beautiful pattern
DESCRIPTION
Final year research about the graphic structures in textile designTRANSCRIPT
Strutture Grafiche del design tessile
Beautifulpattern
Accademia di Belle Arti di Bologna
Corso di Decorazione
Prof. Stefano Scheda
Tesi di
Aurélie Chadaine
Relatore
Giovanna Romualdi
Strutture Grafiche del design tessile
Beautifulpattern
Sessione Straordinaria Anno Accademico 2010/2011
1 I
2 I
Introduzione
3 I
Conclusione
Magical pattern .17
World Map .35
Bibliografia .216
Webgrafia .218
Materiali e linguaggi .91 Procedimenti e strumenti .107
Segni grafici .143
Segni materici .171
I n d i c e
Dalla pelle alla seconda pelle .15
Materiali e procedimenti .87
Prospettive contemporanee .135
8
9
Pattern è un termine inglese che può essere tradotto, a seconda del con-
testo, con disegno, modello, schema, schema ricorrente e, in generale, può
essere utilizzato per indicare una regolarità che si riscontra all’interno di
un insieme di oggetti osservati (per esempio, le macchie di un ghepardo
o la ripetizione di una determinata sequenza all’interno di un insieme di
dati grezzi) oppure la regolarità che si osserva nello spazio e/o nel tempo
in determinati fenomeni dinamici (per esempio, la danza delle api o la
circolazione delle masse d’aria calda e fredda nell’atmosfera).
I n t r o d u z i o n e
11
Tessile e grafica sono parole ormai da tempo
entrate nel lessico comune. Il tessile richiama
qualcosa di più di una semplice stoffa che riveste i
nostri corpi e la grafica d’altra parte ha assunto un
valore fondamentale nell’era dell’immagine. Ep-
pure queste due parole oggi rischiano di avere una
connotazione quasi superficiale.
Nei secoli precedenti, all’interno delle più diverse
culture, la grafica applicata ai tessuti, era invece
qualcosa di estremamente importante. Idealiz-
zare il passato e criticare un probabile futuro però
non serve, l’obiettivo di un’analisi che abbia come
fondamenti la grafica e il tessile è invece cercare di
cogliere l’evoluzione di alcune tendenze già in atto,
con un occhio attento alle tradizioni. Le società e
le nostre abitudini cambiano, si evolvono, questo
non significa però dimenticare e perdere di vista
i nostri costumi, rinunciando a capire le nostre
radici. L’obiettivo non è un’analisi approfondita
dell’essere umano, ma cercare di comprendere at-
traverso i motivi o le strutture tessili come ci siamo
evoluti. Non a caso usiamo il termine costumi per
riferirci alle abitudini e ai gesti quotidiani che for-
mano una cultura.
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Numerosi sono i libri sui motivi, le strutture tessili
e l’analisi simbolica delle decorazioni, testi che
parlano delle origini del tessuto e delle sue tras-
formazioni, delle evoluzioni tecnologiche e delle
tradizioni. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di
indagare l’importanza delle strutture grafiche del
design tessile, mettendo in evidenza legami profon-
di e rapporti di continuità visive tra strutture tessili
della tradizione, composizioni grafiche e segni
del contemporaneo. Non si tratta di affronttare
l’argomento in maniera tecnico-descrittiva ma di
focalizzare alcuni aspetti delle ricerca contempora-
nea sui pattern, affrontando le tecniche tessili che
offrono maggiori opportunità di sperimentazione.
L’incrocio tessile, già di per sé una struttura gra-
fica, è il punto di partenza. Questo semplice e
primario incrocio che si crea fra ordito e trama,
è la base di molti aspetti delle culture. È quello
che ci rimanda alle origini, ai primordi. Le prime
forme di protezione del corpo ritrovate erano fatte
di corteccia o di paglia, rendevano l’abito rigido e
poco confortevole. La creazione della tessitura ha
aperto le porte ad un nuovo mondo, la stoffa è così
diventata per alcuni figura di protezione del corpo
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ma anche dell’anima. La flessibilità del tessuto per-
metterà poi di ripensare alla percezione del nostro
corpo e di creare vestiti che si adattano ad esso.
Se il tessile rimanda alla stoffa, il richiamo va
ugualmente ai motivi o strutture tessili che d’ora
in poi saranno chiamati pattern, non per qualche
forma eccentrica di anglicismo ma per evitare
fraintendimenti riguardanti l’uso della parola
struttura o motivo. In questo caso la lingua inglese
ha definito pattern sia il motivo sia la struttura
stessa, assimilando tutti e due i significati.
L’influenza della tessitura e dei pattern nella vita
quotidiana è stata ed è molto più presente di quello
che comunemente pensiamo. L’etnia dei Miao
ad esempio, nella provincia del Guizhou in Cina,
non conosceva i segni grafici che noi chiamiamo
scrittura, si avvaleva perciò dei pattern come stru-
mento di comunicazione, per registrare i propri
miti e quindi tenere una traccia del passato, come
descrive Fabienne Verdier nel suo libro Passeggera
del silenzio 1 “I disegni dei ricami erano legati ai
loro miti e alle loro credenze: è cosi che conser-
vavano la memoria poiché è un popolo privo di
1 Fabienne Verdier - Passeggera del silenzio - Milano - Ponte alle grazie - 2004 - p.157.
14
scrittura.”. Nell’era moderna invece, osservando
la mappa delle città, in particolare quella di New
York, dove esiste soltanto una strada curva, la
struttura urbana è basata sull’incrocio ortogonale.
Anche se nessuno ha mai dichiarato di aver basato
la pianificazione della città in analogia all’ incrocio
tessile, la sua schematicità legata fortemente alla
tessitura, porta a riflettere sull’influenza inconscia
che quest’ultima può avere sulla mente umana. Si
tratta dello stesso passaggio, dello stesso cambia-
mento di dominio, come suggerisce Richard Sen-
net2 , che nell’era antica portò i greci a modificare
la carpenteria delle proprie imbarcazioni ed in
seguito la struttura urbana delle loro colonie in
Italia meridionale, proprio grazie all’influenza della
congiunzione di ordito e trama ad angolo retto,
frutto del telaio domestico.
Un altro esempio molto significativo è rappresenta-
to dai pixel. Passando all’era del digitale la nozione
dell’immagine è diventata molto astratta, eppure
la maggior parte delle immagini, quando non sono
basate sul sistema vettoriale, si basa su quello dei
pixel, il quale non è nient’altro che una struttura
2 Richard Sennet - L’uomo artigiano - Feltrinelli - 2009
15
geometrica per creare immagini che riprende lo
stesso sistema ortogonale della tessitura.
Partendo dalla pittura sul corpo, Beautiful Pattern
esplorerà il processo di evoluzione dei pattern con
numerosi esempi tessili tratti dalle varie tradizioni
del mondo e da produzioni contemporanee, e
cercherà di capire come questi attraverso le loro
caratteristiche, tecniche e materiche, sono stati in
grado di influenzare i cambiamenti culturali. Infine
il lavoro analizzerà il modo in cui le nuove gener-
azioni si sono appropriate di questo linguaggio.
1D a l l a p e l l e a l l a
s e c o n d a p e l l e
M a g i c a l p a t t e r n
20
21
Il mercato, la produzione di massa e l’industria della moda hanno indub-
biamente cambiato le nostre abitudini. I tessuti come i brani musicali, i
libri e i quadri, sono diventati merci a cui attribuire un prezzo o uno sta-
tus symbol. Il valore simbolico del prodotto artistico è quasi scomparso,
rimane una fruizione rapida, effimera, usa e getta.
Nelle culture tradizionali, il simbolo non era un vezzo, un segno grafico
frutto del caso, ma aveva un valore potente. Ricoprire i vestiti di pattern
significava decorare, impreziosire pezzi di stoffa già esistenti. Come si sot-
tolinea nel libro Embroidered textile, traditional patterns from five conti-
nents1, questi segni erano basati su credenze ancestrali, su miti condivisi.
Nelle società primitive i misteri della creazione cosmica e del ciclo vitale
dell’essere umano erano indissolubilmente legati alla mitologia: le malat-
tie o i disastri naturali che non venivano compresi erano spiegati da una
credenza al mondo invisibile degli dei, del malocchio, degli spiriti buoni
o cattivi che erano venerati o temuti. Per proteggersi dagli influssi nega-
tivi di questo mondo, che noi definiremmo sovrannaturale, ma che per le
culture che precedettero la Rivoluzione industriale e scientifica era solo
un aspetto del mondo ordinario, gli uomini usavano i tatuaggi ricoprendo
i loro corpi di simboli mitici. Tracce di questi tatuaggi sono state ritrovate
sull’uomo di Pazyryk2, in Asia centrale. Nonostante lo stato avanzato di
1 Sheila Paine - Embroidered Textiles - Traditional Patterns from Five Continents Thames and Hudson - London - 19902 Pazyryk - Nome della vallata tra i monti dell’Atai in Siberia Russa, alla frontriera della Cina, della Mongo-lia, e del Kasakhstan
Sinistra Esempio di Kooba shuwa scarficazione
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degrado è possibile notare sul corpo le raffigurazioni di sei animali fanta-
stici, come un pesce e una tigre dalla coda a spirale.
In seguito, con la necessità di dover coprire il corpo, i popoli hanno
trasferito i pattern sulla stoffa ricreando queste forme grafiche sui loro
vestiti, facendole diventare delle figure di protezione. Anche se i tatuaggi
mutavano in base ai differenti gruppi, il ricamo è stato la prima tec-
nica comunemente usata per trasferire i pattern sulla stoffa e sui vestiti.
La scelta del ricamo non è casuale, l’uso di questa tecnica nel trasferire
immagini è giustificato dalle sue similitudini al disegno. Le tecniche del
feltro, della tessitura o anche del lavoro a maglia, pur permettendo la
creazione di pattern, non garantivano però una definizione dettagliata nel
caso di figure complesse. Sempre secondo Embroidered textile, traditional
patterns from five continents, i pattern, sia tatuati che ricamati, avevano
un significato molto potente associato alla magia. I culti religiosi avevano
il loro fondamento nel mondo sciamanico, per ciò che riguarda gli ani-
mali e la caccia, e nell’adorazione della Dea Madre, per ciò che riguarda
la terra. I pattern attraverso rappresentazioni semplificate, a volte vere
e proprie figure geometriche come il triangolo, il cerchio o il quadrato,
s’ispiravano ad un mondo di simboli religiosi che comprendeva la natura
ed i suoi elementi, alcuni identificati come il sole e gli alberi, aspetti fon-
danti all’interno di una società subordinata ai cicli naturali. L’importanza
dei pattern era tale che il loro uso non si limitava all’ applicazione sulla
stoffa e al corpo umano. Le credenze religiose spingevano le comunità ad
applicarli anche alle abitazioni, specialmente sulle porte, elementi simbo-
lici che rappresentavano una situazione di passaggio tra il mondo esterno
23
Pagina successiva
Tibor + Maira Kalman
(un)Fashion - Harry N.
Abrams - New York -
2000
Destra
Sheila Paine - Embroi-
dered Textiles - Tradi-
tional Patterns from Five
Continents Thames and
Hudson - London - 1990
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della natura e quello interno dell’ abitazione, spazio vissuto degli esseri
umani. I pattern erano presenti anche all’esterno delle case, sugli alberi,
sulle pietre e nelle grotte.
