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1 editoriale Il governo per l'Italia focus corner Saxo Bank Italia / Threadneedle / M&G Investments speciale Mobile payments storie di business Unione Fiduciaria / In sinergia con le banche popolari n. 7 / settembre - ottobre 2011

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Economy & Finance


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editorialeIl governo per l'Italia

focus cornerSaxo Bank Italia / Threadneedle / M&G Investments

specialeMobile payments

storie di businessUnione Fiduciaria / In sinergia con le banche popolari

n. 7 / settembre - ottobre2011

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www.bancaemercati.com

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Direttore responsabile: Andrea Bigi

Testi a cura di: Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini

www.bancaemercati.com

Top News

Previsioni Abi: le banche e lo scenario economico del prossimo biennio

L’Italia risente ancora delle incertezze congiunturali, perciò la crescita economica del Paese nel 2010 dovrebbe attestarsi attorno

all’1%, nel 2011 allo 0,9% e nel 2012 all’1,3 per cento. E’ il quadro tracciato dal Rapporto di Previsione Afo-Financial Outlook

2010-2012 dell’Abi. Negativi invece i dati per il 2011 del mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione all’8,5%, che potrebbe

scendere all’8% nel 2012. Quanto al tasso d’inflazione, dovrebbe stabilizzarsi all’1,5% nel biennio 2010-2011, con un lieve

incremento nel 2012. In questo scenario difficile, sottolinea Abi, le banche restano solide continuando a fornire credito a famiglie e

imprese. Gli impieghi al settore non finanziario dovrebbero crescere nel 2010 a un tasso del 2,2%, simile a quello del 2009, per poi

crescere poco meno del 5% nel biennio 2011-2012. In particolare, presenta variazioni positive e in accelerazione il flusso di prestiti

alle imprese: da una riduzione annua del 2,3% nel 2009 a tassi di espansione del 4,9% nel 2012. In ogni caso, il ciclo economico

attuale determinerà un ulteriore incremento del 10% delle sofferenze bancarie per il 2011 (dopo la crescita di oltre il 20% nel 2010)

per poi attenuarsi nel 2012 stabilizzandosi al -1.7 per cento. Dopo una riduzione del 29% nel 2009, l’utile netto delle banche potrà

segnare una lieve ripresa pari a 5,5 miliardi di euro nel 2011-2012, mentre il Roe raggiungerà nel 2012 un livello del 3,3%, valore

comunque ancora inferiore ai livelli pre-crisi.

Solvency II, quanto mi costi

Il traguardo del 2012 per Solvency II, che impone alle compagnie di assicurazione di tutta Europa di adottare un insieme comune di

norme in materia di solvibilità, verrà certamente raggiunto, quanto a tempistica, dalle compagnie europee. Ma a un prezzo inatteso e

superiore, rispetto alle previsioni, per più della metà delle assicurazioni. Lo indica un’indagine Accenture su 29 compagnie europee

(appartenenti soprattutto ai rami vita e danni), che segnala anche che un terzo delle società intervistate si aspetta di spendere più di

25 milioni di euro per adeguarsi alla direttiva. Tra queste, il 7 % prevede di spendere più di 100 milioni di euro. Si pensi che solo tre

anni fa, in un sondaggio analogo di Accenture, solo il 4% delle compagnie prevedeva di superare i 26 milioni di spesa.

Gli Atm italiani sono sempre più “evoluti”

Presso gli Atm non si preleva solo più il contante: i dispositivi sono diventati “evoluti” e offrono

al cliente numerosi servizi, che comprendono, oltre al saldo e ai movimenti di conto corrente,

anche la disponibilità residua di prelievo su conto corrente, la verifica della situazione assegni e la

consultazione della posizione mutui e finanziamenti. Secondo l’Abi, che ha fotografato la

situazione dei 46mila Atm italiani, gli sportelli automatici sono di supporto anche per le

operazioni routinarie, come il pagamento di bollette e multe, le ricariche telefoniche o le

donazioni. Nel corso del 2009 sono state usate agli sportelli automatici 37 milioni di carte, per un

totale di un miliardo di operazioni e un ammontare delle transazioni pari a 131 miliardi di euro (di

questi, 121,8 miliardi di prelievi). Va precisato che ormai la metà degli Atm a disposizione presso

gli istituti bancari è web based, dunque in grado di garantire alti livella di efficienza e aggiornamento dati.

Flash News

Domanda di mutui: +1% nel 2010

La newsletter di Banca&Mercati / n.13

interviste

Marco Boni, Zurich Italia

Federica Alletto, Genertel

storie di business

Oberthur / Sia-Ssb / Ipc

editorialeForziere Italia

n. 3 / dicembre - gennaio 2011

Focus corner

• Le nuove valute rifugio? Le corone scandinave / Massimo Salezze di Saxo Bank Italia 16

• Un anno (finora) turbolento / Mark Burgess, Leigh Harrison, Jim Cielinsky di Threadneedle 18

• Un faro nel buio / Anthony Doyle di M&G Investments 19

News&Eventi

• La sicurezza prima di tutto 22

• Le imprese: come sceglierle, valutarle, gestirle 24

• Il digitale che avanza nel retail 26

• Assicurazioni? Ci vuole “care” 27

• L’Italia e l’emergenza assicurativa 28

• La chiave della Customer Experience 30

• Carte di pagamento: sempre più prepagate e meno rateali 31

• La customer centricity nelle compagnie 32

Flash News 08

Editoriale 07

Speciale: Mobile payments

• Dal caos alla semplicità 34

• Tap and Go: appoggi, paghi e non ci pensi più 36

• No cash Day, tutti contro il contante 37

• Tecnologia e servizi per il no cash 38

• Al servizio del consumatore evoluto 40

• Obiettivo convergenza 42

• Nfc à la page 44

• Nfc à la page 46

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Carriere 56

Banca&Mercati è un periodico on lineRegistrazione presso il Tribunale di Milano, n. 291 del 26/05/2010Banca&Mercati è una testatadi Business Gallery di Andrea Bigi, P.Iva IT07041300968C.F. BGINDR69H16E897M

Anno II numero 7settembre - ottobre 2011

Banca&MercatiBlend Tower, Piazza IV Novembre 720124 Milano

Tel. +39 02 87 34 30 19Fax +39 02 87 34 44 44www.bancaemercati.com

BG Business Gallerydi Andrea BigiP.Iva IT07041300968C.F. BGINDR69H16E897M

Via Ariberto 22, 20 123 Milano

Direttore responsabileAndrea Bigi

Testi a cura di Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini

Grafica e webCarlo Ghelfi

per informazioni e [email protected]

per informazioni commercialiValeria Rossana Volpe [email protected]

hanno collaborato Eric Chaney, Kieran Curtis, Laurence Chieze-Devivier, Rossella Esposito, Andrea Ferrante, Thomas Härter, Venkatraman Anantha Nageswaran, Serena Piccirillo, Mike Riddell, Francesca Rossetti

Storie di business

• In sinergia con le banche popolari 58

n.7 settembre - ottobre 2011

Performance 48

Arte

• Il mercato dell’arte: consigli per gli acquisti 60

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Uomini e Tecnologie

A serviziodel clienteLavoriamo insieme

con passione e determinazionecondividendo valori e obiettivi

www.bassilichi.itFirenze • Siena • Bologna • Cagliari • Milano • Padova • Pisa • Palermo • Roma • Sassari • Torino

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Si va diffondendo sempre di più nell’opinione pubblica, ma anche fra gli addetti ai lavori e le cosiddette forze sociali (Confindustria, Conferenza Episcopale) e probabilmente gli stessi parlamentari, l’idea che solo con un esecutivo diverso dall’attuale, che in particolare prescinda da Silvio Berlusconi premier, questo Paese potrebbe finalmente imboccare un percorso di risanamento e soprattutto di crescita. In effetti, è fin troppo facile elencare le mancanze e i limiti dell’azione di questo governo, oppure stigmatizzare il comportamento del presidente del Consiglio. Il quale, a parte gli scandali personali e privati finiti sotto la luce dei riflettori a causa del fuoco incrociato di magistratura e media, ma che appunto rimangono privati e più che inficiare l’opinione sul governo dovrebbero semmai rovinarne irrimediabilmente l’immagine di uomo politico, ha dimostrato in questi anni di non essere in grado di concretizzare una strategia politica che vada oltre la sua figura (ex) carismatica. Sembra che, per sopravvivere politicamente, Berlusconi abbia bisogno non solo del nemico dall’altra parte (la Sinistra), ma anche del nemico in casa propria, del traditore, da Casini a Fini fino oggi a Tremonti. E tuttavia il ragionamento, abbastanza pretestuoso, “non ho potuto fare le cose che avrei voluto fare e pure avevo promesso di fare a causa di questo e di quello…” ormai non serve più, perché la gente ha compreso che siamo arrivati alla fine della parabola. Ma se è vero che siamo giunti al termine di una lunga, lunghissima stagione politica paralizzata dalla figura di Berlusconi come spartiacque delle forze in campo, è lecito anche chiedersi quale siano le alternative oggi realisticamente praticabili. O davvero pensiamo che il trio lescano Bersani-Di Pietro-Vendola, che se si votasse oggi vincerebbe probabilmente le elezioni, sarebbe in grado di fare meglio dell’attuale raccogliticcia maggioranza? Ce lo vedete il poeta Vendola rassicurare i mercati sulle capacità dell’Italia di evitare il default finanziario? Oppure il rude Di Pietro impostare un piano di crescita economica convincente? Come abbiamo già detto altre volte, la sfida che l’Italia oggi dovrebbe raccogliere è quella di una grande coalizione politica, un governo che davvero

cerchi di mettere un campo tutte le risorse che il Paese ha a disposizione, presieduto da una personalità il più possibile super partes. Un governo di tutti o quasi tutti, insomma, che proprio perché è composto da tutti ben pochi potrebbero contestare anche di fronte a provvedimenti o riforme altamente impopolari. Del resto, il gap di autorevolezza politica dell’attuale maggioranza, ma anche di tutte le opposizioni, è tale da rendere impossibile un ricambio minimamente plausibile nel breve-medio periodo. E anche se è vero che, come diceva Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti, l’Italia non può certo permettersi di guardare al futuro pensando si sopravvivere grazie ai soldi della Germania e all’ombrello magico dell’Euro. Il tassametro corre. E il conto, salato, qualcuno prima o poi dovrà pagarlo.

Andrea Bigi

Il governo per l’Italia

Editoriale

Andrea Bigi, direttoredi Banca & Mercati

Se è vero che siamo giunti al termine di una lunga, lunghissima stagione politica paralizzata dalla figura di Berlusconi come spartiacque delle forze in campo, è lecito anche chiedersi quale siano le alternative oggi realisticamente praticabili

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La nuova gamma di certificati SG sulle energie alternativeSi tratta di quattro certificati benchmark dalla durata quinquennale

Société Générale ha quotato una nuova gamma di cer-tificati sulle energie rinnovabili, destinata a sostituire gli strumenti lanciati cinque anni fa e scaduti il 31 ago-sto. La nuova gamma è composta da quattro certificati benchmark, il cui sottostante è rappresentato dai me-desimi indici utilizzati dai prodotti lanciati nel 2006: European Renewable Energy Total Return Index (Erix), World Solar Energy Total Return Index (So-

lex), World Wa-ter Total Return Index (Wowax), World Bioener-gy Total Return Index (Biox). I certificati han-no una durata di cinque anni (scadenza 24 giugno 2016) e replicano in maniera lineare gli indici sotto-stanti.

“Siamo stati tra i primi – dichiara Marcello Chelli, re-sponsabile prodotti quotati di Société Générale in Ita-lia – a proporre strumenti per puntare sul settore delle energie alternative che, cinque anni fa aveva appena iniziato a ritagliasi una propria nicchia di interesse tra gli strumenti di investimento. L’interesse degli investi-tori e l’accresciuta sensibilità su tali tematiche ci han-no indotto a proporre nuovi prodotti”.

Nasce l’app iCreval del Credito ValtellinesePer gestire conto corrente e carte prepagate su iPhone, iPad e iPod touch

E’ disponibile l’applicazione gratuita iCreval, con cui i clienti del Credito Valtellinese potranno gestire il con-to corrente e le carte prepagate ovunque e in qualsiasi momento della giornata. Attra-verso la nuova app, scaricabile d i r e t t a m e n -te dal portale w w w. c r e v a l .it e dall’Apple Store, è possi-bile utilizzare il proprio iPho-ne, iPad e iPod touch per con-trollare il saldo e i movimenti del conto corrente e delle carte prepaga-te, oltre a effettuare operazioni bancarie come ordinare bonifici e ricaricare il cellulare. A disposizione anche la funzione di geolocalizzazione che consente di indivi-duare la filiale Creval più vicina. L’applicazione sarà successivamente resa disponibile anche per dispositivi dotati di sistema operativo Android.“Con questo servizio innovativo, dichiara il vicediret-tore generale del Credito Valtellinese Mauro Selvet-ti, ci proponiamo di offrire al cliente 2.0 un accesso multicanale alla banca integrando la relazione diretta con gli operatori della filiale fisica, con la rapidità e la semplicità del contatto tramite dispositivi di ultima generazione.”

Flash news

Il conto corrente di Ubi Banca per i giovani studentiI Want Tubì viene proposto ai ragazzi dai 13 ai 17 anni

Ubi Banca amplia l’offerta dedicata ai giovani con il conto corrente I Want Tubì per i ragazzi dai 13 ai 17 anni. Si tratta di un conto a zero spese con tasso d’interesse dell’1% (imposta di bollo a carico della banca) che offre servizi e opportunità per la formazione, il divertimento e la socializzazione. Insieme al conto, i ragazzi possono scegliere la carta I Want Tubì, abbinata ai circuiti Bancomat, PagoBancomat e Maestro, dotata della funzione On/Off che consente di abilitare e disabilitare la carta in autonomia per viaggiare e muoversi senza pensieri. All’apertura del conto in filiale, il ragazzo riceve un kit in cui vengono presentate tutte le iniziative incluse in I Want Tubì e in particolare gli sconti a cui può accedere grazie alla collaborazione con partner e marchi di interesse per il target. In omaggio, riceve subito anche un buono per

scaricare gratis 15 brani musicali in mp3 e un mese di streaming illimitato su un portale on line che conta oltre sei milioni di brani. Tra le varie iniziative e promozioni collegate al conto, c’è anche la possibilità per i titolari di concorrere all’assegnazione di una borsa di studio Ubi Banca-Intercultura per trascorrere l’anno scolastico 2012-2013 all’estero.

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Flash news

Mps su Facebook con Montepaschi SportL’obiettivo è costruire una community legata al mondo dello sport

Comunicare at-traverso i social network. Ban-ca Monte dei Paschi di Siena ha realizzato su Facebook Mon-tepaschi Sport (www.facebook.com/montepa-schisport), pa-gina nata per raccontare e condividere le storie di sport sponsorizzate dalla banca se-

nese attraverso rubriche speciali, contest e sondaggi che metteranno l’utente nelle condizioni di interagire attivamente. Il progetto nasce per offrire a tutti i par-tecipanti uno spazio dove seguire i propri campioni, le squadre e gli eventi sponsorizzati tramite una commu-nity in grado di dare visibilità anche alle realtà minori. Protagoniste anche le due società di punta nel pano-rama delle sponsorizzazioni del Gruppo: Mens Sana Basket e Ac Siena.

Allianz riorganizza l’asset managementL’obiettivo è rafforzare i brand di Pimco e Allianz Global Investors

Allianz Asset Management, la nuova holding della divisione di gestione degli investimenti di Allianz, ha annunciato la creazione di una nuova struttura organizzativa, con effetto 1 gennaio 2012. L’obiettivo è definire in modo più chiaro l’attività delle due entità separate Pimco e Allianz Global Investors. Il nuovo assetto, che prende le mosse dagli sviluppi iniziati lo scorso anno sul mercato Usa dopo la separazione della distribuzione dei prodotti Pimco e Allianz Global Investors, prevede che Allianz Global Investors continui lo sviluppo del proprio business attuale sotto la guida di una leadership globale e con un’unica strategia, mentre Pimco continuerà il suo percorso come provider globale di soluzioni di investimento per i propri clienti su tutte le asset class, e diventerà responsabile della distribuzione dei propri prodotti e fondi in tutto il mondo.“La ridefinizione della struttura di asset management di Allianz, ha commentato Joachim Faber, membro del CdA di Allianz SE e responsabile dell’attività di Asset Management, riflette due aspetti: in primo luogo, la scala globale e il raggio di azione sempre più ampio di Pimco, oltre al

nostro impegno a garantirne il continuo successo; in secondo luogo, la complementarietà dei diversi approcci delle divisioni Allianz Global Investors e la nostra fiducia nella loro capacità di far leva su un ampio ventaglio di competenze a vantaggio di una clientela internazionale”.Jay Ralph, membro del CdA di Allianz SE che sarà presidente di Allianz Asset Management a partire dal 1 gennaio 2012, quando Joachim Faber si ritirerà dall’attività lavorativa, ha aggiunto: “Molte società di servizi finanziari sarebbero ben felici di avere un’attività di asset management di successo; Allianz ne ha addirittura due. Grazie al cambiamento in atto Pimco e Allianz Global Investors disporranno delle dimensioni necessarie a sviluppare ulteriormente le proprie specifiche attività a livello globale, accrescendo il proprio contributo al Gruppo Allianz”.

Joachim Faber, responsabile dell’attività di Asset Management di Allianz

Il datawarehouse si automatizza con BIReadyE' un tool che sostituisce il lavoro manuale tradizionalmente svolto da specialisti in database

BIReady ha annunciato il suo ingresso nel merca-to italiano. L’azienda olan-dese produce e commercializza l’omonimo tool per la Datawarehouse Automation, disponibile in ambiente Linux e Microsoft, e in grado di operare su tutti i più diffusi database (Oracle, Teradata, Netezza, DB2 e MySql). In pratica, BIReady sostituisce il la-voro manuale tradizionalmente svolto da consulenti specializzati, e in questo modo i tempi e i costi di re-alizzazione e manutenzione possono essere abbattuti di oltre il 50 per cento.“In Italia, commenta Mario Sabbini, amministratore delegato di BIReady Italia, c’è moltissimo spazio per uno strumento che potrebbe consentire alle imprese di piccole e medie dimensioni di implementare un vero e proprio datawarehouse senza attendere anni per i risultati e senza dover effettuare investimenti gravosi. Con BIReady la Business Intelligence non è più appannaggio solo delle 1000 aziende Fortune, ma anche delle Pmi”.

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Flash news

La nuova piattaforma Adobe per il Customer Experience ManagementServe a ottimizzare le interazioni con i clienti in tutte le aree di business

Consente alle aziende di stabilire relazioni sempre più interattive, immersive e multicanale con i clienti che utilizzano dispositivi mobili e strumenti social. Adobe Systems ha annunciato il rilascio della nuova piattaforma Adobe Digital Enterprise Platform per il Customer Experience Management. La soluzione permette alle azien-

de di ottimizzare le interazioni con i clienti in tutte le aree di business facendo leva in modo integrato su marketing e It. Adobe fornisce inoltre un nuovo set di soluzioni per la Customer Experience, sviluppato sulla base di Adobe Digital Enterprise Platform, per aiutare i professionisti del marketing e i responsabili di business nel gestire servizi e campagne marketing on line e off line. Integrated Content Review, ad esempio, è in grado di velocizzare il time-to-market delle nuove campagne marketing e della customer experience, migliorando il workflow e i processi per la creazione, revisione, memorizzazione e adattamento rapido dei contenuti digitali nei diversi segmenti di riferimento e lungo l’intero percorso del cliente. Web Experience Management è invece una soluzione per creare, gestire e pubblicare contenuti per il web, i social media, le applicazioni mobili e per i servizi di posta elettronica, mentre Customer Communi-cations provvede a migliorare la fidelizzazione dei clienti centralizzando e gestendo la creazione, l’assemblaggio e la distribuzione multicanale di materiale e documenti sicuri, personalizzati e interattivi. La nuova Digital Enterprise Platform prevede l’integrazione con l’Adobe Online Marketing Suite per ottimizzare le campagne di marketing on line e personalizzare l’esperienza digitale su tutti i canali marketing, commer-ciali e di distribuzione. Si integra inoltre con Flash Builder 4.5 e Flex 4.5

per la creazione di applicazioni mobili per dispositivi Android, BlackBerry PlayBook, iPhone e iPad.“Offrire una customer experience di qualità superiore, afferma Andrea Valle, Senior Enterprise Solution ma-nager Emea di Adobe, è ormai indispensabile per ottenere un vantaggio competitivo. Adobe Digital Enterprise Platform offre alle aziende una base per stabilire una relazione vera con i clienti in ogni punto dell’interazione attraverso soluzioni più facili da usare, più efficaci e produttive e più adatte a soddisfare i clienti e per favorire la fedeltà al brand”.

Andrea Valle, Senior Enterprise Solution manager Emea di Adobe

Ipoteche in netto calo nel 2011Nei primi quattro mesi dell’anno, segnala Experian, il numero di ipoteche legali si è ridotto del 62,2 per cento

Brusca contrazione a livello nazionale per il numero di ipoteche legali sugli immobili. Lo afferma Experian, che indica come nei primi quattro mesi dell’anno le ipoteche sugli immobili - connesse esclusivamente al recupero di crediti in sofferenza e non alla sottoscrizione di mutui - si sia ridotto del 62,2%, passando in valore assoluto da 68.193 a 25.807 casi. Il calo registrato nei primi mesi del 2011 segue quello già registrato tra il 2009 e il 2010, quando il loro numero era sceso a 153.729 sull’intero anno (-26,4%, nel 2009 erano state 208.927).“La forte diminuzione del numero di ipoteche, dice Federico Di Miele, Business Development manager di

Experian, può essere spiegata con diversi fattori, tra cui l’entrata in vigore a pieno regime della soglia minima di importo per poter ricorrere a un’ipoteca legale immobiliare, un ricorso massiccio alle rateazioni proposte dalle concessionarie della

riscossione (secondo dati Equitalia, sono state oltre 1,3 milioni le richieste accettate da gennaio a luglio 2011), oltre a un indebitamento minore da parte dei consumatori. Nel prossimo futuro è lecito attendersi un’ulteriore contrazione del fenomeno, dovuto all’entrata in vigore nei prossimi mesi di una nuova soglia minima d’importo per poter procedere all’iscrizione ipotecaria su immobili, fissata dal recente Decreto Sviluppo a quota 20mila euro per la prima abitazione, oltre a una decentralizzazione agli enti locali della riscossione”.

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Banca&Mercati .comaggiornamenti in tempo reale con approfondimenti e interviste

La seconda edizione di “Compass Scuola Domani”E’ un programma didattico finalizzato a sensibilizzare i giovani sui valori dello sport

Da Compass arriva la seconda edizione dell’iniziativa dedicata al mondo delle scuole “Compass Scuola Do-mani”. Si tratta di un programma didattico, finalizza-to a sensibilizzare i giovani sui valori dello sport, che mette a disposizione delle scuole italiane contributi economici, stru-menti formativi e attrezzature tecnologiche.Il programma di quest’anno prevede una parte di ap-p r e n d i m e n t o in aula, che sarà incentrata sull’importan-za dello sport raccontata at-traverso le varie discipline di-dattiche, e una sessione crea-tiva attraverso la partecipazio-ne al concorso “Facciamo squadra” in cui i ragazzi saranno invitati a lavorare sui valori positivi dello sport inventando un modo originale (testuale, audiovisivo o grafico) attra-verso cui raccontarli all’esterno. La società di credito al consumo del Gruppo Medio-banca metterà a disposizione di ogni ordinamento un premio dal valore di 10mila euro in gettoni d’oro per la prima classificata, un set multimediale composto da lavagna, pc e stampante dal valore di 5mila euro per la seconda e la terza scuola vincitrice, mentre le quarte, quinte e seste classificate riceveranno un kit sportivo dal valore di 2.500 euro.

Flash news

I fondi Swisscanto per Allfunds BankAccordo per la distribuzione di 23 fondi del player svizzero già registrati in Italia

Swisscanto Asset Management e Allfunds Bank, socie-tà specializzata nella distribuzione di fondi ad archi-tettura aperta, hanno firmato un accordo per la distri-buzione di 23 fondi comuni di investimento del player svizzero (9 fondi azionari e 14 obbligazionari) già regi-strati in Italia. La gamma di fondi offerta da Swisscan-

to tramite Al-lfunds include prodotti specia-lizzati nel com-parto azionario e obbligaziona-rio, nonché ne-gli investimenti sostenibili per i quali Swisscan-to è uno dei lea-der europei. “L’accordo con Allfunds Bank, dichiara An-drea Ferrante, responsabile di Swisscanto per

il mercato italiano, ci permetterà di rendere accessibili i nostri prodotti a una più ampia platea di investitori istituzionali clienti della piattaforma, circa 300 tra Sgr, Sim, banche e assicurazioni, in linea con l’obiettivo di incrementare la nostra presenza in Italia in particolare per quanto riguarda il mercato del wholesale e dei pro-dotti assicurativi. Questa partnership rappresenta un importante traguardo dopo la riorganizzazione delle attività di Swisscanto in Europa attraverso la parteci-pata lussemburghese Swisscanto Asset Management International che coordina le attività di commercializ-zazione in Gran Bretagna, Lussemburgo, Germania, Austria e Italia. A breve, infine, con il via libera ufficia-le di Banca d’Italia, l’ufficio di rappresentanza di Mila-no sarà trasformato in branch italiana del Gruppo”.

Andrea Ferrante, responsabile di Swisscanto per il mercato italiano

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Flash news

UniCredit sostiene il franchising insieme a ConfimpreseSottoscritto un accordo quadro nazionale per recepire le esigenze finanziarie del settore

Confimprese e UniCredit hanno sottoscritto un accordo quadro nazionale studiato per recepire le esigenze fi-nanziarie del settore, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese. In sostanza, l’intesa mette a

disposizione delle reti franchising associate soluzioni di finanziamento e servizi basati su una tecnologia proprietaria sviluppata da UniCredit per finanziare le start up. Alle stesse viene garantito - attraverso una nuova metodologia di valutazione preventiva della formula di franchising - un accesso facilitato e rapido al credito per l’avvio dell’attività.“La validità del franchising, afferma Mario Resca, presidente Confimpre-se, è testimoniata dalla buona salute del settore che rappresenta in Italia 21,7 miliardi di euro di fatturato, 180.525 addetti e 53.313 punti vendita. Il franchising non solo genera nuova occupazione tra i giovani, ma offre anche l’opportunità di ricollocamento alle risorse fuoriuscite volontaria-mente o meno dal mondo del lavoro, il tutto in condizioni di maggiore sicurezza rispetto all’avvio di un’attività imprenditoriale in autonomia”. Secondo Roberto Nicastro, direttore generale di UniCredit, la partner-ship con Confimprese non rappresenta soltanto una risposta alle esigenze di crescita e sviluppo delle imprese che operano in questo settore, “ma si propone anche come punto di riferimento capace di leggere e interpretare le forme più dinamiche ed evolute della cosiddetta distribuzione moder-na: modelli di aggregazione fra pmi che, facendo rete, possono sfruttare

economie di scala e di scopo che consentono loro di concorrere con maggiore efficacia in un mercato sempre più competitivo. Il nostro Gruppo ritiene che il modello del franchising continui a essere particolarmente indicato per lo sviluppo della distribuzione in Italia”.Più in dettaglio, l’accordo si articola su quattro aree d’intervento: Start Up (risorse finanziarie per avviare e portare a regime nuove attività imprenditoriali), Restyling Punto Vendita (investimenti per ristrutturazioni, ammodernamenti e rinnovo locali /arredi), Forniture (finanziamenti con utilizzo flessibile in linea con le sta-gionalità delle forniture o le iniziative del franchisor), Gestione incassi/pagamenti (strumenti evoluti, semplici e immediati). E’ previsto un articolato catalogo di prodotti finanziari che comprende, fra l’altro, linee di credito revolving destinate all’acquisto delle merci da rivendere, il “Mutuo Ripresa” dedicato agli investimenti in ri-strutturazioni di immobili, acquisti macchinari, restyling del punto vendita e il Mutuo “Start-up franchising”, a sostegno delle esigenze finanziarie iniziali per l’avvio delle nuove attività.

