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C C A A M M M M I I N N A A R R E E I I N N S S I I E E M M E E OTTOBRE 2012 Un'estate intensa per prepararsi al nuovo anno Tante novità nella nostra Unità Pastorale e in Diocesi Sono tanti i fatti che sono avvenuti nella nostra Unità Pastorale in questi mesi. Quello forse più eclatante è stato il saluto alle suore Piccole Figlie. Dopo cento anni esatti di presenza delle religiose, in seguito alla carenza di vocazioni e nell'ambito di una riorganizzazione delle comunità della Congregazione, è stato deciso di chiudere la comunità della nostra Unità Pastorale. Dedichiamo perciò ampio spazio nel giornalino alle nostre care suore. Importante è stata anche la gestione delle strutture e delle chiese parrocchiali in seguito ai terremoti del 20 e 29 maggio: faremo un resoconto dei fatti affinché, come membri di una grande famiglia, possiamo tutti partecipare con il nostro contributo alle spese per i restauri. Mantenere le nostre chiese aperte significa poter celebrare e poterci riunire attorno all'Eucarestia, vero motore di tutte le nostre attività. Nonostante queste prove la comunità è viva e desiderosa di andare avanti. Durante la Messa di saluto alle suore don Giuliano, celebrando sul campo di calcetto dell'oratorio di Gualtieri, guardando dall'esterno il complesso di strutture della chiesa ha sottolineato che da sempre in parrocchia ci si è adattati a seconda delle necessità e dei momenti storici. Per questo vediamo varie stratificazioni, che esemplificano gli adattamenti nel tempo. Così, proprio come le strutture esteriori, anche noi cristiani dobbiamo sempre saper riconoscere il buono da tutti i fatti che accadono nella nostra vita e trovare in Cristo la forza e la gioia per andare sempre avanti e rinnovarci. La festa dell'oratorio di Gualtieri di settembre e i campi estivi ne sono stati la prova: una parrocchia viva che crede ancora di aver qualcosa di grande e di bello da poter offrire ai tanti bambini, ragazzi e famiglie giovani e meno giovani. Abbiamo fatto esperienza della famiglia desiderosa di far festa! Dobbiamo anche ricordare il prossimo ingresso del nuovo Vescovo di Reggio EmiliaGuastalla Mons. Massimo Camisasca, di origini milanesi, che subentrerà a Mons. Adriano Caprioli, che va “in pensione” dopo 14 anni di servizio nella nostra diocesi. Di Mons. Camisasca parleremo nel prossimo numero in dettaglio, per ora ci uniamo a tutta la diocesi nel ringraziamento per l’operato di Mons. Caprioli e nella preghiera affinché il nuovo Vescovo possa aiutare tutti i fedeli a progredire nella fede in Cristo Risorto. Così, con rinnovato entusiasmo, ci avviamo verso un nuovo Anno Pastorale e facciamo a tutti i migliori auguri. La Redazione Il saluto alle suore Piccole Figlie durante la Festa dell'Oratorio di Gualtieri

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CCAAMMMMIINNAARREE IINNSSIIEEMMEEOTTOBRE 2012

Un'estate intensa per prepararsi al nuovo annoTante novità nella nostra Unità Pastorale e in Diocesi

Sono tanti i fatti che sono avvenutinella nostra Unità Pastorale in questimesi. Quello forse più eclatante è statoil saluto alle suore Piccole Figlie.Dopo cento anni esatti di presenzadelle religiose, in seguito alla carenzadi vocazioni e nell'ambito di unariorganizzazione delle comunità dellaCongregazione, è stato deciso dichiudere la comunità della nostraUnità Pastorale. Dedichiamo perciòampio spazio nel giornalino alle nostrecare suore. Importante è stata anche lagestione delle strutture e delle chieseparrocchiali in seguito ai terremotidel 20 e 29 maggio: faremo un

resoconto dei fatti affinché, comemembri di una grande famiglia,possiamo tutti partecipare con il nostrocontributo alle spese per i restauri.Mantenere le nostre chiese apertesignifica poter celebrare e poterciriunire attorno all'Eucarestia, veromotore di tutte le nostre attività.Nonostante queste prove la comunità èviva e desiderosa di andare avanti.Durante la Messa di saluto alle suoredon Giuliano, celebrando sul campo dicalcetto dell'oratorio di Gualtieri,guardando dall'esterno il complesso distrutture della chiesa ha sottolineatoche da sempre in parrocchia ci si è

adattati a seconda delle necessità e deimomenti storici. Per questo vediamovarie stratificazioni, che esemplificanogli adattamenti nel tempo. Così,proprio come le strutture esteriori,anche noi cristiani dobbiamo sempresaper riconoscere il buono da tutti ifatti che accadono nella nostra vita etrovare in Cristo la forza e la gioiaper andare sempre avanti erinnovarci. La festa dell'oratorio diGualtieri di settembre e i campi estivine sono stati la prova: una parrocchiaviva che crede ancora di aver qualcosadi grande e di bello da poter offrire aitanti bambini, ragazzi e famigliegiovani e meno giovani. Abbiamo fattoesperienza della famiglia desiderosa difar festa!Dobbiamo anche ricordare il prossimoingresso del nuovo Vescovo di ReggioEmilia­Guastalla Mons. MassimoCamisasca, di origini milanesi, chesubentrerà a Mons. Adriano Caprioli,che va “in pensione” dopo 14 anni diservizio nella nostra diocesi. Di Mons.Camisasca parleremo nel prossimonumero in dettaglio, per ora ci uniamoa tutta la diocesi nel ringraziamentoper l’operato di Mons. Caprioli e nellapreghiera affinché il nuovo Vescovopossa aiutare tutti i fedeli a progredirenella fede in Cristo Risorto.Così, con rinnovato entusiasmo, ciavviamo verso un nuovo AnnoPastorale e facciamo a tutti i miglioriauguri.

La Redazione

Il saluto alle suore Piccole Figlie durante la Festa dell'Oratorio di Gualtieri

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2 VITA PARROCCHIALE

L’ordinazione non toglie l’ “imbambitura”!Don Giuliano riflette sui suoi 25 anni di sacerdozio

Mi si chiede di scrivere qualcosa inricordo del mio 25° anniversario diordinazione sacerdotale: non mi èfacile, ma ci provo, andando per“prizzi e sprazzi”.