In molte società contemporanee, l’unica credenza che ancora rimane e
che in qualche modo si collega al mondo magico dell’età arcaica è quella
legata al malocchio. Gli esempi che abbiamo ancora a disposizione di-
mostrano un profondo legame con una visione magica dell’esistenza.
Numerosi pattern o l’uso di certi materiali e modalità per alcuni rituali
(come l’uso del tessuto rosso o delle perle di colore blu), sono eredità
del passato, simbologie di antichi culti, il cui valore intrinseco si è tra-
sformato nel corso dei secoli, rendendo più complessa l’identificazione di
questi elementi. Per alcune culture segni reiterati nel tempo, o di cui si è
persa la traccia, attestano la presenza di stilizzazioni non appartenenti al
repertorio di immagini autoctone, è il caso dei lenzuoli di lino di alcuni
territori della Russia in cui grifoni o pavoni, probabilmente portati da
popolazione nomade di origine iranica, o ancora uccelli dalla testa umana
di origine pre-cristiana, registrano visivamente i movimenti dei popoli
ed in questo caso l’eredità tessile risulta come la grande testimonianza di
una inconsapevole integrazione. E questo accade in tutto il mondo, anche
le camicie di Salamanca in Spagna testimoniano l’arte degli Sciti3 attra-
verso la raffigurazione nel tessuto di una bestia a due teste attorcigliate,
Sinistra in alto Ricco uomo Sakhalin Ainu - Bronislaw Pilsudski - 1905
Destra in basso Uomini vestendo il chilkat - Roy Barron Collection - Anchorage Museum - 1904
3 Sciti - Popolazione seminomade di origine iranica, mitologicamente nata dall’unione tra un eroe greco (Era-
cle) e una donna serpente (Echidna) tra l’VIII ed il VII secolo A.C.
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ritrovata dipinta su una pietra del paleolitico. In Giappone il lavoro di
appliqué del popolo caucasico Ainu ricorda le coperte tessute chiamate
chilkat4 di una delle comunità dell’Alaska, coperte ritenute comunemente
una potente protezione contro il malocchio. Anche il ricamo cinese, che
viene molto apprezzato per la sua delicatezza ed il suo pregio, è pieno di
significati e riveste un ruolo importante all’interno della gerarchia sociale.
Diventa a questo punto essenziale affrontare in dettaglio la simbologia
dei pattern, dato il ruolo che la rappresentazione di forme geometriche o
di animali mitici ha assunto nei secoli. Nonostante siano numerosi i libri
che affrontano tale argomento, analizzare e decifrare i significati delle
immagini nei pattern, rischia di essere un lavoro quantomeno azzardato.
Lo psicologo Carl Gustav Jung a proposito di questo argomento dice
che la mente umana è in parte costituita da un inconscio collettivo fatto
di simboli primordiali, definiti archetipi, sostanzialmente degli schemi di
base universali, impersonali, innati ed ereditari. Jung sposta così sul piano
inconscio alcuni condizionamenti culturali (religiosi, artistici) e ambien-
tali. Da questa angolazione nell’interpretare i pattern, relativamente alla
loro matrice simbolica, si deve riconoscere l’universalità del’iconografia
nell’ evoluzione delle narrazioni, e al contempo si devono identificare con-
nessioni tra le immagini, anche in mancanza di contatto dei popoli che le
hanno realizzate. Queste espressioni sono il prodotto della mente umana,
e come dice l’ educatore Arno Stern4 nelle sue ricerche, un’ evoluzione del
5 Arno Stern - I bambini senza età - Luni Editrice - Milano - 1995
4 Chilkat - E una forma traditionale di tessitura praticata dai Tlingit, Haida, Tsimshian e altri popoli della
costa nord ovest dell’Alasaka e della Colombia Britannica
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segno e delle sue strutture compositive non dipende dalla relazione segno/
significato. L’interpretazione delle tracce umane diverrebbe pertanto una
necessità postuma ed arbitraria. Stern nei suoi studi è entrato in contatto
con differenti communità, etnie; in Patagonia ha incontrato gruppi che
non avevano avuto contatti con gli Europei e che in qualche modo non
erano ancora stati contaminati dalla società contemporanea. In seguito
Stern rilevò che in tutte le communità venivano riproposte, in maniera
piu o meno evidente, le stesse forme. Ne ricavò l’idea della Formulazione
e che significati e nomenclature sono frutto di una presunzione tutta con-
temporanea, che ha bisogno di etichettare e delimitare.
Eppure, non possiamo negare che nel corso dei secoli ad alcune forme
sono stati attribuiti significati specifici, spesso di grande importanza.
All’interno della cultura cinese le decorazioni servivano ad esempio a
stabilire ruoli diversi all’interno della gerarchia sociale, lo possiamo no-
tare nella scelta di ricamare animali sulle mostrine dei cortigiani militari
e uccelli su quelle dei cortigiani civili. Con l’importanza e la diffusione
dei pattern, il ricamo è diventato sia la tecnica per eccellenza che il mezzo
privilegiato per celebrare le occasioni speciali, quelle legate ai riti di pas-
saggio all’età adulta, o quelle legate alla diffesa delle persone più vul-
nerabili. Tutte queste modalità, secondo Embroidered textile, traditional
patterns from five continents, derivano dal simbolismo pagano. Figure
antropomorfe, animali, melograni, garofani, tulipani, triangoli, cerchi,
quadrati, spirali, svastiche6, stelle, punti, linee a zigzag, ondulate, ecc.
6 Svastiche - Simbolo effigiato per mezzo del disegno di una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti
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tutti provengono da un simbolismo primitivo. In seguito il Buddhismo,
l’Hinduismo, l’Islam, e il Cristianesimo, hanno imposto i loro simboli,
frutto della rielaborazione del simbolismo pagano, spesso attraverso con-
cetti più sofisticati.
Nel corso dei secoli i pattern sono diventati sempre più astratti e nel rap-
porto tra segno e simbolo il significato è spesso andato perduto. Antica-
mente la rappresentazione di un animale sacro, provvisto di corna, aveva
un grande potere magico, che il processo di stilizzazione ha assorbito e
successivamente trasformato in elaborazioni formali con differenti sintesi
visive. In questo passaggio la cresta di gallo può aver suggerito una suc-
cessione di creste cosi come come il cerchio può essere frutto del ricordo
del sole.
In queste stilizzazioni erano presenti associazioni particolari, come gallo-
corna, mano-pesce, per potenziare il carattere prottetivo dei pattern.
La ripetizione e la moltiplicazione del modulo erano altre modalità di
rinforzo del potere protettivo che si voleva attribuire. Non solo la ripe-
tizione, anche la posizione occupata nella serie aveva la sua importanza:
i pattern potevano essere posizionati attorno al collo, sulle spalle, lungo
orli e polsi, attorno alle tasche, vicino alle asole, potevano essere presenti
anche sulle maniche e le parti genitali, in modo che tutto il corpo ne fosse
ricoperto e protetto, pur mantenendo le sue parti ben distinte. La pro-
tezione dagli influssi negativi era un elemento importantissimo assicurato
spesso dal triangolo, simbolo associato all’elemento sessuale della donna,
in grado di evocare la fertilità, i cui angoli taglienti sembravano avere il
potere di accecare il malocchio. Quando il triangolo era disposto in linea,
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formando zigzag o chevron, rappresentava l’acqua o il serpente. Quando
veniva raddoppiato formava un diamante o un rombo, entrambi simboli
di fertilità, spesso applicati sulla facciata delle case nel nord Europa, sem-
pre come figura di protezione. Il triangolo è di certo una delle forme più
presenti nell’uso dei pattern, prestandosi a varie combinazioni, special-
mente lungo i bordi dei vestiti. Il cerchio o la spirale sono spesso iden-
tificati come simbolo potente delle forze cosmiche del sole e della luna,
ma anche del movimento. Altre forme sono legate al cerchio e alla spirale
come la falce di luna, la stella a otto punte, la svastica, la croce dentro il
cerchio e il labirinto. Il cerchio dentro il cerchio assomiglia spesso ad un
occhio, a Gerusalemme e a Betlemme questa forma veniva considerata
come l’occhio dell’angelo. Il cerchio era soprattutto il simbolo del sole e
della luna, due elementi indissolubilmente legati. Il culto del sole e della
luna, al quale era attribuito il controllo delle maree e delle acque, rispet-
tivamente associato all’uomo e alla donna, era presente in quasi tutte le
culture.
Nella creazione dei pattern anche il concetto numerico, espresso attra-
verso la quantità degli elementi grafici presenti, era di grande importanza
ed aveva finalità protettive.
L’interpretazione dei pattern comprende molte stilizzazioni, in cui la natu-
ra è protagonista in maniera distinta, tra queste i pattern ispirati alla dea
madre sono tra i più rappresentati. A loro interno ritroviano concetti di
natura ispirati alla forza vitale e alla fertilità. La dea madre veniva spesso
raffigurata con le braccia in alto, le gambe aperte e con aggettanze sim-
metriche a forma di animali e piante. Le braccia in alto erano un segno
33
Pagina precedente sinistra Sposa a Rabat - Jean Besancenot - Institut du monde Arabe - Paris - 1930
Sopra Dettaglio del Izar - Isabelle Denamur - Morrocan Textiles Embroidery - Flammarion - Paris - 2003
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di autodifesa, ma per alcuni popoli anche una supplica rivolta al sole o
al cielo. Le gambe aperte erano invece viste come la posizione del parto,
della nascita, o un richiamo alla fertilità. Spesso al posto delle gambe tro-
viamo i serpenti, la cui pelle è simbolo di rinnovamento vitale, al simbolo
femminile si aggiungono spesso gli accoliti della dea, uccelli, cani o leoni.
L’albero della vita era un altro elemento fondamentale. Stilizzazioni di
foglie, fiori, piante, frutti ed acqua erano rappresentazioni dell’albero
della vita. L’albero è un simbolo molto potente: le sue radici portano al
mondo sotterraneo ed il tronco dalla terra risale fino al cielo, l’albero
trascende così le tre sfere dell’esistenza. L’albero è il simbolo della nascita,
della maturità, della morte e della rinascita incarnate dalla foglia, dal boc-
ciolo e dal frutto. E’ anche possibile vedere l’albero della vita invertito,
che affonda le proprie radici nel cielo, distribuendo così i doni del mondo
superiore in quello inferiore.
La presenza di animali nei pattern si spiega grazie al culto della caccia,
fonte preziosa di nutrizione. Gli animali erano oggetto di elaborati ritua-
li tesi a salvaguardarne l’abbondanza. Il cacciatore abbelliva così le sue
vesti di rappresentazioni con scene di caccia, stilizzazioni di animali do-
tati di potere protettivo. In molti esempi la rappresentazione dettagliata
dell’animale è inserita in un contesto compositivo che lascia spazio e si
confonde in un tracciato a zigzag.
Tra gli animali gli uccelli rivestivano un ruolo molto importante, erano
visti infatti come messaggeri del cielo, del sole e quindi degli dei. Gli uc-
celli trasportavano le anime verso l’aldilà, dove a loro volta venivano
trasformate in uccelli.
35
Tutte queste interpretazioni si rifanno ad un mondo magico che può
risultare estraneo al razionalismo moderno, rimane comunque evidente
la forte valenza simbolica dei pattern, la loro intrinseca capacità di legare
strettamente le culture all’ambiente naturale, creando un forte legame tra
i cicli della natura e le attività umane.