Il nuovo fondo Raiffeisen che investe nei paesi solidi Punta su un portafoglio diversificato di obbligazioni governative di paesi con buoni fondamentali

Seleziona i paesi migliori in cui investire secondo criteri di tipo fondamentale. Raiffeisen In- ternational Fund Advisory, la società di distribuzione di Raiffeisen Capital Management, ha ottenuto l’au-torizzazione al collocamento nel nostro Paese del fondo Raiffeisen Obbligazionario Fondamenta- le Globale (S). L’approccio del fondo mira a massimizzare il rendi- mento nel lungo termine, investendo in un portafoglio diversificato di obbligazioni governative di paesi con buone condizioni generali fondamentali, tra cui bilancio pubbli-co sano, bilancia commerciale equilibrata e sviluppo demografico favorevole. Il portafoglio viene ribilanciato annualmente in base ai dati dell’ultimo anno, ma i dati fondamentali dei paesi in portafoglio vengono monitorati su base tri- mestrale, così da intervenire tempesti-vamente in caso di peggiora- mento. “La scelta di autorizzare al col- locamento in Italia il fondo Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale Globale (S), commenta Donato Gian-nico, country head Italia di Raiffeisen Capital Management, nasce dall’opportunità di offrire un prodotto che consenta, grazie all’accu-rata analisi effettuata dal nostro team di gestione, di investire negli stati più solidi. Ormai, infatti, è chiaro che anche gli stati possono fallire, per questo l’analisi dei bilanci statali effettuata da chi, come Raiffeisen Capital Management, vanta una consolidata esperienza negli investimenti obbligazionari, diventa rilevante per capirne la capacità di restituzione del debito”.

Roberto Nicastro, direttore generale di UniCredit

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Flash news

Sicurezza e comodità avvantaggiano PayPalLo rivela un sondaggio a livello europeo su oltre 40mila acquirenti di 106 grandi retailer

Sostenere La disponibilità di PayPal come strumento di pagamento è determinante per gli utenti nella decisione di acquisto on line. Lo rivela un sondaggio commissionato a livello europeo da PayPal su oltre 40mila acquirenti di 106 grandi retailer on line appartenenti a 6 categorie merceologiche. La sicurezza, grazie alla tutela dei dati finanziari e alla protezione contro le frodi, insieme alla comodità e facilità di utilizzo sono risultate le caratteristiche preferite di PayPal. In media, il 31% degli acquirenti intervistati non avrebbe effettuato l’acquisto se PayPal non fosse stato tra i metodi di pagamento disponibili. La percentuale sale al 35% se si guarda agli utenti italiani, e aumenta nei negozi che offrono PayPal come sistema di pagamento da più tempo, raggiungendo il 54% tra gli acquirenti dei negozi che utilizzano PayPal da più di cinque anni. Per gli italiani, come per il resto degli europei, la sicurezza è la prima ragione che porta a scegliere PayPal (72% degli italiani, 68% la media europea), seguita dalla comodità (28% la media italiana, 34% quella europea). Più in dettaglio, in Italia, il 37% del campione definisce PayPal l’opzione più sicura, il 14% lo ritiene affidabile, il 7% apprezza di non dover condividere i propri dati, il 9% lo preferisce per il programma di protezione dalle frodi, il 12% lo considera sicuro perché permette di non usare necessariamente le carte di credito online.“Il fatto che, in media, il 35% degli acquirenti PayPal italiani non avrebbe effettuato l’acquisto senza PayPal è per noi un traguardo molto importante, afferma Luca Cassina, country manager PayPal Italy, e dimostra quanto il nostro metodo di pagamento sia diventato sinonimo di sicurezza. Ma questo significa anche che, per i venditori, offrire PayPal come metodo di pagamento rappresenta una forma di incentivo all’acquisto e alla soddisfazione degli acquirenti”.

Luca Cassina, country manager PayPal Italy

Via al primo corso executive dedicato al Green BankingA cura della Green Business Executive School in collaborazione con l’Università Cattolica

Sono aperte le iscrizioni al primo corso italiano di alta formazione executive interamente dedicato al Green Banking. Il corso, che avrà inizio il prossimo 7 ottobre inaugurando il progetto di Green Business Executive School (www.gbes.it), la scuola di formazione executive per la green economy annunciata lo scorso aprile nel corso della 5a Edizione di Green Globe Banking, è destinato al personale di istituti di credito di ogni dimensione e in particolare alle figure operanti nei settori marketing, sviluppo prodotti, comunicazione, gestione rete, commerciale, responsabilità sociale, gestione clientela, erogazione fidi e risk management. Sviluppato in collaborazione con l’Università Cattolica, il corso consiste in 48 ore d’aula e 80 di project work ed è coordinato da Francesco Timpano, direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza. “Abbiamo strutturato un percorso formativo di alta qualità per quadri e manager bancari di elevato potenziale, dichiara Timpano, raggiungendo un’ottima combinazione e incrocio tra sapere accademico e business practice”. Le lezioni si terranno presso la sede di Aibe - Associazione fra le Banche Estere in Italia e prevedono la presenza di autorevoli docenti provenienti da svariate università italiane

e di testimoni bancari, esperti e personalità nelle discipline trattate per un approfondimento concreto delle conoscenze apprese. “Il nostro corso, sottolinea Marco Fedeli, presidente di Green Business Executive School, si prefigge di fornire alle banche visione, conoscenze e competenze per la comprensione di una modalità di business innovativa e attraente per trend e dimensioni che ha però difficoltà ad alimentarsi di manager sufficientemente formati alle tematiche del Green Banking”.

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Ncr punta sul mobile bankingCon il lancio della nuova piattaforma Aptra Mobile Banking 3.0

E’ una nuova piattaforma globale per il mobile ban-king che permette alle banche di offrire servizi ai clien-ti attraverso app scaricabili, browser mobile o Sms. Ncr ha lanciato Aptra Mobile Banking 3.0, soluzione che offre agli istituti finanziari un metodo semplice e veloce per implementare una serie di servizi di mobile banking come il controllo del saldo del conto, lo stori-co dei movimenti, i bonifici, il pagamento bollette e la ricerca di filiali e Atm. L’interfaccia utente è uguale sui vari dispositivi e per le diverse modalità e supporta più lingue e valute. “La crescita degli smartphone e la richiesta di acce-dere a servizi finanziari via mobile, dichiara Micha-el O’Laughlin, senior vice president di Ncr Financial Services, stanno spingendo la diffusione del mobile banking su scala globale. La nostra nuova soluzione per il mobile banking offre agli istituti finanziari un metodo flessibile e sicuro per risolvere velocemente le esigenze dei clienti. Aspetto altrettanto importante, mette a disposizione una piattaforma capace di scalare seguendo la grande diffusione di dispositivi, la cresci-ta della larghezza di banda mobile e il passaggio dagli Sms alle app e ai browser mobile di nuova generazione compatibili con HTML5. Con i dispositivi mobili che assumono un ruolo sempre più centra-le nel modo in cui le persone gestisco-no le loro finanze, il mobile banking dovrà evolvere per fornire nuovi ser-vizi che sfruttino i vantaggi di questo canale e si integri-no in modo traspa-rente con gli altri canali self-service. Programmare e ge-stire appuntamen-ti via mobile o con altri canali, ottene-re ricevute elettro-niche delle transazioni agli Atm e depositare assegni per mezzo di dispositivi mobili, sono alcuni esempi di come gli istituti di credito possono dare vantaggi com-petitivi proponendo ai loro clienti un’esperienza inte-grata attraverso tutti i canali bancari”.La nuova soluzione per il mobile banking, con cui Ncr intende mettere a frutto la leadership nei servizi mo-bili per il segmento travel raggiunta con l’acquisizione di Mobiqa (per offrire oltre 10mila dispositivi mobi-li e più di 600 provider wireless in oltre 200 paesi), prevede anche la possibilità di acquisire clienti on line, presso un Atm o nei chioschi installati all’interno delle agenzie.

Da Visa via ai pagamenti mobile P2P Lanciato anche il servizio Visa Alert

Visa Europe ha annunciato il lancio dei pagamenti Visa Mobile Person-to-Person e di Visa Alert, due nuovi servizi creati per agevolare i consumatori nella gestione del denaro ed effettuare pagamenti utilizzando i te-lefoni cellulari. I servizi sono stati sviluppati

da Visa Europe in collaborazione con Monitise e sa-ranno resi commercialmente disponibili alle banche socie di Visa Europe da ottobre 2011.“Il modo in cui effettuiamo i nostri pagamenti sta cambiando, ha spiegato Peter Ayliffe, chief executive di Visa Europe, a causa della rapida espansione delle nuove tecnologie e della crescente domanda da parte dei consumatori di pagamenti sempre più flessibili. L’annuncio dato oggi è il primo di una serie di nuovi prodotti e servizi che Visa Europa lancerà nei prossi-mi mesi, per rispecchiare il significativo cambiamen-to in atto nell’atteggiamento dei consumatori. Stiamo già assistendo ai primi utilizzi di pagamenti via cellulare e i prossimi mesi assisteremo alla diffusione delle principali tecnologie NFC, di servizi e-commer-ce e programmi fedeltà avanzati, e infine, il lancio del nuovo portafoglio digitale”.In pratica, i pagamenti Visa Mobile Person-to Person permettono agli utenti registrati di trasferire fondi a qualsiasi titolare di carta Visa dal proprio cellula-re in tutta sicurezza. L’applicazione rende semplice spedire denaro a un contatto della rubrica, a un nu-mero di telefono cellulare o a uno specifico numero di carta Visa, indipendentemente che il beneficiario del pagamento sia o meno registrato al servizio. Va peraltro precisato che al momento del lancio, i pagamenti Visa Mobile P2P saranno disponibili soltanto su un’applicazione Android in lingua inglese e consentiranno trasferimenti in una sola valuta per i titolari di carta Visa e V Pay entro i confini territo-riali di Visa Europe. La piattaforma per altri tipi di sistema operativo mobile e altre valute sarà aggiunta nei prossimi mesi.Il servizio Visa Alert, invece, avvisa in tempo reale i titolari di carta Visa che si siano registrati ogni qual volta la loro carta è utilizzata per fare un acquisto o per prelevare attraverso il network di pagamento di Visa Europe.

Peter Ayliffe, chief executive di Visa Europe

Flash news

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In seguito al recente annuncio della Swiss National Bank di garantire il cosiddetto “floor” (ovvero il livello minimo) sul cambio euro contro franco svizzero a 1,20, a costo di difenderlo con tutti i mezzi possibili, ci si chiede quale pos-sa essere la nuova valuta rifugio e se, nel caso, l’unico bene rifugio rimasto sia l’oro.Senza dubbio l’oro continua a svolgere la sua funzione di “safe haven”, ma occorre andare alla ricerca di quella valuta “surrogata” al franco. Infatti, le valute hanno la partico-larità di rappresentare la forza di un paese e, seppur diversamente influenzate, tutte hanno in comune il bisogno di essere possedute: talune hanno un rendimento elevato (adeguate in momenti di spinta dell’economia globale), altre più basso (adeguate durante il periodo di recessione). Tra queste escludiamo lo yen giapponese, in quanto non è una vera moneta rifugio, ma piuttosto una valuta di como-do da possedere in trend ribassisti dei mercati borsistici per effetto del carry-trade; un altro motivo per cui dobbia-mo escluderlo dalle valute rifugio ci viene suggerito dal neo premier giapponese Noda, il quale ha più volte ribadito il concetto “forte vigilanza sul corse dei prezzi dello yen, considerato troppo forte” (in altre parole rischio intervento contro lo yen). Ancora, la valuta rifugio è difficilmente una delle economie emergenti perché queste ultime, sep-pur in forte crescita, nascondono sempre un rischio elevato e vincolato all’instabilità, al rischio politico o semplicemen-te al fattore novità. Duqnue, senza spingerci verso frontiere lontane, le nuo-ve valute rifugio sono le divise scandinave (scandies). La corona svedese (SEK) e quella norvegese (NOK) godono entrambi di buona salute e ottime caratteristiche dal punto di vista fondamentale:• forte e robusta situazione economica,• bilancia commerciale in surplus• solido bilancio• sentiero dei tassi di interesse in crescita

La Svezia si fa preferire

Tra le due corone, osservando l’orizzonte di tempo più breve potrebbe avere un rendimento maggiore quella svedese, in quanto oltre alla crescita economica gode anche di mo-mentum. Dall’inizio dell’anno l’attività economica svedese è rimasta costante e largamente sopra le attese: in partico-

lare, l’ultimo dato pubblicato riferito al secondo trimestre ha visto il Pil salire al 5,3% contro le attese degli analisti di 5% (su base annuale), ovvero all’1% su base trimestrale (rispetto allo 0,6% previsto e lo 0,8% del trimestre prece-dente). Il mercato del lavoro ha visto una diminuzione della disoccupazione che rimane accompagnata da una forte intenzione di assumere. L’ultimo tasso di disoccupa-zione rilasciato è stato quello riferito al mese di luglio che si attestava al 6,9%, ben al di sotto dell’8,8% a cui si trovava la Svezia a metà 2011 (mese di giugno). Interpretando le “in-tenzioni ad assumere”, la media degli analisti vede lo stesso dato (riferito al mese passato di agosto) scendere al 6,8%

durante il prossimo annuncio. Che il bilancio svedese sia solido lo si nota osservando le partite correnti, pari a +61,3 miliardi di corone nel secondo trimestre del 2011, e la bilancia commerciale, nettamente in surplus di bilancio con +12,2 miliardi di corone; anche quest’ultimo dato rimarca la solidità e la crescita, consi-derato che nel primo trimestre dell’anno la bilancia era sì

Focus corner

Le nuove valute rifugio? Le corone scandinave

Massimo Salezze, Sales trader Saxo Bank Italia

Chi è alla ricerca di nuove valute rifugio dopo la mossa della Banca Nazionale Svizzera di fissare un tetto minimo di cambio tra il franco e l’euro dovrebbe considerare le valute scandinave (corona svedese e norvegese), che sono perfettamente in grado di svolgere questa funzione almeno fino a quando durerà la forte instabilità sui mercati

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Focus corner

positiva ma si attestava a livelli più bassi (7,7 miliardi di corone). Anche il mercato immobiliare risulta in crescita, sostenuto da una domanda interna. La crescita è evidente anche nei prezzi: l’ultimo Cpi rilasciato riferito al mese di luglio è pari a 3,3 su base mensile, ben oltre il target della Riksbank (Banca Centrale Svedese) del 2%. Ultimo punto fondamentale a favore della valuta rifugio è il sentiero dei tassi di interesse: aumentare i tassi è una delle manovre monetarie che permettono di combattere l’aumento dei prezzi. Proprio a inizio settembre la Riksbank ha confermato il costo del denaro al 2%, mentre nell’incon-tro precedente di luglio aveva deciso un rialzo di 25 basis point: il tasso salì dall’1,75% al 2 per cento. Nell’ultimo comunicato, l’istituto centrale ha tuttavia rivisto a ribasso la stima del sentiero dei tassi d’interesse date le attuali difficili condizioni finanziarie mondiali. La media dei tassi nel 2011 è ora pari a 2,1% nell’ultimo trimestre 2011, contro il 2,3% precedente. Ciò significa comunque che vi sarà un ulteriore rialzo dei tassi prima della fine dell’anno.

I fondamentali norvegesi

Lo stesso tipo di analisi possiamo farla con la moneta della Norvegia, e il risultato sulla situazione fondamentale non cambierebbe. Per quanto riguarda il Pil del secondo trime-stre 2011 occorre dividere l’area della terra ferma (Mean-land) e quella non. La prima è cresciuta del 1%, in netta cre-scita rispetto allo 0,5% del trimestre precedente, entrambe su base trimestrale. L’economia ha visto recentemente una forte espansione grazie alla produzione di energia idroelet-trica e allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord; anche l’esportazione delle materie prime quali le-gno, pesce e minerali sono importanti ed il loro andamento dei prezzi ne influenza la forza del NOK. L’ultima bilancia commerciale riferita a luglio è anch’essa in surplus, con 38,1 miliardi di corone contro i 24,7 di giugno. Nel mercato del lavoro, la disoccupazione si è attestata sotto il 3% per tutto l’anno: giugno ha registrato il 2,5%, luglio 2,8% e agosto 2,7 per cento. Si pensi che in Eurozona la disoccupazione è sopra al 9%, e anche negli Stati Uniti in agosto era pari a 9,1 per cento. Ciò mostra come la Norvegia sia uno dei paesi con l’indice di sviluppo umano più alto del mondo. Riguardo al tasso d’interesse, ad agosto la Banca Centrale

Norvegese lo ha alzato al 2,5% dal 2,25% precedente.In conclusione, benché per natura la corona svedese e quel-la norvegese non siano divise in cui investire come valute rifugio, è ora possibile convenire che, fino a che i mercati finanziari non ritornano in condizioni standard e soprag-giunga la ripresa economica globale, NOK e SEK assumono la nuova funzione di safe haven. Il NOK grazie all’incidenza del greggio (che è destinato a salire) e dell’energia alternati-va sul Pil norvegese; il SEK per il suo momento disallineato al tradizionale movimento sull’equity. Il tutto, ovviamente, fino a quando i due paesi manterranno questa configura-zione fondamentale forte con dati macroeconomici locali positivi.

Tra le due corone, osservando l’orizzonte di tempo più breve potrebbe avere un rendimento maggiore quella svedese, in quanto oltre alla crescita economica gode anche di momentum. Dall’inizio dell’anno l’attività economica svedese è rimasta costante e largamente sopra le attese: in particolare, l’ultimo dato pubblicato riferito al secondo trimestre ha visto il Pil salire al 5,3% contro le attese degli analisti di 5% (su base annuale), ovvero all’1% su base trimestrale

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Un anno (finora) turbolento L’outlook di metà anno sui mercati finanziari secondo Threadneedle, che favorisce gli asset dei mercati emergenti anche se alcuni mercati azionari dei paesi sviluppati vengono ritenuti relativamente interessanti

Mark Burgess, chief Investment officer, Leigh Harrison, head of Equities, Jim Cielinsky, head of Fixed Income di Threadneedle

Dall’inizio del 2011 i mercati hanno dovuto affrontare una serie inaspettata di eventi sfavorevoli: i disordini in Me-dio Oriente, a causa delle pressioni al rialzo sul prezzo del petrolio, lo tsunami e il disastro nucleare in Giappone, che hanno provocato uno shock dell’offerta manifatturiera a li-vello globale, i forti timori sul rischio sovrano nell’area euro e la revisione al ribasso delle aspettative di crescita a seguito dei deboli dati economici pubblicati dagli Stati Uniti e da altri mercati sviluppati. Com’era prevedibile, questi fattori hanno alimentato l’avversione al rischio trascinando al ribasso i rendimenti dei titoli di stato. A sorpresa, inve-ce, i titoli azionari sono saliti. La tenuta dei titoli azionari è in parte attribuibile alle valutazioni interessanti, uno dei fattori chiave a sostegno della nostra view positiva su questa asset class. In effetti gli indicatori finanziari collocano in generale quasi tutti i mer-cati al di sotto delle medie di lungo periodo, con valutazioni convenienti rispetto ai titoli di stato. Nel quadro generale delle nostre previsioni di crescita consideriamo positive queste valutazioni.In economie come la Cina e il Brasile, il corso delle politiche restrittive si avvia ormai alla conclusione, e riteniamo che le aziende dei più diversi settori continueranno a beneficiare della forte domanda proveniente da questi e da altri mercati emergenti. D’altro canto nei mercati sviluppati la crescita, per quanto probabilmente debole, sarà comunque positiva, mentre a causa degli effetti deflazionistici del processo di deleveraging i tassi di interesse potrebbero rimanere bassi più a lungo rispetto alle previsioni di alcuni analisti.

Il rischio sovrano continua a preoccupare

Sul versante delle notizie negative, la situazione del debito europeo probabilmente sarà casa di ulteriore volatilità e di periodi di avversione al rischio. Nonostante i recenti sviluppi positivi per la situazione greca, gli investitori vorranno prima verificare la progressiva attuazione delle misure di austerità e l’effettiva riduzione dei livelli comples-sivi di indebitamento in Grecia e in altri paesi. Gli effetti delle misure di austerità e del deleveraging argineranno la crescita non solo in Grecia, ma anche in economie molto più importanti come il Regno Unito e forse anche gli Stati Uniti. Questo fenomeno è destinato a durare diversi anni, e per sostenere i titoli azionari sarà necessaria una forte cre-scita dei mercati emergenti che compensi la debolezza dei

mercati sviluppati. Sebbene le aziende, in generale, siano emerse dalla stretta creditizia in buone condizioni, si teme che agli attuali livelli, storicamente elevati, i margini non siano sostenibili. Qualsiasi dato deludente sulla crescita mondiale non farebbe che esacerbare tali timori.

Fine dell’allentamento quantitativo

La propensione al rischio degli investitori è stata stimolata dall’abbondante liquidità derivante dai programmi di allen-tamento quantitativo degli ultimi tre anni. I responsabili politici stanno ora abbandonando queste misure eccezionali adottate per preservare la fiducia sui mercati, e tale pro-cesso potrebbe incidere sulla propensione al rischio e sulle valutazioni azionarie.

Titoli azionari: che direzione prendere?

Alla luce dei fattori evidenziati, manteniamo il focus dei no-stri portafogli azionari sulla crescita dei mercati emergenti attraverso l’esposizione diretta e tramite società domiciliate nei paesi sviluppati, ma che incontrano la domanda dei mercati emergenti in aree quali i beni di lusso, le risorse na-turali e l’ingegneria specialistica. Nei mercati sviluppati se-lezioniamo inoltre opportunità tra i titoli domestici con un orientamento che privilegia il segmento “value” rispetto al “growth”. L’interesse per i mercati sviluppati probabilmente sarà stimolato più dai livelli di propensione al rischio che dall’outlook economico: in periodi di avversione al rischio, per esempio, gli investitori dei paesi sviluppati tendono a tornare ai propri mercati d’origine.

C’è ancora valore nel reddito fisso?

Sulla scadenza decennale i titoli di stato dei mercati “più sicuri” offrono un rendimento del 3% circa, che scende addirittura all’1,5-2% per i titoli a cinque anni. Senza dub-bio è possibile trovare rendimenti più interessanti, a cui è associato tuttavia un rischio di credito elevato. Questo è il dilemma che affligge i mercati obbligazionari. Noi credia-mo che non sia rimasto molto valore nei segmenti più sicuri del reddito fisso: è difficile trasformare un rendi-mento del 2-3% in un rendimento complessivo elevato. Al contrario, riteniamo vi sia valore nelle obbligazioni corporate, i cui spread si confermano più elevati rispetto a

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quanto ci si aspetterebbe in questo punto del ciclo e offrono premi decisamente superiori alle perdite attese in caso di insolvenza. Se a ciò si aggiunge il fatto che si stanno di-struggendo i bilanci pubblici nel tentativo di tenere a galla il settore privato, riteniamo vi siano ancora ottimi motivi per detenere questi asset a scapito dei titoli di stato.

Le vecchie linee di demarcazione sono scomparse

Analizzare la situazione di diversi paesi considerando il livello di debito pubblico e interessi passivi in percentuale sul Pil, il saldo di bilancio e la quota del debito in mano a investitori esteri aiuta a individuare i punti di maggior ten-sione sui mercati globali dei titoli di stato. I grafici indicano che le economie emergenti come Russia, Cina e Brasile presentano un deficit fiscale inferiore e un rapporto debito/Pil più basso rispetto a gran parte dei paesi sviluppati. Questo fenomeno, associato agli ottimi rendimenti ancora offerti, è uno dei motivi per cui continuiamo a preferire le obbligazioni dei mercati emergenti rispetto alle emissio-ni sovrane dei paesi sviluppati.

L’eccezione Grecia

Nel quadro di queste valutazioni la Grecia rappresenta un estremo, in quanto associa alla forte incidenza di debito e interessi passivi sul Pil un ampio deficit fiscale e un’elevata quota di debito in mano estera. In tal senso, la Grecia rap-presenta un rischio decisamente maggiore rispetto agli altri emittenti dei paesi periferici europei. Se i recenti provvedimenti riusciranno a indirizzare la crisi greca verso un epilogo soddisfacente, e se paesi come Spagna, Italia e Portogallo adotteranno appropriate misure di austerità per riuscire a generare una crescita sufficiente, le possibilità di contagio ad altri mercati appaiono limitate. Sintesi sull’asset allocation

In conclusione, favoriamo in particolare gli asset dei mercati emergenti, ma riteniamo che anche alcuni mercati azionari dei paesi sviluppati siano relativamente interes-santi. Sul mercato azionario britannico, per esempio, il rap-porto prezzo/utili si aggira attorno a 9,5x, con un dividend yield superiore al rendimento dei bond decennali. Le azioni britanniche offrono inoltre una buona diversificazione

internazionale, in quanto solo il 35% degli utili proviene dall’economia interna. Come esempio di mercato svilup-pato, pensiamo che sia molto interessante. Al contrario rimaniamo sottopesati sui titoli di stato, che presentano valutazioni meno allettanti. A fini di copertura contro l’inflazione e lo svilimento della valuta, e come scommessa sulla crescita dei mercati emergenti, sovrappesiamo le materie prime. Infine, date le nostre aspettative di tassi di interesse ancora bassi, sottopesiamo la liquidità.

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C’è una luce nel buio della crisi del debito sovrano di vari Paesi europei. L’economia più grande d’Europa, la Germania, sta vivendo un boom. Da giugno 2009, l’Ufficio Statistico Federale tedesco ha avuto il piacere di rendere noto ai mercati finanziari che il tasso di disoccupazione tedesco è sceso. Il 28 luglio abbiamo ricevuto un’ulteriore conferma della solidità del mercato del lavoro tedesco, con la notifica che il tasso di disoccupazione è rimasto in Germania al minimo storico del 7,0 per cento. Questo equivale a una diminuzione del numero dei disoccupati pari a 11.000 nel mese di luglio. In totale in Germania sono stati creati circa 550.000 posti di lavoro dal giugno 2009. Conseguentemente, la fiducia dei consumatori tedeschi è vicina ai massimi storici.