Da 25 anni sono stato ordinato prete,o sacerdote. Non me ne accorgo,ancora non me ne rendo conto,eppure è un quarto di secolo. Di quelgiorno porto solo alcuni ricordi. Erail 27 giugno 1987, un sabatopomeriggio: gli ultimi preparativi inchiesa, si dovevano indossare deivestiti un po’ più formali del solito(meno casual), vivevo emozione,gioia, carica interiore nello stessotempo. Ricordo tante cose: laCattedrale di Reggio stracolma, tantiPoveri e tanti Ospiti delle Case dellaCarità, la gioia della mia famiglia eparenti tutti, le Sorelle CarmelitaneMinori, gli altri Fratelli della Carità,la morte di don Mario Prandiavvenuta appena un anno prima,l’essere quattro Fratelli della Caritàad essere ordinati insieme, le prove

di una cerimonia complessa fattesotto la direzione oculata e discretadel caro don Mario Valpiani, laprostrazione sul pavimento primadella ordinazione, le parole forti e

toccanti del VescovoGilberto, il suocommuoversi al cantodelle litanie dei santi (ebisbigliò in dialettobolognese: “sonovecchio”), l’abbracciocon lui, con i tantisacerdoti presenti, conla mia famiglia, lagioia di tutti, la festacon tutti quanti sullapiazza del Duomo,l’essere lanciato peraria in mezzo allafolla, inebriato di tuttoe di tutti.E poi? Una frase, fra letante, mi si èappiccicata alla mente,quella frase sibillina etagliente che l’alloraMons. Simonelli(professore del

Seminario) lanciava ai giovanisacerdoti nel suo dialetto stretto:“Badate bene ragazzi chel’ordinazione non vi togliel’imbambitura!”. Queste, più cheparole sante, si sono rivelate ognigiorno come parole vere, come delresto anche le parole di Gesù: “Iosarò sempre con voi”. E, se nonsbaglio i conti, è andata proprio cosìin questi ultimi 25 anni della miavita, con due anni a Montecchio, duein montagna (ad Asta e Febbio),diciotto in India, due a Fontanalucciae parrocchie vicine, l’ultimo anno aGualtieri­Pieve Saliceto­SantaVittoria: sono stati 25 anni segnatidalla “imbambitura congenita”mescolata insieme alla presenza diGesù. Quale delle due sia stata piùprevalente è tutto da scoprire o, più

semplicemente, da immaginare.Alla fine del Vangelo di Giovannitroviamo la famosa domanda di Gesùa Pietro: “Simone, figlio di Giona,mi ami tu?”. La risposta di Pietro èun po’ imbarazzata, e lo sarebbeancor più per me: “Giuliano, figlio diFranco, mi ami tu?”. Rimango senzaparole, ammutolisco, mi si paranodavanti una marea di inadempienze etante altre cose. Allora giro lafrittella e sono io a fare la domanda aGesù: “Gesù di Nazaret, figlio diMaria, mi ami tu?”. E sulla suarisposta non ho dubbi, ed ora misento più tranquillo.

don Giuliano Marzucchi

Il 15 giugno 2012 ricorreva il65esimo di ordinazione sacerdotaledi Mons. Fabiano, che per 40 anniha vissuto a Gualtieri. Non si èpotuto festeggiare questa ricorrenzanella “sua” chiesa collegiata diGualtieri chiusa per accertamenti inseguito ai terremoti, ma Mons.Tortella presiederà la celebrazionein cimitero a Gualtieri il 2novembre, in occasione dellacommemorazione di tutti i fedelidefunti, peraltro giorno dei suocompleanno.Monsignore ha inviato una letteradi saluto alla comunità, cheriportiamo.Dei 65 anni di vita sacerdotale, 40 liho trascorsi a Gualtieri. Da SanGiuseppe (Villa Bernolda diNovellara), per deliberazione delVescovo di Guastalla AngeloZambarbieri, ultimo buon pastoredella nostra diocesi di Guastalla,dopo regolare concorso sono giunto

Il 65esimo diordinazione sacerdotaledi Monsignor Tortella

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3VITA PARROCCHIALE

Inizia il nuovo Anno Pastorale: non da soliSono tante le novità che ci hannoaccompagnato nell’estate appenatrascorsa, ma soprattutto sono tantequelle che ci accompagneranno neimesi a venire. Certo vi è la necessitàdi rimboccarsi le maniche da partedi tutti. Questo l’abbiamo detto noisacerdoti innanzitutto al Consiglio diUnità Pastorale che abbiamoconvocato qualche settimana fa, malo diciamo a ciascuno di voi. Questovale sempre: un po’ tutti gli anni cisiamo detti queste cose. Ma inparticolare quest’anno, in riferimentosoprattutto alla partenza definitivadelle nostre Suore (Piccole Figlie)che il Signore (nel nome della loroCongregazione) ha chiamato aservire in altri luoghi. Erano tantele attività che portavano avanti condedizione, amore e costanza;sicuramente tocca a noi sacerdotiinnanzitutto sostituire le Sorelle inqueste attività, ma non da soli.Quella che, da un certo punto divista, è indubbiamente unaperdita, vorremmo leggerla comeoccasione per la comunità per unimpegno che non è appannaggio dei“religiosi” (e qui non alludo solo allesuore, ma anche a noi preti). Eratanto il “lavoro spirituale” chefacevano suor Letizia, suor Rosa esuor Livia a partire dalla loro “base”di Santa Vittoria per poi dislocarsisulle tre comunità! Vogliamoricordarlo: visita agli ammalati,organizzazione della catechesidell’iniziazione cristiana,preparazione e animazione di alcuneliturgie (soprattutto quelle feriali),animazione religiosa e presenza nellenostre scuole materne, e poi, forsepiù importante di tutto, la presenza inincontri informali (magari neanchecercati) con tanta gente che vedevanelle “nostre” suore degli esempi divita cristiana vissuta in modo

semplice e spicciolo, ma concreto evero.Circa la loro “attività”, ciò checoncretamente portavano avanti,pensiamo che avremo le forze e lecapacità di sopperire, in quanto­dicevamo­ il servizio non è soloappannaggio dei “religiosi”. Circala seconda parte invece, cioè la“presenza” come testimonianza,questa è la grossa sfida! È chiaroche non potremo sostituirle in quanto“religiose”, ma in quello che èl’esempio di una “vita cristianavissuta in modo semplice e spicciolo,ma concreto e vero” sì!Dicendo questo, pensiamoinnanzitutto a noi stessi, parroci diquesta Unità Pastorale, ma pensiamoanche a voi per i quali anche levostre case, quartieri e paesipotrebbero diventare delle “basi” dipartenza per portare la civiltàdell’amore. Crediamo che sia unodei messaggi più chiari che la piccolaesperienza estiva vissuta con igiovani al Sermig (Torino) ci halasciato: “Tu, laddove sei, cosa puoifare?”. Non “su le mani” dunque,ma su le maniche!Si parte con la catechesi, i momentidi incontro con le famiglie, leliturgie, i sacramenti, le attivitàoratoriali, gli incontri di formazione,la lectio divina… Tra gli incontriformativi che faremo da qui a Natale,sottolineiamo quelli col dott. MarioCipressi del CeIS di Reggio Emilia,il primo dei quali si è svolto durantela festa dell’oratorio di Gualtieri. Viterremo informati, o meglio:teniamoci informati!Per rimanere sempre aggiornati:www.upgualtieri.weebly.com