Wo r l d m a p
42
Sinistra Donna della communita dei Ndebele - Zimbabwe
Destra Donne Zulu - Zimbabwe
43
Sopra Uomini masai - Kenya
Pagina successiva sinistra Stoffa Kuba - Georges Meurant - African Textiles from the Kingdom of Kuba -
Thames and Hudson - London - 1986
Pagina successiva destra Donna - Bamako - Mali - Seydou Keita - fotografia - 1960 -Joseph and Ceil Mazer
Foundation Inc
Sopra Isabelle Denamur - Broderies marocaines - Flammarion - Paris - 2003
Destra Tessuto Assyut - Egitto - Victoria Z. Rivers - The Shinning Cloth - Thames and Hudson - London - 1999
Destra Dettaglio di decorazione di una tenchîfa (velo di uno specchio) - Tetouan - Isabelle Denamur - Broder-
ies marocaines - Flammarion - Paris - 2003
51
Sopra Copertina - Fez - Isabelle Denamur - Broderies marocaines - Flammarion - Paris - 2003
Destra Donna Ramallah - Palestina - Matson Collection - 1914
Sopra Allan Faquir indossando un ajrak turbante - Pakistan - Askari and Crill - The colours of the indus -
Merrell Holberton - London - 1996
Destra Scialle da donna (pulkari chadar) - Pakistan - Askari and Crill - The colours of the indus -
Merrell Holberton - London - 1996
Destra Stampa con blocco di legno - Morning dew - Saffron marigold - India
60
Pagina precedente sinistra Donna di Makran - Pakistan - Sheila Paine - Embroidered Textiles - A World
Guide to Traditional Patterns - Thames and Hudson - London - 2008
Pagina precedente destra Scialle da donna - Pakistan - Askari and Crill - The colours of the indus -
Merrell Holberton - London - 1996
Destra Tessitrice indonesiana - Tetebatu - Lombok
63
67
Sinistra Donne dell’ etnia Yi durante una celebrazione di passagio a l’eta adulta - Yunnan - Cina
Destra Donna Miao durante una celebrazione - Guizhou - Cina
Pagina precedente destra Collana ricamata - Wang Yarang - Chinese Folk Embroidery - Thames and Hudson London - 1987
Pagina precente sinistra Donna dell’ etnia Yi - Sichuan - Cina
69
Sopra Donne Miao a lunghe corne - Guanxi - Cina
Pagina successiva Stampa Ukiyo-e - Museum of Fine Arts Boston - Stati-Uniti
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Sopra Kimono del’isola di Okinawa - William Jay Rathbun - Beyond the Tanabata Bridge : tradi-
tional Japanese textiles - Thames and Hudson - London - 1993
73
Sopra Stencil giapponese - Japanese stencils - Victorial and Albert musem books - 1988
76
Destra Uomo Indiano Hidatsa - Edward S. Curtis - 1908
Pagine successive Delphine Diallo - The Great vison - 2009
Destra Capo Anotklosh (Taku) indossando una coperta Chilkat - Juneau - Alaska - 1913
82
83
Sinistra Pattern Shipibo Conibo - Perù
Sopra Gene Korte - Donna tessitrici a Cinchero - Perù
Sopra Museo Ixchel de Traje Indigena - Guatemala
2M a t e r i a l i e
p r o c e d i m e n t i
90
91
Fino alla prima rivoluzione industriale i materiali e i procedimenti
di lavoro non si discostano molto da quelli usati nell’antichità. Nel
XVIII secolo l’arrivo dei macchinari di lavorazione tessile segna una
svolta decisiva: vengono introdotti nuovi metodi di fabbricazione che
cambiano per sempre la relazione intima tra essere umano, materia-
le e segno grafico, propria della realizzazione dei pattern. Nel XIX
secolo la seconda rivoluzione industriale contribuirà maggiormente
a queste trasformazioni, introducendo i prodotti chimici di sintesi
derivati dal petrolio.
I procedimenti di produzione mutano radicalmente, così come la
struttura stessa della fibra cambierà nel XX secolo. Nuovi esperi-
menti sono ora possibili, a discapito però delle antiche tradizioni
artigianali ed iconografiche, che lentamente perdono la loro centra-
lità. I materiali hanno la stessa importanza dei procedimenti, perché
permettono di valorizzare i pattern e possono diventare pattern a
loro volta. Dopo la rivoluzione industriale, mutando il sistema di
produzione e le esigenze della società, le tecniche tradizionali come il
ricamo, il lavoro a telaio o il blocco di legno per la stampa lasciano
il posto alla tintura con acidi, ai telai meccanici, alla serigrafia. Così
come per i materiali, al posto delle fibre di origine vegetale o animale,
il mercato tessile si orienterà verso quelle sintetiche in grado di of-
frire interessanti prestazioni. Il panorama generale testimonia oggi in
questo ambito enormi trasformazioni della ricerca tessile nell’arte e
nel design. La tesi prende in esame metodi, materiali e strumenti che
maggiormente sono risultati sensibili all’innovazione contemporanea.
M a t e r i a l i e l i n g u a g g i
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FibreVegetali
Esistono molte fibre vegetali, che derivano cioè da fonti organiche, quali il
cotone, il mais, il lino, la canapa, il kenaf, l’ortica, il ramie, la juta, il bam-
bù, l’abacà, il kapok, la fibra di cocco, la pinã, la raffia, il sisal, la soia, le
alghe, il legno. Originariamente i vestiti erano fatti di corteccia di alberi o
foglie intrecciate, fu la tecnica della tessitura a modificare completamente
l’uso delle fibre vegetali.
Le fibre più diffuse sono il cotone e il lino, sono anche quelle che vengo-
no coltivate da più tempo. Sembra che la coltura del cotone abbia avuto
inizio contemporaneamente in India e in America latina. Le civiltà sulle
rive dell’Indo (oggi Pakistan) 6000 anni fa realizzarano la prima stoffa di
cotone, che nel terzo millennio a.C. venne esportata verso la Mesopota-
mia e da lì in Egitto nella valle del Nilo. Tracce di cotone con una datazi-
one di circa 7000 anni fa, rinvenute dagli archeologi all’interno di alcune
caverne messicane, dimostrano che il cotone era conosciuto e usato dalle
popolazioni mesoamericane più o meno nello stesso periodo. Alcuni
ricercatori affermano che gli egiziani erano a conoscenza del cotone più
di 12000 anni fa.
96
Il cotone è la fibra vegetale per eccellenza, essendo la più coltivata, la più
economica e la più utilizzata. I suoi modi di trasformazione sono innu-
merevoli: il cotone può essere un stoffa grezza, ma anche resistente come
il denim e pregiata come il gabardine. Il cotone è anche un ottimo sup-
porto per la stampa, gli Indiani sono stati la prima popolazione ad averlo
utilizzato in questo modo. Attualmente è uno dei principali supporti della
riproduzione digitale, di quella a caldo e della serigrafia, grazie alla sua
resistenza termica. La tessitura, La tintura e la lavorazione a maglia sono
altre tecniche che si avvalgono dell’uso della fibra di cotone.
Il cotone non è però la fibra più antica, sembra sia stato preceduto dal
lino, il cui uso è persino più antico della lana. Molto apprezzato per le
sue qualità termiche e assorbenti, ma anche per la sua comodità e la sua
eleganza, il lino è sempre stato considerato come una stoffa di lusso.
Nonostante le sue ottime qualità, il lino però non ha mai goduto della
stessa popolarità del cotone, né è stato oggetto delle stesse sperimen-
tazioni da parte delle nuove tecniche. Eppure, con la riscoperta delle fibre
naturali durante gli ultimi dieci anni, il lino è diventato una materia che
i designer si divertono a riscoprire ed usare in vari modi, con tecniche di
tessitura, di cucito, di stampa ma anche con il devoré, attribuendogli così
un nuovo valore.
Gli esperimenti per la creazione di nuovi pattern non hanno riguardato
le altre fibre vegetali. Principalmente usate nella tessitura queste non
si sono molto evolute ed i procedimenti di lavorazione sono rimasti
97
quasi identici a cento anni fa. Da qualche anno anche la canapa è riuscita
a suscitare un certo interesse, poichè per le sue qualità antibatteriche è
una fibra ecosostenibile, ma di fatto su di essa vengono applicate le stesse
metodologie utilizzate per il cotone. Per quanto riguarda le fibre di bam-
bù, di soia o di alghe, è ancora troppo presto per capire fino a che punto
potranno essere sfruttate nella sperimentazione e creazione di nuovi pat-
tern.
98
FibreAnimali
Le fibre animali sono largamente diffuse: la lana di pecora, la seta, il cash-
mere, la lana merino, l’angora, l’alpaca, il mohair, fibre comuni anche se
pregiate fanno parte dei nostri indumenti, a differenza di quelle di vicuña,
di cammello, di yak, di qiviut (sottopelo di un bue muschiato originario
del Canada, del’Alaska e della Groenlandia), sottopelo di Samoiedo e
Terranova (fibra canina) o dell’antilope del Tibet, fibre meno diffuse,
più costose, usate per la loro preziosità e non per esperimenti materici e
ricerche creative. Recentemente hanno fatto la loro apparizione le fibre
provenienti dalla proteina del latte (l’azlon) o del granchio.
La lana rimane la prima fibra ad essere utilizzata nei vari ambiti di ricerca
e di produzione, può essere utilizzata sia nella lavorazione a maglia che
nella tessitura, negli esperimenti che sono legati alle due tecniche, può
essere cardata, pettinata, offrendo varie texture grafiche e materiche. Le
società primitive ispirandosi al vello peloso degli animali elaborarono
tecniche di compattamento che consistevano nel bagnare, sfregare e com-
primere la lana in modo tale da creare il feltro. Il risultato ottenuto era
un materiale compatto di diversi centimetri di spessore con delle ottime
qualità termiche e isolanti. In Cina, in Egitto la tecnica del feltro fu usata
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prima delle tecniche di filatura e tessitura, proprio perchè nel procedi-
mento si utilizza la fibra naturale non ritorta. Il feltro rimane un materia
le molto contemporaneo, che può essere modellato e tagliato anche con
il laser, e continua ad essere prodotto sia a mano che in modo industria-
le. La scelta di questo materiale da parte di artisti e designer è dovuta al
fatto che il feltro ha diverse potenzialità, sia per le qualità della fibra che
per le possibilità di produzione.
La lana è stata il motore economico di vari paesi, come l’Olanda e l’Italia,
dal Medioevo fino alla seconda guerra mondiale. Negli ultimi dieci anni è
tornata ad essere un prodotto di moda, permettendo così nuovi approcci
creativi.
La lana è però da sempre in concorrenza con la seta. Furono i cinesi
ad elaborare l’arte di allevare il baco da seta e di raccogliere un filo di
qualità. Coscienti della preziosità di questa fibra, i cinesi hanno tenuto il
procedimento della sericoltura segreto per molti secoli, rimanendo così
gli unici produttori nel mondo. L’uso della seta era riservato soltanto alla
famiglia dell’imperatore, solo in seguito e in maniera graduale divenne
accessibile ad altri membri della società. Fino all’apertura della via della
seta nel II secolo a.C. la circolazione della seta avveniva solo in Cina, che
continuò a conservarne il monopolio, anche se sempre maggiori quantità
di materiale erano esportate verso l’Europa e l’Africa. La sua preziosità la
rendeva una merce pregiata e ricercata, una volta rivelato il segreto molti
paesi cercarono perciò di dar vita ad una propria industria serica.
