beyond the curtain (italiano)
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25 anni fa è caduta la Cortina di ferro. Da 10 anni 8 Paesi dell’ex-URSS fanno parte dell’UE. Chi sono i nostri nuovi vicini e cosa sappiamo della loro vita oggi?TRANSCRIPT
25 anni fa è caduta la Cortina di ferro. Da 10 anni 8
Paesi dell’ex-URSS fanno parte dell’UE. Chi sono i
nostri nuovi vicini e cosa sappiamo della loro vita oggi?
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PREFAZIONE
La Cortina di ferro ormai è storia da 25 anni.
Ed è un bene, perché la nuova generazione
di cittadini europei è potuta crescere in
un continente senza restrizioni di viaggio,
barriere ideologiche o la paura di dover
subire un’imminente guerra nucleare. Ma
ciò significa anche che gli eventi del 1989
sono sempre più lontani nella memoria.
Improvvisamente, la caduta del Muro e
la Perestroika sembrano non avere più
un significato storico. Per molti giovani
un’Europa divisa è inconcepibile.
In occasione del suo anniversario,
Cafébabel, il primo magazine online della
generazione europea, non si è accontentato di proporre noiose cifre commemorative o
immagini sfocate in bianco e nero.
È per questo motivo che, nel marzo 2014, abbiamo realizzato il reportage Beyond the
Curtain (“Oltre la Cortina”, ndt.). Giovani giornalisti provenienti dalla Germania, dalla Polonia,
dall’Austria, dall’Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia sono andati alla ricerca
di storie per raccontare il pre- e post-caduta della Cortina di ferro. I loro reportage, pubblicati
su Cafébabel, mostrano un’Europa unita, ma contraddittoria: giovani austriaci, slovacchi e
ungheresi ballano insieme ai Waves Festival sulle note della musica elettronica. I tedeschi
riscoprono la caduta del Muro e mettono fortemente in guardia contro nuove barriere costruite
lungo il confine orientale dell’UE. I giovani cechi e ungheresi vanno in Austria per motivi di
studio o di lavoro. Dall’altra parte, però, sempre meno europei dell’ovest trascorrono un anno
di Erasmus nel presunto “Est”.
Sicuramente non esiste più una Cortina di ferro. Eppure, a 25 anni dal crollo dell’Unione
sovietica, c’è ancora una sottile linea che divide gli Stati occidentali da quelli ex-comunisti.
L’obiettivo di Beyond the Curtain è quello di superare queste linee, che in realtà esistono
soltanto nelle nostre menti.
I nostri autori, fotografi e documentaristi si sono messi in viaggio verso i confini organizzati in
team bi-nazionali per gettare uno sguardo diverso su Est e Ovest; uno sguardo giovane, cool
e senza pregiudizi. Affinché l’UE non cresca insieme soltanto a suon di leggi, ma anche nel
nostro immaginario collettivo.
LILIAN PITHAN, caporedattrice di Cafébabel Berlin
L’EUROPA SOTTO I RIFLETTORI!
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PREFAZIONE
100 anni dalla Prima guerra mondiale e
25 dalla caduta del Muro: il 2014 è iniziato
all’insegna della memoria. I politici hanno
ricordato gli eventi salienti, i testimoni hanno
preso la parola e la società ha discusso sul
significato che quella parte di storia detiene
per il presente.
Anche se molti giovani non hanno vissuto
personalmente la caduta del Muro nel 1989,
essi mostrano interesse per i profondi cambiamenti avvenuti in quegli anni, soprattutto
quando il tema viene affrontato in modo appropriato. Cafébabel si impegna a tramandare la
storia europea facendo riferimento anche al quotidiano.
Lo scorso anno la Bundeszentrale für politische Bildung/bpb ha premiato Cafébabel per
il reportage Beyond the Curtain nell’ambito del concorso “25 anni dalla caduta del Muro:
ricordare la storia – costruire il presente”. Tra organizzazioni, persone e progetti educativi
storico-politici, sono stati assegnati 25 premi a chi ha raccontato in modo particolare i fatti
del 1989. Questi progetti contribuiscono e donano nuova linfa alla democrazia che si regge
anche sui pilastri della libertà di stampa e di pensiero.
Questo e-magazine racconta la quotidianità dei Paesi lungo la ex-Cortina di ferro, a 25 anni
dalla caduta del Muro. È una vita dai toni accesi, internazionale, in cui i confini ormai non
rivestono quasi più alcuna importanza. I giovani abbracciano le persone e le culture che una
volta erano “dall’altra parte”. È proprio ciò di cui ha bisogno l’Europa.