Prospettive positive

Sono molte le ragioni dietro questa performance stellare del mercato del lavoro tedesco. L’economia tedesca è cresciuta a 1,5% nel primo trimestre del 2011, corrispondente al 4,9% rispetto all’anno. Molto importante il fatto che i numeri della crescita siano stati sostenuti da una forte domanda domestica. Inizialmente, il deprezzamento dell’euro causato dalle preoccupazioni relative ai paesi dell’Europa periferica ha posto le basi per un’impennata delle esportazioni tedesche. Oggi, la base di crescita si è ampliata, con i consumi e gli investimenti nazionali sempre più a sostegno della crescita. Dal nostro punto di vista, se non ci fosse l’euro, il marco tedesco sarebbe la più forte moneta al mondo. Gli svizzeri stanno vivendo questo fenomeno attraverso il forte apprezzamento del franco svizzero che si è verificato di recente. Tra le valute, è il franco svizzero il nuovo porto sicuro?Certo, il Pil è un indicatore basato sul passato: è importante valutare anche ciò che ci stanno dicendo gli indicatori che guardano al futuro. Le indagini sulle aziende tedesche sono un buon punto di partenza. Nonostante le attuali condizioni avverse, gli indici relativi alle vendite e alla produzione della Germania, sia per il settore manifatturiero sia dei servizi, continuano a suggerire che la crescita dell’economia tedesca è continuata nel secondo trimestre del 2011. Non si tratta della crescita stellare vista all’inizio dell’anno, ma un tasso di crescita intorno allo 0,5% nel secondo trimestre non è

male se si considerano i timori generati dalla Grecia. A dispetto delle preoccupazioni, l’indice Ifo relativo al clima aziendale e alle aspettative suggerisce che c’è serenità tra le imprese tedesche. Le aziende teutoniche ci stanno dicendo che stanno pianificando investimenti e spese in conto capitale per i prossimi dodici mesi come indicato dall’indagine dell’azienda tedesca DIHK. Di conseguenza, non è irragionevole aspettarsi che il mercato del lavoro continuerà a migliorare in Germania in quanto le aziende sembrano investire in progetti profittevoli.

Il rovescio della medaglia

In un certo senso, la crescita della Germania è direttamente collegata ai guai dei paesi periferici. L’euro è oggi troppo debole per la Germania, e ciò implica che l’economia tedesca è fortemente competitiva, si trova in una fase di boom e la sua inflazione ha iniziato ad accelerare. Per questo motivo la Bce ha iniziato a rivedere al rialzo i tassi di interesse e potrebbe incrementarli ancora prima della fine dell’anno. Ma il rovescio della medaglia della crescita tedesca è lo scarsissimo tasso di crescita in tutto il sud Europa, causato dall’euro davvero troppo forte per queste economie assolutamente poco competitive. Fernanda Nechio, economista alla Federal Reserve Bank di San Francisco, fornisce una stima dei tassi di interesse basata sull’analisi della regola di Taylor per l’Europa periferica e l’Europa centrale. La sua analisi suggerisce un tasso di riferimento della Bce di circa il 3% per i paesi dell’Europa più forti, e di circa il -3% per l’Europa periferica. Da un lato, la Bce sta rialzando i tassi di interesse per restringere la politica monetaria per le nazioni più solide dell’Europa, e dall’altro sta mantenendo una politica monetaria morbida mantenendo accordi sulla liquidità per le banche dei deboli paesi periferici. Alcuni potrebbero dire che le gioie economiche della Germania siano il risultato del funerale delle economie dell’Europa periferica. I salvataggi verso il sud Europa da parte della Germania sono la moneta di scambio per i risultati di crescita positiva e più alti standard di vita. Il salvataggio dell’Europa periferica è quasi come una tassa che finora è stata procrastinata. Citando Dolly Parton: “Germania, se vuoi l’arcobaleno, qualche volta devi avere a che fare con la pioggia”.

Un faro nel buio

Anthony Doyle, team fixed income di M&G Investments

Dietro al boom economico della Germania, e in particolare alla forte competitività del suo mercato del lavoro, c’è il riflesso della debolezza intrinseca dell’Eurozona e i guai dei suoi paesi periferici. In questo senso, il salvataggio dell’Europa periferica suona quasi come una tassa che finora è stata procrastinata

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SIA EXPO 20116th International Payments Summit | 17 October 2011 | 8.30 am - 5.00 pmHotel Meliá - Via Masaccio, 19 - Milan

The beating heart of the European payments evolution

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Massimo Cotella - SGSS

Hugh Cumberland - Colt Enterprise Services

Osvaldo De Paolini - MF/Milano Finanza

Bruno D'Offi zi - Banca d'Italia

Chiara Frigerio - CeTIF, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Alessandro Gioffreda - Assosim - BNP Paribas Securities Services Italia

Maria Pia Giovannini - DigitPA

Gilbert Lichter - EBA Clearing

Roberto Liscia - Netcomm

Piet Mallekoote - Currence iDEAL

Luba Manolova - Vodafone

Paolo Martinello - Altroconsumo - Beuc, the European Consumer's Organisation

Jean-Yves Muylle - European Commission

Fabrizio Palmisani - Banca d'Italia

Franco Passacantando - Banca d'Italia

Alessandro Perego - Politecnico di Milano

Veronica Pichi - Capgemini Italia

Monica Pilleddu - Lombardia Informatica

Maurizio Pimpinella - AIIP, Associazione Italiana Istituti di Pagamento

Daniela Russo - Banca Centrale Europea

Giovanni Sabatini - ABI

Paola Sbriccoli - Comune di Roma

Davide Steffanini - VISA Europe

Gianfranco Tabasso - AITI

Giuseppe Paolo Teti - ANCITEL

Giacomo Vaciago - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

La mattinata è dedicata agli elementi fondamentali per l’innovazione e la competitività del sistema Paese e dell’Europa: quadro normativo, infrastrutture ICT, nuovi modelli di business. Nel pomeriggio gli incontri sono dedicati a “La modernizzazione dei pagamenti: soluzioni di sviluppo dei ricavi e di controllo dei costi”, con focus per istituzioni fi nanziarie, imprese e Pubblica Amministrazione::: la SEPA: in vista e dopo l'end-date :: il debutto a livello europeo degli e-services e le principali innovazioni della piattaforma PE-ACH STEP2 :: l'industrializzazione dei sistemi di pagamento: rendere effi cienti i pagamenti :: il presidio del mercato retail attraverso nuovi attori e nuovi prodotti di pagamento :: effi cienza e controllo nella PA: multicanalità e dematerializzazione :: contactless & mobile payments: sviluppi innovativi per una cashless society :: T2S: l'effi cientamento del processo di regolamento delle transazioni fi nanziarie.

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Nel 2010, secondo Javelin Strategy & Research, il 47% di coloro che gestivano le finanze in famiglia non aveva neppure installato un software antivirus. Per questo motivo McAfee ha pubblicato una guida didattica (http://www.mcafee.com/it/about/news/2011/q3/20110803-01.aspx) per eseguire operazioni bancarie on line in modo sicuro da computer, tablet o dispositivi mobili. McAfee ha delineato tre profili comportamentali degli utilizzatori di servizi di banking on line e mobile. Nella guida vengono offerti suggerimenti di sicurezza personalizzati per ogni tipologia di utente, anche perché, sottolinea Dave Marcus, director of security research di McAfee Labs, “la maggior parte dei casi di frode bancaria non è dovuta al fatto che la tecnologia della banca è stata compromessa. E’ più probabile che le persone involontariamente forniscano i propri dati personali ai criminali attraverso truffe di phishing e siti copiati, o che i loro computer siano stati infettati da malware”.

Classi di età e profili di rischio

Il primo gruppo viene definito “Competente, ma un po’ disattento” (età 18-24). Questa classe di utenti è quella più a proprio agio con la tecnologia e in particolare con Internet. Un sondaggio Pew Internet e American Life Project ha reso noto ad esempio che oltre l’81% di questo gruppo accede on line in modalità wireless e oltre il 55% utilizza un computer portatile o un telefono cellulare per accedere a Internet. Il problema di questa tipologia di utenti è che tende a essere troppo sicura di sé, trascurando di attuare anche le pratiche di sicurezza più basilari. Di conseguenza, questo gruppo è vulnerabile al malware bancario. Il 68%, sempre secondo Javelin Strategy & Research, non dispone nemmeno di un software antivirus installato sul proprio computer. Perciò il primo suggerimento per questi utenti non può che essere quello di utilizzare un computer “pulito” e protetto da un apposito software di sicurezza, ma anche di evitare la superficialità ed eseguire operazioni di banking on line in modo distratto e fare attenzione agli attacchi di phishing.Il secondo gruppo è definito “Sicuro di sé ma disinvolto” (età 25-45): utilizza il web sia per il lavoro sia per motivi personali ed è il più assiduo utente di servizi di banking on line. Secondo Javelin, è più probabile che abbia un antivirus installato, con il 42% nella gamma di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 47% di 35-44enni che lo utilizza. Tuttavia, secondo una ricerca Ncsa/Apwg dell’agosto 2010, questo gruppo tende a essere “informale” o troppo fiducioso per quanto riguarda la sicurezza (il 52%è convinto di fare già abbastanza per la sicurezza). Anche in questo caso, quindi, McAfee consiglia di dotarsi di una suite di sicurezza completa in grado di proteggere l’integrità bancaria della famiglia. Occorre ricordarsi, inoltre, di eseguire una scansione di sicurezza prima di utilizzare i servizi bancari on line per essere sicuri di iniziare le transazioni con

un computer privo di malware, così come di controllare tempestivamente il proprio estratto conto e l’elenco delle transazioni, in modo che, se sussistono eventuali anomalie o transazioni non autorizzate, è possibile fare chiarezza per tempo.Infine, il “Conservatore e prudente” (età over 45) non ha molta familiarità con la tecnologia rispetto alle generazioni più giovani, e rappresenta solamente una piccola percentuale di utilizzatori di on line banking. Tende a essere più cauto quando va on line, e di conseguenza si protegge meglio del gruppo più giovane: circa il 55% ha installato un software di protezione. Questo gruppo dovrebbe continuare a essere cauto verso le truffe bancarie

in generale, poiché la ricerca dimostra che alcuni degli americani più anziani sono vulnerabili ai messaggi vocali automatici che richiedono i numeri dei conti bancari. A questi utenti viene suggerito di prestare la massima attenzione ai falsi siti che sembrano molto simili a quelli degli istituti bancari più importanti, essere sempre sicuri di aver digitato l’indirizzo web corretto quando si visita la propria banca on line, e soprattutto creare password complesse e sicure, ad esempio non esitando a superare gli otto caratteri standard e un paio di numeri e ricordandosi di cambiarla spesso.

News

Da McAfee arriva una nuova guida per la sicurezza del banking on line da computer, tablet o dispositivi mobili. Si rivolge in particolare a quel 47% di utenti che gestiscono le finanze in famiglia senza nemmeno disporre di un software antivirus

La sicurezza prima di tutto

I consigli per gli utenti mobile

La guida per la sicurezza on line di McAfee fornisce inoltre alcuni consigli specifici per gli utenti di device mobili. Ad esempio, è auspicabile collegarsi al sito della propria banca o utilizzare l’applicazione apposita solo attraverso reti wireless protette. Non bisogna mai inviare informazioni sensibili su una rete wireless non protetta, come quelle di un albergo o un bar. Allo stesso modo, è meglio scaricare l’applicazione mobile della propria banca, in modo da poter essere sicuri di essere effettivamente sul sito della banca ogni volta che ci si collega e non su un sito contraffatto. Occorre poi installare una tecnologia antifurto ed effettuare il backup dei propri dati e magari anche configurare il dispositivo di blocco automatico dopo un determinato periodo di tempo.

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Le imprese: come sceglierle, valutarle, gestirlePer le banche è sempre più fondamentale un approccio al mercato del credito alle imprese approfondito e multidimensionale con una completa valutazione dei rischi, sia creditizi che commerciali, e delle opportunità di sviluppo della relazione. Le più recenti analisi e la visione di Crif

Secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, realizzato da Crif Decision Solutions in collaborazione con Nomisma, emergono alcuni dati incoraggianti per la qualità del credito delle piccole imprese. A fine 2010 si registrano tassi di insolvenza, grave e leggera, in flessione. Il tasso di sofferenza rimane in crescita di 1,6 punti percentuali rispetto a fine 2009, ma si prevede un progressivo calo. In questa direzione anche i valori dei tassi di decadimento sia a 180 che a 90 giorni (che misurano l’incidenza delle nuove posizioni in sofferenza creditizia), prima stabilizzatisi nell’arco dello scorso anno, in netta flessione a dicembre 2010 e in ulteriore calo nelle ultime rilevazioni di marzo 2011. Segnali di ripresa vengono anche dalle analisi sui tempi di pagamento delle imprese nei confronti dei propri fornitori aggiornate al 30 giugno scorso. L’ultimo studio Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nelle business information, evidenzia infatti come la puntualità nei pagamenti a livello nazionale sia migliorata rispetto al primo trimestre 2011, confermando il trend positivo individuato negli scorsi mesi. Nello specifico, a fine giugno 2011 il 42,98% delle imprese italiane ha saldato i fornitori entro i tempi prestabiliti, facendo registrare un miglioramento netto rispetto a fine 2010, quando solo il

37,5% del totale (il livello più basso dal 2007) risultava virtuoso.

Posizionamento consolidato

Gli investimenti costanti nell’implementazione quantitativa e qualitativa delle fonti informative sulle imprese e il suo rafforzamento delle competenze analitiche e di business rispetto alla gestione a 360° del credito alle imprese (dalle ditte individuali al segmento corporate) fanno di Crif un punto di riferimento privilegiato per conoscere le caratteristiche di affidabilità creditizia e commerciale delle imprese e l’andamento del mercato italiano in termini di domanda di credito e rischiosità, sia attraverso analisi dei trend che confronti di benchmark.“Per consolidare il nostro posizionamento – afferma Maria Ricucci, Marketing manager - su un segmento di clientela strategico per le aziende di credito come quello imprese, i passi più significativi compiuti da Crif nell’ultimo biennio sono stati prima l’acquisizione a giugno 2009 della filiale italiana di Dun & Bradstreet (D&B), il più importante attore a livello mondiale nel campo delle business information, con la nascita proprio della società specializzata Cribis D&B, e successivamente, a inizio 2010, l’avvio da parte di Crif di un’attività strutturata di

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emissione di rating ‘unsolicited’ su portafogli bancari di imprese corporate. Nell’ambito di tale attività i rating Crif si basano, oltreché sull’applicazione di rigorosi modelli quantitativi, anche sulle competenze e professionalità degli analisti del Dipartimento di Rating e degli organi che deliberano i rating stessi”.

Il patrimonio informativo

La valutazione e gestione delle imprese di Crif (Value 4 Business Credit) è oggi un unicum sullo scenario italiano in termini di informazioni creditizie e commerciali, robusti indicatori quantitativi, expertise analitica e sistemi e soluzioni in outsourcing. “Le aziende di credito - continua Ricucci - possono beneficiare di un patrimonio unico di informazioni, complete e affidabili, provenienti da molteplici fonti: Eurisc, il Sic di Crif, conta tra le proprie 78 milioni di posizioni di credito oltre 8 milioni di dati sulle imprese e tassi di significatività superiori al 90%, mentre Cribis iTRADE è il più ampio patrimonio informativo sui comportamenti di pagamento delle aziende italiane ed estere, con 26 milioni di esperienze di pagamento sul mercato italiano. Crif supporta inoltre gli istituti fornendo robusti indicatori quantitativi, fortemente predittivi dei fenomeni del rischio di insolvenza creditizia (tra i quali ad esempio Perform, il credit bureau score di Crif ) e della performance dei pagamenti delle imprese verso i propri fornitori (Cribis D&B Paydex), oltre a sistemi evoluti di antifrode per identificare le aziende ‘scam’ (Scam Company Alert)”.Crif mette a disposizione la conoscenza e le competenze di oltre 100 specialisti, che lavorano quotidianamente per arricchire l’enorme patrimonio informativo e valutare le imprese, e una rete di 170 periti altamente qualificata, certificata e specializzata sulla valutazione degli immobili business.Il CRIF Rating - l’opinione di CRIF sul merito creditizio di un’impresa sintetizzata in una classe di rating - è frutto di un’attività ventennale nella valutazione del rischio di credito e di costanti progetti di ricerca volti ad affinare nel tempo metodologie e criteri di analisi.

Spazio all’outsourcing

Crif supporta inoltre le esigenze operative e di business di banche e società finanziarie per la valutazione e il monitoraggio del profilo di rischio delle imprese sia grazie ai sistemi ingegnerizzati gestiti da Crif e facilmente accessibili dall’azienda di credito in outsourcing - come Sprint Business, il sistema per la valutazione e gestione delle richieste di finanziamento da parte delle

imprese - sia tramite la gestione delle attività non core attraverso i team dedicati di Crif Bpo per l’acquisizione bilanci (acquisizione ottica o cartacea dei bilanci di ditte individuali, società di persone e società di capitali) e l’anticipo Fatture (dall’inserimento delle fatture ai controlli di eleggibilità, proseguendo con i controlli sul ceduto, fino alla gestione delle distinte e contabilizzazione finale dei pagamento).“Oltre al supporto in fase di affidamento - conferma Ricucci - le soluzioni Crif coprono ogni fase della relazione con l’impresa grazie a evoluti servizi di monitoraggio delle imprese affidate, che forniscono alert tempestivi sulle variazioni del profilo di rischio creditizio e commerciale intervenute (Operational Risk Advisor - Full Monitor) e, per la fase di acquisizione e per il marketing, Crif offre alle aziende di credito Liste Imprese 3D, liste di imprese qualificate sulla base di una vista ‘tridimensionale’, che coniuga rischiosità creditizia, commerciale e propensione all’acquisto dei prodotti finanziari da parte degli esponenti dell’impresa”.

Per saperne di più sulle soluzioni Crif: [email protected].

Per consolidare il nostro posizionamento su un segmento di clientela strategico per le aziende di credito come quello imprese, i passi più significativi compiuti da Crif nell’ultimo biennio sono stati prima l’acquisizione a giugno 2009 della filiale italiana di Dun & Bradstreet (D&B), il più importante attore a livello mondiale nel campo delle business information, con la nascita proprio della società specializzata Cribis D&B, e successivamente, a inizio 2010, l’avvio da parte di Crif di un’attività strutturata di emissione di rating ‘unsolicited ’ su portafogli bancari di imprese corporate

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Il digitale che avanza nel retailPer consumatori e retailer il modello di retail “convergente”, basato su comunicazioni personalizzate e un utilizzo integrato e coerente dei canali a disposizione, risulta sempre più appetibile. Lo segnalano due studi a livello europeo commissionati da Ncr

Oggi i consumatori desiderano vivere esperienze d’acquisto sempre più personalizzate e multicanali. Allo stesso tempo, per i retailer, il cosiddetto C-tailing (Converged Retail - ovvero la convergenza tra i canali per veicolare messaggi coerenti ai consumatori) rappresenta un’ottima opportunità per soddisfare i clienti, passando da un modello business-to-consumer (B2C) a un modello consumer-to-business (C2B). E’ quanto emerge da due studi a livello europeo commissionati da Ncr, uno focalizzato sui consumatori (per comprenderne le aspettative e i canali di comunicazione e acquisto preferiti) e uno sui retailer, per valutarne l’affinità verso il C-Tailing. In Italia, ma in generale anche negli altri paesi europei coinvolti dalla ricerca, la percentuale degli acquisti è ancora fortemente sbilanciata verso negozi fisici (67% Italia, 65% Francia, 62% Germania e 57% Uk). Il 14% degli intervistati italiani ha dichiarato però di aver effettuato più del 50% dei propri acquisti on line nell’ultimo trimestre 2010. Nonostante in Italia meno di 1 intervistato su 5 abbia acquistato on line negli ultimi tre mesi, la frequenza di visite dei negozi on line è stata molto vicina a quella degli store fisici: 6 on line, 7 off line. Inoltre, i consumatori tendono a cercare informazioni on line anche prima di acquistare in uno store fisico, (63% in Italia). Ne consegue che la coerenza tra la comunicazione on e off line acquisisce sempre maggiore importanza. Ma soprattutto i consumatori ne tengono conto: se infatti in generale il 61% intervistati dei vari paesi europei afferma che di solito le informazioni sono abbastanza coerenti; solo 1 su 4 la ritiene sempre coerente. E questa percentuale in Italia scende al 12 per cento. “In Ncr, afferma Giovanni Bandi, amministratore delegato di Ncr Italia, crediamo che il futuro della relazione tra consumatore e retailer si chiami ‘C-tailing’ e si esprima attraverso la possibilità per il consumatore di poter scegliere la modalità di acquisto e di comunicazione preferite con il mondo retail. Questo significa fare tutto con comodità, ma

anche trovare gli stessi messaggi e promozioni ovunque. Le nostre soluzioni di C-tailing mirano proprio ad aiutare i retailer - attraverso software e servizi - a offrire un’esperienza coerente, semplice e trasparente”.

Le preferenze dei consumatori

La convergenza si conferma dunque un’opportunità per i retailer, in quanto permette di sfruttare al meglio le leve che spingono i consumatori ad acquistare in un determinato canale. In Italia, ma anche in Francia e Uk, sono le promozioni il principale driver degli acquisti in store fisici (rispettivamente 35%, 32% e 26%), mentre è la consegna gratuita uno dei principali aspetti considerati per gli acquisti on line in Italia (33%), Uk (28%) e Germania (31 per cento). Gli italiani si dimostrano particolarmente interessati anche all’opzione di ritirare in un punto fisico i beni e prodotti acquistati on line: il 38,5% degli intervistati sarebbe più orientato a fare acquisti on line se il retailer desse loro la possibilità di ritirare gli oggetti presso un punto fisico per non pagare le spese di spedizione.Più in generale, i consumatori sono sempre più alla ricerca di iniziative personalizzate. E questo appare evidente quando si va a indagare sul tipo di informazioni che i consumatori vorrebbero ricevere dai retailer: il 63,7% vorrebbe promozioni su prodotti che tipicamente acquista; il 54% sull’arrivo di nuovi prodotti e il 37% sui marchi preferiti. Un tipo di comunicazione oggi fortemente semplificato dalla possibilità di interagire con i propri clienti attraverso le tecnologie digitali. Per gli italiani, ma anche per gli europei, il canale preferito resta l’email (rispettivamente il 54% in Italia, 46% in Francia, 70% in Uk e 44% in Germania).Quasi il 90% dei retailer intervistati a livello europeo è consapevole del fatto che il nuovo modello C2B mette il consumatore nella condizione di poter decidere chi, dove, come, quando e perché e ne riconosce il potenziale: 3 su 4 confermano che metterla in atto ha avuto un’elevata importanza per la propria azienda. Inoltre, il 65% dei retailer ha messo in evidenza che i clienti che usano la multicanalità sono i più preziosi.

Il futuro dei retailer

Infine, considerando le previsioni per il futuro dei retailer in Italia, non stupisce il fatto che il 63% dei consumatori intervistati intende aumentare gli acquisti attraverso il Pc nel 2011, ma il 42% vorrebbe anche utilizzare di più i terminali di self-checkout che si confermano tra le innovazioni preferite all’interno del punto vendita, come conferma il 35% del campione. Anche le tecnologie di self-scanning e self-checkout mobile tra le corsie trovano gradimento da parte del 34% degli intervistati.Gli stessi retailer riconoscono i vantaggi delle tecnologie self-service e l’82% del campione europeo ritiene che aiutino ad accrescere la fidelizzazione del cliente, mentre per il 76% rappresentano uno elemento di differenziazione nel proprio segmento di mercato.

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Giovanni Bandi, amministratore delegato di Ncr Italia

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Assicurazioni? Ci vuole “care” Nuovo approccio al mercato da parte dei professionisti di Care Financial, specializzati nell’analisi del gap pensionistico. Al cliente attento e preoccupato per il suo futuro, la società risponde con dati concreti e polizze ad hoc

I player del mercato assicurativo, se interpellati, lamentano difficoltà e criticità legate alla congiuntura, al momento economico sfavorevole e così via. Per avere impressioni positive occorre scambiare due chiacchiere con Claudio Boso, amministratore delegato di Care Financial, società a capo della divisione assicurativa del gruppo Care Holding. La struttura è nata nel 2010, con l’obiettivo di fornire consulenza nel settore previdenziale e assicurativo. Completamente diverso rispetto al solito – dunque all’agenzia territoriale che vende polizze – è il modello di business di Care Financial, che in un periodo di difficoltà per il mercato assicurativo cresce di mese in mese sia per quanto attiene il fatturato che il reclutamento delle risorse. “Care Financial non fornisce consulenza a chi si reca in agenzia. Considerato che il cliente è sempre più attento e preparato, abbiamo pensato di strutturare una consulenza one to one, da svolgersi presso il domicilio del potenziale cliente. Gli appuntamenti vengono presi

attraverso la rete di conoscenze degli agenti. Durante il primo incontro vengono acquisite le informazioni per il calcolo dell’analisi previdenziale e del gap pensionistico, ossia la differenza tra quello che il soggetto dovrebbe guadagnare e quanto percepirà dallo Stato”. Non va dimenticato che, secondo calcoli effettuati da Assoprevidenza, chi va in pensione oggi può avere un assegno mensile pari, nell’ipotesi ottimale, all’80% del proprio stipendio. Un trentenne che comincia a lavorare in questi tempi avrà, con una carriera piatta, il 30-40% dell’ultimo stipendio, percentuale che sale al 50-55% se invece sale di grado. L’analisi del gap pensionistico viene consegnata durante un secondo colloquio di consulenza. Lo stesso servizio è proponibile anche in tempo reale, attraverso un’interfaccia web, e consente di generare un report personalizzato in pochi minuti. Questo modello – che arriva poi a proporre le giuste soluzioni previdenziali e assicurative – piace molto alla clientela. “Il fatto è che si presenta in maniera certa alle persone quanto il loro tenore di vita si dovrà modificare a causa delle pensioni esigue. Gioco forza, commenta Boso, l’adozione della polizza è la soluzione in grado di risolvere il problema”.

Dal risparmio alla tutela legale

Il portafoglio di Care Financial comprende polizze che sono state costruite con importanti partner assicurativi: Ergo Previdenza (che ha costruito una polizza ad hoc, PianifiCare, per rispondere ai bisogni previdenziali), Ergo Assicurazioni (per le polizze ramo danni), Genial+ (per le coperture nel settore Motor) e Das (per le polizze tutela legale).Come detto la società opera a livello nazionale, con la collaborazione di circa 200 persone. “Tre anni sono stati impiegati per la definizione della struttura di Care Financial. Un mercato così competitivo richiede professionisti preparati, in grado di rispondere con competenza alle richieste dei clienti. Ecco perché è così importante il primo colloquio con i potenziali sottoscrittori: insieme riusciamo a sviscerare le possibilità di risparmio, per creare un portafoglio che duri nel tempo, e che venga portato a termine”. Tre le figure professionali che agiscono sul mercato per conto di Care Financial: i financial planner, consulenti addetti al risparmio e specializzati nella rilevazione del gap pensionistico; i consulenti globali della divisione Professional, che hanno un ampio portafoglio di prodotti per tutelare qualsiasi bene o bisogno assicurativo-finanziario; agenti e subagenti portafogliati già presenti sul mercato, con o senza una loro agenzia, ai quali Care Financial offre una serie di servizi centralizzati per permettere loro di concentrarsi esclusivamente sul business.