La seta è un materiale ideale nella tessitura ed offre diverse possibilità di
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resa: la gaze ha un aspetto finale ed un tatto completamente diversi da
un crêpe de chine o da un shantung. La seta rimane un ottimo materiale
nell’ambito della tessitura e della tintura: può essere dipinta a mano o
stampata, poichè come la lana, essendo a base proteica, ha ottime qualità
assorbenti.
La pelliccia o la pelle di animale si prestano molto bene all’elaborazione
dei pattern, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie; il cuoio ad
esempio si adatta molto bene al taglio laser, che permette un taglio molto
preciso di disegni o pattern creati prima al computer.
Sopra Sandra Renard - Sur la route de la soie - Xinjiang - Cina
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FibreArtificiali e Sintetiche
Non è possibile parlare di ricerca sui pattern senza menzionare le fibre
sintetiche perché rappresentano, anche se non sempre in modo sosteni-
bile per l’ambiente, un vero strumento di lavoro. I materiali che le com-
pongono resistono meglio soprattutto alle stampe, ai bagni di tintura
chimica, alla tessitura di nuova generazione e alle sperimentazioni con il
calore. Esistono fibre artificiali di origine naturale come quelle a base di
cellulosa derivante da vari impasti vegetali, e fibre sintetiche derivanti da
procedimenti di sintesi chimica, frutto dell’ industria petrolchimica. Nel
XX secolo l’uso delle fibre non naturali ha cambiato in modo notevole la
produzione delle stoffe. I prodotti chimici utilizzati nel XIX secolo, solo
per la tintura chimica, sono ora parte integrante di certi procedimenti
tessili e servono anche per estrarre fibre da fonti naturali. Esistono solo
tre fibre provenienti dalla cellulosa naturale: il rayon, il tencel e l’acetato
di cellulosa. Il rayon è il più diffuso, viene chiamato anche seta artifi-
ciale, ha le stesse qualità del cotone ed è molto resistente ai procedimenti
chimici e alle tinture. In base a come viene prodotto, questo materiale può
avere nomi diversi di cui il più conosciuto è il rayon viscosa, chiamato
anche solo viscosa. L’acetato di cellulosa, comunemente chiamato acetato,
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proviene dalla polpa di alberi o dai linters del cotone. E’ un materiale che
si ristringe alla pressa calda e può essere termoplastico, con il calore può
creare degli effetti moiré. Il tencel invece è stata l’ultima fibra ad essere
sviluppata ed è l’unica ad essere sostenibile, infatti può essere estratta da
legno proveniente da piantagioni gestite in modo ecologico per mezzo di
solventi riciclabili. La fibra del tencel è completamente biodegradabile e
può assomigliare alla seta.
Per i materiali sintetici la Germania, dopo la prima guerra mondiale,
era il centro dell’industria chimica fino all’arrivo degli Stati Uniti che
rappresentano con DuPont la maggiore compagnia di prodotti chimici.
Nel 1939 DuPont fu capace di produrre una lunga catena polimerica di
molecole, il nylon polimero, segnando il punto di partenza della produ-
zione di tessuti sintetici. Molte stoffe sintetiche hanno le stesse proprietà:
non sono particolarmente traspiranti e non sono comode nella vestizione
come i materiali naturali. Reagiscono però al calore e possono marcare
pieghe e rilievi definitivamente, possono essere anche smaltate o stampate
con aggettanze e bruciate attraverso microfusioni. Le fibre sintetiche non
reagiscono bene alla tintura naturale, sono però degli ottimi supporti
per la stampa digitale e la tintura chimica. Le più famose sono il nylon,
l’acrilico, il poliestere e lo spandex. Esistono fibre sintetiche di nuova
generazione come l’odin optim, una fibra simile alla lana: i ricercatori
hanno estratto la fibra originale della lana per poi alterarne la struttura
chimica. Ciò ha permesso la creazione di un materiale con una qualità
tattile e di drappeggio sorprendente, elementi che lasciano intuire speri-
mentazioni ardite ad opera dei nuovi designer.
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Infine ci sono le microfibre e le nanotecnologie, ora in piena espansione.
Considerate fibre intelligenti, questi materiali di ultima generazione, sono
degli ottimi tessili che permettono una ricerca artistica specializzata, pre-
standosi ai più svariati esperimenti di pattern.
P r o c e d i m e n t i e s t r u m e n t i
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La tessitura è l’arte di costruire un tessuto. Si ottiene con l’intreccio dei fili
di trama con quelli di ordito. Nel caso dell’intreccio tessile più semplice,
la tela, e più diffuso nel mondo insieme alla saia, i fili di ordito (verticali)
sono divisi in due serie, quelli pari e quelli dispari. Aprendo le due serie,
una in alto e l’altra in basso, si ottiene un varco (passo) in cui si inserisce
il filo di trama (orizzontale). Scambiando di posto le serie, quella che era
in alto va in basso e viceversa, si ottiene cosi un incrocio che blocca il filo
di trama che deve essere battuto, cioè schiacciato, contro il passaggio di
trama precedente, andando in questo modo a costituire il tessuto.
Per realizzare un tessuto si possono utilizzare molti mezzi, dai più sem-
plici costituiti da un cartone dentellato, o da una cornice di legno, a quelli
più complessi come il telaio jacquard meccanico o il telaio jacquard
pilotato dal computer. Ovviamente la resa, la qualità, la complessità e la
dimensione del tessuto ottenuto sono in stretta relazione con le caratteri-
stiche tecniche del mezzo utilizzato.
La tecnica della tessitura è una tecnica antichissima, secondo il libro The
art of the loom1 ci sono esempi di tessitura che risalgono al 4000 a.C.. La
tessitura rappresenta una tecnica estremamente importante non solo per
le sue produzioni e possibiltà di ricerca ma anche perchè rappresenta una
Tessitura
1 Ann Hecht - The art of the loom - British Museum Publications - London - 1989
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base imprescindibile nell’evoluzione della tecnica, in questo senso consi-
derata tecnica fondante per le soluzioni costruttive utilizzate in analogia
nella progettazione urbanistica, in carpenteria navale, ecc.
Molte culture hanno usato la tessitura per creare i loro pattern, lasciando
in eredità un patrimonio culturale vastissimo.
All’interno di questa tecnica si possono utilizzare vari tipi di telaio per
creare diversi effetti, ma anche con lo stesso strumento è possibile creare
un numero infinito di combinazioni, grazie alla scelta dei colori, dei filati
e delle armature, con varie tipologie di intreccio.
Nel corso degli ultimi secoli anche la tessitura si è industrializzata,
l’arrivo del telaio Jacquard creato da Joseph-Marie Jacquard è introdotto
all’inizio del XIX secolo e rappresenta il cambiamento decisivo. Grazie ad
una scheda perforata il comando dei licci è automatico, permettendo così
ad un unico tessitore/tessitrice di realizzare pattern molto complessi.
Nella tessitura esistono vari tipi di lavorazione. Quello di base, chiamato
intreccio tela, pur permettendo di giocare con i colori e i materiali, im-
pedisce di sviluppare pattern complessi. L’intreccio saia, chiamato anche
twill in inglese, ha varie combinazioni, come il piede di gallo e crea un
tipo di intreccio in diagonale. Altro procedimento diffuso è il raso, la sua
armatura è costituita da punti di legatura radi e largamente distribuiti
così da apparire nascosti. Un’ altra tecnica di tessitura utilizzata è quella
dell’arazzo. Il materiale tessile ottenuto ha una trama dominante che
permette l’esecuzione di dettagli all’interno del pattern, spesso disegni di
grandi dimensioni, ricchi di particolari. Queste sono le tecniche di base
ma esistono anche altri procedimenti come il damasco e il broccato.
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Entrambi sono tessuti molto preziosi, soprattutto il secondo, sul quale
vengono inseriti fili di metallo dorato. La tessitura doppia permette di
realizzare il velluto o il melton, un tipo di stoffa di lana realizzata con
la tecnica omonima, per mezzo della quale è possibile creare dei tessuti
reversibili.
La tessitura è un processo che permette di realizzare vari tipi di pattern,
perché oltre al giocare cromatico permette di usare quasi tutti i tipi di
materiale, dalla lana alla seta, dalle fibre vegetali a quelle artificiali e sinte
tiche. L’arrivo delle fibre elastiche ha reso la tessitura una tecnica capace
di adattarsi all’evoluzione dell’ industria tessille. Oramai è infatti pos-
sibile inserire queste fibre nella tessitura decidendo quali parti devono
essere più aderenti al corpo.
Se i materiali hanno indubbiamente aiutato la tecnica della tessitura, i
mezzi digitali hanno permesso al telaio Jacquard di operare su sistemi
CAD e dunque di produrre intrecci partendo da file digitali, facendo così
entrare la tessitura nell’ era contemporanea. L’uso di certi tipi di materia-
le all’interno della stessa tessitura, come i filati di poliammide o elastici
(elastan) all’ interno stesso del tessuto, combinati ad altri tipi di filato,
possono creare dei pattern sorprendenti, così come l’inserzione di filati
fosforescenti, catarifrangenti, metallici, può risultare un’ottima soluzione
per creare effetti visivi.
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Ricamo
Joseph Font - Collection
automne-hiver -
2008-2009
Possiamo considerare il ricamo come una delle prime tecniche tessili
utilizzate, le prime tracce risalgono infatti all’ antico Egitto. Il ricamo,
come sottolineato in precedenza, era una tecnica molto diffusa perché
permetteva di riprodurre sulla stoffa, con notevole fedeltà, i pattern che
prima erano dipinti sul corpo.
Il ricamo consiste nel realizzare disegni, con un ago e del filo, sul tessuto
creando numerose varietà di pattern. La sua evoluzione è stata minima
nel corso dei secoli, nonostante l’invenzione di macchine da ricamo, una
parte della produzione è tuttora realizzata a mano. I macchinari infatti,
pur accorciando i tempi di esecuzione, realizzando punti altrimenti im-
possibili da eseguire a mano e su grande formato, non garantiscono lo
stesso livello di preziosità del lavoro manuale. La preziosità del ricamo
viene valutata in base alla scelta dei materiali, alla qualità dell’ esecuzione
e alla capacità nel creare armonie di composizione. La tecnica del ricamo
si evolve partendo dai punti di base, come il punto piatto chiamato anche
punto reale, il punto filza, il punto indietro ed il punto catenella che sono
quelli fondamentali e permettono di realizzare tutte le altre variazioni
come il punto erba per le linee, il punto broccatello, il punto stella per le
superfici, il punto nodini, il punto palestrina, il punto vapore, il punto ric-
cio e il punto pieno per i rilievi. Questi sono solo esempi, esistono
infatti molti altri punti sviluppati da ogni cultura in base alle pro-
prie esigenze. In Cina, ad esempio, veniva usato principalmente il
punto piatto per creare splendide sfumature. In Marocco, invece,
oltre al punto piatto era molto diffuso anche il punto nodini.