Thomas Krüger, Presidente della Bundeszentrale für politische Bildung/bpb
UN NUOVO SGUARDO SULLA STORIA
GERMANIA
POLONIA
REPUBBLICA CECA
AUSTRIA UNGHERIA
SLOVACCHIA
VIENNA
pp. 8 - 9
BRATISLAVA
pp. 6 - 7
BUDAPEST
pp. 12 - 13
GÖRLITZ
pp. 10 - 11
SŁUBICE
pp. 14 - 15
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CARTINA DELL’EUROPA ORIENTALE CON LA CORTINA DI FERRO
PARTY SENZA FRONTIEREMartin Maska
Tomáš Mrva
VITA DA PENDOLARI IN SLOVACCHIA Linda Tóthová
David Tiefenthaler
PREFAZIONE
GÖRLITZ, RINASCITA ANUOVA VITAEmilia Wanat
Christina Heuschen
NEL MELTING POTUNGHERESE Eva Proske
Ráhel Németh
IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCOAleksandra Łuczak
Johanna Meyer-Gohde
CAPOREDATTORE
Lilian Pithan
REDATTORI E TRADUTTORI
Alexander Damiano Ricci (redazione) | Veronica Cesarco (traduzione)
DIRETTORE ARTISTICO
Jee Hei Park
LOGO
Adrien Le Coärer
EDITORE
Babel Deutschland e.V., Liebenwalder Str. 34a, 13347 Berlin
[email protected] | www.cafebabel.de/berlin
Copyright © 2015.
I diritti d’autore dei singoli contenuti testuali sono in capo a Babel Deutschland e.V. e ai singoli autori.
Foto e illustrazioni come indicato.
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INDICE & IMPRESSUM
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Andiamo sotto terra, nel vero senso della parola. Nonostante la statua di un Buddha seduto
sovrasti il bar, l’atmosfera è tutt’altro che ascetica. Quasi tutti hanno un cocktail o una birra in
mano. La musica assordante non lascia spazio alla meditazione. Allo stesso tempo, il volume
non nasconde il fatto che molte perone parlino inglese e spagnolo. Voli low cost e drink a
basso prezzo hanno conferito a Bratislava il soprannome di “Partyslava”. Per molto tempo,
la città è stata principalmente una meta turistica preferita dai britannici che qui festeggiavano
i loro addii al celibato. Recentemente però, sempre più austriaci si spostano nella capitale
slovacca per divertirsi.
Incontriamo Richard e Bernadette, due ragazzi austriaci di Hainburg, una piccola cittadina
proprio al confine tra Austria e Slovacchia. Entrambi sono esperti del clubbing “oltre confine”.
Richard lavora per un teatro di Vienna ed è stato spesso a Bratislava, la prima volta a 17 anni:
«A quel tempo mi annoiavo abbastanza, perché i bar di Hainburg erano tutti uguali. Perciò
con i miei amici abbiamo oltrepassato il confine», racconta. «A Bratislava i giovani sono aperti
e cosmopoliti. Quella volta ci siamo lanciati nell’esplorazione senza che conoscessimo alcun
club».
Per le persone di Hainburg Bratislava è a due passi. Prendendo l’autobus 901 dei trasporti
pubblici, il viaggio dura circa 22 minuti e, sotto ai 26 anni, il biglietto costa soltanto 75
TESTOMartin Maska e
Tomaš Mrva
Negli ultimi anni
Bratislava si è
trasformata in una
delle party location più
gettonate d’Europa.
Slovacchi e austriaci
si ritrovano a ballare
insieme nei tanti bar e
club della città. Il turismo
ludico da oltre confine
potrebbe diventare un
trend stabile?
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PARTY SENZA FRONTIERE
centesimi. I drink costano di meno rispetto
all’Austria: è logico allora che le persone
che vivono lungo il confine preferiscano
uscire a Bratislava piuttosto che a Vienna.
Quali sono i bar e i club migliori? Richard
e i suoi amici vanno spesso allo Sky Bar
vicino all’ambasciata americana: «C’è una
bella terrazza sul tetto e una buona varietà
di drink».