Claudio Boso, amministratore delegato di Care Financial

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Oggi in Italia esiste una vera e propria emergenza assicurativa che va di pari passo con l’emergenza economica. Si tratta di un gap di protezione di famiglie e imprese, ma anche dello Stato, che ricerca una gestione sostenibile del welfare. Tale scenario, ha sottolineato Accenture nel corso della decima edizione dell’Insurance Day che ha riunito a Milano i principali esponenti del mondo assicurativo italiano, può tuttavia tradursi in un potenziale mercato di premi assicurativi stimabile in 90 miliardi di euro all’anno (elaborazione Accenture su dati Ania, Istat, Covip e Ocse). Tale potenziale potrebbe compensare le spese impreviste per famiglia (circa 1.500 euro la spesa annua media) e per le imprese oltreché una più efficiente gestione del welfare (pensioni, sanità, sicurezza).In sostanza, secondo l’analisi di Accenture, emerge in tutti i segmenti della clientela una necessità di protezione che è favorita dall’attuale contesto macroeconomico. Si tratta però di un bisogno che il sistema assicurativo potrebbe efficacemente intercettare. Basti pensare ad esempio alla previdenza integrativa, non ancora sufficientemente sviluppata (le adesioni sono ferme al 23% dei lavoratori rispetto ad una media europea del 40%), oppure alle spese sanitarie sostenute di tasca propria dai cittadini, che sono oltre l’80% della spesa sanitaria privata (meno del 70% in mercati similari in Europa), oppure ancora al basso livello di protezione di un bene-rifugio come la casa (in Italia sono meno de 30% le famiglie assicurate rispetto a oltre 70% della media europea). Del resto, aggiunge Accenture, la protezione della persona e del suo reddito è utilizzata solo dal 14% delle famiglie (oltre il 40% la media europea),

L’Italia e l’emergenza assicurativa Secondo Accenture, esiste un bisogno di protezione inespresso e crescente nel nostro Paese stimabile in circa 90 miliardi di euro l’anno di premi assicurativi e risparmi per famiglie, imprese e Stato

Il mercato: nel 2011 non c’è il traino del business Vita

Il mercato assicurativo italiano (elaborazione Accenture su dati Ania) proviene da un biennio 2008-2010 di crescita sotto il profilo dei volumi intermediati (Cagr pari a circa il 17%). Ciò si deve alla spinta propulsiva dei ramo vita (+28,5%) capace, nel periodo di “incertezza” e con il forte contributo del canale bancario, di intercettare i flussi finan-ziari delle famiglie. Più problematica, invece, è stata la situazione sotto il profilo della redditività che, per due anni, è stata negativa (risultato di esercizio del settore negativo per quasi 2 miliardi di euro nel 2008 e di 726 milioni nel 2010) per via sia di problemi sotto il profilo tecnico (CoR Danni stabilmente sopra quota 100 nel biennio 2009-10, boom dei riscatti vita nel 2008) che per l’impatto della gestione finanziaria durante la crisi.Per quanto riguarda l’anno in corso, i dati del primo semestre mostrano un’inversione di tendenza. Il tradizionale motore di crescita del mercato assicurativo, il business Vita, sembra infatti essersi arrestato (-31,1% nella nuova pro-duzione vita nei primi sette mesi del 2011 rispetto all’omologo periodo dello scorso anno), mentre il business Danni conferma l’impossibilità di trainare le dinamiche del mercato, seppur in moderata crescita grazie alla spinta degli adeguamenti tariffari sull’auto e con una gestione tecnica in miglioramento (-3,3 p.p. nel combined ratio rispetto al primo semestre 2010 con il ritorno sotto “quota 100”, considerando un panel di primari operatori del settore). “E’ presumibile aspettarsi che questa ulteriore crisi potrà avere per il 2011 un impatto aggravante a livello di redditi-vità, spiega Poggi, per esempio a causa di svalutazioni sui titoli di Stato di paesi a rischio in portafoglio e dei possibili riscatti massivi dei clienti Vita. Sono invece da capire gli sviluppi in termini di volumi intermediati. La situazione è difficile ma lo sarà ancor di più se nulla sarà fatto”.

Andrea Poggi, executive partner e responsabile consulenza strategica di Accenture

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mentre la protezione delle imprese, in particolare le Pmi, coperte mediamente per solo un terzo dei rischi effettivamente sostenuti (il rapporto premi corporate/Pil in Italia è pari allo 0,9% rispetto all’1,5% in altri mercati).“Le condizioni sono tutte presenti perché le assicurazioni svolgano anche in Italia un ruolo centrale a difesa di cittadini, imprese e Stato, afferma Andrea Poggi, executive partner e responsabile consulenza strategica di Accenture; esiste da parte delle famiglie e delle imprese un forte bisogno di protezione dai rischi e riduzione degli esborsi imprevisti che le assicurazioni possono soddisfare. Anche a livello pubblico, conclude Poggi, è presente una maggiore urgenza per ottimizzare il sistema di welfare garantendo sicurezza sociale e sostegno allo sviluppo”.

Il compito delle compagnie

Secondo Accenture il sistema assicurativo italiano dovrebbe contribuire a soddisfare diversamente il bisogno di protezione urgente riducendo sprechi e rischi. Un obiettivo realizzabile attraverso azioni industriali sulle tradizionali leve del business assicurativo, agendo ad esempio sull’evoluzione del modello distributivo e attraverso l’offerta di soluzioni facili da comprendere, modulari e standardizzate, per i più ampi segmenti di clientela, nonché attraverso il miglioramento del servizio al cliente. In effetti, come indica anche l’ultima analisi di Accenture sulla Customer Experience (Osservatorio Customer Experience 2010-2011, dati Accenture-Gpf), la relazione tra clienti e assicurazioni risulta essere un’area di intervento prioritaria, visto che viene attualmente percepita dai clienti come “fredda” (solo il 15,7% sente “vicina” la propria compagnia assicurativa) e poco frequente (il 74% dei clienti non è stato contattato nel

corso dell’ultimo anno per nuove proposte commerciali), oltre a essere basata esclusivamente sull’intermediazione fisica. “Lo sviluppo dell’assetto distributivo, afferma Poggi, è un elemento centrale da cui deve passare l’azione del settore assicurativo. Un’evoluzione basata su una comunione di intenti tra gli attori di riferimento del settore finanziario, gli agenti e la bancassurance, nel rispetto dei reciproci ambiti di azione, volta a sviluppare una rete distributiva formata, motivata, proattiva e capace di ‘muovere verso’ cittadini/imprese per ‘sbloccare’ i bisogni inespressi. Una rete assicurativa in cui gli agenti rimangono centrali superando le difficoltà operative e commerciali attuali sottoscrivendo un patto con le compagnie, un manifesto programmatico e condiviso di azioni di emergenza e di piani di sviluppo, e in cui il mondo bancario e postale può giocare un ruolo da co-protagonista, valorizzando la frequenza di contatto e il rapporto di fiducia con cittadini e imprese. Una sinergia della quale potrebbero beneficiare non solo i due attori in campo ma anche il sistema Paese nel suo complesso”.

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La chiave della Customer ExperiencePer le aziende italiane, sottolinea una indagine di Nielsen promossa da Adobe Systems Italia, la possibilità di offrire esperienze digitali coinvolgenti è sempre più importante, e il loro impatto sui risultati di business inizia a essere rilevante. Il settore più avanzato è quello di Banche e Assicurazioni

Le aziende italiane sono perfettamente consapevoli dell’importanza per il proprio business di esperienze digitali coinvolgenti. E’ quanto emerge dall’indagine“Customer Experience: scenario e prospettive di aziende e utenti” realizzata da Nielsen e promossa da Adobe Systems Italia. Lo studio delinea inoltre la percezione degli utenti italiani sulle attuali esperienze digitali in termini di coinvolgimento, vantaggi e criticità, evidenziando in particolare l’attuale stato dell’arte nei tre mercati verticali di riferimento: Bancario/Assicurativo, Pubblica Amministrazione e Grande Distribuzione.La ricerca mette dunque in evidenza che i professionisti attivi nelle principali aziende italiane considerano molto rilevante per il business aziendale (88%) una strategia che mette al centro la Customer Experience, ovvero un approccio in grado di trasformare l’interazione digitale con il cliente in un’esperienza coinvolgente, efficace e altamente soddisfacente. Allo stesso tempo, il 72% ritiene che la sua adozione in azienda sia ancora bassa. Nonostante il 50% dei professionisti intervistati dichiari infatti di adottare strumenti web, social e mobile per relazionarsi con i propri clienti e riconosca (86%) l’impatto della qualità dalla customer experience sui risultati di business, si registra una carenza generalizzata nella gestione della multicanalità al fine di offrire un reale valore aggiunto ai clienti in termini di accessibilità e disponibilità sempre e ovunque e di capacità di soddisfare specifiche esigenze.

Le motivazioni delle esperienze digitali

Il punto di vista degli utenti italiani dimostra quanto effettivamente il livello di adozione di un approccio

multicanale orientato a un’esperienza coinvolgente sia riconosciuto ma non completamente applicato nelle aziende. Nell’attuale scenario l’accessibilità sempre e ovunque guida la classifica delle motivazioni delle esperienze digitali da pc e mobile (47%), insieme a immediatezza e facilità di utilizzo (47%), ricchezza di servizi e contenuti (41%) e risparmio di tempo e risorse (37%). Il 56% di esperienze digitali sono dichiarate positive ma non estremamente coinvolgenti e capaci di garantire un reale contatto con aziende e altri utenti (solamente l’11% si definisce entusiasta) e le abitudini di fruizione dei canali digitali si rivelano frequenti ma strettamente operative: l’80% cerca informazioni, oltre il 60% accede a servizi di propria utilità e quasi il 60% acquista online. In particolare, siti e applicazioni del mondo Banche e Assicurazioni risultano essere più visitati e utilizzati in Italia con valutazione positiva (82,5%) e con abitudini strettamente operative e funzionali alle proprie esigenze (il 66% effettua operazioni di home banking, il 54% utilizza servizi online e il 49% controlla le spese della carta di credito). I settori della Pubblica Amministrazione e della Grande Distribuzione appaiono invece più “emergenziali” e la fruizione è motivata da scopi informativi (il 71% cerca informazioni su siti e app della Pa e il 74% su quelli della Gdo). Da sottolineare infine un importante fattore comune a tutti e tre i settori, ossia la rilevanza dell’accesso in mobilità, che negli utenti “ibridi” (ovvero coloro che utilizzano sia pc sia dispositivi mobili) accresce l’utilizzo dei servizi e il livello di interazione e approfondimento, e di conseguenza anche la percezione del livello di soddisfazione e coinvolgimento.

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Il 2010 ha fatto segnare un incremento dei volumi transati con carte di credito nel nostro Paese, sia in numero che in valore delle operazioni. I titolari, sottolinea la nona edizione dell’Osservatorio sulle Carte di Credito realizzato da Assofin, Crif Decision Solutions e GfK Eurisko, hanno proseguito peraltro nel processo di razionalizzazione del parco carte di credito in circolazione - diminuite del -3,3% e ritornate sui valori del 2008 (33,86 milioni) - confermato anche dalla contrazione di quelle attive (-6,7% rispetto al 2009). Al contrario, è ripresa l’espansione delle carte di debito, laddove il numero di quelle in circolazione è tornato a crescere (+9,2%) dopo la diminuzione registrata nel 2009.Per quanto riguarda le carte di credito, il numero delle transazioni effettuate nel 2010 ha sfiorato i 590 milioni (+5,1% rispetto all’anno precedente) mentre il valore totale delle transazioni è aumentato del 3,7%, per un totale di circa 57 miliardi di euro. Il valore medio di ogni singola transazione si è attestato intorno ai 97 euro, contro i 98 euro del 2009, a conferma del trend che vede crescere le operazioni di importo più contenuto, nella logica di un uso della carta sempre più legato alla quotidianità degli acquisti. Le operazioni effettuate con carte di debito invece sono aumentate di circa l’1% per un valore superiore ai 63 miliardi di euro, mentre l’importo medio delle transazioni è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2009 (69 euro contro 68,9).

L’effetto della congiuntura sfavorevole

Continua a crescere la diffusione delle carte prepagate, seppure a ritmi meno sostenuti rispetto agli anni passati (+16,3% nel 2010 contro il +29,5% del 2009). La diffusione di queste carte si accompagna anche a una crescita dei volumi transati, in termini sia di numero operazioni (+31,4%) sia di valore transato (+41,6 per cento).Il settore delle carte rateali/opzione continua invece nel suo trend negativo, facendo registrare un calo delle erogazioni del 5,4% nel 2010 a cui fa seguito un ulteriore -1,2% nel primo semestre 2011. Il periodo di difficoltà economica ha infatti inciso sull’atteggiamento dei consumatori italiani, che è diventato maggiormente prudente nei confronti di tutte le forme di finanziamento dei consumi. Dal lato dell’offerta, l’intensificarsi delle politiche di emissione più selettive da parte degli operatori a seguito delle nuove indicazioni legislative ha prodotto un ulteriore ridimensionamento delle nuove carte emesse (-61%) e di conseguenza una diminuzione del numero di carte rateali/opzione in circolazione (-8,6% a fine 2010). Si rafforza comunque la preferenza per le carte opzione, caratterizzate da maggiore flessibilità: il 75% delle transazioni effettuate nel 2010 con questa categoria

di carte risulta infatti attribuibile alle carte multifunzione, che mantengono una variazione positiva dei flussi transati (+5,3%), mentre le carte rateali pure risultano in calo (-25 per cento).

Domanda stabile

Secondo l’Osservatorio, a maggio 2011 il tasso di diffusione territoriale delle carte mostra una sostanziale stabilità rispetto allo stesso periodo del 2010. Quello delle carte a saldo risulta maggiore in Lombardia (23,07% del totale nazionale), Lazio (11,74%) e Veneto (9,64%), mentre quello delle carte rateali conferma il primato della Lombardia (14,77% del totale nazionale) seguita dalla Sicilia (11,00%) e dal Lazio (10,72 per cento). Con riferimento alla rischiosità delle carte di credito si riscontra a maggio 2011 un tasso di sofferenza per le carte a saldo pari all’1,96%, in diminuzione rispetto ai valori registrati nel 2010 (2,43%); quello delle carte rateali è invece pari al 7,79%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al 2010. “La dinamica della domanda risulta essere sostanzialmente stabile, dice il rapporto, con una quota e un profilo di titolari di carta di credito pressoché invariati rispetto allo scorso anno, concentrati soprattutto sui segmenti più elitari e di maggiore solidità economica. Questo posizionamento potrebbe essere favorito dalle stesse politiche di collocamento dello strumento - ancora legate a logiche di selezione della clientela da parte dell’offerta - che tendono a privilegiare individui con una certa solidità finanziaria. Questa strategia cautelativa, associata a una congiuntura economica sfavorevole, sembra ridurre le possibilità di ingresso nel mercato di quei segmenti della popolazione dotati di buone potenzialità di crescita ma con risorse finanziarie ancora in fase di formazione”.

Carte di pagamento: sempre più prepagate e meno rateali La nona edizione dell’Osservatorio sulle Carte di Credito realizzato da Assofin, Crif Decision Solutions e GfK Eurisko evidenzia inoltre il calo nel 2010 del numero di carte di credito nel nostro Paese (-3,3%), mentre torna a crescere quello delle carte di debito (+9,2 per cento)

Il periodo di difficoltà economica ha inciso sull’atteggiamento dei consumatori italiani, che è diventato maggiormente prudente nei confronti di tutte le forme di finanziamento dei consumi

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La customer centricity nelle compagnieLe compagnie di assicurazione che hanno partecipato al workshop CeTIF “Innovazione nelle strategie commerciali per la compagnia cliente-centrica” hanno delineato due strategie di intervento per avvicinarsi al cliente: c’è chi sceglie di agire direttamente sul prodotto e chi preferisce puntare al potenziamento del canale

In una società che si trasforma vorticosamente le compagnie di assicurazione devono saper stare al passo con i tempi cambiando ed evolvendo il loro rapporto con i clienti. “Sia le compagnie sia gli agenti devono essere sociologi e saper interpretare la società e le sue evoluzioni” ha affermato Antonello Cattani, direttore vommerciale di Cattolica Assicurazioni, in occasione dell’ultimo workshop CeTIF “Innovazione nelle strategie commerciali per la compagnia cliente-centrica” che si è svolto lo scorso 21 settembre presso l’Università Cattolica di Milano.Come descritto anche all’interno delle ricerche condotte da CeTIF, le compagnie sono consapevoli dell’importanza di un approccio customer centric; per questo è in atto ormai da anni, all’interno del settore assicurativo e di tutto il mercato, la tendenza a progettare prodotti e servizi assicurativi che pongono sempre più al centro il cliente, innovando quindi sia il modello di servizio che il modello operativo. Nel mercato attuale, caratterizzato da una forte competitività, il fattore differenziante per le compagnie di assicurazione non sta tanto nella convinzione dell’importanza di un approccio cliente-centrico, quanto piuttosto nelle azioni che le compagnie scelgono di realizzare per avvicinarsi al cliente. Come illustrato da Marco Boni, chief Marketing officer Zurich Insurance Company, oggi “la customer centricity non può rimanere un concetto legato al buon senso, ma bisogna considerare anche gli impatti analitici a livello di valore aziendale”. Mettere al centro il cliente, cercando di andare incontro ai suoi bisogni e generare soddisfazione, ha un ritorno diretto anche in termini economici. Zurich Assicurazioni è convinta che un buon monitoraggio della soddisfazione del cliente permetta di capire dove agire a livello aziendale e per questo si avvale della teoria della “customer based view” che aiuta a collegare la soddisfazione del cliente al valore dell’impresa e, a partire da qui, a capire su quali leve aziendali intervenire.

Due strategie possibili

In sostanza, le compagnie di assicurazione che hanno partecipato al convegno hanno delineato due forti strategie di intervento per avvicinarsi al cliente: c’è chi sceglie di agire direttamente sul prodotto e chi preferisce puntare al potenziamento del canale. La prima strategia è quella intrapresa da compagnie come Sara Assicurazioni, che mira alla realizzazione di prodotti assicurativi “su misura” per le esigenze del cliente che tengano conto ad esempio di differenze tra low user e high user.Altre compagnie optano invece per il potenziamento del canale (agente, call center, web, mobile, banca e broker);

come illustrato anche da recenti ricerche del CeTIF, la possibilità di erogare servizi attraverso la multicanalità può essere un elemento che avvicina il cliente alla compagnia e garantisce continuità del contatto in un business, come quello assicurativo, in cui generalmente le compagnie hanno con il cliente un contatto sporadico. Secondo Cattolica Assicurazioni, il canale agenziale è il più redditizio e vale quindi la pena investire sul capitale umano mettendo a disposizione degli agenti i più moderni strumenti tecnologici. La chiave di una compagnia davvero cliente-centrica sta, prosegue Cattani di Cattolica Assicurazioni, nella creazione di un’agenzia agente-centrica. L’elemento portante in questa prospettiva è il lato umano della compagnia, la presenza fisica di un interlocutore che possa fornire informazioni complete al cliente e proporre prodotti sempre più personalizzati; una figura che sappia, in altre parole, riprendere quell’elemento di prossimità che rischierebbe di perdersi in una società sempre più virtuale.

Gli agenti al centro

Anche Sandro Scapellato, responsabile commerciale di Helvetia Assicurazioni e amministratore delegato di Padana Assicurazioni, ha ribadito l’importanza del ruolo degli agenti; il gruppo ha deciso di valorizzare la rete agenziale ponendosi come obiettivi principali quelli di investire sulla propria rete puntando sul valore aggiunto del ruolo degli intermediari, monitorare la relazione tra agente e compagnia ed affermarsi come interlocutore affidabile per l’intemediario chiamato a diventare problem solver. Nel corso della giornata è intervenuto anche Carlo Sperandeo, consigliere Uea, che ha ribadito che agente e compagnia di assicurazione devono agire ed essere percepite dal cliente come un corpo unico: solo in questo modo si può creare valore per il cliente. La parola chiave è integrazione, che va realizzata in tutti i livelli a partire dalle informazioni sui clienti che vanno raccolte, aggiornate e protette perché da queste dipende la conoscenza dei consumatori e dei loro bisogni e la capacità di gestire entrambi. Si crea così valore aggiunto tanto per la compagnia quanto per gli assicuratori: una conoscenza integrata permette di diminuire i costi (ad esempio i costi di contatto con il cliente), raggiungere tutti i potenziali clienti con costi contenuti e marketing mirato e di implementare facilmente nuove sedi distaccate autonome e indipendenti.

A cura del gruppo di ricerca CeTIF - Serena Piccirillo

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16-09-2010 10:01:48

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Speciale

Dal caos alla semplicitàIl percorso verso i pagamenti “mobile” parte da lontano, sottolinea Paolo Gatelli del CeTIF, e riguarda l’intero settore dei pagamenti retail. Si tratta di un ambito ampio nel quale numerosi player chiedono di recitare parti da protagonista, così come il contante e le abitudini dei consumatori. Ma non sempre sono in sintonia

E’ inutile affrontare le nuove sfide tecnologiche o provare a capire come mai il pagamento contactless non si stia diffondendo rapidamente se non si indaga ciò che sta sotto, se non si riflette sullo stato dell’arte dei sistemi di pagamento nel loro complesso, e non si studia come i diversi attori potranno posizionarsi in scena per servire un cliente che chiede nuovi servizi. Paolo Gatelli, research manager del CeTIF - Centro di ricerca su Tecnologie Innovazione e servizi Finanziari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – che ha il compito di indagare con un approccio business le tematiche di cui sopra, individua una serie di trend che potrebbero agevolare nuove forme di pagamento, tra cui quella via mobile. “Innanzitutto l’introduzione della normativa Psd (Payments Service Directive, ndr) ha indotto gli attori del mercato ‘passati, presenti e futuri’ a operare riflessioni strategiche in merito al ruolo che essi potrebbero svolgere, attraverso anche un riposizionamento parziale o totale, all’interno della catena del valore del pagamento. Inoltre l’estesa diffusione dei cellulari in Italia abilita certamente sempre più l’uso composito del device, che viene percepito non solo come uno strumento per comunicare, ma come un vero e proprio status symbol con cui ciascuno di noi vive e si interfaccia ogni giorno per attività anche diverse dalla semplice comunicazione”. Attualmente, però, i dati affermano che i pagamenti tramite mobile non garantiscono un alto livello di revenue, se ci si basa solo sulle singole commissioni: “Essendo le transazioni di importo limitato, potrebbero esserci perplessità da parte di chi presidia questo processo. Per ovviare a questo problema, sembrerebbe farsi strada l’idea delle partnership fra i diversi attori, secondo cui coloro che sono potenzialmente coinvolti nelle nuove forme e servizi di pagamento (Gdo, Telco, banche, ecc.) potrebbero trovare accordi per presidiare alcune o tutte le differenti parti della catena del valore del pagamento”. Si parlava dei player non sempre in sintonia tra loro dal punto di vista del business, e ancora indecisi se mettere insieme le forze. In effetti, questo mercato coinvolge istituti finanziari, fornitori di tecnologia, fornitori di infrastruttura e architettura applicativa, di periferiche e device, le Telco, la grande distribuzione organizzata, i circuiti di pagamento. “Ciascuno di essi, spiega Gatelli, stante la posizione che presidia attualmente deve riguardare al futuro dei pagamenti con un preciso obiettivo. Vediamo alcuni esempi: le banche potrebbero ricoprire il ruolo di canale distributivo mantenendo la posizione competitiva attuale di erogatori di servizi di pagamento, stabilendo partnership con attori che presidino le aree più innovative, per esempio, della ‘payment initiation’, l’atto della disposizione di pagamento da parte del cliente. I fornitori di tecnologia sono invece chiamati a definire standard per la fruizione e l’utilizzo di nuovi servizi erogati tramite carta o mobile. Lo stesso discorso vale per le Telco, che possono sviluppare

strategie per veicolare il pagamento attraverso l’ampio bacino di utenza che le caratterizza e diventare esse stesse un canale di pagamento alternativo”. Insieme, banche, Telco e circuiti potranno integrare maggiormente il servizio offerto, ampliandolo. In sintesi, il mercato va verso partnership sempre più strette che consentano a tutti di generare profitti.

Sociologia degli oggetti “carta” e “cellulare”

Gli elementi di business convergente fra i diversi attori sul mercato non sono comunque sufficienti per capire come evolveranno i sistemi di pagamento in Italia. Mancano i fattori culturali. “Sono infatti gli utenti, in libertà, precisa Gatelli, che decidono se utilizzare un certo servizio perché rispondente al giusto contesto, situazione e condizione”. Per esempio, il pagamento di un pedaggio o di un bene di basso importo deve avvenire nel modo più rapido possibile; al contrario, nel pagamento di una somma ingente, la velocità non costituisce un fattore significativo, ma intervengono altri fattori discriminanti, come la sicurezza percepita rispetto allo strumento utilizzato. L’importanza del contesto è ancor più sentita quando si parla di pagamenti elettronici o mobile: in questo caso entrano in gioco fattori quali la socialità e la modalità di utilizzo dello strumento. Per quanto riguarda il primo aspetto, carte e cellulari rappresentano sempre più spesso

Paolo Gatelli, research manager del CeTIF

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simboli di appartenenza a un gruppo (carte fedeltà o celebrative di eventi, telefoni riconducibili a marchi della moda o a film) e il loro utilizzo esula le funzionalità di base per il quale sono stati inizialmente concepiti, diventando elemento distintivo da un punto di vista sociale. Non va dimenticato poi che la carta, utilizzata in contesti sempre più svariati, è diventata veicolo per contenuti diversi dalla liquidità (punti fedeltà, informazioni personali, denaro virtuale, ecc.), mentre il telefono cellulare è sempre più spesso una consolle multimediale miniaturizzata. Gli oggetti sono andati oltre il loro significato d’uso originario.Come avere allora successo con l’abbinamento sim-carta prepagata o più genericamente con il pagamento mobile? Replicando il rapporto elettivo che i due strumenti hanno nel tempo instaurato col consumatore. Che non desidera cambiare abitudini. “In altre parole, l’utilizzo dello strumento cellulare come dispositivo di pagamento dovrebbe mantenere le stesse caratteristiche d’uso che contraddistinguono l’invio di sms e le telefonate: interattività limitata alla pressione di pochi tasti e disponibilità ‘in movimento’; i servizi innovativi nel mondo carte, per esempio il pagamento contactless, dovrebbero prendere in considerazione le modalità con cui il pagamento tramite carta è effettuato in modo tradizionale, per esempio fornendo le stesse caratteristiche di affidabilità”.