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Esistono anche tecniche, tuttora in uso, che sfruttano l’intreccio tela della
stoffa per creare pattern, come il punto croce, il punto ajouré chiamato
anche punto a retino, o ancora il punto assisi, il punto Richelieu e il
punto Hardenger. È possibile trovare il ricamo all’interno delle più svaria-
te culture, in alcuni paesi sono state sviluppate tecniche peculiari come il
lavoro Mountmellick in Irlanda, o la brodederie anglaise in Inghilterra.
Ci sono anche tecniche che derivano dal ricamo, il cui scopo è proprio la
creazione di pattern o rilievi, come l’appliqué, lo smocking o la trapunta.
Il ricamo è una tecnica che permette vari effetti, può essere infatti usata
per rinforzare i bordi e scontornare le forme creando bordure, o creare
delle texture.
L’ evoluzione del punto base del cucito, la filza, inizialmente utilizzata per
unire pezzi di stoffa e rammendare zone di rottura di indumenti quotidia-
ni, rappresenta il passaggio e la connessione fra le tecniche di cucito e
ricamo, la continuità tra le necessità funzionali e il bisogno del racconto,
dalla funzione quotidiana al linguaggio della narrazione, che lascia una
traccia di sè.
Sinistra Isabelle Denamur - Broderies marocaines - Flammarion - Paris - 2003
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StampaLa stampa è un procedimento molto utilizzato nella realizzazione dei
pattern, conseguente alla tecnica della pittura su stoffa. Le prime forme
utilizzate per la stampa erano costituite da un blocco di legno, originario
dell’Asia, probabilmente della Cina, anche se molto diffuso in India. La
tecnica consiste nello scolpire il blocco in base al pattern stabilito, che
viene successivamente bagnato nell’inchiostro ed applicato sulla stoffa
tramite una pressione. È possibile applicare colori diversi, a tal fine bi-
sogna disporre di blocchi di legno complementari per ottenere diverse
possibilità compositive.
Nel 1834 Louis Jerome Perrot creò la stampa con il blocco di legno mec-
canico, permettendo così la produzione di massa della stoffa stampata. La
stampa è uno dei processi che più si è evoluto nei secoli, probabilmente
uno dei passaggi più importanti nella storia della tecnica è l’arrivo della
stampa a lastre di rame, basata sul procedimento dell’incisione. Le lastre
venivano incise e usate, come per la tipografia, con una pressa. Questa
tecnica non ebbe vita lunga, infatti nel 1785 Bell brevettò la stampa rota-
tiva, permettendo di stampare sei colori alla volta con un colore su ogni
rullo.
Un’ altra tecnica usata nella stampa tessile è la serigrafia (1930), le cui
origini vanno cercate nello stencil. Processo che viene dal Giappone, lo
stencil consiste nel creare un motivo su di una lastra di metallo, che può
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essere mossa, garantendo in tal modo la riproduzione, senza alterare il
disegno. La serigrafia prende spunto da questa tecnica ma al contrario
dello stencil permette di creare sfumature di colore. La serigrafia ha il
pregio di aver ampliato gli usi della stampa tessile, con questa tecnica è
per esempio possibile creare disegni a partire da una fotografia, usando
un’emulsione fotosensibile. L’immagine viene trasferita in negativo su uno
schermo di seta montato su di un telaio, grazie ad una paletta il colore
viene poi trasferito, passando attraverso il retino sulla stoffa.
L’introduzione delle tecniche digitali è stata l’ultima e fondamentale in-
novazione nella storia della stampa tessile. Per prima è apparsa la stampa
transfert: l’immagine veniva stampata sulla carta con coloranti dispersi,
successivamente trasferita sulla stoffa grazie al calore e alla pressione. La
stampa per sublimazione, evoluzione della stampa transfert, permette alla
stoffa di assorbire il colore invece di lasciarlo solo in superficie, conferen-
do così alla stampa una migliore tenuta del colore. L’unico limite è do-
vuto al fatto che essa reagisce soltanto su stoffe sintetiche. La rivoluzione
maggiore è rappresentata dalla stampa ad inkjet: in questo caso, come
suggerisce il nome, non si ha più a che fare con tinture ma con inchiostri,
trasferiti sulla stoffa grazie a testoline che rilasciano piccole quantità,
della misura giusta, di colore. Questa stampa si basa sul sistema di colore
CMYK e tratta la risoluzione dell’immagine in DPI (dots per inch, let-
teralmente punti per pollice). Il grande vantaggio della stampa digitale è
rappresentato dall’uso di pigmenti per inchiostro, che rispetto alle tinture
permettono di velocizzare il processo di stampa, i pigmenti sono infatti
più leggeri, si lavano meglio e sono più economici. Esistono comunque
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due tipi di inchiostro: quelli con pigmento in polvere e quelli a base di
coloranti liquidi. I primi purtroppo tendono ad otturare le te- stoline che
sono elementi fondamentali nella stampa digitale. I continui migliora-
menti dell’industria hanno permesso di ridurre questo difetto, facendo in
modo che questo tipo di stampa sia ora la più diffusa. Queste due tipolo-
gie di inchiostro presentano altri vantaggi e svantaggi: gli inchiostri a base
di pigmenti in polvere richiedono di preparare la stoffa con un agente di
fissazione e di fissare poi il colore con il vapore; gli inchiostri a base di
colorante liquido d’ altra parte necessitano di solventi per essere rimossi
o sciolti. Il motivo per cui la stampa ad inkjet ha rivoluzionato l’industria
tessile è dovuto al fatto che sia possibile creare pattern direttamente dal
computer, di stampare in alta definizione e di poter usare un numero
infinito di colori senza l’ausilio di lastre. Ora il disegno può essere tran-
quillamente reso in 3D e finalmente le dimensioni della stampa possono
essere molto più grandi pur partendo da un pattern piccolo.
La stampa digitale ha anche permesso di sviluppare nuove tecniche che
riguardano proprio gli inchiostri, infatti se questi sono a base di acqua o
di olio la resa può essere completamente diversa. La varietà di inchiostri
è sbalorditiva: si trovano infatti quelli luminescenti, che sono invisibili
alla luce del giorno ma che appaiono con raggi infrarossi o con i raggi
UV, quelli fluorescenti, altri con colori che brillano alla luce del giorno
o con una lampada ad UV o ancora degli inchiostri fosforescenti che si
caricano con la luce per poi brillare nel buio, quelli a base di brillantini,
quelli olografici che cambiano in base al punto di vista, quelli opachi che
permettono la stampa sulla stoffa scura. Esistono anche degli inchiostri
policromatici che hanno un effetto di colore mutevole, degli inchiostri
specchianti o che creano riflessioni, degli inchiostri termocromici che
cambiano colore in base alla temperatura, e gli inchiostri chiamati tras-
parenti che permettono di stampare con un’ opacità minima.
La stampa è teoricamente una tecnica che aggiunge del materiale croma-
tico alla stoffa, esistono anche procedimenti inversi in cui il colore viene
scaricato: prima si tinge un abito con una tintura che reagisce a questo
tipo di tecnica, in seguito viene stesa sulle parti volute una sostanza che
sbianca o scolora la tintura prima applicata. Questo processo ha soprat-
tutto il fine di ottenere tonalità di contrasto sulle stoffe scure.
Esiste anche una tecnica a base di un particolare tipo di inchiostro che
produce un effetto chiamato dévoré: applicato sulla stoffa, l’inchiostro
reagisce con il calore soltanto sull’ordito o sulla trama, in base alla tipo-
logia delle fibre, rivelando così il pattern deciso in partenza. Ci sono
inoltre inchiostri a base di colla che permettono l’aderenza di altri tipi di
materiale, come per creare un effetto velluto, che si chiama floccatura;
nello stesso modo possono essere applicati ad esempio brillanti, carta
stagnola, per creare effetti particolari.
Mika Nash
effetto di devoré
su stoffa
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TinturaEsistono due tipi di tintura, in base alla tipologia del colore utilizzato:
quello di origine naturale e quello derivato dalla sintesi petrolchimica. Ac-
canto alle caratteristiche dei colori esistono poi diverse modalità di tintu-
ra, capaci di restituire numerose varianti visive. La tintura è un processo
di colorazione che agisce come una macchia: il colore viene assorbito
dalla fibra tessile, rendendola più resistente rispetto alle pitture date in
superficie. La tintura può essere applicata a vari tipi di fibre: naturale,
sintetica, artificiale.
Il grande vantaggio della tintura è che può essere applicata in differenti
momenti della produzione, sia sulla fibra che sul filo, sulla stoffa o diret-
tamente sull’indumento, permettendo così sperimentazioni sia col colore
che con la fibra. Bisogna considerare che il colore non reagisce allo stesso
modo sulla fibra chimica come su quella naturale (animale o vegetale), e
che non si ha lo stesso risultato usando una stoffa tinta precedentemente
piuttosto che una stoffa bianca.
La tintura chimica è stata introdotta nel XIX secolo, fino a quel momento
venivano usate solo materie prime naturali. Le tinture cosidette naturali
sono principalmente di origine vegetale, ricavate cioè da fiori, foglie,
radici, cortecce e frutti, ma possono anche essere di origine minerale ed
animale; come un tipo di rosso prodotto a partire da un insetto chiamato
cocciniglia, della famiglia dei Coccoidea, ricco di un pigmento dal colore
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intenso. Così come il Porpora di Tiro, ricavato dalla conchiglia chiamata
Murex brandarix, la cui produzione limitata faceva di questo colore un
bene di lusso, riservato al potere eclesiastico e successivamente presso i
Romani simbolo del potere magistrale ed imperiale. Anche se il colore
naturale presenta degli svantaggi, a causa della notevole quantità di ma-
teriale necessario al bagno di colore e della scarsa possibilità di ottenere
risultati omogenei, la tintura realizzata in questo modo rimane un metodo
di colorazione eccezionale, usato da varie culture. La tintura naturale non
permette sempre di ottenere colori intensi, soprattutto sulle fibre vegetali
e sintetiche. Per aumentare la capacità assorbente della fibra può essere
aggiunto un mordente, un agente che permette al colore di essere fissato
alla fibra, il mordente stesso può diventare un elemento di sperimentazio-
ne per alterare le cromie.
L’arrivo delle tinture di sintesi ha permesso nuove ed ardite sperimentazio
ni, anche se con conseguenze drammatiche sull’ambiente. Lo scopo delle
tinture di sintesi è quello di imitare il colore naturale, molto costoso e con
procedimenti di estrazione e lavorazione estremamente lunghi. All’inizio
fu introdotta la tintura cosiddetta di base che ora non viene più utilizzata,
eccetto per colorare l’acrilico. In seguito è apparsa la tintura acida che
permette di tingere la fibra animale ma anche il nylon e il poliammide.
Nel 1920 appare la tintura chiamata in inglese disperse dyes, una tecnica
che permette di tingere il poliestere ma anche tutti i tipi di fibra sintetica.
Ci sono altre tecniche di tintura come quella reattiva, o quella a pigmenti
che mescolata ad agenti addensanti viene applicata direttamente sulla
stoffa senza il bisogno di essere fissata o risciacquata.
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La novità è rappresentata dal fatto che queste tecniche possono essere
combinate ad altri processi, come la stampa: per esempio una stoffa può
essere tinta con un colorante di scarica per ricevere un prodotto sbian-
cante, ed essere poi stampata con un metodo che darà un effetto dévoré,
solo alcune fibre allora saranno corrose.