Irena è originaria della Serbia, ma ha
vissuto per un po’ di tempo a Vienna, prima
di trasferirsi in Belgio per uno scambio
Erasmus. Anche lei è una fan delle «serate
oltre confine». Quando è arrivata a Vienna
per la prima volta, Irena ha chiesto a un
ragazzo bosniaco quali fossero i posti
migliori per uscire. La sua risposta? «Ad
essere sincero, le serate migliori le ho fatte
a Bratislava». Al tempo Irena aveva risposto
con una risata, ma poi ha seguito il ragazzo
in uno dei suoi viaggi nella capitale slovacca.
Alla fine, durante quell’anno passato a
Vienna, Irena è andata addirittura cinque o
sei volte a Bratislava soprattutto per godersi
il Cirkus, il Nu Spirit Bar o il RIO. «I club
non hanno un design fantastico, ma, in
ogni caso, l’atmosfera è molto spontanea»,
dice Irena. «Inoltre, i ragazzi credono che
le ragazze di Bratislava siano più carine di
quelle di Vienna», scherza.
Anche Bernadette è stata a Bratislava
con Richard di recente per festeggiare il
compleanno di un amico. È stato il suo
primo “viaggio-party” oltre confine. «I bar
a Bratislava sono diversi, ma è proprio ciò
che cercano le persone: vedere qualcosa di
nuovo», afferma Bernardette. Sebbene
lei sia stata nei club di Bratislava una sola
volta, conosce molto bene la scena della
capitale slovacca, almeno per sentito dire.
Suo fratello è batterista e suona con due
jazzband internazionali - jEzzSPRIT e Gabo
Jonas Trio - che si esibiscono spesso a
Bratislava. «Ho sentito parlare di concerti
fantastici a Bratislava. Mi piacerebbe
andarci», ammette entusiasta Bernadette.
Anche se l’Austria e la Slovacchia sono
state divise per 40 anni dalla Cortina di ferro,
né Bernadette né Richard pensano che le
due capitali siano troppo diverse. «Bratislava
somiglia a Vienna con i suoi numerosi e
bei graffiti», sostiene Bernadette. «È una
città in trasformazione». Eppure, la prima
impressione che si ha visitando Bratislava,
non è necessariamente positiva. Quando
si arriva dall’Austria, la vista non è affatto
spettacolare: il quartiere di Petržalka, dove
150mila persone vivono in grandi edifici
che risalgono ancora al periodo sovietico,
è considerato uno dei “mostri edilizi” della
città. «Anche la stazione degli autobus e
il ponte sono bizzarri», dice Irena, «ma le
statue nella città sono molto divertenti e belle
da fotografare».
Come sono gli abitanti di Bratislava? Richard
è convinto che «la gente sia più sorridente e
generalmente più aperta, mentre a Vienna
sono tutti stressati». Il punto di vista di
Bernadette è più moderato: «Penso che
chiunque arrivi a Bratislava sia molto più
aperto alle novità; per questo la tua prima
impressione può essere un po’ distorta».
E cosa ne pensa Irena? Storicamente,
le relazioni tra Serbia e Slovacchia sono
buone, quindi la sua risposta non ci
sorprende: «Le persone sono più gentili,
aperte a nuovi incontri e accolgono gli
stranieri. Sono più spontanei, poco formali
o snob. Qui ciò che conta è festeggiare e
stare bene, non mettersi in mostra».
Ci vorranno ancora alcuni anni prima che le
differenze scompaiano del tutto, ma già oggi
il confine tra i due Paesi è poco più che una
linea su una cartina. Benché il famoso tram,
che ha collegato Vienna a Bratislava dal
1919 al 1945 non esista più, oggi l’autobus
901 unisce gli amanti dei party serali di
entrambe le città. La prossima volta che
Bernadette e Richard andranno a far festa a
Bratislava, ci andremo anche noi. E quando
Irena ritornerà dal Belgio, non potrà mancare
neanche lei. Che gli amanti del clubbing di
tutti i Paesi si uniscano!
Ringraziamo il team di Cafébabel Wien per
averci assisti durante la ricerca.
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PARTY SENZA FRONTIERE
25 anni fa sarebbe stato impensabile. Oggi è normale
come utilizzare uno smartphone: ogni giorno
centinaia di slovacchi pendolari si spostano nella capitale
austriaca, che si trova a soli 60 km da Bratislava. David e Linda si sono svegliati molto presto per prendere il primo treno e per conoscere le esperienze
dei giovani slovacchi. Come si lavora in un altro Stato e cosa si aspettano dal futuro questi
ragazzi?