Remoto o di prossimità

Un solo strumento per offrire al cliente più modalità per compiere la transazione, verso l’integrazione spinta dei device. È questo il futuro, secondo le ricerche compiute dal CetTIF. Un futuro che viene garantito anche dai nuovi strumenti che utilizzano tecnologie contactless,

presenti su un numero limitato di cellulari e carte di nuova generazione, impiegate attualmente in applicazioni come carte di identificazione, carte di pagamento e tessere per l’utilizzo di sistemi di bigliettazione elettronica nel trasporto pubblico locale. La fantasia, nell’ambito delle possibili applicazioni rese disponibili agli utenti, è già oggi infinita. La tecnologia è in grado di proporre il portafoglio elettronico, gli strumenti per la certificazione dell’identità, come la carta per i servizi. Le tipologie di acquisto possono essere tracciate; i prodotti e servizi multimediali possono essere pagati con carte prepagate. E poi ancora le ricariche, i pagamenti rateali, i punti fedeltà, i concorsi a premi, il peer-to-peer anche per transazioni in denaro, il ticketing.“Al momento, conclude Gatelli,- non esiste la possibilità reale di gestire l’intero numero di applicazioni attraverso un unico strumento. Questo è la principale criticità che a oggi limita, da un punto di vista tecnologico, l’offerta di strumenti e forme di pagamento alternative se non attraverso molteplici dispositivi, anche di uguale tipologia, per esempio il possesso di una singola carta di fedeltà per ogni punto vendita a essa convenzionato. In realtà i fattori esterni (normativa, mercato, fattori socio-culturali ed evoluzione tecnologica) spingono nella direzione opposta, ovvero la possibilità di utilizzare il medesimo strumento in diversi ambiti di applicazione. Come uscirne? Iniziando a pensare a un ‘multioperator environment’, ossia un ambiente tecnologico-applicativo in grado di supportare e integrare la gestione di servizi offerti da diversi operatori che lasci libero il consumatore di portarsi appresso un unico device per ogni servizio di cui vuole usufruire. In tal senso, i mercati digitali e le cosiddette ‘app’, sviluppate sempre più spesso da soggetti diversi rispetto a quelli che commercializzano il device, hanno già tracciato in parte la strada”.

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Speciale Mobile payments

Nelle prossime pagine le testimonianze di:

• Paolo Gatelli, research manager del CeTIF

• Stefania Gentile, responsabile Carte di Pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo

• Bruno De Giovanni, responsabile commerciale Prodotti MasterCard per l’area Centro-Europa

• Geronimo Emili, ideatore dell’iniziativa No Cash Day

• Riccardo Giordani, responsabile Marketing Vas di PosteMobile

• Davide Steffanini, direttore generale Italia di Visa Europe

• Gianluigi Rocca, head of Product Development della divisione Financial Institutions di Sia

• Luciano Cavazzana, amministratore delegato di Ingenico Italia

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Speciale

Tap and Go: appoggi, paghi e non ci pensi piùIntesa Sanpaolo non intende lasciarsi sfuggire le opportunità del mercato dei pagamenti mobili. Da mesi è in fase di studio un progetto ambizioso sia in ambito proximity che in ambito remote

Intesa Sanpaolo crede nella diffusione della tecnologia contactless, sia lato issuing sia lato acquiring. Sul mercato sono già presenti oltre 2mila Pos contactless, concentrati prevalentemente a Milano, mentre le carte SuperFlash della banca sono contactless da tempo su tutto il territorio nazionale. È la cultura del “tap and go” che si diffonde, e che probabilmente troverà anche nel telefonino Nfc un appoggio valido. L’impegno di Intesa Sanpaolo in ambito mobile è forte, e viene condiviso con numerosi player (circuiti di pagamento, operatori Telco), mentre con altri sono avviati contatti per eventuali partnership strategiche.Va da sé che un istituto bancario non può farsi trovare in fase “attendista”; ecco perché l’impegno su più fronti, e di ampio respiro temporale. “Il prossimo triennio, spiega Stefania Gentile, responsabile Carte di Pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo, sarà estremamente interessante in termini di diffusione di nuove tecnologie, come l’avvio della commercializzazione dei telefonini Nfc, in termini di evoluzione delle abitudini di acquisto, come l’affermazione delle nuove customer experience per acquisti in mobilità, e in termini di partnership tra player di diversi mercati, tra cui Telco e banche. Sarà interessante vedere quale sarà lo strumento di pagamento vincente in Italia tra carta e telefonino e se l’uso del contante sarà progressivamente ridotto”.

La missione delle Telco

Nei confronti di un più marcato utilizzo del cellulare, che dovrà essere caldeggiato, da parte degli italiani come sistema di pagamento, Gentile precisa che sarà importante il ruolo in termini di comunicazione svolto dai vari operatori. “Le Telco da questo punto di vista saranno probabilmente centrali, come lo sono state in passato nel comunicare nuove customer experience. Per esempio, la

ricarica delle sim telefoniche ha condizionato la ricarica delle carte prepagate. Sarà poi importante il ruolo dei merchant (meno gestione del contante e più servizi a valore aggiunto: geolocalizzazione e-couponing, loyalty ecc.) Saranno infine fondamentali la semplicità della customer experience nell’acquisto e la sicurezza”.Proprio la customer experience viene chiamata in causa nel momento in cui si valutano i motivi legati all’uso del mobile remote payment solo per limitati scopi. “L’acquisto remoto in mobilità deve essere facile e non può richiedere, ad esempio, l’inserimento sul telefonino delle stesse informazioni che oggi sono necessarie per l’e-commerce, numero di carta, scadenza, Cvv, codice di sicurezza. E’ un tema l’assenza di protocolli standard di comunicazione e sicurezza per il mobile remote payment, da questo punto di vista più indietro rispetto al mobile proximity payment. A nostro avviso il mobile remote payment rimarrà presente nei settori ad alta frequenza di acquisto e ad elevata digitalizzazione del contenuto di servizio, come il ticketing o il parking”.

Servono esercenti più consapevoli

Mentre la sicurezza delle transazioni viene considerata fondamentale e deve essere gestita tecnologicamente e regolamentata se possibile con protocolli standard a livello di sistema, in modo da garantire la giusta tranquillità agli utenti che si apprestano a pagare in mobilità, Gentile chiama in causa gli esercenti come protagonisti di un mercato in evoluzione. “Devono essere accompagnati verso le novità. È necessario che proprio gli esercenti siano educati sul costo del contante, sull’opportunità commerciale di considerare le nuove tecnologie come nuovi canali di vendita in grado di affiancarsi ai canali tradizionali, sulla possibilità di gestire in modo innovativo servizi a valore aggiunto che potrebbero integrare la loro catena del valore oltre al pagamento. Si pensi a geolocalizzazione, e-couponing, loyalty”.Guardando al futuro, il consorzio recentemente costituitosi per il lancio di una piattaforma condivisa che consente di pagare servizi digitali usando il credito telefonico non sarà probabilmente la molla che farà crescere il mobile commerce, ma si tratta comunque di un’interessante esperienza. “Di sicuro, osserva Gentile, andranno meglio disciplinati gli ambiti di utilizzo del credito telefonico per gli acquisti che al momento sembrano riguardare esclusivamente i contenuti digitali e ‘sfruttare’ il negative scope della Payment Service Directive. Più globalmente, per far crescere il mercato dei pagamenti mobili, sarà necessario prestare attenzione alle vere marginalità provenienti da questo mercato, dando importanza alla creazione di modelli collaborativi che possano ridurre rischi di disintermediazione da parte di player internazionali”.

Stefania Gentile, responsabile Carte di Pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo

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No cash Day, tutti contro il contanteCosta, non è sicuro, è un retaggio di abitudini antiche. Perché è necessario che l’uso del contante passi di moda. Anche attraverso i pagamenti mobili

Ci voleva una giornata ad hoc, da segnare sul calendario, per far sì che anche i non addetti ai lavori prendessero consapevolezza di quanto gli italiani ancora fanno ricorso al contante, con tutto ciò che di negativo ne consegue. La giornata, il 21 giugno, ha preso il titolo di No cash Day. L’iniziativa, patrocinata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, dal ministero dello Sviluppo economico e sponsorizzata da MasterCard, intende essere una “piattaforma di comunicazione” che faccia integrare maggiormente l’ambito normativo e quello commerciale, a vantaggio dei consumatori. Da un sondaggio commissionato alla società Alter Ego (v. box) e illustrato in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, è emerso che l’80% degli italiani si affida al cash per comodità, abitudine e controllo delle spese. “Si tratta di ragioni assolutamente irrazionali, spiega l’ideatore dell’iniziativa Geronimo Emili, ed è per questo che No Cash Day ha una sua ragion d’essere: spiegare quali sono gli aspetti negativi del contante per portare gli italiani a un uso più responsabile del denaro contante”.

Duecento euro a testa l’anno

Forse gli italiani non sanno che il contante non è gratuito. A livello europeo, la sua gestione costa 30 miliardi di euro l’anno, 10 dei quali spesi dal nostro Paese. Un giro d’affari imponente, che costa praticamente 200 euro a testa l’anno. Non solo: l’Italia ha il triste primato di essere il primo paese europeo per reddito imponibile evaso. Il sommerso incide sul Pil per oltre il 20%, e la colpa è per buona parte del contante. Se è vero che gli italiani si affidano al contante solo per pigrizia e abitudine, cui si aggiungono motivazioni legate alla sicurezza e al costo del denaro non contante, è anche vero che questi comportamenti possono essere mutati con la giusta informazione. Un modo per avvicinare gli italiani al “no cash”, spiega Emili, potrebbe essere quello dell’incentivo ai pagamenti mobile: “Se le tecnologie che si integreranno al mobile saranno facili e intuitive, unite ovviamente a una adeguata rete di Pos, il mobile payment

aprirà una nuova era dei pagamenti elettronici“.Per aiutare a capire come si vive completamente senza contante, all’iniziativa del No cash Day è stato abbinato anche un web contest, Bye bye Cash!: sei blogger creativi ed evoluti sono stati chiamati a vivere per una settimana senza contante, usando solo una prepagata MasterCard. Le avventure saranno raccontate sul sito www.nocashday.org. “Abbiamo deciso di utilizzare il veicolo dei blogger perché sono dei veri e propri ‘trend setter’, conclude Emili, e quindi sono in grado di diffondere più velocemente i messaggi che vogliamo trasmettere al pubblico”.

Contante, perché resiste

Secondo la ricerca condotta dalla società Alter Ego:•Il 52,1% degli intervistati si rivolge al contante solo per mancanza di abitudine all’uso della moneta elettronica•L’italiano ha paura di frode o clonazione nel 13,7% dei casi•Un 10% ha una paura irrazionale e non vuole pagare una quota annuale•Il contante è usato per controllare meglio le spese (37%), perché è semplice da usare (28,8%), è veloce (12,3%)•Il 40% del campione ritiene che le informazioni sui media non aiutino a capire gli strumenti di pagamento

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Tecnologia e servizi per il no cashIl mercato dei mobile payments, dice Bruno De Giovanni di MasterCard, si svilupperà in tre modi: attraverso la tecnologia contactless, sfruttando i sistemi di money management che consentono transazioni P2P e soprattutto facendo leva sulla diffusione degli smartphone. “Ma è già possibile ipotizzare soluzioni in grado di combinare le specificità di ciascuno di questi modelli in un futuro non lontano”

MasterCard ha investito nel “cambiamento culturale” del mobile payment “tutti i suoi 45 anni di esperienza nel settore dei pagamenti elettronici. Il nostro obiettivo è diventare la ‘spina dorsale’ del sistema di pagamenti via mobile. A questo scopo abbiamo messo a disposizione il network più veloce al mondo: 130 millesimi di secondo per ogni transazione”. Parola di Bruno De Giovanni, responsabile commerciale Prodotti di MasterCard per l’area Centro-Europa. MasterCard ha all’attivo numerose collaborazioni con istituzioni finanziare, operatori di telefonia mobile e primari gruppi in molte parti del mondo. Con Orange e Barclaycard, per esempio, è stata lanciata la prima piattaforma per i pagamenti contactless Nfc; in parallelo è stata attivata la collaborazione negli Usa con Google per lo sviluppo di Google Wallet, altra piattaforma per i pagamenti Nfc, ovvero la tecnologia che consente di pagare via cellulare utilizzandolo come una normale carta di credito: basta avvicinarlo all’apposito terminale PayPass. In Africa MasterCard sta lavorando con Airtel e Standard Chartered al lancio della prima carta virtuale di pagamento via mobile; e ancora, in Asia è stata stretta un’alleanza strategica con SingTel volta a perseguire opportunità commerciali nel continente; è stato poi

siglato un accordo di joint venture con Telefonica in Sudamerica per fornire servizi di pagamento via mobile ai consumatori non bancarizzati. “Questi sono solo alcuni esempi del nostro impegno nel settore, ma il fatto è che le prospettive sono molto buone. Il mercato si svilupperà, a seconda delle peculiarità infrastrutturali dei singoli paesi, essenzialmente in tre modi: attraverso sistemi per i pagamenti contactless, quindi usando il cellulare per pagare in un tradizionale negozio; attraverso sistemi di money management basati su tecnologie semplici come gli Sms, includendo trasferimenti di denaro da ‘persona a persona’ e, infine, a seguito del rapido diffondersi degli smartphone, attraverso veri e propri sistemi di mobile commerce. In un futuro non molto lontano crediamo nello sviluppo di un sistema in grado di combinare le specificità di ciascuno di questi tre modelli e le nostre collaborazioni prima illustrate lo dimostrano pienamente”.

Il cliente chiede semplicità. Via cellulare

Gli smartphone, e la tecnologia mobile più in generale, stanno modificando le abitudini ai consumi e di conseguenza le modalità di pagamento degli stessi. “Solo nel 2010 sono stati venduti circa 300 milioni di telefonini e, per il 2011, le stime parlano di circa 400 milioni. Tutto ciò aiuterà lo sviluppo di nuovi sistemi di pagamento. La leva fondamentale per renderli familiari non solo agli italiani è la semplicità e rapidità delle operazioni”.Due sono gli aspetti che entrano in gioco, e che sono importanti quanto la tecnologia, quando si parla di mobile: il comportamento degli utenti e degli esercenti. MasterCard è attenta nei confronti di entrambi. Nel caso dei primi, a volte titubanti nei confronti dei pagamenti mobili, De Giovanni sottolinea l’importanza di un’adeguata formazione, unita alla necessità di rendere il sistema il più semplice possibile. “Lo confermano le energie spese da MasterCard in questo campo soprattutto nello sviluppo di sistemi tecnologici sempre più innovativi e sofisticati, non solo in tema di sicurezza, ma anche di usability”. Nel caso degli esercenti, invece, una delle maggiori difficoltà in Italia deriva dall’ancora elevata propensione a utilizzare il contante per effettuare pagamenti, un elemento che ci differenzia da molti altri mercati europei. Per questo, MasterCard conduce ormai da diverso tempo varie iniziative educative nei confronti dei clienti, sia istituti bancari sia esercenti, in modo da spiegare loro i vantaggi, in termini di velocità, sicurezza e costi derivanti dall’utilizzo dei pagamenti elettronici. “Riteniamo che questa attività di informazione sia fondamentale per aumentare la conoscenza di questo

Bruno De Giovanni, responsabile commerciale Prodotti MasterCard per l’area Centro-Europa

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nuovo metodo di pagamento, che presenta forti prospettive di sviluppo. Sicuramente, poi, l’innovazione tecnologica consentirà di perfezionare il sistema attuale, rendendolo sempre più semplice da usare e aumentando la comodità e i vantaggi dei pagamenti”. E la sicurezza percepita, verrebbe da aggiungere. Le transazioni tramite dispositivi mobili possono infatti essere sicure come quelle che avvengono tramite le normali carte di pagamento. “Ovviamente i rischi non si possono completamente eliminare – precisa De Giovanni - ma noi di MasterCard mettiamo sempre la sicurezza in primo piano e incentiviamo lo sviluppo dei più alti standard di sicurezza delle carte di pagamento, che è possibile bloccare in tempi brevissimi in caso di furto e smarrimento in qualunque momento e ovunque ci si trovi tramite una semplice telefonata. Inoltre la tecnologia PayPass inserita sui cellulari consente di aumentare ulteriormente il livello di sicurezza, visto che lo strumento di pagamento non lascia mai la mano del possessore e non c’è il rischio di un doppio addebito; anche se il dispositivo viene avvicinato al lettore più di una volta, il pagamento sarà sempre singolo”.

Remote, proximity e contactless: chi vince?

Pagamenti di prossimità e carte contactless non rappresentano necessariamente due metodi di pagamento che si escludono a vicenda: “MasterCard punta su entrambi perché pensiamo esistano gli spazi e le possibilità di un loro sviluppo in contemporanea. Nel settore delle carte contactless abbiamo implementato la tecnologia PayPass, di cui sono dotate 92 milioni di carte in tutto il mondo, accettate in più di 331mila esercizi commerciali, e che si sta sempre più diffondendo anche in Italia, grazie alle partnership strette con importanti brand, come quella recentemente siglata con Mc Donald’s. Sul fronte dei pagamenti via cellulare, abbiamo contribuito al lancio negli Usa di Google Wallet e in Gran Bretagna di Orange Cash e Quicktap, che riteniamo essere il futuro dei pagamenti contactless e permetterà di utilizzare lo smartphone come se fosse una normale carta di pagamento”. E la tecnologia Nfc? MasterCard guarda con attenzione anche a questo tipo di progetti, come già sta a indicare la citata esperienza inglese. “Si tratta di iniziative che riteniamo particolarmente importanti per ampliare la diffusione di questi metodi di pagamento. Anche se la situazione di partenza è piuttosto diversa, soprattutto in termini di utilizzo di sistemi di pagamento alternativi al contante, credo che anche in Italia ci sia spazio per creare progetti congiunti con gli altri player del settore. Sicuramente continueremo a lavorare in questa direzione,

sperando di riuscire al più presto a porre in essere iniziative concrete. Crediamo infatti che nei prossimi anni la tecnologia Nfc si svilupperà sempre di più e MasterCard è pronta a costituire la spina dorsale del mobile payment: la nostra infrastruttura è infatti in grado di garantire gli alti standard di velocità, sicurezza e affidabilità richiesti dai clienti”. Resta in una nicchia il mobile remote payment, perché probabilmente manca ancora un’adeguata campagna di sensibilizzazione che evidenzi i plus derivanti dal suo utilizzo. “La gente, spiega De Giovanni, teme ancora fortemente per la sicurezza dei propri dati sensibili e commerciali. MasterCard ha molto a cuore la sicurezza dei clienti e partner e per questo vanta uno dei più elevati standard in materia. Inoltre solo recentemente, con l’avvento degli smartphone, l’interfaccia utente è diventata realmente semplice: nel passato bisognava eseguire complicate operazioni o inviare Sms contenenti codici difficilmente memorizzabili”.Le opportunità per il mercato remote sono comunque consistenti e, da un punto di vista geografico, varie. “Non dimentichiamoci che attualmente circa l’85% delle transazioni globali viene ancora eseguito attraverso l’utilizzo di denaro contante. Prevediamo dunque un consolidamento nei mercati dove il sistema è già presente in maniera più o meno massiccia, cioè quelli occidentali, e un’esplosione nei mercati emergenti, Russia, India, Africa e Brasile in particolare”.

Approccio culturale da rivedere

Ma quali scogli deve ancora superare il mobile payment nel nostro Paese? Secondo MasterCard il primo e più delicato è quello culturale. “In Italia, rispetto ai livelli che si raggiungono negli altri paesi occidentali, l’utilizzo dei sistemi di pagamento alternativi al contante è ancora molto poco sviluppato. Occorre quindi superare questa prima importante criticità per permettere lo sviluppo dei pagamenti elettronici: è fondamentale proseguire l’attività di sensibilizzazione dei diversi attori per permettere loro di essere informati dei vantaggi e delle opportunità offerti dai pagamenti no cash. E’ altresì importante garantire un migliore coordinamento e sinergia dei soggetti coinvolti, in modo che si possano sfruttare al meglio il contributo e le professionalità di ciascuno per individuare le necessità del cliente e cercare di soddisfarle al meglio. Infine, è fondamentale investire sull’innovazione, in modo tale da rendere sempre più marginali i rischi collegati alla sicurezza ed elaborare soluzioni vincenti per lo sviluppo del mobile payment, come siamo sicuri sarà anche l’ultimo arrivato Google Wallet”.

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Al servizio del consumatore evolutoLa comodità, la sicurezza, l’innovazione e la facilità d’uso, sottolinea Davide Steffanini, direttore generale Italia di Visa Europe, sono le leve che spingeranno gli utenti finali ad adottare queste nuove forme di pagamento

Il mercato dei pagamenti mobili ha un potenziale enorme, e Visa – dati alla mano - ne è consapevole. Basti pensare alla distribuzione del telefono cellulare in Italia e nel resto del mondo: nel 2009, secondo l’International Telecommunications Union, ben 4,6 miliardi di persone avevano sottoscritto un abbonamento di telefonia mobile. Nei prossimi anni ci si attende una crescita dell’utilizzo di tecnologie mobile e contactless per i pagamenti di piccolo importo, che per ora sono eseguiti quasi esclusivamente con denaro contante. Con l’avvento degli smartphone, sono ormai molti gli italiani che utilizzano il cellulare come strumento multiuso per telefonare, nåavigare in Internet, accedere a servizi di on line banking e molto altro. Poter pagare tramite il proprio cellulare sarà dunque il passo successivo verso l’integrazione di più funzioni in uno stesso strumento. “La comodità, la sicurezza, l’innovazione e la facilità d’uso, commenta Davide Steffanini, direttore generale Italia di Visa Europe, sono le leve che spingeranno gli utenti finali ad adottare queste nuove forme di pagamento”.

Anche il mobile remote payment presenta forti potenzialità di sviluppo. Per il momento è utilizzato principalmente per donazioni, ricarica del credito del cellulare e più recentemente, anche come strumento di accettazione dei pagamenti da parte dei taxisti. In futuro, con il diffondersi dei pagamenti mobile, anche questa forma di pagamento potrà svilupparsi completamente e mostrare le sue effettive e molteplici possibilità di utilizzo. “Il mobile remote payment, spiega Steffanini, si diffonderà tra gli esercenti che hanno l’esigenza di accettare pagamenti in mobilità, ad esempio i taxisti o i commercianti dei mercati rionali, e sarà una valida alternativa al pagamento in contanti, più comoda, sicura e veloce”.E il proximity payment? Arriverà per gradi: “In molti paesi europei il primo passo è stato l’adozione di carte di pagamento contactless e in un secondo momento i pagamenti mobile. In Italia il mercato delle carte contactless deve ancora svilupparsi; per ora abbiamo lanciato diversi progetti pilota con Creval, Bper e altre banche socie di Visa. È difficile dire quale soluzione sarà più appetibile in Italia. È probabile che si affermeranno entrambe come forme alternative di pagamento”.

Nuove soluzioni nel contactless e Nfc

In questo contesto multiforme, Visa punta a muoversi per tappe. “Occorre innanzitutto consolidare la prima fase, ossia la tecnologia contactless. Stiamo concentrando i nostri sforzi sul potenziamento dell’infrastruttura relativa ai pagamenti contactless, che rappresenta una tappa fondamentale per la strada verso l’uso del cellulare quale strumento di pagamento. Nel contempo, è comunque utile attivare una fase di test e sperimentazioni delle diverse soluzioni mobili attualmente disponibili. Visa Europe ha risposto al bisogno dei consumatori creando un servizio avanzato di pagamenti mobili per il mercato. Fin dai primi sforzi del 1999 per assicurare servizi di pagamento sicuri su dispositivi mobili, Visa ha offerto un continuo flusso di innovazioni nel campo della mobilità. Queste includono pagamenti contactless con dispositivi mobili, servizi prepagati e ricaricabili, trasferimenti monetari e servizi legati ai pagamenti, quali l’invio di mobile coupon e avvisi di transazione. Tutto ciò ha apportato un valore tangibile nell’esperienza finale dell’utente”.Diverse le sinergie che sono state attivate da Visa in ambito mobile. Con il Credito Valtellinese è stato realizzato un progetto pilota, Visa Tellcard Mobile, che permette di pagare presso gli esercenti, utilizzando un cellulare Nokia equipaggiato con tecnologia Nfc. Visa sta inoltre lavorando con alcuni operatori telefonici al fine di offrire il

Davide Steffanini, direttore generale Italia di Visa Europe

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Mobile payments

servizio a un pubblico più ampio. A livello europeo, Visa Europe ha attivato diversi programmi Mobile in Francia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Portogallo e Turchia. E in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012 verrà lanciato un importante progetto insieme a Samsung, per permettere i pagamenti mobile all’interno del villaggio olimpico e nelle zone limitrofe; Samsung metterà a disposizione un cellulare Galaxy S2 equipaggiato con tecnologia Nfc. Anche Rim ha annunciato il lancio di due nuovi modelli di BlackBerry, Boldo 9000 e il modello 9930, dotati di tecnologia Nfc per pagamenti mobile.

Italiani, fidatevi dei pagamenti mobile

Il focus non viene mai distolto dalla percezione che gli utenti hanno di questi strumenti. “Visa, spiega Steffanini, non sottovaluta le criticità che i clienti esprimono in merito all’uso delle carte di credito e del mobile: è nostro compito educare all’utilizzo dei nuovi mezzi di pagamento, attraverso una comunicazione chiara e diretta, e farne percepire i vantaggi. Posso portare l’esperienza di Visa Europe: i risultati del nostro pilota in Valtellina e le nostre ricerche a livello internazionale indicano che l’esperienza di pagamento con dispositivo mobile risulta immediata e di semplice utilizzo”. Stesso discorso di “attenzione” vale per la tematica della sicurezza, da sempre una priorità per Visa. “Le carte con

tecnologia Chip&Pin presentano un tasso di frodi uguale a zero. Le frodi su carta sono in diminuzione e sicuramente la percezione è leggermente distorta. Una transazione tramite carta di pagamento è sempre più sicura di una fatta in contanti. I furti o le perdite di denaro contante fanno inoltre meno scalpore dei furti dei dati di carte di credito, ma questo non vuol dire che i primi causino minori danni economici”. Anche per questo motivo è forte l’impegno nei confronti degli esercenti, ai quali deve essere comunicata correttamente la potenzialità dei pagamenti con carta e mobile, unitamente ai vantaggi che si ottengono: “In termini di sicurezza e velocità dei pagamenti, riduzione dei costi di gestione del contante; e il valore aggiunto del servizio offerto al cliente che avrà più possibilità di scelta della modalità di pagamento. Peraltro si può allargare il discorso, culturalmente, a tutto il Paese, che per mentalità è attualmente ancora restio all’utilizzo di forme di pagamento diverse dal contante per spese di piccolo importo. Per questo Visa ritiene fondamentale un’educazione nei confronti dei consumatori, ma anche degli esercenti e delle banche”.

I player giocano di squadra, però…

La notizia della disponibilità di un’unica piattaforma per i pagamenti mobili attraverso il credito telefonico è, a parere di Visa, interessante. Ma con alcuni distinguo. “Prima di pensare che questa iniziativa possa essere considerata la leva di crescita del mobile commerce, occorre porre l’attenzione su aspetti che sono di forte impatto e che, se non affrontati sistematicamente, potrebbero generare sfiducia nel nuovo sistema di pagamento. Innanzitutto il successo dell’iniziativa dipenderà dalla massa critica di offerenti, ossia dal numero di aziende che adotteranno questa tipologia di pagamento. In secondo luogo, occorre valutare la percentuale che le Telco tratterranno sulle transazioni. Fino a oggi gli operatori di telefonia mobile hanno trattenuto una percentuale preponderante del prezzo della transazione riducendo, con questa pratica, lo sviluppo di applicazioni e contenuti sulle loro piattaforme. E’ necessario poi porsi anche la questione ‘concorrenza di mercato’: sebbene questa piattaforma sia condivisa, non creando così verticalizzazione di mercato, se venissero applicate commissioni uguali per tutti gli operatori coinvolti, l’Antitrust dovrebbe necessariamente intervenire”. In sostanza, la piattaforma dovrà essere gestita nel rispetto del consumatore e con la massima trasparenza perché il consumatore abbia effettivamente potere di scelta, e decidere se pagare o meno per un contenuto, un prodotto o un servizio.