Nella tintura è importante non solo il processo in sé ma anche gli effetti
che vengono utilizzati. I principali sono: le tinture a riserva che colorano
solo una parte della stoffa, sotto questa categoria troviamo una tecnica
chiamata in inglese tie and dye (shibori in Giappone), che consiste nel le-
gare certe parti della stoffa per impedire al colore di penetrare nella fibra.
Questo risultato può essere ottenuto con alcune varianti, utilizzando per
esempio delle cuciture, dei clip, degli elastici o delle pieghe per bloccare
il tessuto, riservare alcune parti piuttosto che altre. Un altro effetto può
essere creato grazie alla tecnica del batik (tintura di riserva nella lingua
di Java, in Indonesia), nella quale viene usato dell’amido di riso/patate o
della cera naturale/sintetica per bloccare l’assorbimento del colore dalla
fibra. Ci sono vari strumenti che permettono di realizzare questo effetto,
quello più tradizionale è il canting (tjanting) ma si possono usare anche
pennelli, stampi in metallo (cap o tjap), stecche di legno, blocchetti mu-
niti di aghi (complongan) o canting con più beccucci. La diversità degli
strumenti permette così una grande libertà creativa. Infine c’è l’ikat che
consiste nel legare alcune parti della trama o dell’ordito prima di tingerle,
quando il filo dell’ ordito e della trama si intrecciano creano differenti
varietà di pattern.
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Lavoro a maglia Il lavoro a maglia si svillupa in Europa nel XVI secolo, nonostante le sue
antiche origini, tracce di questa tecnica di lavorazione sono state ritro-
vate nell’ Antico Egitto. Le prime macchine per il lavoro a maglia sono
state introdotte nel XVIII secolo a causa della domanda crescente di calze
con pattern particolari, richiesta che poi ha stimolato l’invenzione della
macchina rotativa e di quella tubolare. Nel XIX secolo sono i marinai e i
pescatori britannici a favorire la diffusione e lo sviluppo di un certo tipo
di pattern e texture di intreccio maglia. Esistono vari pattern che ap-
partengono alla cultura di questa tecnica come il guernsey (dal nome di
alcune isole tra l’Inghilterra e la Francia) o il fair isle (isola inglese vi-
cino alla Scozia). Nel primo l’attenzione è rivolta al rilievo tono su tono,
mentre nel secondo la ricerca è finalizzata ai pattern multicolore. Un
altro tipo di pattern è Bjarbo proveniente dalla Svezia, lavorato in rosso
e blu su uno sfondo crema. Tutti questi esempi dimostrano che il lavoro
a maglia è legato ad una tradizione popolare mai del tutto scomparsa.
Nel XX secolo il cambiare delle abitudini e l’aumentare del tempo libero
favorisce la diffusione del cosiddetto tessuto maglia, l’intreccio diventa
estremamente popolare poichè ne risulta un materiale elastico, confortev-
ole e assorbente. La tecnica di base della lavorazione a maglia è origina-
riamente manuale, fatta ai ferri, e consiste nel montare nella lunghezza
dell’apposito ferro una serie di nodi che poi vengono lavorati per otte-
Destra
Joseph Font
Collection A/W
2008-2009
130
nere, nella loroo successione il tessuto maglia. Questo procedimento la-
scia una grande libertà di scelta non solo a livello di origine e qualità delle
fibre utilizzate, ma anche rispetto al diverso spessore dei filati (titolo).
L’utilizzo nella creazione contemporranea di mega filati che trasformano
la maglia stessa in pattern ne è di esempio.
Esiste una grande varietà di punti, come il punto pizzo, che come indica
il suo nome crea un effetto pizzo, utilizzando filati molto diversi di spes-
sore e colore. Esistono anche punti per creare effetti di rilievo e di profon-
dità quali coste, torsioni, bolle e vuoti. I punti principali sono comunque
il punto rasato diritto, il punto rasato rovescio (è il rovescio del punto
rasato diritto), il punto rasato ritorto, il punto legaccio, il punto riso.
Le tecniche di base permettono di realizzare molte tipologie di pattern,
l’intarsio e la tecnica jacquard permettono inoltre di realizzare pat-
tern più complessi e con un numero maggiore di colori per creare effetti
geometrici colorati.
L’industrializzazione ha fatto evolvere questo processo in maniera sor-
prendente, il sistema CAD (Communication Audiovisuelle Dynamique) è
sicuramente quello che ha permesso di sviluppare maggiormente questa
tecnica, pur mantenendone la natura creativa. Le macchine lavorano an-
cora su un sistema Jacquard ma le schede perforate, che prima venivano
mandate avanti a mano, sono ora pilotate dal computer che velocizza il
processo, permettendo un cambio più veloce di aghi e punti, per ottenere
pattern sempre più complicati. È ora possibile creare dei lavori a maglia
partendo da disegni complessi fatti a computer, con dimensioni molto più
grandi rispetto a quelle che si potevano realizzare a mano. Questa tecnica
non si è evoluta solo nella bidimensionalità, ora esistono macchine in
grado di realizzare lavori anche in tre dimensioni, con volumi maggiori e
una migliore qualità tessille che permette di ottenere materiali sempre più
elastici.
Esistono inoltre altre tecniche tessilli come il pizzo, l’uncinetto e il mac-
ramé che hanno similitudini con il lavoro a maglia, poichè sono com-
munque tecniche di intreccio. Tra queste solo il pizzo ha subito un vera
trasformazione con la rivoluzione industriale. Nessuna di queste tecniche
ha comunque conosciuto un profondo cambiamento per quanto riguarda
la creazione dei pattern, che sono rimasti quasi identici a quelli dell’era
pre-industriale, mentre sono mutati i materiali impiegati, ora quelli sin-
tetici hanno sostituito diffusamente i materiali precedenti.
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Tecniche di cucitoEsistono vari modi per realizzare pattern con la tecnica del cucito, il
patchwork è il più famoso e consiste nel cucire assieme piccoli pezzi
di stoffa, spesso di forma geometrica, per facilitarne la composizione
e la confezione. Nonostante le antiche origini le forme visive più co-
nosciute risalgono al XVIII secolo in Gran-Bretagna, e al XIX secolo
negli Stati-Uniti in seguito all’ emigrazione britannica. Esistono sia il
patchwork, inglese o americano, che il quilting; la trapunta invece è
una variante imbottita. Il quilting a differenza del patchwork ha un
altro sistema di cuciture tra i pezzi di stoffa. Il boutis, è invece una
tecnica di trapunta più pregiata in cui due pezzi di tessuto cuciti e
imbottiti (méchage) insieme gradualmente a mano, creano piccoli vo-
lumi che seguono un disegno. La tecnica dell’ appliqué invece unisce
tecniche di ricamo e di cucito. Come lo stesso termine suggerisce si
tratta di applicare pezzi di stoffa su un supporto tessile per creare
varianti compositive. Molto usata in differenti culture l’appliqué è
apprezzata a Panama, specialmente dalle donne Kuna che ne hanno
fatto una tradizione chiamata Mola. Tutte queste tecniche non hanno
però subito grandi evoluzioni, tranne la scelta dei materiali, poichè
la macchina da cucire non ha portato cambiamenti sostanziali, ed il
lavoro continua ad essere realizzato in gran parte a mano.
Destra by Borre - Ready made collection
134
PPP
3P r o s p e t t i v e
c o n t e m p o r a n e e
Abbiamo visto che la relazione tra tecniche, ma-
teriali e strumenti crea una specie di alchimia, in
grado di rendere possibili tutte le sperimentazioni.
Bisogna però aggiungere che tale processo di in-
novazione richiede anche un cambio di mentalità:
la tecnica non rappresenta nulla se non esistono
motivazioni al fare e la volontà di servirsene. La
creazione dei pattern legata ai miti o alle religioni
nell’Europa del XVIII, secolo cambia radicalmente,
così come si trasforma il ruolo di chi disegna i
pattern. In questo secolo il disegnatore diventa il
personaggio chiave della stampa tessile. La rivolu-
zione industriale muta radicalmente i processi di
produzione: non si tratta più di consumare ore
per realizzare ricami preziosi, ma di produrre più
velocemente, la tecnica della stampa si affianca
e in alcuni casi sostituisce la tecnica del ricamo.
Cambiando procedimento anche il significato si
trasforma. Gli industriali si rivolgono ad artisti e
pittori, soprattutto di fiori, scelti in base alle loro
capacità di ricreare armonie cromatico - composi-
tive, di adattarsi alle nuove esigenze industriali. Se
prima si trattava di creare delle figure di protezi-
one attraverso il tessuto, dando forma ad armonie
Sinistra
Amber Isabel - Between
whispers and thunder-
storms Part III - 1/2
140
tra pattern, ora l’obiettivo principale è di svilup-
pare delle armonie decorative.
Si realizzano capolavori di composizione, opere
di notevole finezza: scene allegoriche, storiche,
letterarie o familiari con risoluzioni prospettiche
che l’industria tessile realizza grazie all’utilizzo di
lastre di rame. Le stampe fino alla fine del XVIII
secolo erano principalmente delle copie di tessuti
di cotone con pattern indiani (chintz). Fiori, forme
geometriche e scene con personaggi protagonisti
circolano in Europa, tra esse soltanto les toiles de
Jouy rimangono celebri.
Anche se la tessitura continua a giocare un ruolo
importante, in meno di una generazione la stampa
su stoffa e l’industria tessile in generale vanno
incontro ad un cambiamento radicale. La macchi-
na diventa un elemento centrale attorno al quale
ruotano la produzione e la distribuzione, come la
divisone del lavoro. Le ricerche tecnologiche, la
crescita degli investimenti, l’uso di fonti di energia
quali il carbone portano l’industria tessile ad una
nuova era, che distrugge parte dell’eredità tessille
storica nel realizzare i pattern.
Nel corso del XIX secolo un altro evento modi-
ficherà per sempre l’evoluzione dei pattern: i co-
141
loranti chimici. Processi di lavorazione e prodotti
chimici vengono ora maggiormente analizzati,
si migliorano e si diversificano fino alla sviluppo
dei primi coloranti di sintesi. Comincia allora un
lungo periodo di ricerca e d’innovazione che andrà
avanti fino al XX secolo. Nel 1856 il chimico
inglese Perkin scopre il primo colorante chimico, il
porpora di anilina, chiamato anche mauveina: nel
1902 esistono già 700 tipi di coloranti chimici.
Nel 1930 si aggiunge una nuova tecnica che modi-
ficherà di nuovo l’industria tessile: la serigrafia, la
quale sarà poi migliorata con la serigrafia rotativa
sviluppata nel 1962.
Il XX è il secolo delle innovazioni tessili: vengono
sviluppate le tecniche di stampa a caldo chiamate
stampa termica e la stampa ad Ink jet assistita dal
computer, che permettono la riproduzione delle
immagini su materiali sintetici, la cui scoperta av-
viene nel 1939 ed influenza fortemente tuttora la
ricerca tessile contemporanea.
La stampa tessile, come altre tecniche tradizionali,
ha conosciuto una modernizzazione radicale che
ha permesso nuovi esperimenti con i materiali in
grado di modificare l’aspetto visivo, a discapito
del lato magico, a cui la storia tessile è fortemente
legata. Ora la sperimentazione è diventata quasi
soltanto una ricerca di carattere estetico. La ricerca
contemporanea rimane comunque intrigante, le
fonti d’ispirazione sono d’altra parte mutate anche
se molte similitudini con alcune tecniche ed icono-
grafie della tradizione sono ancora rintracciabili.