REGIA
Linda Tóthová e
David Tiefenthaler
GUARDA IL VIDEO
https://youtu.be/R3ev3QuGgoo
VITA DA PENDOLARIIN SLOVACCHIA
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VITA DA PENDOLARI IN SLOVACCHIA
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GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA
Zgorzelec è una tipica città polacca: un misto
di bei edifici d’epoca e orrende insegne
pubblicitarie. La strada principale è popolata
da piccoli negozi di tabacco e porta fino al
ponte Papa Giovanni Paolo II che attraversa
il fiume Neiße. Una classica combinazione
polacca di sacro e profano quindi. Non
appena si attraversa il ponte in direzione di
Görlitz, che segna solo un confine simbolico,
si avverte comunque una certa differenza.
Non si tratta dell’amore tedesco per l’ordine
o dei caratteri gotici delle insegne stradali:
per le strade di Görlitz si incontrano soltanto
pensionati e bambini. La strada principale
sembra il set di un film western e i negozi,
con i loro vetri rotti, hanno l’aria di essere stati
saccheggiati da dei cowboy.
Tutto è iniziato 25 anni fa con la caduta
del Muro di Berlino. «Ti accorgi quando
circa 10mila persone se ne vanno
improvvisamente», dice Daniel Breutmann,
presidente dell’associazione goerlitz21.
Già durante il periodo comunista molta
gente fuggiva verso l’Ovest alla ricerca di
una vita migliore. Dopo il crollo dell’Unione
Sovietica il numero degli emigrati è aumentato
drasticamente e Görlitz non ha rappresentato
certo un’eccezione. La Germania dell’est
ha perso quasi due milioni di abitanti, che
corrisponde al 13 per cento della popolazione.
Nel momento in cui l’industria e le
infrastrutture sono crollate, molte fabbriche ed
edifici amministrativi sono diventati inutilizzabili.
«Oggi capita che le persone irrompano negli
edifici abbandonati solo per rubare gli infissi
delle porte», dice Daniel. A Zgorzelec le cose
sono andate decisamente meglio: la città
polacca non deve lottare contro l’emigrazione
allo stesso modo di Görlitz.
A Görlitz, per arrestare il vandalismo, le
irruzioni e la decadenza, Daniel Breutmann e
la sua associazione partecipano a un progetto
di riqualificazione, Leerstandsmelder, che
interessa tutto il territorio federale tedesco.
Tramite una piattaforma e un database online
è possibile sia segnalare, che cercare gli edifici
Nel corso degli ultimi due decenni, Görlitz e Zgorzelec - così come tante città dopo il 1989 - sono cambiate radicalmente. Alcune zone di Görlitz ormai sono letteralmente abbandonate. Ma i giovani trovano nuove strategie per strutturare in modo creativo i luoghi dimenticati.
TESTOChristina Heuschen ed Emilia Wanat
FOTOEmilia Wanat
GÖRLITZ, RINASCITAA NUOVA VITA
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GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA
abbandonati. In questo senso Goerlitz21
funziona come un’agenzia che mette a
disposizione locali vuoti. Alcune richieste per
gli spazi sono arrivate dall’emittente franco-
tedesca ARTE e dagli studi cinematografici
di Babelsberg, tra i più antichi del mondo. Su
Leerstandsmelder vengono anche richiesti
spazi a uso commerciale o per lo stoccaggio
di merci. «Oltre alle infrastrutture abbandonate
più note di Görlitz, come il municipio, la
stazione ferroviaria RAW a Schlauroth o la
fabbrica di condensatori, ci sono numerosi
immobili residenziali e commerciali finora
ignorati», sostiene Daniel.
Il Kühlhaus (un ex-magazzino refrigerante) per
esempio, è stato costruito negli anni ‘50 ed
è stato ristrutturato proprio dopo la caduta
del Muro di Berlino. Negli anni successivi,
l’imponente edificio - vi venivano conservati
soprattutto alimenti - è rapidamente andato
in rovina. Ma da poco è tornato in vita: nel
2008, alcuni giovani della zona erano alla
ricerca del luogo ideale per organizzare eventi
musicali, ma non solo. Al contrario di Berlino,
Varsavia o Vienna, a Görlitz non ci sono molti
posti per artisti, hipster e festaioli. Il Kühlhaus
sembrava la location perfetta: situata in una
zona periferica, ma ben collegata dai mezzi
pubblici. La sua superficie è enorme e dispone
persino di un giardino abbastanza grande per
realizzate eventi all’aperto. Tuttavia l’edificio
era in gran parte danneggiato, il pavimento
ricoperto di erba, il tetto e le finestre quasi
totalmente distrutti.