Visa non sottovaluta le criticità che i clienti esprimono in merito all’uso delle carte di credito e del mobile: è nostro compito educare all’utilizzo dei nuovi mezzi di pagamento, attraverso una comunicazione chiara e diretta, e farne percepire i vantaggi

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Sia è attiva nel campo del mobile payment attraverso un progetto pluriennale che include lo sviluppo per fasi di diverse soluzioni, dal mobile banking al remote mobile payment, fino a comprendere le applicazioni più innovative come la tecnologia contactless sul telefonino. Tutto ciò rientra nel piano industriale, approvato lo scorso anno, che prevede per il triennio 2011-2013 un piano di investimenti in tecnologia pari a 65 milioni di euro. L’azienda punta soprattutto su mobile banking e mobile payment: “Il nostro obiettivo, spiega Gianluigi Rocca, head of Product Development della divisione Financial Institutions di Sia, è permettere ai nostri clienti di ridurre, in misura significativa, gli investimenti necessari per poter avere una soluzione industriale in tempi brevi. Crediamo fortemente che la strada da perseguire anche in ambito mobile sia quella della collaborazione tra partner diversi dotati di expertise specifiche. Per questo motivo identifichiamo di volta in volta i partner con i quali collaborare visto che, anche in questo settore, la filiera è ‘lunga’ e le diverse applicazioni da sviluppare richiedono l’intervento di attori specifici. Privilegiamo la partecipazione a network di eccellenza anziché lo sviluppo individuale di soluzioni”.

Insieme per capire come muoversi in modo “mobile”

Attualmente in Italia le soluzioni relative al mondo mobile fanno parte principalmente di progetti e sperimentazioni, ma le prospettive di sviluppo del settore sono positive, grazie soprattutto alla disponibilità dell’infrastruttura, ovvero i terminali mobili, che rappresenta la condizione necessaria per una diffusione del mobile payment. “Dal punto di vista del business, prosegue Rocca, registriamo il moltiplicarsi di iniziative di partnership tra diversi operatori, segno di un’unità di intenti nello sviluppo e nella realizzazione di soluzioni innovative di pagamento tramite cellulare. Da un punto di vista consumer, ci aspettiamo un interesse sempre più crescente dei consumatori nell’adozione di questi strumenti: la convergenza sul cellulare offre, infatti, diverse soluzioni e applicazioni che prima erano prerogative uniche del personal computer e ora invece sono a disposizione di chiunque sia dotato di un terminale mobile”.Il remote payment, prosegue Rocca, attualmente sta scontando una fase di stallo, con pochi utilizzatori, “perché non è stata ancora individuata una ‘killer application’ che sia in grado di imporsi attirando l’attenzione degli utenti. Come Sia, siamo impegnati proprio su questo fronte e stiamo già lavorando su una soluzione tecnologica che può essere di aiuto per sviluppare il settore”. Per quanto attiene il pagamento in modalità proximity o contactless, il numero di cellulari abilitati è ancora molto limitato in Italia e solo per la fine di quest’anno

si vedrà una diffusione significativa di terminali mobili Nfc: “Una situazione, questa, che disincentiva l’utilizzo da parte degli utenti e l’adozione da parte degli esercenti. Tuttavia il crescente sviluppo della rete di accettazione di tali dispositivi permetterà una diffusione di entrambe le modalità. Nel breve periodo, prevediamo comunque una più rapida espansione delle carte contactless rispetto alla tecnologia Nfc, grazie a una maggiore immediatezza di utilizzo. Ci si attende inoltre che sempre più italiani useranno il cellulare per effettuare pagamenti, in particolare di piccolo-medio importo. Proprio i micropagamenti rappresenteranno la leva principale, ma non l’unica, in grado di incrementare il numero degli utilizzatori con tassi di adozione decisamente rilevanti”.

I mercati più promettenti

Secondo Sia, relativamente agli sbocchi commerciali, oltre al settore bancario e finanziario, saranno fondamentalmente tre gli ambiti sui quali si rileveranno le più interessanti percentuali di adozione dei mobile payment: “Il mondo della Gdo, l’ambito dei trasporti, con la possibilità di acquistare biglietti in mobilità,

Speciale

Gianluigi Rocca, head of Product Development della divisione Financial Institutions di Sia

Obiettivo convergenzaPer il mondo mobile, sostiene Gianluigi Rocca di Sia, la logica della partnership costituisce il modello da seguire. “In questo settore è opportuno perseguire approcci collaborativi piuttosto che competitivi. Per quanto ci riguarda, siamo disponibili a future collaborazioni e progetti innovativi attraverso il coinvolgimento di nuovi partner”

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e quello della telefonia, dove prevediamo un aumento significativo della preferenza nei confronti del mobile remote payment”. E poi c’è l’incognita dei nuovi player, le payment institutions che, recentemente introdotte, non si sono ancora dotate di una rete di accettazione, né di filiali o di agenzie. “Di conseguenza, per questi nuovi soggetti non bancari, il canale mobile riveste un’importanza significativa,

dovuta sia alla possibilità di instaurare un rapporto diretto con il cliente, che agli investimenti tecnologici meno onerosi da sostenere nel mobile payment”.

Sicurezza ed education

Per far sì che non vi siano fraintendimenti sul tema della sicurezza applicata ai sistemi di pagamento mobili, prosegue Rocca, “occorre prevedere adeguati interventi di informazione, favorendo al contempo la familiarizzazione degli utenti con la tecnologia. La comunicazione, in particolare, dovrebbe evidenziare come gli aspetti di sicurezza in ambito mobile non siano così diversi da quelli che caratterizzano le normali transazioni con carta”.L’impegno a livello di educazione e comunicazione delle tematiche dei pagamenti mobile è appannaggio non solo dei consumatori, ma anche degli esercenti, nei confronti dei quali potrebbero essere studiate iniziative di familiarizzazione con i pagamenti tramite cellulare, che illustrerebbero meglio le potenzialità dello strumento mobile, dimostrando come questa via risulti non solo percorribile, ma vincente. Un’ulteriore spinta nei confronti di una maggiore adozione di tali strumenti potrebbe derivare anche dall’introduzione di nuove soluzioni, incrementando ancora di più l’interesse dei merchant.Infine, per quanto riguarda la piattaforma unica lanciata di recente dagli operatori di telefonia, secondo Rocca il valore dell’iniziativa sta nel fatto che diversi player si siano uniti per realizzare una piattaforma condivisa. “Questa sinergia dimostra ancora una volta come la logica della partnership per il mondo mobile costituisca il modello da seguire, confermando come in questo settore sia opportuno perseguire approcci collaborativi piuttosto che competitivi. In un’ottica di ulteriore sviluppo del settore, siamo disponibili a future collaborazioni e progetti innovativi attraverso il coinvolgimento e l’interesse di nuovi partner”.

Mobile payments

Occorre prevedere adeguati interventi di informazione, favorendo al contempo la familiarizzazione degli utenti con la tecnologia. La comunicazione, in particolare, dovrebbe evidenziare come gli aspetti di sicurezza in ambito mobile non siano così diversi da quelli che caratterizzano le normali transazioni con carta

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Speciale

Il mercato del mobile proximity payment vede per il momento poche esperienze di successo nel nostro Paese. Una è quella di Ingenico Italia. All’interno della propria offerta, la società diretta dall’amministratore delegato Luciano Cavazzana vanta molteplici soluzioni per accettare i pagamenti effettuati tramite i nuovi telefoni cellulari e smartphone con tecnologia Nfc. E’ in grado pertanto di proporsi sia come partner che come solution provider per la realizzazione della rete di accettazione dei mobile payment in ogni condizione di utilizzo: dai negozi più tradizionali alle attività in mobilità, ai pagamenti presso i self-service e le vending machine.Tradizionalmente Ingenico opera con il mondo bancario che, in questo periodo, sta dimostrando interesse all’argomento, tanto che, solo in Italia, sono stati lanciati circa 15 progetti contactless potenzialmente aperti anche all’Nfc. Nondimeno interlocutori fondamentali per lo sviluppo del mobile proximity payment sono per Ingenico sia gli operatori telefonici che la Gdo. Con l’obiettivo di ampliare al massimo la “rete di accettazione

del contactless”, Ingenico in Italia ha fornito terminali contactless anche alle grandi reti di Poste e Trenitalia. “I pagamenti di tipo ‘mobile proximity’, assicura Cavazzana, avranno un forte incremento in futuro, in quanto la diffusione di smartphone evoluti e la semplicità e velocità delle operazioni sapranno coinvolgere sempre più gli utenti. E’ anzi probabile che il telefonino Nfc opportunamente configurato e abilitato potrà in parte prendere il posto della carta di pagamento come ‘testimone’ dell’identità dell’utente. Molti aspetti tecnici dovranno trovare una soluzione definitiva (per esempio dove memorizzare il ‘secure element’): le scelte che verranno prese determineranno la catena del valore del nuovo sistema di pagamento e il ruolo dei vari player. Non c’è dubbio che una soluzione verrà identificata, eventualmente configurandosi come uno standard de facto imposto da un player più autorevole o più determinato degli altri, anche se auspichiamo una soluzione ‘di sistema’ concordata da tutti”.

Meglio la prossimità del contactless

A tendere, secondo Ingenico, il proximity payment potrà essere molto più comodo e apprezzato del normale pagamento con carte contactless. Questo a condizione che vengano superate le barriere dovute alla mancanza di adeguati telefoni Nfc, così come di un “sistema Italia” in cui siano chiari i ruoli e i benefici per tutti gli operatori. “Nel tempo la comodità e la semplicità di accostare il proprio telefonino per effettuare il pagamento si rivelerà vincente rispetto al seppur piccolo disagio di dover aprire il portafoglio per estrarre la carta contactless”. E la sicurezza? Non sarà più un problema: “La sicurezza percepita - o, meglio, l’insicurezza percepita - è un fattore decisivo solo per coloro che non hanno ancora sperimentato i pagamenti Nfc. Per chiarire: laddove i pagamenti Nfc sono stati sperimentati con successo, per esempio in Spagna nella città di Sitges o a Nizza in Francia, i clienti hanno apprezzato il nuovo sistema e hanno dichiarato, nella stragrande maggioranza (85%), di non avere percepito rischi di sorta. Si tenga presente che i pagamenti vengono abilitati solo dopo aver digitato un Pin sul telefono dopo l’accensione”. Nell’ambito invece dei remote payment, non così effervescente come quello dei pagamenti di prossimità, Cavazzana spiega che le donazioni via sms o le ricariche sono solo alcuni dei settori che possono beneficiare dei pagamenti tramite cellulare. “In realtà il mobile remote payment si presta a tutti gli acquisiti di beni immateriali e trova impiego anche nel settore dei parcheggi pubblici o dei trasporti locali. In generale si nota come la complessità dei sistemi richiede notevoli sforzi di progetto e

Il proximity payment, sostiene Luciano Cavazzana di Ingenico, in futuro potrà essere molto più comodo e apprezzato del normale pagamento con carte contactless. “Questo a condizione che vengano superate le barriere dovute alla mancanza di adeguati telefoni Nfc, così come di un ‘sistema Italia’ in cui siano chiari i ruoli e i benefici per tutti gli operatori”

Nfc à la page

Luciano Cavazzana, amministratore delegato di Ingenico Italia

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Mobile payments

manutenzione (per esempio la sicurezza dei dati) che possono essere ammortizzati solo con un massiccio utilizzo del sistema, anche a causa dell’esiguo valore delle singole transazioni. Forse il ridotto campo d’impiego del mobile remote payment rischia di essere un limite alla loro diffusione più ampia”. Il mobile remote payment si adatta maggiormente a quelle situazioni di pagamenti “impersonali” e di beni immateriali in cui l’utente non si trova di fronte a un esercente fisico. “I casi di maggior successo all’estero sono proprio nel settore dei pagamenti dei trasporti pubblici e dei parcheggi e tale sembra essere anche il mercato dei remote payment in Italia; vi sono infatti già delle esperienze in tale senso”.

La convergenza per far crescere il mercato

Fare sistema, nell’ambito della tecnologia mobile è, anche per Ingenico, la soluzione auspicabile e ideale: uno scenario collaborativo in cui tutti gli operatori del settore (Telco, banche, fornitori di servizi, fornitori di tecnologie) collaborano ognuno per la propria parte a creare una realtà funzionante “in circolarità”, nella quale per esempio se una persona deve cambiare il proprio operatore telefonico non perde il diritto di accedere ai servizi proximity o, nello stesso modo, se una persona cambia banca o domicilia la carta di pagamento su un conto differente non per questo si vede esclusa dai pagamenti Nfc. “Lo scenario finale, dice Cavazzana, dovrà necessariamente essere questo, pena il mancato decollo dei sistemi di proximity o la loro limitazione a specifiche realtà ‘locali’. Riteniamo che in Italia questo processo sarà un po’ più lungo e macchinoso che in altri paesi - come la Francia, dove già il progetto PayezMobile vede coinvolte tutte le maggiori banche e i più importanti operatori telefonici - e vediamo più probabile la nascita di realtà più limitate che, se di successo, potranno far convergere verso di sé la collaborazione anche di altri operatori”.

Gli esercenti fanno resistenza

I progetti in corso (soprattutto quelli con carte contactless, ma la cosa si riflette anche per i progetti Nfc) hanno visto negli esercenti un possibile freno alla diffusione dei nuovi sistemi di pagamento. “Questo non è dovuto tanto alla poca fiducia o alla insicurezza percepita – secondo Cavazzana - quanto alla resistenza da parte dell’esercente a essere da stimolo e da promotore dei nuovi sistemi di pagamento. In effetti gli esercenti non ne percepiscono immediatamente i benefici che, per loro, sono la riduzione del contante e la velocizzazione delle operazioni di cassa: pochi di essi ne hanno effettivamente bisogno. Il sistema deve pertanto trovare il modo, ammesso di riuscire a

distribuire carte e sistemi Nfc in numero significativo, di trasformare gli esercenti da freno a promotori entusiasti dei nuovi sistemi e questo può essere fatto solamente se la proposta commerciale a loro rivolta si trasforma in positivo e diventa appetibile”.

Gli obiettivi da perseguire

Per far sì che davvero l’uso dei pagamenti mobili si diffonda nel nostro Paese, Cavazzana individua alcuni obiettivi da perseguire. La diffusione dei telefoni cellulari con Nfc deve diventare massiccia (a oggi solo pochissimi modelli sono equipaggiati con tale funzione e non vengono pubblicizzati); inoltre tutti gli operatori coinvolti (Telco, banche, fornitori di servizi, fornitori di tecnologia) devono svolgere un proprio ruolo all’interno del sistema dei pagamenti mobile in Italia. La tecnologia Nfc deve poi essere impiegata per quello che realmente è: un sistema di comunicazione contactless per scambiare non solo i dati dei pagamenti, ma soprattutto informazioni, contenuti multimediali, pubblicità e promozioni. “Insomma, l’Nfc deve diventare ‘di moda’ ed essere richiesto per molteplici usi. Limitarlo ai pagamenti è riduttivo e rischia di non trovare sufficiente giustificazione”. Infine, non deve essere dimenticato il ruolo del cliente e dell’esercente: l’esperienza dei progetti pilota insegna che gli utenti dei telefonini sono spesso molto disponibili ad utilizzarli per i pagamenti, ma che è più difficile convincere gli esercenti. “Senza un’adeguata preparazione degli esercenti, sottolinea Cavazzana, il nuovo sistema di pagamento non riuscirà a prendere piede: il cliente deve essere incoraggiato e stimolato a utilizzare il pagamento contactless o Nfc. Solo così potrà sperimentarne la velocità e la semplicità dello strumento e potrà imparare a utilizzarlo spontaneamente. Ma se i primi a creare ansia o a scoraggiarne l’uso sono proprio gli esercenti, questo non succederà mai. Si rende necessaria, quindi, un’importante azione di educazione e stimolo di cui devono essere promotrici innanzitutto le banche che hanno negli esercenti i loro clienti maggiori. Siamo però certi che, con il diffondersi delle nuove carte contactless e dei nuovi telefoni Nfc, verrà promosso anche questo fattore di ‘educazione’”.

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Speciale

Pionieri con intelligenzaPer PosteMobile, dichiara il responsabile Marketing Vas Riccardo Giordani, la sfida è creare una cultura del pagamento che coniughi la potenzialità della carta di credito come strumento di acquisto-pagamento sul web alla semplicità e usabilità del cellulare

Non si può certo dire che PosteMobile , quando si parla di innovazione nei pagamenti, resti alla finestra. La società è infatti una dei protagonisti dell’iniziativa, lanciata a maggio, che vede collaborare anche Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia e Fastweb alla creazione di una piattaforma unica condivisa, disponibile per i clienti di tutti gli operatori, per pagare contenuti e servizi digitali utilizzando il credito telefonico. Si tratta di uno standard unico che trasformerà il numero di cellulare nella chiave di autenticazione dei clienti e renderà il telefonino lo strumento di pagamento di contenuti e servizi digitali on line.“Il tema dei mobile payment, dice Riccardo Giordani, responsabile Marketing Vas di PosteMobile, è da noi affrontato nella sua completezza. Abbiamo iniziato offrendo, in associazione alla Sim PosteMobile con uno strumento di pagamento (Conto Corrente Banco Posta e PostePay), servizi di mobile remote payment (bonifici, giroconti, ricariche telefoniche e postepay, pagamenti bollettini postali), per poi allargare la nostra offerta al money transfer e al mobile commerce, permettendo l’acquisto di beni e servizi dai nostri partner. Naturalmente manteniamo la nostra presenza sul mercato dei beni digitali tramite il consorzio con gli altri operatori mobili. Il consorzio permetterà un ampliamento dei servizi offerti ai clienti di tutti gli operatori, con una user experience unificata che aiuterà il cliente che per la prima volta vorrà utilizzare questi servizi. Ci aspettiamo un aumento degli utilizzatori e un ampliamento dell’offerta che può essere considerata una ‘molla’, ma restando comunque nel mercato dei beni digitali. Infine stiamo valutando il proximity payment (Nfc)”.Per quanto riguarda i progetti in ambito mobile, il partner principale di PosteMobile è naturalmente Bancoposta, con i suoi strumenti di pagamento - Conto Corrente Banco Posta e PostePay - ma ai clienti viene offerta anche l’associazione con carte di credito CartaSi.“Relativamente all’m-commerce, completa Giordani, stiamo lavorando per ampliare il nostro portfolio di prodotti e servizi acquistabili tramite la Sim PosteMobile. Attualmente abbiamo in essere accordi con Trenitalia, Atac, Telepark, Hoepli, Cpp e Monclick ai quali se ne aggiungeranno presto altri”.

Uno sguardo oltre i confini

Il mobile commerce con il tempo crescerà. Lo dimostra l’esperienza dei paesi stranieri, in primis gli Usa. Spiega Giordani: “Gli Stati Uniti - 396 milioni di dollari spesi nel 2008 tramite mobile shopping - hanno chiuso il 2009 con 1,2 miliardi di dollari e il 2010 con approssimativamente 2,2 miliardi di dollari. A oggi molte tecnologie come l’Nfc sono già presenti, si tratta di trovare il modo giusto per proporre al mercato servizi utili che semplifichino la vita con una user experience semplice e immediata, per permetterne la diffusione e quindi l’utilizzo di massa facendo crescere l’intero ecosistema”.

Lo stesso discorso vale per il proximity payment: anche in questo caso in altri mercati, soprattutto quello americano, il servizio si sta sviluppando velocemente, aiutato da grandi catene che ne promuovono l’utilizzo e che hanno valorizzato lo strumento offrendo sconti o vantaggi a chi paga con tale modalità. “Il boost in Italia potrebbe venire da Google o da altri grandi player. Attualmente la diffusione dei terminali Nfc è appena iniziata, e cominciano a vedersi le prime proposte da parte dei vendor. Esiste anche la possibilità di utilizzare una ‘bridge technology’, Stickers, che potrebbe accelerare la penetrazione del proximity payment. Va però evidenziato che al momento è poco utilizzata”.

La mobilità come valore

Il remote payment sconta invece ancora un po’ di ritardo, e le motivazioni sono da ricercarsi nelle limitazioni date dall’attuale normativa, che consente sul borsellino Sim il solo acquisto di beni e servizi digitali. Le donazioni via Sms sono immediate e di semplice comprensione da parte del cliente, paragonabili a queste ci sono anche gli alert bancari, che con la stessa semplicità permettono al cliente di tenere sotto controllo i propri strumenti di pagamento al costo di un Sms. Il successo di questi prodotti deriva quindi dalla possibilità di usufruirne

Riccardo Giordani, responsabile Marketing Vas di PosteMobile

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Mobile payments

su qualsiasi terminale e dal valore che quotidianamente il cliente riscontra nell’utilizzarli. “Il remote payment, sottolinea Giordani, avrà successo ogni qualvolta la mobilità sarà percepita come un valore per il cliente: nel mondo del ticketing, dove già ad oggi PosteMobile è presente e punta a realizzare nuove iniziative; nel mondo degli acquisti on line dove andrà a sostituire, per comodità e velocità il ‘classico’ e-commerce e sicuramente nel mobile banking grazie alle sinergie create tra Telco e banche”.

La trasparenza abbatte le diffidenze

Un operatore come PosteMobile ha, tra le proprie priorità, l’attenzione nei confronti della user experience del cliente, che attualmente non è convinto al cento per cento dell’usabilità dei pagamenti mobili. “La sfida di PosteMobile, dichiara Giordani, è semplificare ogni qualvolta sia possibile il processo per il cliente finale, mantenendo la scelta di essere sempre trasparenti in tutte le fasi. La diffidenza dei clienti verso gli strumenti di pagamento a distanza, rilevata ad esempio alla fase iniziale dell’e-commerce, è una barriera che sicuramente può essere abbattuta con un’azione sinergica di tutti i player. Mi viene in mente il modello Apple che con iTunes e le applicazioni ha ‘alfabetizzato’ la propria clientela”.Nei confronti dei pagamenti mobile l’Italia non ha che da imparare e crescere, se le stime confermano che nel giro di tre anni un quarto degli italiani utilizzerà il cellulare per effettuare pagamenti. Le stime non fanno che riprodurre per il nostro Paese quanto capitato in altri contesti, tecnologicamente più avanzati come gli Stati Uniti e predisposti all’utilizzo di remote payment, o come l’India, dove per altre motivazioni la penetrazione del mobile supera quella di Internet da Pc. “L’Italia garantisce sicuramente potenzialità elevate vista l’attuale penetrazione della telefonia mobile, commenta

Giordani, ma presenta anche un utilizzo più basso delle carte di credito rispetto ad altri paesi. La sfida è quindi quella di creare una cultura del pagamento che coniughi la potenzialità della carta di credito come strumento di acquisto-pagamento sul web alla semplicità e usabilità del cellulare, facendolo entrare nella quotidianità e offrendo ancora una volta servizi che semplifichino davvero la vita per far sì che le stime sopra citate siano realistiche”. Infine PosteMobile è in prima fila per quanto riguarda tutte le forme di sicurezza legate ai pagamenti: “La nostra esperienza è a oggi molto positiva. Il nostro sistema di pagamenti si avvale di una delle tecnologie più avanzate del mercato per performance e caratteristiche; tutte le transazioni avvengono tramite trasmissione crittografata dei dati con firma digitale per ciascuna transazione finanziaria, tramite un codice Pin personale. Questo Pin trasmette al cliente finale tale sicurezza, essendo il mezzo con il quale solo lui può autorizzare le transazioni dal cellulare”.

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Performance

Con l’approvazione della semestrale 2011,

chiusa con un utile netto consolidato

di 191 milioni di euro (+27% rispetto

al risultato del 30/6/2010), il Banco

Popolare ha dato il via al progetto

di razionalizzazione dell’assetto

societario che prevede la fusione per

incorporazione nella capogruppo di

tutte le banche del territorio controllate

ad eccezione del Credito Bergamasco

(Banca Popolare di Verona – S.Geminiano

e S.Prospero, Banca Popolare di Novara,

Banca Popolare di Lodi, Cassa di Risparmio

di Lucca Pisa Livorno, Banca Popolare di

Crema e Banca Popolare di Cremona) e

il ritorno a un sistema di governance

tradizionale con un CdA “composto da

massimo 24 membri”, abbandonando

quindi il modello di amministrazione e

controllo “duale” basato su consiglio

di gestione e consiglio di sorveglianza.

L’obiettivo, spiega una nota dell’istituto, è

“affrontare con una struttura più snella ed

efficiente le significative turbolenze che

continuano a colpire i mercati finanziari

e accrescere le possibilità di beneficiare

in maggior misura e con maggior

tempestività della ripresa allorquando

essa troverà finalmente manifestazione

concreta”.

La banca unica che si verrà a creare

attraverso la maxi-fusione, che

manterrà la natura cooperativa e

assumerà contestualmente il ruolo

di banca operativa al servizio dei

territori di riferimento, è comunque

uno degli obiettivi principali del Piano

Industriale 2011-2013/2015, che punta

espressamente sulla semplificazione

societaria e organizzativa a tutti i livelli del

Gruppo, in modo da recuperare efficienza

e aumentare l’efficacia commerciale.

Il Banco prevede peraltro di conseguire

significativi benefici sia in termini di

utile netto che di ratio patrimoniali da

queste operazioni. Nel 2013 è prevista una

riduzione degli oneri operativi e fiscali per

circa 59 milioni, con un impatto positivo

sull’utile netto stimato in 44 milioni. Nel

2015 è attesa una riduzione degli oneri

per circa 87 milioni con

un impatto positivo

sull’utile netto stimato in

67 milioni. Infine nel 2016

sono previste sinergie di

costo stimate in oltre 90

milioni.

Per quanto concerne la

posizione patrimoniale

del Gruppo, il progetto

di fusione consente di

prevedere un incremento

del Core Tier 1 al 2013 da

7,6% a 7,9% e al 2015

da 8,3% a 8,7% rispetto

agli obiettivi indicati dal

piano industriale.

L’analisi dei conti

Venendo alla semestrale,

l’utile netto consolidato

di 191 milioni, al netto della componente

riferita a Banca Italease, risulta in crescita

del 27% rispetto all’esercizio precedente.

Va detto peraltro che i due periodi hanno

beneficiato entrambi, ma per importi

decisamente diversi, degli effetti della

valutazione al fair value delle passività

di propria emissione conseguente alla

variazione del merito creditizio. L’impatto

positivo accreditato al conto economico

del primo semestre 2010 era stato di

175,2 milioni, rispetto ai soli 22,7 milioni

nel primo semestre 2011.