don Giovanni e don Giuliano

a Gualtieri come parroco ricevendoil 30 giugno 1963 l’investitura, cioèl’incarico giuridico dal Vicariogenerale Mons. Antonino Bresciani,nobile e onorata figura di santosacerdote.A Gualtieri sono rimasto per 40anni, 35 come parroco titolare e 5come aiuto disponibile al miosuccessore Re.do Can.co AlbertoNicelli. Dal 10 luglio 2003 sonoospite, ben accolto, nella casa delClero in Montecchio Emilia.I quarant’anni trascorsi a Gualtierinon mi sono certo passati in oblio.Diventando vecchi la mente ritornafacilmente a ripensare i tantiavvenimenti vissuti lieti e tristi.Benché lontano, il mio cuore èrimasto vicino ai tanti che hoincontrato e conosciuto. Quante caree brave persone, giovani e non piùgiovani, mi hanno voluto bene e atutti io pure ho voluto bene! Quantepersone mi sono state di aiuto e diconforto e ormai molte di loro sonopartite temporaneamente conl’anima mentre con il corporiposano nel nostro camposanto,dove anch’io desidero sia riposto ilmio corpo mortale nell’attesa dellarisurrezione finale, vicino ai mieicari parrocchiani.Amo pensare poi che a Gualtieri lagente voglia bene ai suoi propriparroci: come avete voluto bene ame, vogliate bene anche a donGiovanni e don Giuliano per le bellequalità che hanno di cui vi saretesicuramente già accorti. Ognuno dinoi ha le sue proprie caratteristichepersonali, non dimenticate cheanche noi preti non siamo fatti inserie!Invocando la benedizione di Dio ela protezione di Maria Santissima,auguro serena prosperità alla bellacomunità di Gualtieri, PieveSaliceto e Santa Vittoria.

Mons. Fabiano Tortella

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4 VITA PARROCCHIALE

Dall'esperienza al SerMiG di Torino: "Il bene fatto bene"Testimonianza del campo estivo dei giovani della nostra Zona Pastorale Giovanile

In molti ignorano l'esistenza delSerMiG (Servizio MissionarioGiovani) di Torino, anche io nonsapevo cosa fosse prima di partireper il campo estivo. L'Arsenale dellaPace, nome del luogo in cui esso sitrova, è un mondo completamentediverso da ciò che c'è fuori: solo avarcare la soglia di quel portonearricchito da piante rampicanti vienitravolto da un'aria di vitalità e vogliadi mettersi all'opera. Solo per il fattodi essere giunto fin lì per un normalecampo estivo rende felicela gente che vi abita eproprio laconsapevolezza che tuttequeste persone hannofiducia nel lavoro deigiovani dà la volontà adognuno di dare il megliodi sé.Sapere di andare a"lavorare" invece di"scalare" montagnepotrebbe togliere lavoglia a chiunque dipartire, ma la curiosità havinto ogni pregiudizio. Prima dipartire pensavo che sarebbe statadura lavorare tutto il giorno, andaretardi a dormire e svegliarsi presto.Ciò che ha dato molta perplessità èanche il fatto che noi avremmodovuto aiutare i poveri ma, il tutto,senza mai venire a contatto conloro! Si trattava già di una prova:fare del bene senza doverenecessariamente vederne gli effetti.Alla fine il tempo è volato e tuttosenza enormi sforzi. Infatti il lavoroera scandito secondo precisi turni:c'era il gruppo del mattino e quellodel pomeriggio, turni di sole due­treore. Abbiamo fatto i lavori piùsvariati: dal più semplice comecreare souvenirs al più pesante comesollevare grossi carichi neimagazzini, rendere riutilizzabili deimattoni destinati a nuove costruzionifino a dover pulire i bagni. Anche se

quest'ultimo lavoro veniva assegnatogiorno per giorno ad un gruppodiverso a seconda del paese diprovenienza.Può sembrare strano, ma proprio imomenti di servizio erano quellipiù divertenti dato che qui erapossibile ridere e scherzare conpersone di paesi diversi econfrontarsi.La suddivisione nei diversi lavori diun determinato giorno avveniva lasera prima e anche qui si trattava di

una gara: infatti il più veloce potevatrovare posto per prenotarsi nellavoro che preferiva.Il mio primo lavoro si è svolto incucina. Da qui iniziava il miopercorso: nel bel mezzo dellaselezione, del lavaggio e del tagliodei pomodori ho colto un frase chemi è rimasta impressa: "Noi nonabbiamo soldi, non compriamoniente, queste casse di pomodori cele hanno regalate e così tutto il restosenza mai chiedere nulla. Nonsappiamo da dove arrivano questecose, ma la gente ce le porta, daanni va avanti così e non siamo mairimasti senza cibo."Ciò che mi ha colpito è la fiduciache hanno nella gente, nellaProvvidenza, nel Signore. Chi vivelì ogni giorno fa del bene e ottienecosì il bene da altri, non ha paura dirimanere senza in futuro. Dicono che

non ne hanno il motivo: tutto èiniziato da un arsenale cheproduceva armi per la 1a GuerraMondiale, e per mezzo della volontàdi alcuni giovani (tra cui ErnestoOlivero) è stato rivalorizzato etrasformato in Arsenale di Pace.Da quel momento l'arsenale hainiziato a "produrre" la pace e adottenere bene per sé e da darne a chine ha più bisogno. Hanno iniziato adarrivare aiuti anche dall'esterno e

così sempre di più nonostante la crisiche preme sui portafogli di tutti, mail segreto è che veder fare del benespinge l'altro a fare il bene. Si creacosì una catena la quale, con tuttoil nostro impegno, può arrivarefino qui: a Gualtieri, tuttopartendo dal nostro oratorio edalle nostre comunità.Questa voglia di fare è nata durantegli incontri del mattino, i momenti dipreghiera e le serate. Questeoccupavano infatti la maggior partedel tempo e dentro di me le hopercepite come più faticose eimpegnative rispetto al lavoromanuale. Soprattutto la sera: mai hoavuto così chiara davanti agli occhio ho sentito così vicina la povertà ela sofferenza del mondo. Unesempio è la cena dei popoli cheapparentemente può sembrare ungioco di ruolo dove peschi la tua

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La Bellezza del Creato e del vivere in ComunioneTestimonianze del campo estivo delle famiglie a Maranza (BZ)

