bambù..............................................................................26Esercizi Spirituali 2009 a Valleluogo...................................................27

“Il Bambù” è la continuazione di “Cristo Vera Speranza”, il glorioso gior-nalino che ha raccontato il cammino del CVS di Bari-Bitonto per moltianni.

La nuova testata si rifà ad una antichissima parabola cinese cheesprime (inconsapevolmente) in termini poetici il carisma della nostra as-sociazione: così infatti il bambù esclama con termini molto... cristiani:«Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quello che vuoi» (cfr. Lc 1,38 e Mc14,36).

Hanno collaborato a questo numero: Annalisa Caputo, p. LeonardoDi Taranto, Maria Pina Minenna, Giuseppe Pastore, Ornella Scaramuz-zi, Rosa Scorca, Rosa Sinisi

Redazione: Don Vittorio Borracci, Maria Rita Pisani, Floriano Scioscia

Indirizzo postale: “Il Bambù”, c/o Scioscia, Via Maranelli 2, 70125 BariIndirizzo e-mail: [email protected] informativo generale del CVS: www.sodcvs.org Sito a livello locale: cvsbari.altervista.org