Nelle pagine che seguono la scelta dei progetti
presentati non è guidata dall’analisi dei pattern
attuali, ma dalla necessità di capire come gli stilisti
e i designer tessili siano riusciti a trovare nuove
forme creative per reinterpretare i pattern.
È necessario però dividere quest’ ultima analisi in
due categorie, poichè esistono due tipologie di ap-
proccio progettuale: quello relativo al segno grafi-
co, alla resa dei colori, all’applicazione del pattern
sulla stoffa e quello relativo al materiale. In questa
ultima analisi la materia cessa di essere un mero
supporto, ma diviene essa stessa il pattern.
Destra Amber Isabel - The ashen air - 1/2 Clothing - Oda Pausma
S e g n i g r a f i c i
146
C - Neeon
Il duo berlinese C-neoon svolge un lavoro principalmente di stampa su
tessuto. Quello che è interessante nella loro ricerca è il modo di giocare
con tale supporto. Per le prime collezioni realizzate la fonte d’ispirazione
era il Bauhaus: i motivi già esistenti erano reinterpretati per creare una
nuova identità, basata su un gioco di forme geometriche. Il tessile diventa
così un modello grafico. Il loro lavoro è più che una semplice ricerca sulle
forme geometriche, diventa una specie di alchimia tra colori, geometrie
e cultura artistica. I C-Neeon sono l‘esempio perfetto del modo in cui
le nuove generazioni si ispirano a pattern già esistenti per creare nuovi
linguaggi, nel loro caso grazie all’uso del computer. Nella loro ultima
collezione si sono ispirati alle tecniche di riserva, non per applicarle diret-
tamente sulla stoffa ma per creare una serie di pattern digitali, poi stam-
pati digitalmente, aumentando così possibilità e quantità di produzione.
Destra SS / 10
Pagine successive SS / 12 - AW / 11
150
MinaPerhonen
Nell’opera dei Mina Perhonen, studio di design tessile e di fashion design
giapponese, l’approccio al pattern è diverso dai C-Neeon. L’elaborazione
dei pattern qui avviene in modo manuale, quello che importa non è il se-
gno grafico in sé, ma l’elemento grafico generato dalla mano. La bellezza
del lavoro dei Mina Perhonen risiede proprio nei suoi difetti, che sarebbe
più giusto chiamare irregolarità o imperfezioni. Il segno lasciato dal pen-
nello o dal pennarello è già di per sé un pattern. I pattern dei Mina Per-
honen sono principalmente elementi della natura o astrazioni geometriche
che si rifanno ad un ancora vivo culto della natura, tipico della cultura
giapponese.
Destra AW / 2008
Pagine successive Collezione tessile Mina Perhonen 2008
154
CooperativeDesign
Nell’introduzione si faceva riferimento ai pixel come esempi di pattern,
The Cooperative design rappresentano un esempio perfetto di questa
fusione tra elemento grafico e tecniche informatiche. Loro giocano ad
ingrandire e rendere grossolani i pattern evidenziandone la struttura di
base. Un altro elemento interessante è che non usano la stampa ma il
lavoro a maglia per rinforzare il loro concetto di lavoro: la base tecnica
diventa una fonte per creare pattern. È quindi la struttura tessile che viene
presa come modello.
Destra Cooperative design collection 2010
Pagine successive Cooperative design collection 2009
158
Kling by Kling
Il lavoro di Kling by kling invece riflette perfettamente l’evoluzione dei
pattern e delle tecniche digitali. La progettazione dei pattern viene fatta
esclusivamente con il computer e la stampa è ad ink-jet, fatta su vari tipi
di materiali, incluso quelli sintetici. Il significato simbolico in questo caso
non ha una grande importanza, dato che i pattern stessi sono il significa-
to. Ciò che il lavoro di Kling By kling vuole mettere in evidenza è perciò
la valorizzazione del pattern stesso, attraverso combinazioni infinite di
forme geometriche.
Destra The land of dreams collection
160
Potipoti
Nel caso dei Potipoti, duo d’origine spagnola con base a Berlino,
l’approccio è differente rispetto a quanto visto prima. Anch’essi si avval-
gono del computer per realizzare i loro elaborati, usando principalmente
immagini di oggetti, di texture, persino di cibo. Quello che crea i pattern è
la ripetizione di questi elementi, capace alle fine di sviluppare delle forme
geometriche. E’ interessante vedere come, pur utilizzando tecniche digitali
e con una ricerca di astrazioni geometriche o di forme organiche, si pos-
sono avere risultati cosi diversi.
Destra Totem collection - Berlin Closer collection - The Potipot Island - Rock lovers collection
Pagine successive The Potipot Island collection - Berlin Closer collection
164
StéphanieBaechler
Il lavoro di Stephanie Baechler contraddice un po’ questa teoria della
ricerca delle forme organiche o geometriche. Il suo lavoro si basa sul con-
cetto dell’illusione. Stephanie Baechler fotografa piu pezzi di stoffa appesi
al muro e stampa sul tessuto l’ immagine fotografata, aprendo nuove pos-
sibilità di ricerca e sperimentazione. In questo lavoro le suggestioni sono
diverse, sul suo sito internet lei stessa afferma di ispirarsi ad immagini di
tende, sacchetti di plastica, pieghe, stoffe, e altri oggetti della vita quoti-
diana. In questo lavoro appare quasi un senso di opposizione ai pattern
antichi, ma anche un grande desiderio di umanizzazione. I pattern in
questo caso non hanno evidentemente più niente a che fare con la magia.
Destra Fabric Project
166
RaphaelHauber
Sopra SS/12
Sotto Imagine Google Earth
Se in qualche modo nel lavoro di Raphael Hauber madre natura viene
celebrata, non è di certo nella forma più tradizionale. Per realizzare la
sua collezione S/S 2012 Raphael Hauber ha eseguito delle ricerche sulla
famosa applicazione Google Earth, cercando di trovare dei luoghi sul
pianeta Terra che potessero essere utilizzati come pattern. I luoghi erano
spesso la rappresentazione dell’impatto dell’ uomo sulla natura, come i
campi coltivati ed irrigati, ma anche montagne, foreste e fiumi. Queste
immagini mostrano come lentamente l’uomo invade e trasforma il patri-
monio naturale. Si potrebbe pensare ad un’ attenzione particolare verso
l’ecologia, in realtà la ricerca esalta il potere della tecnologia come parte
integrante delle nostre vite. Le foto vengono scattate tramite il satellite,
poi trasferite dal computer sulla stoffa grazie alla stampa Ink-jet, creando
così dei pattern grafici.
168
AlexandraVerschueren
Destra - pagine succesive Medium collection - 2009
Il lavoro di Alexandra Verschueren è sicuramente uno di quelli che esalta
maggiormente il concetto di pattern. La sua non è soltanto una ricerca
continua di soluzioni sul segno grafico, ma anche sulla capacità di tra-
sformare i pattern creando una tridimensionalità. Con la sua collezione
Medium, realizzata come progetto finale del corso di Fashion design della
Royal Academy di Antwerpen, Alexandra Verschueren esplora nuovi ter-
ritori. Il concetto è di spingere la materia fino all’estremo, di ripensarla in
un altro modo: in questo caso la stoffa non è più tale ma diviene come
un foglio di carta. Piegando, tagliando, stampando scarabocchi e macchie
di inchiostro, l’illusione è perfetta.
Questa ricerca dimostra una voglia autentica di legare i pattern a qual-
cosa di umano, di concreto, niente più magia, solo la carta.
170
S e g n i m a t e r i c i
IrisVan Herpen
177
Il lavoro di Iris Van Herpen offre nuove possibilità di esplorazione, ripen-
sando la materia utilizza allo stesso tempo le nuove tecnologie. Iris Van
Herpen si inserisce nel filone della moda sperimentale e concettuale, e ne
è considerata l’ambasciatrice. Tutto quello che appartiene al linguaggio
della vestibilità e del design tessile viene qui ripensato. Non ci sono più
limiti, tutto può essere indossato, trasformato, reinterpretato. In questo
caso il vestito diventa un pretesto per degli esperimenti tecnici. Com-
binando materiali e strumenti come il poliammide laccato, l’uso della
macchina a taglio laser, le apparecchiature digitali o la stampante 3D,
Iris Van Herpen reinventa il pattern. Le barriere cadono, tutto può diven-
tare materia in grado di creare pattern. Per soddisfare la sua fantasia Iris
Van Herpen si è associata agli architetti Daniel Widrig e Rem Koolhas, e
anche allo stravagante modista Philip Treacy.
Pagine precedente Crystallization collection
Sinistra - pagine succesive Capriole collection
180
Georgia Hardinge
Nel lavoro di Georgia Hardinge gli elementi fondamentali sono le strut-
ture geometriche, la stampa e i materiali. Nella sua collezione A/W 2012
Georgia Hardinge esplora le immagini piatte e tridimensionali dello
scheletro. Ispirata dalle immagini morbide dell’artista Joel Peter Witkin,
Georgia Hardinge ricrea delle stampe monocromatiche e una serie di abiti
con dei dettagli piegati che rimandano alle immagini originali di Witkin.
Le opere d’arte sono così il vero leitmotiv nella creazione dei pattern.
Destra Collezione SS / 12
182
AlbaPrat
Destra - pagina successiva sinistra Digitalized collection - 2011
Pagina successiva destra Synthetic oceans - 2010
Alba Prat, stilista berlinese di origine spagnola, è un’amante delle nuove
tecnologie. Il suo lavoro consiste essenzialmente nel trovare nuove tex-
ture, nell’esplorare l’aspetto visivo usando materiali contemporanei come
il neoprene, ma anche quelli più comuni come il cotone o il cuoio. Alba
Prat gioca con le tecniche creando volumi fatti di pieni e vuoti. Ispirando-
si a diverse tematiche, come il mondo acquatico o i film di fantascienza,
Alba Prat mantiene un rapporto di dualità nelle sue creazioni, oscillando
tra credibilità sociale e necessità di protezione vitale, tra organico e sin-
tetico, tra potenza del volume e leggerezza dei tagli.
184
186
LillyHeine
Destra Collezione AW / 10
Il taglio come unica forma di creazione è una linea guida nel lavoro di
questa stilista londinese. Lilly Heine taglia e sovrappone le sue forme
geometriche, che si ripetono accumulandosi una sopra l’altra. L’aspetto
di sovrapposizione legata alla numerazione potrebbe essere una chiave
di lettura, oltre ai disegni di Picasso a cui l’ autrice si è ispirata nel suo
lavoro. La sovrapposizione e la tecnica in sè sono d’ ispirazione alla speri-
mentazione con il taglio laser. Quello che si nota attraverso gli esempi
mostrati sino ad ora è che in realtà poco importa il significato, il lato
simbolico, la priorità ora è tutta dell’aspetto visivo.