VITA PARROCCHIALEcarta, se sei fortunato sei ricco,laureato, con lavoro, tre figli e tantocibo da poterne buttare via senza ilminimo rimorso, se non sei fortunatopeschi la carta dei poveri, analfabeti,disoccupati, soli, senza una gamba oun braccio e il cibo è un optional.Si tratta di un "gioco" che fariflettere sia chi, quella sera, sirendeva conto che non avrebbemangiato essendo finito nella classesociale dei poveri e sia chi, come me,era tra i ricchi, seduto ad un tavolotraboccante di cibo, non guadagnato.Ma se questo sembra una finta, noiche ogni giorno abbiamo un pastocaldo dobbiamo renderci conto chec'è tanta gente al mondo che vipartecipa involontariamente esenza possibilità di scelta poiché sitratta della realtà.Dopo di che potrebbe sorgere ladomanda: "So che esiste la povertàin Africa, Asia ecc…. ma cosa possofarci io che vivo in Italia a tanti km

di distanza?". In realtà si può faremolto se ognuno nel suo piccolo adesempio non spreca il cibo. Quantevolte anche senza pensarci buttiamovia un pezzetto di carne, pasta, panesolo perché al momento ci sembra discoppiare o non ci va e magari dopo10 minuti torniamo a mangiaredell'altro?! Avere di che sfamarsiogni giorno è un gran ricchezza: nonva sciupata! Anche se quelpezzettino non andrà al povero nonsprecare ciò che si ha è un buoninizio per fare del bene che infuturo potrà svilupparsi fino adiventare bene più concreto.Uno dei tanti insegnamenti delSerMiG è proprio fare il benesecondo le nostre capacità e perquanto siamo in grado di fare, mal'importante è farlo benemettendoci, impegno, testa ecuore. Questo è solo una piccolaparte di ciò che ho appresoall'arsenale e sono convinta che la

mia esperienza e quella degli altriragazzi non possa provocare un grancambiamento in chi la sente soloraccontare. Per capire infatti occorreprendersi del tempo e andare là,imparare e tornare.Posso assicurare che dopo unasettimana così, nonostante lastanchezza per le poche ore di sonno,si avrà ancora più voglia di fare emettersi al servizio della gente. Ilmotore più grande è la fiducia che lepersone dell'arsenale danno, perchéal giorno d'oggi chi si affiderebbemai ad un ragazzino di 16 anni chedipende ancora dai genitori e non sanemmeno dove andrà a finire traqualche anno?! Il SerMiG crede neigiovani e penso che proprio graziea questi campi dia ad ognuno dinoi la formazione adatta pertornare nei propri paesi a fare delbene.

Maddalena Re

Dall'11 al 17 agosto a Maranza (BZ)si è svolto il Campo Estivo delleFamiglie, rivolto alle famiglie dellanostra Unità Pastorale,accompagnate da don Giuliano.Alcune di loro hanno scritto ricordi eriflessioni di un campo che è statodefinito "memorabile"!Il campo di Maranza sicuramentenon è stato avaro di escursioni, neriassumiamo alcune.Domenica 12 al pomeriggio abbiamofatto una piccola escursione diacclimatamento nei boschi diMaranza: per il piacere di tantiabbiamo trovato un sacco di lamponie fragoline.Lunedì 13 prima vera escursione incui è stato messo alla prova il fiatodel gruppo: siamo andati alla malgaFane (1.739 m slm) partendo dalpaese di Valles. La prova è statasuperata egregiamente da tutti e lafatica è stata ricompensata dal

bellissimo paesaggio della malga conle sue baite, fienili, chiesetta... eristori.Venerdì 16: gita sul monteGitschberg. Siamo saliti con latelecabina dopo di chè un gruppo èsalito sulla cima a 2.510 m da cui sigodeva uno stupendo panorama,mentre l'altro gruppo ha raggiuntodiverse baite della zona. La discesafino a casa però è stata fattainteramente a piedi da tutti.

Fam. BusanaIl campo estivo delle famiglie èl'appuntamento più atteso delperiodo estivo.Sarà la soddisfazione di arrivare incima a qualche montagna o la“complicità” che si instaura tra iragazzi o ancora l'onda lunga diantiche amicizie che, riverberando,tornano con piacere a galla, chefanno di questa vacanza qualcosa dipiù di un semplice momento di

svago. Non dimentichiamo inoltreuna delle cose più importanti cheeffettivamente manca sulla spiaggiao ai bordi di una piscina: lapossibilità di dedicare qualcheminuto anche alla propria coscienza.Le attività di svago in montagnacomunque non mancano mai, bastanon farsi prendere troppo la mano, omeglio, il polso.

Simona e Stefano Gandellini e figliIl campo è occasione per viveretante emozioni ed esperienzediverse.Innanzitutto, diventiamo “famigliaallargata” nel senso che laquotidianità viene condivisa con lealtre famiglie: nella preghiera, neipasti, nel servizio a tavola, nel giocoe nello svago… I nostri figli hannovissuto questa settimanadimenticandosi delle loro “origini”,trascorrendo tutto il tempo a lorodisposizione insieme, inventandosi

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6 VITA PARROCCHIALEgiochi di ogni genere, collaborando eunendo i loro “talenti” e le lorocapacità per creare spettacoli che civenivano poi proposti alla sera. Igrandi invece sono ritornati un po’bambini, c’è infatti chi non è riuscitoa frenare l’irresistibile impulso delloscherzo! Per cui via libera agavettoni, scritte “al cioccolato”sulle macchine, lacci delle scarpelegate, panini imbottiti col pepe… Lepasseggiate in compagnia, oltre amettere adura prova ilfiato ericordarciche gli annipassano cihanno datola possibilitàdichiacchierare parecchio,non solo digossip efrivolezze,ma anche ditemi cheriguardanoproblematiche comuni,dandoci lapossibilità diconfrontarcie arricchircia vicenda.La cosa più bella è che ogni personache ha partecipato a questo campo,dal più piccolo al più grande, si èspeso per gli altri donandociqualcosa di sé. Grazie a tutti!

Famiglia BertelèSi è creato un clima molto bellograzie alla voglia di condividere.La partenza rilassante e il climametereologico ottimale hannoinaugurato la vacanza provocandosubito il nostro sorriso. La casa poiha fatto il resto: se mi chiedesserocom'è la vista dal Paradiso iorisponderei: è così! Le catene deimonti ti avvicinavano di più a Dio, enon eri da solo. Gite, attività, giochi,pasti e momenti di condivisione e

preghiera hanno scandito il nostrotempo facendoci assaporare in verosenso di essere comunità. L'augurioè che questo clima continui anche acasa, non ci saranno montagne mapianure, non saremo insieme 24 oresu 24 ogni giorno, ma la voglia e lapassione nel vivere in comunità èquello che darà "spessore" alla nostravita e ai nostri figli.

Carlo, Cinzia e Giuseppe

Dieci foto per riassumere il campoestivoPrima foto: il panorama che sipoteva vedere dalla terrazzadell'accogliente Pension Frieda,veramente incredibile, specialmentese visto (e fotografato) alla mattinapresto.Seconda foto: i volti dei nostri"compagni di avventura" appenasiamo arrivati. Volti curiosi discoprire se l'alloggio sarebbe statoall'altezza delle aspettative.Terza foto: gli occhi dei nostri figli edei figli dei nostri amici appenaarrivati a destinazione, cheiniziavano a percepire aria di libertà,di spensieratezza, di comunione, difelicità.

Quarta foto: la sensazione di serenapartecipazione alla vita comunitariae lo spirito di condivisione e dicollaborazione che tutti hannodimostrato.Quinta foto: la Neles e la Ginaindaffarate sui fornelli (alle quali cisentiamo di dire ancora una voltagrazie).Sesta foto: le stelle cadenti e il cielostellato che siamo riusciti adapprezzare dalla terrazza.