Per quanto riguarda l’evoluzione dei

principali aggregati patrimoniali, la

raccolta diretta raggiunge i 107,7 miliardi

(+3,0% rispetto al 31 dicembre 2010

e +5,0% rispetto al 30 giugno 2010),

mentre la raccolta indiretta ammonta

a 73,5 miliardi (-3,6% rispetto a fine

2010 e -3,8% su base annua); la raccolta

amministrata ammonta a 43,7 miliardi

(-2,4% rispetto a inizio anno e -1,5%

rispetto a fine giugno 2010), e la raccolta

gestita raggiunge invece una consistenza

di 29,8 miliardi, (-5,3% rispetto a inizio

anno e -7,0% negli ultimi dodici mesi).

Gli impieghi lordi ammontano a 100,6

miliardi (+2,1% rispetto a inizio anno e

+1,8% a/a); escludendo gli impieghi di

Banca Italease, la crescita negli ultimi

dodici mesi è pari al 4,2% (+3,1% da inizio

anno).

Le esposizioni lorde deteriorate

ammontano a 13,7 miliardi (+6,0%

rispetto a inizio anno). Escludendo

le posizioni di Italease, le sofferenze

risultano nel complesso svalutate o già

passate a perdite o coperte da garanzie

per il 92% del loro ammontare.

Passando all’andamento economico

della gestione, il margine di interesse

si attesta a 886,2 milioni (-4,1% a/a)

mentre il margine finanziario risulta pari

a 909,1 milioni (-3,8% rispetto al 2010). Le

commissioni nette ammontano a 653,9

milioni (+1,8% a/a), con una crescita

derivante principalmente dall’attività di

intermediazione creditizia.

Il risultato netto finanziario è pari a

287,3 milioni rispetto ai 276,0 milioni

dell’esercizio precedente. Se però,

come già ricordato, si esclude l’impatto

derivante dalla valutazione a fair value

delle passività di propria emissione

conseguente alle variazioni del merito

creditizio del Banco, il risultato netto

Banco Popolare: nuova governance e conti in ordine

Ratio patrimoniali del Gruppo Banco Popolare (metodologia Standard)

49

Performance

risulta positivo per 248,6 milioni rispetto

ai 17,1 milioni nel 2010.

Gli altri proventi operativi sono risultati

pari a 975,6 milioni (+2,9% a/a, ma

+35,9% escludendo gli impatti derivanti

dalla “fair value option”). I proventi

operativi totali (margine finanziario +

altri proventi operativi) ammontano a

1.884,7 milioni (-0,5% rispetto al 2010,

ma +13,0% escludendo la “fair value

option”).

Le spese per il personale sono pari a

755,3 milioni (+1,5% rispetto al 2010), per

effetto dell’addebito al conto economico

del semestre di oneri di incentivazione

all’esodo e accantonamenti a fronte del

rinnovo del contratto nazionale, mentre

le altre spese amministrative sono state

contenute a 377,3 milioni (-2,4% a/a). Il

totale degli oneri operativi risulta pari a

1.202,7 milioni (+0,8% rispetto a/a).

Il risultato della gestione operativa

ammonta a 682,0 milioni (-2,5% rispetto

al 2010 ma +45,9% escludendo la “fair

value option”).

Le rettifiche di valore nette per

deterioramento dei crediti verso

la clientela sono pari a 399,9 milioni

(+3,4% rispetto al 2010), mentre il costo

del credito è su base annua pari a 79 b.p.,

in riduzione rispetto agli 81 b.p. del 2010 e

agli 82 b.p. del primo trimestre 2011.

Infine, per quanto riguarda i ratios

patrimoniali del Gruppo, i dati indicano

un netto miglioramento rispetto al 31

dicembre 2010. Il Gruppo al 30 giugno

2011 presenta un Core Tier 1 ratio al

6,5%, un Tier 1 ratio al 7,8% e un Total

capital ratio all’11,2 per cento.

Utile netto consolidato a quota 60,2 milioni di euro (+92,3%

rispetto al 2010). Patrimonio netto a 3.321 milioni (+1,3%

rispetto al dicembre 2010), con il Core Tier 1 ratio all’8,13% e

il Total Capital ratio all’11,51 per cento. Infine, impieghi verso

clientela a 29,5 miliardi (+9,7%) e raccolta diretta a 28,7 miliardi

(+11,3 per cento). Questi i principali risultati della semestrale

2011 approvata dal CdA della Banca Popolare di Vicenza. “Sono

risultati molto positivi, commenta il presidente Gianni Zonin, con

una forte crescita della redditività e la conferma della solidità

patrimoniale, frutto di una gestione attenta ed efficiente”.

Più in dettaglio, per quanto riguarda gli aggregati patrimoniali, i

crediti verso clientela raggiungono come detto i 29,5 miliardi

(+9,7%sul 30 giugno 2010). A titolo di confronto, gli ultimi dati

Abi stimano una crescita degli impieghi relativi all’intero sistema

bancario italiano pari al +4,8% nei dodici mesi.

Le sofferenze nette verso clientela ammontano a 890,3 milioni, con un aumento in termini percentuali sul totale crediti netti (esclusi

i “titoli di debito”) di 0,3 punti, passando dal 2,75% di fine 2010 al 3,05% del 30 giugno 2011. La relativa percentuale di copertura è

pari al 51,2 per cento.

La raccolta diretta raggiunge i 28,7 miliardi (+11,3% rispetto a giugno 2010), mentre la raccolta indiretta si attesta a 17,3 miliardi

(+2,5% sul 2010).

Con riferimento al rapporto impieghi/raccolta, lo sbilancio netto è passato da 1.990 milioni del 31 dicembre 2010 a 761 milioni del

30 giugno 2011, attestandosi pertanto al 102,6% a fronte del 107,6% del dicembre 2010 (-5 p.p.).

Sotto il profilo del conto economico, invece, al 30 giugno 2011 il margine di interesse si attesta a 255,7 milioni (-1,4% rispetto al

2010), “per effetto della crescente incidenza del costo della raccolta, spiega uno nota ufficiale del Gruppo, e di una dinamica dei

riprezzamenti che al 30 giugno aveva solo parzialmente esplicato i suoi effetti sul fronte dell’attivo”. Positivo invece l’andamento delle

commissioni nette, che assommano a 180,5 milioni (+1,2%) e del margine dell’attività finanziaria, pari a 28,5 milioni (+3,2 per

cento). Il margine di intermediazione si attesta quindi a 464,7 milioni (-0,2 per cento).

Le rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti ammontano a 54,8 milioni (-30,4%); il costo del credito (rapporto tra

le rettifiche di valore nette su crediti verso clientela e crediti lordi) è pari allo 0,37% su base annua, in miglioramento rispetto allo

0,58% del 30 giugno 2010.

Il risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa si attesta a 405,6 milioni (+3,8% rispetto al primo semestre 2010).

Infine i costi operativi, che ammontano a 328,2 milioni e risultano invariati (+0,1%); in particolare, le spese per il personale e le altre

spese amministrative, al netto dei costi che possono essere considerati “non ripetibili” (principalmente connessi alla realizzazione

delle ultime fasi del progetto di ristrutturazione del Gruppo), segnano una riduzione rispettivamente dell’1,9% e dell’1,8 per cento. Il

cost/income si attesta al 68,5%, a fronte del 69,1% del 30 giugno 2011.

Banca Popolare di Vicenza: l’utile raddoppia

Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza

50

Performance

UniCredit: gli utili volano malgrado la GreciaIl CdA di UniCredit ha approvato i risultati

consolidati del primo semestre del

2011, chiuso con un utile netto di 1.321

milioni di euro (+97,5% a/a), di cui 511

milioni nel secondo trimestre (-37%

trim/trim). Il risultato è stato influenzato

negativamente da 105 milioni di

impairment su titoli governativi greci; al

netto di tale voce, il dato ammonterebbe

a 1.426 milioni e quello trimestrale a 616

milioni.

Il margine d’intermediazione raggiunge

quota 13.383 milioni (+1,6% a/a), e

6.455 milioni nel secondo trimestre

2011 (-6,8% trim/trim), principalmente

a causa del calo del risultato di

negoziazione, copertura e fair value.

Gli interessi netti si attestano a 7.787

milioni (-0,7% a/a) e raggiungono i

3.903 milioni nel secondo trimestre

(+0,5%), con contributo positivo della

dinamica dei volumi e di un elemento non

ricorrente nella divisione Corporate e

Investment Banking.

Le commissioni nette risultano pari a

4.264 milioni (-1,0% rispetto al 2010)

e nel secondo trimestre si attestano a

2.096 milioni (-3,3% trim/trim). Al 30

giugno 2011 le masse della divisione di

Asset Management del Gruppo risultano

pari a 184,5 miliardi (-2,0% trim/trim).

Il risultato netto della negoziazione,

copertura e fair value risulta pari a 990

milioni nel primo semestre 2011 (+60,2%

rispetto al 2010). Nel secondo trimestre

il risultato è stato di 290 milioni, in

forte diminuzione (-58,6%) rispetto

al trimestre precedente, che aveva

beneficiato di alcune condizioni positive

difficilmente ripetibili.

I costi operativi ammontano a 7.783

milioni (+0,5% a/a). Escludendo 77

milioni relativi alle bank levies in Austria

e Ungheria, i costi diminuiscono dello

0,5% nel medesimo periodo. Per quanto

riguarda la dinamica trimestrale, i costi

operativi risultano pari a 3.925 milioni

(+1,7 per cento).

Le spese per il personale aumentano

dello 0,5% a/a, attestandosi a €4.675

milioni. Nel secondo trimestre 2011 il

dato raggiunge 2.342 milioni (+0,4%

trim/trim).

Le altre spese amministrative, al netto

dei recuperi di spesa, raggiungono 2.545

milioni (+0,7 a/a). Nel secondo trimestre

del 2011 la voce raggiunge 1.305 milioni

(+5,2% rispetto al trimestre precedente),

sostanzialmente riconducibile al normale

andamento stagionale di questa voce.

Le rettifiche di valore su

immobilizzazioni materiali e

immateriali si attestano a 563 milioni,

che si confrontano con 559 milioni

dello stesso periodo del 2010. Il dato

raggiunge 279 milioni nel secondo

trimestre 2011, in calo da 284 milioni del

trimestre precedente.

Il rapporto Costi/Ricavi risulta pari al

58,2% nei primi sei mesi del 2011 (60,8%

nel secondo trimestre), leggermente

inferiore rispetto al primo semestre 2010

(58,8 per cento).

Il risultato di gestione raggiunge quota

5.600 milioni (+3,1% rispetto al 2010).

Nel secondo trimestre, il risultato si

attesta a 2.530 milioni (-17,6% trim/

trim), diminuzione spiegata dalla

flessione dei proventi da negoziazione nel

trimestre stesso.

Gli accantonamenti per rischi e oneri

aumentano a/a raggiungendo 405

milioni, di cui 244 nel secondo trimestre

(in crescita da 161 milioni del trimestre

precedente), legati a oneri legali.

Le rettifiche nette su crediti e su

accantonamenti per garanzie e

impegni ammontano a 2.685 milioni

(in riduzione da 3.507 milioni del 2010),

equivalenti a un costo del rischio di 96

punti base annualizzato. Nel secondo

trimestre del 2011 la voce registra ancora

una volta una riduzione rispetto al

trimestre precedente (a 1.181 milioni da

1.504 milioni del primo trimestre 2011).

I crediti deteriorati lordi a fine giugno

2011 sono pari a 69.908 milioni, con una

lieve crescita dell’1,4% trim/trim. Le

sofferenze lorde crescono del 2,7% trim/

trim, mentre le altre categorie di crediti

problematici mostrano un incoraggiante

dato in diminuzione dello 0,5% trim/

trim.

Nel corso del secondo trimestre 2011

i crediti a clientela del Gruppo hanno

raggiunto quota 561,8 miliardi (558,8

miliardi a marzo 2011).

I debiti verso la clientela a giugno 2011

ammontano a 406,7 miliardi (da 401,9

miliardi a marzo 2011). La crescita dei

debiti verso clientela è stata maggiore di

quella dei crediti verso clientela.

Il rapporto impieghi a clientela/

raccolta diretta si colloca a giugno 2011

al 95,9%, confermando l’equilibrio della

struttura fonti/impieghi.

Le attività finanziarie di negoziazione,

sono risultate pari a 107,2 miliardi, in

leggera crescita trim/trim da 106,4

miliardi a marzo 2011, ma in drastica

Net Profit and Net Operating Profit

51

Performance

diminuzione a/a (-29,5 per cento).

Il totale attività ammonta a 918,8

miliardi, in lieve crescita (+0,9%) rispetto

a marzo 2011. Il leverage ratio del

Gruppo si colloca a giugno 2011 a 20,8

volte, in crescita da 20,7 volte di marzo

2011.

Il Core Tier 1 ratio si attesta al 9,12%,

con un aumento trim/trim di 6 punti

base, grazie al contributo positivo

dell’utile di periodo e alla crescita

modesta degli attivi ponderati per il

rischio, che hanno più che compensato

l’accantonamento per dividendi. Infine, il

Tier 1 ratio si attesta al 9,92% e il Total

Capital ratio al 13,49 per cento.

Capital position

Mps: più liquidi e competitiviLa strategia di riduzione del rischio di liquidità è proseguita con successo, e si è confermato il trend di miglioramento della performance

sul fronte del costo del credito e come efficienza operativa. Migliorano inoltre anche gli indicatori di banca reale (con circa 32mila

nuovi clienti nel semestre e un tasso di retention di giugno 2011 al 97,8% dal 95% di fine 2010) e di conseguenza il posizionamento

competitivo. Così Rocca Salimbeni ha commentato i risultati del primo semestre 2011 del Gruppo Montepaschi, chiuso con un utile

netto di 261,4 milioni di euro (+28% a/a al netto delle componenti non ricorrenti) e una performance commerciale che evidenzia

il +5,8% a/a della raccolta complessiva (per circa 309 miliardi di euro) mentre gli impieghi chiudono con un positivo +2,9% anno

su anno. Il risultato operativo netto, pari a 611,6 milioni, segna un +26,3% rispetto al primo semestre 2010, grazie alla crescita dei

ricavi (+5,1% a/a), alla riduzione delle rettifiche su crediti (-3,5% a/a) e alla tenuta dei costi operativi (+1,7% anno su anno). Prosegue

anche il rafforzamento patrimoniale con il Tier 1, a oggi, al 9,5%, includendo gli effetti derivanti dall’operazione di valorizzazione

del patrimonio immobiliare (circa 40bps) e gli effetti dell’aumento di capitale perfezionato a metà luglio 2011 e del rimborso dei

Tremonti Bond (circa 20bps). Il Tier I era all’8,4% a dicembre 2010 e al 7,5% a dicembre 2009. Migliora ulteriormente la posizione

di liquidità con il rapporto impieghi su raccolta diretta (Loan/Deposit Ratio) che scende al 94% da 99% di fine 2010.Scendendo

nel dettaglio del conto economico, il margine della gestione finanziaria e assicurativa è di circa 2.898 milioni (+5,1% rispetto al

2010), grazie al positivo andamento del risultato netto da negoziazione/valutazione delle attività finanziarie. Il margine di interesse

è di 1.696,4 milioni (1.784,3 milioni di euro nel primo semestre 2010). All’interno dell’aggregato, il margine di interesse proveniente

dall’attività commerciale ha registrato una dinamica in accelerazione grazie al miglioramento della forbice commerciale, mentre le

componenti finanziarie hanno mostrato un rallentamento, dovuto prevalentemente ad azioni per riequilibrare la liquidità.

I ricavi dell’attività di servizio (aggregato composto da commissioni nette e dividendi, proventi simili e utili delle partecipazioni)

mostrano una sostanziale tenuta (-1,4%) rispetto ai livelli della prima metà del 2010.

Il risultato netto da negoziazione/valutazione attività finanziarie è di 222,4 milioni (contro -33,7 milioni dello stesso periodo

del 2010) grazie a un contribuito del secondo trimestre 2011 di circa 119 milioni, in progresso del 14,1% sul trimestre precedente.

All’interno dell’aggregato, il contributo dell’attività di negoziazione incide per 109,6 milioni. Il risultato da cessione/riacquisto

di crediti e attività/passività finanziarie disponibili per la vendita è di 137 milioni. Infine, il risultato netto delle attività/passività

finanziarie valutate al fair value è di -23,9 milioni (-24,8 milioni al 30/06/2010). Per quanto riguarda il costo del credito e delle

attività finanziarie, si evidenziano rettifiche nette di valore per deterioramento di crediti per circa 569 milioni (-3,5% sul primo

semestre 2010) e rettifiche nette di valore per deterioramento di attività finanziarie negative per 24,2 milioni (-19 milioni al

30/06/2010). Conseguentemente, il risultato della gestione finanziaria e assicurativa è di circa 2.304 milioni (+7,3% a/a).

Il totale degli oneri operativi è di circa 1.693 milioni, sostanzialmente sui livelli dell’anno precedente (+1,7%, -2,1% la variazione

sul primo trimestre 2011). Nel dettaglio, le spese per il personale calano dell’1,4% a/a, “grazie agli effetti strutturali del processo

di riduzione e ricomposizione degli organici e degli interventi mirati ad elevare i livelli di efficienza nella gestione degli aggregati di

spesa”, le altre spese amministrative aumentano sul 2010 a causa degli effetti connessi alla operazione di valorizzazione di parte

del patrimonio immobiliare strumentale, al netto dei quali l’aggregato avrebbe registrato una dinamica in flessione nel confronto con

l’anno precedente (-3,4% a/a) e le rettifiche di valore su attività materiali e immateriali sono di circa 81 milioni (-1,7% a/a).

52

Performance

Ubi Banca: equilibrio strutturaleIl Consiglio di Gestione di Ubi Banca ha

approvato i risultati consolidati del primo

semestre 2011. “Il Gruppo ha rafforzato il

proprio equilibrio strutturale - commenta

una nota ufficiale dell’istituto - con la

realizzazione dell’annunciato aumento di

capitale e l’intensificarsi delle azioni di

funding sia istituzionale che da clientela

ordinaria. La crescita degli impieghi è stata

accompagnata da azioni di repricing

e derisking dell’attivo, anche tramite

l’abbandono di attività non più convenienti

in termini di rischio/rendimento. Si sono

ridotte le posizioni in titoli governativi

italiani, con corrispondente contrazione

del portafoglio di Gruppo”.

In effetti, per quanto riguarda la solidità

della banca, i dati disponibili confermano

che al 30 giugno 2011 il Core Tier 1 del

Gruppo si attesta all’8,2% e il Total

Capital ratio al 13,02%(a dicembre

2010 erano rispettivamente al 6,95% e

11,17%), la leva finanziaria si è ridotta a

16,5x (19,9x a giugno 2010), l’esposizione

interbancaria è scesa a -0,6 miliardi (6

miliardi a giugno 2010), è nullo il ricorso

ai finanziamenti Bce, il rapporto impieghi/

depositi è pari a 104,2% (-4,2 punti

rispetto a giugno 2010) e infine il costo

del credito ammonta a 51 punti base del

totale impieghi (64 punti a giugno 2010).

Per quanto concerne il conto economico,

invece, il primo semestre 2011 si è chiuso

con un utile netto consolidato di 251,7

milioni di euro, più che raddoppiato

rispetto ai 102,1 milioni del 2010.

Escludendo però le voci non ricorrenti

positive e negative, l’utile netto di periodo

si è attestato a 70 milioni, registrando

comunque un incremento del 10,3%

rispetto ai 63,5 milioni del 2010.

Escludendo altresì le voci non ricorrenti

e l’incremento dell’Irap nel 2011, l’utile

netto ammonta a 78,1 milioni (+23%

rispetto al 2010).

Il risultato della gestione operativa si

è attestato a circa 471 milioni di euro

(+0,6% a/a) per effetto del favorevole

andamento degli oneri operativi

(-1,6% a 1.235,3 milioni) che ha più che

compensato la riduzione dei proventi

operativi, scesi dell’1 per cento a 1.706,1

milioni.

Nel dettaglio dei proventi, il margine

d’interesse (inclusivo di Ppa) si è

attestato a 1.041,1 milioni (-0,9% rispetto

al 2010), “per effetto del cambiamento

di perimetro nell’attività di Banca 24/7,

con l’uscita progressiva dai segmenti di

business a maggiore rischiosità che ha

comportato un

vantaggio in termini di miglioramento del

costo del credito (-21,5 milioni) ma minori

interessi attivi per 17,9 milioni”. Peraltro, a

parità di perimetro, il margine d’interesse

segnerebbe un incremento dello 0,8%,

nonostante l’impatto di maggiori volumi

di raccolta effettuata a condizioni più

gravose.

Le commissioni nette risultano pari

a 586,6 milioni (-21 milioni rispetto al

2010), dovuto a minori commissioni sul

collocamento di obbligazioni di terzi

(-25,1 milioni) e a una variazione di

perimetro, in quanto il 2011 non include

più le commissioni di banca depositaria

(7,7 milioni), presenti invece nel 2010. Al

netto di tali voci, le commissioni nette

registrano una crescita del 2,1% anno

su anno. Il dettaglio degli oneri operativi

vede le spese per il personale pari a 737,9

milioni, in contrazione dell’1,3% rispetto

al 2010, ma al netto delle retribuzioni

variabili e degli accantonamenti per il

rinnovo del CCNL, nonché delle poste

non ricorrenti, il dato mostrerebbe un

decremento ancora più significativo.

Cost of credit at 51 bps annualised vs. 64 in 1H2010

53

Performance

Cariparma Crédit Agricole: la gestione è solidaUtile Netto di Gruppo pari a 120,1 milioni di euro. Impieghi verso la clientela a

34,7 miliardi. Massa Amministrata a 83,5 miliardi (33,4 miliardi di raccolta diretta

e 50,1 miliardi di indiretta). Cost/Income ratio al 58,1%e Roe (al netto degli oneri

d’integrazione) al 6,7 per cento.

Il Gruppo Cariparma Crédit Agricole ha comunicato i risultati semestrali consolidati

al 30 giugno 2011. Manca il confronto con i dati 2010 a causa della mancanza

di omogeneità a livello di risultati economici e grandezze patrimoniali dopo le

acquisizioni della Cassa di Risparmio della Spezia e di 96 filiali dal Gruppo Intesa

Sanpaolo, effettuate nel primo semestre 2011.

I risultati evidenziano comunque come il Gruppo abbia conseguito gli obiettivi

economici prefissati, confermando il proprio livello di redditività e di solidità

patrimoniale (il Tier Total è al 10,9% mentre il Tier 1 è all’8,2%) e mantenendo allo

stesso tempo un adeguato livello di liquidità (l’indicatore di self-funding è pari a 1,0)

anche attraverso l’acquisizione delle nuove filiali che hanno portato un beneficio

pari a 1,6 miliardi di euro (raccolta-impieghi). Il costo del credito, stabilizzatosi

sullo 0,63%, si conferma tra i migliori del sistema bancario, con un significativo

livello di copertura delle sofferenze (57,4%) e una contenuta incidenza delle

sofferenze nette sul totale crediti (1,5 per cento). Il Gruppo ha conseguito nel primo semestre 2011 un utile netto di 120 milioni

di euro, sostanzialmente riconfermando quanto realizzato nel 2010. Al netto degli oneri di integrazione di 26 milioni, il risultato

registrerebbe peraltro una crescita del 14,5% “raggiunta anche grazie alla solidità della gestione caratteristica”.

Le politiche gestionali hanno permesso di consolidare il livello di efficienza con un Cost/Income ratio al netto degli oneri

straordinari “one shot” al 58,1 per cento. Lo sviluppo delle masse, che ha beneficiato delle nuove acquisizioni, supera i 118 miliardi

di euro di masse intermediate con impieghi verso clientela a circa 35 miliardi di euro (+14% rispetto a fine 2010) e una massa

amministrata vicina agli 84 miliardi di euro (+16% rispetto a fine 2010). Da segnalare anche l’aumento della base clienti, grazie

all’incremento netto da inizio anno di oltre 2.600 clienti nonché soprattutto all’apporto derivante dall’acquisizione della Cassa di

Risparmio della Spezia e delle filiali di Intesa Sanpaolo, pari a circa 322mila clienti.

Giampiero Maioli, chief executive officer di Cariparma Crédit Agricole

Le altre spese amministrative (356,3

milioni di euro) confermano la flessione

del 7,4% già evidenziata nel primo

trimestre del 2011 rispetto all’anno scorso.

Le rettifiche di valore nette su attività

materiali e immateriali (inclusive di

Ppa) hanno invece totalizzato 141 milioni

rispetto ai 122,8 del primo semestre 2010,

per effetto della contabilizzazione di circa

19,5 milioni di impairment sulle attività

immateriali di By You, ma confermando,

al netto di tale elemento non ricorrente, il

consueto andamento.

Le rettifiche di valore nette per

deterioramento crediti del periodo

sono scese a 263,5 milioni (-58,2 milioni)

grazie anche agli effetti positivi (-21,5

milioni) del cambiamento di perimetro

di Banca 24/7 di cui sopra. L’incidenza

delle rettifiche nette complessive sugli

impieghi netti alla clientela è quindi scesa

allo 0,51% annualizzato, rispetto allo

0,64% annualizzato rilevato nel 2010.

Per quanto riguarda gli altri aggregati

patrimoniali, i crediti verso clientela

del Gruppo si attestano a 102,8 miliardi

(+2,6% a/a e +0,9% rispetto a dicembre

2010). I crediti netti deteriorati totali

ammontano a 5,8 miliardi (5,3 miliardi

al 31 dicembre 2010), rappresentando

il 5,65% del totale crediti netti (erano il

5,2% a fine dicembre 2010).

Le sofferenze nette (2,2 miliardi di euro)

evidenziano una crescita del 6% giugno

2011/marzo 2011 rispetto a +6,8% nel

periodo marzo 2011/dicembre 2010. Il

rapporto tra sofferenze nette e impieghi

netti si attesta al 2,14% rispetto all’1,91%

del dicembre 2010. Gli incagli netti (2,4

miliardi di euro) registrano una crescita

del 7,7% giugno 2011/marzo 2011 rispetto

al 9,8% nel periodo marzo 2011/dicembre

2010. Il rapporto tra incagli netti e

impieghi netti, pari al 2,34%, si raffronta

al 2% di fine dicembre 2010.

La raccolta diretta ammonta a 106,2

miliardi (+2,7% rispetto a giugno 2010 e

-0,6% rispetto a dicembre 2010); al netto

dei pronti contro termine con la Cassa

Compensazione e Garanzia, utilizzati a

parziale finanziamento di posizioni in titoli,

la raccolta diretta risulta costantemente

in crescita (+6,7% anno su anno e +1,2%

rispetto a dicembre 2010).

La raccolta indiretta da clientela

ordinaria si attesta a circa 78,6 miliardi e

risulta sostanzialmente invariata rispetto

a giugno 2010 e in crescita dello 0,6%

rispetto a dicembre 2010.

Infine, il risparmio gestito in senso

stretto si attesta a 29 miliardi, la raccolta

assicurativa a 12,1 miliardi e la raccolta

amministrata a 37,4 miliardi di euro.