«Utilizziamo il passato per creare qualcosa
di nuovo», dice Nadine Mietk. «In questo
momento per esempio sto riparando e
verniciando gli infissi delle finestre». 16
volontari si aggirano per il Kühlhaus e si
occupano della ristrutturazione del sito. L’aria
è intrisa dell’odore di pittura e solventi. Un
vecchio scaffale scolastico è appoggiato a un
muro, accanto a mobili rétro e a una radio: il
sogno di qualsiasi collezionista vintage. Sono
proprio le costruzioni abbandonate come il
Kühlhaus che donano nuova vita a Görlitz.
«Questi edifici abbandonati sono una grande
opportunità per i settori creativi e per i giovani”,
dice Juliane Wedlich, una manager del
Kühlhaus. «Qui ci sono numerosi spazi liberi
e a buon prezzo che possono essere utilizzati
per progetti alternativi in ambito culturale e
commerciale». Nel 2012 il team del Kühlhaus
ha organizzato il primo MoxxoM-Openair, un
festival di musica elettronica che, da allora,
si è trasformato in un evento di tre giorni.
Quest’anno gli organizzatori hanno ricevuto
addirittura una sponsorizzazione da parte della
Robert-Bosch-Stiftung per la realizzazione di
un nuovo progetto.
Con l’iniziativa Jugend.Stadt.Labor Rabryka,
l‘associazione Second Attempt esercita
un’influenza altrettanto positiva sul paesaggio
urbano di Görlitz. Tramite workshop e progetti
artistici, Second Attempt punta a contrastare
il senso di impotenza percepito da molti
giovani della Germania dell’est. «Invitiamo
molti giovani a essere più intraprendenti»,
spiega Erik Thiel, uno dei volontari del
progetto. «Hanno bisogno di partecipare
per poter rimodellare i loro spazi quotidiani
e per realizzare – al di fuori del consumo - i
loro obiettivi», dice Eirk. Il progetto è stato
realizzato da giovani partecipanti al Fokus
Festival, un evento in cui tedeschi e polacchi,
provenienti non solo da Görlitz e Zgorzelec, si
incontrano regolarmente.
Jugend.Stadt.Labor Rabryka ha sede nella
Energiefabrik, un sito dove prima si produceva
lievito in quantità industriali. Sebbene le
cisterne e i binari rimandino il visitatore al
passato, gli enormi graffiti sui muri invitano
a una nuova interpretazione dello spazio.
Tramite misure di ristrutturazione, l’urban
gardening e progetti musicali, Rabryka invita
a una riflessione sullo sviluppo urbano. «È un
laboratorio sperimentale con cui vogliamo dare
nuova linfa alla città», dice Erik. Per questo,
Rabryka collabora con giovani, sponsor e
politici del posto, ma anche con la città di
Zgorzelec: «La maggior parte degli eventi sono
organizzati contemporaneamente in polacco
e tedesco», dice Inga Dreger, membro del
consiglio direttivo di Second Attempt. «In
realtà non dovrebbe essere data priorità
alla relazione Germania-Polonia, quanto al
concetto di terra di confine in sé».
Per quanto entusiasmo possano metterci i
project manager e i volontari di goerlitz21,
Kühlhaus e Rabryka, far resuscitare
un’intera città non è facile. Per fortuna, gli
ostacoli organizzativi e burocratici non sono
insormontabili. «In questi anni il rapporto con
l’amministrazione comunale è decisamente
migliorato», dice Juliane Wedlich del Kühlhaus.
«È in atto un cambio di mentalità, anche se
a volte riteniamo si perda troppo tempo.
Speriamo che anche le istituzioni riconoscano
la grande opportunità offerta da questi edifici
in disuso in quanto terreno fertile per persone
giovani e creative». Erik Thiel è d’accordo: «Il
riutilizzo di uno spazio rappresenta sempre
un’opportunità, ma racchiude anche una
serie di problematiche, come, per esempio,
il materiale di costruzione da utilizzare,
l’inquinamento acustico che si provoca o le
norme anti incendio da definire». Erik, Juliane
e gli altri fanno del loro meglio per riportare in
vita Görlitz. Fra non molto la strada principale
della città potrebbe non sembrare più il
selvaggio west. E se si ascolta attentamente,
si sente già lo scricchiolìo delle porte del
saloon Kühlhaus.