Settima foto: Daniele, che si è fattocarico dell'organizzazione dellavacanza ed è stato bravo adaccontentare tutti.Ottava foto: il panorama dallapiattaforma panoramica del monteGitschberg. Non tutti hanno voluto opotuto vederlo ma meritava ilsacrificio della scalata: da togliere ilrespiro.Nona foto: i nostri bimbi che hannosaputo apprezzare la natura che inogni momento li circondava.Decima foto: la luce, intensa, che hasempre illuminato le nostre giornatedi vacanza.

Andrea e famiglia

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7VITA PARROCCHIALE

La ricchezza della vita sempliceSara Benassi racconta l'esperienza di un mese di servizio in Sierra Leone

Tutti gli anni le suore Clarisse diPoviglio organizzano un campo­missione della durata di circa 30giorni, in una cittadina della SierraLeone, Lunsar, dove le "sister"hanno un convento.L'esperienza è all'interno dell'offerta"Estate in Missione" di Reggio TerzoMondo. La Sierra Leone è uno deipaesi più poveri del mondo, ed haappena passato uno dei momenti piùbui della propria storia: una lungaguerra interna in cui gli stessi vicinidi casa combattevano. Oggi lasituazione è pacifica, anche se lapovertà è tanta. Le suore sonopresenti sul territorio da circa 50 annie hanno istituito delle scuole,dall'infanzia alla secondaria. Hannopuntato fin dai primi annisull'istruzione perchè è chiaro aloro che il bisogno primario èproprio questo: formare un nuovoe cosciente cittadino sierra­leonese.La Sierra Leone è per la maggiorparte musulmana, i cristiani cattoliciinfatti sono una piccola minoranza,eppure tra le due religioni c'è moltorispetto e la convivenza è pacifica.Tornando a noi: quest'anno siamopartiti il 30 luglio in trenta persone:28 volontari, una suora e un prete(Don Paolo Crotti, è stato tra l'altroseminarista da noi a Gualtieri). Lamaggior parte di noi (tra cui io) halavorato nella scuola estivaelementare di Lunsar, in cui siinsegnava ai bambini attraverso ilgioco e il divertimento. Trevolontarie hanno lavorato in clinicadove svolgevano assistenza comeinfermiere (sottoponevanosopprattutto test di malaria e colera);tre volontari uomini invece hannosvolto lavori manuali come lacostruzione di bagni in una casa.La giornata standard era la seguente:sveglia alle 7.35, prima preghieraalle 7.45, colazione alle 08.00,scuola dalle 8.30 alle 13.00. Alle13.30 si pranzava e verso le 15.30 silavorava in ufficio delle suore(compilando registri o pagelle

scolastiche) o si pitturavano le paretidella scuola. Poi doccia, messacelebrata da don Paolo, cena,chiacchiere/giochi poi riposo.Fondamentali erano gli incontriserali in cui si condividevano leproprie riflessioni, pensieri eimpressioni di ciò che si vivevadurante il giorno. Il gruppo in questomodo si è molto affiatato e siamoriusciti a conoscerci meglio,aiutandoci nei momenti più difficili.

L'Africa è complessa, un altromondo: non capisci bene comefaccia a vivere la gente in un postocome quello, caldo, umido, senzastrade... All'inizio non capivo beneperchè mi trovavo lì e quale fosse ilmio compito: di sicuro in un solomese non avrei fatto nessunmiracolo, anzi... solo dopo qualchegiorno ho deciso di buttarmi e dismettere di chiedermi perchè e percome. E così ho assaporato il gustodi divertirmi con i bambini,ballando e giocando con loro eraccogliendo la spontaneitàdell'Africa.I bambini sono affettuosi, riesconoad accoglierti e a farti sentire amatoancor prima di conoscerti. Nondimenticherò facilmente il primoapproccio: appena ci hanno visto cihanno assalito stringendoci le mani!E' impressionante questa fiducia espontaneità verso “l'uomo bianco”!Io insegnavo in una terzaelementare: durante una lezione ho

spiegato loro i giorni della settimana,li abbiamo scritti e letti insieme, poiho chiesto loro quale fosse il giornopreferito e le risposte sono state solodue: lunedì perchè si va a scuola e ladomenica perchè si va a messa...Pensate che i nostri bimbi di 8 anniavrebbero risposto così?!Ricordo che una mia amica primache tornassi mi ha chiesto:definiscimi l'Africa in due parole...io le ho scritto: "musica colorata".Anche se non c'è elettricità la musicaè una costante in Sierra, il ritmo e ilmovimento fanno proprio parte dellacultura. Colorata perchè penso dinon aver mai visto dei verdi cosìbrillanti: la vegetazione infattidurante la stagione delle pioggieregala tonalità di coloreimpressionanti e bellissime.Nel cuore infine mi porto "lamancanza di preoccupazioni e diansie" che hanno i sierra­leonesi,seppure spesso non abbiano neancheil necessario per viveredignitosamente, in contrasto con lanostra società, spesso presa dascadenze, fretta e velocità.Per me l'Africa può essere descrittadal brano del Vangelo di Matteo incui Gesù dice: "Per la vostra vitanon affannatevi di quello chemangerete o berrete, e neanche per ilvostro corpo, di quello cheindosserete; la vita forse non valepiù del cibo e il corpo più delvestito?" [...] "Non affannatevidunque dicendo: Che cosamangeremo? Che cosa berremo?Che cosa indosseremo? Di tuttequeste cose si preoccupano i pagani;il Padre vostro celeste infatti sa chene avete bisogno. Cercate prima ilregno di Dio e la sua giustizia, etutte queste cose vi saranno date inaggiunta. Non affannatevi dunqueper il domani, perché il domani avràgià le sue inquietudini. A ciascungiorno basta la sua pena." Mt 6,25­34

Sara Benassi

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Che cosa abbia rappresentato laScuola Materna Parrocchiale per laComunità di Santa Vittoria e qualisiano state le ragioni della suachiusura sono argomenti su cui c'èpoco da aggiungere a quello che tuttisanno. Si tratta di un Servizio privatoche ha svolto una rilevante funzionepubblica: non a caso il Comune hariconosciuto, negli anni, uncontributo economico per la suagestione. E negli ultimi anni ilprogressivo indebitamento accantoall'insufficiente domanda di adesionene hanno decretato la chiusura.Questa scelta, pur dolorosa, non hadeterminato conseguenzedrammatiche in quanto a SantaVittoria è presente una ScuolaMaterna Statale.Ciò premesso, penso sia opportunoriflettere insieme, nello spiritocostruttivo e fraterno chedovrebbe caratterizzare lerelazioni in una ComunitàCristiana. Io lo faccio partendo datre considerazioni.La prima considerazione dovrebberiguardare la gratitudine.Gratitudine verso tutti coloro che

