calvino palomar 1
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parte seconda Le prove d'esame
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ne con ciò che precede e ciò che segue, concentrandosi su ciò che si sta leggendo senzaperò perdere divista l'intera struttura narrativa del romanzo.
Per esempio rn Palomar (1983) di ltalo Calvino l'episodio La contemplazione dellestelle poda, nell'indice del volume, il segno distintivo l. 3. 3: significa che è inserito, interza posizione, nel terzo capitolo (Palomar guarda il cielo) della prima parte (Levacanze di Palomar/. La cifra 3 - informa l'autore - lo fa rientrare nel momento della
"meditazione" e infatti i racconti cosi marcati "rendono conto d'esperienze ditipo piitspeculativo, riguardanti il cosmo, il tempo, l'infinito, i rapportifra I'io e il mondo, ladimensione della mente". ln effetti qui Palomar, contemplando le stelle, cerca di met-tere a fuoco i rapporii fra l'io e il mondo e di dare un ordine al cosmo e all'infinito;rischiando peraltro di passare per un "demente" (r
gG)
Italo Calvino, La contemplazione delle stelle
Quando c'è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: - Deuo andare a guardare le
stelle -. Dice proprio: - Dano, - perché odia gli sprechi e pensa che non sia giusto spre-
care tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione. Dice .Devo'
anche perché non ha molta pratica di come si guardano le stelle, e questo semplice
atto gli costa sempre un certo sforzo.La prima difficoltà è quella di trovare un posto dal quale il suo sguardo possa spazia-
re per tutta la cupola del cielo senza ostacoli e senza I'invadenza dell'illuminazioneelettrica:1 per esempio una spiaggia marina solitaria su una costa molto bassa.
Altra condizione necessaria è il portarsi dietro una mappa astronomica, senza la
quale non saprebbe cosa sta guardando; ma da una volta all'altra egli dimentica comesi fa a orientarla e deve prima rimettersi a studiarla per rnezz'ora. Per decifrare lamappa al buio deve portarsi anche una lampadina tascabile. I frequenti confronti tra il
cielo e la mappa lo obbligano ad accendere e spegnere la lampadina, e in questi passag-
gi dalla luce al buio egli resta quasi accecato e deve riaggiustare la sua vista ogni volta.2
Se il signor Palomar facesse uso d'un telescopio le cose sarebbero più complicatesotto certi aspetti e semplificate sotto altri; ma, ora come ora, I'esperienza del cielo cheinteressa a lui è quella a occhio nudo, come gli antichi navigatori e i pastori erranti.s
Occhio nudo per lui che è miope significa occhiali; e siccome per leggere la mappa gli
occhiali deve toglierseli,a le operazioni si complicano con questo alzare e abbassare
degli occhiali suùa fronte e comportano I'attesa di alcuni secondi prima che il suo cri-
stallino5 rimetta a fuoco le stelle vere o quelle scritte. Sulla carta i nomi delle stelle sono
scritti in nero su sfondo blu e bisogna accostare la lampadina accesa proprio addosso al
foglio per scorgerli. Quando si alza lo sguardo al cielo lo si vede nero, cosparso di vaghi
chiarori; solo a poco a poco le stelle si fissano e dispongono in disegni precisi, e più si
guarda più se ne vedono affiorare.Si aggiunga che le mappe celesti che lui ha bisogno di consultare sono due, anzi
quattro: una molto sintetica del cielo in quel mese, che presenta separatamente la
mezzavoltasud e la rnezzavolta nord; e una di tutto il firmamento, molto più dettaglia-
ta, che mostra in una lunga striscia le costellazioni di tutto I'anno per la parte mediana
del cielo intorno all'orizzonte, mentre quelle della calotta intorno alla Stella Polare
sono comprese in un'annessa mappa circolare. Insomma illocaltzzare una stella com-
porta il confronto delle varie mappe e della volta celeste, con tutti gli atti relativi: levare
3 pastori erranti: come quelìi del Canfo not-turno di un pastore errante dell'Asb di Leo-pardr.4 per leggere...toglierseli: chi è miope ha
bisogno di lenti solo per guardare lontano.5 cristallino: la lente naturale interna alì'oc-chio, le cui modifcazioni permettono di metterea fuoco gli oggetti.
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I I'invadenza,..elettrica: questa infatti of-fusca la luce delle stelle.2 riaggiustare...volta: riadattare gli occhi aicambi di luce e di oscurità.
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