NEL MELTING POT UNGHERESE
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NEL MELTING POT UNGHERESE
REGIA
Ráhel Németh ed
Eva Proske
GUARDA IL VIDEO
https://youtu.be/-OVgPBhe6vg
REGIA
Ráhel Németh ed
Eva Proske
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Negli ultimi 10 anni il numero di persone con
passaporto straniero che vivono in Ungheria
è aumentato costantemente. Per questo,
il primo ministro ungherese, Viktor Orbán,
vuole inasprire le leggi sull’immigrazione del
Paese. In particolare, sembra spaventarlo
la possibile nascita di “culture parallele”. In
Ungheria, la più grande comunità di immigrati
è quella tedesca che rappresenta quasi il 2
per cento della popolazione totale del Paese.
Ne abbiamo incontrato alcuni rappresentanti
a Budapest. Una cosa è certa: non si può
assolutamente parlare di una cultura parallela!
I migranti non si isolano, ma sono incuriositi
dalla cultura ungherese. Molte persone hanno
già sentito parlare degli incontri regolari,
ma informali, della comunità tedesca di
Budapest. Pochi però ci sono veramente
stati. Inoltre, Budapest non sembra nemmeno
diventare la “nuova Berlino”. Ma allora, di
cosa ha paura Viktor Orbán?
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NEL MELTING POT UNGHERESE
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IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCO
«Ecco che arriva l’autobus polacco!», grida uno dei pensionati che si trovano alla stazione
di Francoforte sull’Oder. Subito dopo un gruppo di over 65 si accalca per salire a bordo del
veicolo. Dopo che deambulatori, sedie a rotelle e trolley sono stati riposti nella stiva, le porte
si chiudono. La missione dei passeggeri si deduce dalle vetrate dell’autobus: “A Słubice per
risparmiare”. A caratteri cubitali campeggia il motto: “In Polonia per fare rifornimento”. Molti
pensionati vengono da Berlino, a 100 km di distanza, e, grazie a un’offerta speciale delle
ferrovie dello stato tedesche, viaggiano a tariffa ridotta. Sulla loro lista della spesa si legge
“visita dal parrucchiere di fiducia”, “medicinali per gli amici”, “caffè” e, naturalmente, “sigarette”.
L’autobus attraversa un quartiere di prefabbricati e si dirige verso il ponte sull’Oder. Sebbene
negli anni passati i posti di controllo siano stati demoliti e si circoli liberamente, si nota subito
che ci si trova in terra di confine. Proprio all’inizio del ponte, su sgargianti pannelli pubblicitari
compaiono i primi messaggi: “Sigarette 24 ore su 24”, “super conveniente!”. Con i suoi 17mila
abitanti, la cittadina di Słubice, sembra veramente essere tappezzata di tabaccai. Ci sono due
bazar che i tedeschi amano chiamare “mercati polacchi”. Uno di questi, il più grande, si trova
a un paio di km dal centro della città. I turisti del fine settimana vi trovano di tutto: dai cuccioli
che piagnucolano ai vestiti taroccati Thor Steinar, amati dai neonazisti.
Il bazar più piccolo si trova a un centinaio di metri dal ponte sull’Oder ed è una chicca per
intenditori. È formato da una serie di corridoi coperti e le piccole bancarelle che si susseguono,
sono piene di prodotti variopinti: tende kitsch con ruches, camicie luccicanti e maculate, CD
pirata di Andrea-Berg, accessori per la pesca, nani da giardino mano nella mano con bambole
di plastica, frutta, verdura e praline di cioccolato. Andando sempre dritto si arriva al cuore del
bazar, il Bar Appetit: Bratwürste e cosce di pollo laccati sono ammucchiati dietro il bancone.
Già di mattina il piccolo spazio si riempie di gruppi di anziani, che, seduti ai tavoli di plastica,
arraffano bistecche impanate con le loro posate. Tubetti di ketchup, maionese e senape in
formato XXL sono a disposizione.
All’inizio degli anni ‘90 bastava attraversare l’Oder per fare spesa
a buon prezzo al “mercato polacco” di
Słubice: sigarette, nani da giardino, profumi di marca taroccati e molto altro. 25 anni dopo la caduta del
Muro, come vanno gli affari dei bazar?