a vario titolo hanno reso possibilequesta esperienza così radicatanella memoria storica di SantaVittoria: i bambini, i genitori, ilpersonale, le suore, gliamministratori.Naturalmente un particolareringraziamento va rivolto aisacerdoti e alle suore di SantaVittoria per l’interesse e la curasempre assicurati a questa preziosaistituzione. Tra questi, unaparticolare menzione merita ilParroco Priore don Marcello Sironicui si deve, negli anni '30, lafondazione della Scuola MaternaParrocchiale. Ci riferiamo a unperiodo storico in cui, naturalmente,non vi era altro luogo di accoglienzadei bambini nel paese: pensiamosolamente a quanto preziosa, omeglio indispensabile, sia stata laScuola Materna Parrocchiale neglianni in cui tante donne di SantaVittoria si spostavano per mesi inPiemonte per fare le mondine delriso.La seconda considerazioneriguarda i valori spirituali diquesta storia. La dimensionespirituale appartiene all'uomo,credente, ateo o agnostico che sia."Chi è l'uomo, chi sono io?" èinterrogativo che accompagna e dàsenso alla vita di ogni persona, inogni epoca storica. Un'educazioneche tenga accesa questa "lampada"soprattutto nei tempi incerti cheviviamo è una risorsa non solo per lapersona ma anche per la Comunità,non solo cristiana.La terza considerazione riguarda ilfuturo di questo luogo. Santa

Vittoria è una comunità sociale dallaricca tradizione civica e solidaristicama è inutile negare che, al pari ditutti gli altri territori, risentefortemente dei tempi difficili, nonsolo dal punto di vista economico maanche valoriale e morale, che stiamovivendo. La crisi del lavoro,soprattutto per i giovani, la difficoltàdei servizi pubblici stretti traaumento della domanda sociale ediminuzione delle risorse finanziarie,i processi migratori con i relativiproblemi di integrazione, sono tuttecriticità che chiedono non solorisposte operative ma anche laricostruzione di relazioni, legami dicoesione sociale tra le persone, tra lefamiglie, nella comunità.Vorremmo che fosse un luogo incui abitino "Progetti di ComunitàSolidale", di cui la dimensioneeducativa con particolare riferimentoai giovani sia parte fondamentale.Un luogo in cui sia possibile, per lefamiglie, soprattutto giovani,sperimentare una rinnovata socialitàall'insegna di una buona amicizia.Un luogo in grado di riconoscere,valorizzare e mettere in relazionetutte le esperienze di responsabilitàfamiliare presenti a Santa Vittoria,"di qua e di là dalla Statale". Unluogo cioè di vita, di speranza, difuturo. Un luogo di effettiva e lealecollaborazione tra ComunitàParrocchiale e Comune, comeperaltro sta già avvenendo.Sicuramente questa prospettivacostituirebbe un contributo positivoalla qualità della vita comunitaria diSanta Vittoria.

Marcello Stecco

La scuola materna parrocchiale di Santa Vittoriaè stata chiusa. Apriamo una riflessione sul futuro di questo luogo.

VITA PARROCCHIALE

AVVISO: VISITA DEI PARROCI AD ANZIANI, AMMALATI, BISOGNOSII parroci invitano chiunque abbia piacere di ricevere una loro visita, in

particolare chi ha in casa situazioni di disagio di ogni tipo, di sofferenza o dimalattia, a contattarli personalmente, per poter accordarsi per una visita.

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I terremoti di maggio hannorisparmiato gran parte delleabitazioni private del nostroComune, ma hanno lasciato dei segnisu alcune delle sue strutture piùvulnerabili e datate, quali PalazzoBentivoglio, Palazzo Greppi, lachiesa di Sant’Andrea e le nostre trechiese parrocchiali. In quei giorni cifu un susseguirsi di visite da partedei tecnici del Comune, perverificare lo stato delle chiese tuttedichiarate inagibili: qualche stuccocaduto, alcune crepe negli archilaterali, vecchie crepe tamponate nelpassato ora riaperte, alcune crepe cheattraversano le volte centrali,movimenti degli archi in zonapresbiterio… sembrava un bollettinodi guerra.Ad una prima stima, i costi per lariparazione dei danni ci hanno fattoraggelare, con preventivi oscillantidai 50 ai 65.000 euro (anche sequesto non è niente in confronto adaltre chiese sventrate e crollate):sono cifre enormi, se si pensa allenostre tre parrocchie già indebitate.Se all’inizio è parso che il mondointero ci crollasse addosso, ilriflettere a mente serena ci ha portatoa correre ai ripari e trovare unasistemazione provvisoria per lenostre parrocchie. La chiesa di SantaVittoria si è acquartierata nel salonepolivalente che veniva usato comepalestra, o spazio giochi, o come saladei compleanni. Gualtieri si èadattata ad usare la “Sala dellacomunità”, a celebrare la Messa sotto

il portico o negli spazi apertidell’Oratorio, fin che il tempo estivoè stato benevolo; nell’unicaemergenza temporalesca siamo statigentilmente ospitati al “Boccio". Lachiesa di Pieve Saliceto si è raccoltainvece negli spazi dell’Oratorio –Circolo ANSPI: passando da sotto iltendone e gazebo, a dentro i localidel Circolo ed ora (grazie all’aiutodella Protezione Civile Bentivoglio)dentro un bel tendone largo ecomodo.Nel frattempo ci sono state tanteconsultazioni, perizie di ingegneri,attese di indicazioni da parte dellaRegione.Com’è la situazione oggi?La chiesa di Gualtieri è stata riapertail 15 settembre. Infatti, dopo ripetuteconsultazioni con la Curia di Reggiosi è eseguito un meticoloso eparticolareggiato intervento diverifica all’interno della chiesa e suivolti (sottotetto), fatto con perizia dapersonale specializzato. In baseanche a questo, il nostro ingegnereha presentato la sua relazione alSindaco il quale, a sua volta, harevocato l’ordinanza di inagibilitàemanata all’indomani del sisma.Per quel che riguarda Pieve Salicetoe Santa Vittoria, con la consulenzadegli uffici diocesani, insieme allavoro del nostro ingegnere, siamoriusciti a mettere insieme deipreventivi di spesa molto più ridottied abbordabili rispetto ai precedentiche devono però passare (proprio inquesti giorni) attraverso gli uffici

della Sovrintendenza ai BeniCulturali.E per quanto riguarda i soldi?Sappiamo per certo che ci sarà uncontributo (minimo) da parte dellaRegione Emilia Romagna: è unacifra ancora non quantificatadestinata alla Diocesi di ReggioEmilia – Guastalla (come a tutte lealtre Diocesi terremotate). La Curiadi Reggio si è attivata proponendocidi intervenire con parte delfinanziamento della Regione su unachiesa della nostra Unità Pastoraleper poterla riaprire a breve.Attingendo allo stesso contributo siprevede di riaprire altre due chiese inaltre parrocchie. È evidente che ifondi sono pochi e che bisognautilizzarli al meglio, puntando almassimo risultato (la riapertura diuna chiesa) con la minima spesa.In base alla situazione logistica dellenostre tre chiese, la scelta della Curiaè caduta su Pieve Saliceto in quantosi trova “sotto un tendone” e non haaltra alternativa. Noi speriamo divedere riaperte al più presto tutte lenostre chiese, ma ci rendiamo contoche non tutto dipende dalla nostrabuona volontà: ci sono le leggi, gliuffici della Sovrintendenza e dellaRegione. Ci vorrà anche un ulterioresforzo economico da parte dellenostre parrocchie: l’unione fa laforza.