188
SandraBacklund
Sandra Backlund è probabilmente una delle stiliste più stimate degli ul-
timi dieci anni, grazie alla sua reinvenzione del lavoro a maglia. Usando
i pattern che si creano nella lavorazione, rendendoli enormi, ha fatto
della struttura tessile stessa un pattern. Sandra Backlund non lavora solo
la maglia, l’intreccio è la vera chiave del suo lavoro, per mezzo di mate-
riali come la lana, ma anche cappelli, carta e stoffe varie. È l’intreccio che
crea il pattern ed è il pattern che crea il vestito. Il pattern viene in questo
caso semplificato all’estremo, ritornando così alle origini, e crea vestiti
dall’aspetto finale piuttosto scultoreo.
Destra Blank page collection
Pagine successive a sinistra - Diamond cut diamond collection - a destra - Body skin and hair collection
192
Ensuk Hur
Destra - pagine successive Nomadic wonderland - 2010
Usando la tecnica del taglio laser applicata su materiali naturali come il
feltro industriale di lana, Ensuk Hur crea un sistema modulabile. Il pat-
tern viene creato in base alle esigenze, in base alla forme dei moduli e alle
loro combinazioni abbinate ai vari segni di stampa. Il taglio laser lascia
un sottile bordo marrone sulla lana bianca che rafforza il segno grafico
sulla materia, fatta di pieni e vuoti. La bellezza di questo lavoro sta nella
sovrapposizione dei segni e nella modularità degli elementi che apparten-
gono alla cultura tessile. Il suo lavoro è un’esplorazione del rapporto tra
il corpo e l’abito, intesi rispettivamente come luogo dove viviamo e ciò
che vestiamo. La collezione Nomadic Wonderland è una risposta alla
nostra identità contemporanea, rappresenta la natura umana in constante
cambiamento.
196
kristen Enkelmann
Destra - pagine successive Folded Fiction is a sports-inspired collection - 2011
La collezione di Kristen Enckelmann, Folded Fiction, è ispirata allo sport
e costituisce un altro esempio di come la materia può essere il supporto
della creazione dei pattern. In questo caso sono semplicemente delle
pieghe o delle sottili strisce di stoffa leggermente attorcigliata a creare i
pattern. Usando la macchina laser e dei materiali gommosi come il neo-
prene, Kristen Enckelmann riesce, creando delle piccole incisioni nella
materia, a cambiare l’aspetto della materia stessa.
La ricerca di Enckelmann è un esempio perfetto di come sia possibile
mescolare procedimenti tradizionali e high tech, spingendo sempre di più
i limiti nell’esplorazione dei pattern.
200
VirginieSannier
Destra - pagina successiva Le motif autrement - 2009
La ricerca di Virginie Sannier è basata esclusivamente sulla stoffa, non
c’è quindi nessun legame con il mondo della moda, come nel caso de-
gli artisti precedenti. Si tratta però sempre di reinterpretare i linguaggi
del tessile, con giochi di trasparenza, per mezzo di vuoti e di pieni, della
sovrapposizione dei volumi, combinando tra loro materiali diversi. Vir-
ginie Sannier è portatrice di uno sguardo particolare sulla realtà, per
scoprire pattern inattesi, per sorprendere con dei mezzi semplici, creando
sempre un linguaggio poetico. Il pattern diventa un racconto, storie della
vita quotidiana, di gesti, momenti e impressioni visive dal tema ricorente:
Le motif autrement.
204
BorreAkkersdijk
Destra The first cycle collection - 2011
Nel suo lavoro Borre Akkersdijk o by Borre usa la tecnica della trapunta.
Esiste in Francia un procedimento simile ma più pregiato chiamato bou-
tis. Il pregio di questa tecnica è la qualità del disegno abbinata ad una
grande manualità applicata a piccoli volumi. Borre Akkersdijk riprende
alcuni aspetti di queste tecniche rielaborandoli in maniera contempora-
nea. Nel suo lavoro si possono leggere riferimenti ai disegni che stanno
alla base delle cuciture dei pannelli in feltro utillizzati internamente nella
yurta in Mongolia. Anche la trapunta è diventata industriale ed ora viene
fatta meccanicamente per creare dei piumoni. Questa tecnica meccanica
è la stessa che ha utilizzato by Borre per creare la sua collezione. La
grande forza di questa elaborazione è l’ambiguità: il pattern è il frutto di
un’azione meccanica, poichè sembra realizzato a mano come una volta,
ciò gli conferisce un certo tipo di umanità, legando direttamente il lavoro
al confine tra tradizione e innovazione.
206
LiannaSheppard
Pagina sinistra Modu_gram - Edra - 2010
Nell’opera di Lianna Sheppard appare un nuovo modo di pensare il pat-
tern: questo non viene più realizzato, ma proiettato. È la luce proiettata
a creare il pattern. Allo stesso tempo questo lavoro marca la divisione tra
il corpo e il pattern, tra quest’ultimo e la storia stessa, il pattern diventa
così effimero. Non racconta nient’altro che l’avanzamento della tecnolo-
gia. È in qualche modo una metafora dell’evoluzione del pattern e delle
sue tradizioni, sulla consapevolezza di un patrimonio la luce si spegne, e
tutto scompare. L’idea di proiettare invece di concretizzare materialmente
dimostra la forte volontà di spingere la ricerca oltre i limiti delle nostre
percezioni visive.
C o n c l u s i o n e
210
I supporti, le fibre sia naturali che sintetiche e le
tecniche di lavorazione, da quelle antiche alle più
moderne ispirate dalla rivoluzione informatica,
sono la base materiale dei pattern. Allegorici, mito-
logici, magici o astratti i pattern hanno bisogno di
un tessuto e di un processo di lavorazione parti-
colare per esprimere il loro significato. Ogni fibra,
ogni tecnica costituisce diverse e nuove possibilità:
dagli intrecci di tessuto e colore, alla lavorazione di
fibre e tecniche che possono diventare a loro volta
pattern. L’innovazione che ha investito moda speri-
mentale e concettuale to il mondo della moda negli
ultimi anni permette di continuare questo sviluppo,
una ricerca creativa in cui l’immaginazione sembra
non avere limiti stabiliti.
Se il futuro è rappresentato da nuovi materiali sin-
tetici, dall’aumento della precisione dei programmi
di grafica con prospettive sempre più ampie, il
passato rimane una preziosa fonte di ispirazione
e di riflessione sul ruolo dei pattern nella storia
dell’essere umano. Alcune teorie interpretative pos-
sono risultare difficili da comprendere e accettare,
forse perché troppo speculative e lontane dalla
visione pragmatica e razionale dell’osservatore mo
Pagina destra
Le Creative Sweat shop
Chimera - 2010
212
derno, hanno però il merito di stimolare percorsi
di ricerca originali, e forse di scendere maggior-
mente nel profondo di culture troppo distrat-
tamente definite poco sviluppate, per arrivare a
scorgere i punti comuni che sono condivisi da tutti
i popoli del pianeta.
L’analisi storica e antropologica non è mai qual-
cosa di astratto e puramente speculativo, ha sem-
pre lo scopo di cogliere nessi, legami e significati
che il presente tende a dimenticare. Una tensione
a volte troppo superficiale rischia solo di soffer-
marsi sui segni, senza cogliere i messaggi sotto-
stanti, questo vale sia per l’interpretazione storica
che per la ricerca creativa. Una diffusa cultura
dell’estetismo, del bello e dell’effetto particolare,
pur svincolandosi dai pesi di dogmi e ideologie,
diventa insufficiente ad attribuire nuovi sensi, che
non siano solo quelli dell’effimero. E’ un problema
che investe molti ambiti, forse l’intera società con-
temporanea, ma che nella moda assume aspetti alle
volte più evidenti, per la natura stessa del tessuto
come oggetto che appare e copre. E’ necessario
invece tirare via il velo che riveste il passato, la
cui riscoperta è in grado di dare più chiarezza sui
nostri modi d’essere attuali. L’analisi dei pattern
213
dimostra come siano esistiti e siano possibili cambi
di dominio, passaggi di tecniche e di forme men-
tali da un campo tecnico all’altro, come nel caso
dell’ordito e della trama nella tessitura, in rela-
zione alle strutture urbanistiche. Non sono ricerche
puramente intellettuali, che richiamano l’interesse
solo di alcuni addetti ai lavori, ma hanno connes-
sioni profonde con numerose discipline che studia-
no l’essere umano: l’antropologia, la psicologia, la
storia delle religioni e del pensiero, ecc. Riscoprire
le proprie origini in modo creativo serve anche a
porsi domande sul presente e sulle direzioni da
intraprendere. C’è un filo comune che collega una
ricerca storica al lavoro artistico, non sono ambiti
separabili.
Una volta recuperati meccanismi e modelli simili in
molte culture, che hanno vissuto e vivono in ter-
ritori lontanti anche migliaia di chilometri, viene
naturale soffermarsi sui punti di connessione tra
le varie culture e ammettere che forse esistono
dei modi di pensare e agire che sono comuni a
tutti, indipendentemente dal luogo di nascita e dal
tempo storico. Padroneggiare il passato e il di-
verso da sé non ha solo una funzione di godimento
intellettuale ma permette di indirizzare il lavoro
creativo dell’artista in modo più consapevole, sia
da un punto di vista dei materiali da usare che dei
procedimenti da sviluppare. Lo studio storico e
antropologico aiuta a svincolarsi da un presente
alle volte troppo accecato dalla ricerca del colpo
d’effetto e dalle esigenze puramente monetarie.
E’ una ricerca questa che non ha avuto l’ambizione
di esplorare visioni del mondo o meccanismi di
pensiero, ma ha tentato di indagare con occhio
critico dei territori un po’ nascosti, a causa di un
peso eccessivo attribuito al dato materiale nei
no- stri tempi. A volte la tentazione è di dire che
ormai non c’è più spazio per l’analisi sul passato,
che quello che conta davvero è solo la tensione
estetica, l’appariscente e l’effimero, che la società è
sempre più superficiale in tutti i suoi aspetti, in pri-
mis la moda. Tuttavia, per quanto evidenti e spesso
ingombranti, questi sono solo alcuni degli aspetti
di una società che ingloba tutte le culture del pi-
ane- ta, che per sua natura è estremamente comp-
lessa e rifugge da ogni facile etichetta. Le tendenze
in atto sono molteplici e tra queste ci sono ad es-
empio le ricerche di materiali sostenibili e il riciclo,
nonché la continua e mai sopita voglia di capire le
culture differenti, come testimoniano le numerose
215
esposizioni museali o i viaggi individuali verso ter-
ritori definiti esotici. A volte si rischia di cedere alle
pressioni mediatiche e di cadere nell’indifferenza
sostenuta da questa cultura dell’effimero e del con-
sumo, di perdersi nei meandri di una rassegnazione
a fruire velocemente senza penetrare nell’ essenza
delle cose, di creare solo spinti da pulsioni interne,
dimenticando maestri o modelli del passato. I
laboratori creativi o alcuni corsi delle Università
testimoniano invece una maggiore consapevolezza
nell’approfondire e nel riscoprire il passato per
sviluppare oggetti a cui attribuire un senso.
Se ora è difficile tornare ad un pensiero magico,
come esisteva nelle culture che elaborarono e
ancora elaborano pattern di carattere rituale, il
fare manuale stesso assieme all’espressione di una
propria indvidualità che deriva dalla creazione,
possono diventare a loro volta nuovi modelli e
nuovi significati, che affondano le radici in un pas-
sato dove tutto era fatto in casa ed era destinato a
durare a lungo.
218
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