TESTOJohanna Meyer-Gohde
e Aleksandra Łuczak
FOTOJohanna Meyer-Gohde
I L
S I L E N Z I O S O
A D D I O
A L
M E R C AT O
P O L A C C O
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IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCO
Marysia, 65, grembiule rosso, capello corto,
serve le bevande in modo amichevole, ma
serio. «A dire il vero in Polonia si mangia
più tardi, verso le 16:00», spiega in un
tedesco fluente, ma marcato da un forte
accento polacco. «Ma qui l’ora di pranzo va
dalle 11:00 alle 14:00, come in Germania».
Marysia ha aperto il piccolo chiosco più
di 20 anni fa. Oggi cucina e serve solo di
tanto in tanto; da un paio d’anni la sua figlia
più piccola gestisce il locale. Prima della
caduta del Muro, Marysia lavorava come
sarta in una fabbrica della zona che, come
molte altre aziende statali, è stata costretta
a chiudere dopo il 1989. Con il crollo del
regime socialista, molti polacchi come
Marysia hanno approfittato della nuova
libertà di iniziativa economica per avviare
piccole attività e dedicarsi al commercio.
Un paio di bancarelle più in là troviamo il
negozio di fiori di Zofia. «Avrei guadagnato
di più con le sigarette, ma ho pensato
che vendere fiori fosse più adatto per una
donna», sostiene la signora sulla sessantina
mentre rilega una rosa Anthurium in un
mazzo. Sicuramente lo sta preparando
per Dieter, uno dei suoi clienti abituali che
si dedica a qualche commissione, mentre
sua moglie è dal parrucchiere accanto.
Non si può visitare il bazar senza fare due
chiacchiere con Zofia, naturalmente in
tedesco. Il polacco di Dieter e della maggior
parte delle persone di Francoforte sull’Oder
in visita al mercato, si limita, anche dopo
molti anni, a parole come “grazie” e “prego”.
«Se si fosse portato a letto una polacca,
adesso saprebbe parlare meglio la nostra
lingua», scherza Zofia, dopo che il marito ha
lasciato il negozio.
Il 90 per cento dei clienti di Zofia è di origine
tedesca, «e a loro piace la comodità»,
spiega la proprietaria. In Polonia non è
affatto consueto mettere fiori sul tavolo.
«Non ne vale la pena, durano solo un paio
di giorni», sostiene la donna. Negli ultimi
anni ha notato che i clienti sono soprattutto
anziani. «Quasi tutti i giovani fanno shopping
nei “moloc”» dice – intende i supermercati
e i centri commerciali. «Inoltre Francoforte
sull’Oder si sta spopolando. Date
un’occhiata alle case, molte sono vuote o
demolite».
In effetti, il numero di abitanti di Francoforte
sull’Oder, così come quello di molte
altre città della Germania dell’est, sta
diminuendo. Se dopo la caduta del Muro
c’erano ancora 86mila residenti, oggi ne
rimangono soltanto un terzo.
Anche qualitativamente il cambiamento
demografico si fa sentire: i ragazzi sotto
i 29 anni costituiscono meno del 26 per
cento della popolazione della città. Al
contrario, la quota della popolazione
sopra i 45 anni cresce costantemente:
nel 2012 ha raggiunto il 60 per cento. La
città combatte senza successo contro
questa tendenza E pensare che in città c’è
addirittura un’università. Molti studenti però
preferiscono spostarsi a Berlino che è solo a
un’ora di distanza e, in quanto a opportunità
di lavoro e intrattenimento, difficile da
battere.
Una ragione della diminuzione della clientela
dei bazar di Słubice risiede anche nel fatto
che negli ultimi anni i prezzi da una parte
e dall’altra dell’Oder si sono allineati. In
Germania rimane diffusa la credenza che
in Polonia tutto sia più conveniente. Ma
questa era la realtà degli anni ‘90: al tempo
la differenza di prezzo era considerevole
e i tedeschi si recavano in massa ai bazar
per cogliere le migliori occasioni. Ormai, al
mercato polacco i prodotti preferiti dai clienti
tedeschi sono addirittura leggermente più
cari rispetto a quelli dei supermercati e dei
centro commerciale.