don Giovanni e don Giuliano

Mercatino parrocchiale di GualtieriOgni seconda domenica del mese si tiene in Piazza Bentivoglio a Gualtieri il mercatinodell’antiquariato. Anche la parrocchia interviene ormai da più di un anno con alcunebancarelle sotto il porticato della chiesa.Chiunque volesse donare alcuni oggetti che non ritiene più necessari, può portarli ilpomeriggio prima del mercatino, durante l’allestimento della bancarella sotto il portico,oppure in oratorio o in canonica.Si tratta di un’opportunità diversa per sostenere le attività della parrocchia. Vi aspettiamo!

I terremoti del 20 e 29 maggio e i danni alle nostre chieseVITA PARROCCHIALE

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Con la lettera Apostolica Porta Fideidell’11 Ottobre dello scorso anno,Papa Benedetto XVI ha indettol’anno della fede, che avrà inizio l’11Ottobre 2012 e terminerà il 24Novembre 2013. L’ultimo anno dellafede fu indetto da Papa Paolo VI nel1967.Ad un certo punto del camminocristiano, penso che ognuno di noisi sia posto il problema di cosa siaveramente la fede. Da un lato, nelnostro intimo, credo che tutti losappiamo; ma è altrettanto vero,dall’altro, che quando dobbiamoesporne in sintesi il concetto (magaria un non credente) spesso facciamofatica. Per quanto mi riguarda, mi hacertamente aiutato, in tal senso,Mons. Giussani (fondatore delmovimento di Comunione eLiberazione) nel suo famoso libro IlSenso Religioso, quando dice che lafede in Cristo “è aderire a quello cheafferma un altro (Cristo)”,specificando che ciò può essereirragionevole se non ci sono motiviadeguati, ma che lo è pienamente everamente se tali motivi esistono.Sin dall’inizio del suo pontificato,Papa Benedetto XVI ha ricordatoa tutti l’esigenza di riscoprire ilcammino della fede, per mettere inluce la gioia ed il rinnovatoentusiasmo dell’incontro conCristo. Si è infatti accertato, inquesti ultimi tempi, una profondacrisi della fede, in cui i cristiani

spesso hanno maggiorpreoccupazione per le conseguenzesociali, culturali e politiche del loroimpegno, dando la fede come perscontata. Sempre il Papa,recentemente, in alcuni suoiinterventi, ha chiaramentemanifestato di non voler cedere allasecolarizzazione che vuoleannacqure la fede. Al riguardo,durante il suo viaggio in Germania,egli ha chiaramente affermato che“la fede deve essere ripensata esoprattutto rivissuta oggi in modonuovo per diventare una cosa cheappartiene al presente… nonsaranno le tattiche a salvarci”. In talmodo, l’anno della fede puòveramente costituire l’occasioneper ripensare e rivivere la fede,consentendo alla grazia di illuminarela mente ed al cuore di dare spazioper far emergere la grandezza delcredere.Vediamo ora cosa intende BenedettoXVI quando dice che occorre“ripensare” e “rivivere” la fede,avvalendoci dell’aiuto del teologoMons. Rino Fisichella (Rettore dellaPontificia Università Lateranensenonchè Presidente della PontificiaAccademia per la vita), che il mesescorso sull’Osservatore Romano hacommentato l’iniziativa del papa.Innanzitutto, il ripensamento dellafede non può che passare da unariscoperta e da una evidenziazionedelle ragioni e dei motivi ultimiper cui si crede in Cristo, figlio diDio. Secondo Fisichella, infatti, “inquesti ultimi decenni, il tema (dellafede, ndr) non è stato proposto inteologia né, di conseguenza, nellacatechesi… e la cosa non èindolore… (perché) senza una solidariflessione teologica che sia in gradodi produrre le ragioni del credere, lascelta del credente non è tale… e si

ferma a una stanca ripetizione diformule o di celebrazioni, che nonporta in sé la forza dellaconvinzione”. In effetti, penso siaesperienza comune, a volte, il parlaredella fede come se si trattasse diformule da imparare a memoria. Lafede è invece un’altra cosa, in quantoè il riconoscere una Presenza vivanella nostra vita, scaturitadall’incontro con Cristo, che lacambia e la trasforma. Ecco perché ilPapa ci ha invitato, non poche volte,ad usare la ragione, anche esoprattutto nel campo della fede,sottolineando che tra loro non c’ècontraddizione alcuna, e cheaddirittura affinché esse sianoentrambe vere ed autentiche, occorreche reciprocamente si alimentino.Per quanto concerne il secondotermine, quello cioè di rivivere lafede, esso fa riferimento allaesperienza della testimonianza.Mons. Fisichella, citando papa PaoloVI, ha detto infatti che “il mondod’oggi non ascolta più volentieri imaestri, ma ascolta i testimoni”. Ineffetti, credo sia sotto gli occhi ditutti, come la gente abbia una granfame e una gran sete di testimoni, inquanto alla ricerca di coerenza elealtà. Naturalmente, il testimoneperché sia ascoltato deve esserecredibile. E per esserlo, le duecategorie che ci consentono diverificarlo, possono essere quelle delbuon senso, ovvero che il testimonesappia veramente ciò che dice e nonci voglia ingannare.L’anno della fede dovràrappresentare per noi l’occasione perriscoprire i motivi del nostro crederee quindi dell’aderire a Gesù Cristo,figlio di Dio, coniugando la fedevissuta (e quindi l’esperienza) con laragione e viceversa.

Maurizio Panizzi

A 50 anni dal Concilio Vaticano II, l'Anno della FedeIl Papa indice un Anno di riflessione sulla nostra fede in Gesù Cristo

APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI

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11Cosa significa dire “Io ho la fede”?