54

Performance

Unipol: utile a 57 milioni, aumento di capitale per la bancaIl CdA di Unipol Gruppo Finanziario ha

approvato la semestrale consolidata al 30

giugno 2011, chiusa con un utile netto di

57 milioni di euro (senza considerare nel

nuovo perimetro societario gli 8 milioni

di contributo di Bnl Vita al risultato

consolidato) rispetto a un risultato

negativo di 26 milioni di euro realizzato

nel primo semestre 2010. Su tale

risultato incide la modifica delle aliquote

Irap per le banche, le assicurazioni e gli

enti finanziari introdotta dalla recente

manovra economica che ha comportato

maggiori imposte al semestre per oltre

19 milioni. Considerando anche l’apporto

di Bnl Vita, a oggi ancora consolidata

dal Gruppo Unipol, nel primo semestre

del 2011 il risultato consolidato è pari

a 65 milioni di euro contro 30 milioni

realizzati nell’analogo periodo dell’anno

precedente.

Il business assicurativo Danni

conferma l’inversione di rotta segnata

a partire dal 2010 verso il recupero di

redditività. Nel complesso la raccolta

diretta premi Danni si è attestata a

2.197 milioni (+6,2% sul primo semestre

2010), di cui 1.325 milioni nei rami Auto

e 872 milioni di euro nei rami Non Auto,

considerando l’apporto del Gruppo Arca

(consolidato a partire dal 1 luglio 2010),

che, nel periodo in esame, è stato di 88

milioni. A perimetro omogeneo, senza

l’apporto del Gruppo Arca, l’incremento

rispetto al primo semestre 2010 sarebbe

stato dell’1,9 per cento.

Sul versante della sinistralità, nel

primo semestre del 2011 è continuato

il miglioramento della frequenza dei

sinistri Rc Auto in atto già dallo scorso

esercizio, grazie all’ulteriore calo delle

denunce pervenute (-20% sul primo

semestre 2010) e a una sostanziale

stabilità del portafoglio contratti rispetto

alla consistenza di fine 2010. Il Gruppo

registra un rapporto sinistri a premi del

lavoro diretto del 76,7%, contro l’81,5%

del primo semestre 2010 e l’80% di fine

esercizio 2010 (loss ratio). L’expense

ratio del lavoro diretto è pari al 22,3%,

in linea con il dato del primo semestre

dell’anno precedente e il dato registrato

a fine 2010. Pertanto il Gruppo registra,

al semestre, un combined ratio (lavoro

diretto) del 99%, inferiore di 4,5 punti

al 103,5% del primo semestre 2010 e

in diminuzione di 3,1 punti rispetto al

dato di fine 2010 (102,1%).

Per quanto riguarda il business

assicurativo Vita, in un contesto di

settore in forte flessione nella raccolta,

Unipol Assicurazioni ha chiuso il semestre

con premi diretti sostanzialmente

stabili e pari a 915 milioni di euro.

Considerando l’apporto di Arca Vita e

Arca Vita International - non consolidate

nei primi sei mesi del 2010 - che hanno

realizzato una raccolta diretta pari a 435

milioni di euro, la raccolta sale a 1.350

milioni di euro (+46,3%). Il volume dei

nuovi affari in termini di Ape pro-quota

al primo semestre 2011 è pari ad oltre

128 milioni (di cui 28 apportati dalle

compagnie del Gruppo Arca), contro i 97

milioni del primo semestre 2010 (escluso

Bnl Vita).

Il comparto bancario ha chiuso il primo

semestre con una raccolta diretta, al

netto delle cartolarizzazioni, di 9,2

miliardi di euro (+6,4% rispetto al 2010),

di cui la quota da clientela terza registra

un incremento dell’8,6%. Gli impieghi nei

confronti della clientela, sempre al netto

delle cartolarizzazioni, sono stati di 8,4

miliardi di euro (7,8 nel 2010). Tale crescita

è per lo più ascrivibile all’incremento

dei mutui verso clientela retail e Pmi. Il

semestre chiude con un utile lordo di

15 milioni di euro (10 milioni nel primo

semestre 2010).

Infine si segnalano le iniziative

intraprese dal Gruppo Unipol per il

consolidamento patrimoniale della

banca e l’efficientamento della gestione

del portafoglio crediti del comparto

bancario: innanzitutto, l’aumento di

capitale per 100 milioni di euro che

permetterà di rafforzare il Core Tier 1 al

7,4%; inoltre la copertura del rischio,

da parte di Unipol Gruppo Finanziario

a favore del Gruppo bancario Unipol

Banca, relativo a posizioni creditizie

prevalentemente con garanzie reali

di natura immobiliare, per un valore

di circa 550 milioni di euro; infine la

riorganizzazione del settore crediti, che

prevede l’accorpamento di tutta l’area

Crediti della controllata Unipol Merchant

nella controllante Unipol Banca, al fine

di creare un unico centro di gestione e

controllo dell’erogazione creditizia che

valorizzi le sinergie di una struttura unica

a livello di Gruppo.

Danni – combined ratio (lavoro diretto)

55www.bancaemercati.com

56

Carriere

Finanza & Futuro Banca

Massimo Peltretti è stato nominato

direttore commerciale della rete di

Finanza & Futuro Banca (Gruppo

Deutsche Bank). Peltretti, 48 anni,

un’esperienza ventennale nel mondo dei

servizi finanziari, riporterà direttamente

ad Armando Escalona, amministratore

delegato di Finanza & Futuro. Prima

di entrare in Deutsche Bank, Peltretti

è stato partner della società di

consulenza Business Partner. Dal 2005

al 2009, ha lavorato in Ubs Italia come

responsabile dello sviluppo strategico

e successivamente come responsabile

del Sud Italia. In Banca Esperia, dal

2002 al 2005, è stato responsabile del

private banking, mentre in Ing Sviluppo

Investimenti Sim ha ricoperto il ruolo di

direttore commerciale.

Massimo Peltretti, direttore

commerciale della rete

di Finanza & Futuro Banca

Carmignac Gestion

Laurent Ducoin è entrato a far parte

di Carmignac Gestion in veste di

responsabile del team di gestione

europea. Prima di unirsi a Carmignac

Gestion, Ducoin ha assunto la gestione

dei titoli azionari paneuropei in seno al

team European specialist di BlackRock

a Londra. Ha raggiunto il team in veste

di analista nel 2004, presso Merrill Lynch

Investment Managers, prima della fusione

con BlackRock. Ducoin ha acquisito le

proprie competenze in materia di titoli

azionari europei lavorando come analista

sell side presso Cm-Cic Securities. Ducoin

cogestirà il fondo Carmignac Grande

Europe insieme a Samir Essafri, che già

ne condivideva la gestione, e assumerà

altresì la cogestione del fondo Carmignac

Euro-Entrepreneurs. Il team, diretto da

Ducoin, beneficerà anche dell’esperienza

di François-Joseph Furry, gestore del

fondo Carmignac Euro-Patrimoin.

Laurent Ducoin, responsabile

del team di gestione europea

di Carmignac Gestion

Credit Suisse

Il Consiglio di Amministrazione della hol-

ding di partecipazioni Premafin Finanziaria

ha nominato direttore generale Andrea

Novarese. Nato a Milano nel 1968, Nova-

rese è entrato in Premafin nel 2001 con il

ruolo di responsabile del servizio Parteci-

pazioni dopo alcune esperienze professio-

nali nell’ambito del corporate finance e del

private equity.

Dal 2003 ha ricoperto altresì incarichi di

crescente responsabilità nell’ambito del

Gruppo Fondiaria-Sai, occupandosi della

gestione delle partecipazioni strategiche,

dell’attività di corporate development del

gruppo, della gestione delle operazioni di

finanza straordinaria e degli investimenti in

private equità.

Chiara Solazzo, product&sales

specialist per gli Etf di Credit Suisse

57

Carriere

Ubi Pramerica Sgr

Emilio Franco è il nuovo vicedirettore

generale Ubi Pramerica Sgr (Gruppo Ubi

Banca). Con questa nomina la struttura

organizzativa di Ubi Pramerica prevede

due vicedirettori generali (Franco e Su-

zanne Rohe), che riportano al direttore

generale Andrea Pennacchia. Franco, già

direttore Investimenti della società, nel

nuovo ruolo avrà competenze e poteri

specificatamente nell’ambito delle attività

facenti capo alla direzione Investimenti.

Franco è in Ubi Pramerica dal novembre

2007. Già responsabile degli investimenti

azionari e della ricerca azionaria in Eurizon

Capital Sgr, vanta un’esperienza plurien-

nale nel settore del risparmio gestito. Ha

iniziato infatti la sua carriera professiona-

le in Arca nel 1996, come analista prima,

focalizzandosi sull’analisi fondamentale

in particolar modo nel settore assicurati-

vo italiano e sulle dinamiche settoriali eu-

ropee, e poi come gestore del fondo azioni

Italia. Nel 2000 entra in San Paolo Asset

Management (oggi Eurizon Capital), dove

ricopre il ruolo di gestore del fondo azio-

nario settoriale globale specializzato in

ambito finanziario. A partire dal 2002 è re-

sponsabile prima del team di ricerca azio-

naria e dei fondi settoriali, e poi, dal 2005,

dell’intero gruppo di gestioni azionarie e

analisi settoriale (successivamente ride-

nominato “Alpha Equity”).

Emilio Franco, vicedirettore generale

Ubi Pramerica Sgr

Ergo

Riccardo Gamba è il nuovo Claims direc-

tor di Rsa, branch italiana rami danni del

gruppo britannico Rsa. Gamba, 34 anni,

in RSA dal 2006, ha ricoperto funzioni

di responsabilità nell’area Internal Audit,

Risk Management e Riassicurazione

della compagnia sino ad assumere il

ruolo di Deputy Claims director. Mem-

bro dell’Associazione Italiana Internal

Auditors e Unione Giovani Assicuratori e

Riassicuratori Italiani, Gamba vanta pre-

cedenti esperienze lavorative nel settore

della consulenza, tra cui PriceWaterhou-

seCoopers.

“La nomina di Gamba, ha commentato

Fabrizio Moscone, Ceo di Rsa Italia, si

inserisce nell’ambito dello sviluppo della

struttura dedicata ai sinistri, un’area

strategica nell’ottica di fornire un

servizio eccellente ai nostri intermediari

e ai clienti. L’obiettivo è continuare nel

processo di miglioramento in termini di

velocità e qualità”.

Riccardo Gamba,

Claims director di Rsa

Banca&Mercati Vuoi comunicarci gli eventi in programma nelle prossime [email protected]

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Storie di business

In sinergia con le banche popolariAlla scoperta di Unione Fiduciaria, società di servizi delle banche popolari italiane, che spazia tra supporti informatici, pura consulenza e una rete di corrispondenze internazionali

Costituita nel 1958 inizialmente da otto banche popolari, nel corso degli anni Unione Fiduciaria ha visto aggiungersi le altre banche popolari, le loro holding di partecipazione e gli istituti centrali. Ufficialmente una società di categoria, Unione Fiduciaria ha nel tempo visto anche aumentare il numero delle attività: alla mera amministrazione fiduciaria si sono affiancati altri servizi complementari, di natura consulenziale, oltre a servizi organizzativi e informatici. Il tutto è sempre rivolto sia ai mandati fiduciari che agli intermediari finanziari.

Per il business delle banche popolari

Tra tutti quelli a portafoglio, i servizi maggiormente richiesti dalle banche popolari riguardano soprattutto il supporto nella gestione della clientela che vuole intestare alla fiduciaria il deposito titoli, la gestione, la polizza assicurativa o le quote di società. Talvolta il supporto richiesto si estende anche alla costituzione e gestione di trust. “Molte banche, precisa Attilio Guardone, amministratore delegato della società, utilizzano i nostri software, soprattutto quelli di supporto alla funzione di compliance (Comunica Legis) e antiriciclaggio (Cosmos). Con frequenza sempre maggiore le banche ci chiedono inoltre di assisterle nella gestione dei clienti che vogliono

effettuare investimenti nel settore arte o in quello immobiliare”.Per quanto riguarda l’amministrazione fiduciaria, le operazioni di intestazione fiduciaria più frequentemente eseguite con le banche hanno per oggetto rapporti bancari, finanziari e assicurativi. “Per i clienti che ci vengono presentati dai professionisti, spesso commercialisti, la più classica e frequente operazione fiduciaria è di intestazione quote di Srl, anche se più del passato viene richiesto il nostro intervento in delicate operazioni di compravendita di aziende, per le quali la riservatezza è fondamentale”.

Dopo la crisi

La crisi degli ultimi anni ha in qualche modo mutato l’humus nel quale Unione Fiduciaria opera. In particolare, vi sono stati, in alcuni casi, rispettivamente, un forte ridimensionamento delle disponibilità finanziarie o una variazione dell’asset allocation, con spostamento verso l’investimento in prodotti di pronta e facile liquidabilità. Un discorso simile può valere anche per il mercato immobiliare. “Il settore immobiliare, precisa Guardone, non è ancora ripartito, anche se qualche piccolo segnale di ripresa è già emerso. Le banche ci

Attilio Guardone, amministratore delegato di Unione Fiduciaria

59

stanno invece chiedendo un aiuto nella gestione degli immobili ipotecati o di cui sono divenute proprietarie in conseguenza del mancato pagamento delle rate dei mutui da parte dei clienti, i cosiddetti non performing loans”.

I servizi software

Di particolare interesse è anche l’ambito dei servizi erogati in ambito software, che rappresenta una porzione significativa dei ricavi di Unione Fiduciaria: grazie a una serie di accordi con banche depositarie dei fondi, Unione Fiduciaria, con il software Archimede (che ha ottenuto la certificazione secondo gli standard americani SAS70),

si conferma tra i leader sul mercato dei fornitori di servizi informatici per i fondi comuni di investimento, mobiliari e immobiliari.Uguale attenzione viene posta nei confronti dell’attività di adeguamento alla compliance internazionale in ambito consulenziale. A questo proposito, sottolinea Guardone, proprio i servizi di assistenza alla funzione compliance e ora anche a quella antiriciclaggio sono in forte crescita.

Uno sguardo al futuro

Non sono facili i pronostici in questo mercato: altro è provare a identificare delle linee di tendenza del business. Unione Fiduciaria stima, nei prossimi tre-quattro anni, un crescente interesse della clientela verso l’utilizzo di istituti e strumenti che consentano di proteggere il patrimonio, nonché una sempre maggiore richiesta di servizi di supporto alla gestione del patrimonio immobiliare e artistico. “Nei prossimi anni il settore fiduciario, alla luce anche della riforma attuata lo scorso anno e destinata a entrare in vigore nel 2012/2013, conclude Guardone, subirà importanti cambiamenti e una probabile riduzione del numero delle società fiduciarie, da un lato, e un aumento delle società attive nel settore Trust dall’altro, ambito nel quale Unione Fiduciaria si è inserita anche per quanto riguarda il software, con Softrust. La tecnologia e l’informatica avranno un ruolo sempre più rilevante, sia nella gestione degli intermediari, sia nella gestione del rapporto intermediari-clienti. In questo senso gli investimenti da noi fatti per migliorare i software Archimede, Softrust e Comunica saranno certamente ripagati grazie anche alla possibilità di utilizzo sugli altri mercati europei”.

Storie di business

Nei prossimi anni il settore fiduciario, alla luce anche della riforma attuata lo scorso anno e destinata a entrare in vigore nel 2012/2013, subirà importanti cambiamenti e una probabile riduzione del numero delle società fiduciarie, da un lato, e un aumento delle società attive nel settore Trust dall’altro

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Arte

Il mercato dell’arte: consigli per gli acquistiDa ArtNetWorth una selezione, svolta in ambito internazionale, di opere di qualità a livello artistico in grado di rappresentare anche un’attraente opzione di investimento.

Senza titolo 2010Acrilici su tela stesi con le ditacm 140×100, Euro 12.000

Mondo L’Ego, 2009Ferro e resina laccaticm 44 (diametro) – Euro 6.000

Dopo aver approfondito le regole del mercato dell’arte e i vari stakeholders (gallerie, case d’asta, intermediari, ecc), analiz-zato i prodotti più innovativi come il Portfolio Anw e presentato gli ultimi eventi prestigiosi di settore (vedi la 54° Biennale di Venezia), è giunta l’ora di consigliare le opere da acquistare, gli artisti sui quali puntare.Qui di seguito è disponibile la selezione, svolta in ambito internazionale, di opere di qualità a livello artistico che possano altresì rappresentare un’attraente opzione di investimento. Al fine di facilitare la comprensione e l’analisi economico-arti-stica delle opere, viene allegata una breve biografia per ogni singolo artista consigliato.L’intera selezione delle opere di arte contemporanea a oggi ritenute più interessanti è disponibile all’interno della sezione Portfolio-Artisti del sito www.artnetworth.com.

Paolo TroiloPaolo Troilo nasce nel 1972 a Taran-to. Vive e lavora a Milano. L’artista è stato selezionato per esporre i suoi autoritratti alla 54° edizione della Biennale di Venezia, Padiglione Italia.

Matteo NegriMatteo Negri nasce a San Donato Mi-lanese nel 1982. Vive e lavora a Cernu-sco S/N. Diplomato presso l’Accade-mia di Belle Arti di Brera, l’artista si caratterizza per una particolare scelta dei materiali: la sua serie più famosa, L’ego, è basata sull’utilizzo dei famosi mattoncini da costruzione.

ArtNetWorth lancia il Portfolio ANWSi tratta di una piattaforma “user friendly” dedicata all’investimento in opere d’arteTrasparenza e innovazione al servizio degli investitori. ArtNetWorth ha lanciato il Portfolio ANW, piattaforma on line semplice e innovativa, incentrata sulla ricerca, in ambito nazionale e internazionale, di opere di qualità a livello artistico che possano rappresentare un’attraente opzione di investimento. Allo scopo di offrire alla clientela le migliori alternative, il Centro Studi di ArtNetWorth ha selezionato alcuni tra i più rilevanti artisti emergenti e storicizzati, attraverso l’analisi del rapporto tra il prezzo del bene e il curriculum dell’artista, focalizzandosi sulle stime e le previsioni future relative al mercato dell’arte. Per ogni artista viene riportata la biografia, le opere disponibili, l’elenco delle esposizioni passate e i progetti futuri più interessanti, nonché un approfondimento artistico-finanziario volto a evidenziare in maniera chiara e oggettiva le peculiarità dell’artista e di conseguenza dell’eventuale investimento (trend di crescita a medio termine, volatilità, ecc.). Ogni opera presente nel Portfolio è accompagnata dalla Certificazione ANW attestante l’autenticità, la provenienza e il valore economico; inoltre il cliente ha accesso a condizioni assicurative privilegiate e facilitazioni in merito alla spedizione, al trasporto e all’installazione dell’opera. L’acquisto di opere attraverso il Portfolio ANW non prevede il pagamento di alcuna fee di intermediazione ad ArtNetWorth che, posizionandosi come organo super partes, garantisce il prezzo più basso disponibile sul mercato.

Senza Titolo, 2003Tempera su tavolacm 120×150 – Euro 32.400

Marco TirelliMarco Tirelli nasce a Roma nel 1956. Vive e lavora tra Roma e Spoleto. Notevolmente influenzato da artisti del calibro di Boetti e Scialoja, Tirelli è molto apprezzato a livello inter-nazionale, in particolare sulla scena artistica newyorkese e giapponese. Ha partecipato a numerose Biennali internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1981 e nel 1992.

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Consigli per gli acquisti

Winter Stories #53 2008C-Printcm 80×100Euro 4.000

ElvisElvis 2007Acrilico, tempera e serigrafia su telacm 100×90, Euro 12.000

Boîtes d’allumettes brûlées, 1974Scatole di fiammiferi bruciati su cartonecm 42,5×36 – Euro 8.500

Hotel. Paris Romm 1134 (ed. di 12), 2010Stampa Lambda Endura su carta Ko-dak Professional montata su alluminiocm 60×106,7 – Euro 10.000

Milano, 2011Tecnica mista con cannuccecm 120×110 – Euro 2.500

Manovre d’Italia, 2010Tecnica mista su telacm 70×60 – Euro 2.600

Paolo VenturaPaolo Ventura nasce a Milano nel 1969. Vive e lavora tra New York e Anghiari. Molto apprezzato all’estero per la sua capacità di ricreare la realtà attraverso i suoi diorami, l’artista è stato selezionato per rappresentare l’Italia alla 54° edizione della Biennale di Venezia.

Ron EnglishRon English nasce a Dallas nel 1959. Vive e lavora a New York. Incubo delle multinazionali, l’artista reinterpreta celebri capolavori della storia dell’arte ed indimenticate icone della cultura pop per esprimere la sua visione del mondo. È stato selezionato per pro-seguire il progetto Absolut Wallpaper della nota marca di vodka a Milano e Roma.

Bernard AubertinBernard Aubertin nasce a Fontenay-aux-Roses in Francia nel 1934. Vive e lavora a Reutlingen in Germania. Le opere dell’artista, che si caratterizzano per il tema del fuoco e dell’energia vi-tale, sono presenti presso il Padiglione Arabo-Siriano delle 54° edizione della Biennale di Venezia.

Erwin OlafErwin Olaf nasce a Hilversum in Olanda nel 1959. Vive e lavora ad Amsterdam. Si tratta di uno degli artisti più innovativi che lavorano oggi in campo fotografico. Nel 1988 vince il premio Giovani Fotografi Europei e nel 1998 il Leone d’Argento a Cannes per la campagna pubblicitaria realiz-zata per Diesel.

Francesco GranducatoFrancesco Granducato nasce a Cal-tanissetta nel 1959. Vive e lavora ad Alassio. Scoperto da un collezionista tedesco in vacanza in Italia, l’artista crea ritratti e forme astratte attraverso il suo peculiare utilizzo di cannucce di plastica.

Paolo CeribelliPaolo Ceribelli nasce nel 1978 a Mi-lano. Dopo aver sperimentato diverse tecniche espressive, intraprende una ricerca artistica nuova sia nelle tema-tiche che nella tecnica, caratterizzata dall’utilizzo di soldatini di plastica colorata che vanno a formare originali mappe geografiche.

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Arte

Italia d’Oro, 2011Barchette e carta oro su telacm 150×100 – Euro 11.000

Monet & Chandon, 2010Resina e catrame su packagingcm 51,5x25x15 – Euro 3.000

Linea, 1965Tecnica mista e PVC su tavolacm 80×35 – Euro 11.550

Fabio InverniFabio Inverni nasce a Firenze nel 1968. Vive e lavora a Poggio a Caiano. Figlio d’arte, il pittore ha partecipato a importanti fiere e mostre in Italia e all'estero. I suoi quadri, caratteriz-zati da una profondità estremamente realistica, sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.

Leonid TishkovLeonid Tishkov nasce a Nizhnye Sergi in Russia nel 1953. Vive e lavora a Mosca. Cresciuto artisticamente nel vivace panorama culturale del concettualismo moscovita, l’artista è presente in importanti musei e col-lezioni come il Moma di New York, il Victor & Albert Museum di Londra e il Mmoma di Mosca.

Ben GrassoBen Grasso nasce nel 1979 a Cle-veland in Ohio. Attualmente vive e lavora a Brooklyn. Principalmente rappresentato sulla scena artistica statunitense, nel 2010 ha ricevuto il “Premio Pittura” della New York Foundation for the Arts.

1861, 2011Olio su telacm 100×120 – Euro 3.000

House of cards, 2008Olio su telacm 254×177,8 – Euro 21.000

Nature Within (ed.3 di 9), 2001C-Printcm 125×100 – Euro 2.500

Riccardo GusmaroliRiccardo Gusmaroli è nato a Vero-na nel 1963. Vive e lavora a Milano. L’artista, con il suo peculiare utilizzo della carta, è stato uno dei maggiori protagonisti del MiArt 2011.

Andrea FrancolinoAndrea Francolino nasce a Bari nel 1979. Vive e lavora a Milano. La sua arte si caratterizza per l’ironia tagliente,semplice e immediata che le sue opere trasmettono: l’artista racchiude personaggi-icona del nostro tempo in appositi packaging ispirati ai prodotti di uso quotidiano, creando un effetto davvero sorprendente.

Toni CostaToni Costa nasce nel 1935 a Pa-dova, dove vive ancora adesso. Cofondatore del noto Gruppo N negli anni 60, l’artista ha sviluppato una ricerca artistica singolare all’interno dei temi dell’arte cinetica. Le sue opere sono presenti nei più presti-giosi musei del mondo quali il Moma di New York.

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Consigli per gli acquisti

You can live forever in paradise on earth (ed. 3/5), 2008Lightjet print e Costum audiocm 200×138,4 – Euro 25.000

Un milione di k, 2008Olio su telacm 60×45 – Euro 4.200

Iconografia napoletana – Untitled #11, 2009Ed.1 di 1: Duratrans Lambda Print montato in LightboxEd.2 di 3: Lambda Print montato in sandiwich Dibond e metallo siliconatocm 105×70 – Euro 5.000 (ed.1 di 1) – Euro 2.400 (ed.2 di 3)

Lyle RoblinLyle Roblin nasce a Prince George in Canada nel 1961. La personalità schiva dell’artista lo porta per lungo tempo a vedere la sua arte con una concezione profondamente intimista, ma il successo riscosso in occasione di recenti eventi pubblici ha convinto Roblin ad ampliare la sua attività espositiva.

Magdalene Fyord (ed.3 di 10), 2010Stampa lambda su carta suprakodakcm 60×90 – Euro 2.000

La Veronica, 2008Mista su tavola ligneacm 100×70 – Euro 13.000

Roberto DemarchiRoberto Demarchi nasce a Torino nel 1951. Vive e lavora a Torino. Artista molto riservato, Demarchi si avvale di due dei più autorevoli storici dell’arte italiani per la realizzazione delle sue mostre: il professor Antonio Paolucci e il professor Claudio Strinati.

Simmons & BurkeSimmons & Burke è il binomio di una collaborazione nata tra l’artista Case e il musicologo Burke. Inedito al panorama artistico italiano, il duo ha realizzato numerose esposizioni inter-nazionali. Le loro opere fanno parte della Collezione Guggenheim.

Mark KostabiMark Kostabi nasce a Los Angeles nel 1960. Vive e lavora tra New York e Roma. Originario dell’Estonia, è a New York che raggiunge la fama di-ventando una figura di riferimento del movimento artistico dell’East Village. Le sue opere sono presenti in alcune delle più prestigiose collezioni tra cui quella del Moma, del Metropolitan e del Guggenheim.

Salvatore ElefanteSalvatore Elefante nasce a Napoli nel 1980. Fotografo specializzatosi a Bar-cellona, è molto legato alla sua città natale cui ha dedicato una delle sue ultime serie. I suoi lavori sono presen-ti in numerose collezioni tra cui quella del Musée de l’Elysée di Losanna e quella della Michaelis School of Fine Arts di Cape Town.

Triton, 2011Cartone e collaGrandezza naturale – Euro 18.000

Chris GilmourChris Gilmour nasce nel 1973 nei pressi di Manchester. Vive e lavora ad Udine. Molto conosciuto sul mercato artistico statunitense per la sua straor-dinaria tecnica di utilizzo del cartone, l’artista si è affermato anche in Italia vincendo il Premio Cairo nel 2006.

Vertigo Frattale 2010Sottrazione di colore ad olio su telacm 70×100, Euro 6.200

Fabio GiampietroFabio Giampietro nasce a Milano nel 1974, dove vive e lavora attualmente. Le sue opere, spesso di grandi dimen-sioni, si caratterizzano per la forte sensazione di ebbrezza ed allo stesso tempo di paura provocate dalla sue straordinarie città immaginarie.

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