«Noi non andiamo al bazar», dice Joanna
Pyrgiel. L‘energica trentottenne, che
nell’amministrazione comunale di Słubice
è responsabile per i rapporti con l’estero,
vive già da molto tempo in città, ma prima
lavorava proprio al mercato. Al contrario
di Francoforte sull’Oder, Słubice registra
un aumento del numero degli abitanti. La
possibilità di vivere in Polonia e lavorare
in territorio tedesco, attira nella zona
dell’Oder cittadini polacchi provenienti da
tutto il Paese. “Dall’altra parte” invece, gli
stipendi sono più alti e c’è una carenza di
manodopera. Da quando nel 2009 sono
stati aboliti i controlli alle frontiere, i rapporti
tra Francoforte sull’Oder e Słubice si sono
intensificati ancora di più. Secondo Joanna
Pyrgiel, ciò che fino ad alcuni anni fa
sarebbe stato impensabile, oggi rappresenta
la normalità: per esempio, la creazione di
una linea dell’autobus che collega le due
rive dell’Oder. Inoltre, sono nate scuole e
servizi di dopo-scuola polacco-tedeschi
e ogni anno si organizzano manifestazioni
culturali e festival in comune. Proprio i
giovani, provenienti da entrambi i lati di
quella che Pyrgiel definisce la “doppia
città”(Francoforte sull’Oder e Słubice),
si incontrano nei numerosi bar e club di
Słubice. Il bazar esiste piuttosto al margine
della consapevolezza degli abitanti della
città polacca.
I commercianti dei piccoli bazar non si fanno
illusioni sul “futuro del mercato polacco”.
Se la Polonia dovesse aderire all‘unione
monetaria, loro temono soprattutto la
perdita di competitività: «Arriverà l’Euro,
ci saranno sempre meno anziani e presto
non ci sarà più nessun bazar», dice Zofia.
Sono le 15:00 e per lei è ora di togliere i
mazzi di fiori dai vasi e sistemare il negozio.
Anche il fruttivendolo alla sua destra e il
pasticciere alla sua sinistra sono già pronti
a riporre i loro prodotti. Marysia sta pulendo
il tavolo. A quest’ora i corridoi sono vuoti,
gli ultimi clienti stanno lasciando il bazar
dall’entrata orientale. Lì c’è anche un
grande discount il cui parcheggio è ancora
pieno. Evidentemente, per alcuni non è
ancora arrivato il momento di abbassare le
serrande.
CHRISTINAHEUSCHEN
Be rl ino
Giornalista & redattrice
JEE HEIPARK
Be rl ino
Grafica e Illustratrice
TOMÁŠMRVA
B rat is lava
Giornalista indipendente, redattore &
traduttore
ALEKSANDRAŁUCZAK
Be rl ino/Poznan
Studentessa (Traduzione & Cultura e Storia
dell’Europa centrale e orientale)
JOHANNAMEYER-GOHDE
Be rl ino
Studentessa (Cultura e Storia dell’Europa
centrale e orientale)
DAVIDT IEFENTHALER
Vienna
Studente (Scienze politiche
& Giornalismo)
RÁHELNÉMETH
Budapest
Studentessa (Traduzione & Interpretariato)
LILIANP ITHAN
Be rl ino
Giornalista, Redattrice
& Traduttrice
16
PARTECIPANTI
Sébastien Vanner, Alicia Prager, Adrien Le Coärer, Katharina Kloss, Kait Bolongaro, Katarzyna Piasecka e Alice Cases per l’assistenza e il sostegno durante la realizzazione dei reportage. Christiane Lötsch, Ines Fernau, Yvonne Röttgers, Zofia Dziewanowska-Stefanczyk, Christian Schnalzger,
Rebecca Dora Kajos, Fleur Grelet, Alice Grinand, Matthias Markl, Lucie Chamlian e Kamil Exner per il loro fantastico contributo nel nostro E-magazine. Thomas Krüger, Miriam Vogel e Daniel Kraft della Bundeszentrale für politische Bildung (bpb) che con il suo sostegno finanziario ha
reso possibile questo reportage.
ALEXANDER D.RICC I
Torino
Giornalista e ricercatore
LINDATÓTHOVÁ
B rat is lava
Executive Search & Psicologa aziendale
EVAPROSKE
Vienna
Giornalista indipendente
SOPHIAANDREOTT I
Be rl ino
Giornalista & Traduttrice
MARTINMASKA
Vienna/C hote b or
Tesoriere del European Youth Press (EYP),
documentarista
EMILIAWANAT
C racovia
Giornalista indipendente
VERONICACesarco
Colonia
Traduttrice freelance
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PARTECIPANTI E RINGRAZIAMENTI