Ripercorriamo il Magistero del Vescovo attraverso le sue lettereDopo 14 anni da Vescovo di ReggioEmilia­Guastalla, Mons. AdrianoCaprioli si prepara a lasciare lanostra diocesi. A lui subentrerà ilsacerdote milanese Mons. MassimoCamisasca, nominato il 29settembre, di cui parleremo piùapprofonditamente nel prossimonumero. Mentre ringraziamo ilSignore per il lungo servizio diMons. Caprioli, proponiamo unbreve passo della lettera“Cristiani non si nasce, ma sidiventa” (2004) di grandeattualità e aiuto per vivere almeglio l'Anno della Fede indettoda Papa Benedetto XVI chepartirà il prossimo 11 ottobre.L’opinione più diffusa, quando nonè ostile, pensa all’atto di fedecome a qualcosa di facoltativo. Sidice: “Io non ho la fede”,pressappoco come si dice: “Io nonho gli occhi azzurri”, “Io sonobasso di statura”. Tutto sommato,avere fede è visto come unacondizione fortuita, una sorta dicolpo di fortuna che capita aqualcuno nella vita. “Beato te chehai la fede”, si dice.La fede è un dono, ma è anche uncompito, anzi una necessità per lasalvezza. Basterebbe ricordare lafinale del Vangelo di Marco, le cuiparole sono iscritte anche sulla portadel Battistero cittadino: “Chi crederàe sarà battezzato sarà salvo, ma chinon crederà sarà condannato” (Mc16,16). Appare chiaro che crederenon è facoltativo, se all’atto di fede èlegata la propria salvezza definitiva.Credere è un fatto tutt’altro chefortuito e occasionale: dipendeanche dalla decisione responsabiledell’uomo.Non è che oggi manchi la fede. Ilmondo è pieno di tante piccole fedi.

Manca invece la grande fede. Noipurtroppo coltiviamo ciascuno unapiccola fede, che è quella che citranquillizza un poco, rimedia a certinostri scompensi, colma qualchevuoto e medica qualche ferita. Madove è la grande fede che parla delfuoco dello Spirito, della presenza edel ritorno del Cristo, del peccato e

della misericordia, della croce e dellarisurrezione? Dove sono i vericredenti, cioè gli inquieti?Sul filo dei precedenti interrogativi,penso alle attese dei genitori neiconfronti dei figli. E mi pare didovere sospettare che, anche inquesto caso, le domande rivolte allaChiesa siano piccole. Piccole, comele piccole fedi. Che cosa chiedono igenitori oggi alla Chiesa, quandodomandano il Battesimo per i lorofigli e, crescendo, li iscrivono allacatechesi per ricevere i sacramenti?In un mondo pericoloso come ilnostro, soprattutto nelle grandi città,è più che comprensibile che diversigenitori si rivolgano ai responsabilidella pastorale con questo aperto

desiderio: “Aiutateci a salvare questiragazzi. Date loro norme di vita,rendeteli consapevoli di certipericoli, inventate forme di vitaassociata, appassionateli attorno aqualche progetto di solidarietà”.Le domande sono sincere epertinenti. Ma basta chiedere questo?

Non c’è il rischio di ridurre ilcristianesimo a una forma, siapure nobile, di umanesimo, e lapastorale della Chiesa asemplice servizio sociale? Puòtenere, poi, nella vitaun’esperienza religiosa che nonconosca la scottatura di unincontro con l’amoreestremamente esigente, maanche gioiosamenteappassionante del nostro Dio?Al limite, il termine cristiano puòallora diventare sinonimo di“brava persona”, senza alcunriferimento a Gesù Cristo e allaChiesa.Si dovrebbe incominciare asognare il giorno – e a lavorareper questo – in cui i genitori si

rivolgeranno alle nostre parrocchiecon queste parole: “Parlate ai nostrifigli del mondo, di quello chesuccede nel mondo. Discutete i loroproblemi e aiutateli ad affrontarli.Ma soprattutto parlate di Dio. Nonfate solo psicologia. Non fate solodella sociologia. E neppure solodella morale, sia pure la più alta eilluminata. Fate profezia, erivelate, per quello che vi riesce, ilvero volto di Dio. Fate in modo che,anche attraverso le vostre parole, siadato loro di contemplare sul volto diCristo l’immagine viva, stupenda,incancellabile dell’amore del Padre”.È di questa grande fede che tuttiabbiamo bisogno!

Vescovo Adriano Caprioli

APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI

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PROSSIMI APPUNTAMENTIL'agenda pastorale di tutto l'anno 2012­2013 è scaricabile nella sezione Download del sitohttp://upgualtieri.weebly.com . Riportiamo alcune date importanti.Date degli appuntamenti formativi con Mario Cipressi del CeIS di Reggio Emilia, perproseguire il percorso “Educare (h)a un senso”, iniziato durante la festa dell'oratorio:­ sabato 27 ottobre 2012­ sabato 24 novembre 2012­ sabato 19 gennaio 2013­ sabato 16 febbraio 2013­ sabato 6 aprile 2013Il luogo e l'ora degli incontri verrà comunicato più avanti negli avvisi settimanali e sul sito Web.Date dei prossimi battesimi:­ Domenica 18 novembre a S. Vittoria (ore 10.00)­ Domenica 23 dicembre a Gualtieri (ore 11.00)­ Domenica 20 gennaio 2013 a Pieve S. (ore 9.30)­ Domenica 24 febbraio 2013 a Gualtieri (ore 11.00)­ Sabato 30 marzo a Pieve (ore 22.00), Messa di Pasqua­ Domencia 28 aprile 2013 a S. Vittoria­ Domenica 26 maggio 2013 a Gualtieri­ Domenica 23 giugno 2013 a Pieve S.­ Domenica 21 luglio 2013 a S. VittoriaFesta degli anniversari di matrimonio del 2013 (10°, 20°, 25°, 30°, 40°, 50° 55°, 60° e oltre):­ A Pieve Saliceto: domenica 7 aprile 2013­ A Santa Vittoria: domenica 14 aprile 2013­ A Gualtieri: domenica 21 aprile 2013Invitiamo già da ora coloro che celebreranno gli anniversari indicati a segnarsi la data.

Direttori responsabili:don Giovanni Caselli e don Giuliano MarzucchiRedazione:Marco Mantovani, Luca Albertini, Elena Bertolotti,Francesco Rovesti, Maurizio Panizzi

Un grazie particolare e molto sentito a quanti si sono occupatidell'importante lavoro di piegatura e distribuzione delgiornalino. Invitiamo quanti possono aiutare in questi compiti afarsi avanti e dare la propria disponibilità, affinchè il giornalinoarrivi in tutte le case della nostra Unità Pastorale.

Bollettino "CAMMINARE INSIEME" ­ Ottobre 2012

NUMERI E INFORMAZIONI UTILI• Segreteria Interparrocchiale di Gualtieri

Tel: 0522 828132Indirizzo email: [email protected] dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 12.00,presso la canonica di Gualtieri.

• Don Giovanni CaselliCell: 331 7483918

• Don Giuliano MarzucchiCell: 348 2459581Indirizzo e­mail: [email protected]

• Oratorio di GualtieriTel: 0522 220254Indirizzo e­mail: [email protected]

• Scuole Parrocchiale dell'Infanzia"S.Alberto" di Gualtieri: 0522 828426

NOVITA':Abbiamo attivato il sito Web dell'Unità Pastorale

di Gualtieri, Pieve Saliceto e Santa Vittoria!www.upgualtieri.weebly.com

Troverete appuntamenti e avvisi aggiornati,documenti da poter scaricare, materialemultimediale da visualizzare e tanto altro.Se qualcuno fosse interessato a collaborareper l'aggiornamento e la manutenzione delsito, o volesse dare consigli utili, si facciaavanti scrivendo a [email protected] .